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Prefazione

Frammenti di vetro che provocano delle ferite indelebili su di noi, racconti

dell’anima di persone e amori ritrovati, sconosciuti, racconti dell’identità.

Cristalli, come cristalli la nostra identità si spande, i nostri più arditi desideri,

piccole ferite e ricordi dell’anima.

Il vetro indica le ferite, il taglio, quello profondo che lascia il passato.


Incontri tra le onde del mare

«Succo?»

«Sì, grazie»

Un tocco leggero delle dita, le mani vicine e lei con gli occhi chiusi...

«Perché non apri gli occhi?» le chiese il bel biondino .

«Non ti conosco e voglio che rimanga così: un velato sogno, un reale mistero».

Una brezza leggera le sfiorò i capelli, respirò l’aria del mare e aprì gli occhi.

Solo onde un succo d ananas e una rosa bianca: sorrise e si tuffò nell’acqua del

mare. Non sapeva se lo avrebbe rivisto o meglio sentito ma per lei andava bene

così. Il mare accoglieva i suoi pensieri E iniziò la pioggia mentre lei era lì,

accarezzata dalle onde del mare che sfidava con le sue braccia facendosi

avvolgere da un freddo respiro. Pioveva ancora quando uscì dall'acqua prese il

telo da mare e solo allora si accorse che una spallina del suo Costume si era

spezzata. Prese la rosa e la legò a un foglio di carta. Svuotò una bottiglietta di

vetro che riempì con il suo messaggio. E affidò la rosa alle onde del mare. Si

trattene solo un petalo da conservare in un libro finché durasse il profumo.


Binario 13

Si era addormentata, il computer aperto sulle sue gambe.

Il cellulare squillò. Tastando verso il letto, cadde e anche il computer finì a terra.

Prese il telefono, a terra, e prima di rispondere , la voce la ammutolì.

«Ti sto aspettando».

«Dove?»

Ma che cavolo! Chi mi sveglia alle sette di mattina di domenica? Pensò.

Poi si ricordò e sorrise. «Al binario numero 13.»

Rispose una voce al telefono, una voce maschile che le sembrò familiare, ma lei

era sicura di non averla mai sentita prima.

Un ma semplice era l’unica risposta che le potesse uscire dalle labbra.

«Ti sei dimenticata? Dovevamo incontrarci», sospirò la voce al telefono.

«Arrivo» rispose Simona, incuriosita. Sul calendario era cerchiato in rosso:

incontro con il destino.


Esiste l’erba voglio?

«Santina è l’ultima volta che ti trovo impreparata.» rimbrottò rassegnata la

maestra.

Per niente intimorita, Santina le rispose a tono. «E mio papà vi licenzia!».

La frase fece ridere i compagni e la maestra si ammutolì stupita.

Ripresasi un attimo, cercò di avvicinarsi alla bimba.

«Sally non è così che si impara.»

«E invece sì. Io lo voglio, lo voglio.»

«L’erba voglio non esiste nemmeno nel giardino del re».

«E invece si. Papà la chiama denaro»

Un sospiro uscì dalla bocca della maestra, che sconsolata dal tentativo non

riuscito si diresse verso la cattedra, mise la mantella come a proteggersi e

continuò la lezione.
LEI

Quando c’erano le amiche della mamma era un perfetto gentiluomo, ma con un

grande segreto in sé. Di nascosto imitava, i gesti rituali del tè tra le amiche, si

preparava a recitare. No. Non era recitazione. Quello era il suo essere.

Era Lei.

Lei che lo guardava dallo specchio, mentre si truccava il viso con spruzzi di

cipria sulle gote, una nuvola leggera sugli occhi candidi, che brillavano nel

vedere il suo fiorire

Ma ...

«Togliti queste schifezze! Sei un uomo.» urlò la madre aprendo la porta della

stanza, spazientita nel doverlo aspettare.

Quanto si sbagliava sua madre!

Simone era una donnaUna donna in un corpo da uomo, una lacrima scese sul

viso, chi doveva amarla, NON L< VEDEVA.

.
Tra amiche

«Ciao Andrea, no, Simona, scusa, ma non riesco ancora a chiamarti così »

Arrivò al bar, Francy, la migliore amica di Andrea,ormai diventata Simona.

Una donna, in tutto e per tutto, tranne che per la malizia e la cattiveria che

contraddistingue tutto il genere femminile. Quella non le aveva.

Andrea era Simona,ora, a tutti gli effetti riconosciuta, tranne che da una sola

persona. Si erano riunite le due ragazze per parlare un po’ prima dell’apertura

del negozio Il sorriso di Simona la spiazzò .

«Non fa niente, tesorino. Sei una ragazza semplice e sincera. Se non fosse stato

per te, forse non mi sarei mai decisa.»

«Io non ho fatto niente. Ti ho solo ascoltata »

«Ti sembra poco Franceschina? No, oggi giorno nessuno ti ascolta e la mia

condizione è la peggiore di tutte. Essere donna, sentirselo nel profondo e avere

un corpo che non riconosci tuo, è difficile per chi non lo sa personalmente. È

difficile farlo comprendere a un padre che ti vede uomo »


Ricordi di emigrante.

Luna nascosta tra gli alti palazzi illuminati di New York.

La finestra del piccolo appartamento dava su Ground Zero, o quello che ne

rimaneva.

Liliana aveva dato tutti i suoi risparmi per cercare fortuna in America.

Emigrazioni. Emigranti. Lontani esulanti. Esuli.

Da lei non esulava, non sfiatava, non rimaneva che solo un piccolo ricordo.

Mentre scriveva aspettando l’alba, ricordava un piccolo omaggio:

una rosa arancione di fronte un sipario,

La rosa di un marines in veste ufficiale: la rosa dell’amicizia.

La rosa delle sue paure.

Quella rosa le ricorda sempre

anime distanti eppur vicine in un bacio durato nel tempo.


Una ferita nell’anima.

Una sera di estate io ti amai,trasportata da quelle onde, tu no.

Sapevo che Lei era dentro di me, ma tu, da grand’uomo, non la volevi.

Fu così che persi la mia bambina, irretita dal tuo sguardo, impotente perché

ancora bambina anche io, ammaliata e morta dentro nella tua rete. Insieme a lei

Sola al mondo, non sapevo cosa fare. Per me eri l’unica persona di cui potermi

fidare.

Ti amavo e speravo un giorno di sposarci, ma non era tuo desiderio.

Lapislazzuli accogliete il mio unico fiore. Perdonami nel cielo dove abiti.

Ero sola inesperta e non conoscevo ancora la bussola del vero amore.

Guardo la luna e ti penso: una piccola anima.

Sono stata sciocca e crudele a negarti di vivere piccola mia.


Che mani

«Che mani…»

«Vi piacciono, signorina?»

«Uhm siete bravo, solo che se continuate così, è meglio che mandiate e a casa gli

altri clienti … »

«Pagate voi per loro?»

«Non so se potrei...»

«» Siete un’ammaliatrice. »

« No, è il vostro massaggio che mi fa delirare …»

« Addirittura? Pensavo fosse piacevole.»

« E se ..»

Un bacio a fior di labbra e poi sull’orecchio, sul collo, le mani scivolavano

sinuose lungo il corpo. I clienti, ammutoliti, sorridenti, se ne andarono.

Non se ne accorsero i due amanti, invischiati nel desiderio, non curanti delle

persone vicino, amanti dell’attimo che avvolgeva i sensi.

Una voce “Papà c’è mamma”. E i corpi nudi non potevano mentire.
Leggiadra Foglia.

Sola per il cielo

volteggia

perdutamente avvolta

nel bacio voluttuoso del vento

fino a che

la terra la accoglie nel suo nero manto

per proteggere le sue nudità

nel candore della luna.

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