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“Lo studio e in generale la ricerca della verità e

della bellezza sono un campo nel quale ci è


lecito restare bambini tutta la vita”

Albert Einstein
• Astronomia : gr. αστρονομία ('astronomia'
composta da άστρον 'astron' «stella» e da
νόμος 'nomos' «legge, norma») , scienza
che osserva e studia i corpi celesti
presenti nella sfera celeste e nell’universo.
• Fin dall’antichità l’uomo ha osservato la
posizione degli astri e e fenomeni periodici
ad essi connessi
• L’Astrologia: è una pseudoscienza* che
ipotizza un influsso della posizione degli
astri e dei pianeti sugli eventi umani.
• Per molti secoli è stato seguito il modello di universo
proposto dai filosofi Aristotele (384-322 a.C.)* e
Tolomeo (100-178 d.C.), sistema geocentrico:
• La Terra si trovava al centro dell’Universo e intorno ad
essa giravano, descrivendo orbite circolari, la Luna,
Mercurio, Venere, il Sole e gli altri pianeti conosciuti:
Marte, Giove e Saturno, mentre su una sfera esterna si
trovavano le stelle fisse.
• Questo modello fu messo in discussione dal polacco
Niccolò Copernico nel 1514, il quale pubblicò la propria
teoria, in cui sosteneva che la Terra e i pianeti
ruotavano lungo orbite circolari intorno al sole ( sistema
eliocentrico ), sotto anonimato, per paura di essere
accusato di eresia dalla Chiesa cattolica. Ci volle un
secolo perché la sua teoria fosse dimostrata valida
dalle osservazioni fatte da Galileo (con il suo
canocchiale scoprì i 4 satelliti di Giove, 1610*), che fu
condannato dal Sant’Uffizio nel 1663 (nel 1994, con
papa Giovanni Paolo II, la chiesa cattolica ha ammesso
di aver commesso un errore)
• Galileo Galilei (1564-1642) è considerato il padre della scienza
poiché applica per la prima volta il metodo scientifico e la
matematica per verificare l’ipotesi di spiegazione di un fenomeno
naturale.
• Dimostra nel 1610 la validità della teoria copernicana osservando
con un telescopio, di sua costruzione, le lune di Giove (Io, Europa,
Callisto e Ganimede).
• Studiò il moto del pendolo e dei corpi su un piano inclinato
(utilizzando come orologio il battito cardiaco misurato dal polso!) e
dedusse che era l’altezza di caduta e non l’inclinazione del piano a
determinare la velocità con cui i corpi giungono a terra (secondo
Aristotele e la nostra logica il corpo più pesante dovrebbe arrivare a
terra prima di quello più leggero, invece arrivano
contemporaneamente). Studiò anche il moto parabolico dei proiettili.
• Aristotele affermava che per mantenere un corpo in movimento è
sempre necessario applicare una forza, invece Galileo osservò con i
suoi esperimenti che le forze modificano lo stato di quiete o di moto
dei corpi, i quali, se non interviene una forza, rimangono in quiete o
si muovono di moto rettilineo uniforme (principio di Inerzia).
• Egli introdusse il principio di relatività poiché notò che gli
esperimenti eseguiti all’interno di una cabina di una imbarcazione,
che si muove di moto rettilineo uniforme, danno gli stessi risultati di
quelli eseguiti sulla terra ferma e non ci accorgiamo del movimento
relativo dell’imbarcazione, se questa è sprovvista di oblò. Le leggi
sono le stessi nei due sistemi di riferimento.
LEGGI DI KEPLERO*
• All’inizio del 1600 furono enunciate le tre leggi di Johannes von Kepler ,
sui moti dei pianeti, in particolare dicendo che le orbite dei pianeti non
erano circolari ma erano ellittiche, sulla base dei calcoli matematici
effettuati con i dati raccolti dalle osservazioni astronomiche.
• Isaac Newton , nel 1687, spiegò la causa del moto dei pianeti con la legge
della forza di gravitazione universale
• (F=G · m1 · m2/ d² dove G= 6,67 · 10^-11 N ·m²/ kg²)
• Tuttavia a quel tempo si credeva ancora ad un : Universo statico, che non
si è modificato nel tempo (immutabile), immerso in uno spazio infinito e
esistito da sempre (eterno) o creato in un certo istante passato, così come
oggi noi lo vediamo.
• Newton si pose il problema della staticità delle stelle: comprese che le
stelle, per la legge gravitazionale, si sarebbero dovute attrarre a vicenda e
collassare, ma questo non sarebbe avvenuto per l’esistenza di un numero
infinito di stelle, in uno spazio infinito, dove non esisterebbe alcun centro
dove le stelle sarebbero precipitate.
• Nel 1826 l’astronomo tedesco Heinrich Wilhelm Olbers propose il seguente
paradosso: come è possibile che il cielo notturno sia buio nonostante
l’infinità del numero delle stelle fisse presenti nell’universo ( infinito,
immutabile, omogeneo ed eterno ) ?
• Le possibili spiegazioni di questo paradosso:
- Le stelle non sono fisse ( si stanno allontanando !); non son immutabili
(cambiano la loro luminosità); alcune stelle non si vedono (perché troppo
lontane o perché tendono verso l’infrarosso o perché si sono spente).

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