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Ritratti dal
professionismo milanese
Aldo Rossi
e Milano
Alberto Ferlenga
Massimo Ferrari
SCHEDE DI
Alberto Ferlenga
Massimo Ferrari
Claudia Tinazzi
Itinera r i d i a r c h i t e t t u r a m i l a n e s e
L’architettura moderna come descrizione della città
“Itinerari di architettura milanese: l’architettura moderna come
descrizione della città” è un progetto dell’Ordine degli Architetti
P.P.C. della Provincia di Milano a cura della sua Fondazione.
Coordinamento scientifico:
Maurizio Carones
Consigliere delegato:
Paolo Brambilla
Coordinamento attività:
Giulia Pellegrino
Ufficio Stampa:
Ferdinando Crespi
a cura di:
Alessandro Sartori, Stefano Suriano, Barbara Palazzi
© Eredi Aldo Rossi per tutti i testi, i disegni e le fotografie di opere di Aldo
Rossi
per le fotografie:
© Marco Introini
© Eredi di Luigi Ghirri
si ringraziano:
Vittore Bosetti, Andrea Cancellato, Germano Celant, Laura Gasparini,
Lucia Giaculli, Marco Introini, Ottorino Meregalli, Elvia Redaelli,
Fausto Rossi, Vera Rossi, Andrea Sanpaoli, Roberta Sommariva, Chiara
Spangaro, Tommaso Tofanetti
in quarta di copertina:
Aldo Rossi, Studio per il Palasport di Milano, 1988
ISBN: 978-88-98274-05-5
Un percorso milanese
ALDO ROSSI, INTERNO MILANESE CON PERSONA CHE OSSERVA IL DUOMO, CON NEBBIA, 1989
ALBERTO FERLENGA
MASSIMO FERRARI
ALDO ROSSI,
SENZA TITOLO, S.D.
VISTA DEL MONUMENTO CON IN PRIMO PIANO LA SEZIONE TRIANGOLARE DELLA FONTANA (FOTO DI MARCO INTROINI)
spesso, nel lavoro di Rossi, la regola urbana rappresenta in molti disegni preparatori
diventa metafora da cui trarre il significato riprendendo e anticipando gli studi per
più generale del progetto. le cappelle di famiglia di Giussano (1980)
Pochissimi segni compongono e Lambrate (1995). Lo studio di forme
l’ampliamento, che raddoppia senza rumore geometriche pure, unite all’iconica idea di
la superficie del cimitero esistente, cercando casa, definiscono a distanza di quindici anni
di mimetizzarsi con il territorio circostante: entrambi i progetti per le tombe di famiglia,
un percorso, definito da una sequenza ma se a Giussano la sezione interna esprime
di edifici porticati in linea che ospitano i il racconto monumentale della morte, reso
colombari e degradano, da due ad un piano, espressivo dalla ricostruzione lignea di una
avvicinandosi alla cappella, per accentuare la porta romana, al contrario la spogliazione
forza prospettica e la percezione del percorso di ogni intento decorativo e monumentale
e due edifici collettivi che, assecondando il scolpisce la piccola casa-tomba di Lambrate
disegno generale, si dispongono a segnarne i nella sua forma perentoria di parallelepipedo
fuochi. Cappella e crematorio si distinguono con tetto a piramide. Mattoni, pietra,
dai luoghi per la sepoltura rappresentando ferro, il materiale è sempre ciò che segna
il rito della morte. Nessuna pretesa l’appartenenza fisica al territorio lombardo.
monumentalità sembra essere ricercata in
CLAUDIA TINAZZI
questo progetto, al contrario un carattere
domestico, intimo e popolare stabilisce (1) Aldo Rossi, Quaderno Azzurro 38, 20 ottobre 1988 - 27 febbraio
la cifra della composizione generale, fatta 1989, in: Aldo Rossi, I Quaderni Azzurri 1968-1992 (a cura di
Francesco Dal Co), Electa/The Getty Research Istitute, Milano 1999.
eccezione per la definizione dei luoghi
centrali che assumono necessariamente un
ALDO ROSSI, SENZA TITOLO (PROGETTO DI AMPLIAMENTO
valore civile, collettivo. DEL CIMITERO DI ROZZANO), S.D.
“Come in molti altri progetti una periferia nord di Milano, rappresenta per
grande colonna segna l’angolo dell’edificio l’architetto milanese la precisa scelta urbana
costituendo al tempo stesso un elemento di ridisegno dell’isolato come concreta
di riconoscibilità urbana che ha numerosi possibilità di valorizzazione del rapporto tra
riscontri nell’edilizia milanese” (1). la città e la casa. L’intero quartiere, dal 1869
appartenente al comune di Musocco, uno dei
Il complesso residenziale posto a definire quarantatré piccoli comuni che circondavano
la cortina edilizia di via Zoagli, nel quartiere Milano e annesso alla città lombarda solo
Vialba o Villa Alba – villaggio bianco – nella nel 1923, è stato interessato nel corso del
VISTA GENERALE DELL’EDIFICIO CON IN EVIDENZA LA GRANDE COLONNA D’ANGOLO (FOTO DI MARCO INTROINI)
“A questa architettura obsoleta obsoleta già dopo pochi anni” che con
appartiene la facciata dell’Hotel Duca: solamente poche felici eccezioni, da Mario
obsoleta non solo dal punto di vista Bacciocchi ai BBPR, fino ai due edifici di
architettonico ma proprio nel senso Giovanni Muzio, definisce “quel viale della
tecnico. Costruito per soddisfare il gusto stazione che è caratteristico del disegno
di una tecnica di invenzione la facciata si urbano delle città italiane” (2).
è degradata in pochi anni fino a rendere Stretto nei vincoli dell’incarico
necessario il rifacimento” (1). professionale che, seguendo a poca
distanza gli interventi ai vicini Hotel
Affacciato su piazza della Repubblica Principe di Savoia e Hotel Palace, ne
a conclusione del viale che conduce imponeva la sola ristrutturazione della
alla stazione Centrale l’Hotel Duca di
Milano, ristrutturato e ampliato da Aldo IL FRONTE DELL’EDIFICIO SU PIAZZA DELLA REPUBBLICA
(FOTO DI MARCO INTROINI)
Rossi, trova la sua ragione più concreta
nell’occasione del concorso nazionale,
bandito nel 1988 dalla Metropolitana
Milanese e dal Comune di Milano, per
la riqualificazione del sistema urbano
costituito dalle piazze IV Novembre, Duca
d’Aosta, Luigi di Savoia, via Vittor Pisani e
la stessa piazza della Repubblica.
L’imminente inaugurazione della prima
tratta della terza linea Metropolitana, tra
le stazioni di Centrale e Duomo, aperta il
3 Maggio del 1990, spinge infatti la città
di Milano ad un ripensamento generale
di tutta l’area della circonvallazione
lungo le mura spagnole nell’asse che
conduce al Duomo, oltre ad un necessario
adeguamento di tutti quegli edifici
appartenenti ad “una architettura di
maniera, sostanzialmente povera ed
“Il monumento di piazza o largo Il progetto per largo Croce Rossa ancor
Montenapoleone è terminato. Mi sembra prima di identificare il monumento a Sandro
molto bello anche se suscita le solite Pertini è un piccolo e misurato progetto urbano
reazioni / ma io penso che in poco tempo di Aldo Rossi. Immaginato come una minima
sarà parte della città. È strano che io piazza lombarda, una scena teatrale, lo spazio
non riesca a comunicare la gioia del suo libero, lastricato tra i volumi costruiti, raccoglie
significato e sia invece quasi inteso come e fiancheggia le direttrici di due importanti assi
opera fredda ecc. per non dire il peggio” (1). milanesi; via Montenapoleone e via Manzoni.
IL FRONTE DEL MONUMENTO VERSO VIA MONTE DI PIETÀ CON LA FONTANA TRIANGOLARE (FOTO DI MARCO INTROINI)
“The gateway to a city should represent Aldo Rossi l’idea stessa di moderna porta
the essence of that city and, as a showcase urbana, gateway di relazioni che proprio
of the type of buildings to be found in nella trasposizione teatrale della città trova
Milan, the long heterogeneous façade of la sua identità. Il progetto e gli scritti che lo
the airport does just that. We discover a accompagnano dimostrano l’attenzione che
series of regular pink granite pilasters da sempre l’architetto ha avuto per questa
and passengers gain access to the building tipologia di porta urbana del cielo propria
through iron and glass bridges, which della modernità e della nostra epoca. I
appear to pay homage to the industrial paragoni storici con i porti, le stazioni
matrix of the city” (1). ferroviarie, le metropolitane ma anche la
minuziosa analisi delle stazioni del cielo
Linate è la città degli aerei. Metafora direttamente conosciute in Europa, in Asia,
della città reale a pochi chilometri dal America, da Francoforte a New York e la
centro, lo scalo milanese rappresenta per consapevolezza dell’importanza semantica
“L’architettura del progetto cerca trovato la sua forma compiuta; ancora oggi
di offrire chiaramente l’immagine della lo scheletro della sola struttura portante
stazione dando una particolare importanza di ferro e calcestruzzo ci permette solo di
ad alcuni aspetti tradizionali e funzionali immaginare il suo profilo concluso, alla fine
come le coperture, le gallerie, i passaggi mai realizzato.
coperti, le differenze di livello e il grande Nella zona sud-ovest della città,
spazio centrale dell’atrio” (1). l’imponente edificio collocato in un’area
di circa undici ettari, di proprietà delle
Il terminal auto-cuccette progettato per Ferrovie dello Stato, compresa tra la
la stazione ferroviaria di San Cristoforo, linea ferroviaria e il Naviglio Grande,
sulla linea Milano-Mortara non ha mai trova la sua ragione concreta in una serie
di progetti successivi che, a partire dal scala e carpenterie metalliche sono oggi
1983, danno risposta ad un programma la trasposizione essenziale degli schizzi
generale di potenziamento strutturale di di Aldo Rossi per questo progetto, forse
cui facevano parte la stazione di Lambrate già obsoleto nel programma funzionale al
e la stazione di San Donato, progettate momento della sua ideazione; il progetto è
rispettivamente da Ignazio Gardella e da oggi al centro di un costante dibattito sul
Angelo Mangiarotti, che per San Cristoforo suo destino in bilico tra riuso e demolizione.
prevedeva il trasporto di auto sui treni
CLAUDIA TINAZZI
in partenza per la tratta Milano–Parigi,
successivamente verso la Germania e (1) Aldo Rossi, Progetto per un nuovo terminal a San Cristoforo,
infine verso Lourdes. Il progetto definitivo, 1983-1990 in: Alberto Ferlenga (a cura di), Aldo Rossi. Opera
alla fine degli anni ‘80, reso complesso completa 1959-1987, Electa, Milano 1988.
“Si realizza così quella fusione delle alimentato senza riserve il suo rapporto
diverse discipline o mestieri (architettura, con l’istituzione culturale milanese ancora
pittura, grafica, design) che è compito oggi dedicata al felice dialogo tra industria,
istituzionale della Triennale. Come nei mondo produttivo e arti applicate.
musei, riteniamo che l’architetto non Progetti, mostre, pubblicazioni, un
debba sovrapporsi all’opera esposta ma film-documentario, allestimenti sono stati
semplicemente creare le condizioni per la sua il materiale concreto di questa relazione
valorizzazione. Spesso questo compito non trentennale, che ha lasciato un’importante
è facile, è certamente più difficile di qualche eredità culturale, ma ancor di più un
“invenzione” formale. Difficile fermarsi: esempio concreto, possibile, positivo oggi
ma spesso l’architettura è come la regia, la raccontato da pochi disegni, molti scritti e da
regia di una vicenda che dovrà svolgersi. Ed incisive immagini d’epoca che ne ricordano
è bene che gli attori siano liberi di muoversi in modo ancora esemplare la qualità
e costruire la propria vicenda/commedia ideativa, spaziale e soprattutto la spinta
modificando essi stessi lo spazio” (1). spesso rivoluzionaria capace di oltrepassare
gli schemi. La vita successiva di questo
Tra il 1960 e il 1991 Aldo Rossi in materiale, di questi progetti, in alcuni casi ha
diverse occasioni e in differenti modi ha proseguito in modo indipendente l’occasione
PONTE IN FERRO ALLESTITO PER LA XIII TRIENNALE, 1964 MOSTRA “ARCHITETTURA-IDEA” ALLA XVI TRIENNALE, 1981
TEATRO DOMESTICO ALLA XVII TRIENNALE, 1986 ALLESTIMENTO ALLA XVIII TRIENNALE, 1991
“Oramai il nuovo studio di Santa Maria Aldo Rossi ha sempre lavorato immerso
alla Porta non è più nuovo. E la grande chiesa nei suoi disegni e nei suoi oggetti di
del Richini è la sua immagine più bella con affezione, le foto che nel tempo hanno
quella scritta del Cantico dei Cantici ecc. Non catturato i luoghi milanesi in cui AR
è più nuovo e sempre mi meraviglio come progettava, tra tutte gli scatti esemplari di
le cose si consumano e noi le consumiamo e Luigi Ghirri, nello studio di via Maddalena,
come noi stessi siamo consumati dalle cose, sembrano seguire con precisa coerenza il
tempo, persone luoghi ecc.” (1) carattere dei suoi disegni, dei suoi collage e
ALDO ROSSI AL LAVORO NEL SUO STUDIO DI VIA MADDALENA (© EREDI ALDO ROSSI, COURTESY FONDAZIONE ALDO ROSSI)
delle tante composizioni fantastiche, spesso che Rossi diventasse architetto del mondo,
disorientanti, a cui lui stesso ci ha abituati. hanno accolto silenziosamente il suo lavoro
Frammenti, ritagli, modelli di progetti o quotidiano; anche col passare degli anni,
di architetture conosciute e ancora libri, quando i suoi progetti lo hanno costretto a
piccoli teatrini o oggetti inconsueti sottratti lungo lontano, Milano, il lago, il suo studio
al loro ambiente naturale e svuotati del significava per lui tornare a casa.
loro significato originale, ricompongono Architettura e autobiografia, come nella
nelle stanze del suo studio, ogni volta sua stessa vita, sembrano essersi rincorsi
in modo diverso, nuove storie, progetti anche tra le pareti di questi spazi che
contemporanei o futuri. Caffettiere, nel corso della vita sono diventati luoghi
immagini di santi, il grande modello del del lavoro ma anche dell’incontro, della
Duomo, come attori partecipano e animano condivisione; luoghi che hanno seguito
progetti conosciuti anche a distanza di anni. passo a passo ogni fase della professione:
Le pareti, ad una ad una, ricostruiscono i primi progetti con Luca Meda e Gianugo
spesso la sequenza dei progetti, affiancando Polesello all’ultimo piano di una scuola in
mai con casualità riflessioni, lavori comuni, corso di Porta Vigentina e gli anni successivi
riferimenti consueti. in via Lanzone dentro il cortile di una casa
Le vie di Milano racchiuse nel primo vicina al cinema-teatro Gnomo o gli anni
centro, tra il Duomo, la Torre Velasca, più maturi e intensi nello studio di via
Sant’Ambrogio, la Ca’ Granda, ancora prima Maddalena nel quale Rossi ha lavorato
per più di venti anni immerso in pareti
LO STUDIO DI VIA MADDALENA, 1989-1990 dai colori intensi con profili di cornici
FOTOGRAFIA DI LUIGI GHIRRI
neoclassiche bianche e gli ultimi anni, dal
1990, nei nuovi e più ampi spazi di via
S. Maria alla Porta dove la facciata della
chiesa del Richini oltre la finestra diventa
anch’essa parte della composizione. Oggi
la Fondazione Aldo Rossi conserva e tutela
la memoria e i documenti di questa storia
straordinaria.
CLAUDIA TINAZZI
(1) Aldo Rossi, Quaderno Azzurro 45, 4 aprile 1991- luglio 1991, in:
Aldo Rossi, I Quaderni Azzurri 1968-1992 (a cura di Francesco Dal
Co), Electa/The Getty Research Istitute, Milano 1999.
“Mi sembra si vada affermando quella l’orgoglio e la volontà delle prime grandi
mia idea di città per parti” che costituiva il costruzioni industriali” (1).
nucleo dell’architettura della città. Perché
parlo di architettura delle aree dismesse? Per immaginare la Milano ideale
Perché nell’affrontare questi progetti (in contenuta negli occhi di Aldo Rossi è
particolare il palazzo per gli uffici della sufficiente scorrere la quantità di disegni,
Montedison) noi tutti abbiamo sentito la schizzi, modelli dedicati ai progetti per il
presenza della vecchia fabbrica. Un’edificio capoluogo lombardo che dai primi anni
bellissimo in pietra e mattoni e cemento, ’60 fino alla morte si sommano in una
una vera cattedrale dell’industria con tutto ricerca costante sul carattere e l’identità
architettonica della città che viveva e amava. Congressi la cui ombra torna a riflettere sul
Un amore spesso non corrisposto quello con Teatro del Mondo, le mura e le porte della
Milano che ha reso concreti solo pochissimi città e il progetto per Garibaldi-Repubblica.
dei progetti disegnati, amore comunque Uno dei rammarichi più grandi, non solo per
ricambiato da Aldo Rossi che ne ha sempre lo stesso AR, è forse la mancata realizzazione
immaginato uno sviluppo coerente e solidale della chiesa a Cascina Rossa, il progetto per
con una storia urbana disegnata da un l’edificio religioso intriso tanto delle forme
pensiero civile e collettivo. stratificate nella memoria e nell’uso nella
È una storia intrecciata e non separabile storia dei luoghi sacri lombardi quanto
quella tra realtà costruita e quella delle regole di San Carlo Borromeo. Il
immaginata nei lavori di Rossi distillata contrasto tra la forte identità della facciata
dalle radici lombarde per restituire in forme scanalata, alleggerita nella salita verticale,
contemporanee il senso civile del vivere a incastrata nel quadriportico e il volume
Milano. Tanti progetti alle scale più differenti dell’aula liturgica, severo nella povertà, nel
hanno segnato una sempre maggiore rigore e nella semplicità di forme e materia
consapevolezza, un sempre più profondo rappresenta forse, nella metafora della
pensiero spesso rivoluzionario, dai temi società, il carattere milanese più proprio.
urbani alle architetture monumento fino agli CLAUDIA TINAZZI
oggetti di design che hanno avuto anch’essi
un ruolo importante nell’identificare i
(1) Aldo Rossi, Quaderno Azzurro 42, 23 aprile 1990 - 23 settembre
caratteri poetici di una città industriale.
1990 in: Aldo Rossi, I Quaderni Azzurri 1968-1992 (a cura di
Sedie, caffettiere, librerie, come oggetti Francesco Dal Co), Electa/The Getty Research Istitute, Milano 1999.
SCORCIO DA PIAZZA DUOMO VERSO PIAZZA DIAZ CON LE VISTA DA PIAZZA MISSORI VERSO CORSO DI PORTA ROMANA
TORRI DELL’ARENGARIO (FOTO DI MARCO INTROINI) CON LA TORRE VELASCA (FOTO DI MARCO INTROINI)
Asnago e Vender
a cura di Massimo Novati
Figini e Pollini
a cura di Giacomo Polin
Gio Ponti
a cura di Fulvio Irace e Manuela Leoni
Giovanni Muzio
a cura di Annegret Burg
Piero Portaluppi
a cura di Stefano Poli
Vico Magistretti
a cura di Fulvio Irace e Federico Ferrari
Vittoriano Viganò
a cura di Roberto Rizzi e Marta Averna