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Filippo Lippi, dirottatore del Rinascimento fiorentino no una grandezza simile a quella dei protagonisti sacri, dell’autore, distante dalle immagini più rigorosamente

andrea g. de marchi
abbandonando i grandi squilibri di scala imposti dalla costruite del Rinascimento fiorentino e, allo stesso tem-
visione medievale. In realtà non si riesce a definire con po, ben inserito in quel contesto. Difatti quei segni cre-
certezza quale esponente dell’assortita bottega di Lip- ano un “rumore” che perturba la chiara percezione dei
Andrea G. De Marchi pi abbia effettivamente partecipato all’impresa, vista la pieni e dei vuoti. Ma non si tratta di un dato incidentale
buona fusione generale del testo, svolto comunque sotto o episodico: c’è di più. A molti esperti i margini della ta-
il controllo diretto del maestro. La tipologia costituisce vola in pioppo sono apparsi monchi, giacché “tagliano”
un esempio piuttosto precoce di pala d’altare quadrata, la composizione lungo parti significative, specialmen-
secondo la formula che diverrà caratteristica del Rina- te nel corpo dell’impianto architettonico.6 Se quell’im-
scimento fiorentino. pressione è comprensibile, un esame ravvicinato tutta-
Fra le interpretazioni iconografiche, vanno ricorda- via la smentisce, facendo capire come il pezzo non abbia
te quelle centrate sul paesaggio di fondo, dove pareti subito riduzioni e sia nato proprio così. La constatazio-
e muretti delimitano un orto concluso, attributo della ne materiale, sottolineata dall’incamottatura sui bordi
Vergine, allestito con una sintassi che trova non pochi (fig. 69), solleva considerazioni di carattere filologico e

S
riferimenti nelle reali delimitazioni fondiarie, ancora più ampiamente linguistico. Fa intuire meglio le qualità
i è supposto che l’Annunciazione con due donatori nazionale. Nel 1907 l’opera passava a Henriette Hertz, visibili a Firenze e dintorni. Un’insistita attenzione è e il ruolo dell’autore in seno al suo mondo, che al tempo
(cat. 10) – opera che conclude il percorso di questa che la donava allo Stato nel 1919.2 stata rivolta dalla critica alle due giovani situate in una costituiva la capitale indiscussa dell’arte d’Occidente. Il
esposizione dedicata al giovane Filippo Lippi e alla Per molti studiosi l’esecuzione di Filippo dev’essere tromba di scale, nel fondo a destra, da alcuni ritenute le fatto che questo spazio simulato sia allestito in modo
Madonna di Tarquinia (cat. 1) – ritragga due esponenti stata solo parziale e diversi fra loro hanno voluto foca- compagne di Maria, ritratte talvolta nella sua Presenta- così poco osservante rispetto ai locali modelli fondativi
della famiglia de’ Bardi e sia stata eseguita per un loro lizzare, tra i collaboratori, l’intervento di Fra Diaman- zione al Tempio e citate in certi testi medievali.3 La let- svela una situazione inaspettata e piuttosto trascurata
oratorio a Pian di Ripoli. Di certo fu dei Piccardi, i qua- te, suo aiutante ed ex confratello carmelitano, cui sono teratura d’arte ha inizialmente datato l’esecuzione verso dagli studi antichi e moderni. Dimostra, cioè, quanto
li la contesero all’ospedale fiorentino di San Bonifacio.1 stati talvolta attribuiti i due donatori, situati in basso a il 1452, finché Berenson l’anticipava all’inizio degli anni Filippo Lippi abbia assorbito forse senza convinzione e
Cavalcaselle la ricorda a Bagno a Ripoli, ma dal 1890 destra. Le loro figure costituiscono, malgrado le spro- quaranta, secondo un’idea poi seguita in modo preva- comunque di certo poi deliberatamente rigettato i te-
la tavola era a Roma presso Ludwig Mond, industriale porzioni, una primizia umanistica, poiché raggiungo- lente dagli studi.4 Gli esempi più stretti scelti nel catalo- sti prospettici più esemplari della sua patria, che pure
chimico e poi collezioni- go di Lippi riguardano l’Annunciazione Martelli in San aveva avuto sotto il naso negli anni del noviziato nel
sta, autore di un significa- Lorenzo a Firenze (1437 ca.) e l’Incoronazione Maringhi convento fiorentino del Carmine. Parliamo ovviamen-
tivo lascito alla National degli Uffizi (terminata nel 1447, figg. 27, 29). Altri con- te dei celeberrimi murali masacceschi relativi al ciclo
Gallery di Londra. Difatti fronti interessanti toccano le Annunciazioni a Monaco Brancacci, che verrà completato dal figlio Filippino, e
Mond tentava vanamente (Alte Pinakothek) e a Roma (Galleria Doria Pamphilj, alla perduta Sagra, di cui illustriamo una testimonianza
un espatrio del pannel- fig. 70), ma restano dubbi i possibili collegamenti con grafica da poco riscoperta, eseguita a fine Cinquecento,
lo nel 1890, cui risale un quelle citate da Vasari. La tavola Doria suggestionò, a pressappoco al tempo della sua distruzione o ricopertu-
cartellino applicato sul suo tempo, i noti replicatori di composizioni prese da ra (fig. 72).7 Quindi Filippo, a dispetto della sicura con-
retro con sigilli (fig.  68), Lippi e da Pier Francesco Fiorentino, i quali ne realiz- fidenza con i testi più venerati e innovatori, mostra di
scritto da Guglielmo de zarono una versione semplificata finita ai musei di Ber-
Sanctis (Roma, 1829-1911). lino. Del modello romano è stata da poco ampliata la
Quest’ultimo fu allievo e storia, che risale a un precoce momento della cosiddet-
amico di Tommaso Mi- ta riscoperta dei “primitivi”. Esso fu comperato a Roma
nardi ed ebbe altri inca- nel 1843 da Filippo Andrea V Doria per 1200 scudi, con
richi governativi, oltre la mediazione di Tommaso Minardi, che aveva redatto
a quello qui riportato di un’interessante scheda-expertise, dotata di un disegno
ispettore all’Ufficio espor- su carta da lucido (fig. 71).5
tazione, ruolo peraltro Come l’Annunciazione Doria, anche la nostra contie-
Fig.  69  |  Filippo Lippi, Annunciazione con due donatori,
nuovissimo nella storia Fig. 68 | Filippo Lippi, Annunciazione con due donatori, 1440 ca., tavola, cm 156 × 144, particolare del ne un’accurata lavorazione dell’oro, inciso e finemente particolare del margine inferiore con l’incamottatura che copre
della tutela post-unitaria retro con cartellino e sigilli in ceralacca dell’Ufficio Esportazione. Roma, Gallerie Nazionali di Arte velato, secondo un’attitudine all’arricchimento decora- il bordo della tavola. Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica.
del patrimonio artistico Antica. Palazzo Barberini, inv. 1622 tivo dello spazio che introduce alla singolare posizione Palazzo Barberini, inv. 1622
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non essersi curato molto di quell’idea-guida del Rina- “schiacciati”, che tuttavia mantenevano diversi registri creazioni assurde dell’Angelico, ma sono ben lontani una risposta perentoria, stabilendo quanto vi sia stato
andrea g. de marchi

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scimento italiano. Il suo deliberato dirazzamento dalla di rigore e tensione. da qualsiasi realistica qualità lapidea esistente. Sorpren- di volontario e di programmatico. Eppure anche solo la
tradizione cittadina, che sarebbe divenuta la bandiera di Questo è il punto. Egli sembra aver concorso signi- de questa stridente dissociazione fra il Rinascimento presa d’atto di questi passaggi appare significativa.
un’intera civiltà, coinvolge anche altri assunti cardine. ficativamente a insabbiare il corso dell’arte fiorentina, e l’Antico nelle sue concrete evidenze, che dimostra Per vedere ufficializzati i contenuti simbolo della
Egli seguì un percorso artistico che la critica moder- come era stato concepito dai padri fondatori, diventan- quanto sia stata cerebrale quella ricostruzione svolta a fiorentinità dalle due edizioni di Vasari sarebbe stato
na ha messo bene a fuoco, attraverso parecchi inter- done in modo silenzioso un potente influencer, come si Firenze. Lo strano fenomeno tuttavia non riguarda cer- necessario attendere oltre un secolo. Ma risulta altret-
venti. L’itinerario mostra inizialmente grande attenzio- dice oggi. Si tratta, nella sostanza, di un dirottamento to solo Lippi. Eppure una lunga tradizione aveva mo- tanto chiaro che i grandi protagonisti e le loro innova-
ne ai volumi consistentissimi creati prima da Giotto e dai contenuti della rappresentazione più impegnativi strato di conoscere bene la rappresentazione pittorica zioni erano stati immediatamente percepiti come tali dal
poi da Masaccio. In seguito, tale orientamento lascia che risalivano a Giotto e a Masaccio. Nello stesso tempo almeno del porfido egiziano e del serpentino verde del mondo artistico cittadino. Lo storico aretino sottolinea
posto in maniera crescente a rappresentazioni struttu- Lippi sviluppava e rilanciava l’elemento che avrebbe ri- Peloponneso. La questione meriterebbe una trattazio- la nobile formazione di Filippo, germogliata accanto ai
rate in modo molto meno impegnativo. Si passa dalle scosso maggior successo a Firenze per parecchi decenni ne autonoma che analizzi e metta in evidenza luoghi, maggiori monumenti della pittura della città, ma omette
prime figure umane, solidissime, sostanziate da teste a venire, ossia la linea di contorno e il disegno. tempi e meccanismi attraverso i quali i colori dei marmi completamente di rilevare la profonda virata di quel per-
piene e tonde, fino a giungere a creazioni come que- Vale la pena di argomentare meglio questi punti, in archeologici siano stati tradotti in pittura. corso professionale, come poi ha trascurato di fare pure
sta, prevalentemente risolte attraverso soluzioni line- rapporto al carattere del pezzo esaminato e al posto che Tornando alla nostra Annunciazione, essa si svolge gran parte della critica moderna. Questo silenzio dello
ari. Qui vediamo l’immagine costruita giocando so- occupa lungo il percorso di Filippo. entro architetture che paiono incongrue anche nella storiografo può difficilmente essere attribuito a una svi-
prattutto sui contorni, che circondano cose e persone, Le architetture della nostra Annunciazione non si li- colorazione, che passa dal rosa sulla sinistra al grigio sta, laddove chiude il racconto dicendo che quel pittore,
secondo un criterio destinato a grande successo. Tutti mitano, come abbiamo accennato, a essere interrotte sulla destra. È una linea molto decorativa che verrà maestro dei nuovi protagonisti Botticelli e Jacopo del
questi caratteri concorrono a descrivere il ruolo molto incongruamente dai bordi del dipinto. Esse a prima vi- abbandonata proprio dal suo più illustre continuatore, Sellajo, «disegnò benissimo». Sembra piuttosto certi-
ambiguo di Lippi riguardo al suo mondo, di cui è poi sta possono apparire solide. Ma una verifica minima- Sandro Botticelli, con episodici ritorni alle grigie vedute ficare la riuscita di quella linea di sviluppo adottata da
diventato, comunque, un protagonista. Non si tratta di mente più attenta dimostra che sono in effetti un po’ cittadine masaccesche, come quelle in cui avvengono Lippi, esaltandone il ruolo di star medicea. Vasari par-
scelte del tutto solitarie, poiché seguirono spunti per traballanti e incerte. Dovrebbero ripartire severamente vari episodi della Vita di san Zanobi, tracce della realtà rebbe aver voluto chiudere gli occhi al fine di sottoline-
certi aspetti simili ai risultati cui approdava anche Do- lo spazio. Tuttavia sono state costruite senza gran rigo- industriale e operaia di Firenze. are continuità dove c’era trasformazione, proprio come
natello, in certe sue figure appena graffite nei famosi re e suonano del tutto stonate rispetto a quella grande Ma perché Filippo ha agito in questo modo? Si è tratta- stava avvenendo allora in politica con il golpe messo a
scoperta dell’arte fioren- to di un rifiuto deliberato
tina. Varie linee incise delle principali idee guida
continuano sotto parti del suo mondo, oppure
diversamente dipinte, se- di istanze poetiche meno
gno che qualche sforzo in strutturate? Sarebbe trop-
tal senso venne compiuto, po facile e cialtrone voler
ma con risultati davvero iscrivere questa linea di
deboli. Quella struttura condotta come segno di
venne corretta nel cor- rivolta romantica, covata
so dell’esecuzione, come all’ombra della bizzarra
dimostrano certe stesure biografia di Filippo. La
riemerse a seguito di pu- cui vita è celebre per la
liture troppo profonde, relazione con la novizia,
ad esempio nel leggio e i rapimenti, l’amore per
nel sedile. Insomma: ap- le femmine, essere stato
pare un esercizio opposto ostaggio dei pirati berberi,
a quello che aveva appena fino la morte per sospetto
compiuto Paolo Uccello avvelenamento.8
nelle sue celebri Battaglie. Ma anche a questo svi-
I marmi qui dipinti pro- luppo artistico, come a
Fig. 70 | Filippo Lippi, Annunciazione, 1445 ca., tavola, cm 118 × 175. Roma, Galleria Doria Pamphilj, pongono motivi di fanta- tante altre vicende uma- Fig. 71 | Tommaso Minardi da Filippo Lippi, copia dell’Annunciazione Doria Pamphilj, grafite su
inv. FC 668 sia, che si staccano dalle ne, è invece difficile dare carta lucida. Roma, Archivio Doria Pamphilj
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segno dai Medici. E significativamente il suo racconto ferti a un riformatore profondo, quanto non dichiarato. Una tavola al laboratorio: la Madonna con Bambino e due angeli
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della morte di Filippo riporta il cordoglio di Cosimo il La nuova formula artistica fiorentina sarebbe stata
Vecchio e il tentativo di Lorenzo il Magnifico di recla- destinata a un successo molto diffuso e durevole. E in di Palazzo Barberini
mare la salma del pittore da Spoleto, dove poi è restata. questa strana accezione del termine è forse da conside-
Il progetto era di traslare il corpo per dargli sepoltura rare proprio lui un poco conclamato pater patriae della
monumentale in Santa Maria del Fiore, arricchita da rappresentazione figurativa della città, centrata sulla li- Elena Ciliberto, Chiara Merucci
versi di Angelo Poliziano. Insomma: funerali di Stato of- nea che circonda le forme.

L
a Madonna con Bambino e due angeli1 (fig. 73) fu Paradossalmente, lo stato frammentario del dipinto,
comprata come opera di Filippino Lippi dal duca permette di indagare tecniche e fasi esecutive, e offre an-
Giovanni Torlonia e risulta negli inventari redatti che spunti di grande rilevanza didattica per illustrare i
alla sua morte nel 1829.2 Con quella attribuzione entrò pericoli di deterioramento, talvolta generati dalle migliori
a far parte della Galleria Nazionale d’Arte Antica, insie- intenzioni. Può introdurre in questo senso alla storia del
me al nucleo della donazione Torlonia. La tavola è da restauro e coinvolgere il visitatore nelle questioni etiche
tempo catalogata come copia da Filippo Lippi,3 in riferi- e pratiche che sorgono quando si progetta un intervento.
mento al dipinto conservato agli Uffizi, la Madonna con La novità sostanziale è che la nostra opera è autentica e
bambino e due angeli, detto la Lippina (fig. 49). ha svelato adesso i suoi segreti attraverso un lento lavorìo
Proprio l’incertezza nell’individuare l’autore e il so- di indagine svolto in stretta collaborazione fra diagnosti,
spetto che si trattasse di un falso hanno suggerito i pri- restauratori e storici dell’arte. Eppure, per erronei giudizi
mi approfondimenti nel corso del restauro iniziato a di carattere storico-artistico e tecnico-materiale, è stata
seguito dei danni di guerra dall’Istituto Centrale per il ridotta nello stato larvale in cui versa.
Restauro (1947-1994), seguiti da una serie di interventi L’opera della Galleria Barberini è più piccola della
che hanno reso l’opera vittima di un «restauro di rivela- Lippina, rispetto alla quale non ha il dettaglio con la fi-
zione», cioè della ricerca di brani originali anche a costo nestra, ma il disegno delle figure, girate in controparte,
di ridurre il quadro in un lacerto. coincide perfettamente5 (fig. 75). Rispetto al prototipo,
Partendo da questa situazione, evidentemente non l’assenza della finestra-diaframma semplifica e rende
più recuperabile, l’opera è stata sottoposta nel labora- assai meno sosfisticato l’impianto spaziale, accentuan-
Fig. 72 | Disegnatore tardo cinquecentesco, copia parziale della Sagra del Carmine di Masaccio, disegno a penna su carta preparata con torio di restauro di Palazzo Barberini a una serie di in- do il carattere devozionale della tavola della collezione
lumeggiature a biacca. Collezione privata dagini mirate a due obbiettivi: 1) individuare la natura Torlonia.6
dei materiali costituenti e le tecniche esecutive, quindi Come la maggior parte dei dipinti su tavola di area
Note l’eventuale originalità; 2) discernere i trattamenti cui toscana, a questa data, è realizzata su un supporto di
1. Ma le decorazioni poste sui mobili, con 3. Si veda Ruda 1993, pp. 153-157, che fini- gnor Carlo (?) Di Pietro, Luigi Prosseda e la tavola era stata sottoposta, stante le lacune nella do- pioppo. Il quale è svirgolato e presenta le tipiche sedi di
cardi e fiori intrecciati, non richiamano le sce per descrivere il brano come decora- Giovan Battista Zappi. cumentazione archivistica. Una campagna di indagini, due traverse rastremate in senso opposto. Queste sono
armi della nota famiglia di banchieri. tivo; nonché D. Ferrara, in La donazione effettuata fra il 2000 e il 2016 (fig. 74), unitamente all’os- state risanate, ossia riempite a livello con tasselli dello
6. Cfr, Ruda 1993, pp. 153-157.
2.  Cavalcaselle, Crowe 1892, pp. 228- di Enrichetta Hertz 2013, pp. 84-87, nr. 4. servazione tecnica e al confronto con il gran numero di stesso legno.7 La tavola è composta da due assi di ta-
4. Berenson 1932a, p. 58. 7. De Marchi 2013b, pp. 59-61. derivazioni dal famoso modello,4 fanno pensare che il glio tangenziale, ossia non passanti dal centro del tron-
229; Fagioli, Mannini 1997, pp. 36-38,
102, nnr. 23, 146; D. Ferrara, in La donazio- 5. Collezione Doria Pamphilj 2016, p. 249. 8. Tutti episodi ricordati in Vasari 1550 e nostro dipinto sia una replica contemporanea, realizza- co, giuntate a colla, in un assetto guidato da tre perni.
ne di Enrichetta Hertz 2013, pp. 84-87, nr. 4. I precedenti proprietari risultano monsi- 1568 (1966-1987), iii, pp. 327-341. ta in anni e ambienti prossimi al prototipo. L’incamottatura, cioè la tela interposta fra preparazione

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