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Civitas laica e Ecclesia

operosa
Il caso lombardo
«L’amicizia per il bisognoso»
 Come ha spiegato lo storico Giorgio Rumi (Rumi, La
vocazione solidaristica di Milano, in Lombardia Guelfa 1780-
1980, Morcelliana, Brescia 1988, p.122) nella storia del welfare
milanese sembra permanere: «un’amicizia per il bisognoso
nel tessuto concreto della società e in un’ispirazione fatta di
religiosità civile e operosa»

 In questo intreccio tra dimensione ideale e operosità civile si


rintraccia secondo Rumi la natura identitaria profonda della
Lombardia:
«L’esistenza stessa della «Longobardia», la progressiva edificazione di quello che
Carlo Cattaneo ha chiamato gigantesco sistema idraulico esteso dalle Alpi al Po, è
dovuto al lavoro oscuro dei monaci e di una folla senza volto di umili contadini. La
ricchezza di questa terra è il frutto di uno sforzo millenario; e agli esclusi dal
godimento di questo benessere s’è volto presto l’interesse comune. Lavoro, dignità,
autonomia concreta sono i presupposti dell’uomo lombardo libero e cristiano; e ciò
comporta, subito, una singolare naturalezza col denaro» (Rumi, 1988, p. 119)
Laicità come specifico
lombardo
 Secondo Rumi il carattere di questa operosità può
essere definito come caratterizzato da una sorta di
‘laicità’ dove conta chi sei e cosa porti

 La civitas è il luogo dove meglio si esprimono questi


risultati, dove tutti concorrono e la comunità è
fondamentale e le istituzioni ne sono l’espressione:
«Il Duomo e l’Ospedale Maggiore non appartengono infatti né
al vescovo, né al signore pro tempore: è la città che li ha ideati,
li ha voluti e li mantiene, attraverso due «fabbriche» munite sì
dei debiti riconoscimenti giuridici e canonici, ma che in buona
sostanza appartengono alla comunità» (G. Rumi, Il governo
della carità, in La carità e la cura: l’Ospedale Maggiore di
Milano nell’età moderna, a cura di G. Cosmacini, Ospedale
Maggiore di Milano, Milano, pp. 15-16.
pragmatismo
 Nella costruzione del sistema welfare lombardo le
soluzioni seguono i bisogni, da qui deriva il realismo tipico
lombardo

 Contano certamente le appartenenza cetuali, gli status


diversi e le relative differenze delle modalità operative

 Ma si evidenziano comunque iniziativa e sacrificio


personale ispirati a realismo anche nell’intervento
caritativo dei ceti privilegiati
«potere e ricchezza possono essere ovvie premesse all’intervento
caritativo, che tuttavia non si scompagna mai dall’iniziativa basata sul
sacrificio personale, sull’innovazione organizzativa, sulla soluzione
tecnico-scientifica. I singoli e i gruppi appaiono allora portatori di sistemi
di valore, i realizzatori nella storia di principi diversi. La millenaria vicenda
della carità ci insegna che, puntualmente, il bisogno suscita lo
strumento, e che questo si incarna secondo un arcano disegno di
libertà» (G. Rumi, La vocazione solidaristica di Milano, cit., pp. 129-130)
Tra pubblico e privato
 In Lombardia è storicamente forte la sinergia tra
pubblico e privato con esiti differenziati a seconda
delle epoche storiche

 La consuetudine secolare ha mostrato che il


rispetto della cosa pubblica e degli accordi
conviene anche agli interessi privati

 e l’operosità privata se ben organizzata e finalizzata


al bene può produrre benefici anche collettivi

 Le bonifiche, l’uso civico delle acque, l’attenzione


per l’educazione e l’istruzione dell’infanzia o i
contratti agrari (solo per fare degli esempi)
testimoniano ciò
Capacità di integrazione
attraverso l’interesse
 La cultura laica spiega anche probabilmente la capacità di
integrazione delle diversità che questa terra ha dimostrato
spesso di sapere attuare, anche nel conflitto, figlia di una
sinergia tra do ut des

 Quello lombardo è infatti un contesto di incontro e scontro


tra molteplici diversità e differenze che ne sanno condividere
anche le opportunità

 E’ la Lombardia la terra nella quale:


 Agostino l’africano è affascinato da Ambrogio
 nella quale spagnoli, francesi e austriaci danno ma ricevono anche
innovazioni
 Negli anni Cinquanta molteplici sono le migrazioni da terre vicine e
lontane, spesso lamentate, talvolta emarginate, ma raramente
conflittuali
 È la Lombardia di oggi con una nuova impresa su dieci aperta da
un immigrato e un nuovo nato su cinque figlio di stranieri
L’Ecclesia operosa
 A tale approccio laico partecipa anche la Chiesa che in Lombardia
presenta molteplici differenze rispetto alle altri regioni

 Un caso esemplare è quello delle congregazioni religiose femminili: tra


il 1809 e il 1900 sorgono in Lombardia ben 50 nuovi istituti (G. Rocca, Il nuovo
modello di impegno religioso e sociale delle congregazioni religiose dell’Ottocento in area
lombarda, in L’opera di don Luigi Guanella. Le origini e gli sviluppi nell’area Lombarda, Como, pp.
57-59)

 Il modello lombardo è quello della suora che esce dal convento e


agisce nel mondo

 In un periodo in cui l’emancipazione femminile è ancora lontana,


molte donne lombarde lavorano nelle scuole, negli oratori, negli
ospedali e anche nelle fabbriche.

 In tal senso il contributo della Lombardia è significativo. Nel 1911 con


7.673 suore censite la regione (comprendendo nel computo le
province attuali) ha il più alto numero di religiose e bel il 37.7% di esse
è dedita ad attività sociali di insegnamento e assistenza
Il clero secolare
 Forte è il richiamo alla tradizione di Sant’Ambrogio e di
san Carlo Borromeo tra contemplazione e azione

 Nella Lombardia dell’Ottocento i parroci sono «sociali»: un


clero fortemente e direttamente impegnato nelle opere
che divide la sua giornata tra il culto e l’azione fatta
anche di casse rurali, di cooperative e di giornali (A.
Zambarbieri, Parrocchia e mondo contadino fra Ottocento e Novecento, Centro
di cultura Paolo VI, Lodi, 1980)

 E’ la Lombardia di don Albertario, di don Talamoni, di don


Calabria, di don Bosisio

 E’ significativo che già dalla fine dell’Ottocento nel


Seminario di Milano si svolgono i corsi regolari di Economia
sociale, di Diritto e di Sociologia
Il ruolo della parrocchia
 A tutto questo discorso va aggiunto il ruolo centrale
capillare e fondamentale della parrocchia

 E’ intorno alla parrocchia (anche grazie alle


soppressione teresiano-giuseppine e napoleoniche)
e ai parroci che si polarizzano le iniziative sociali

 Nell’Ottocento la parrocchia diventa anche una


sorta di terminal delle opere che accompagnano
lo sviluppo economico e sociale della regione: asili,
scuole, mutue, ricoveri e persino casse rurali
nascono in gran parte nelle parrocchie o hanno
legami con esse.

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