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L’EPICUREISMO

Il maggior esponente della filosofia epicurea è senz’altro Epicuro. Egli nacque intorno al 340 a.C., e
dopo aver studiato le opere di alcuni grandissimi filosofi greci come Platone e Democrito, si
trasferì ad Atene dove fondò una scuola; questa scuola aveva sede nel giardino di casa sua dove
soltanto pochi discepoli, chiamati “filosofi del giardino”, partecipavano alle sue lezioni. La figura di
Epicuro era considerata dai suoi allievi quasi come quella di una guida spirituale, molto amata e
con grande autorità.
Lo studio e l’insegnamento della filosofia per Epicuro riflette totalmente le caratteristiche che
l’ellenismo ha portato nel mondo greco, tanto che intende la filosofia come un metodo
terapeutico che serve a raggiungere il benessere individuale, ovvero individuare la strada per
liberare l’uomo dalle angosce e dalle paure; più precisamente definito tetrafarmaco, contiene 4
finalità: liberare l’uomo dalla paura per gli dei, essi infatti non si curano del destino dell’uomo;
liberare l’uomo dalla paura per la morte poiché è insensata, dato che quando ci siamo noi non c’è
lei e viceversa; rendere consapevole l’uomo del possibile raggiungimento del piacere nel mondo
terrestre; rendere consapevole l’uomo della brevità e della provvisorietà del dolore. La filosofia
epicurea in particolare studia 3 argomenti: la canonica, la fisica che tratta della natura e della sua
composizione, e l’etica che tratta il piacere e il bene.
La fisica di Epicuro riprende l’atomismo di Democrito, e afferma che il mondo è composto da
atomi, dotati anche di peso, che interagiscono tra di loro in modo meccanico e formano degli
aggregati. Il cosmo ha dunque una spiegazione materialistica (perché tutto ciò che esiste è
materia), meccanicistica (perché gli eventi sono dovuti a cause puramente meccaniche) e
deterministica (perché le leggi che lo formano non ammettono alternative). A quest’ultima però si
contrappone la teoria del clinamen. Epicuro sviluppa una tesi che afferma che gli atomi, cadendo
parallelamente dal cielo, non si incontrerebbero mai e di conseguenza non formerebbero mai gli
aggregati; però secondo la teoria del clinamen, tendono a subire una deviazione della loro
traiettoria finendo così per incontrarsi e per formare tutte le cose presenti nel mondo. Attribuendo
un’altra caratteristica al cosmo, Epicuro afferma che è infinito; infatti se il vuoto è infinito e i corpi
finiti essi non si incontrerebbero mai, se il vuoto fosse finito e i corpi infiniti non potrebbe
contenerli, invece se tutto fosse finito dovrebbe esserci qualcosa al di fuori del tutto, il che è
impossibile. Ultimo argomento trattato dalla fisica epicurea sono gli dei. Essi non hanno nessun
ruolo significativo nello scenario umano, ma esistono e hanno anche una forma umana; essi
vivono tra i mondi uniti da relazioni di amicizia e non si preoccupano degli uomini, perché se
provassero interesse per essi, sarebbero soggetti a passioni e quindi privi di perfetta beatitudine.
Per quanto riguarda l’etica, a fondamento di essa c’è la teoria atomica e la concezione
materialistica dell’uomo e del cosmo; infatti l’uomo, in quanto aggregato di atomi, può essere un
composto stabile o instabile. Di conseguenza il bene per l’uomo è la stabilità atomica, il male il
contrario, perciò il comportamento umano deve orientarsi verso comportamenti piacevoli che
perdurano l’equilibrio fra atomi, e sfuggire da quelli dolorosi che li compromettono. Quindi l’uomo
è in grado di scegliere il proprio destino, perché secondo Epicuro è la volontà che determina il
comportamento; naturalmente ci sono degli eventi a cui non possiamo opporci, ma a differenza
della teoria degli stoici, essi possono comunque deviare a loro piacimento il loro destino. Compito
del filosofo è quindi perseguire il piacere con scopo di trovare il bene, ma non tutti i piaceri sono
benevoli, infatti l’uomo virtuoso, attraverso comportamenti razionali, deve ricercare quelli
imperturbabili; i piaceri sono di 3 tipi: naturali e necessari (mangiare, bere, dormire), naturali non
necessari (eccedere nel cibo, nel bere e nell’oziare), naturali e non necessari (onori, gloria e
successo). Per quanto riguarda i dispiaceri secondo il filosofo sono eccessi fisici o onori politici, e
che soltanto con una vita modesta si riesce ad arrivare al vero piacere, ovvero l’assenza di
sofferenza fisica e tranquillità dell’anima. Ultimo argomento dell’etica epicurea è la virtù. Prima
caratteristica sta nel differenziarsi dalla virtù platonica e aristotelica, in quanto quest’ultima si
ricercava nella vita pubblica, invece quella di Epicuro coinvolge unicamente un solo individuo.
L’uomo virtuoso evita onori e fama, vive in solitudine alla ricerca di una vita di rinunce e di piaceri
contenuti; inoltre si mostra indifferente al pensiero timoroso degli dei e della morte. In sostanza la
filosofia epicurea ha come scopo il raggiungimento del bene individuale corrispondente a una
condizione materiale di armonia atomica.
Una volta morto Epicuro i suoi insegnamenti si tramandarono grazie ai suoi allievi, ma non sembra
si fossero fatte nuove teorie o studiate nuove discipline. Il più grande dei suoi discepoli fu Lucrezio
che vedeva la filosofia come una dottrina consolatrice e come un riparo dalla furia delle passioni
umane. Egli affermò, seguendo l’insegnamento del maestro, che c’è la presenza di una legge
meccanica che regola la formazione dell’universo, ma allo stesso tempo anche la presenza del
clinamen è indispensabile per fare sì che gli atomi si incontrino; e questa “deviazione” spiega
anche il libero arbitrio dell’uomo.

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