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Interazione gravitazionale - Wikipedia 12/25/21, 20(18

Interazione gravitazionale
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'interazione gravitazionale (o gravitazione


o gravità nel linguaggio comune) è una delle
quattro interazioni fondamentali note in fisica.

Nella fisica classica newtoniana la gravità è


interpretata come una forza conservativa di
attrazione a distanza agente fra corpi dotati di
massa, secondo la legge di gravitazione universale;
la sua manifestazione più evidente nell'esperienza
quotidiana è la forza peso.

Nella fisica moderna l'attuale teoria più completa, I pianeti del sistema solare orbitano intorno al Sole
la relatività generale, interpreta l'interazione mediante la forza di gravità (l'immagine non è in
gravitazionale come una conseguenza della scala).
curvatura dello spaziotempo creata dalla presenza
di corpi dotati di massa o energia (una piccola
massa a grande velocità o una grande massa in quiete hanno lo stesso effetto di deformazione sulla
curvatura dello spaziotempo circostante). Il campo gravitazionale che ne deriva è rappresentato
matematicamente da un tensore metrico legato alla curvatura dello spaziotempo attraverso il
tensore di Riemann. In tale contesto la forza peso diventa una forza apparente, conseguenza della
geometria dello spaziotempo indotta dalla massa terrestre.

Indice
Storia
La gravitazione in fisica classica
La legge di gravitazione universale
Il campo gravitazionale
Campo gravitazionale in vicinanza della superficie terrestre
Il problema generale della gravitazione
La gravitazione nella teoria della relatività generale
Teorie alternative

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Derivazione delle leggi della gravitazione dalla meccanica statistica applicata al principio
olografico
Note
Voci correlate
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Collegamenti esterni

Storia

«L'amor che move il sole e l'altre stelle.»

(Dante, Paradiso XXXIII, 145)

Le prime spiegazioni di una forza agente capace di aggregare i corpi vennero formulate, nella
filosofia greca, all'interno di una visione animistica della natura, come nella dottrina di Empedocle,
in cui domina l'alternanza di due princìpi, Amore e Odio, o in quella di Anassagora, dove prevale
l'azione ordinatrice di una Mente suprema (Nous).[1]

Platone riteneva che la materia fosse pervasa da


una dynamis, cioè un'energia intrinseca, che
spinge il simile ad attrarre il simile;[1] concezione
ripresa da Aristotele, per il quale tutto l'universo
anela alla perfezione del primo motore immobile
(Dio). Questo anelito si esprime nel movimento
circolare di stelle, Sole, Luna e pianeti, giungendo
tuttavia a corrompersi progressivamente fino a
diventare rettilineo nella dimensione terrestre
sublunare. Soltanto in quest'ambito, dunque,
alcuni corpi, quelli che Platone e Aristotele
chiamavano gravi, risultano soggetti alla gravità:
si trattava di composti dei quattro elementi
fondamentali (fuoco, aria, acqua, terra), mentre
l'etere fluttuava al di sopra di essi. Secondo la
teoria aristotelica dei luoghi naturali, tutto ciò che
è terra tende a ritornare lì dove risiede la terra,
ovvero al centro dell'universo; al di sopra vi è la La visione antica dell'universo prevedeva quattro
cerchi sublunari (terra, acqua, aria, fuoco) sui quali
sfera dell'acqua che attrae tutto ciò che è liquido;
agiva la gravità terrestre, e nove cerchi di sostanza
analogamente si comportano i cerchi dell'aria e del
eterea (Luna, Venere, Mercurio, Sole, Marte, Giove,
fuoco.[2]
Saturno, Stelle fisse, Primo mobile) sospesi in alto e
rivolti alla suprema Intelligenza motrice.

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Come i suoi contemporanei, Aristotele interpretava la fisica dell'universo deducendola dalla


fisiologia umana, sostenendo ad esempio che oggetti di peso diverso cadessero a velocità diverse, in
analogia all'esperienza dell'uomo che tenti di contrastare il peso di un sasso,[3] adottando così una
prospettiva che, seppur contraddetta nel VI secolo d.C. da Giovanni Filopono, continuerà ad essere
insegnata fino all'epoca di Galileo. Con lo stoicismo lo studio della gravità portò a scoprire una
relazione tra il moto delle maree e i movimenti del Sole della Luna: l'universo è infatti concepito
dagli stoici come un unico organismo vivente, animato dal pneuma, forza vitale che tutto pervade,
e che si esprime nella reciproca azione di un elemento attivo (heghemonikòn) e di uno passivo
(hypàrchon) che ne subisce l'attrazione.[1]

Anche per la dottrina neoplatonica, ripresa dalla teologia cristiana, il cosmo è animato dal Logos
divino, dal quale le stelle e i pianeti risultano attratti: nel Medioevo il loro movimento viene
spiegato in particolare con l'azione di intelligenze motrici, ordinate gerarchicamente in un coro di
angeli. Si tratta di un universo retto da un principio armonico che si irradia in ogni sua parte, e
strutturato perciò in maniera concentrica secondo l'insegnamento aristotelico. A fondamento di
quest'ordine geometrico è posto Dio, il quale lo governa attraverso un atto d'amore: la gravità,
dunque, come forza d'amore, così descritta ad esempio da Dante nell'ultimo verso della Divina
Commedia.[4]

L'analogia neoplatonica tra Dio e il Sole


condurrà tuttavia la filosofia rinascimentale
a fare di quest'ultimo il centro di attrazione
della Terra e dei pianeti.[5] In Keplero, il
primo a descrivere in maniera ellittica le loro
orbite, permane la concezione animistica e
astrologica dell'universo, basata sulla
corrispondenza armonica tra i cieli e la
terra;[6] egli interpretava la forza immateriale
della gravità come una sorta di emanazione
magnetica.[1]

A partire dal Seicento la visione animistica


della gravità verrà progressivamente
sostituita da una puramente meccanicista;
Galileo Galilei ne fornì una descrizione
limitata all'aspetto quantitativo, e
La nuova visione eliocentrica dell'universo in auge nel riprendendo l'antica idea di Filopono
Rinascimento teorizzò che,[7] facendo cadere due corpi di
masse differenti nello stesso momento,
entrambi sarebbero arrivati al suolo in
contemporanea.

Cartesio negò che la gravità consistesse in una forza intrinseca, spiegandola sulla base di vortici di
etere, e riconducendo ogni fenomeno fisico al principio di conservazione del moto, dato dalla
massa per la velocità (mv).[1] Leibniz obietterà a Cartesio che la quantità di moto non bastava a

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definire l'essenza di una forza, e ripristinò il concetto vitalistico di energia o vis viva, espressa dal
prodotto della massa per la velocità al quadrato (e=mv2): era questa per lui ad essere conservata in
natura.[8]

Un concetto di forza affine a quello di Cartesio era stato peraltro espresso


da Newton, che fece della massa, cioè della quantità di materia (data dal
volume per la densità) il concetto fondamentale della meccanica
gravitazionale:[1] quanto più è grande la massa di un corpo, tanto più
potente è la sua forza di gravità.[9] Newton capì che la stessa forza che
causa la caduta di una mela sulla Terra mantiene i pianeti in orbita
attorno al Sole, e la Luna attorno alla Terra. Egli così riabilitava in parte
le concezioni astrologiche di Keplero:

«L'astrologia, pur abbandonando il politeismo, aveva continuato


non soltanto ad attribuire un significato magico ai vecchi nomi
divini, ma anche poteri tipicamente divini ai pianeti, poteri che Isaac Newton
essa trattava come "influssi" calcolabili. Non ci si deve stupire
del fatto che essa venisse rifiutata dagli aristotelici e da altri
razionalisti. Essi però la rifiutarono per i motivi in parte sbagliati;
e andarono troppo oltre nel loro rifiuto.

[...] La teoria newtoniana della gravitazione universale mostrò


non solo che la Luna poteva influenzare "eventi sublunari" ma,[10]
oltre a ciò, che alcuni corpi celesti superlunari esercitavano un
influsso, un'attrazione gravitazionale, sulla Terra, e quindi sugli
eventi sublunari, in contraddizione con la teoria aristotelica.
Perciò Newton accettò, consapevolmente anche se con
riluttanza, una dottrina che era stata rifiutata da alcuni dei
migliori cervelli, Galileo incluso.»

(Karl Popper, Poscritto alla Logica della scoperta scientifica [1983], trad. it. di M.
Benzi, pp. 216-7, Il Saggiatore, 2009)

Nel libro Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, del 1687, Newton enunciò pertanto la
legge di gravitazione universale, che dimostrò con il «metodo delle flussioni», un procedimento
analogo alla derivazione. In seguito Huygens, nel suo Horologium oscillatorium, chiarificò la
natura delle forze centrifughe che impediscono ai pianeti di cadere sul sole pur essendone
attratti.[1]

Restava aperto tuttavia il problema di spiegare l'azione a distanza tra i corpi celesti, priva di
contatto materiale, al quale verrà data una soluzione soltanto ai primi del Novecento da parte di
Einstein, che sostituì l'etere con la tessitura dello spazio-tempo.[11]

La gravitazione in fisica classica


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Questa voce o sezione sull'argomento fisica non cita le fonti


necessarie o quelle presenti sono insufficienti.

In meccanica classica l'interazione gravitazionale è generata da un campo vettoriale conservativo e


descritta da una forza, detta forza peso, che agisce sugli oggetti dotati di massa.

La legge di gravitazione universale


La legge di gravitazione universale afferma che due punti
materiali si attraggono con una forza di intensità direttamente
proporzionale al prodotto delle masse dei singoli corpi e
inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.
Questa legge, espressa vettorialmente, diventa: Attrazione gravitazionale tra due
corpi

dove è la forza con cui l'oggetto 1 è attratto dall'oggetto 2,


è la costante di gravitazione universale, che vale circa
, e sono le masse dei due corpi,

è il vettore congiungente i due corpi (supposti


puntiformi) e è il suo modulo; nella seconda espressione della
forza (che evidenzia il fatto che il modulo della forza è
inversamente proporzionale al quadrato della distanza) Illustrazione dell'effetto fionda
gravitazionale: l'oggetto più piccolo
rappresenta il versore che individua la retta congiungente i due esce dall'incontro con una velocità
punti materiali. superiore a quella che aveva
inizialmente, a spese dell'oggetto più
Definito il vettore accelerazione di gravità: grande.

la legge di gravitazione universale può essere espressa come:

In prossimità della superficie terrestre il valore di è convenzionalmente:

anche espressa in newton su chilogrammo.

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Il campo gravitazionale
Il campo gravitazionale è un campo di forze conservativo. Il campo generato nel punto nello
spazio dalla presenza di una massa nel punto è definito come:

dove è la costante di gravitazione universale e la massa. È quindi possibile esprimere la forza


esercitata sul corpo di massa come:

L'unità di misura del campo gravitazionale nel Sistema internazionale è:

Il campo gravitazionale è descritto dal potenziale


gravitazionale, definito come il valore dell'energia
gravitazionale rilevato da una massa posta in un punto dello
spazio per unità di massa. L'energia gravitazionale della massa
è il livello di energia che la massa possiede a causa della sua
posizione all'interno del campo gravitazionale; pertanto il
potenziale gravitazionale della massa è il rapporto tra l'energia
gravitazionale e il valore della massa stessa, cioè:
L'accelerazione di gravità in una
stanza: la curvatura terrestre è
trascurabile e quindi il vettore è
costante e diretto verso il basso.
Essendo il campo gravitazionale conservativo, è sempre
possibile definire una funzione scalare il cui gradiente,
cambiato di segno, coincida con il campo:

Campo gravitazionale in vicinanza della superficie terrestre

Nel precedente paragrafo si è detto che il valore medio dell'accelerazione di gravità nei pressi della
superficie terrestre è stimato in . In realtà questo valore è diverso da quello reale perché
non tiene conto di fattori, come la forza centrifuga causata dalla rotazione terrestre e la non

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perfetta sfericità della terra (la terra ha la forma di un geoide). Il valore convenzionalmente assunto
è quindi , deciso nella terza CGPM nel 1901 e corrisponde all'accelerazione subita
da un corpo alla latitudine di .

Per molte applicazioni fisiche e ingegneristiche è quindi utile utilizzare una versione approssimata
della forza di gravità, valida nei pressi della superficie terrestre:

dove è un versore diretto lungo la verticale.[12] In sostanza la forza di gravità è approssimata con
una forza di modulo costante, indipendente dalla quota del corpo, e come direzione il basso, nel
senso comune del termine. Naturalmente anche in questa approssimazione corpi con masse
diverse hanno la stessa accelerazione di gravità.

L'energia potenziale gravitazionale è data da:

dove è la quota del corpo rispetto a un riferimento fisso.

In questo caso approssimato è molto semplice ricavare le leggi del moto, mediante integrazioni
successive: per un corpo in caduta libera, chiamando z l'asse verticale (sempre diretto verso il
basso) e proiettando il moto su di esso, valgono le seguenti leggi:

Inoltre, dalla conservazione dell'energia meccanica si ottiene un risultato notevole per corpi in
caduta libera inizialmente fermi. Scriviamo l'energia meccanica del sistema a un tempo generico:

dove è la velocità del corpo e la sua quota. Supponiamo ora che all'istante iniziale il corpo
si trovi a una quota e all'istante finale abbia una velocità e si trovi a quota
; scriviamo quindi l'energia del sistema ai due istanti:

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Dato che l'energia meccanica si conserva possiamo uguagliare le due ultime


equazioni e ricavarci il modulo della velocità dopo una caduta di una quota :

Il problema generale della gravitazione


Il problema generale della gravitazione, cioè la determinazione del campo
gravitazionale creato da un insieme di masse, si può esprimere con il teorema
di Gauss e il teorema della divergenza. Essendo la forza di gravità conservativa,
si può esprimere come:

dove è proporzionale all'energia potenziale gravitazionale come segue:

Dal teorema di Gauss:


Una palla
inizialmente ferma
in caduta. La sua
quota varia con il
Per il teorema della divergenza, il primo integrale, cioè il flusso della forza quadrato del
gravitazionale, è esprimibile come integrale di volume della sua divergenza: tempo.

Sostituendo a la sua espressione come gradiente:

che, dovendo valere per ogni volume di integrazione, implica:

Quest'ultima è una equazione differenziale alle derivate parziali del secondo ordine, detta
equazione di Poisson, da completare con le opportune condizioni al contorno.

La gravitazione nella teoria della relatività generale

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La teoria di Newton della gravitazione ha permesso di descrivere con accuratezza la grande


maggioranza dei fenomeni gravitazionali nel Sistema Solare. Tuttavia, da un punto di vista
sperimentale essa presenta alcuni punti deboli, successivamente affrontati a partire dalla teoria
della relatività generale:

1. La teoria di Newton presuppone che la forza gravitazionale sia trasmessa istantaneamente con
un meccanismo fisico non ben definito e indicato con il termine "azione a distanza". Lo stesso
Newton tuttavia riteneva tale azione a distanza una spiegazione insoddisfacente del modo in
cui la gravità agisse.
2. Il modello di Newton di spazio e di tempo assoluti è stato contraddetto dalla teoria di Einstein
della relatività ristretta. Tale teoria prevede che la simultaneità temporale di due eventi sia una
proprietà relativa al singolo osservatore, e non una proprietà assoluta indipendente
dall'osservatore. Pertanto, nessuna interazione fisica può dipendere dalle posizioni di due corpi
in uno stesso istante, dato che per un diverso osservatore le stesse posizioni nello spazio
saranno assunte dai due corpi in istanti diversi. In relazione a questo, si dimostra che
un'interazione fisica deve trasmettersi attraverso un campo (che risulta quindi un ente fisico a
tutti gli effetti, come nell'elettromagnetismo, e non una mera costruzione matematica come è il
"campo gravitazionale" nella teoria newtoniana); le variazioni del campo, infine, possono
propagarsi solo a velocità finita, non superiore alla velocità della radiazione elettromagnetica
nel vuoto.
3. La teoria di Newton non prevede correttamente la precessione del perielio dell'orbita del
pianeta Mercurio, dando un risultato in disaccordo con le osservazioni di alcune decine di
secondi d'arco al secolo.
4. La teoria di Newton predice che la luce sia deviata dalla gravità, ma questa deviazione è metà
di quanto osservato sperimentalmente.[13]
5. Il concetto per cui masse gravitazionali e inerziali sono la stessa cosa (o almeno proporzionali)
per tutti i corpi non è spiegato all'interno del sistema di Newton.

Einstein sviluppò una nuova teoria della gravitazione, denominata relatività generale, pubblicata
nel 1915.

Nella teoria di Einstein, la gravità non è una forza, come tutte le altre, ma è la proprietà della
materia di deformare lo spazio-tempo. Propriamente, la gravità non è un'interazione a distanza fra
due masse, ma è un fenomeno mediato da una deformazione dello spazio-tempo. La presenza di
massa (più in generale, di energia e impulso) determina una curvatura della geometria (più
esattamente, della struttura metrica) dello spazio-tempo: poiché i corpi che si muovono in "caduta
libera" seguono nello spazio-tempo traiettorie geodetiche, e queste ultime non sono rettilinee se lo
spazio-tempo è curvo, ecco che il moto degli altri corpi (indipendentemente dalla loro massa)
subisce le accelerazioni che classicamente sono attribuite alla "forza di gravità".

I pianeti del Sistema Solare quindi hanno orbite ellittiche non per effetto di una forza di attrazione
esercitata direttamente dal Sole, ma perché la massa del Sole incurva lo spazio-tempo. Il campo
gravitazionale attorno a una stella è rappresentato dalla soluzione di Schwarzschild delle equazioni
di Einstein, soluzione che si ottiene semplicemente assumendo le proprietà di simmetria sferica
nello spazio tridimensionale di indipendenza dal tempo. Le equazioni del moto geodetico nella

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metrica di Schwarzschild permettono di calcolare l'orbita di un pianeta attorno a una stella: per
quasi tutti i pianeti del Sistema Solare, la differenza fra queste orbite e i moti descritti dalle leggi di
Keplero (soluzioni delle equazioni di Newton) non è osservabile in quanto è molto più piccola degli
effetti perturbativi dovuti all'interazione dei pianeti fra loro. L'unica eccezione è rappresentata dal
moto di Mercurio, in cui la precessione dell'asse dell'orbita che si osserva è molto maggiore di
quanto previsto dalla gravità newtoniana (anche tenendo conto dell'influenza degli altri pianeti), ed
è invece in perfetto accordo con la previsione delle equazioni relativistiche. L'osservazione della
precessione del perielio di Mercurio è quindi una delle evidenze a favore della relatività generale
rispetto alla teoria gravitazionale newtoniana.

Un'ulteriore evidenza osservativa, riscontrata per la prima volta nel corso dell'eclissi solare del
1919 (ma definitivamente confermata da osservazioni su scala extragalattica a partire dal 1980),
consiste nell'effetto detto lente gravitazionale: l'immagine di un corpo celeste visto dalla Terra
appare spostata rispetto alla posizione reale del corpo (talvolta l'immagine è anche sdoppiata) a
causa della deflessione che la luce subisce quando rasenta una regione dello spazio con alta densità
di massa. Questo conferma il fatto che la gravitazione deforma lo spazio-tempo, e che tale
deformazione è avvertita anche da particelle prive di massa (i fotoni).

Teorie alternative
Questa voce o sezione sull'argomento fisica è ritenuta da controllare.
Motivo: questa sezione riporta solo alcune teorie relativamente recenti, alcune delle
quali sono oggetto di studio da almeno vent'anni (la teoria delle stringhe) ma non
hanno finora dato risposta ai problemi aperti, mentre altre (la teoria di Verlinde) sono
in realtà pure ipotesi di lavoro che hanno avuto un occasionale risalto mediatico; in
ogni caso si tratta di teorie diverse fra loro. Il gravitone non è un concetto peculiare
della teoria delle stringhe, quanto piuttosto della gravità quantistica in generale.

Sono state sviluppate alcune teorie (ancora non provate sperimentalmente) che hanno lo scopo di
descrivere l'interazione gravitazionale nell'ambito della meccanica quantistica. Alcune di queste
sono la gravità quantistica a loop e la teoria delle stringhe.

Il fisico matematico Erik Verlinde propone, rivedendo idee già in circolazione, che la gravità sia
interpretabile come la manifestazione di una forza emergente in senso entropico: citando le sue
parole la gravità altro non è che un "effetto collaterale della propensione naturale verso il
disordine".

Derivazione delle leggi della gravitazione dalla


meccanica statistica applicata al principio olografico
Nel 2009, Erik Verlinde formalizzò un modello concettuale che descrive la gravità come una forza
entropica[14], che suggerisce che la gravità è una conseguenza del comportamento statistico
dell'informazione associata alla posizione dei corpi materiali. Questo modello combina l'approccio

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termodinamico della gravità con il principio olografico, e implica che la gravità non sia una
interazione fondamentale, ma un fenomeno che emerge dal comportamento statistico dei gradi di
libertà microscopici codificati su uno schermo olografico.

La legge di gravità può essere derivata dalla meccanica statistica classica applicata al principio
olografico, che afferma che la descrizione di un volume di spazio può essere rappresentato come
bit d'informazione binaria, codificata ai confini della regione, una superficie di area .
L'informazione è distribuita casualmente su tale superficie e ciascun bit immagazzinato in una
superficie elementare dell'area.

dove è la lunghezza di Planck.

Il teorema statistico di equipartizione lega la temperatura di un sistema (espressa in joule,


basandosi sulla costante di Boltzmann) con la sua energia media:

Questa energia può essere identificata con la massa per la relazione di equivalenza di massa ed
energia:

La temperatura effettiva sperimentata da un rivelatore uniformemente accelerato in un campo di


vuoto o stato di vuoto è data dall'effetto Unruh.

Questa temperatura è:

dove è la costante di Planck ridotta e è l'accelerazione locale, che è legata alla forza dalla
seconda legge di Newton del moto:

Assumendo ora che lo schermo olografico sia una sfera di raggio , la sua superficie è data da:

Da questi principi si deriva la legge di gravitazione universale di Newton:

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L'iter è reversibile: leggendolo dal basso, dalla legge di gravitazione, risalendo per i principi della
termodinamica si ricava l'equazione che descrive il principio olografico.

Note
1. Giacomo De Angelis, Il concetto di forza (http://www.humnet.unipi.it/slifo/vol8.2/slifo8.2.pdf), in
L'universo testuale della scienza, pp. 41-46, "Atti dello Alexander von Humboldt", Kolleg, Pisa
23-25, Ottobre 2009.
2. ^ Giovanni Virginio Schiaparelli, Le sfere omocentriche di Eudosso, di Callippo e di Aristotele,
Hoepli, 1875.
3. ^ «Ai tempi del filosofo greco non era minimamente possibile percepire un sasso che cade
come qualcosa di completamente esterno all'uomo. L'esperienza era a quei tempi tale per cui
l'uomo sentiva interiormente come doveva lui stesso sforzarsi e spronarsi per muoversi alla
stessa velocità del sasso che cadeva — in opposizione all'attrazione passiva esercitata dalla
gravità dal di fuori» (Pietro Archiati, Dalla mia vita (http://www.liberaconoscenza.it/zpdf-doc/libri/
dallamiavita.pdf), pag. 28, Verlag, 2002).
4. ^ Alberto Di Giovanni, La Filosofia dell'amore nelle opere di Dante, pag. 385, Abete, 1967.
5. ^ Anna De Pace, Niccolò Copernico e la fondazione del cosmo eliocentrico, pag. 63,
Mondadori, 2009.
6. ^ Andrea Albini, L'autunno dell'astrologia, pag. 36, Odradek, 2010.
7. ^ L'esperimento di Galileo sulla caduta libera sarebbe stato puramente mentale (http://www.foc
us.it/scienza/scienze/gravita-esperimento-mentale-di-galileo).
8. ^ Ernst Cassirer, Storia della filosofia moderna, vol. II, p. 194, Torino 1968.
9. ^ La seconda legge di Newton (http://www.phy6.org/stargaze/Inewt2nd.htm), trad. it. di Giuliano
Pinto, 2005.
10. ^ Qui Popper si riferisce alla scoperta dell'influsso lunare sulle maree.
11. ^ Angelo Baracca, Mira Fischetti, Riccardo Rigatti, Fisica e realtà: forze, campi, movimento,
vol. 2, pag. 152, Cappelli, 1999. Respingendo le concezioni meccanicistiche e grossolane
dell'etere elettromagnetico formulate nell'Ottocento, Einstein rilevò che «con la parola etere non
si intende nient'altro che la necessità di rappresentare lo spazio come portatore di proprietà
fisiche», quelle proprie cioè della struttura quadrimensionale dello spaziotempo.
12. ^ Un vettore è, per definizione, verticale quando è diretto come l'accelerazione di gravità.
13. ^ Via Lattea Divulgazione scientifica (http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=63
99), Effetto della gravità sui fotoni
14. ^ (NL) Martijn van Calmthout, Is Einstein een beetje achterhaald?, in de Volkskrant, 12
dicembre 2009. URL consultato il 6 settembre 2010.

Voci correlate
Interazioni fondamentali
Gravità quantistica
Leggi di Keplero

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Relatività generale
Massa (fisica)
Forza peso
Gravitone
Supergravità
Onda gravitazionale

Altri progetti
Wikiversità contiene la lezione Gravitazione

Wikiquote contiene citazioni sulla gravitazione


Wikizionario contiene il lemma di dizionario «gravitazione»
Wikiversità contiene una lezione per la scuola superiore sulla gravitazione
Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/?uselang=it) contiene immagini o
altri file sulla gravitazione (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Gravitation?use
lang=it)

Collegamenti esterni

(EN) Interazione gravitazionale / Interazione gravitazionale (altra versione), su Enciclopedia


Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
(EN, FR) Interazione gravitazionale, su Enciclopedia canadese.
(EN) Interazione gravitazionale, su The Encyclopedia of Science Fiction.
(EN) Opere riguardanti Interazione gravitazionale, su Open Library, Internet Archive.
Applet di meccanica, su fisi.polimi.it.
Immagine delle differenze gravitazionali della Terra, su antwrp.gsfc.nasa.gov.
Thesaurus BNCF 7993 (https://thes.bncf.firenze.sbn.it/termine.php?id=7993) · LCCN
(EN) sh85056558 (http://id.loc.gov/authorities/subjects/sh85056558) · GND
(DE) 4021908-2 (https://d-nb.info/gnd/4021908-2) · BNF (FR) cb11941885b (https://catal
ogue.bnf.fr/ark:/12148/cb11941885b) (data)
Controllo di autorità
(https://data.bnf.fr/ark:/12148/cb11941885b) · BNE (ES) XX53092 (http://catalogo.bne.es
/uhtbin/authoritybrowse.cgi?action=display&authority_id=XX53092) (data) (http://datos.b
ne.es/resource/XX53092) · NDL (EN, JA) 00575134 (https://id.ndl.go.jp/auth/ndlna/00575
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