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LA PERCEZIONE

di Madelina Leunte

Introduzione
La percezione è l’interpretazione degli stimoli dal cervello e dagli organi di senso.
Quotidianamente percepiamo la realtà esattamente come si mostra al nostro
sguardo e la rielaboriamo formando la nostra percezione.
Ho scelto la percezione perché leggendo un libro mi aveva colpito la parola, oltre al
significato mi aveva colpito anche l’impatto fonetico. Indagando sul significato
della parola e sui probabili collegamenti ho capito che sarebbe stato il mio tema
principale. Ho voluto cominciare il mio elaborato con la propaganda fascista per
esaminare come durante la storia questo totalitarismo abbia influenzato
l’approccio agli eventi di una intera nazione.
INDICE

propaganda dei totalitarismi

Etiopia

energie solare (fotovoltaico) Etiopia

Pirandello

Oscar Wilde

Surrealismo e Magritte

Centre Georges Pompidou

I 5 sensi

Beethoven

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“La dittatura, ancor più della democrazia, ha bisogno di legittimarsi
democraticamente”.
H. Heller

I regimi totalitari che hanno dominato la scena politica europea nei primi decenni
del 1900 si sono instaurati proprio all’interno di sistemi democratici, questo in
coincidenza con la concessione del suffragio universale. Una popolazione di
persone per lo più senza istruzione e per questo facilmente manipolabile.
Con il termine propaganda ci si riferisce a tutte le informazioni che servono per
condizionare un pubblico. Spesso vengono trasmesse tramite l’uso di forti immagini
accompagnate da scritte, in modo da suscitare emozioni.
Nonostante la propaganda sia un termine comunemente associato ai regimi nazisti
e totalitari, i governi democratici sono tra i primi ad usarla come strumento politico
per aumentare la propria popolarità tra i sostenitori. Nei regimi totalitari del ‘900
radio, cinema, simboli, manifestazioni e altri mezzi di condizionamento furono
manipolati per la propaganda. Questi sistemi politici furono capaci di comprendere
fino in fondo le potenzialità infinite della nuova società di massa, interpretandoli
per poi sfruttarne le tecniche e gli strumenti.
Il fascismo si impose partendo dall’utilizzo di simboli come il fascio littorio.
Il fascio littorio simboleggiava la volontà di dominare i territori appartenuti un
tempo all’impero romano. Significava anche l’unità del popolo italiano in un periodo
in cui le tensioni sociali dividevano il paese tra nord e sud. Dal 1928, il "fascio" fu
introdotto sulle targhe automobilistiche posteriori. Fu adottato anche il saluto
romano che si eseguiva alzando il braccio destro teso. Altri simboli erano l’aquila
imperiale sugli stendardi e la croce celtica.
Il fascismo sfruttava il principio dell’ "unità nazionale", esaltando un ipotetico
primato nazionale da raggiungere attraverso un rifiuto degli ideali democratici.
Avvenne così l’annullamento della volontà individuale per l'esaltazione del sacrificio
e sottomissione alla volontà del capo per il bene della patria.

I mezzi di propaganda che Mussolini utilizzò includono la radio, la stampa, il cinema


e la mobilitazione delle masse.
I programmi trasmessi dalle radio erano costituiti per lo più da discorsi tenuti dal
Duce, marce ufficiali o conversazioni sul razzismo, e diventò la voce ufficiale dello
Stato. L’attività di diffondere o controllare l’informazione nel regime fascista si
basava su "Ciò che è nocivo al partito si evita, ciò che è utile al Regime si fa!".

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Nacque così L'Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, l’EIAR. Il controllo attuato
dal regime sull’informazione fu possibile grazie all’acquisto, tra il 1911 e il 1925, delle
maggiori testate giornalistiche e grazie all’introduzione degli albi. I quotidiani,
attuando una censura su cronache nere o fallimenti economici mostravano il
periodo fascista come un modello storico di pace e moralità. Lo stesso accadde nei
giornali per bambini, volti ad inculcare nella testa dei più piccoli le ideologie
fasciste.
La radiofonia entrava anche nelle scuole. I programmi per le scuole, trasmessi
almeno tre volte a settimana, risaltavano le radioscene ispirate agli avvenimenti
dell’epoca fascista. Ebbero grande successo anche i disegni radiofonici, dove i
bambini seguendo il conduttore, finivano per realizzare un simbolo o valore del
regime. Il pubblico infantile era l’obiettivo specifico di parte della programmazione
pomeridiana.
L’immagine di Mussolini si scolpiva nelle menti infantili come quella del padre,
bonificatore dell’agro romano, benefattore e sommo interprete della giustizia.
Le celebrazioni del calendario fascista ricoprivano un ruolo fondamentale nella
propaganda radiofonica perché simbolo di coesione e manifestazioni di forza.
Il fascismo agì nella scuola attraverso l’attenta sorveglianza degli insegnanti e il
rigido controllo dei libri di testo, attraverso l’introduzione del «testo unico» di Stato
nella scuola elementare, deciso nel 1929 e adottato a partire dall’anno scolastico
1930-31. Anche nell’Università si restrinsero i margini di libertà attraverso il
giuramento dei docenti, previsto dalla riforma Gentile.
La sorveglianza fu esercitata attraverso la censura e il controllo di polizia, con la
nomina di persone gradite al regime nei posti direttivi delle testate giornalistiche
indipendenti, ma anche attraverso l’intervento diretto del governo, e spesso dello
stesso Mussolini, che forniva ai giornali direttive precise e minuziose con
comunicazioni telegrafiche (le “veline”) sull’opportunità o meno di pubblicare
notizie, sul modo di presentarle e sulle questioni da dibattere.

La mobilitazione e la partecipazione delle masse furono fondamentali, perché era


cruciale che si instaurasse un rapporto diretto tra il capo e la folla. Attraverso l’uso
della parola doveva coinvolgere emotivamente gli italiani attraverso le parole.
Il luogo privilegiato per questi discorsi era Palazzo Venezia, dal cui balcone il duce
si rivolgeva alla folla, diventando il luogo-simbolo del regime. Fu anche il luogo da
cui Mussolini annunciò l’annessione dell’Etiopia il 9 maggio 1935 in seguito alla
guerra di Etiopia.

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L'Etiopia occupa la parte centrale del Corno d'Africa, una penisola di forma
triangolare bagnata dal mar Rosso, dal Golfo di Aden e dall'Oceano indiano.
L'Etiopia non ha uno sbocco sul mare: il territorio è un insieme di alture dalla cima
piatta ( le “ambe”) separate da pareti scoscese e fosse, di cui la principale è la Fossa
Galla, una parte della Rift Valley: essa separa l'Acrocoro Etiopico dai bassi tavolati
che degradano verso la Somalia e il deserto della Dancalia. Sono in gran parte rocce
di origine vulcanica, ricche di sorgenti termali, dalle quali scendono le acque
cariche di limo del Nilo Azzurro. Il principale fiume del versante indiano è l’Uebi
Scebeli.
Il clima varia a seconda dell'altitudine: è di tipo caldo umido nelle zone più basse,
mentre caldo secco oltre 1000m e temperato oltre 2000m.
La popolazione vive in condizioni di estrema povertà, per le ricorrenti siccità ma
soprattutto per le guerre, che impegnano buona parte del bilancio dello Stato. Solo
una minoranza (il 20%) vive in città: la più importante è la capitale Addis Abeba, a
2408 metri di altitudine, in una conca dell’Acrocoro Etiopico. Le numerose etnie
parlano diverse lingue locali e una lingua ufficiale di antica origine, l'amarico. La
religione più diffusa è cristianesimo copto, un'antica confessione di provenienza
egiziana, mentre l'Islam è praticata da un terzo della popolazione.
L'agricoltura di sussistenza impiega la maggior parte della popolazione ma non è
sufficiente a soddisfare le necessità alimentari, per le quali intervengono aiuti
internazionali. I campi sono coltivati soprattutto a cereali, patate e legumi. Per
sopravvivere gli abitanti di piccoli villaggi ricorrono all'allevamento di bestiame,
soprattutto bovini, ovini e caprini. In alcune aree irrigate si estendono le
piantagioni di caffè, una pianta originaria proprio di queste zone. Le risorse sono
scarse e insieme ai periodi di siccità e movimenti di guerriglia collocano l’Etiopia fra
gli stati più poveri del mondo.

Nonostante l'alta qualità e il volume delle esportazioni, il caffè non è una buona
fonte di reddito, a causa del crollo dei prezzi del prodotto. L'industria è arretrata
perché non ha capitali sufficienti; non è quindi ancora iniziato lo sfruttamento delle
materie prime minerarie.

L’Etiopia è ricca di fonti di energia rinnovabile, che se utilizzate possono contribuire


a costruire un domani sostenibile.
Consapevole delle enormi potenzialità del suo territorio, il governo di Addis Abeba
nel 2016 ha lanciato un ambizioso piano per accelerare la transizione energetica e
favorire la nascita di impianti alimentati dalle abbondanti fonti rinnovabili presenti.

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Attraverso Scaling Solar, il programma promosso dalla Banca Mondiale che si
impegna a creare mercati sostenibili per l'energia solare, ha lanciato le prime gare
pubbliche per la costruzione di nuove centrali fotovoltaiche.

Una centrale fotovoltaica è un campo con centinaia di enormi pannelli disposti per
file parallele, orientati nella stessa direzione. Ogni pannello ha un sostegno e un
meccanismo per seguire il movimento del Sole. Le migliaia di moduli sono collegati
in serie per generare una grande potenza. La centrale funziona in media 8 ore al
giorno, può servire una piccola città di 5-10.000 abitanti ed è collegata alla rete
nazionale.
I pannelli fotovoltaici sono formati da celle fotovoltaiche, lastrine di vetro blu scuro
che generano una corrente continua che esce da due fili esterni. Sono formate da
un materiale semiconduttore fondamentale per trasformare i fotoni in elettricità,
generalmente si tratta di silicio. Questi pannelli possono essere monocristallini o
policristallini. Le celle fotovoltaiche monocristalline hanno una struttura di silicio
puro, uniforme e omogeneo, danno un rendimento maggiore, ma hanno costi
superiori. Le celle fotovoltaiche policristalline hanno invece una struttura di silicio
disomogenea, perché il materiale usato è meno puro. In realtà l'efficienza delle celle
fotovoltaiche non dipende solo da come sono prodotte, perché le celle
policristalline sono più efficienti rispetto alle monocristalline quando le
temperature sono più elevate.
Queste celle sono montate su un modulo fotovoltaico che le assembla tra uno strato
superiore di vetro e uno strato inferiore di materiale plastico. Il modulo viene
inglobato in una cornice di alluminio che ha il compito di conferire una maggiore
resistenza meccanica.

Si stanno esplorando le potenzialità per poter sviluppare progetti geotermici, eolici


e idroelettrici.
Infine, Al St.Luke Hospital di Wolisso, costruito e inaugurato nel 2000 dalla ONG
italiana “Medici con l’Africa Cuamm”, è stato inaugurato nel 2019 un innovativo
impianto ibrido di fotovoltaico a batterie, in grado di garantire una costante
erogazione di energia all’ospedale, anche se purtroppo soggetto a continui e
pericolosi blackout.

Alla fine dell'800, il Regno d'Italia colonizzò alcuni territori del Corno d'Africa, tra
cui l'Eritrea e una parte della Somalia, e tentò un primo tentativo di colonizzazione
dell'Etiopia, che fallì con la sconfitta nella battaglia di Adua del 1896. L'Etiopia fu

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nuovamente invasa nel 1935 dall'esercito di Mussolini che, dopo pochi mesi di
guerra, proclamò l'impero italiano di Etiopia.
Fu una pagina ingloriosa: gli italiani combatterono contro un esercito nettamente
inferiore militarmente, che usava le lance contro i fucili, e utilizzarono anche armi
chimiche (gas asfissianti), il cui uso era stato abbandonato dalla comunità
internazionale dopo la prima guerra mondiale. Al governo italiano si contrappose
una decisa resistenza interna che nel 1941 liberò il paese sotto la guida
dell'imperatore (detto “negus”) Hailé Selassié.
In Italia, tutti i mezzi di comunicazione di massa furono mobilitati e posti al servizio
dell’impresa coloniale del regime. Gli italiani furono sommersi da un’inondazione di
messaggi relativi all’Africa. Per tutta la durata del conflitto, il notiziario radiofonico
andò in onda in sei edizioni giornaliere. Il cinema si concentrò soprattutto sui
cinegiornali, la cui proiezione era obbligatoria in tutte le sale, prima dell’inizio di
qualsiasi spettacolo. L’Istituto Luce produsse circa 140 cinegiornali tra l’ottobre 1935
e il maggio 1936.

Il fascismo cercò il consenso anche sfruttando gli intellettuali di rilievo. Una parte
del mondo della cultura aderì al fascismo attraverso l’ingresso nell’Accademia
d’Italia o entrando a far parte dell’Istituto Treccani, per esempio Pirandello che si
iscrisse al partito fascista dopo il delitto Matteotti, anche se il fascismo non
accettava la libertà di opinione e perseguiva tutti coloro che non si allineano al
pensiero ufficiale.

Pirandello nasce nel 1867 vicino Agrigento (all’epoca Girgenti) e precisamente in una
località chiamata Caos. Su questo Pirandello scherzò spesso, definendosi un “figlio
del caos”. Pirandello cresce in un clima di forte disillusione per le aspettative
disattese del Risorgimento, di cui i genitori erano stati sostenitori, ed influenzerà le
sue opere e la sua visione del mondo. All'età di 12 anni aveva già scritto la sua prima
tragedia “Barbaro”. Effettivamente aveva una mente molto attiva anche
considerando che soffriva di insonnia e abitualmente dormiva solo tre ore per
notte. I suoi tentativi di superare la difficoltà di comunicazione con gli adulti, in
particolare con il padre, devono averlo spronato ad affinare le capacità espressive.
Nel 1887 si iscrive alla Facoltà di Lettere a Roma, ma nel 1889 si trasferisce a Bonn, in
Germania, dove si laurea nel 1891 con una tesi sul dialetto di Agrigento. Nel
frattempo esordisce come poeta con Mal giocondo (1889) e con Pasqua di Gea
(1891), raccolta che dedica a Jenny Schulz-Lander, di cui a Bonn si è innamorato. Nel
1894 sposa con un matrimonio combinato tra le famiglie Maria Antonietta
Portulano, figlia di un ricco socio del padre.

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Nel 1919 sua moglie viene mandata in un manicomio perché diventata pazza e per le
sue continue accuse di tradimento verso il marito. Influenzato da questi
avvenimenti ai quali si aggiungono la prima guerra mondiale, la partenza di uno dei
suoi figli per essa e successivamente la sua cattura, in lui si sviluppa l'idea di una
vita caratterizzata dalla tragicità.

OPERE

La sua fama è legata ad una vasta produzione letteraria e teatrale. Comincia a


scrivere novelle a 17 anni e continua fino alla morte: ne scrive in totale 251
pubblicate in riviste, giornali o in piccole raccolte.
Nel 1893 scrive, su consiglio di Capuana, Marta Ajala e nel 1904 esce Il fu mattia
Pascal (primo romanzo umoristico e la sua opera più famosa). Nel 1909 comincia a
scrivere Uno, nessuno e centomila, ma lo pubblicò solo nel 1926. Nel 1916 pubblica
Si gira… , poi lo ripubblica con il titolo Quaderni di serafino Gubbio operatore. Le
sue opere rappresentano soprattutto la società borghese italiana, combinando il
pensiero relativistico con uno specifico tipo di umorismo indagando il conflitto tra
l'essenza e l'apparenza. Le opere di Pirandello riflettono il verismo di Capuana e
Verga nel narrare di persone di modeste condizioni ma dalle cui vicissitudini
vengono tratte conclusioni di significato umano generale. Tutte le opere teatrali di
Pirandello (43) sono state raccolte in un volume unico intitolato Maschere nude. Un
titolo scelto dall’autore per indicare la volontà di togliere la maschera ai personaggi
e rappresentare la nuda verità.

PENSIERO

L’uomo, secondo Pirandello, nel corso della sua vita veste delle maschere che sono
sempre diverse in base alla circostanza che ha davanti. Sono delle maschere che noi
indossiamo ogni volta in modo volontario per necessità, per conformismo, perché ci
conviene in quel momento comportarci in quel modo. Altrimenti possono essere
maschere che ci vengono imposte dalla società stessa imprigionandoci in dei ruoli
ben definiti e che ci fanno passare tutta la nostra vita a recitare. Quindi non viviamo
mai come realmente vogliamo, siamo tutti bloccati in delle parti da recitare perché
ci comportiamo in modo sempre diverso in base a chi abbiamo davanti o a quello
che dobbiamo fare, non siamo mai gli stessi. Tutto questo discorso teorico si può
racchiudere nel titolo del suo ultimo romanzo “Uno, nessuno e centomila”
spiegandoci che noi ci percepiamo come uno, cioè pensiamo di essere una persona
sola eppure in base alle circostanze siamo sempre delle persone diverse, e non solo
ogni altra persona che viene in contatto con noi che ci vede e che ci giudica, crea

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una sua immagine di noi. Quindi l’uno si disintegra in tutte le diverse maschere
sociali che rivestiamo e quindi siamo centomila e nessuna è più vera dell’altra. Alla
fine l’uomo si scopre nessuno perchè non si riconosce in nessuna di queste
maschere.

“Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero.”


Oscar Wilde

Oscar Wilde was born and grew up in Dublin. After graduating in classical studies at
Trinity College, he won a scholarship to Oxford, where he met Pater and Ruskin,
who introduced him to their aesthetic theories.
He settled in London where he became a popular dandy. He married Constance
Lloyd in 1884 with whom he had two children. He hid all his life behind the mask of
the esthete hiding that he was homosexual. In 1890 Wilde published The Picture of
Dorian Gray and in 1891 Wilde wrote his first play Lady Windermere's Fan. He had
success, but Wilde spent less and less time with his family.
Then, he met and fell in love with Lord Alfred Douglas. They started an homosexual
affair and Lord Alfred’s father wanted Wilde to be tried for homosexuality. In 1893
he was imprisoned for immorality and homosexuality. Upon his release in 1897, he
wrote The Ballad of Reading Gaol, revealing his concern for inhumane prison
conditions. He spent the rest of his life staying with friends and living in cheap
hotels. He died of cerebral meningitis on November 30, 1900 in a cheap Paris hotel.

Wilde was the first great writer to support the aesthetic current, a philosophy that
was based on three main points:
- The artist is a creator of extraordinary and unique works and his creations
are outside any political or religious context.
- Life imitates the work of art.
- Your life, being unique and unrepeatable, should not be wasted with
unnecessary occupations

From the union of these three fundamental points the figure of the esthete is born,
an individual interested only in the cult of his own person, who surrounds himself
with beautiful and unique objects, who has a capable charm to bend any person.
Even Wilde tried to follow the aesthetic philosophy in his life, he always tried to
disorient the people around him by assuming attitudes that were sometimes
contradictory to each other. All this was certainly an attitude of protest against the
society, founded on appearance and not on substance. A society where the artist, to

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be considered, had to give the public what the public wanted and no longer what he
felt like giving, a superficial and materialistic society.

THE PORTRAIT OF DORIAN GRAY

The novel can be defined psychologically disturbing for the human psyche, and
great for the issues related to fantasy literature. Wilde sees the novel as artistic
fiction and chooses instead of weaving traditional, continuous and obsessive
attention to the psychology of the individual. It focuses on one character and tries
to learn their secrets. The author develops a fantastic story putting the ideas of
aestheticism and bringing them to the extreme.

The protagonist is Dorian Gray, a young man whose beauty fascinates a painter
Basil Hallward, who decides to portray him. Once the picture is finished, Dorian
expresses a wish of eternal youth, the portrait would absorb all the signs of age
while he remains forever in his youthful perfection. The wish comes true: over the
years the portrait grows old and ugly while Dorian’s appearance remains
unchanged. Dorian lives only for pleasure, making use of everybody and letting
people die because of his insensitivity. When Dorian, totally corrupt and evil, sees
the corrupted images of the portrait, decides to destroy the portrait and begin a
new life. But doing it he kills himself. The portrait is magically restored to its
original image of Dorian’s youthful perfection while the real Dorian’s features in
death become a hideous, disgusting old man.

The novel has a happy ending: the tragic conclusion establishes the failure of the
cult of beauty.

Secondo Pirandello noi queste maschere non le possiamo rompere, allo stesso
tempo però sostiene che il vero “sé” può emergere solo attraverso l’arte, facendoci
rendere conto della complessità di noi stessi, esprimendo quell’io frammentato, che
non può darci una soluzione ma raccontare solo quello che siamo in quel momento.

Il surrealismo si basa infatti sull’esaltazione dell’inconscio e del subconscio


nell’ambito del processo creativo, perché senza le restrizioni della ragione l’uomo è
libero di esprimere la parte più autentica di sé stesso. Il surrealismo è un
movimento artistico-letterario che nasce ufficialmente in Francia nel 1924, e si
sviluppa nell’intervallo tra le due guerre mondiali. Oltre alle arti figurative, il
surrealismo coinvolge anche il cinema e la poesia. Padre del surrealismo e teorico
del movimento è il poeta André Breton che pubblica a Parigi il “Manifesto del
surrealismo”. Magritte è uno dei principali esponenti. Il surrealismo dunque intende

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dare voce all'io interiore che è sconnesso dai meccanismi inibitori della razionalità
che reprimono gli istinti primari . Per conquistare questa libertà bisogna farsi
guidare dall'inconscio come avviene nei sogni quando le immagini si alternano
senza apparenti legami svelando i pensieri e le pulsioni spesso sconosciute a noi
stessi come espresso dalla psicanalisi Freudiana.

MAGRITTE

René Francois Magritte nasce a Lessines, in Belgio, il 21 novembre 1898, in una


famiglia agiata: suo padre è un mercante e la famiglia si trasferisce spesso. Nel 1912,
sua madre Adeline si suicida gettandosi nel fiume Sambre a Chatelet e viene
ritrovata annegata, con la testa avvolta dalla camicia da notte. Magritte non aveva
neanche 14 anni e questo particolare rimane impresso nella sua mente e riappare in
alcuni suoi dipinti, come "L'histoire centrale" e "Les amants". Magritte partecipò alla
nascita del gruppo surrealista di Bruxelles, insieme ad altre figure di spicco come
Paul Nougé, André Souris, Louis Scutenaire e Irène Hamoir. Nel 1927 si trasferì a
Perreux-sur-Marne in Francia, dove conobbe André Breton, Paul Eluard, Max Ernst
e Salvador Dalì, e prese parte con loro ad attività artistiche e intellettuali fino al
1930, da quel momento in poi, il suo obiettivo primario sarà quello di dar spazio al
mondo dell’inconscio, dell’irrazionale e dell’istinto. Muore in Belgio, a Schaerbeek,
nel 1967, a causa di un grave tumore al pancreas.

STILE

I dipinti a olio da lui realizzati tra il 1918 e il 1924 furono influenzati dal futurismo e
dalle declinazioni del movimento cubista. Successivamente sviluppa le sue nozioni
dell'assurdo e la condizione di alienazione a cui era costretto l’uomo
contemporaneo. Dunque l’artista rappresenta l’ambiguità di una situazione che
oscilla tra realtà e sogno e allo stesso modo afferma che la percezione umana è in
bilico tra rappresentazione e realtà. Magritte al linguaggio raffinato e iperrealista
del dipinto, affianca uno stile molto semplice con un disegno elementare, con una
gamma di colori limitata e un’illuminazione diffusa, in modo da concentrare
l’attenzione sul significato del dipinto. Magritte preferisce le cose banali di tutti i
giorni, i suoi personaggi sono convenzionalmente borghesi e la sua pittura precisa e
veristica gli permette di creare una realtà più reale del reale, surreale. Nonostante
la rappresentazione di soggetti apparentemente realistici, la grandezza di Magritte
si trova nella trasformazione del quotidiano in illusione e in sogno scovando
significati insoliti che vanno oltre ad una comprensione razionale delle cose. Di

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conseguenza si spingono al di là della ragione e sono interpretate in una chiave
umoristica. Lo scopo dei suoi enigmatici quadri è di creare nell'osservatore un
"cortocircuito" visivo.

Dopodiché egli continuò la sua esplorazione sulle relazioni tra oggetti e ambiente.
Alla fine degli anni ‘20, Magritte esplorò il campo della scultura producendo una
serie di calchi e gessi delle maschere funerarie di Napoleone e della Venere di Milo.
Il tipo di pittura di Magritte rimase quasi identica fino al 1940.
Dal 1943 al 1947, il periodo “Renoir” è caratterizzato dalla ricerca del piacere di
dipingere. A questo periodo seguì, tra la fine del 1947 e l’inizio del 1948, il periodo
“vache”, esplosivo ed erotico, illustrazione del potere sovversivo della tecnica
pittorica.
Per molto tempo molti dipinti sono stati esposti a Parigi al Centre Pompidou.

Le Centre Pompidou est un centre culturel moderne qui a la forme d'un


parallélépipède en acier et verre. Il a été conçu par les architectes Renzo Piano et
Richard Rogers. Il est connu comme “Beaubourg”. Le Beaubourg se trouve dans le
quatrième arrondissement, à droite de la Seine. Le bâtiment se situe au cœur de
Paris, entre le quartier du Marais, l’île de la Cité et le quartier des Halles.
Le Centre est né de la volonté de Georges Pompidou, président de la République
française de 1969 à 1974, qui a voulu créer au cœur de Paris une institution
culturelle au nom de la pluridisciplinarité, entièrement dédiée à l'art moderne. Là se
trouvent une vaste bibliothèque publique, un musée du design, des activités
musicales, cinématographiques et audiovisuelles.  
Les tuyaux colorés de l'électricité, de l'eau, de l'air et les escaliers mécaniques sont
tous exposés sur la façade du musée Pompidou qui prend l'apparence d'un chantier
à ciel ouvert. Du dernier étage, on peut admirer une vue splendide sur Paris d'où on
peut voir la Tour Eiffel et le quartier de Montmartre.
Le Centre Pompidou organise chaque année une vingtaine d'expositions et il a un
riche programme de spectacles, musique, danse, théâtre, performance, cinéma
pour explorer les intéractions entre ces différentes disciplines et les arts plastiques.
Entre 2016 et 2017 on a été exposés la collection trahison des images de René
Magritte.
La collection rassemble une centaine d'œuvres célèbres, de documents et de
dessins inédits qui se divisent en cinq sections à explorer: le feu, l'ombre, les mots,
les rideaux et le corps divisé. Le Centre Pompidou vous invite à assister à des cycles
de conférences, de rencontres, de débats.

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Fra i numerosi dipinti di Magritte oltre a quelli esposti alla mostra al Centre
Georges Pompidou vi sono: IL TELESCOPIO, IL TEMPO TRAFITTO e LA
GOLCONDA.

Il telescopio

Il Telescopio è un dipinto ad olio su tela del 1963 di


René Magritte esposto alla Menil Collection di
Houston. Nella calma banalità di una finestra
trasparente, il pittore devia l’osservatore spiazzandolo
verso l’instabilità e l’inquietudine del fondo nero. Il
paesaggio marino frontale nell’anta di sinistra è ciò
che crediamo di vedere oltre la finestra dipinta, ma
l’anta semi aperta a destra ci mostra l’illusione rispetto
a quello che abbiamo appena visto accanto. La
mancanza di continuità spaziale tra il paesaggio che
traspare dai vetri e il nero dell’apertura mette ancora
in discussione le nostre aspettative percettive,
impedendo a chi osserva di chiudere in una unica
sintesi spaziale la situazione pittorica.

Il tempo trafitto

Il tempo trafitto del 1938 è un dipinto olio su tela che


raffigura un ambiente domestico in cui è presente un
camino sormontato da un grande specchio e sulla cui
mensola è appoggiato un orologio. Nell’opera Il tempo
trafitto, Magritte suggerisce una riflessione sul
mutare della condizione umana, presentandolo dal
punto di vista della dimensione onirica. Magritte si
serve di strumenti moderni come la locomotiva o
l’orologio per porre l’accento sulla velocità della
modernità che viaggia su un binario opposto alla
velocità della nostra anima. Fa parte della collezione
permanente dell'Art Institute of Chicago. E’
conservato nella Menil Collection di Houston.

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Golconda
Golconda (1953) è un dipinto ad olio e
conservato nella Menil Collection di
Houston. Il nome dell'opera, suggeritagli
da Louis Scutenaire, fa riferimento
all'omonima città indiana Golconda. Il
dipinto raffigura una scena di uomini quasi
identici vestiti con soprabiti scuri e
cappelli a bombetta, che sembrano essere
gocce di forte pioggia e comunicano una
sensazione di incanto straziante. Da un
lato la ripetizione della stessa figura in
posizioni diverse sembra voler esprimere l'omologazione dell'essere umano nella
società moderna, ridotto ad un solo meccanismo di un più complesso ingranaggio
economico. Man mano che la visuale si allontana, gli uomini più distanti appaiono
meno definiti e sospesi nell'aria. Magritte gioca con elementi semplici accostati in
modo bizzarro, ottenendo un effetto suggestivo, sfruttando il senso della vista.

Il nostro sistema nervoso tiene in contatto il nostro organismo con il mondo


esterno rispondendo agli stimoli attraverso i recettori sensoriali.

I recettori sensoriali sono costituiti da cellule specializzate del sistema nervoso o


dalle loro terminazioni. Sono sensibili a diversi tipi di stimoli provenienti
dall'esterno o dall'interno del corpo e li inviano al sistema nervoso centrale.

Ciascun recettore è specializzato a ricevere un certo tipo di segnale. Quando un


recettore è stimolato, invia impulsi elettrici al cervello attraverso i nervi. Nel
cervello questi stimoli sono elaborati, e riproducono alla fine la sensazione. I
recettori che provocano le sensazioni del dolore, del caldo, e del freddo sono
presenti in tutti i tessuti e gli organi del corpo. Altri recettori specializzati, come
quelli sensibili alla luce o alle sostanze chimiche sono invece localizzati negli organi
di senso, concentrati nella testa. Gli organi di senso sono: la vista, il gusto, l’olfatto,
il tatto, l’udito.

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Il senso della vista ci permette di ricevere gli stimoli luminosi che arrivano
dall'esterno e di inviargli al cervello, che costruisce l'immagine del mondo che ci
circonda, questa funzione è svolta dagli occhi.

Il senso del gusto ci permette di riconoscere i sapori. Il recettori del gusto sono
localizzati soprattutto sulla mucosa della lingua, alcune cellule si trovano anche nel
palato e in alcune zone della laringe e della faringe.

Il senso dell'olfatto ci permette di riconoscere gli odori. I recettori degli odori sono
localizzati nella parte superiore della cavità nasali, dove è presente la mucosa
olfattiva, e sono recettori di stimoli di natura chimica.

Il tatto, o sensibilità cutanea, e affidato diversi tipi di recettori che si trovano nella
pelle e rispondono alla pressione, alla temperatura e al dolore. I recettori che
raccolgono questi stimoli sono meccanorecettori, termocettori e nocicettori,
possono essere terminazioni nervose libere o corpuscoli organizzati in strutture
particolari. Quando questi recettori cutanei sono stimolati, inviano le informazioni
al sistema nervoso centrale.

Il senso dell’udito è dato dall'orecchio, l'organo che riconosce gli stimoli sonori.
L'orecchio ci consente anche di avvertire la posizione che il nostro corpo occupa
nello spazio, e dunque di mantenere l'equilibrio quando siamo fermi e quando ci
spostiamo. L'organo dell'equilibrio situato nei canali semicircolari è formato dalle
cellule sensoriali e dagli otoliti.
L'orecchio è formato da tre parti, l'orecchio esterno, l'orecchio medio e l'orecchio
interno:

- L'orecchio esterno è formato dal padiglione auricolare e dal condotto uditivo


esterno chiuso in fondo da una membrana elastica, il timpano;

- La faccia interna del timpano segna l'inizio dell'orecchio medio, una piccola
cavità ben protetta nella scatola cranica. Nell'orecchio medio si trovano gli
ossicini più piccoli del corpo umano, il martello, l'incudine e la staffa. Il
martello è appoggiato all’incudine mentre la staffa è a contatto con la finestra
ovale, la membrana che chiude l'ingresso all'orecchio interno;

- L’orecchio interno è formato da una serie di canali e cavità scavate nella


scatola cranica; la coclea, dove si trova l'organo dell'udito, e i canali
semicircolari che costituiscono l'organo dell'equilibrio. Sia la coclea che i

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canali sono pieni di un liquido denso, l'endolinfa. Nell’orecchio interno sono
contenute le cellule sensoriali.

Tra i principali problemi dell’udito vi sono la sordità e la riduzione dell’udito.


Possono essere problemi presenti fin dalla nascita, a causa di malformazioni di
alcune parti dell’orecchio o del nervo acustico. In altri casi, possono essere il
risultato di malattie infettive o di lesioni. La perdita di udito può verificarsi
gradualmente, e inizia con la difficoltà nel sentire o comprendere ciò che altre
persone dicono quando si è in un luogo rumoroso. Se c'è un'infezione, possono
anche comparire altri sintomi come il dolore alle orecchie.
Circa la metà dei casi di perdita dell’udito potrebbero essere evitati attraverso la
prevenzione. Molte persone sorde utilizzano la lingua dei segni, un linguaggio che
ricorre a segni delle mani, espressioni del viso e movimenti per formare parole e
frasi. Questa è, infatti, una disabilità molto grave in quanto colpisce la dimensione
relazionale e comunicativa dell’individuo, il suo essere in società.

La più nota malattia di Beethoven è la sordità, la cui origine è controversa. Dal


punto di vista psicologico fu devastante per il compositore che, nel testamento di
Heiligenstadt, raccontò la sua frustrazione, la sua infelicità e la sua paranoia.

“da sei anni mi ha colpito un grave malanno peggiorato per colpa di medici
incompetenti [...] sono stato presto obbligato ad appartarmi, a trascorrere la mia
vita in solitudine. [...] Come potevo, ahimè, confessare la debolezza di un senso, che
in me dovrebbe essere più raffinato che negli altri uomini e che in me un tempo
raggiungeva un grado di perfezione massima [...]. Con gioia vado incontro alla
Morte - se essa venisse prima che io abbia avuta la possibilità di sviluppare tutte le
mie qualità artistiche, allora, malgrado la durezza del mio destino, giungerebbe
troppo presto [...]. Addio, non dimenticatemi del tutto. (18)”

Nonostante un tono leggermente eccessivo e teatrale, il testamento offre un quadro


sintetico della condizione di Beethoven e della direzione che la sua vita avrebbe
preso. La sua sensibilità e il suo orgoglio lo avrebbero isolato dalla società; l'arte e la
creatività sarebbero diventate sempre più lo scopo della sua vita.

L'immagine popolare di Beethoven è quella di un misantropo dal carattere collerico,


che evitava la compagnia degli altri uomini e metteva tutte le questioni personali in
secondo piano rispetto alla creazione della sua musica. Molte delle difficoltà nei
comportamenti sociali di Beethoven nascevano da due fattori: un'infanzia
svantaggiata e la malattia cronica. A 28 anni aveva già subito una grave perdita di

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udito, che incideva sull'opinione che aveva di sé e sul suo futuro professionale e
artistico. Il padre di Ludwig, Johann, era un uomo brutale e dedito all'alcool che
portò la famiglia sull'orlo della bancarotta, rendendo l'infanzia di Ludwig un periodo
piuttosto buio: non era raro ad esempio che il padre irrompesse nel cuore della
notte per costringere il giovane a dar prova delle sue abilità musicali davanti gli altri
suoi amici beoni. Nonostante le difficoltà, Ludwig riuscì comunque a coltivare il
proprio talento, in particolare sotto la guida dell'organista di corte Christian
Gottlob Neefe, il suo primo grande maestro che gli insegnò i rudimenti della
composizione e della direzione d'orchestra.
Nel 1792 si trasferisce a Vienna e compie studi musicali con Haydn , con il quale
instaurò una relazione di stima reciproca che però non sfociò mai in vera amicizia.
Negli anni seguenti compone numerose opere e si esibisce in concerti a Praga,
Dresda, Lipsia, Berlino e Budapest.

Sempre facendo riferimento all’alcolismo del padre, dai registri della spesa risulta
che egli consumava da uno a tre litri di vino al dì, al quale era aggiunto secondo una
pratica diffusa ma illegale del piombo per migliorarne l’aroma ed il gusto. Attorno al
1822 l’abitudine all’alcool divenne marcata e contemporaneamente si manifestò un
comportamento bizzarro, con scatti d’ira e trascuratezza della persona, mentre il
rapporto con i medici curanti si deteriorava. Talvolta girava per la città imprecando
contro i nobili, mal vestito e deriso in strada; una volta venne arrestato da un
commissario di polizia per comportamento disturbante. Inoltre, Beethoven soffriva
di asma. Ci sono frequenti riferimenti a un'infezione respiratoria che lo afflisse per
tutta la sua vita e molte allusioni al suo “torace debole".
Nel 1816, a soli 46 anni, per Beethoven incominciano i primi malanni che lo
trasformeranno in pochi anni in un malato cronico, ma che non rallentano la sua
creatività. Muore il 29 marzo 1827.

OPERE

Beethoven compose 9 sinfonie, numerosi concerti per strumento solista e


orchestra, trii e quartetti. L’Eroica, la Sinfonia 3 di Beethoven, è una delle pietre
miliari principali nello sviluppo del sinfonismo di Beethoven.
Si può dire che con la Sinfonia 3 di Beethoven la musica, come accadeva appena
qualche decennio prima, smette di avere una funzione solo celebrativa, di
accompagnamento a feste, divertimenti, cerimonie, spettacoli pubblici.
Diventa messaggio spirituale, manifesto politico, mezzo espressivo per cambiare il
destino dell’uomo, strumento per esporre e condividere i propri sentimenti.

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Nel primo movimento vengono cantate le gesta dell’eroe tramite un ritmo molto
simile a una fanfara. Il secondo movimento, infatti, è una marcia funebre in onore
dell’eroe. Il terzo movimento è un normalissimo scherzo inserito con un ritmo e una
vivacità senza precedenti. La Terza sinfonia per questo viene definita una tra le
sinfonie di Beethoven più emotive. La vivacità di questo movimento è data dallo
staccato e dall’alternanza continua di piano e fortissimo. Le gesta dell’eroe vengono
celebrate e il suo ricordo viene portato letteralmente in trionfo.
La sinfonia si chiude con il quarto movimento, un Allegro molto, che sprigiona una
carica di speranza e di gioia che chiude il brano, dando l’impressione di una grande
fiducia nelle sorti del mondo.

Link presentazione:
https://view.genial.ly/601ac6802c49930d3852cd57/presentation-untitled-genially

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