Le Avanguardie storiche
Derivato dal linguaggio militare – in cui indica il reparto che precede a scopo di sicurezza un corpo di truppe in marcia per
proteggerle da improvvisi attacchi nemici- il termine "avanguardia" passò gradualmente in Francia (avant-garde) nella
seconda metà del XIX secolo a identificare dapprima movimenti politici, poi orientamenti culturali di tendenza
progressista o comunque innovatrice nei confronti della tradizione e della cultura ufficiali.
Nell'ambito delle arti figurative, i movimenti d'avanguardia si impongono come "avanzati" nei confronti della situazione
culturale in atto, provocando una decisa frattura con la tradizione, il conservatorismo, l' accademismo e l' arte borghese. Più
precisamente, Espressionismo, Cubismo, Futurismo, Astrattismo, Dadaismo e Surrealismo sono definite “avanguardie
storiche” per distinguerle dalle “neoavanguardie”, affermatesi nel secondo dopoguerra.
I movimenti di avanguardia del primo Novecento abbracciano ogni tipo di espressione artistica e agiscono per così dire a
livello sociale, non sfuggendo a implicazioni d’ordine politico. L’esigenza di eversività, di sovversione nei confronti di
strutture ritenute logore, di "distruzione" come base logica di ogni rinnovamento, conduce a gesti spesso clamorosi. Per la
prima volta, l’artista rifiuta il suo pubblico: cessa di adularlo, di servirlo, come più o meno aveva fatto in passato, e lo insulta,
lo pone di fronte a oggetti incomprensibili, opere illeggibili, prodotti di una irrefrenabile soggettività, in cui domina l' esigenza
individuale ad esprimersi, riflettendo al contempo la crisi che attraversa l'Europa.
L’avanguardia trova sviluppi praticamente in tutto il continente, anche se Parigi funge più che mai da perno intorno a cui
ruotano tutte le varie esperienze.
Le Avanguardie storiche
Le avanguardie si differenziano dai movimenti tardo
ottocenteschi che, per quanto polemici nei confronti dell'arte
ufficiale, si limitavano a essere momentanee aggregazioni di
artisti con gusti e intenti affini: esse elaborano, al contrario,
poetiche espresse attraverso manifesti programmatici ed
anticipano tendenze che poi diventano comuni, spaziando
anche in aree quali la filosofia, la politica, la stampa, il teatro.
Tutti i movimenti che ne fanno parte- Espressionismo,
Cubismo, Astrattismo, Futurismo, Dadaismo, Surrealismo-
“L'arte moderna non è nata evidenziano un atteggiamento critico o conflittuale con la
per via evolutiva dall'arte realtà circostante e un certo spirito contestatore più o meno
dell'Ottocento; al contrario è nata consapevole e orientato in senso politico: dalla generica
da una rottura dei valori rivolta individuale, per esempio, tratto distintivo del primo
ottocenteschi. Ma non si è Espressionismo tedesco, alla sistematica agitazione delle
trattato di una semplice rottura folle, provocata dai futuristi nelle loro numerose azioni
pubbliche durante gli "anni eroici" del gruppo.
estetica. Cercare una spiegazione
delle avanguardie artistiche
europee indagando solo sui
mutamenti di gusto è un'impresa
che non può avere fortuna”
(Mario De Micheli)
Le Avanguardie storiche
Possiamo usare il termine “crisi”, a proposito della società e della cultura europee che si affacciano al Novecento, per segnalare un
insieme di fenomeni accomunati dalla messa in discussione di alcuni fondamentali presupposti della civiltà ottocentesca. In primo
luogo, la Grande Depressione degli anni 1870-90 (crisi di sovrapproduzione e dei prezzi agricoli) smentisce il modello ideale di un
capitalismo libero e concorrenziale capace di autoregolarsi attraverso il mercato; si apre così la fase del capitalismo monopolistico,
caratterizzato da una forte integrazione fra economia e politica, fra industria e Stato. Inoltre, lo sviluppo del movimento operaio e
socialista fa emergere il conflitto di classe come dato strutturale della società borghese, smentendo l'ipotesi di uno sviluppo sociale
lineare e armonico come inevitabile conseguenza della crescita delle forze produttive. Di questa diffusa situazione di crisi, la prima
guerra mondiale rappresenta l'esito estremo e al contempo un potente acceleratore. Ma la crisi viene anche rafforzata dalle ideologie
politiche diffuse a inizio Novecento, nelle quali emergono programmi e pratiche ispirati al conflitto e alla violenza. Il terreno
privilegiato di questi comportamenti sono i movimenti nazionalistici, caratterizzati dal culto della nazione come entità morale
superiore a qualsiasi altro valore, il rifiuto della ragione e l'esaltazione del sentimento e della tradizione, la teorizzazione della
competizione fra le nazioni e il diritto di conquista, l'esaltazione della guerra come necessità e valore, tutti elementi che denotano
l'erosione degli ideali cosmopolitici e progressisti elaborati dal pensiero liberaldemocratico a partire dall'Illuminismo.
Per quanto riguarda il dibattito intellettuale e filosofico, viene meno l'identificazione fra scienza, verità e progresso, che
sorreggeva il modello positivista ottocentesco. La scoperta delle geometrie non euclidee, la teoria della relatività di Einstein, il
principio di indeterminazione di Heisenberg conducono a rivedere o ad abbandonare teorie generali accettate da secoli, scardinando
l'ideale positivistico di scienza capace di pervenire alla descrizione vera del mondo. Henri Bergson, ad esempio, contrappone al
concetto positivista di evoluzione, inteso in senso materialista, quello di evoluzione creatrice, che si manifesta attraverso lo slancio
vitale, essenza della vita e della realtà: alla materia che si viene progressivamente depotenziando, anche secondo quanto afferma il
secondo principio della termodinamica, egli contrappone la vita come azione che continuamente si crea e si arricchisce.
Parallelamente, il filosofo francese formula un nuovo concetto di tempo: il fluire continuo di immagini, ricordi, istinti, formano la
coscienza, che lui chiama durata reale (tempo della coscienza).
Il tempo non esiste di per sé, ma come tempo della coscienza, e lo spazio non è che il tempo spazializzato, cioè un insieme di istanti
vicini. Tempo e spazio non sono altro che l’essere della coscienza, e pertanto assolutamente soggettivi.
Le Avanguardie storiche
Nel 1900, a Weimar, muore Freidrich Nietzsche, mentre a Vienna Freud pubblica l'Interpretazione dei Sogni. Con Nietzsche
scompare il pensatore che aveva fornito la lettura più radicale della crisi della civiltà ottocentesca; con l'Interpretazione dei
sogni si inaugura non solo un filone di ricerca, ma una nuova prospettiva interpretativa, feconda in campo epistemologico,
antropologico e sociale. Il filosofo contemporaneo Paul Ricoeur ha definito Marx, Nietzsche e Freud come i tre 'maestri del
sospetto': essi avrebbero infatti indicato nella falsa coscienza il terreno di un' indagine volta a demistificare miti, credenze,
autoillusioni e autoinganni della ragione, mostrandone l'origine e le modalità di costruzione.
“Se risaliamo alla loro intenzione comune, troviamo in essa la decisione di considerare innanzitutto la coscienza nel suo
insieme come coscienza “falsa”. Con ciò essi riprendono, ognuno in un diverso registro, il problema del dubbio cartesiano, ma
lo portano nel cuore stesso della fortezza cartesiana. Il filosofo educato alla scuola di Cartesio sa che le cose sono dubbie, che
non sono come appaiono; ma non dubita che la coscienza non sia così come appare a se stessa; in essa, senso e coscienza del
senso coincidono; di questo, dopo Marx, Nietzsche e Freud, noi dubitiamo. Dopo il dubbio sulla cosa, è la volta per noi del
dubbio sulla coscienza.
Ma questi tre maestri del sospetto non sono altrettanti maestri di scetticismo; indubbiamente sono tre grandi “distruttori”; e
tuttavia anche questo fatto non deve ingannarci; la distruzione, afferma Heidegger in 'Essere e tempo', è un momento di ogni
nuova fondazione, compresa la distruzione della religione, nella misura in cui essa è, secondo Nietzsche, un “platonismo per il
popolo”. È oltre la “distruzione” che si pone il problema di sapere ciò che ancora significano pensiero, ragione e persino
fede”.
(Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. II, pagg. 458-459)
Le Avanguardie storiche
Se dunque alcuni pensatori traevano dalla profondità della crisi addirittura motivi per dubitare della sopravvivenza della
civiltà occidentale (e altri vagheggiavano impossibili ritorni al passato), molti saldarono, invece, la denuncia del disagio
con la ricerca di nuove vie e nuove dimensioni. In molti casi, la crisi coincise con vere e proprie rivoluzioni di
pensiero, di grande profondità e ricchezza. È il caso della letteratura e delle arti figurative, in cui si assistette al
dissolversi delle antiche forme e la proposta di nuove soluzioni espressive; della psicoanalisi, che elaborò un approccio
totalmente nuovo alla personalità e ai problemi dell'uomo; della politica e dell'economia, costrette a confrontarsi con
nuovi modi di organizzare la vita sociale; del pensiero scientifico, le cui continue innovazioni inauguravano un
approccio più critico e problematico al sapere e ai rapporti fra scienza e società. Possiamo quindi affermare che se da un
lato la crisi ebbe risvolti drammatici, dall'altro si costituirono al suo interno le dimensioni fondamentali della
contemporaneità, e perciò del nostro presente.
L'Espressionismo
È proprio contro le illusioni positiviste e il carattere troppo rassicurante e “disimpegnato”
assunto dai dipinti degli impressionisti che sorgerà quel desiderio di intensificazione del
valore emotivo dell'espressione artistica che darà luogo al movimento espressionista.
Il termine Espressionismo comincia a circolare nel 1905 per indicare una tendenza
pittorica contrapposta all'Impressionismo, come risulta chiaro dalla differenza etimologica
tra ex-primere ed im-primere (proiettare la propria interiorità sulla realtà esterna e non più
acquisirla dentro di sé, contrapponendo al movimento dall'esterno verso l'interno quello
dall'interno verso l'esterno).
Perciò il termine “espressionismo” è entrato ormai nell’uso comune della critica d’arte in
Emil Nolde, Natura morta con maschere III, 1911
relazione a quelle opere che intendono “esprimere” fortemente il sentimento individuale
dell’artista piuttosto che rappresentare oggettivamente la realtà; in tal senso esse
deformano consapevolmente quest’ultima affinché risulti evidente che ciò che noi vediamo
sulla tela non è la riproduzione di un oggetto così come appare, ma come lo «sente»
l’autore che proietta in esso la propria vita interiore. “Espressionismo”, insomma, è
qualcosa di diverso da “espressione”. Se è vero che ogni artista “esprime” i propri
sentimenti, è solo l’espressionista che costringe lo spettatore a vivere questi sentimenti
con immediatezza, lo coinvolge e lo emoziona, provocando in lui reazioni psicologiche
violente. Storicamente il termine “espressionismo” trova la sua applicazione esatta per
quegli artisti che, a partire dagli inizi del Novecento, sostengono l'assoluta priorità
dell’espressione del sentimento individuale sull’imitazione della natura.
L’Epressionismo si oppone perciò a ogni forma di naturalismo. Anzi, il nome stesso è
polemico perfino nei confronti dell’Impressionismo, visto come ricezione otticamente
corretta del dato sensibile; critica, questa, parzialmente infondata, perché l'impressione
presenta sempre una certa componente soggettiva.
Edvard Munch
EDVARD MUNCH
Precursori dell’Espressionismo sono stati Paul Gauguin,
Vincent Van Gogh, James Ensor e soprattutto Edvard
Munch.
Il dramma è visivamente espresso dalla prospettiva del parapetto, tesa e obliqua; dagli urti cromatici;
dall’ondeggiare delle linee curve che, partendo dalla forma della testa e dalla posizione delle mani e delle
braccia dell’uomo, si propagano intorno, come ondate, estendendosi all’acqua, alla terra, al cielo, con
andamenti eccentrici, in contrapposizioni di concavità e convessità, quasi in un’amplificazione sonora
dell’urlo, così che questo, superando la dimensione del singolo individuo, diventa grido universale.
Di questo soggetto esistono altre versioni realizzate da Munch anche in litografia, una tecnica che il pittore
usa per le molteplici possibilità espressive che offre .
Edvard Munch
Pubertà, realizzato nel 1894, rappresenta
un’adolescente nuda seduta sul letto in una stanza
vuota. È una composizione essenziale, ma pervasa
da un forte senso di inquietudine, come il
presentimento di una tragedia imminente.
La figura delicata e fragile della ragazzina è infatti
sovrastata da una minacciosa ombra nera che,
proiettata da lei stessa, si espande sulla parete alle
sue spalle.
L’espressione assorta, la posa protettiva, il nudo,
rinviano a una metafora erotica della paura di
questa bambina del suo destino di donna che
incombe su di lei come l'ombra che la sovrasta.
Pubertà
Olio su tela, 151 x 110 cm
Edvard Munch - 1893 circa
Oslo, Nasjonalgalleriet
I Fauves
dall’accostamento con le
tinte più sature della veste,
dello sfondo e dei capelli.
In Donna col cappello, dello
stesso anno, non è presente
neanche il rosa del volto. Ritratto con la riga verde
( Madame Matisse )
Olio su tela
40,5X32,5cm
Statens Museum of Kunst
Copenaghen
Henri Matisse
Quando nel 1907 la corrente Fauve si disgrega, Matisse continua il
suo percorso di sintesi dell’immagine e di espressione di gioia e
bellezza, alla ricerca dell'assoluto formale. Una delle opere più
significative è La danza in cui, tramite il colore e la composizione,
Matisse esprime al meglio il bergsoniano concetto di slancio vitale:
il prorompere inarrestabile della vita, il suo rinnovamento continuo.
L'energia è raccolta da una figura, rilasciata e consegnata all'altra
attraverso le mani, con un moto elastico e circolare che le fa apparire
realmente danzanti.
Il nudo è uno dei temi preferiti dalla Brücke perché, come Marcella, olio su tela 1909 - 1910
scrive Kirchner, il suo studio è il fondamento dell’arte: il 75 cm × 59 cm
Moderna Museet, Stoccolma
nudo mostra l’essere quale è e ne rivela, senza i camuffamenti
del vestito, l’interiorità.
Ernst Ludwig Kirchner
Liebespaar, matita e
pastelli su carta
1914-1915, 47,4 × 30,5
cm. Sammlung Leopold,
Vienna.