Sei sulla pagina 1di 7

Metabolismo dei polisaccaridi anabolismo ( lezione 25 )

Slide 1:
La degradazione del glicogeno di riserva avviene ad opera di un altro meccanismo, è
catalizzato dal glicogeno fosfolilasi che sfrutta i fosfati per interrompere il
legame glifosidico , in particolare il fosfato in organico. Là glicogeno
fosforilasi utilizza un fosfato per portare al distacco di un glucosio
dall’estremità non riducente del glicogeno che mostrerà appunto un gruppo fosfato
sull’estremità non riducente.

Slide 2: la reazione dell’enzima deramificante


Abbiamo visto come l’azione di due enzimi, là glicogeno fosforilasi e il
cosiddetto enzima deramificante permette la degradazione completa del glicogeno.

A destra vedete la figura in cui sono rappresentate una molecola di glicogeno, in


cui i glucosi sono rappresentati con degli esagoni. Gli esagoni arancioni e rossi,
hanno un significato particolare. Là glicogeno fosforilasi agisce da tutte le
estremità riducenti che trova disponibili, quindi in questo caso i due filamenti
che sono collegati tra di loro da un legame alfa(1-6) vengono degradate dalla
glicogeno fosforilasi, e infatti vedete che si producono delle molecole di glucosio
no fosfato. A questo punto là glicogeno fosforilasi avverte nel proprio ciclo
attivo l’approssimarsi di una catena di una molecola di glucosio legata con un
legame alfa(1-6), a questo punto si distacca dal glicogeno stesso e lo rende
accessibile al secondo enzima del processo catabolico, cioè l’enzima deramificante.
L’enzima deramificante non va direttamente ad irrorizare, perché è un idrolasi in
questo caso il legame alfa(1-6), ma svolge una reazione in due fasi. Nella prima
fase interrompe il legame alfa(1-4) tra il terzo glucosio e il glucosio legato con
il legame alfa(1-6), quindi il legame che c’è tra l’ultimo glucosio giallo e il
glucosio rosa e trasferisce in questo trisaccaride, quindi questi tre glucosi
legati con il legame alfa(1-4) all’estremità riducente del filamento che era
rimasto. Quindi la prima fase della reazione della enzima deradificante è una trans
glicosilazione perché interrompe un legame glicosidico e ne forma un altro, in un
altra posizione. A questo punto il glucosio legato con un legame alfa(1-6) alla
catena principale è libero e può essere attaccato dallo stesso enzima che ha anche
un attività glicosilasica alfa(1-6) e quindi determina il rilascio del glucosio
stesso, quindi ogni volta che questi due enzimi, là glicogeno fosforilasi e
l’enzima deramificante attaccano una catena di glicogeno si ha la produzione di
glucosio unofosfato e di un glucosio che non è fosforilato, perché il glucosio che
era impegnato nel legame alfa(1-6), quindi il glucosio che è colorato in rosa non
presenta il fosfato sul carbonio 1, perché appunto è il risultato di un idrolisi.
Il risultato dell’azione di questi due enzimi porta a questo punto ad un filamento
tutto costituito da legami alfa(1-6) totalmente deramificato che può essere
agevolmente degradato dalla glicogeno fosforilasi, che quindi ricomincia nella sua
processività, nella degradazione del glicogeno.

Slide3: il glucosio proveniente dalla degradazione del glicogeno e immesso nella


glicolisi grazie alla fosfoglucomutasi

Il terzo enzima che l’altra volta non abbiamo nominato e che è coinvolto nella
degradazione del glucogeno prende il nome di fosfoglucomutasi. Vediamo infatti in
questo schema che nella reazione il primo glucosio fosforilato in posizione 1, ma
il glucosio 1 fosfato non è il metabolita utile per i processi cellulari di
degradazione dei carboidrati, infatti nel caso in cui abbiamo un glucosio
fosforilato questo deve essere fosforilato in 6, sia perché è il secondo metabolita
della glicolisi, sia perché è il primo metabolita della via dei pentoso fosfati.
Questo enzima quindi ha la funzione di trasformare il glucosio unofosfato in
glucosio 6 fosfato. la reazione è descritta in questo meccanismo la
fosfoglucomutasi presenta un gruppo fosfato legato a una serina del sitoattivo.
Questo gruppo fosfato si lega al carbonio 6 del glucosio uno fosfato e porta un
intermedio che è il glucosio(1-6) bisfosfato. A questo punto però il fosfato legato
al carbonio 1 reagisce con la catena laterale della serina e produce appunto il
glucosio 6 fosfato e l’amminoacido serina viene nuovamente fosforilato ed è pronto
per un nuovo processo. Come vedremo tra qualche diapositiva questa è una reazione
reversibile. In generale si vede che il glucosio 6 fosfato nei muscoli può entrare
nella glicolisi mentre quello del fegato viene generalmente de fosforilato dalla
glucosio 6 fosfatasi produce glucosio normale che a questo punto non essendo
fosforilato può entrare nel flusso sanguigno. Tenete conto di una cosa che se il
glucosio 6 fosfato entra nella glicolisi avremo che quel processo che utilizza il
glucosio 6 fosfato proveniente dal glicogeno è dal punto di vista energetico più
produttivo, infatti come ricorderete la prima reazione della glicolisi è quella
che trasforma il glucosio in glucosio 6 fosfato. Questo avviene mediante l’idrolisi
di una molecola di ATP, quindi il fosfato viene trasferito dall’ATP al glucosio.
Nel caso in cui il glucosio proviene dal glicogeno questo passaggio è inutile,
quindi nella fase preparatoria su utilizza un unico ATP, il primo ATP non viene
utilizzato e quindi la resa netta di molecole di atp, nel caso di una catena di
glicolisi che utilizza il glucosio del glicogeno è di 3 invece che di 2 ATP.

Slide 4: là glucosio 6-fosfatasi epatica permette la fuoriuscita del glucosio nel


flusso ematico per il suo trasferimento ad altri organi

Che cosa succede al glucosio 6 fosfato? Come abbiamo detto il glucosio 6 fosfato
non può uscire dalla cellula, per farlo deve essere de fosforilato, come si vede
nella figura, dalla glucosio 6 fosfatasi. A questo punto infatti questo enzima
permette la produzione del monosaccaride che può essere trasportato all’esterno da
un trasportatore del glucosio GLUT-2. Questo è un processo molto importante e
infatti sono note delle malattie rare, malattie genetiche rare, che hanno un
effetto sulla glucosio 6-fosfatasi e sul trasportatore GLUT2. In particolare questa
è una malattia che prende il nome di glicogenosi di tipo 1a. Come vi ho detto
l’altra volta c’è da chiedersi perché il glicogeno della dieta e il glicogeno di
riserva vengono degradati in maniera diversa. Innanzi tutto il glicogeno della
dieta essendo idrolizzato produce glucosio che dall’intestino può entrare nel
flusso sanguigno molto facilmente in tutte le cellule epiteliali e diffondersi
all’interno dell’organismo. Se invece il glicogeno della dieta fosse degradato
dalla glicogeno fosforilasi, producendo glucosio 6 fosfato, questo non potrebbe
entrare nelle cellule epiteliali e di fatto dovrebbe subire prima in azione di
fosfatazione, cioè dovrebbe essere defosfatato dalla glicosio 6 fosfatasi, prima di
diventare utili. E questo naturalmente dal punto di vista funzionale non è
vantaggioso.

Slide 5: la sintesi del glicogeno



La descrizione dell’anabolismo del glicogeno. Abbiamo detto come il glicogeno viene
demolito e viene in particolare mobilizzato all’interno della cellula. Vediamo
adesso come il glicogeno viene prodotto all’interno della cellula perché vada
proprio a costituire questa riserva energetica nelle cellule. La sintesi del
glicogeno è un po’ più complicata della sua degradazione, non è il fenomeno
inverso, assolutamente nessuno degli enzimi che catalizza la sintesi del glicogeno
è lo stesso che catalizza la sua demolizione. Quindi anche in questo caso come
vedete, nelle vie cataboliche e anaboliche sebbene sono coinvolti quelli che sono i
cosiddetti cicli dei substrati, perché dal glicogeno si produce glucosio e dal
glucosio si produce glicogeno, ma utilizzano gli enzimi diversi. (I motivi li
abbiamo detti la volta che abbiamo parlato della regolazione della glucolisi)
perché abbiamo visto che questi processi per essere regolati finemente, si sono
evoluti in modo tale da non avere degli enzimi comuni, altrimenti riuscire a
bloccare un enzima senza avere effetto su entrambi i processi metabolici sarebbe
particolarmente complicato. Comincio a introdurre i 4 enzimi che sono coinvolti
nella sintesi del glicogeno è sono:
•Il primo in realtà è comune la fosfoglucomutasi
•Il secondo che prende il nome di un utp glucosio priofosforilasi, è l’enzima che
catalizza il legame dal glucosio dell’utp ( uridina di fosfato ), quindi c’è un
contatto tra il mondo dei carboidrati e il mondo dei glutidi.
•Il terzo enzima è quello che realmente determina la sintesi del glicogeno. Questo
enzima prende il nome di glicogeno sintesi e utilizza come substrato il prodotto
dell’enzima precedente, quindi utp glucosio e davanti a una catena di glicogeno
nascente, quindi un glicogeno di una certa grandezza produce il glicogeno allungato
di un unita di glucosio e l’udp. •Poiché però il glicogeno è anche ramificato e
invece là glicogeno sintesi porta la formazione di legami alfa(1-4) i legami
alfa(1-6) vengono sintetizzati dall’enzima ramificante, il nome tecnico di questo
enzima è amilo (1-4) (1-6) transglicosilasi.

Slide 6: la fosfoglucomutasi è il primo enzima della sintesi del glicogeno



Parliamo adesso nel dettaglio di questi enzimi. Della fosfoglucomutasi, che abbiamo
parlato prima quando vedevamo nella fase finale della demolizione del glicogeno.
Nel caso della sintesi del glicogeno l’enzima non fa altro che catalizzare la
reazione inversa. Quindi questa figura che prima avete visto la dovete leggere da
destra verso sinistra. Il substrato infatti è il glucosio sei fosfato che può
provenire da tante vie, può provenire dalla glicolisi, o può provenire dalla
demolizione del glicogeno. Praticamente la cellula si è trovata in una condizione
per cui aveva bisogno di energia, là glicogeno fosforilasi ha prodotto il glucosio
sei fosfato, a questo punto una parte di questo glucosio sei fosfato prodotto è
rimasto perché la cellula è riuscita ad avere energia e lo vuole utilizzare per
trasformare di nuovo il glicogeno. Oppure può semplicemente essere il risultato
dell’azione dell’esochinasi che fosforila il glicogeno, poi appunto noi non
dobbiamo avere un atteggiamento come se gli enzimi fossero senzienti e quindi la
esochinasi sa di far parte della glicolisi, l’esochinasi è un enzima che accelera
una reazione è quindi quando incontra il glucosio e l’atp porta la formazione di
glucosio sei fosfato. Poi questa molecola può avere diversi restivi.
Diciamo meglio, quando è che noi ci troviamo in presenza della sintesi del
glicogeno? Quando mangiamo molto, abbiamo molto glucosio che entra nelle cellule e
quindi l’esochinasi produce glucosio sei fosfato, non abbiamo bisogno di produrre
atp, perché appunto siamo in uno stato energetico giusto e la cellula allora mette
da parte molecole di glucosio e lo fa per portarle la formazione del glicogeno.
Quindi la fosfoglucomutasi catalizza la reazione inversa, leggendo la destra verso
sinistra nella direzione delle frecce, abbiamo il glucosio sei fosfato come sub
strato e l’enzima è fosforilato nella serina del siero attivo e in questo caso
fosforila il carbonio 1, quindi la freccia rosa va in direzione opposta, si ottiene
l’intermedio di glucosio, uno sei bisfosfato e a questo punto si ha il rilascio del
fosfato dal carbonio 6 che si va a legare alla serina, quindi anche lì la freccia
blu in direzione differente. In pratica in questo modo l’enzima, come abbiamo visto
prima ricicla il fosfato nel proprio ciclo attivo .

Slide 7: la sintesi del glicogeno richiede la formazione di UDP-GLC opera della


UDP-GLC pirofosforilasi e della pirofosfatasi inorganica

Il secondo enzima quello che diciamo si distingue in questa catena anabolica è la
udp-glu pirofosforilasi, in realtà questo enzima catalizza la reazione che si vede
in alto e cioè glucosio 1 fosfato più utp cioè uridina tri fosfato che porta
uridina difosfato glucosio, una molecola nuova e il pirofosfato. Vediamo che in
realtà questo processo per poter essere completato ha bisogno di un altro enzima
insieme al precedente, e cioè la cosiddetta pirofosforilasi inorganica, ma andiamo
con ordine. La prima reazione, che è quella che si vede scritta, è la reazione
catalizzata appunto dalla utp- glucosio pirofosforilasi, abbiamo il glucosio
fosforilato in carbonio 1, quindi li vediamo che per motivi che ora vi saranno
chiari, quel fosfato legato al glucosio è in rosa e a destra invece avete l’utp.
L’utp è costituito da un uracile che qui non viene indicato, viene indicato
semplicemente come base il ribosio e qui è scritto esplicitamente ribosio. A questo
ribosio il carbonio 5 sono legati tre gruppi fosfato. Il primo con un legamestre e
gli altri due con legami anidridici. Vedete che questi fosfati si chiamano alpha
beta gamma, andando dal glucosio all’esterno. Ì fosfati che sono indicati in blu e
che sarebbero i fosfati beta e il fosfato gamma reagiscono con l’enzima che
accelera la reazione che avviene tra questi fosfati e lo zucchero fosforellato. In
pratica i due fosfati vengono allontanati sotto forma di pirofosfato, che vedete in
basso, e cioè i due fosfati sono liberi, legati tra di loro con un legame
nitridico, mentre lo zucchero in questa maniera si è legato. Vedete il movimento
degli elettroni con le due frecce blu della prima reazione in alto e il fosfato si
è legato all’altro fosfato presente nel ribosio, quindi vedete che in realtà l’utp
diventa ad un certo punto umb perché l’uracile che ha un solo fosfato legato,
quello in nero, e a questo si lega il fosfato in rosso che si porta dietro lo
zucchero. Quindi i prodotti di questa reazione che sono una condensazione tra l’utp
e il glucosio uno fosfato sono appunto il pirofosfato e l’utp glucosio, e cioè
l’utp è costituito da base ribosio e due fosfati e poi c’è il glucosio che è
costituito dallo zucchero. Quindi questa è esattamente la reazione che vedete in
alto. Questa è la reazione catalizzata dall’utp glucosio pirofosforilasi perché è
un enzima che in pratica prepara il substrato per l’enzima successivo che è
l’enzima che porta realmente alla sintesi del glicogeno. In realtà però questa non
è una reazione che avviene vantaggiosamente dal punto di vista energetico, è
necessario che ad essa venga accoppiata l’idrolisi del pirofosfato. Un’altro enzima
che si chiama pirofosfatasi inorganica interrompe il legame nitridico tra i due
fosfati e porta due molecole di fosfato in rosso. Questa è una reazione molto
spontanea che ha una reazione di energia libera standard di -19,2 KJ/mole e quindi
avviene spontaneamente. In particolare una reazione fondamentale, perché è una
reazione accoppiata e grazie a l’idrolisi del pirofosfato, la pirofosfatasi
inorganica permette alla reazione dell’udp glucosio pirofosforilasi di essere
spontanea e quindi di avvenire spontaneamente e l’enzima udp glucosio
pirofosforilasi può accelerarla tranquillamente

Slide 8: gli ntp- zuccheri sono i precursori dei polisaccaridi


Perché si deve venire a formare un prodotto come quello che vedete a destra in cui
appunto c’è l’uracile che è legato al ribosio e a questo sono legati due fosfati di
cui uno è legato al glucosio e al carbonio 1. Perché è necessario questo precursore
per portare alla sintesi del polisaccaride glicogeno e in realtà questo è un
esempio ma a molti polisaccaridi vengono sintetizzati da enzimi di questo genere.
Allora in primo luogo perché questi composti vengono sintetizzati in maniera
reversibile grazie alla pinofosfatasi inorganica, quindi è una scelta tra
virgolette energetica che avviene in maniera molto efficiente, inoltre, la presenza
del nucleotide, del ribosio e del nucleodite due fosfati fornisce a questo
substrato delle caratteristiche che lo rendono in grado di legarsi in maniera molto
efficiente al sito attivo degli enzimi. In particolare i nucleotidi possono
interagire favorevolmente col sito attivo dell’enzima che ben coinvolto nella
sintesi del glicogeno perché favorisce l’energia libera di legame e aumenta
l’energia libera di binding.
Vi ricorderete e anzi a questo punto andatevi a vedere cos’è l’energia libera di
legame, cioè la quantità di energia che permette l’abbassamento dell’energia di
attivazione.
Un terzo motivo per cui gli ntp-zuccheri sono i substrati ideali per la sintesi dei
polisaccaridi è che le basi azotate, le componenti nucleotidiche sono degli ottimi
gruppi uscenti, e cioè in particolare l’enzima che porta la sintesi polisaccaridi
che è la glicosi trasferasi utilizza molto vantaggiosamente questi substrati per
permettere il distacco del gruppo uscente, costituito dall’ntp e quindi
dall’uracile, il ribosio e il due fosfati. In fine gli zuccheri, se vengono tra
virgolette etichettati da un nucleotide di fosfato sono sottratti al catabolismo
degli altri monosaccaridi. In pratica infatti una volta che questi zuccheri sono
modificati in questa maniera, il loro destino verso la sintesi dei polisaccaridi è
segnato, proprio perché sono reazioni che avvengono in maniera irreversibile e
quindi vengono destinati alla biosintesi della fase anabolica più tosto che alla
fase catabolica. Viceversa quando gli zuccheri sono fosforilati possono avere
ancora un destino intermedio, per esempio il glucosio sei fosfato può andare
incontro alla glicolisi e quindi alla demolizione, ma può andare incontro anche
alla formazione dei nucleotidi bifosfati e di zuccheri che possono essere poi
utilizzati appunto nella biosintesi dei polisaccaridi.

Slide 9; la sintesi del glicogeno procede attraverso la crescita di una catena


preesistente per aggiunta di UDP-glucosio catalizzata dalla Glicogeno sintasi

Il terzo enzima che determina la vera e propria sintesi del glicogeno. Abbiamo
visto che si è prodotto questo substrato l’udp glucosio di cui vediamo la
struttura, manca solo la struttura dell’uracide, ma per il resto la molecola è
stata descritta esplicitamente. Il substrato di questo enzima che prende il nome di
glicogeno sintasi, che è più facile da ricordare perché è l’enzima che porta alla
sintesi dei polisaccaridi è il glicogeno con unità di glucosio in meno. A questo
punto là glicogeno sintasi agisce sul legame che c’è tra il carbonio 1 del glucosio
e il fosfato e catalizza la condensazione del glucosio alla catena del glicogeno,
che qui è indicata dal blu. Vi faccio notare che quindi l’estremità riducente che
era bloccata nell’utp glucosio dello zucchero va a reagire con l’estremità non
riducente del glicogeno. Il risultato della reazione starà che il glicogeno sarà
stato allungato di una unità, perché qui ne erano indicati due, ora grazie anche ai
colori ne vedete tre, perché ce ne uno rosa e due azzurri e naturalmente si libera
l’utp libero, cioè l’uracile difosfato che può avere vari destini, oppure può
essere riutilizzato se viene fosforilato utp nuovamente in questo processo oppure
può addirittura andare a formare l’rna perché l’uracile è la base dell’rna. Quindi
questa è la reazione della glicogeno sintasi.

Slide 10: i legami a(1-6) del glicogeno sono formati in una reazione catalizzata
dall’enzima ramificante

Là glicogeno sintasi però è in grado soltanto di sintetizzare legami alfa(1-4), non
è in grado di sintetizzare legami alfa(1-6). Mentre noi sappiamo che il glicogeno è
una molecola che deve essere ramificata e quindi che presenta legami misti. Come
vedete nella figura abbiamo una catena costituita da glucosio, e tutte legati con
legami alfa(1-4) che sono il risultato dell’azione della glicogeno sintasi. Come
avviene la sintesi del legame alfa(1-6)? Questo avviene con un terzo enzima che
prende il nome di enzima ramificante. In pratica questo enzima catalizza la
reazione inversa delL’enzima deramificante che abbiamo visto nel caso del
catabolismo del glicogeno, perché come vedete in pratica agisce su un estremista di
sei/ sette residui da estremità non riducente che qui sono indicate con i glucosi
che non sono colorati al centro e porta al trasferimento di questo olicosaccaride,
di questo in particolare fatto da sette glucosi legati da alfa(1-4) e quindi agisce
con una reazione di idrolisi che interrompe il legame oulitosodico tra il glucosio
giallo e il glucosio bianco, e trasferisce questo politosaccaride quindi idrolisi e
poi trasferimento a un glucosio a quattro unità, quindi quella dopo. Salta tre
glucosi ( gialli ) e lega le estremità riducenti dell’olicosaccaride a 7 glucosi al
glucosio interno. In questa maniera ha creato una ramificazione, quindi ha creato
un legame alfa(1-6) che è il punto di ramificazione. Vi ho detto che questo enzima
svolge una reazione inversa rispetto a quello dell’enzima deramificante, perché
come vi ho fatto vedere in una diapositiva precedente ( slide2 ) l’enzima
deramificante agisce prima interrompendo un legame trasferendo un gruppo di 3
residui dalla ramificazione a la catena lineare e poi agisce con l’idrolisi nella
fase due e quindi deramifica.
In questo caso abbiamo che invece prima avviene in idrolisi, quindi l’enzima
deramificante interrompe il legame tra glucosio bianco e glucosio giallo e poi
trasferisce questo legame allo succhero più interno, quindi svolge una trans di
glicosilazione. Per questo motivo l’enzima ramificante prende il nome di amilo (1-
4)(1-6) transglicosilasi, quindi trasferisce degli zuccheri da un punto all’atro.
Il risultato dell’azione degli enzima ramificante, come potete vedere qui sono due
catene lineari, quindi una è quella che si è appena formata con l’olicosaccaride
che avete visto con un estremità non riducente libera e l’altra che invece è più
corta. Entrambe queste molecole possono costituire gli inneschi ( primer) e là
glicogeno sintasi può andare alla formazione di catene ancora più lunghe. Man mano
che si allungano interviene di nuovo la amilo (1-4)(1-6) transglicosilasi e porta
un ulteriore deramificazione. Vi ricordò che il glicogeno è un polisaccaride
notevolmente ramificato, con una ramificazione ogni 8/ 16 residui, quindi è molto
più ramificato dell’altro. Vi faccio notare ancora una cosa, vedere che la catena
del glicogeno, all’estremità destra è legata a qualcosa che viene indicata come
granulo di glicogeno. In pratica la domanda che viene spontanea da questo
meccanismo è: Ma come comincia a funzionare là glicogeno sintasi? Cioe se là
glicogeno sintasi, come abbiamo visto nella diapositiva precedente trasferisce un
glucosio dall’utp glucosio a una catena nascente, qual è il primo passo, come si
crea la catena nascente in modo tale che poi possa essere allungata, perché è
abbastanza chiara e condivisibile che possa essere allungata, ma qual’è l’innesco,
come si crea l’innesco? Ebbene l’innesco è caratterizzato da una proteina che
prende il nome di glicogenina. In questo granulo di glicogeno infatti è presente
questa proteina che voi vedete qui a destra costituita da un dinero che è in grado
di trasferire su se stessa un singolo glucosio a partire dall’udp glucosio, quindi
anche questo è una sintasi, ma in questo caso trasferisce il glucosio dall’udp
glucosio non a uno zucchero ma a un aminoacido in particolare alla Tyr194.
Successivamente aggiunge a questo singolo glucosio altro 7 residui di glucosio
stesso, sempre in auto catalisi, cioè li trasferisce a se stesso. A questo punto si
è creato l’innesco e là glicogeno sintasi trova una catena sufficientemente lunga
per poter legare i nuovi glucosi che si vengono a formare. Perché deve essere una
reazione che avviene soltanto quando sono presenti 8 glucosi. Questo dipende dal
sito attivo di questo enzima che riconosce i polisaccaridi, quindi non è in grado
di funzionare là glicogeno sintasi quando sulla glicoglilina è presente un unico
glucosio. I granulo di glicogeno che si vengono a formare quindi nel loro interno,
nel punto più nascosto una proteina a cui si attaccano tutte queste catene.

Slide 11: il metabolismo del glicogeno è regolato dalla glicogeno fosforilasi



Il glicogeno è una riserva di energia preziosa per l’organismo perché rispetto ai
grassi ha un minore contenuto energetico, però può essere mobilizzato molto
rapidamente. Per questo si è evoluto negli animali un processo estremamente
importante e complesso che porta alla regolazione della metabolismo del glicogeno.
L’enzima chiave di questo fenomeno è proprio là glicogeno fosforilasi che abbiamo
visto nella scorsa lezione all’inizio di questa. In pratica là glicogeno
fosforilasi agisce quando l’organismo ha bisogno di energia, se abbiamo detto
l’altra volta che se un corpo fa uno sforzo più prolungato di un ora e il glicogeno
di muscoli quasi completamente trasformato è tutto il glicogeno vicino può sparire
in 24 ore dalle 12 alle 24 ore se c’è un ultimo sforzo. Al contrario se il corpo è
a riposo e ha bisogno di avere atp in questo caso l’enzima avviene inattivato. Là
glicogeno fosforilasi è regolata in modo equivalente e in modo allosterico,
l’abbiamo visto nella lezione di regolazione degli enzimi.

Slide 12: le regolazioni covalenti ed allosteriche sono concertate



Come vi ricorderete là glicogeno fosforilasi e regolata in modo covalente e in modo
allosterico. Al centro è presente il glicogeno fosforilasi che come vedete può
esistere in due forme, indicata in blu la fosforilasi a che è la forma attiva
dell’enzima ed è generalmente attiva quando viene fosfatata e quindi subisce il
trasferimento di fosfati dall’enzima che vedete più su, l’ovale azzurro con la
fosforilasi chinasi. Invece sì trova in una forma inattiva, scritto in rosso, in
cui vedete due fosfati non ci sono più e in questo caso si vede che questo enzima
si trova in questa condizione quando viene defosforilato all’opera appunto della
fosforilasi disfatasi. Questa è la regolazione di tipo coivalente ma là glicogeno
fosforilasi subisce anche una regolazione di tipo non covalente e cioè allosterica
perché come vedete tutti i marcatori, tutti gli indici, i sensori della energia
all’interno della cellula, quindi in particolare il glucosio sei fosfato e l’atp
sono degli inibbitori degli enzimi oppure la MP che indica che c’è bisogno di
energia e sono degli attivatori degli enzimi, a loro volta anche i fosforilasi
chinasi sono a loro volta regolate via via da altri fattori Dino ad arrivare al
controllo ormonale che è quello che regola appunto il rilascio di glicogeno oppure
ad opera del glicogeno fosforilasi oppure lascia in attivo l’enzima e quindi
mantiene il glicogeno all’interno della cellula

Potrebbero piacerti anche