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La misurazione dell’intensità della componente orizzontale del campo magnetico terrestre

Lo studio del campo magnetico terrestre è iniziato già nel XVI secolo sollecitato presumibilmente
dalla necessità di conoscere la posizione di una nave in mare aperto anche in assenza del cielo
stellato o del sole per la presenza di nubi o di nebbie, in questo caso la bussola è senza dubbio utile
e insostituibile.
Il “De magnete” di W.Gilbert pubblicato nell’anno 1600 è un trattato dove sono riportate le
conoscenze relative ai fenomeni magnetici e le prime ipotesi sul magnetismo terrestre.
Si scopre così che la Terra è sede di un campo magnetico simile a quello di una barretta
magnetizzata con l’asse non coincidente con quello di rotazione terrestre.
Con l’invenzione del magnetometro nel 1838 ad opera di K.F.Gauss iniziano le misure accurate
relative alle grandezze del campo magnetico terrestre e si osservano le variazioni temporali di esso.
Le misure mettono in evidenza le variazioni diurne e quelle associate al ciclo undecennale del Sole,
in particolare si verifica che le tempeste magnetiche, variazioni improvvise del campo magnetico
terrestre, si hanno in coincidenza con una maggiore attività solare.
Lo studio delle proprietà magnetiche delle rocce, noto come paleomagnetismo, permette di avere
informazioni sulle variazioni secolari, infatti da alcuni strati di lava, datati con “certezza”, si è
scoperto che il campo magnetico terrestre ha subito una inversione dei suoi poli magnetici.

Già nel 1882 l’inglese Balfour Stewart propose qualitativamente la “teoria dinamo” per spiegare
l’origine del campo magnetico terrestre.
In seguito W.E. Elsasser, nel 1939, ha riproposto la “teoria dinamo” per tentare di dare una
soluzione al problema dell’origine del campo magnetico terrestre e la teoria, approfondita dal punto
di vista quantitativo, permette di considerare la Terra come una gigantesca dinamo e la sua
rotazione è l’equivalente della forza motrice che genera le correnti elettriche.
Con i voli spaziali, iniziati nel 1957 con il lancio degli Sputnik e degli Explorer, si scopre:
- l’esistenza delle fasce di Van Allen che sono il risultato della interazione del campo
magnetico terrestre con il vento solare costituito da particelle con carica elettrica ( elettroni,
protoni, particelle alfa,…) emesse dal Sole;
- l’esistenza di un campo magnetico interplanetario che ha origine dalle linee di forza del
campo magnetico solare trascinate fino a 100 unità astronomiche (1u.a. = 1,5 ⋅ 10 8 km) dal
plasma solare;
- l’esistenza di un campo magnetico anche negli altri pianeti del sistema solare.

http://it.wikipedia.org/wiki/Fasce_di_van_Allen

I magnetometri istallati nelle sonde spaziali e nei satelliti artificiali hanno consentito di avere
informazioni molto accurate sul campo magnetico interplanetario, solare e degli altri pianeti del
sistema solare.
Si è capito che:
- le fasce di Van Allen sono fondamentali per le radiocomunicazioni terrestri in quanto
riflettono le onde elettromagnetiche aventi determinate frequenze;
- il campo magnetico terrestre protegge la Terra dalle particelle ionizzate solari che
raggiungono velocità fino a 500Km/s;
- le aurore polari sono un altro risultato dell’interazione del campo magnetico terrestre con il
vento solare;
- il campo magnetico interplanetario varia con l’attività solare, interagisce con quello terrestre
ed è causa di alcune delle sue variazioni ad eccezione di quella secolare.

foto NASA fig.1


r
Il vettore campo magnetico terrestre F si scompone generalmente in due componenti noti come
r r
componente orizzontale H e verticale Z ; inoltre si definiscono gli angoli di declinazione e di
inclinazione come in fig.1.
L’angolo di declinazione è quello che il meridiano magnetico del luogo individua con quello
geografico e si misura con la bussola di declinazione.
)
L’angolo di declinazione è AOX nell’ipotesi che il piano del meridiano geografico sia XOZ.
) r
L’angolo di inclinazione BOA è quello che il vettore campo magnetico F individua con il piano
orizzontale del luogo e si misura con la bussola di inclinazione.
Attività sperimentale
Si orienti il piano delle spire dell’apparecchio di fig.2 in modo che coincida con il piano del
meridiano magnetico del luogo individuato dall’ago magnetico.

fig.2
Si invii corrente nelle spire e il campo magnetico al centro di esse, perpendicolare a quello terrestre,
faccia ruotare l’ago magnetico di un angolo 0 < α ≤ 45° .
L’intensità H del componente orizzontale del campo magnetico terrestre è uguale a quello generato
dalle spire se l’angolo α è 45° come mostrato in fig.3 e fig.4.

fig.3 fig.4

I valori sperimentali ottenuti in tre misurazioni


i1 = 130mA Amp.spira
α 1 = 20° H 1 ≅ 19 , 48
m
i2 = 360mA Amp.spira
H 2 = 19,63
α 2 = 45° m
RaggioSpire = 11cm NumeroSpire ⋅ i ⋅ tg (90 − α )
H=
NumeroSpire = 12 2 ⋅ RaggioSpire
r r
Ricordando la relazione B0 = µ 0 ⋅ H 0 , i valori medi nel vuoto o aria dei moduli del componente
orizzontale del campo magnetico terrestre e del vettore induzione magnetica sono:
Amp.Spire
H 0 = 19,55
m
Wb
B0 = 4 ⋅ π ⋅ 10 −7 ⋅ 19,55 = 2,46 ⋅ 10 −5 2
m
Wb
L’intensità del componente orizzontale del campo magnetico terrestre a Roma è B0 ≅ 2,46 ⋅ 10 −5 2 .
m
Materiali:
• Un supporto circolare (cartoncino, tubo pvc, …)
• Il filo di rame
• Una lampadina micromignon 6V/0,5A o equivalente
• Un portalampada
• Una basetta di legno
• Due boccole
• I cavetti elettrici
• Un alimentatore a bassa tensione o alcune pile collegate con un potenziometro
• Un multimetro
• Un aghetto magnetico
• Una fotocopia di un goniometro

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