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LEZIONE 9
• Prima di chiamarla linguistica balcanica, era nota col nome di filologia balcanica, termine che
indicava in modo generico gli studi non solo linguistici ma anche storico-antropologici, folklorici,
geografici; in realtà la filologia balcanica non poteva essere paragonata a discipline come quella
germanica o romanza, perché queste ultime riguardano sfere culturali e linguistiche omogenee e
si riferiscono a dati storico-antropologici relativi a genti che parlano lingue di uno stesso ceppo
linguistico; la filologia balcanica, invece, si occupa di una realtà costituita da culture e lingue
diverse, che sono andate a convergere; perciò è stato proposto il termine linguistica balcanica:
prima era solo un settore all’interno della filologia balcanica, settore che studiava le
concordanze linguistiche comuni, chiamate tratti comuni, balcanismi, o interbalcanismi
(convergenze)
• Kristian Sandfeld: è il primo a interessarsi alla definizione di “linguistica balcanica”, chiama il
suo libro “Linguistica balcanica”; parla di concordanze, non di balcanismi (termine introdotto
più tardi); ha messo insieme tutti i dati che erano già stati raccolti dai filologi balcanici per poter
fare un’analisi comparativa delle lingue balcaniche, chiamando “concordanze” i tratti comuni; ha
attribuito la maggioranza delle concordanze alla presenza e al prestigio della lingua greca,
ipotesi che poi è stata rifiutata, sebbene la lingua latina non sia stata tanto importante quanto
quella greca; sottolinea il fatto che probabilmente le lingue hanno sviluppato questi balcanismi a
causa del contatto bilinguistico e multilinguistico tipico della loro storia
• Gli obiettivi della linguistica balcanica si concentrano su questioni come: quali sono i
balcanismi, come si sono formati, quali sono state le tipologie (la natura) del contatto linguistico
• Balcanismi: non si è concordi sul loro numero, ma il minimo è considerato 8-9 e il massimo 16
oppure 20; per stabilire un tratto comune come balcanismo esso deve essere presente o in tutte
le lingue balcaniche o almeno in tre di esse: se il tratto comune è presente in due lingue, ciò può
essere spiegato con i meccanismi del contatto bilingue fra i due popoli
• Alcuni balcanismi si sono estesi anche alle lingue che non fanno parte della Lega linguistica
balcanica
• Latino: ci si aspetterebbe che tutti i popoli autoctoni dei Balcani si siano latinizzati e romanizzati
per via della conquista e della lunga permanenza dell’impero romano, invece non è così, perché
il latino ha dovuto affrontare molte difficoltà per imporsi; l’ostacolo più grande è stato il greco,
perché questa lingua nei Balcani si era diffusa soprattutto nei centri portuali e di scambio di
grande importanza, perciò la lingua greca viaggiava lungo tutte le vie di comunicazione culturali
e commerciali
• Il latino ha comunque superato la grecofonia perché l’amministrazione del territorio era in
latino (dal II a.C fino al IV secolo d.C); il latino era la lingua veicolare e il punto di riferimento sia
per i cittadini romani stanziati nel territorio, sia per le popolazioni balcaniche (una lingua franca
tra l’amministrazione, i cittadini romani deportati da Roma e i popoli indigeni autoctoni, ovvero i
daci, i traci, i celti e gli illiri)
• Nel VI secolo l’importanza del latino cade, perché si insediano progressivamente le genti
slave meridionali; ciò ha portato a un indebolimento della penisola latina e a una profonda crisi
della latinità balcanica: gli slavi diventano la popolazione più numerosa
• Dopo l’arrivo degli slavi, il latino rimane radicato nel territorio nella provincia della Dacia: la
latinizzazione in questa provincia diventa molto più intensa; questo centro di latinità ha portato
alla creazione dei dialetti del romeno, cioè il daco-rumeno, megleno-romeno e aromeno; il resto
della penisola balcanica si trovava sotto l’influenza di Bisanzio
• Anche il greco era molto diffuso, sopratutto nei territori dell’attuale Bulgaria, Macedonia e nei
principali centri portuali dell’Adriatico: in una grande fascia del territorio la gente grecofona si
incontrava con gente autoctona e gente latinizzata (contatto bilinguistico e trilinguistico); molto
importante era il ruolo di Bisanzio, sopratutto dopo la caduta dell’Impero romano d’occidente:
era un centro dove le etnie balcaniche si incontravano con il greco; il ruolo di Bisanzio nella
conversione al cristianesimo e alla rottura con la chiesa di Roma (fattore religioso) è stato
fondamentale
LEZIONE 10
• I linguisti romeni dicono che circa 400 parole romene hanno origine incerta e alcune hanno
corrispettivi in albanese
• La lingua romena è il risultato della romanizzazione dell’antica provincia della Dacia, che
corrisponde al territorio della Romania odierna, ed era confinante con la provincia illirica: è
probabile ci siano stati contatti tra illiri e daci
• La particolarità del romeno rispetto alle altre lingue romanze (italiano, spagnolo, francese...) sta
nel fatto che essa si è sviluppata in un ambiente alloglotto: (“alos” in greco significa “altro”) a
causa di ciò il romeno ha preso diversi prestiti da altre lingue, come lo slavo (alcuni dicono che
tra il 40% e il 60% del lessico romeno proviene dallo slavo), il greco e il turco
• Le prime attestazioni di parole romene appaiono isolate in testi scritti in slavo ecclesiastico o in
latino, tra il IX e il X secolo; i primi testi scritti interamente scritti in romeno appartengono al XVI
secolo; la lingua romena si è sviluppata in forma orale; il romeno si chiama anche daco-romeno
con riferimento alla provincia della Dacia, e viene parlato sia in Romania sia nella repubblica di
Moldavia; Friedman (Università di Chicago) è altro balcanista importante
• Lingue imparentate con il romeno:
• Note come lingue romene sub-danubiane, si sono sviluppate lì perché i popoli che le
parlavano hanno attraversato il Danubio quando l’impero romano ha cominciato a
ritirarsi abbandonando la provincia di Dacia
• Queste lingue sono tutte minoritarie, al contrario del romeno; sono parlate in Grecia,
in Albania, in Macedonia, in Bulgaria, in Turchia e in Croazia
• Aromeno (ha tanti
altri nomi: arumeno,
aromuno, macedo-
rumeno):
• Loro si auto-
definiscono Armîn
• Circa 250 mila
parlanti nei
Balcani
meridionali
• Lingua neolatina
parlata in diversi
paesi: nel nord
della Grecia, nel
sudest
dell’Albania, in
Macedonia,
Bulgaria e
Serbia; in tutto si
dice ci siano 2
milioni di parlanti
perché molti sono
emigrati
• Alla fine del secolo scorso è stato fatto un tentativo di standardizzazione, ma si è dovuto
anche inventare l’alfabeto, utilizzando come base quello latino e aggiungendo dei simboli
modificati: la standardizzazione non è riuscita
• Secondo uno studioso, l’aromeno ha giocato un ruolo fondamentale nello stabilire i tratti
comuni delle lingue balcaniche, ma dall’altra parte questa lingua è addirittura più
conservativa del romeno (per esempio, mantiene l’infinito latino)
• Meglenorumeno:
• Parlato nel nord della Grecia (piccola area confinante con la Macedonia), in Macedonia
(estremo sud) e in Romania
• 5 mila parlanti: è in forte rischio di estinzione
• I linguisti romeni considerano questa lingua un dialetto romeno, molto influenzato dalla
lingua bulgara e greca
• Lingua istrorumena:
• Lingua neolatina parlata nella parte centro-orientale dell’Istria
• In forte via di estinzione
• Non si sa bene come si sia venuta a creare, ma probabilmente è una mescolanza fra
l’arumeno e il veneto, visto che Venezia aveva espanso i suoi confini lungo la costa
dell’Istria; forse aromeno e veneto si sono sovrapposti alle lingue autoctone dalmate
• I turchi arrivano dall’Asia centrale a partire dal VI / VII secolo e appartengono a una famiglia
completamente diversa rispetto all’indoeuropeo, ovvero quella delle lingue turco-tatare dette
anche altaiche; si sono islamizzati già in Asia centrale e a partire dal XI invadono l’Anatolia:
dall’Asia minore, nel corso del XIV secolo, i turchi penetrano nell’intera penisola balcanica; nel
1430 cade Salonicco, Costantinopoli nel 1453 e nel 1457 anche la resistenza albanese guidata
da Skanderbeg cede, così i turchi occupano tutti i centri veneziani, Cipro e Creta
LEZIONE 11
• Quali sono le cause che hanno portato alla formazione della Lega linguistica balcanica? Il
contatto inter-linguistico ha giocato un ruolo importante: vi sono stati numerosi contatti di
natura bilingue e multilingue durante tutta la storia della penisola, dalla preistoria fino al XVII-
XVIII secolo; i contatti più intensi cominciano a partire dal X secolo (dopo la cristianizzazione dei
popoli balcanici) e sono maggiori dal XIV secolo in poi, con l’arrivo dell’impero ottomano
• Dei contatti erano già presenti tra albanesi (illirici) e romeni (daci); ciò è confermato dai
prestiti nel vocabolario albanese dal dacio latinizzato e dal latino balcanizzato; ci sono diverse
parole albanesi nella lingua romena (molto probabilmente l’area dall’Albania settentrionale fino
alla Transylvania era occupata da pronto-albanesi, cioè illirici e daci)
• Tutti gli studiosi concordano sull’importanza del contatto linguistico, alcuni però sottolineano
che molti sviluppi potrebbero essere avvenuti in modo indipendente in ogni lingua: lo schwa
[“e” ribaltata], fonema presente soltanto nelle lingue balcaniche, è molto probabile che non sia
dovuto al contatto linguistico, ma si sia sviluppata singolarmente nei vari paesi; un’altra
caratteristica è la formazione del futuro con un verbo ausiliare di tipo “volere” (come will in
inglese, che deriva dal verbo volere)
• Invece lo sviluppo di un articolo determinativo posposto, la perdita o la drastica riduzione
dei casi nominali, l’uso dei pronomi personali dativi o genitivi per esprimere
appartenenza e la perdita dell’infinito è molto probabile che si siano sviluppati a causa del
contatto linguistico
• Prima teoria:
• La causa della formazione della lega linguistica sta nel substrato, lingua indigena,
autoctona, sulla quale si sovrappone un’altra lingua
• Ciò avviene quando c’è un conquistatore: la lingua dei conquistatore si chiama
superstrato, che con lingue contigue o che occupano territori vicini forma un adstrato
• È la teoria dei primi balcanisti, come Miklošić e Kopitar: essi sostengono che il substrato
(chiamato anche sostrato) determinante nella creazione della Lega balcanica siano le
lingue paleobalcaniche
• Di solito i parlanti di una prima lingua, quando passano alla seconda durante il contatto,
portano abitudini e strutture della loro lingua nativa, producendo una forma alterata
della seconda lingua (una specie di corruzione della seconda)
• Secondo altri studiosi è poco probabile che questi contatti abbiano prodotto un tale risultato,
perché queste lingue antiche sono piuttosto sconosciute, non avendo lasciato nessuna
forma scritta; non si può parlare dell’influsso di un substrato perché non lo possiamo
conoscere, così come il superstrato
• Seconda teoria:
• È quella di Sandfeld, che sostiene che dobbiamo attribuire i dati comuni all’adstrato: a
partire dal IX-X secolo c’era una lingua più prestigiosa delle altre, ovvero il greco, e
Sandfeld afferma che questa sia la fonte di tutti i balcanismi (il prestigio della lingua greca
era grande perché usata nell’amministrazione e nella chiesa ortodossa)
• Altri non sono d’accordo (oggi la maggioranza), e trovano questa tesi sopravvalutata, perché il
greco, sebbene sia stata una lingua di prestigio culturale importante, non era conosciuto
approfonditamente dalle popolazioni (lo parlavano principalmente gli aristocratici e gli
intellettuali, non le masse popolari)
• Il contatto linguistico a livello di adstrato era piuttosto orale e non letterario: in seguito alla
cristianizzazione molti testi sacri greci vengono tradotti in slavo, ma questo contatto avviene a
un livello alto, letterario (la lingua greca, perciò, non può essere il fattore decisivo)
• Pidginizzazione: deriva da “pidgin”, che significa “lingue semplificate”, che hanno dovuto
sviluppare modi semplici per poter comunicare tra loro; seconda questa “teoria”:
• La maggioranza dei contatti si è svolta a livello orale, nonostante le lacune di conoscenza
della lingua del vicino, ma con contatti continui e molto intensi
• Si ipotizza che i parlanti di una lingua A selezionassero le strutture aventi analogie con la
lingua B, direzionando il loro uso della lingua A verso la lingua B; i parlanti della lingua B
spesso creavano strutture nella lingua A, che mostravano gli effetti prodotti
dall’interferenza con la loro lingua nativa
• C’è un diverso uso di strutture da parte dei parlanti A e B: c’è un’intesa reciproca sulla
base dell’interferenza della lingua nativa, che porta a un punto d’incontro fra due o più
lingue, cioè la lega; questo punto d’incontro si chiama convergenza (strutture diverse si
dirigono verso questo punto e convergono, adattandosi l’una all’altra)
• Ci sono punti d’incontro determinati dal contatto tra più lingue, cioè plurilingui (la perdita
dell’infinito, che ha interessato tutte le lingue balcaniche) o prevalentemente locali, cioè
bilingui; se pensiamo che tutti i contatti siano locali (essendo la maggioranza), non si
spiega la convergenza così generale e la diffusione dei tratti comuni tra più lingue
• Alcuni studiosi pensano che partendo da contatti bilingui la diffusione è dovuta ad una
sorta di reazione a catena: una caratteristica frutto di un contatto bilingue si è diffusa e
allargata prima verso una terza lingua, poi verso una quarta e così via; questi contatti sono
dovuti anche alla migrazione interna: fenomeni di nomadismo, transumanza e movimenti
locali della popolazione; le condizioni di vita erano simili, perciò i popoli dovevano trovare
una lingua franca che facilitasse la comunicazione, che tuttavia non è esistita, quindi le
lingue hanno dovuto convergere per creare strutture intercomprensibili
1) POSTPOSIZIONE DELL’ARTICOLO
• Si trova in albanese, bulgaro, romeno, macedone e serbo (dialetti torlak, (shtokavi balcanizzati,
lungo la frontiera tra Serbia e Bulgaria)
LEZIONE 12
• Articolo -ta femminile singolare, che differisce dagli altri due generi al singolare, mentre mostra
una forma comune al plurale; -ta è uguale al pronome
dimostrativo slavo costruito nelle diverse lingue slave
attraverso la radice “t”: c’è una stretta parentela tra
l’articolo e il pronome dimostrativo; “ul” (articolo
romeno) è strettamente imparentato con l’articolo “il”
italiano e il sistema di pronomi dimostrativi latino
• La nascita dell’articolo è partita da sintagmi nominali
contenenti un nome e un dimostrativo; la lingua
albanese, così come il romeno, posizionano i loro
dimostrativi, numerali, aggettivi dopo il nome, quindi
l’articolo si posiziona tra il sostantivo e l’aggettivo
• Secondo studiosi albanesi il fenomeno è molto antico;
probabilmente comincia prima del VII-VIII secolo;
l’albanese potrebbe essere considerato la lingua madre
di questo fenomeno
• Lo studioso Demiraj rifiuta l’idea che l’articolo posposto sia arrivato alle lingue balcaniche dal
greco, teoria proposta dai padri della balcanistica, come Sandfeld, che pensava che l’influsso
greco fosse a tal punto importante; Demiraj sottolinea come l’articolo nella lingua greca sia
preposto fin dal greco antico, perciò è difficile che questa struttura abbia influenzato la nascita
dell’articolo posposto nell’area balcanica
• Demiraj sostiene che questo fenomeno sia partito dalla lingua albanese (oppure dall’illirico),
perché in questa lingua c’è stata una tendenza antica a posporre tutti i determinativi non
autonomi del sostantivo, tra cui:
• Il dimostrativo anaforico: come “quest’uomo”, cioè quando il sostantivo è già stato
introdotto in una frase precedente
• Il dimostrativo deittico: cioè legato al contesto della comunicazione, quando il parlante
indica un oggetto o una persona che fa parte del contesto
• Secondo Demiraj questa stessa tendenza a posporre il dimostrativo caratterizza anche la
lingua romena (il rumeno, come l’italiano, mette l’aggettivo dopo il nome); si può ipotizzare che
anche i pronomi dimostrativi del romeno antico fossero posposti; si suppone che l’articolo
posposto nasca dal contatto tra illirico (albanese) e dacio (romeno)
• Demiraj esclude un influsso dal latino volgare, benché il dacio fosse molto influenzato dal
latino, perché tutte le lingue romanze che sono figlie del latino volgare hanno mantenuto
l’articolo in posizione prenominale; il latino volgare aveva posposto l’articolo, ma se ciò avesse
spinto la posposizione dell’articolo in romeno e in
albanese, perché tutte le lingue romanze continuano
ad avere l’articolo preposto?
• In albanese l’articolo non è attaccato, è una
particella indipendente, e si trova tra il nome e
l’aggettivo; l’albanese possiede una doppia
articolazione: “a” è una ripetizione dell’articolo posto
tra il sostantivo e l’aggettivo
• Enclitico: una forma senza accento,
forma breve
• Questo processo si nota già nel XI
secolo; i vari manoscritti mostrano
le diverse fasi del processo
• Per tutte le lingue balcaniche la
posposizione dell’articolo è
collegabile alla posizione
intermedia del pronome
dimostrativo enclitico tra
sostantivo e aggettivo
• Nel bulgaro antico (primo esempio),
nello slavo ecclesiastico e in bulgaro moderno
l’articolo va sull’aggettivo; le lingue slave
balcaniche (bulgaro, macedone, dialetti torlak)
continuano ad avere aggettivi preposti,
mentre le altre lingue balcaniche (romeno,
albanese, greco a volte) hanno aggettivi
posposti; l’aggettivo può anch’esso avere
l’articolo quando è posposto
• Bulgaro antico: nome - articolo -aggettivo,
aggettivo - articolo -nome (doppia possibilità)
• Bulgaro moderno: aggettivo - articolo -nome
• In romeno ci sono tutte e due le possibilità, ma
ne ha anche una terza: nome - articolo - articolo
- aggettivo (doppia determinazione); il doppio
articolo si chiama “cel”
• Greco antico: articolo - nome- articolo - aggettivo; il
secondo articolo è lo stesso che vediamo per le altre
lingue in posizione intermedia fra il nome e
l’aggettivo; molto probabilmente questo articolo ha
influenzato il bulgaro antico
• Greco moderno: articolo - nome - aggettivo (ha
perso l’articolo intermedio)
• Individualizzazione: attraverso l’articolo ci si riferisce
a un oggetto noto all’interlocutore; questa funzione
può dipendere dalla nostra esperienza del mondo o
dal contesto particolare)
2) SINCRETISMO GENITIVO E DATIVO
16
• Nel bulgaro anche
il genitivo e il
dativo sono stati
sostituiti da
sintagmi
preposizionali
• Neogreco; il
sincretismo
nasce
dall’influenza del
greco bizantino,
quando la lingua
bulgara era in
stretto contatto
con la lingua
greca per ragioni
letterarie e
religiose; nel
neogreco il
genitivo è
prevalso (viene
usato sia per il
genitivo che per il
dativo)
17
• Non è chiaro quale sia il
motore del sincretismo;
secondo alcuni non è il greco,
bensì il romeno
LEZIONE 13
4) PERDITA DELL’INFINITO
• La perdita dell’infinito e la sua sostituzione con forme analitiche è il quarto balcanismo; non
solo coincidono i risultati di questo fenomeno nelle singole lingue balcaniche, ma
coincidono anche le fasi del suo sviluppo nelle varie lingue; anche per quanto riguarda il futuro
le fasi coincidono, ma solo parzialmente
• La perdita dell’infinito non ha raggiunto la fase conclusiva in tutte le lingue dei Balcani; questa
fase è stata raggiunta dal macedone e dal greco moderno, nei quali non c’è nemmeno una
traccia dell’infinito, mentre in bulgaro, nell’aromeno e nei dialetti torlak è quasi
completamente scomparso
ma ci sono dei residui
• Nel serbo standard l’infinito
continua ad essere utilizzato,
ma è possibile usare anche la
costruzione che l’ha sostituito
(due possibilità); la perdita
dell’infinito non è arrivata al
croato, dove esistono le due
costruzioni serbe, ma viene
preferito l’infinito, ovvero il
contrario di ciò che accade in
serbo
• Nel romeno l’infinito continua
ad essere usato, anche se
esiste una costruzione che
può sostituirlo; l’infinito si usa non solo nel territorio della Romania, ma anche in Transylvania, in
Moldavia e in Banat (distretto della Serbia)
• Alcuni linguisti (come Sandfeld) hanno avanzato l’ipotesi che la perdita dell’infinito sia partita
dal greco, e più lontano si va dall’area di influenza greca più l’infinito resiste con più
probabilità; il cambiamento è stato graduale; è prima apparso in greco, dal VII secolo; la
particella “na” in greco deriva dalla congiunzione greca “ina” (che significava “per”)
• Nell’area slava la particella che corrisponde a “na” è “da”, particella tipicamente slava: non
viene presa mai la forma linguistica del popolo vicino, bensì solo il modello della costruzione; in
area slava la forma dell’infinito si riduce, ma più tardi rispetto al greco (è probabile che ci sia
stata un’influenza da questa lingua)
• L’infinito corto del romeno si chiama così perché alla fine del verbo prima c’era “-re, -ri”, come
in italiano (mangia-re) e ora non più; ciò è dovuto all’influenza slava
• Dove prima si usava l’infinito, sono comparse costruzioni sostitutive: verbi modali, intenzionali
(credere, pensare), verbi di speranza, verbi aspettuali (cominciare, finire...); una particolarità del
mondo balcanico è l’uso di queste costruzioni anche in frasi indipendenti, dove esse esprimono
un comando o un ordine, tipo “che vada dove vuole”, reso nelle lingue balcaniche con particella
+ verbo
• In albanese è più complicato, e la tesi di Sandfeld (più lontano dai greci si va, più spesso si
trova l’infinito) va rifiutata, perché l’albanese dovrebbe aver sostituito l’infinito, trovandosi molto
vicino all’area greca, e invece
continua a mantenere
(soprattutto nel ghego)
l’infinito
• Probabilmente la perdita
dell’infinito nell’area slava è
avvenuta attraverso i libri
religiosi tradotti dal greco, e
dove nel greco non c’era
l’infinito lo scriba avrà tentato
di inserire qualche particella
slava; ma anche per via
popolare, grazie ai contatti tra i
diversi dialetti
7) RADDOPPIAMENTO DELL’OGGETTO
• Alla base c’è la convinzione (o la mancanza di) del parlante rispetto all’informazione che sta
riportando, per quanto riguarda la veridicità del messaggio: se il parlante è convinto della verità
di ciò che dice, se ne è stato testimone, usa le forme affermative, confermative, mentre se si
allontana dalla verità perché non la conosce, non ne è convinto, o se l’informazione gli è stata
riferita da altre persone, userà forme non confermative, cioè evidenziali
• Il bulgaro ha sviluppato un enorme
sistema verbale per questo aspetto
(per ogni tempo ci sono due forme,
una affermativa e una evidenziale)
• In romeno si chiama presuntivo,
mentre in albanese l’evidenziale si
usa soltanto per esprimere la
sorpresa del parlante per aver
scoperto qualcosa che non sapeva
(ammirativo); queste forme modali
vengono dal turco, perché solo
questa lingua ha una forma del
perfetto che si usa appositamente
per la non confermatività
• Anche nello salvo l’evidenziale
nasce dal perfetto: non si hanno
quindi prestiti diretti dal turco, bensì un prestito del modello e che è poi stato realizzato con i
mezzi delle singole lingue slave