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I NOSTRI CONSIGLI

Testo di Mabel Morsiani (Counselor professionista)

ESCURSIONISMO:
INCORAGGIARCI
CI FA ANDARE
INSIEME E PIÙ
LONTANO

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AVERE SCAMBI SIGNIFICATIVI CON GLI ALTRI CI PUÒ
CALMARE SE SIAMO AGITATI, INCORAGGIARE SE SIAMO
IMPAURITI O DEMOTIVATI. ESSERE CON L’ALTRO HA A
CHE FARE CON UN SENSO DI POSSIBILITÀ DI FARCELA.
(MAURIZIO STUPIGGIA, 2014)

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P
er chi pratica trekking
in gruppo è probabile si
tratti di un’esperienza
nota: a volte, durante
l’escursione, può succe-
dere di pensare di non “averne più”, cioè,
a un certo punto, credere di non essere
più in grado di tenere il passo degli altri;
dunque, iniziare a rallentare e, nei casi più
critici, fermarsi.
Perché ciò accade? Cioè, perché a un cer-
to punto mantenere la velocità desiderata
non sembra più possibile?
Prima di tutto precisiamo che l’escursio-
nismo è un’attività motoria di resistenza,
dal momento che caratteristica importan-
te della resistenza è la tolleranza all’eser-
cizio [exercise tolerance], cioè la capacità
dell’organismo di sostenere un esercizio
muscolare generalizzato in condizioni ae-
robiche, per un tempo protratto (Coyle et
al., 1988, Marcora e Staiano, 2010).
Ed in effetti camminare è un esercizio
fisico aerobico e durante le escursioni lo
facciamo per ore, a seconda del livello di
difficoltà. Certo, durante il trekking sono
previste delle soste, in cui perlopiù ne ap-
profittiamo per rifocillarci e riposarci.
Tuttavia l’obiettivo è raggiungere la meta,
spesso rispettando orari predefiniti, per
esempio se ci sono mezzi pubblici da
prendere, oppure per sfruttare appieno le
ore di luce.

percezione dello sforzo e la motivazione


PERCHÉ RALLENTIAMO potenziale.
IL PASSO O CI FERMIAMO? Con percezione dello sforzo intendiamo
quanto faticoso e pesante viene consa-
Ma torniamo al perché rallentiamo o ci pevolmente percepito l’esercizio fisico,
fermiamo. Secondo il Modello fisiolo- ad esempio percorrere una salita ripi-
gico della fatica (Hill, 1926), è la fatica da: in sé non misura la fatica, il dolore
muscolare a determinare il cosiddetto muscolare o la stanchezza generati dal
‘esaurimento’, cioè la causa dell’inter- coprirla, ma è la misura dello sforzo che
ruzione dell’attività di resistenza risiede percepisco devo esercitare per arrivare
in fattori esclusivamente fisiologici e in cima (Marcora, 2010).
biologici, per esempio, cardio-respira- Invece la motivazione potenziale viene
tori, muscolo-energetici (Hepple, 2002; definita come “lo sforzo massimo che
Marcora, 2016). si è disposti ad esercitare allo scopo
Un’altra spiegazione è invece proposta di riuscire nel compito”, cioè, appun-
dal Modello psicobiologico della pre- to, camminare in salita (Wright, 2008;
stazione di resistenza (Marcora, 2008; Marcora, 2019a, p. 18).
Marcora e Staiano, 2010), secondo cui i Dunque, secondo questo modello, quan-
fattori determinati l’esaurimento sono la do lo sforzo richiesto dall’esercizio di

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resistenza è percepito come eccedente (attualmente Professore Ordinario all’U-
la motivazione potenziale o quando la niversità di Bologna), prendere parte a
percezione dello sforzo è così estrema un’attività fisica (perciò anche ad un’e-
che continuare l’esercizio sembra impos- scursione) non è solo un meccanismo
sibile, la persona coscientemente decide biologico, ma presuppone che adottia-
di fermarsi. mo dei comportamenti e la scienza che
Tornando al nostro esempio, potreb- studia i comportamenti è la psicologia
be succedere che nel percorrere la (Marcora, 2016).
salita ripida inizi a pensare che non vale Di fatto, in questi anni, le evidenze
la pena continuare a camminare con lo scientifiche a sostegno del Modello
stesso passo dei miei compagni (motiva- psicobiologico si sono moltiplicate e
zione potenziale), oppure che percepisca contemporaneamente hanno messo in
questo compito come troppo difficile, fa- discussione gli assunti del Modello fisio-
ticoso e superiore alle mie capacità, fino logico tradizionale.
a considerare per me impossibile con- A tal proposito, di particolare interes-
tinuare (percezione dello sforzo), a quel se è la rassegna pubblicata nel 2015 da
punto quindi deciderò di rallentare o di McCormick, Meijen e Marcora, in cui
fermarmi per un po’. vengono identificati ed esaminati in
In accordo con questo modello, che modo sistematico gli interventi e i fatto-
presuppone appunto che fermarsi o ral- ri psicologici che migliorano o possono
lentare sia, in ultima analisi, il frutto di avere un impatto sulla prestazione, in
una decisione, presa in base allo sforzo quanto influenzano la percezione dello
percepito o alla motivazione potenziale, sforzo.
ogni fattore (fisiologico sì, ma anche psi- Fra questi emerge l’incoraggiamento ver-
cologico) che influenza questi due aspetti bale, che sembrerebbe essere uno dei più
impatta anche sulla prestazione di resi- potenti interventi psicologici (Marcora,
stenza. 2019b).
In tale modello infatti fisiologia dell’e-
sercizio fisico, psicologia motivazionale
e neuroscienze cognitive vengono per la I DUE STUDI CHE
prima volta integrate in ambito di presta- EVIDENZIANO L’INFLUENZA
zione fisica di resistenza. DELL’INCORAGGIAMENTO
Cioè, il campo d’indagine si amplia ol- SULLA PRESTAZIONE
tre la fisiologia, fino ad interessare la
psicologia; dal momento che, parafra- Il rifermento nello specifico è a due studi.
sando il suo ideatore, Samuele Marcora Nel primo (Moffatt et al., 1994), sia podisti
competitivi che soggetti non atleti e non
allenati sono chiamati a correre sul tapis
roulant per due volte: sono loro a scegliere
la velocità di corsa che poi rimane costante
durante i test, mentre col passare dei minu-
ti aumenta la pendenza. Questo fino a che
non riescono più a continuare l’esercizio.
Una volta vengono incoraggiati verbal-
mente e l’altra no. In entrambi i gruppi si
evidenzia un aumento dei tempi di corsa
(sempre alla stessa velocità, anche se au-
menta la pendenza) nella condizione di
incoraggiamento: i non atleti corrono 1,9
minuti in più (14,3 invece di 12,4) e i podisti 3
in più (19,7 invece di 16,7).
Nel gruppo dei non atleti, quando incorag-
giati, si registrano valori di percezione dello

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sforzo più bassi, cosa che non accade nel Fra i fattori che potenziano l’autoeffica-
gruppo degli atleti, i quali però, attraverso cia vi è la persuasione verbale da parte
l’incoraggiamento, innalzano il loro massi- degli altri significativi (Bandura, 1982)
male di tolleranza all’esercizio. (nel trekking, ad esempio, le parole di in-
Nel secondo studio (Chitwood et al., 1997), coraggiamento dell’accompagnatore e/o
studenti universitari moderatamente atti- dei compagni di escursione).
vi vengono sottoposti allo stesso tipo di Oltre la percezione dello sforzo e la
compito del primo studio, sempre per motivazione potenziale (determinanti
due volte (una volta con incoraggiamento ultimi della prestazione di resistenza per
verbale, l’altra senza). il Modello psicobiologico), emergereb-
Viene però somministrato loro anche be perciò anche il ruolo di un’ulteriore
il Jenkins Activity Survey (Form T), allo variabile psicologica, l’autoefficacia, ap-
scopo di identificare chi mostri segni di punto, che potrebbe contribuire a fare
comportamenti di Tipo A o di Tipo B. luce sui meccanismi psicologici che sot-
Chi rientra nel Tipo A di solito è compe- tendono la prestazione.
titivo, aggressivo, impaziente, ambizioso Sempre nel nostro esempio, se prima di
e frettoloso, mentre il Tipo B è pazien- affrontare la salita impervia, l’accompa-
te, accomodante, tollerante, rilassato gnatore incoraggia noi escursionisti con
(Coleman e Glaros, 1983). parole che infondano fiducia, sicurezza
Dallo studio emerge che gli studenti e forza d’animo (“Dai che ce la facciamo,
identificati come di tipo B corrono 1,7 mi- un passo dopo l’altro!”, “Andiamo avan-
nuti in più se incoraggiati (+15,7% rispetto ti, se qualcuno è in difficoltà me lo dica
ai tempi di corsa senza incoraggiamento), che lo aiuto” o “Ragazzi, calma, insieme
come nell’altro studio, sempre alla stessa ce la facciamo!”) potrebbe darsi che la
velocità, anche se aumenta la pendenza. percezione dello sforzo non aumenti fino
Incremento che non si verifica da parte di al massimale e che la motivazione poten-
chi è classificato di Tipo A: chi manifesta ziale si mantenga alta, così come il senso
spirito di competizione non sembrerebbe di auto-efficacia.
beneficiare quindi di motivazioni esterne Così potrei non arrivare a percepire
come l’incoraggiamento verbale. come impossibile mantenere il passo dei
Gli autori della rassegna (McCormick et miei compagni, ma anzi credere che ce la
al., 2015) forniscono le seguenti possibili posso fare e quindi riuscire ad arrivare
spiegazioni di questi miglioramenti della con loro in cima, senza rallentare o fer-
prestazione attraverso l’incoraggiamento. marmi.
In primis, in accordo col Modello Ne potrebbe beneficiare in senso lato la
Psicobiologico, tramite l’incoraggia- mia esperienza escursionistica in gruppo.
mento aumenterebbe la motivazione e Lo stesso potrebbe accadere se anche
si ridurrebbe la percezione dello sforzo, fra escursionisti ci incoraggiamo a vi-
con conseguente incremento dei tempi cenda, sia prima che durante i momenti
di corsa. critici o sfidanti, prestando attenzione
Inoltre, l’incoraggiamento stesso po- a mantenere congruenti intonazione ed
trebbe fungere da fonte di autoefficacia inflessione della voce e a trasmettere en-
– definita come la convinzione di potere tusiasmo (Chitwood et al., 1997; Moffatt
raggiungere un certo livello di presta- et al, 1994).
zione in una data situazione (Bandura, Potrebbe dunque essere importan-
2000). te non lasciare al caso la formazione di
Nel nostro esempio, credere che riuscirò accompagnatori ed escursionisti sulle
ad arrivare in cima senza rallentare fa competenze relazionali e comunicative,
sì che si attivino determinate risposte a ma anzi, dedicarvi la stessa attenzione
livello cognitivo, motivazionale e affetti- che abitualmente viene riservata ad altri
vo, che, a loro volta, impattano in modo importanti aspetti, quali orientamento,
rilevante sul raggiungimento dei miei cartografia, topografia, meteorologia,
obiettivi performativi. fauna, flora, ecc.

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BIBLIOGRAFIA

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