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Titolo provvisorio
Amazzonia
INDICE
L'mperatrice nera 5
Miriam, guru e iniziazioni 8
Jacarè, il dio anaconda, Brasilia, Orixas ed Exus 13
Il Santo Daime e danze di karma 25
L’angelo Sophia e il drago sputa fuoco 29
L'Amazzonia dall'alto 3 4
La batiçao 88
Di luna e di sandalo 93
Tetracampeon 99
Gente di Mapià e ragazzi di strada 107
Favelas, buchi e doni 113
La festa di Padrino Wilson 122
Semi e veleni 131
Nuovi test e usate cavie 139
Linfociti e multinazionali 145
Risvegli 152
Labirinti e terra di brace 161
L’imperatrice nera
Tremavano le dita, quando accostai. Dal bidone vicino,
bagliori lambivano due cosce cioccolato, fasciate da una
minigonna fucsia.
Quella notte di fine estate, più solo del solito, avevo
imboccato una statale verso il Ticino sulla rugginosa 500.
Ventitré anni e ancora non conoscevo donna. Timidi approcci
erano naufragati per la goffaggine del faccione lentigginoso
su un corpo minuto, che giudicavo insulso per le dee di cui mi
invaghivo.
Avevo percorso più volte il tratto lungo cui diverse giovani
discinte lanciavano gesti agli automobilisti. Solo
quell'imponente nera con chioma da gorgone mi aveva scosso: i
pugni sui fianchi e il mento al cielo come a dire: “Io so che
voglio. E tu?”. Un’imperatrice. Del sesso, di sicuro.
Abbassai il volume della radio, scesi e mi incamminai verso
di lei. Un colpo di tosse. Il cuore pulsava più del ventre. Mi
squadrò.
"io.. vorrei... tu... fai..." balbettai.
Non così avrei voluto iniziare. Ma affrontare la sessualità
era essenziale: lo attestavano tutti i miei studi psicologici,
in coro con Masters e Johnson. Ma se avessi fallito? Se avessi
contratto malattie? In una ridda di vertigini, fantasie,
ansie, la mente si bloccò; e, con lei, il resto.
“Sentime, bambocio.” Un timbro da trombone mi investì. “Non
ho tuta la noite por te, claro? Capitto?”
Si scostò di qualche passo, con una mimica da scherno.
Una berlina inchiodò davanti a lei.
“Ciao, beleza. il solito?" la udii chiedere, suadente.
“Ma con lo sconto da aficionados, bella brasileira.”
L'imperatrice fece un cenno deciso e i glutei ondeggiarono
verso il boschetto oltre la statale. Un omone panciuto scese
dall'auto e la seguì.
Inghiottii e mi diressi all’auto. Ripresi la statale. Dunque
avrei eletto una prostituta brasiliana per iniziarmi; io, che
avevo sempre gravitato entro un raggio di seicento chilometri
dalla Milano natale, come avessi un cordone ombelicale.
Avrei potuto fermarmi in un viottolo qualsiasi. Lì, senza
rischi di malattia o di rifiuto, sarei presto giunto alla
piccola morte; che mai adombrerà la grande, che si annida in
ogni cellula dalla nascita scandendo il conto alla rovescia.
Come se l’esistenza non fosse che un gioco a nascondino tra
l'essere e il non essere.
Attraversai il cortile di casa. Tristo Amleto. Un campanile
batté tre rintocchi. Il tempo era il filo su cui cercavo di
camminare e la lama che lo avrebbe tagliato.
In camera, con gli occhi gonfi, vergai di getto nel diario:
”xx agosto 1986. Imperatrice nera: giuro che non avrò mai più
a che fare con una donna che abbia guadagnato soldi così!!!”
Fissai la foto alla parete di mia sorella lontana. Un colpo
di tosse. Quella notte era il logico sbocco di paludi e ombre
versate sugli specchi dell’anima. Fuori, presero a cadere
gocce.
L'Amazzonia dall'alto