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18/12/2015 IL VALORE PROBATORIO DI E-MAIL E PEC

Dolegna Mauro

Diritto & informatica

Il documento informatico e la sua efficacia probatoria

IL VALORE PROBATORIO DI E-MAIL E PEC

IL CONCETTO DI “DOCUMENTO INFORMATICO“ E LA NORMATIVA DI


RIFERIMENTO
LA SUA EFFICACIA PROBATORIA CON PARTICOLARE RIFERIMENTO A E-MAIL E
PEC
L'ORDINANZA DI DATA 17.2.2014 DEL TRIBUNALE DI UDINE
Nella prassi giudiziaria di tutti i giorni, sempre più spesso, ci si trova a dover ragionare non più in termini di documento nell’accezione
"cartacea" del termine ma in termini di "documento informatico".
Il concetto di documento informatico trova origine nella disciplina comunitaria sancita dalla direttiva "99/93 CE relativa ad un quadro
comunitario per le firme elettroniche"1ed ha trovato il suo assetto definitivo2 con l'emanazione del c.d CAD3 (D.lgs 82/2005).
All'art. 1, lettera "p", del CAD si prevede che il documento informatico è "la rappresentazione informatica  di atti, fatti o dati
giuridicamente rilevanti".
La definizione, pur chiara nella sua accezione, ha posto sin da subito problemi interpretativi ed in particolare ci si è chiesti quando un
coacervo di impulsi informatici giungesse a quel minimo di forma "materiale" sufficiente a costituire una "rappresentazione
informatica".
In prima battuta sembrò che il legislatore, accanto alla forma orale e a quella scritta che dall'inizio dell'era giuridica avevano sempre
caratterizzato la questione della prova, avesse introdotto una terza forma, anche definita come "forma informatica".
L'enunciazione di principio testé riportata, seppur sensazionale nel suo conio giornalistico, non ha fondamento giuridico e, invero, è
smentita dallo stesso CAD che, all'art 20, precisa le condizioni minime necessarie affinché il "coacervo di impulsi
informatici" raggiunga il requisito della forma scritta.
Il comma secondo del suddetto articolo prevede che: "Il documento informatico sottoscritto  con firma elettronica qualificata o con
firma digitale, soddisfa il requisito legale della forma scritta se formato nel rispetto delle regole tecniche stabilite ai sensi dell'articolo
714 che garantiscano l'identificabilità dell'autore e l'integrità del documento"
Alla luce del contesto normativo appare chiaro che è lo stesso legislatore ad escludere l'esistenza di una c.d. "forma informatica"; il
disposto dell'art 20, tuttavia, è lapidario e, se si seguisse un'interpretazione rigorosa, bisognerebbe giungere ad una soluzione dicotomica
laddove tutto ciò che è informatico ma non soddisfa i requisiti dell'art 20 giuridicamente non esiste perché, non potendolo inquadrare né
nella forma scritta né in quella orale, difetterebbe il requisito della forma.
Seguendo questa pericolosa via in maniera troppo rigorosa ci si troverebbe a negare l'esistenza giuridica di documenti come le e-mail,
che, seppur prive di sottoscrizioni e labili dal punto di vista dell'identificabilità dell'autore e dell'integrità del documento, esistono sia
materialmente che giuridicamente.
L'esempio di cui sopra, seppur al limite del paradosso, introduce nella sua essenza il problema della prova fornita con un documento
informatico, e, sin da subito, si comprende come esistano delle zone grigie dove è necessario muoversi con estrema cautela.
La questione è stata oggetto di una recente ordinanza del Tribunale di Udine in merito al valore probatorio dell’e-mail semplice nonché
della PEC.
Per esigenze sistematiche è necessario analizzare la questione in maniera gradata partendo dai problemi che vengono in rilevo con l’e-
mail semplice priva di certificazione alcuna.
Nessun dubbio che l’e-mail sia una rappresentazione informatica di atti o fatti giuridicamente rilevanti, ma, sotto altro aspetto, si
pongono dei forti dubbi circa l'identificabilità dell'autore e l'integrità del documento, sicché in primo luogo vi è da chiedersi se essa
soddisfi o meno il requisito della forma scritta.
La risposta alla domanda è complessa e non può prescindere da alcuni aspetti tecnici ma, ai fini della trattazione che qui interessa, si può
affermare che l’e-mail è un documento informatico non sottoscritto con firma digitale e che, tuttavia, soddisfa quel minimo di
identificabilità del suo autore tale da rivestire quantomeno il requisito della forma scritta.

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18/12/2015 IL VALORE PROBATORIO DI E-MAIL E PEC
Qual è dunque la sua efficacia probatoria?
Il documento informatico (art 1 lettera P D.lgs 82/2005), in forza della previsione contenuta nel secondo comma dell'art 21 del CAD, fa
piena prova se è dotato di sottoscrizione digitale apposta secondo le regole tecniche di cui all'art 71[5] del D.lgs 82/2005; ma se, come
nel caso dell’e-mail, tale sottoscrizione manca, esso è annoverato nella tassativa elencazione di cui all'art 2712 c.c. primo comma e
pertanto qualificato come riproduzione meccanica per espressa volontà del legislatore.
L'assunto qui espresso trova conferma dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 11445 del 6 settembre 2001, ben prima che il
d.lgs 82/2005 inserisse le riproduzioni informatiche nell'elencazione di cui al primo comma dell'art 2712 c.c., ha statuito che i
documenti informatici privi di firma digitale, tra i quali rientra, come detto, a pieno titolo l’e-mail: "vanno ricondotti tra le riproduzioni
fotografiche o cinematografiche, le registrazioni fonografiche e, in genere, ogni altra rappresentazione meccanica di fatti e di cose, la
cui efficacia probatoria è disciplinata dall'art. 2712 c.c."
Posto in questi termini, il problema può essere facilmente risolto all'interno dei canoni di cui all'art 2712 c.c.; l'intera efficacia probatoria
si basa sul meccanismo del disconoscimento tempestivo del documento ritualmente prodotto in giudizio.
Qualora lo stesso non venga tempestivamente disconosciuto, la sua efficacia probatoria sarà quella prevista dall'art 2702 c.c. ossia di
piena prova; in presenza di disconoscimento verrà invece privato di qualsiasi efficacia probatoria.
L'assunto trova ulteriore conferma nel principio di non contestazione sancito dall'art 115 del c.p.c..
Discorso simile vale per la produzione in giudizio della PEC.
Com’é noto, il d.lgs 68/2005, che contiene la disciplina della PEC, ha equiparato lo strumento in parola, quanto ad efficacia probatoria,
alla raccomandata tradizionale; il d.lgs 68/2005, tuttavia, tace6 sulle modalità di produzione.
La spiegazione a tale silenzio è evidente: la PEC è un documento informatico sottoscritto con firma digitale sicché la sua disciplina va
ricercata nel CAD.
L'indagine sul punto deve partire dall'art 23 del CAD che, al comma primo, prevede che "le copie su supporto analogico di documento
informatico, anche sottoscritto con firma elettronica avanzata, qualificata o digitale, hanno la stessa efficacia probatoria
dell'originale da cui sono tratte se la loro conformità all'originale in tutte le sue componenti é attestata da un pubblico ufficiale a ciò
autorizzato"
Sicché la PEC quale documento sottoscritto digitalmente avrà piena efficacia probatoria soltanto se lo stesso viene prodotto in
giudizio nella sua versione analogica la cui conformità all'originale viene certificata da un pubblico ufficiale a ciò autorizzato.
Nel quadro attuale della normativa non appaiono possibili altre soluzioni, infatti da un lato non è possibile la produzione
analogica del documento informatico ai sensi del comma secondo dell'art 23 del CAD tramite copia analogica estratta
conformemente alle regole tecniche di cui all'art 71 del CAD, perché le stesse, come si è già detto, non sono ancora state
emanate, dall'altro sempre per la mancanza delle regole tecniche di cui sopra, non è percorribile la strada della produzione di
una copia di estratto informatico ai sensi del primo comma dell'art 23 bis del CAD, né tanto meno per la stessa ragione la
produzione tramite duplicato informatico ai sensi del secondo comma dell'art 23 bis, a meno che in questo ultimo caso, non si
ricorra alla certificazione della conformità all'originale da parte di un pubblico ufficiale a ciò autorizzato ai sensi dell'art 23 bis
comma secondo del CAD.
Qualora non ricorrano i presupposti di cui sopra, il valore probatorio della PEC prodotta in giudizio tramite stampa del
documento informatico (rectius copia analogica) sarà quello dell'art 2712 c.c. e, come tale, legato al meccanismo del tempestivo
disconoscimento e al principio di non contestazione ex art 115 c.p.c..
Recente applicazione dei principi di cui sopra è stata fatta dal Tribunale di Udine che, con ordinanza di data 17.02.2014, ha privato di
qualsiasi efficacia probatoria le PEC e le mail prodotte in giudizio come copie analogiche di documento informatico tempestivamente
disconosciute.
Il giudice, in maniera coerente, ha altresì negato alla parte che aveva prodotto la PEC  l'esperimento di una CTU, accogliendo le istanze
della controparte, la quale, in sede di memoria 183 c.p.c. c.VI n. 3, aveva correttamente evidenziato l'impossibilità tecnica di una CTU
informatica su quello che nella sostanza è stato definito "un mero pezzo di carta" e dall'altro che, trovandosi la parte nella materiale
disponibilità dell'originale informatico del documento prodotto, avrebbe dovuto e potuto produrlo, in presenza di disconoscimento nella
forme di cui all'art 23 primo comma del CAD.
Per le medesime ragioni la parte non è stata ammessa alla prova testimoniale sul contenuto delle mail e delle PEC inviate.
L'ordinanza rappresenta una delle prime applicazioni pratiche dei complessi meccanismi giuridici sottesi al concetto di documento
informatico e firma digitale che certamente appare assai rigorosa ma certamente condivisibile alla luce dell'attuale impianto normativo.
Va ancora detto che l'emanazione delle tanto attese regole tecniche di cui all'art 71 del CAD7, la cui bozza giace dimenticata presso gli
uffici del Ministro competente, come da deplorevole prassi italiana, potrebbe spostare di molto i termini del problema con particolare
riguardo alle modalità i produzione in giudizio.
Come ultimo rilievo, in attesa delle evoluzioni normative e giurisprudenziali sul punto, a parere di chi scrive appare incongruo che una
norma di dettaglio come le regole tecniche di cui all'art. 71, che può avere importanti riflessi sul piano processuale, venga affidata allo
strumento del regolamento e non ad una norma di carattere sostanziale che se non inserita nel codice civile trovi quantomeno dimora nel
testo del CAD.
 
 
NOTE:
1. Nota anche come "Direttiva sulla neutralità tecnologica".
2. In realtà in Italia fu data attuazione alla direttiva con atti legislativi disorganici che richiesero un completo riordino della materia
intervenuto appunto nel 2005.
3. Codice dell'Amministrazione Digitale.
4. Le regole tecniche di cui all'art 71 sono state emanate con D.P.C.M. 22.02.2013, G.U. 21.05.2013 limitatamente alla disciplina delle
firme elettroniche sicché, ai fini dell'analisi di ogni singolo documento, bisognerà fare riferimento a tali principi.
5. In termini pratici la piena prova si raggiunge solo con un documento cui è apposta una firma digitale.
6. La ragione del silenzio è anche spiegata dal fatto che, durante la redazione della bozza del d.lgs 68/2005, il legislatore stava lavorando
al testo del d.lgs 82/2005 (CAD) sicché la scelta di inserire la disciplina della prova della PEC nel CAD testo di riferimento per il

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18/12/2015 IL VALORE PROBATORIO DI E-MAIL E PEC
documento informatico appare condivisibile dal punto di vista sistematico.
7. Come detto le regole tecniche sono state emanate limitatamente alla disciplina delle firme elettroniche con il D.P.C.M. 22.02.2013,
G.U. 21.05.2013 
 
 

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