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Il monotelismo (dal greco µονος, monos e θέληµα, thélema, "unica volontà") o monoenergismo (dal greco
µονος, monos e ἐνέργεια, enérghĕia, "unica energia") è una eresia cristologica sorta a Costantinopoli nel VII secolo.
Affermava che nella persona di Cristo vi era la sola volontà divina la quale aveva assorbito quella umana, limitando
dunque la vera umanità di Cristo, in una sorta di versione più blanda del monofisismo (in Cristo la natura divina
aveva assorbito quella umana).
L'eresia fu propugnata in particolare dal patriarca di Costantinopoli Sergio I (610-638), che agiva su pressione
dell'imperatore bizantino Eraclio I (610-641), intenzionato a ricomporre la frattura con la chiesa monofisita d'Egitto.
L'imperatore impose la fede monotelita con l'editto noto come Ectesi (638), e il successivo editto Typos (648)
dell'imperatore Costante II tentò di chiudere la diatriba proibendo altre discussioni.
Massimo il Confessore fu uno dei principali oppositori del monotelismo, e per evitare la sua predicazione l'imperatore
Eraclio gli fece tagliare lingua e mano destra. Anche Papa Martino I (645-655) fu contrario al monotelismo, e in
occasione del Concilio Lateranense (649) fece condannare gli editti Ectesi e Typos. L'imperatore Costante II fece
dunque arrestare e deportare a Costantinopoli il papa, che morì in esilio in Crimea nel 655.
Note
Voci correlate
• Typos
• Ekthesis
• Volontà
• Gesù
• Eresie dei primi secoli
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