1) come essi intendevano la parola aletheia, parola composta da a/letheia: dove lete e
l'oblio, l'oscurità; allora, a/letheia significa ciò che non sta nascosto, non ciò che
corrisponde. Intendono ciò che appare luminoso, non rimane nascosto, diventa chiaro,
palese. Il mondo mitico ha a che fare con la poesia, non come dimensione estetica. La
parola della poesia è ciò che rivela, che onora, da fama. L'essere umano vuole essere
ricordato, vuole che si parli di lui. Aletheia è il luogo in cui si acquista un nome, la fama. Le
prime forme di scrittura sono nate per dire il nome del defunto: chi passava ricordava con il
nome, la parola, il defunto (Kleos = la fama);
2) dove si radica questa vita del poeta come testimone, che questi rivela, porta alla luce? Ma
nelle Muse (Mnemosyne in particolare) che sono coloro che avendo visto, tutto sanno;
Si noti l’invocazione iniziale delle Muse nell’Iliade di Omero:
Il sapere è il sapere di chi è lì, che vede. La verità è quella dell'occhio che ti guarda. E’
testimonianza: ma non basta l'occhio umano, bisogna invocare le Muse e forse, tramite
quelle, attraverso loro, anche l'uomo potrà vedere;
1) Quali sono le caratteristiche della verità per la civiltà scientifica? A quali livelli essa
si definisce?
2) Quali caratteristiche ha la verità per l’umanità dell’oralità?
3) Che funzione aveva, presso l’umanità dell’oralità, il poeta? E la poesia?
4) Il motto oracolare delfico conosci te stesso, com’è stato concepito da Socrate? Quale
significato originario aveva?
5) Quale filosofo rappresenta la soglia della nuova concezione della verità?