CAP. 1
ISTRUZIONE E FORMAZIONE
I° Protocollo addizionale alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (“il diritto all’istruzione
non può essere rifiutato a nessuno”);
CAP. 2
• ART. 30: Dovere di istruire i figli spettante ai genitori. Nel caso in cui i genitori non fossero
in grado, la legge prevede che questo dovere deve essere adempito da altri soggetti;
• ART. 33: Fa riferimento ad una pluralità di funzioni e compiti doverosi relativi a soggetti
pubblici e privati. Inoltre disciplina (regola) l’insegnamento che è libero e preordinato
all’istruzione.
• ART. 34: Sancisce il carattere aperto dell’istruzione, i limiti della sua obbligatorietà e il
diritto di capaci e meritevoli di raggiungere i gradi più alti degli studi.
L’obbligo è di almeno 8 anni.
• L’ART. 9: Dispone che la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura; l’ART 33 esclude la
possibilità di monopolio (pubblico e privato):
SCUOLA PUBBLICA: Luogo di autonomia nei confronti di condizionamenti politici e
ideologici;
SCUOLA PRIVATA: In essa è visibile un’ideologia.
LIBERTA’ DI INSEGNAMENTO
Una sentenza della Corte costituzionale del 1972 sostenne che la LIBERTA’ DI INSEGNAMENTO
per consenso pieno. Ancora più delicato è il problema della condotta di vita e insegnamento.
L’istruzione si consolida in una relazione personale nutrita di solidarietà e fiducia che investe la
personalità del docente e dell’alunno.
Ci sono 2 CONSEGUENZE:
“ Nome generali sull’istruzione alla luce della riforma del titolo V della Cost. che ha attribuito in
esclusiva al legislatore statale la competenza ad emanare queste norme; stabilendo che esse siano
quelle sorrette, in relazione al loro contenuto, da esigenze unitarie e, quindi, applicabili
indistintamente al di là dell’ambito propriamente regionale”
L’aggettivo GENERALI evoca una garanzia di uguaglianza perché riferibili a tutti senza distinzioni.
L’ Art. 117 consegna alla POTESTA’ CONCORRENTE (STATO e REGIONI) la MATERIA “ISTRUZIONE” e
alla POTESTA’ REGIONALE la MATERIA “ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE”.
a. Rapporti diretti con le persone fisiche coinvolte nel percorso di solidarietà (Stato);
b. Rapporti con le istituzioni scolastiche che organizzano gli insegnamenti (Regioni).
Lo stato deve determinare qualità e quantità delle prestazioni rese nel settore istruzione,
indicando la durata dell’obbligo.
Dopo la riforma del titolo V si è lasciato poco spazio alle Regioni. La preoccupazione sembra essere
stata quella di avere un ruolo importante anche nel campo della materia regionale e costruire un
disegno minimo unitario a cui le Regioni devono uniformarsi.
- LICEI
- ISTITUTI TECNICI STATO
- ISTITUTI PROFESSIONALI QUINQUENNALI.
- RESIDUO REGIONI
Dopo la riforma gli istituti professionali passano alle regioni ma allo Stato rimane la disciplina dei
livelli delle prestazioni.
La formazione professionale
distinta dall’istruzione secondaria.
CAP. 3
1859 LEGGE CASATI: distingueva tra istruzione superiore, istruzione secondaria (classica, tecnica) e
istruzione primaria gratuita (2 gradi biennali).
La legge prevedeva una formazione professionale sostenuta come richiesto dal sistema
produttivo.
Anni 90: riforma della scuola elementare viene ampliata l’autonomia delle istituzioni scolastiche.
2003: RIFORMA MORATTI (sfide alla globalizzazione e volontà di offrire pari opportunità)
- Introduzione dell’insegnamento di inglese e informatica;
- Riequilibrio del rapporto tra istruzione e formazione professionale mediante valorizzazione
del saper fare, ripensamento dell’architettura dei cicli → passaggio da un sistema
quadripartito (licei, istituti tecnici, istituti professionali e formazione professionale) a un
sistema BIPARTITO (licei, istruzione e formazione professionale).
Tuttavia:
1. Deve rispettare la presenza dell’autonomia dell’istruzione scolastica.
2. Tener conto che l’istruzione è una materia trasversale.
3. Tener conto delle competenze regionali.
4. E’ la corte costituzionale ad indicare un canone per l’allocazione delle funzioni fondato sul
parallelismo tra funzione legislativa e amministrativa.
Gli interventi legislativi devono essere retti dal principio della reale cooperazione.
Importanti sono le funzioni in tema di verifica e indirizzo dell’istruzione, programmazione delle reti
e istituzione di scuole.
ESCLUDE LE REGIONI
L’organizzazione del Ministero risulta dalla disciplina posta dal d. lgs. 300/1999,
d.p.r. 2003, d.p.c.m. 2006.
Altri organismi:
afferma che “la distribuzione del personale spetta alle Regioni quando saranno dotate di una
disciplina idonea a svolgere la funzione di distribuire gli insegnanti tra le istituzioni scolastiche nel
proprio territorio.”
CONTRATTO NAZIONALE
tradizionalmente assestato secondo il modello del doppio canale, il 50% dei posti ricoperti mediante
concorso per titoli ed esami e l’altro 50% attingono alla graduatoria dei soggetti in possesso di abilitazione.
Dal 1990 i concorsi sono aperti a chi possiede una laurea in scienze della formazione primaria per la scuola
primaria e il titolo abilitante rilasciato dalle scuole di specializzazione all’insegnamento secondario per la
scuola secondaria (SSIS).
La FUNZIONE DOCENTE si fonda sull’autonomia culturale e professionale dei docenti e si ESPLICA NELLE
ATTIVITA’ INDIVIDUALI E COLLEGIALI e nella PARTECIPAZIONE ALLE ATTIVITA’ DI AGGIORNAMENTO. Essa
comprende tutte quelle attività di programmazione, progettazione, ricerca, aggiornamento e formazione.
CAP. 4
AUTONOMIA FUNZIONALE:
Si tratta di un’autonomia funzionale perchè correlata alla finalità dell’istruzione e cioè allo sviluppo della
persona umana. Inoltre l’autonomia è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si
sostanzia nella progettazione e realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo
sviluppo della persona umana, al fine di garantire loro il successo formativo.
I DIRIGENTI SCOLASTICI sono inquadrati in ruoli di dimensione regionale e rispondono in ordine ai risultati, i
quali sono valutati tenuto conto della specificità delle funzioni e sulla base delle verifiche effettuate
dall’amministrazione scolastica regionale.
E’ da segnalare che il dirigente deve esercitare le proprie funzioni nel rispetto delle competenze degli organi
collegiali. Il dirigente deve svolgere una funzione di garanzia del corretto svolgimento del rapporto di
solidarietà, ciò è una garanzia per lo sviluppo della personalità degli studenti.
- Autonomia d’interazione con il contesto: insieme di possibilità che le istituzioni hanno di interagire
tra loro e con la realtà sociale, culturale ed economica;
- Autonomia finanziaria: il dirigente può essere sottoposto a direttive ed indirizzi a condizione che
esse non incidano sullo svolgimento dell autonimia funzionale. Il dirigente risponde in ordine ai
risultati della propria azione dirigenziale. La valutazione è effettuata da un nucleo nominato dal
dirigente regionale, composto da numero 1 dirigente tecnico, 1 amministrativo e 1 scolastico, ha
carattere pluriennale legato alla durata dell’incarico.
Prima di formalizzare una valutazione negativa bisogna acquisire in contraddittorio le deduzioni del
dirigente. Le SANZIONI possono essere: mutamento di incarico, revoca durante lo svolgimento o
recesso.
Questi organi sono composti dai docenti più i rappresentanti dei genitori e/o degli alunni. Il collegio
docenti e il consiglio d’istiuto sono disciplinati dal d. Lgs. 297/1994.
CONSIGLIO D’ISTITUTO:
E’ l’organo di governo e indirizzo dell’istruzione, elabora e adotta gli indirizzi generali e determina le
forme di autofinanziamento con riferimento al POF, tale documento è adottato dal consiglio d’istituto
ed è elaborato dal collegio docenti.
COLLEGIO DOCENTI:
E’ un organo tecnico professionale formato dai docenti e presieduto dal dirigente. Si occupa di
programmazione didattica, formulazione dell’orario e ha la responsabilità di adottare il POF.