Sei sulla pagina 1di 3

Lezione 02/11/21

Nella corte siciliana la regina è Costanza. Il figlio federico viene affidato alle cure del papa
innocenzo iv. Federico ne esce come un monarca con un’esperienza di vita comune più forte e con
una cultura variegata perché viene educato come un re ma da educatori di diversi sfondi sociali.
Oltre al latino e al tedesco e franco-normanno dei suoi antenati, dalla sua esperienza diretta nella
palermo del 400 impara altre lingue, tra cui siciliano volgare, greco e arabo. Avrà una
corrispondenza con il sultano d’egitto e riuscirà a trattare direttamente con i sultani. Un altro
aspetto è la consapevolezza di avere saldamente in mano le redini del potere. Quando inizia a
gestire il potere dopo il 1212, non dimentica le lezioni imparate dalla sua infanzia. Il suo
atteggiamento politico in germania dopo il 1219 e la sua politica nel regno sono profondamente
distinte. Mentre riesce a sanzionare e legittimare una sorte di aspetto federale, per cui delega
molta autorità agli incaricati locali con la bolla di heger, intraprende una rivoluzione dell’autorità
del suo incarico, in quello che era il momento di ruggero II e dei baroni. Federico vuole riportare la
situazione a com’era prima, anche con metodi duri. Se qualcuno si oppone al suo potere lui ripiega
sulle maniere forti. Analogamente anche nei confronti dei poteri locali l’atteggiamento di fede è
imperativo, il re ordina che tutti coloro che esercitano poteri e richiamano il diritto di esercitarli,
esibisca i documenti che confermano questo diritto al giustiziere per poi avere una conferma. Chi
non li ha dovrà immediatamente cessare di comportarsi in quel modo. È una politica che prosegue
in maniera netta, riorganizzando anche il territorio. In sicilia deve confrontarsi con rivolte di gruppi
di origine musulmana, la popolazione verrà sostituita con popoli settentrionali come i longobardi.
Questi ultimi colonizzano molti territori dell’italia. Gli abitanti musulmani vengono trasferiti in
puglia e concentrati in lucea dove gli viene consentito di vivere secondo la loro religione. Non è
una repressione per la religione ma per la rivolta nei suoi confronti. A lungo andare questo tipo di
atteggiamento che trova espressione definitiva nelle costituzioni melfitane, melfi è il primo luogo
dove viene radunato il parlamento e dove ne 1331 rievoca le leggi (codice organico di leggi
promulgato da un imperatore d’occidente nel v sec). Nella costituzione melfitana il primo articolo
è proprio l’istituzione dell’autorità del re. Questa politica crea ___, dopo la sua morte corrado iv
abolisce certe politiche del padre in cambio della rinnovata fedeltà dei baroni. Questo segna una
prima ripresa di autonomo potere dei baroni e verrà incentivato da quanto avviene nella fase
successiva: corrado iv muore, e il regno entra in una fase difficile. Esiste un sovrano legittimo:
corrado v, poco più che neonato. I baroni nel regno preferiscono affidarsi a chi conoscono meglio,
uno dei figli illegittimi, manfredi. Ai figli illegittimi corrado assegna ruoli importanti, sono tutti
molto simili al padre anche nell’aspetto intellettuale. Si dilettano di poesia, sono tra i primi poeti
della letteratura italiana, la scuola siciliana di federico. Manfredi coltiva lo stesso interesse che suo
padre aveva avut verso l’ornitologia. Federico scrive un codice illustrato sulla falconeria e ci è
rimasta la copia di manfredi. Manfredi è sempre rimasto nel regno ed è ben conosciuto dai baroni.
Gli viene quindi affidata a corona. Manfredi non aspira ll’impero. Arriva vicino all’unificazione della
penisola italiana sotto un unico potere. Riconoscono in lui un eader credibile, che lo rende
minaccioso agli occhi del papato. I papi cercano una soluzione alternativa er il regno di sicilia, carlo
manzò. Carlo accetta: èun uomo ambizioso, e acceta un’impresa quasi impossibile. Manfredi ha il
potere in una zona ricca ed è molto sostenuto. Il fratello di carlo, il re di francia, rifiuta di
appoggiarlo per non frapporsi con un altro monarca. Carlo trova sostegno dagli esuli guelfi
fiorentini, guidati da farinata degli uberti. Trovano i finanziamenti che servono a carlo per fare un
esercito. E il destino vuole che in occasione della prima battaglia, quella di benevento, manfredi
muore sul campo. Carlo occupa il regno. La nuova monarchia angioina è diversa da quella
normanno-svedese. Carlo ha debiti, quindi instaura i suoi rapporti con il regno apponendo delle
modifiche: sostituisce parte dell’aristocrazia con nuove famiglie di origine francese, ricompensa i
baroni che lo hanno aiutato attribuendogli terre e titoli che ha tolto ai normanno-svedesi. Anche in
sicilia le cose cambiano perché il re deve mettere il sistema fiscale nelle mani dei suoi finanziatori
fiorentini, deve restituire il favore con gli interessi. Carlo non si limita di essere il re di sicilia, ma ha
mire molto più ampie, sogna un impero angioino nel mediterraneo. Diventa anche re di
gerusalemme, acquista i diritti di un impero che non esiste più ma che spera di ricostruire
(costantinopoli). Questo tipo di progetti chiede grandi quantità di denaro: spreme la sicilia
attraverso i suoi esattori fiorentini, portando il popolo siculo alla rivolta. Ciò compromette anche la
possibilità di realizzare i suoi disegni. L’arrivo degli angioini cambia anche le dinamiche
dell’amministrazione. Rimangono gli uffici di origine normanna ma i registri fiscali sono redatti con
una cura superiore a quella precedente, anche perché a redigerli sono funzionari francesi o i
segretari dei banchieri fiorentini del re, persone con esperienza contabile. Questa documentazione
viene tenuta non in latino, ma in francese. Mentre la documentazione normanno sveva è tutta in
latino o greco. La corte in epoca angioina si trasferisce da palermo a una sede più vicina a roma,
per stare più vicino al papa e per ovviare ai suoi interessi nel settentrione. Napoli viene scelta da
federico come sede per l’università, è il luogo dove verranno istruiti i finanzieri. Napoli dal 1224
inizia ad avere una certa importanza nel regno, quindi carlo I decide di spostare la sede lì. In
questo nuovo ambiente cambia anche il modo di tenere le registrazioni. Tutto questo ci arriva da
documentazioni frammentarie. Avevamo un archivio già di epoca normanna (patermiones curiae).
Abbiamo il catalogo di sbaron, ma la maggior parte dei documenti sono andati persi, sappiamo che
c’era un archivio di modello inglese ben organizzato, ma ci sono pervenuti solo dei pezzi di copie.
Noi abbiamo questi documenti da archivi d riceventi, l’autore ha dovuto ricercare in giro per
l’europa i documenti inviati dalla cancelleria dei paesi riceventi e mettendoli in ordine cronologico.
Stesso discorso vale per i diplomi dei germani. Il lavoro che si fa sui documenti del regno
normanno svevo è analogo a quello dei documenti più antichi, come la corrispondenza pontificia
(innocenzo III e precedenti). Per l’età angioina avevamo un archivio imponente: registri fiscali, di
lettere, di decisioni verbali, ecc, che costituiva l’archivio angioino. Erano centinaia di registri, ma
questo archivio non esiste più. È una distruzione voluta, siamo nel 1943: 2a guerra mondiale. Si
cerca di mettere al sicuro il patrimonio culturale con effetti non sempre ottimali. La chiesa di santa
chiara a napoli era il luogo di sepoltura dei regnanti del tempo. vi era il mausoleo di slatislao
d’angiò e anche di carlo I e famiglia. Santa chiara viene colpita da un incendio e i sacchi di sabbia
messi per riparare dagli urti delle bombe fanno da forno, e i documenti sono bruciati. I documenti
salvati vengono messi vicino al vesuvio. Le truppe tedesche in ritirata bruciano le ville, tra cui
quella con l’archivio degli angiò. Dal dopoguerra è iniziata un ‘opera di recupero. Sono stati
ricomposti e restaurati i frammenti ed è stato lanciato un invito mondiali agli studiosi di archivio di
mandare appunti ecc per ricostruire i fatti di quell’epoca.
Di tutta quest’epoca del regno angioino sappiamo molto ma abbiamo perso la gran parte degli
archivi. Nell’epoca successiva la politica angioina di forte pressione fiscale crea un malcontento
nella popolazione locale, soprattutto quella siciliana fortemente tassata. Molte delle tasse della
baronia non vengono più pagate alla corona, quindi attingono alla pop siciliana. C’è un
malcontento soprattutto nell’antica nobiltà di palermo, che si sono viste estromettere a favore dei
consiglieri della corte. Non avere la possibilità di comunicare col sovrano è un danno, perché non
potevano ottenere alcun riconoscimento, quindi si crea un’ostilità verso i francesi: nasce la rivolta
del vespro (1282). I baroni avevano già un piano pronto, hanno già individuato un alleato, un re
d’aragona, perché re pietro aveva sposato la figlia di manfredi, costanza. In sicilia non vale la legge
salica, quindi le done possono ereditare il trono. Costanza è la vera regina di sicilia e pietro è il re
consorte. In questo modo il re d’aragona acquisirebbe un territorio è anche una chiave delle rotte
commerciali mediterranee. I mercanti aragonesi attirano a mettersi sullo stesso piano della
concorrenza italiana. Ma hanno bisogno di un punto d’appoggio: la corte siciliana. È una guerra
lampo: in pochi mesi i francesi sono cacciati dalla sicilia. Da lì inizia una vicenda lunghissima, si
conclude con un trattato di pace nel 1372, 90 anni dopo. carlo i deve rinunciare ai suoi progetti ma
ne lui ne i successori rinunceranno alla sicilia. L’accordo con carlo ii è temporaneo, perché il
sovrano a palermo ha il titolo di re d’acrimea. Morto federico il parlamento elegge il figlio, danno il
via a una guerra.
La presenza aragonese in sicilia ascia molte tracce. C’è una cospicua presenza di registri a
barcellona: cancelleria delle corrispondenze degli affari siciliani. Già in età medievale e in età
moderna, vengono effettuati trasferimenti di documenti di napoli e sicilia verso barcellona. Nel
corso di questi trasporti capita che le navi affondano e parte della documentazione viene perduta.
La corona siciliana passa al ramo principale della casa d’aragona. Alfonso v regna più di 40 anni,
vuole riunificare tutto il suo regno, vuole annettere anche la parte continentale del mezzogiorno
italiano. Nel 1492 conquista il regno. Epoca di nuova fioritura a napoli, esplosione del rinascimento
napoletano. Alfonso è un uomo di cultura, soprattutto d’arte e pittura fiamminga.
La monarchia è costretta a venire a patti con i baroni per ottenere il loro appoggio. Conferma dei
beni, dei territori che ha conquistato, pagamento dei danni delle terre, condotta per 200 lance e
200 fanti. Alfonso deve accettare perché ha bisogno dei sanseverini, e succede anche per i baroni.
Quindi abbiamo questi documenti che ci racconta dell’indebolimento della corona, ma anche dei
documenti che ci insegnano una storia inversa: il re reimposta una finanza per ottenere il massimo
da queste terre. Crea quella che sarà l’imposizione finanziaria più lunga del mezzogiorno italiano, il
controllo delle pecore e la transumanza, la carta dei tratturi. La vicenda del regno vede partire una
corona molto forte che però termina con una monarchia piegata ai baroni m comunque con una
certa presenza. Non è sufficiente basarsi sugli archivi locali ma sarà imprescindibile anche andare
negli archivi di napoli e palermo. Dopo la caduta aragonese i regni diventano viceregni, e con la
caduta del controllo spagnolo verranno consegnati anche i documenti da loro posseduti.

Potrebbero piacerti anche