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A.A. 2011/2012
2° semestre
Prof. Francesco Frecentese
Inizialmente non c’era un’idea di chimica e quindi il la preparazione del farmaco era affidata
agli speziali di vario genere. Per la costruzione di un farmaco si prendeva in considerazione
sostanze estratte dal mondo vegetale e solo successivamente, con l’avvento dell’industria e
con le nuove tecniche di biosintesi , si è iniziato a costruire farmaci di sintesi o di semisintesi,
ovvero processi di modificazione delle sostanze naturali, fino poi ad arrivare ad un percorso
che inizia dal 1980 per poi continuare fino ai giorni nostri il quale prevede l’avvento del
computer e quindi la possibilità attraverso la metodica computazionale di simulare quello che
avverrà poi all’interno dell’organismo. In questo modo, si è creata la possibilità di progettare e
poi sintetizzare materialmente delle sostanze che sono in grado di interagire con maggiore
selettività, maggiore affinità, con il bersaglio (recettori, enzimi etc) presente all’interno
dell’organismo umano che è poi responsabile dell’attività ricercata.
Questa però, non è una risposta sufficiente per definire un farmaco, perché si può ad esempio
somministrare una qualsiasi sostanza nell’organismo la quale sarà poi responsabile di una
modificazione funzionale di tipo biochimico, e questa sostanza potrebbe ad esempio essere
l’Extasy, la quale effettivamente provoca una modificazione funzionale di tipo biochimico ma
che non può essere però considerata come farmaco. Quindi per definire una sostanza come
farmaco si necessita di una definizione più approfondita che ci viene fornita dall’ O.M.S.
Definizione ufficiale di farmaco:
Secondo questa definizione, ci deve essere un rapporto tra il rischio ed il beneficio che deve
essere però a favore del beneficio della persona che assume quella sostanza.
Il farmaco può anche essere una sostanza utilizzata per test diagnostici che consentono di
individuare la presenza di eventuali patologie.
La scoperta del farmaco può essere casuale o mirata, se non è casuale si parla allora di
progettazione. Statisticamente però (circa il 95%) dei farmaci, vengono scoperti per caso. Ad
esempio è capitato che si andava alla ricerca di una determinata sostanza per la patologia X e
ci si rendeva conto che quella sostanza utilizzata aveva tutt’altro effetto, caso clamoroso è
rappresentato da alcuni antitubercolari che una volta somministrati agivano anche da
antidepressivi, e quindi, in questo modo, si spostava la ricerca dei farmaci anche verso una
nuova direzione, appunto quella degli antidepressivi.
La chimica farmaceutica si interessa dello sviluppo in piccola quantità e soprattutto di
produzione industriale perché bisogna prendere in considerazione non quelli che sono i
processi chimici su piccola scala ma quelli su ampia scala per arrivare alla produzione di
sostanze che possono essere per diagnosi, prevenzione e trattamenti di malattie per gli
uomini e anche per gli animali.
E’ necessario quindi, individuare e preparare una nuova sostanza che prende il nome di “Lead
Compounds” . Nelle varie pubblicazioni di riviste scientifiche internazionali, vengono descritte
una serie di sostanze che non sono in commercio ma che rappresentano uno strumento più
innovativo a quel momento a cui è arrivata la letteratura scientifica, le quali sostanze possono
poi essere sottoposte ad una ottimizzazione da parte dell’industria farmaceutica.
Si possono allora distinguere 2 tipi di filoni di ricerca, quella di tipo accademico, fatta dalle
università le quali hanno però a loro disposizione pochi soldi e quindi hanno la necessità di
fare un lavoro molto mirato, cioè mirare con poche sintesi alla miglior molecola possibile.
L’università, fa quindi un grande lavoro retrospettivo, cioè fa un lavoro molto razionale prima
di passare alla sintesi della molecola che sarà poi commercializzata. L’altro filone di ricerca è
quello di tipo industriale, il quale segue un altra metodica, questo perché l’industria
sintetizza su ampia scala centinaia di migliaia di molecole, le quali vengono poi testate e una
volta valutate le loro funzionalità, si costruiscono poi degli analoghi. In questo modo si
procede molto più velocemente all’individuazione di nuovi farmaci.
È anche vero che università e industria possono comunque lavorare insieme intersecando i
loro lavori nell’interesse comune.
Il farmaco può derivare da fonti naturali e a tal proposito ricordiamo che molte specie vegetali
devono ancora essere caratterizzate e valutate dal punto di vista terapeutico e ciò ci fa capire
che le fonti naturali da cui ottenere nuovi farmaci non si sono esaurite. Altri farmaci possono
essere ottenuti per sintesi organica o per mezzo di processi biotecnologici.
Una volta ottenuta la molecola che può rappresentare il punto di partenza per la costruzione
del farmaco, è necessario poi ottimizzare questa molecola effettuando variazioni se necessario
per tutta la struttura affinché si possa migliorare l’efficacia incrementando l’attività e la
selettività e diminuire un’eventuale tossicità. La molecola di seguito riportata è la nimesulide
commercializzata come Aulin, molecola appartenente alla categoria dei FANS. Tutti i farmaci
precedenti alla nimesulide hanno un’attività non selettiva sulle ciclossigenasi (COX-1 e COX-
2). Questa molecola rappresenta un’ottimizzazione perché con il suo sostituente a lato, è in
grado di determinare un effetto solo sulle COX-2 e da questo momento in poi si è indirizzata la
ricerca verso la sintesi di antinfiammatori COX-2 selettivi.
Poi una volta compreso che la molecola individuata ha degli effetti positivi, bisogna poi capire
se si può sintetizzare tale sostanze in grosse quantità senza però recar nessun danno di tipo
economico e questo ci fa capire che per l’industria farmaceutica è importante anche il
concetto di economicità. Ricordiamo che per un farmaco nuovo, ci vogliono circa 20 anni per
recuperare i soldi dal momento della sua scoperta, dopodiché il brevetto scade e le altre
industrie possono allora sintetizzare e commercializzare lo stesso farmaco ed in questo caso,
l’industria madre che ha lanciato per prima tale farmaco, inizia a guadagnare di meno. A tal
punto converrebbe per l’industria madre, abbassare il prezzo di quel farmaco per mettersi in
competizioni con quelli che saranno poi i suoi rivali.
La regola del mercato vuole che nella fase di sviluppo ci sia ottimizzazione del processo
sintetico a livello industriale per far si che sia conveniente e che sia ipotizzabile il recupero
dell’investimento in un numero di anni quanto minore è possibile. Per esempio, se si
recuperano tutti i soldi, che sono stati spesi per inventare la nimesulide in 5 anni, significa che
si può attendere un guadagno per almeno 15 anni ma se invece si recuperano tutti i soldi
spesi, in 25 anni, ci sarà allora un bilancio economico sfavorevole e poiché l’industria
farmaceutica non ci perderà mai, significa che quel farmaco per il quale è previsto un
recupero dopo 25 anni, non entrerà mai in commercio.
Oltre agli aspetti economici, ci sono anche altre considerazioni che fa l’industria farmaceutica,
ad esempio una volta scoperta la molecola, deve capire se quel farmaco può essere
somministrato e se si assorbe, perché un conto è saggiare la molecola in vitro e un altro è farlo
in vivo. Quindi vengono effettuati una serie di test, prima sugli animali e poi sull’uomo.
Si va poi a considerare l’idrosolubilità e l’emivita del farmaco, capire dunque se il farmaco si
scioglie bene e qual è la sua durata d’azione una volta somministrato. Viene valutato poi anche
il sapore, e quindi correggere ad esempio sostanze troppo amare. Tutto questo per dire che è
comunque necessario andare in contro a quelle che sono le aspettative del paziente.
Una volta interagito col bersaglio (recettore, sito etc) si avrà una risposta biologica che non
necessariamente avviene nello stesso distretto dove il farmaco è andato a interagire, cioè i
suoi effetti si possono riversare su più tessuti.
Inoltre è necessario che il raggiungimento del sito bersaglio avvenga con una concentrazione
sufficientemente elevata questo perché basse concentrazioni interagiranno con pochi
recettori e di conseguenza la risposta farmacologica sarà minore.
La concentrazione raggiunta dal farmaco al sito d’azione dipende, oltre che dalla dose, anche
dall’entità e dalla velocità con cui si svolgono una serie di processi (LADME) che avvengono
successivamente alla sua somministrazione e che costituiscono i vari momenti dell’azione di
un farmaco.
È importante quindi studiare il percorso del farmaco all’interno dell’organismo il quale può
essere distinto in diverse fasi:
La 1a fase è quella di liberazione, prevede che le singole molecole del farmaco somministrato,
siano disponibili ad entrare all’interno dell’organismo, dopodiché tali molecole devono andare
incontro all’assorbimento, cioè devono raggiungere il torrente ematico, il farmaco si deve poi
distribuire all’interno dei tessuti. In tutto questo, è anche possibile che il farmaco prima di
raggiungere i vari tessuti, abbia già subito una serie di biotrasformazioni del metabolismo.
Una volta esplicato la sua attività farmacologica, il farmaco va incontro al metabolismo,
ovvero una serie di biotrasformazioni che lo rendono più idrosolubile, più eliminabile.
A questo processo segue poi la fase di escrezione che è molto importante perché fa si che ciò
che è entrato nell’organismo non rimanga dentro per tutta la vita, ma può essere appunto
eliminato attraverso i principali sistemi di escrezione che sono rappresentati dalla via fecale e
da quella urinaria.
Questi concetti fanno si che l’efficacia del farmaco non dipenda solo dalle dosi ma anche da
come avverranno queste fasi, cioè dell’entità e della velocità dei vari processi.
Fase che prevede la liberazione del principio attivo dalla forma farmaceutica somministrata.
Se prendiamo in considerazione la compressa effervescente, bisogna allora dire che questa
deve esplodere all’interno dello stomaco e dell’intestino, alcune compresse vengono costruite
per essere disintegrate nello stomaco mentre altre invece sono gastroresistenti e quindi si
disintegrano a livello dell’intestino dove il pH è più alcalino. È necessario che si forminino
questi granuli di piccole dimensioni i quali si devono poi disaggregare portando così
realmente il principio attivo in soluzione. Quindi disgregazione e disaggregazione sono due
momenti diversi che prevedono prima la formazione dei granuli e poi la formazione della vera
soluzione del principio attivo che consentono poi di andare incontro all’assorbimento della
forma farmaceutica. Questo concetto è importante perché ci fa capire che tutto ciò che non si
scioglie non si assorbe. È necessario allora che ci sia uno studio delle forme farmaceutiche
per renderle solubile.
Via orale
E’ la via di somministrazione più semplice ed economica. E’ usata per farmaci che
attraversano sufficientemente la mucosa intestinale (poiché presentano il giusto bilancio
idrofilo-lipofilo o mediante l’ausilio di specifici trasportatori); farmaci resistenti al pH acido,
agli enzimi digestivi e alle proteasi. L’assorbimento avviene prevalentemente nel piccolo
intestino. Le molecole del farmaco somministrato, per poter superare ad esempio la
membrana fosfolipidica, devono avere un giusto bilancio lipofilo-idrofilo cioè devono avere il
giusto equilibrio tra la porzione lipofila e quella idrofila (caratteristiche che possono essere
rappresentate dai vari sostituenti della molecola stessa). Tale bilancio rappresenta una certa
garanzia per il superamento della barriera fosfolipidica e l si può realizzare prima ancora di
saggiare la molecola in vivo in modo tale, per esempio, da evitare di costruire un farmaco che
sia troppo lipofilo e che quindi non si scioglie oppure un farmaco che riesca a sciogliersi ma si
blocca però a livello della barriera fosfolipidica perché è poco lipofilo.
Quale parte del tratto gastrointestinale è meglio coinvolta nell’assorbimento dei farmaci? Lo
stomaco o l’intestino?
La mucosa gastrica ha una superficie di circa 1m2 ed una perfusione di circa 0.15
L/min, ha inoltre un epitelio pluristratificato e prevede che il principio attivo deve
effettuare una serie di passaggi rendendo più difficile l’assorbimento.
La mucosa intestinale ha una superficie di circa 250-300m2, la perfusione è pari a circa
1L/min e l’epitelio è monostratificato, ciò significa che i farmaci, una volta
somministrati per via orale, per il 99% si assorbono a livello intestinale.
Ricordiamo che alcune molecole sono programmate per essere assorbite principalmente a
livello dello stomaco.
Quanto farmaco sarà assorbito? La presenza di questi fattori fa sì che soltanto una frazione
variabile del farmaco ingerito possa poi essere disponibile in circolo.
Alcuni farmaci potrebbero essere metabolizzati anche dai batteri della flora presenti a livello
dell’intestino. Ciò ci fa capire ancora una volta che per i farmaci somministrati per via orale
non avviene un assorbimento del 100% ma sempre inferiore. Questo concetto è importante
perché ci consente di dire che le forme farmaceutiche solide vengono assorbite meno bene
rispetto a quelle liquide in quanto queste ultime, superano tutta la parte farmaceutica( es:
moment capsula e moment molli).
Le tetracicline (antibiotici) non possono essere somministrate assieme agli alimenti, esse
hanno la capacità di interagire con la sub-unità 30s dei microrganismi attivando così un
meccanismo di morte del batterio. Non vengono ad esempio somministrate con i latticini
perché in quel caso si verrebbe a creare un’interazione tra fenolo e chetone. Il Ca2+ può
interagire con il gruppo OH della molecola, sono quindi disponibili più siti di coordinazione
della molecola di tetraciclina per uno ione bivalente come il Ca2+.
Una volta che si è formato il complesso tetraciclina-ione bivalente, questo complesso non
viene più assorbito.
Alcuni alimenti possono invece aumentare la produzione di HCl, ad esempio le sostanze ricche
di proteine come il brodo aumentano l’acidità gastrica. Un pasto ricco di carboidrati invece,
determina una minore performance del plasma a livello dello stomaco e una minore
produzione di HCl.
Queste modulazioni dell’acidità dello stomaco da parte degli alimenti, possono influenzare la
presenza di alcuni farmaci acido-lattici come la penicillina G (primo antibiotico β-lattamico)
che è una sostanza che in ambiente acido tende ad essere scissa, idrolizzata, cioè si rompe un
legame. Quindi una maggiore acidità gastrica può influenzare la quantità di penicillina G che
viene somministrata.
L’uso di sostanze che alterano la flora batterica può interferire con l’assorbimento dei farmaci
in quanto può alterare l’entità del metabolismo presistemico dovuto ai batteri.
C’è quindi una simbiosi tra la flora batterica autoctona ed il nostro organismo.
Sarebbe opportuno, dopo aver assunto grosse quantità di farmaco, prendere dei
multivitaminici, questo perché distruggendo una buona parte di questi batteri, molte vitamine
non verrebbero prodotte.
Biodisponibilità
Per biodisponibilità si intende la quota di farmaco che raggiunge inalterata il torrente ematico
al netto anche della metabolizzazione di 1° passaggio. Il farmaco biodisponibile è quello che si
trova nel sangue non coniugato alle proteine plasmatiche e che è capace di raggiungere il
bersaglio dove poi esplica la sua funzione farmacologica.
Dato che l’effetto di primo passaggio si verifica durante e dopo l’assorbimento intestinale, si
può dire che la biodisponibilità orale è = quota assorbita – quella soggetta ad effetto di primo
passaggio, cioè è la quantità di farmaco che raggiunge intatta il circolo ematico.
In conclusione la via orale:
richiede in genere dosi maggiori di altre vie in funzione del fatto che si verifica l’effetto
di 1° passaggio( biodisponibilità < 100%). Presenta una biodisponibilità compresa tra
il 20% ed il 90% rispetto alla somministrazione endovenosa. 20-90% perché al di
sotto de l20% non viene preso in considerazione.
presenta una relazione molto incerta fra dose somministrata e biodisponibilità perché
bisogna poi considerare la variabilità biologica.
richiede la somministrazione di farmaci sicuri, che abbiano una buona
maneggevolezza, in modo che le variazioni di concentrazioni siano relativamente
innocue. Ex: per via orale dove non sono sicuro quanto farmaco viene assorbito, non
poso somministrare una sostanza che a 200mg è farmaco mentre a 250 mg è tossico
perché in questo caso non sono sicuro se vengono assorbiti 200 o 250mg. I farmaci che
hanno un intervallo di maneggevolezza così ristretto vengono somministrati per via
parenterale. Tutti i farmaci somministrati per via orale hanno tale intervallo molto
ampio e quindi affinché si possa manifestarsi un effetto tossico, si deve aumentare di
molto la dose. È l’esempio della tachipirina (paracetamolo) compressa effervescente da
500-100mg, in cui gli effetti tossici cominciano a manifestarsi a circa 36g, quindi la si
può dare tranquillamente anche ai bambini, agli anziani e anche in gravidanza.
a causa del metabolismo di primo passaggio, è sconsigliata in presenza di
un’insufficienza epatica, in quanto la minore metabolizzazione fa innalzare le dosi.
Via Sublinguale
Prevede l’assorbimento del farmaco attraverso il plesso localizzato sotto la lingua ed è’ utile
per i farmaci che vengono inattivati principalmente a livello gastrico, oppure che subiscono
un’inattivazione di primo passaggio; in questi casi, si ha la possibilità di sfruttare l’elevata
vascolarizzazione e permeabilità del plesso sublinguale.
Un esempio è dato dalla nitroglicerina
Questa sostanza veniva somministrata per via orale garantendo un ottimo superamento delle
membrane plasmatiche e quindi un buon assorbimento in virtù di un ottimo bilancio lipofilo-
idrofilo, quindi arrivava molto più facilmente nel torrente ematico e capitava poi che a livello
epatico veniva metabolizzata, quindi per la nitroglicerina, la via sublinguale rappresenta
un’alternativa alla via orale perché in questo caso il farmaco assorbito, immediatamente
raggiunge la vena cava superiore per poi finire nella grande circolazione senza quindi passare
prima per il fegato come capitava per la via orale.
L’assorbimento per via sublinguale è più rapido e meno variabile di quello per via orale.
Via enterali
Via di somministrazione che va bene per pazienti che collaborano poco per diversi motivi,
come bambini, anziani per i quali è difficile fargli ad esempio deglutire una compressa.
Il farmaco viene somministrato come supposta o clistere. E’ una via non invasiva, priva di
effetti gastro-lesivi ed è vantaggiosa se il farmaco non subisce inattivazione epatica. È
vantaggiosa se si pensa che una parte del farmaco non subisce metabolizzazione da parte del
fegato. La vascolarizzazione del retto fa sì che circa il 50% del farmaco assorbito sia
convogliato nella vena cava inferiore (anziché nella vena emorroidale superiore che porta alla
vena porta), evitando in tal modo parzialmente la metabolizzazione di primo passaggio a
livello epatico. Il plesso emorroidale si distingue in due porzioni, quello superiore e quello
inferiore. Circa il 50% del farmaco che viene assorbito dal plesso inferiore viaggia
nell’organismo e confluisce direttamente nella vena cava superiore bypassando tutto il
sistema epatico. L’altro 50% del farmaco, viene assorbito dal plesso superiore , confluisce
nella vena porta e quindi arriva al fegato dove sarà sottoposto a metabolizzazione.
L’assorbimento per via rettale è più lento rispetto a quello per via sublinguale, e permette un
rilascio prolungato del farmaco. D’altronde la biodisponibilità rettale è di gran lunga più
imprevedibile (dovuto ad esempio dalla presenza di feci nel tratto intestinale) delle altre vie
di somministrazione, e l’uso delle supposte è praticamente ridotto anche perché tale via non è
gradita al paziente in età adulta. Si può dire che solo il 50% del farmaco somministrato viene
assorbito.
Via Intramuscolare
Tale via prevede l’iniezione di una quantità variabile di farmaco (da pochi mg ad alcuni g)
direttamente nel tessuto muscolare. È una somministrazione che viene fatta più in profondità
utilizzando generalmente siringhe da 5 – 10 mL. L’assorbimento è buono per la permeabilità
capillare e per la disponibilità di un flusso ematico epidermide notevole.
In genere le soluzioni acquose di piccole molecole sono assorbite rapidamente (10-30’). La
biodisponibilità in questo caso è di circa 95-99%.
Un modo per ritardare l’assorbimento di un farmaco per via intramuscolare consiste nel
sospenderlo in una soluzione oleosa, ottenendo, in tal modo, una preparazione ritardo per
intramuscolo. Ad esempio il farmaco per la terapia della lebbra (farmaco per eccellenza
DAPSONE) deve essere somministrato ogni giorno. Questo farmaco può essere acetilato
formando acetal-DAPSONE che è molto lipofilo e quindi non si solubilizza più in acqua ma in
una soluzione oleosa che come deposito viene rilasciata a livello del muscolo. L’acetal-
DAPSONE lo si può somministrare una volta al mese.
Via Endovenosa
Via per eccellenza nel caso in cui si desideri un assorbimento completo rapido e di emergenza
perché in questo caso è possibile controllare direttamente la concentrazione plasmatica della
del farmaco.
E’ il modo più rapido in assoluto per effettuare un intervento farmacologico, ed anche quello
in cui è possibile controllare in maniera più diretta la concentrazione plasmatica di una
sostanza iniettata.
• Si pratica con soluzioni acquose che, se di grande volume, vengono rese isotoniche con il
plasma.
• Il grosso vantaggio di questa via è che la velocità di infusione e quella di assorbimento
coincidono cioè manca la fase di latenza; l’unico parametro che, quindi, influenza la
concentrazione del farmaco nel sito di azione è la sua distribuzione.
E’ una via di somministrazione obbligata anche per quei farmaci che non vengono assorbiti
per via orale, o che non passano bene nel flusso ematico, (come ad esempio gli emoderivati) o
sostanze particolarmente irritanti che non possono essere somministrate per via
sottocutanea.
Via Endovenosa
Per quanto possa essere efficace e veloce, presenta alcuni rischi come effetti tossici
imprevedibili, non reversibili e, potenzialmente, molto gravi a causa delle elevate
concentrazioni raggiungibili. Infezioni dovute all’uso di materiale non sterile o a procedure
non corrette. Embolismo sospensioni oleose o l’uso di siringhe o sacche contenenti aria,
possono portare ad embolia gassosa.
Via Inalatoria
Può rappresentare un utilizzo topico dei farmaci come gli spray utilizzati per l’asma
bronchiale.
Uso sistemico →E’ una via praticabile solo per farmaci gassosi o volatili (es. anestetici
generali). Assorbimento rapido attraverso l’ampia superficie degli alveoli (200 m2) peraltro
altamente perfusi.
Uso topico→ Per ottenere un effetto locale nell’albero respiratorio (es. antiasmatici). I farmaci
anche se non gassosi vengono disciolti o dispersi in aerosol e attraverso opportuni dispositivi
vengono micronizzati. L’assorbimento non è desiderabile. Generalmente questi farmaci sono
dei sali ammonici quaternari, questo perché la molecola avendo una carica netta positiva non
supera la membrana fosfolipidica e quindi non interagisce con altri distretti.
Via Transdermica
Il farmaco è messo a contatto con la cute (epitelio pluristratificato) per essere assorbito
(aggirando l’effetto di primo passaggio) e svolgere un’azione sistemica.
Indice terapeutico
L’indice terapeutico di un farmaco è definito dalla seguente formula:
IT=
Ove DL50 è la dose letale nel 50% degli animali trattati e DE50 è la dose efficace nel 50% dei
casi.
Questo indice è superato per motivi di eticità. Cioè è proprio necessario uccidere il 50% degli
animali trattati? Si è quindi preferito utilizzare non più l’indice terapeutico ma un margine di
sicurezza rappresentato dalla distanza tra la dose efficace 99 e la dose tossica 1, cioè la
distanza tra gli effetti positivi e quelli tossici.
Momenti dell’azione di un farmaco
Per poter ottenere la risposta biologica è necessario che il farmaco giunga al sito d’azione in
concentrazioni perfettamente adeguate e questo avviene tenendo conto dei processi di
liberazione del principio attivo dalla sua forma farmaceutica e dei successivi fenomeni di
assorbimento, distribuzione, metabolismo ed escrezione (LADME),senza mai trascurare quelli
che possono essere i suoi effetti tossici.
Assorbimento
Il primo momento della fase farmacocinetica è l’assorbimento del farmaco. Con questo
termine si indica:
il trasferimento del principio attivo dal sito di somministrazione al torrente
circolatorio.
Un assorbimento adeguato costituisce il presupposto per un’interazione significativa
con il sito attivo e, quindi, per la produzione dell’effetto terapeutico.
I processi di assorbimento, distribuzione-accumulo, metabolizzazione ed eliminazione sono
condizionati dalla capacità del farmaco di passare attraverso le membrane cellulari.
I processi di assorbimento
Le membrane cellulari sono in assoluto l’ostacolo maggiore per la diffusione dei farmaci che
non siano lipofili o di piccole dimensioni. La permeabilità dei capillari è, invece, solitamente
abbastanza alta da permettere l’assorbimento della maggior parte dei composti iniettati
intramuscolo. Questo ha delle conseguenze immediate: l’assorbimento orale è il più lento e il
più difficile in quanto il farmaco deve superare la barriera dell’epitelio intestinale, mentre la
via intramuscolare con la sola barriera dell’endotelio del vaso è molto più rapida. Immediata è
invece la via endovena dove non c’è nessun processo di assorbimento.
Per il superamento dello strato fosfolipidico è necessario che il farmaco abbia il giusto
equilibrio lipofilo-idrofilo. Una volta superato tale strato, l’ingresso nel lume vascolare sarà
sempre più facile perché all’interno dei capillari esiste una fenestratura che può essere
sfruttata dai farmaci per entrare ed uscire dal torrente ematico. I capillari sono di natura
diversa a seconda del distretto anatomico preso in considerazione e quindi possono avere
permeabilità diverse. A livello della barriera ematoencefalica, la fenestratura è molto stretta
ed è presente anche una struttura accessoria che prende il nome di glia che è completamente
impermeabile alle sostanze e non consente alle molecole polari di passare.
I principali meccanismi con cui un farmaco può essere assorbito sono:
Supponiamo di avere una sostanza che al contatto acqua-olio tende a localizzarsi solo
nell’acqua o solo nell’olio, in questo ultimo caso, i farmaci che vengono trasportati da un
meccanismo passivo sono favoriti dal fatto di avere una porzione lipofila maggiore di quella
idrofila. Quindi la molecola in questo caso deve essere idrosolubile affinché si possa sciogliere
ma anche liposolubile per poter attraversare la membrana fosfolipidica. Si deve poi
considerare anche l’epitelio, ricordando ancora una volta che l’epitelio monostratificato
favorisce l’assorbimento. Importante è anche la dimensione della superficie, dove l’ampia
superficie garantisce un miglio assorbimento. Bisogna poi considerare anche il rapporto di
concentrazione, ad esempio se ci sono le stesse quantità di molecole all’interno del lume
intestinale e del torrente ematico sarà allora difficile che le molecole viaggino dal lume
intestinale al torrente ematico ma se nel lume intestinale la concentrazione di molecole è
maggiore, allora queste si sposteranno verso il torrente ematico.
dove dm è la quantità di farmaco che nel tempo dt diffonde attraverso la membrana, cioè
rappresenta il flusso molare, ossia la velocità in moli per sec di flusso da una parte all’altra
della barriera.
A è l’area della membrana, ossia l’area della superficie assorbente: in effetti molti farmaci
vengono assorbiti, a parità di unità di superficie, meglio nello stomaco che nel tenue, a causa
del differente pH. In realtà, però, la superficie intestinale è talmente più estesa da rendere
insignificante questa differenza.
Questa legge è in grado di determinare l’assorbimento di una sostanza all’interno del lume
intestinale. La velocità di farmaco che si assorbe nel tempo è direttamente proporzionale al
coefficiente di ripartizione della sostanza P. Tale coefficiente esprime il bilancio lipofilo-idrofilo
della sostanza.
Il carattere idrofobico di un farmaco è cruciale per l’attraversamento delle membrane cellulari
e può essere importante anche per l’interazione con il recettore.
La distribuzione relativa, in due fasi immiscibili tra loro, è nota come coefficiente di
ripartizione (P). I composti idrofobici avranno un valore alto di P (>1) mentre i composti
idrofili un valore basso (<1).
Per il calcolo si prendono 2 solventi non miscibili fra loro di cui uno deve essere costituito
dall’acqua perché deve simulare la componete plasmatica del sangue, l’altro invece deve
essere deve simulare il sistema dei fosfolipidi di membrana. Il miglior solvente disponibile in
laboratorio per simulare un fosfolipide è l’ottanolo CH3(CH2)7OH perché presenta il gruppo
OH che rappresenta la testa polare del fosfolipide e poi presenta 8 atomi di carbonio che
costituiscono una coda lipofila. Il vantaggio dell’utilizzo di questo sistema sta nel fatto che se
all’interno di un recipiente si versa ottanolo ed una soluzione acquosa, si aggiunge poi la
sostanza in esame (farmaco), si agita poi il contenitore per miscelare i reagenti, alla fine si va
ad osservare quale quantità di sostanza è andata a localizzarsi nella soluzione acquosa e che
quantità invece nell’ottanolo. Ad esempio, su 10g di sostanza aggiunta, quanti grammi sono
andati a localizzarsi nell’ottanolo e quanti nella soluzione acquosa.
Se il farmaco è lipofili tenderà principalmente a solubilizzarsi nell’ottanolo mentre se è
idrofilo, la sua concentrazione sarà allora maggiore nella soluzione acquosa.
Però lavorare con questo rapporto è poco maneggevole e allora è preferibile utilizzare il Log P
della sostanza. Il LogP è il parametro idrofobico più utilizzato; esso corrisponde al logaritmo
negativo del coefficiente di ripartizione ottanolo/acqua per le specie non ionizzate.
In questo modo si ottengono anche dei numeri interi che sono più controllabili. Normalmente
i farmaci hanno un Log P compreso tra 0 e 2 o almeno tra -1 e 2.
Che significa ad esempio Log P=2?
La concentrazione dei farmaci in ottanolo è 100 volte superiore rispetto alla concentrazione
dei farmaci nella soluzione acquosa.
Log P=1 significa invece che il farmaco ha una concentrazione 10 volte superiore nella
soluzione acquosa rispetto all’ottanolo.
Questo caso è vero solo entro certi limiti, perché innalzando il valore di P si possono verificare
diverse situazioni come l’intrappolamento dei fosfolipidi, distribuzione non più uniforme del
farmaco.
Co e Ci sono rispettivamente le concentrazioni all’interno del lule intestinale e del torrente
ematico, tanto più queste due concentrazioni tendono ad uguagliarsi tanto meno il farmaco
sarà assorbito.
Poiché il torrente ematico è un sistema dinamico, si ha che il farmaco nel momento in cui lo
raggiunge, subito viene traslocato e quindi la legge di Fick potrebbe essere ri-arrangiata :
Possiamo dunque dire che la quantità di farmaco che si assorbe nel tempo è direttamente
proporzionale a DAP/h.
In questa nuova formula della legge di Fick posso assumere che C i sia pari a zero.
La quantità di farmaco che viene assorbita è costante nel tempo perché dipende da un valore
che è il coefficiente di distribuzione che è costante, poi la l’area(A) non cambia, il Log P del
farmaco dipende dalla sua lipofilia e dalla sua idrofilia, anche lo spessore della membrana non
varia, l’unico parametro che si può variare è la dose di farmaco che si somministra (C o )e
questo può cambiare l’assorbimento in maniera direttamente proporzionale. Ciò significa che
questi farmaci avranno una cinetica di assorbimento che è costante, cioè se si raddoppiasse la
somministrazione, raddoppierebbe allora anche la velocità di assorbimento e questa
condizione di diretta proporzionalità tra la dose somministrata e la velocità di assorbimento
prende il nome di cinetica di primo ordine, cioè una cinetica non saturabile che dipende
solamente dalla quantità di farmaco che viene somministrata.
La cinetica di primo ordine vale anche per quelle sostanze che subiscono un trasporto di tipo
attivo ? No
Trasporto attivo
In questo caso il vantaggio del trasporto della molecola attraverso la membrana dipende dal
numero dei trasportatori. Processo contro gradiente con energia cellulare. Esso è accoppiato a
un processo che produce energia, sia pur questa una pompa protonica, o un processo di
dissipazione di un gradiente elettrochimico (sinporto o antiporto).
Il trasporto è saturabile ed ha una cinetica di ordine zero.
Es.: ioni inorganici quali K+, Ca++, Fe+++, I-, Na+, monosaccaridi, aminoacidi, basi pirimidiniche,
vitamine, ormoni.
Trasporto facilitato
Richiede sempre dei trasportatori all’interno del sistema del by-layer fosfolipidico. Il
trasporto avviene secondo gradiente di concentrazione ed è il flusso delle molecole che
garantisce l’energia necessaria per il trasporto.
E’ una forma di diffusione che è limitata però dalla presenza di una proteina-canale, in genere
molto specifica, che permette al soluto di attraversare la membrana lipofila.
La cinetica di questo trasporto è mista: di ordine uno finché le concentrazioni sono basse,
di ordine zero quando le concentrazioni aumentano e tendono a saturare tutti i recettori
disponibili.
Trasporto per coppia ionica
Alcune molecole con una carica positiva possono legarsi con delle specie negative formando
così dei Sali (molecole neutre) potendo in questo modo essere assorbite.
Sostanze altamente ionizzate (es. Acidi solfonici, Sali ammonici quaternari, ecc…) possono
superare le membrane lipofile formando, con ioni endogeni di segno opposto, coppie ioniche
elettricamente neutre e quindi possono diffondere in tal modo attraverso tali membrane
secondo le regole del trasporto passivo.
Endotelio capillare
Barriera molto permeabile, in quanto ha un piccolo spessore, presenza di numerose
fenestrature e pori acquosi. Inoltre, la superficie di scambio complessiva è molto elevata, cosa
che permette una enorme possibilità di diffusione dal capillare ai tessuti e quindi agli organi
bersaglio.
I capillari hanno un’organizzazione morfo-funzionale diversa a seconda della sede in cui si
trovano. Ciò fa si che la permeabilità del letto vascolare ad un certo farmaco possa essere
diversa a seconda del distretto irrorato.
Barriera emato-encefalica
E’ la barriera cellulare più efficiente: le cellule che la compongono non sono fenestrate e
soprattutto sono dotate di un rivestimento continuo di cellule gliali. SOLTANTO FARMACI
LIPOFILI ENTRANO NEL SNC ( farmaci lipofili con un valore di Log P >2): questi, però, lo fanno
con enorme efficienza, a causa dell’elevato flusso ematico presente a livello cerebrale, e vi si
accumulano anche parecchio. Quando questi farmaci superano tale barriera si verifica un
passaggio di sostanza in grosse quantità perché questi farmaci sono progettati per superare
quel tipo di barriera, quindi l’assorbimento o non avviene o avviene in grosse quantità.
Il superamento della barriera emato-encefalica può essere garantito solo attraverso 2
meccanismi:
1. innalzamento della lipofilia delle molecole
2. possibilità di sfruttare carrier specifici che garantiscono il passaggio anche a
sostanze come amminoacidi, glucosio etc.
l’esempio classico è quello della L-DOPA, farmaco utilizzando per la terapia del Morbo di
Parkinson. La L-DOPA raggiunge il SNC sfruttando i sistemi di trasporto degli aminoacidi.
Solo in tal modo può essere raggiunta la concentrazione efficace.
Questa molecola è caratterizzata da un gruppo carbossilico e da un gruppo amminico che si
legano allo stesso atomo di carbonio. La L-DOPA è un α-amminoacido diidrossifenilalanina
che sfrutta il carrier della fenilalanina per superare la barriera ematoencefalica. Quando poi
arriva dall’altro lato della barriera ematoencefalica, viene scissa dall’enzima DOPA-
decarbossilasi in COOH e diidrossifenilalanina da cui si forma poi la dopamina.
Nel Morbo di Parkinson i livelli di dopamina sono troppo bassi. Lo svantaggio della L-DOPA è
dato dalla quantità di farmaco che bisogna somministrare. Inizialmente tale quantità è elevata
ma poi si affievolisce perché i carrier iniziano a saturarsi.