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Capitolo 32- Struttura e caratteri dell’obbligazione.

1.I Soggetti

Ogniqualvolta nasce un’obbligazione si è in presenza di un vincolo giuridico che impone ad un


determinato soggetto cd. debitore di tenere un dato comportamento (cioè di compiere una data
prestazione) al fine di soddisfare un interesse proprio di altra persona determinata cd. creditore.
I soggetti del rapporto obbligatorio sono dunque, di regola, determinati. Essi sono inoltre portatori
di interessi contrapposti che proprio lo strumento dell’obbligazione mira a comporre.

Non è allora concepibile la nascita di un’obbligazione là dove un soggetto sia in grado di realizzare
un interesse in via autonoma, senza dover ricorrere all’altrui collaborazione, così come è esclusa la
possibilità di dare vita ad un rapporto giuridico unisoggettivo (un rapporto, cioè, i cui termini
soggettivi siano costituiti dalla stessa persona). Questo è vero con riguardo alla nascita del vincolo
ed è anche vero quando l’unicità del soggetto si determina in seguito a particolari vicende relative al
rapporto obbligatorio. Non a caso, del resto, secondo quanto detta l’art 1253, quando le qualità di
creditore e di debitore si riuniscono nella stessa persona, l’obbligazione si estingue per confusione.

La dottrina ha però individuato talune ipotesi normative di carattere eccezionale, in cui la predetta
estinzione non si verifica:

 Ad es. quando l’erede, creditore o debitore del defunto, accetta l’eredità con beneficio di
inventario;

 Nel caso in cui il rapporto societario venga a ridursi al rapporto tra un solo socio e la società;

 Nel caso in cui la cambiale, circolando mediante successive girate, pervenga in mani
dell’emittente, il quale potrà procedere a sua volta, a trasferirla mediante girata.

La spiegazione di questi fenomeni giuridici è data da altra parte della dottrina senza ricorrere alla
teorizzazione di un rapporto unisoggettivo di carattere eccezionale, ma piuttosto ponendo in luce la
peculiarità delle singole fattispecie.

La discussione inerente al profilo soggettivo riguarda anche il caso in cui i soggetti non siano
determinabili al momento della nascita dell’obbligazione. Abbiamo due ipotesi:

1. Ipotesi in cui il soggetto è in ogni momento determinabile per relationem:

 Obbligazione propter rem o reale : sono quelle obbligazioni caratterizzate dalla connessione
con una cosa: i soggetti del rapporto saranno di volta in volta tutti coloro che, acquisteranno
successivamente la titolarità del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento sulla
cosa. Le obbligazioni propeter rem si definiscono anche “ ambulatorie” , in quanto i soggetti
del rapporto mutano in seguito alla circolazione del bene.
 Titolo al portatore: In una obbligazione al portatore la proprietà del titolo e il diritto alla
riscossione degli interessi e al rimborso del capitale sono garantiti esclusivamente dal
possesso del titolo. Il trasferimento della proprietà e dei relativi diritti avviene attraverso la
consegna materiale del titolo
2. Ipotesi in cui il soggetto è determinabile solo in un secondo momento, quando si verificano
specifiche condizioni previste dalla legge: la dottrina in questi casi parla di obbligazione in
incertam personam

 La promessa al pubblico (art 1989 cc) : al riguardo la dottrina non è unanime poiché́
osserva che l’obbligazione vera e propria nasce solo quando si verifica la situazione prevista
nella promessa ( es. promessa di una somma di denaro per il primo neonato nato a Roma
nell’anno 2000) o quando l’azione sia compiuta ( promessa di somma di denaro per chi
trova un vaccino per l’AIDS)

 Disposizione testamentaria rimessa all’arbitrio altrui (art 631 cc) : in cui l’incertezza del
creditore (in caso di legato) è relativa poiché́ è solo possibile scegliere il legatario tra più
persone nominate dal testatore.

2.Il dovere di correttezza

Il creditore e il debitore devono comportarsi secondo le regole di correttezza nello svolgimento del
rapporto obbligatorio, stabilite all’art 1175 cc. Si ritiene che correttezza e la buona fede in senso
oggettivo (intesa come dovere di comportarsi lealmente e onestamente) siano concetti omogenei.

Sono clausole generali il cui contenuto non è definito precisamente dalla legge ma va valutato dal
giudice in relazione ai singoli casi concreti e individuano il comportamento che è lecito aspettarsi
da debitore e creditore. Il dovere di correttezza si fonda sul principio di ‘solidarietà̀ ’ all’art. 2 cost.
che impone ai soggetti dell’obbligazione un dovere reciproco di collaborazione. Così ad es: chi
propone la conclusione di un contratto ha il dovere di chiarirne la portata se il destinatario lo
richieda o se l’accordo è già concluso con scrittura privata le parti, riproducendone il contenuto
con atto pubblico hanno l’obbligo di prestarsi alle enunciazioni per chiarire eventuali dubbi.

3.Interesse

L’obbligazione comporta un vincolo a carico del debitore che è gravato da uno sforzo di diligenza
che limita la sua libertà di comportamento. Tale sforzo è giustificato poiché corrisponde all’
interesse del creditore secondo l’art 1174 c.c. . Esso deve sussistere non solo alla nascita
dell’obbligazione ma anche durante l’intero sviluppo del rapporto obbligatorio e al momento
dell’adempimento (in cui l’interesse si realizza).

L’art 1174 prevede che l’interesse del creditore possa anche essere ‘ non economico’ e quindi di
carattere morale o culturale (es il creditore intende visitare un museo o partecipare a un concerto).
Ciò significa che il difetto di interesse è configurabile solo ‘ioci o docendi causa’ cioè in caso di
assenza di giuridicità.

Parallelamente esiste anche un interesse del debitore ad adempiere: è necessario al riguardo


distinguere 2 diversi profili del problema:

1. Da una parte è tutelato l’interesse del debitore ad estinguere l’obbligazione per far venir
meno il vincolo alla libertà di comportamento derivante dall’obbligazione (in tal senso
l’ordinamento prevede norme volte a far liberare il debitore anche contro la volontà del
creditore che non accetti la prestazione e perciò si parla di mora del creditore);
2. Dall’altra è tutelato l’interesse del debitore ad estinguere l’obbligazione mediante il proprio
personale adempimento sia per motivi di onore-prestigio sia per dimostrare la propria
solvibilità̀ e affidabilità̀ a terzi, anche dal punto di vista patrimoniale ( adempimento
personale).

La dottrina è contraria a ritenere sussistente un vero e proprio diritto ad adempiere del debitore:
esso sorge solo se è stato pattuito un corrispondente obbligo a carico del creditore: es. ipotesi in cui
il prezzo di un abito nunziale sia stato pattuito tenuto conto della pubblicità̀ che può derivarne al
sarto grazie alla notorietà della sposa (quest’ultima è obbligata a ricevere la prestazione del sarto
per poter esibire nella cerimonia l’abito). Altre volte la prestazione deve essere ricevuta dal
creditore perché un eventuale rifiuto lederebbe la situazione soggettiva del debitore diversa da
quella contrattuale (seppur collegata) es. diritto di un autore cinematografico a non vedere escluse
le scene da lui interpretate nel montaggio di un film.

4.La prestazione

Oggetto dell’obbligazione è la prestazione dovuta, cioè il comportamento che il debitore deve


tenere per la realizzazione del diritto del creditore (art 1774 cc). Essa può consistere in un obbligo
di:

a. Fare : es. costruire una casa;

b. Non fare: es. non fare concorrenza;

c. Prestare il consenso: es. per la conclusione di un contratto (contr. Preliminare)

d. Dare: es. obbligo di consegna.

Il tratto comune a ogni prestazione è la loro patrimonialità, necessaria perché le vicende relative a
beni di carattere non economico, salvo alcuni casi, sono irrilevanti per l’ordinamento.

La patrimonialità secondo la tesi prevalente va valutata in senso soggettivo, cioè una prestazione a
carattere non patrimoniale può divenire patrimoniale se le parti vogliono intenderla in tal senso. In
particolare, la fissazione di una controprestazione in denaro o di una penale in caso di
inadempimento può attribuire automaticamente carattere patrimoniale alla prestazione perché ciò
permetterebbe di valutare il danno patrimoniale derivante dall’eventuale mancato adempimento. In
tal modo, infatti, i privati dimostrano che c’è un interesse patrimoniale del creditore (che si esprime
attraverso una quantificazione monetaria) e risolvono al contempo il problema della ‘giuridicità’
del vincolo, cioè dell’intenzione di assoggettare il rapporto così nato alle regole del diritto (prima tra
tutte quella del risarcimento dei danni per inadempimento).

5.I vincoli non giuridici. Non è facile distinguere l’assunzione di un obbligo a carattere sociale da
quello a carattere giuridico soprattutto quando quest’ultimo sia a titolo gratuito. È il caso, ad
esempio, del ‘patto tra gentiluomini o gentlemen’s agreement’, vicenda caratterizzata da un
contenuto patrimoniale della prestazione e da un interesse economico del creditore senza tuttavia
rendere giuridico il rapporto poiché le parti assicurano l’adempimento con sanzioni extragiuridiche
(es. interruzione dei rapporti di affari o discredito commerciale). In tal caso si è in presenza di un
rapporto qualificabile come potenzialmente giuridico ma attuato volutamente sul piano sociale dalle
parti. Lo stesso accade quando le parti danno vita a un rapporto giuridico nullo: la mancata
giuridicizzazione deriva in questi casi non dalla volontà dei privati, ma dell’ordinamento; gli effetti
sono gli stessi e cioè le parti possono adempiere all’obbligazione in base al loro impegno sociale.
Una discussione è sorta poi riguardo:
1. Prestazioni di cortesia (es. invito a pranzo) che per loro natura escludono il ricorso a
qualsiasi mezzo risarcitorio o esecuzioni forzate per rafforzare l’osservanza del patto.
L’accordo cortese si differenzia dal gentlemen’s agreement per il carattere non patrimoniale
e di esiguo valore della prestazione.
2. Trasporto di cortesia cioè quello effettuato a titolo amichevole e che in caso di danni
obbliga colui che trasporti nei limiti in cui sia provato il suo dolo o la sua colpa grave. La
differenza tra trasporto gratuito e di cortesia risiede nel fatto che nel primo sussiste il
carattere professionale e un interesse patrimoniale nel guidatore ( es concessionario di auto
che trasporta in un giro dimostrativo un potenziale acquirente), invece il secondo (es
autostop) avviene in maniera occasionale e obbliga solo sul piano sociale.

Per quanto riguarda la natura del rapporto, viene in luce la giuridicità intrinseca ad esempio:

 Del rapporto fra due amici, di cui uno avvocato, che si impegna gratuitamente a difendere in
giudizio l’altro , vi è un contratto gratuito di prestazione di opera intellettuale che obbliga
all’adempimento diligente.
 Qualora sia fissato un corrispettivo che deve costituire una vera e propria controprestazione
legata da vincolo di reciprocità̀ .

Altri indici di giuridicità̀ sono:

 La fissazione di una clausola penale;


 Il collegamento instaurato tra la prestazione giuridicamente ambigua e altra prestazione
sicuramente giuridica.

6.Obbligazione Naturale. L’obbligazione naturale ricorre quando l’ordinamento giuridico


riconosce rilevanza a semplici doveri sociali e morali. Secondo l’art 2034 non è ammessa la
ripetizione di quanto è stato spontaneamente prestato in esecuzione di doveri morali e sociali, (cd.
soluti retentio), salvo che la prestazione sia stata eseguita da un incapace. Ciò̀ significa che se tali
doveri non sono coercibili non essendo giuridici, determinano però l’irripetibilità di quanto prestato,
in più la non giuridicità di tali doveri emerge poi, oltre che dall’assenza dell’azione, dal fatto che la
prestazione deve essere eseguita spontaneamente laddove l’adempimento dell’obbligazione è un
atto dovuto.

Il legislatore ha utilizzato l’espressione spontaneamente e non volontariamente chiarendo da un lato


che l’obbligazione non deve essere frutto di una coazione ad agire subita dal debitore naturale,
dall’altro che non rileva se quest’ultimo ha adempiuto perché ha scambiato un’obbligazione
naturale con un’obbligazione civile cioè giuridica. Dunque, mentre la violenza subita legittima la
ripetizione; l’errore non legittima la ripetizione di quanto prestato.

L’altro requisito previsto è quello della capacità del debitore. Il problema è quello di stabilire la
natura giuridica dell’atto di adempimento dell’obbligazione naturale, e cioè se esso sia un atto
negoziale o non negoziale.

 La teoria della natura negoziale dell’adempimento fa leva sul fatto che nel caso di
adempimento dell’obbligazione naturale manca il carattere della doverosità perciò l’atto di
attribuzione compiuto in adempimento dell’obbligazione naturale è impugnabile con
l’azione di annullamento per violenza, dolo, incapacità di agire, di intendere e di volere con
l’unica eccezione dell’errore.
 La teoria della non negozialità pone in luce il fatto che la norma va spiegata col principio di
autoresponsabilità posto a tutela degli incapaci: non si avrà riguardo alla formale capacità di
agire ma alla sostanziale capacità naturale (con ripetibilità della prestazione se essa non
sussiste).

Si ritiene in dottrina che tra dovere morale e sociale intercorra un rapporto di genere a specie (art.
2034 c.c co. 1 si individua il genere di dovere rilevante ai fini della irripetibilità; co. 2 si fa
riferimento a singole specie dello stesso dovere tipizzate dal legislatore), nel senso che entrambi i
doveri hanno pari contenuto e i secondi si differenziano dai primi per il solo fatto che sono tipizzati
dalla legge: es. (art 627) adempimento della disposizione fiduciaria (in entrambi i casi è previsto il
requisito della capacità del solvens); (art 1933) adempimento del debito di gioco; (art 2940)
pagamento del debito prescritto à in tal caso una parte della dottrina riconosce nel pagamento del
debito prescritto un’obbligazione civile e non naturale con irrilevanza dell’incapacità per
adempimento di obbligazioni civili ex art 1191; un'altra parte della dottrina ritiene che l’incapacità
sopravvenuta giustifichi la ripetizione di quanto prestato.

Art 2034 c.c. : Non è ammessa la ripetizione di quanto è stato spontaneamente (1)prestato (2) in
esecuzione di doveri morali o sociali (3), salvo che la prestazione sia stata eseguita da un incapace .
I doveri indicati dal comma precedente, e ogni altro per cui la legge non accorda azione ma esclude
la ripetizione di ciò che è stato spontaneamente pagato, non producono altri effetti.

 obbligazione naturale rappresenta una vera e propria valvola di sicurezza, organo


respiratore dell’intero ordinamento, grazie al quale trapassano nel mondo del diritto
le esigenze, i valori e i convincimenti della collettività̀ espressi tramite quel sistema
di regole non scritte denominato morale sociale.

L'obbligazione naturale, se non costituisce una valida causa obligandi non fa nascere cioè
una obbligazione civile costituisce dunque una valida causa solvendi , esterna senza la quale
l’attribuzione patrimoniale cadrebbe, dal momento che nel nostro ordinamento non è
ammissibile una attribuzione patrimoniale astratta, non sorretta cioè da una valida causa che
la giustifichi secondo la valutazione che ne fa di volta in volta l’ordinamento giuridico.

 Contenuto: L’adempimento di un'obbligazione naturale, secondo la dottrina


prevalente, può avere ad oggetto qualunque prestazione, di dare o di fare, ad
esecuzione istantanea o periodica. Se consiste in un'obbligazione ad esecuzione
periodica il debitore può sospenderne l'esecuzione in qualunque momento, senza
essere obbligato ad eseguirne altre. Per quanto riguarda le obbligazioni di dare
nessun problema sorge se si tratta di cose mobili.

Il problema, invece, sorge per stabilire se è possibile effettuare un trasferimento immobiliare e in


che forma. La dottrina ha proposto più tesi.

1. Può sottolinearsi che la forma scritta è prevista ex art. 1350 c.c. e cioè da una norma
dettata in tema di dichiarazioni di volontà mentre nel nostro caso si è in presenza di un
comportamento esecutivo [Gazzoni].
2. Altra parte della dottrina ritiene che non sia possibile estendere al comportamento la forma
della dichiarazione, con la conseguenza che la scritturà sarà sostitutita dalla dazioneeffettiva
della cosa.

La tesi della realità̀ dell'atto di attribuzione: Secondo alcuni autori (Gazzoni, Moscati) l'art. 2034
concerne un comportamento esecutivo; l'adempimento dell'obbligazione naturale è una fattispecie a
carattere reale (l'attribuzione opera, cioè, mediante la consegna della cosa). Secondo questa visione
sarebbe possibile effettuare un trasferimento immobiliare mediante la semplice consegna
dell'immobile; il problema della trascrizione verrebbe risolto con una sentenza di accertamento. L'
art. 1350, infatti, non dice che tutti i tipi di atto con cui si trasferisce un diritto immobiliare devono
effettuarsi in forma scritta, ma solo che i contratti che trasferiscono tali diritti devono avere questa
forma. E l'adempimento di un'obbligazione non è un contratto, ma un comportamento; quindi, non
sarà necessaria una forma particolare [Gazzoni].

Altra parte della dottrina è contraria e la giurisprudenza è contraria [Bianca], quasi che
l’attribuzione immobiliare mediante comportamento fosse esecutiva di un accordo orale e come tale
nullo. Di per sé tale esclusione, riferita al l'adempimento di un contratto nullo, e senza dubbio
corretta. Dovrebbe sostenersi che trattandosi di fattispecie bilaterale l'obbligazione naturale
sorgerebbe contemporaneamente a carico di entrambi contento tra chi con una sorta di do ut des che
non è compatibile con la sua struttura. Inoltre, tale obbligazione si vorrebbe in contrasto con quanto
disposto dall'articolo 1350 in materia di forma mentre il pacifico che un'obbligazione naturale non
può mai nascere in contrasto con una norma imperativa non potendo operare il meccanismo del
rinvio recettizio alle regole sociali o morali. D’altra parte, se l’unico modo possibile per adempiere
fosse costituito dalla dichiarazione scritta di volontà, sorgerebbe un altro problema. La soluti
retentio conseguono al mero accordo o alla propria consegna dell’immobile ?

1. Si verrebbe ad adoperare una equiparazione tra irripetibilità della prestazione e il re


trattabilità della dichiarazione dovendo poi la cosa essere consegnata in esecuzione
dell'accordo configurandosi un'ipotesi di pagamento traslativo.

2. Si dovrebbe ipotizzare un contratto reale che si perfeziona solo con la consegna della cosa

La soluzione più liberale è da preferire, perché l’atto di adempimento non è un atto negozione,così
come frutto di una valutazione oggettiva della collettività è la nascita del dovere. Secondo la tesi
prevalente, se è ammissibile che la prestazione abbia ad oggetto un dare o anche un facere, non
sono ammissibili attribuzioni a carattere obbligatorio.

Capitolo 35. Modificazioni soggettive nel lato attivo.


1. La cessione del credito: La cessione del credito è un negozio dispositivo con cui si trasmette un
diritto ad un altro soggetto che subentra nel rapporto obbligatorio.

 L'art. 1260 c.c. dispone: «Il creditore può trasferire a titolo oneroso o gratuito il
suo credito, anche senza il consenso del debitore, purché il credito non abbia
carattere strettamente personale, o il trasferimento non sia vietato dalla legge. Le
parti possono escludere la cedibilità del credito, ma il patto non è opponibile al
cessionario, se non si prova che egli lo conosceva al tempo della cessione».

Con la cessione del credito si attua, per volontà del creditore, una successione a titolo particolare
dal lato attivo nel rapporto obbligatorio. La cessione si realizza mediante un accordo tra creditore
cedente e terzo cessionario.
Si è, dunque, in presenza di un contratto ad effetti reali cui è del tutto estraneo il debitore ceduto:
trattasi pertanto di un contratto bilaterale.

L’accettazione: è un atto unilaterale recettizio a forma libera, la cui natura è discussa.


L’art 1260 pone in evidenza il dato dinamico dell’attività del creditore, specificando che la cessione
può essere a titolo oneroso o gratuito:
 Se il credito è ceduto dietro pagamento di un prezzo si avrà una vera e propria
compravendita, secondo quanto dispone l’art 1470 che ricomprende in tale schema
tipico anche il trasferimento di un diritto diverso da quello di proprietà.

 Se il credito è ceduto a titolo gratuito si tratterà di una donazione che richiederà̀ la


forma dell’atto pubblico, o di un negozio ex art 1333 qualificato da un interesse
patrimoniale del cedente.

La cessione può avvenire poi solvendi causa, secondo lo schema dell’art 1198, se è mezzo per
estinguere, a prescindere dall’adempimento, un’obbligazione tra cedente e cessionario, oppure allo
scopo di garantire l’adempimento di un’obbligazione del cedente nei confronti del cessionario.
L’ambito oggettivo della cessione abbraccia ogni situazione giuridica soggettiva suscettibile di
costituire titolo per una prestazione.

Per effetto della cessione, il credito è trasferito al cessionario con i privilegi, le garanzie personali e
reali e gli altri accessori, quali ad es il diritto al risarcimento del maggior danno da inadempimento.
Il cedente non può poi trasferire al cessionario, senza il consenso del costituente, il possesso della
cosa ricevuta in pegno; in ogni caso di dissenso il cedente rimane custode del pegno.

Per quanto riguarda invece l’ipoteca non può dirsi che vi sia un automatico trasferimento in quanto
l’art 2843 pretende che, in tal caso, la cessione sia, a fini di opponibilità ai terzi, annotata a margine
della iscrizione sui registri immobiliari. Infine, è escluso l’automatico trasferimento dei frutti.

Si trasferiscono al cessionario anche le azioni con cui il credito può essere tutelato ad eccezione di
quelle che riguardano la fonte da cui esso scaturisce (quali l’azione di nullità, annullabilità,
rescissione, risoluzione). Il cedente deve consegnare al cessionario i documenti probatori del credito
che sono in suo possesso ovvero copia autentica degli stessi se la cessione è parziale.

Se la cessione è a titolo oneroso il cedente è tenuto a garantire l’esistenza del credito al tempo della
cessione.
Se invece la cessione è a titolo gratuito la garanzia è dovuta solo nei casi e nei limiti in cui la legge
pone a carico del donante la garanzia per l’evizione.

La cessione di un credito inesistente è in ogni caso perfettamente valida e il cessionario può, a sua
scelta, avvalersi della garanzia chiedendo il risarcimento dell’intero danno subito ovvero agire in
giudizio per la risoluzione del rapporto in tal modo sottraendosi alla propria prestazione ma
ottenendo un risarcimento del danno ridotto.

Nel caso di cessione a titolo gratuito, dovrà invece dirsi che la cessione di credito inesistente è nulla
ogniqualvolta tali condizioni non operino.

Sempre in materia di garanzie, l’art 1267 statuisce che il cedente non risponde della solvibilità del
debitore, salvo che abbia assunto la relativa garanzia. In tal caso la cessione sarà̀ pro solvendo,
nell’altro caso sarà invece pro soluto.

In caso di cessione pro solvendo il cedente risponde nei limiti di quanto abbia eventualmente
ricevuto; deve inoltre corrispondere gli interessi, rimborsare le spese della cessione e quelle che il
cessionario abbia sopportato per escutere il debitore, risarcire il danno.
La garanzia comunque cessa se la mancata realizzazione del credito per insolvenza del debitore è
dipesa da negligenza del cessionario nell’iniziare o nel proseguire le istanze contro il debitore
stesso, istanze sempre necessarie sul concreto piano processuale potendo il cessionario rivolgersi al
cedente nei limiti in cui dimostri di avere escusso inutilmente il patrimonio del debitore ceduto.

MODIFICAZIONI SOGGETTIVE NEL LATO PASSIVO:

La delegazione: è l'incarico che un soggetto, detto delegante (debitore), conferisce ad un altro


soggetto, detto delegato (terzo), di pagare o di promettere di pagare ad un terzo, detto delegatario
(creditore). .
Il delegante è in grado di dare un ordine al delegato perché, almeno di regola, è a sua volta, nei
confronti di questi, creditore.
Il credito può anche essere, al momento della stipulazione, futuro o non ancora liquido o esigibile.
Dunque, nella delegazione si assiste ad una doppia vicenda obbligatoria:

1. Da un lato il delegante è creditore del delegato;


2. Ma dall’altro egli è debitore del delegatario.

La vicenda delegatoria si diversifica a seconda che il delegato estingua l’obbligazione con un


pagamento o si limiti ad assumere nei confronti del delegatario l’obbligo del delegante.
In quest’ultimo caso si avrà delegazione a promettere , dove se il debitore assegna al creditore un
nuovo debitore, il quale si obbliga verso il creditore, il debitore originario non è liberato dalla sua
obbligazione, salvo che il creditore dichiari espressamente di liberarlo.

Nel primo caso la delegazione sarà cumulativa, nel secondo caso liberatoria.
Il creditore che ha accettato l’obbligazione del terzo non può comunque rivolgersi al delegante se
prima non ha richiesto al delegato l’adempimento. Secondo l’art 1274 in caso di delegazione
liberatoria il creditore non ha azione contro il debitore originario liberato se il nuovo debitore
diviene insolvente.

La delegazione a promettere è costruita come un contratto trilaterale o come una fattispecie


costituita da tre negozi distinti sebbene collegati: i primi due tra delegante, da un lato, e delegato e
delegatario dall’altro, qualificati come negozi unilaterali recettizi di autorizzazione, e il terzo, tra
delegato e delegatario che è un negozio rifiutabile.

La promessa del delegato al delegatario nasce dal rapporto esistente con il delegante. Tale
rapporto è denominato rapporto di provvista, mentre quello esistente tra delegante e delegatario è
denominato rapporto di valuta.
Ma può anche darsi che il rapporto di provvista non esista, se c’è gratuità tra delegante e delegato
che promette, o non sia stato costituito ed allora si parta di delegazione allo scoperto.

Nel caso invece di sussistenza del rapporto di provvista, cioè di un preesistente credito del delegante
nei confronti del delegato, si parla di delegazione coperta.
Ogniqualvolta il delegato nel promettere il pagamento al delegatario fa riferimento al rapporto di
valuta o di provvista, o ad entrambi, la delegazione è titolata, là dove invece egli ne prescinde si ha
delegazione pura o astratta.

A fianco della delegazione a promettere il codice prevede la delegazione di pagamento o delegatio


solvendi. In tal caso il delegante ordina al delegato, che non è tenuto ad accettare l’incarico, pur se
suo debitore, di pagare direttamente al creditore delegatario.
Anche questa può essere pura o titolata, coperta o allo scoperto.
La norma centrale dell’intera disciplina della delegazione è contenuta all’art. 1271 e riguarda le
eccezioni opponibili dal delegato. Innanzitutto, il delegato può in ogni caso opporre al delegatario le
eccezioni relative ai suoi rapporti con costui.
Se poi la delegazione è titolata si dovrà distinguere a seconda che nel rapporto tra delegato e
delegatario si sia fatto riferimento al rapporto di provvista o di valuta: nel primo caso il delegato
può opporre le eccezioni che avrebbe potuto opporre al delegante; nell’altro caso potrà opporre le
eccezioni che il delegante avrebbe potuto opporre al delegatario.

In caso di delegazione non titolata la nullità della doppia causa è opponibile dal delegato al
delegatario. Infatti, nel caso di nullità di uno solo dei due rapporti, la delegazione attua comunque
l’altro e dunque assolve ad una qualche funzione concreta.

Per quanto riguarda infine l’estinzione, l’art 1270 statuisce che il delegante può revocare la
delegazione fino a quando il delegato abbia assunto l’obbligazione o abbia eseguito il pagamento in
favore del delegatario.
Il delegato può assumere l’obbl o eseguire il pagamento a favore del delegatario anche se il
delegante muore o diviene incapace dopo aver dato l’ordine.

Espromissione .È il contratto con il quale un soggetto (espromittente) si assume verso il creditore il


debito di un altro soggetto (espromesso) senza l’intervento di quest’ultimo.

Caratteristica del rapporto è la spontaneità̀ dell’assunzione dell’obbligazione (differenza rispetto


alla delegatio promittendi) e vi è l’assenza di un ordine, cosicché l’assunzione dell’obbligazione
appare una spontanea e personale iniziativa del terzo espromittente che non dichiara di agire come
delegato. Per questo motivo il suo eventuale adempimento sarà a lui stesso imputabile.

Nell’espromissione si distinguono due casi:

 Espromissione liberatoria o privativa : in cui il creditore dichiara espressamente di liberare


il debitore originario. Essa si configura come un contratto bilaterale, a cui il debitore è
estraneo.
 Espromissione cumulativa: in cui l’espromittente è obbligato in solido col debitore
originario. Essa si configura come un negozio unilaterale dell’espromittente.

L’espromissione è un negozio parzialmente astratto: l’espromittente, infatti, non può


opporre all’espromissario le eccezioni relative ai suoi rapporti con l’espromesso, cioè quelle
che attengono al rapporto di provvista, analogo a quello configurabile in caso di
adempimento del terzo.

L’espromittente può invece opporre all’espromissario le eccezioni relative al rapporto di


valuta che avrebbe potuto opporre l’espromesso, salvo che si tratti di eccezioni personali a
costui o che derivino da fatto successivi all’espromissione. La giustificazione causale va
ravvisata nell’assunzione di un debito altrui cosicchè l’espromissione viene meno se il
diritto dell’espromissario non esiste o si è prescritto.

L’espromittente non può nemmeno opporre la compensazione che avrebbe potuto opporre
l’espromesso, sebbene essa si sia verificata prima dell’espromissione.

Accollo. È un contratto tra debitore (accollato) e terzo (accollante) con il quale il terzo si assume il
debito dell’altro e a tale accordo non partecipa anche il creditore (accollatario). Quest’ultimo punto
differenzia l’accollo dalla delegazione, che è negozio trilaterale. Possono distinguersi vari tipi di
accollo:

 Interno o semplice: interviene quando l’accordo tra debitore e accollante non è manifestato
al creditore, che rimane terzo estraneo al rapporto (qui non si riscontra il favore del terzo). In
tal caso l’efficacia del contratto di accollo rimane circoscritta inter partes.
 Esterno: a si ha quando il credito aderisce alla convenzione. Con l’accettazione egli rende
irrevocabile la stipulazione a suo favore.

Anche l’accollo, come la delegazione e l’espromissione, si distingue in:

 Cumulativo: quando il creditore, all’atto di aderire alla convenzione, non dichiara di


liberare il debitore che perciò resta obbligato in solido col terzo che si è accollato il debito.
 Liberatorio o privativo: quando invece il creditore dichiara espressamente di liberare il
debitore; in tal caso la dichiarazione del creditore costituisce un negozio unilaterale
autonomo con effetti propri. L’accollo liberatorio può realizzarsi mediante successione
particolare nel debito o mediante novazione.

La regola è che l’adesione del creditore comporta la liberazione del debitore originario solo se ciò
costituisce condizione espressa della stipulazione o se il creditore dichiara espressamente di
liberarlo, altrimenti il debitore rimane obbligato in solido con l’accollante (art 1273 c 3), ma con
applicazione dell’art 1268 c 3, sicchè il creditore dovrà chiedere prima l’adempimento a costui,
senza però escussione formale.

L’accollante è obbligato verso il creditore accollatario che ha aderito alla stipulazione nei limiti in
cui ha assunto il debito e può opporre le eccezioni fondate sul contratto di accollo (art 1273 c 4) e
sul rapporto di valuta tra accollato e creditore, a prescindere da apposita previsione in sede di
accollo.

La giurisprudenza ritiene poi che in caso di accollo cumulativo, essendo condebitore il solido,
l’accollante potrebbe eccepire la compensazione tra debito assunto e credito vantato dall’accollato
nei confronti dell’accollatario; la dottrina invece osserva che, essendo le fonti dell’obbligazione
dell’accollante e dell’accollato diverse, non può parlarsi di solidarietà in senso stretto per difetto
della stessa causa obligandi.

L’accollo è sorretto da:

 Una causa solvendi (l’accollante estingue, con una datio in solutum, un proprio debito nei
confronti dell’accollato) ;
 Causa donandi ex art 769;
 Liberale ex art 809 (a seconda che l’obbligo sia quello di consegnare la somma al debitore,
con donazione obbligatoria o di pagare il debitore con donazione indiretta) ;
 Una promessa interessata ex art 1333;
 Un finanziamento con obbligo restitutorio e se l’accollante paga al creditore ed è stata
prevista, surroga ex art 1202;

Fonte dell’accollo può essere, oltre alla volontà delle parti, anche la legge à ipotesi di
accollo ex lege sono quelle previste agli artt 965, 1408

Regole comuni. Delegazione a promettere, espromissione e accollo sono schemi funzionalmente


omogenei mediante i quali i privati possono addivenire:
 A una modificazione soggettiva del lato passivo;
 Alla nascita di una nuova obbligazione (solidale o sussidiaria) a seconda che vi sia o non vi
sia stata liberazione del debitore originario

Il Codice civile detta alcune regole comuni agli artt 1274-76 c.c.. Secondo l’art 1274 in caso di
delegazione liberatoria il creditore non ha azione contro il debitore originario liberato se il nuovo
debitore diviene insolvente, salvo che ne abbia fatto espressa riserva. Si tratta di una regola analoga
a quella contenuta all’art 1276 in materia di cessione di credito, là dove il cedente, salvo patto
contrario, non risponde dell’insolvenza del debitore.

Questa disposizione si applica anche in caso di accollo quando il creditore ha aderito e la


liberazione del debitore originario era condizione espressa della stipulazione (art 1273 c 2), non
quindi in caso di espromissione e di accollo liberatorio, se la liberalizzazione è stata frutto
dell’iniziativa del creditore, perché in entrambi i casi, essendo la liberalizzazione imputabile al
creditore stesso, è giusto che costui sopporti il rischio dell’insolvenza.

Se il nuovo debitore era insolvente al tempo in cui assunse il debito nei confronti del creditore, il
debitore originario non è liberato (art 1274 c 2). Acquista particolare importanza stabilire il
momento in cui il contratto si è perfezionato e in particolare in caso di accollo, stabilire se
l’adesione del terzo vada ricondotta all’art 1411 o costituisca un elemento di perfezionamento della
fattispecie.

Secondo l’art 1275 in tutti i casi in cui il creditore libera il debitore originario, si estinguono le
garanzie annesse al credito, se colui che le ha prestate non consente espressamente a mantenerle.
Secondo una dottrina autorevole nel caso di delegazione e di accollo, poiché il creditore non assume
iniziativa (a differenza dell’espromissione) che invece parte dal debitore originario, è implicito il
consenso di costui a mantenere in vita le proprie garanzie, cosicchè si estinguerebbero solo quelle
prestate da terzi.

Infine, secondo l’art 1276 se il titolo dell’obbligazione assunta dal nuovo debitore verso il creditore
è nullo o annullato (o si ritiene rescisso, risolto o revocato) e il creditore aveva liberato il debitore
originario, l’obbligazione di costui rivive ma il creditore non può valersi delle garanzie prestate da
terzi.

La novazione soggettiva : La novazione soggettiva è il negozio che estingue l'obbligazione


d'origine e ne crea al contempo una nuova avente per soggetto passivo un nuovo obbligato.

Tale fattispecie - se non nella forma - negli effetti ha un'efficacia pari a quello della successione
liberatoria (subentro) nel debito, che si realizza mediante delegazione (assunzione di un terzo, c.d.
delegante, dell'impegno da parte del debitore di pagare un'obbligazione al creditore), dell'accollo
(impegno diretto di un terzo con il creditore per pagare l'obbligazione contratta dal debitore) e
dell'espromissione (impegno di un terzo a pagare un'obbligazione al creditore senza richiesta né
incarico da parte del debitore).

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