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Un FATTO è un elemento storico che accade, qualunque avvenimento o accadimento nella storia e realtà

umana, ma che abbia ex latere iuris, cioè una rilevanza per il mondo del diritto.
Tali fatti diventano ATTI, dove si accompagnino alla volizione umana (implicita o esplicita), causato cioè da
un comportamento umano.
Quando il fatto è previsto e tipicizzato dall'ordinamento si parla di FATTISPECIE, la formalizzazione
dell'ordinamento, a cui succede una conseguenza. La fattispecie essendo generale ed astratta è una
tipicizzazione coestensiva.
NEGOZIO GIURIDICO → è una terminologia postuma, ma ricollegata a Roma, dalla dicotomia tra otium-
negotium (insieme delle attività economico-giuridico-commerciali). Il negotium era affidato ai filifamilias e
ai servi.
Essendo gli schiavi delle cose (RES) come possono stringere negozi giuridici?
Emerge l'esempio di come la struttura formale del diritto, che imprigiona e irrigidisce il diritto, resta sempre
per i romani una verità, con la necessità di modificarlo in base alle esigenze.
Il diritto romano è consapevole che gli schiavi siano cose per il DIRITTO PRIVATO, ma c'è necessità di avere
dei sottoposti che compiano azioni valide ed efficaci pur essendo considerati delle cose. Il pretore ha una
serie di strumenti da inserire nell'editto allo scopo di CONSENTIRE ALLO SCHEMA DI FUNZIONARE, anche
quando i negozi sono messi in atto dagli schiavi, a cui si dà efficacia attraverso lo strumento processuale
delle ACTIONES ADIECTICIAE QUALITATIS, azioni di responsabilità altrui.
Parlando del pretore, ogni magistrato dell'impero emana il suo editto, che è una promessa delle azioni che
verranno date, un formulario delle azioni, l'editto è modificabile di anno in anno in base alle esigenze di
giustizia sostanziale. L'editto è un dovere-potere, pubblicato all'inizio del mandato, perché le promesse non
possono essere violate, tuttavia è possibile l'edictum repentinum, una sorta di emendamento per
modificare l'editto. SALVIO GIULIANO ebbe il compito di fissare definitivamente l'editto del pretore, il
cosiddetto EDITTO PERPETUO, edictum perpetuum. Anche questo contribuirà a spegnere l'attività dei
giuristi, formalizzando l'editto anche la giurisprudenza creativa si spegne, i giuristi però suggerivano
comunque le modifiche pur non essendo più il ceto libero di un tempo.
Atti leciti e illeciti
Atti leciti
Es. compravendita, testamento, atto di società -> l'ordinamento li riconosce e li tutela.
Solo nell'ambito degli atti LECITI abbiamo la specificazione dei NEGOZI GIURIDICI, perché tipiche
manifestazioni della volontà umana che si caratterizzano per gli effetti voluti.
Atti illeciti
Es. sottrarre cose altrui, uccidere, privare della libertà ecc. L'art. 2043 c.c. deriva dalla lex Aquilia.
L'ordinamento vieta, concede la tutela contro la vittima dell'atto illecito, quindi vige l'obbligo di non fare
qualcosa.
Negozi giuridici
Caratteristiche dei negozi giuridici:
 liceità (piena ammissibilità nell'ambito della norma o della consuetudine),
 volontarietà
 causa
Hanno uno scopo GIURIDICO ECONOMICO TIPICO, è l'ordinamento che ha previsto che quell'atto abbia
quella determinata connotazione, perciò possono essere suddivisi, in base alla causa che li
contraddistingue, in:
 Unilaterali: testamento, è un atto volontario, legittimo e tipico perché nel momento in cui si vuole
redigere il proprio testamento lo si fa per stabilire la destinazione dei diritti, dei beni e delle
situazioni trasmissibili che riguardano il soggetto.
 Bilaterali: bilateralità del negozio giuridico = contratto, tra acquirente (anche formati da più
soggetti di diritto che costituiscono 1 sola parte). (i contratti possono essere anche unilaterali,
bilaterali e bilaterali imperfetti o plurilaterali in base al sorgere degli obblighi a carico delle due
parti, perché esistono contratti in cui gli obblighi sono a carico di una sola parte).
 Plurilaterali: contratto di società, in cui ogni socio (unipersonale o pluripersonale) costituisce una
parte.
Il negozio giuridico è qualunque manifestazione della volontà privata rivolta a uno scopo consentito,
riconosciuto e tutelato dall'ordinamento, che il diritto ritiene idonea a conseguire lo scopo voluto e
affrontarne la relativa tutela.
Nel diritto moderno, si usava la classica definizione riportata anche dalla Cassazione fino a 10 anni fa, in
quanto si distingueva la CAUSA dal MOTIVO del contratto.
 Il motivo è la ragione soggettiva per cui si compie il negozio giuridico. Il motivo personale è
soggettivo.
 La causa è oggettiva. Non importa all'ordinamento il perché si venda una cosa, l'importante è il
soddisfacimento della causa, a prescindere dal motivo alla base.
Tuttavia i nostri giudici moderni hanno voluto valutare l'incidenza del motivo che sta dietro alla causa, ciò è
emerso in relazione ai contratti turistici, partito da un caso particolare di 2 conviventi che acquistarono un
pacchetto, alla morte del signore e alla irragionevolezza dell'albergatore di risarcire, la CASSAZIONE ha
aggiunto il MOTIVO DI PIACERE, relativo alle attività ludiche che incidono sulla decisione del giudice. Da
questo caso è stata valutata l'uniformità dei giudicati, relativo a valutazioni soggettive. Tenendo conto dei
motivi oltre la causa, diventa difficile l'uniformità dei giudicati.
Un'altra distinzione tra negozi è:
 Inter vivos: negozi giuridici che vogliono perseguire lo scopo lecito per regolamentare i rapporti in
vita tra persone.
INTERPRETAZIONE DEL NEGOZIO GIURIDICO: si applica normalmente una interpretazione di tipo
oggettivo. Si trova l'incontro di più volontà, dunque il negozio giuridico deve coniugarle anche se
divergenti, dunque l'interpretazione è oggettiva, salvo che questa sposti l'attenzione dell'interprete
verso una volontà anziché un'altra. L'interpretazione deve essere di norma MEDIA -> ID QUOD
ACTUM (FUIT).
 Mortis causa: per disciplinare personalmente i diritti, rapporti e situa trasmissibili, dopo il
momento della morte, in quanto il testamento produce i suoi effetti al momento della morte del
testatore.
INTERPRETAZIONE DEL NEGOZIO GIURIDICO: si applica normalmente un'interpretazione di tipo
soggettivo, si deve interpretare la volontà del testatore (testamento unilaterale), in quanto la causa
tipica è quella di testare in maniera personale. L'interprete dovrà avvicinarsi alla causa effettiva del
testatore -> la concreta volontà, anche dove l'interpretazione richieda che si faccia una violenza alle
parole usate. Il principio è del FAVOR TESTAMENTI e la VOLUNTAS TESTATORIS.
 
Criteri di interpretazione:
 Interpretazione conservativa: tipica dei mortis causa, un criterio che conservi il negozio fin dove
possibile, per salvare una parte del negozio rispetto ad un altro modello di interpretazione che lo
renda nullo.
 Interpretazione secondo le consuetudini locali: ciò attesta che alcune regole passate possono
influenzare l'applicazione presente. L'interprete tiene conto anche di quanto in quel luogo si
osserva a livello di consuetudine. La consuetudine è caratterizzato dall'elemento materiale, che
consiste nella ripetizione del comportamento, e spirituale-psicologico, per cui si è convinti che la
ripetizione del comportamento sia giustificata dal fatto che sia un fatto doveroso.
 Interpretatio adversus stipulatore, nello schema negoziale contrattuale in cui una parte abbia
predisposto l'assetto normativo degli interessi in gioco e il promittente abbia potuto aderire alla
proposta, in caso di dubbio si dovrà preferire l'aderente che non ha contribuito alla creazione delle
clausole normative. Es. sponsio stipulatio.
 Interpretazione secondo buona fede, la stessa norma di buona fede è passata indenne e ancora
oggi è inserita nel Codice Civile.
o OGGI, tale interpretazione serve alla valutazione del giudice ex post, per valutare se le parti
si sono comportate correttamente, per definire il torto e la ragione.
o Diversamente PER I ROMANI, la correttezza era lo strumento principe e si riverbera non
nella valutazione, ma nei poteri amplissimi riconosciuti al giudice per il processo, come se
avesse un potere infinito.
 
Elementi compositivi del negozio giuridico
La prima identificazione da effettuare è individuare la partizione, le parti compositive della realtà.
Il negozio giuridico è importante a scopo espositivo, ma non è presente nel Codice Civile, ci consente di
identificare categorie comuni per studiare i contratti che vengono connotati dalla categoria del contratto.
Elementi essenziali
Senza questi elementi il negozio giuridico non sorge. L'art. 1325 c.c. del codice civile contiene gli elementi
essenziali del negozio giuridico, sotto forma di contratto
 Volontà, espressione volitiva del soggetto
 Forma, anche a Roma esistevano dei negozi con forma vincolata o altri con forma libera. (nella
sponsio si deve usare il verbo spondere). Poteva esistere una varietà di forme
 Causa, la causa e i motivi sono concetti separati (seppur esista una deriva per cui i motivi vengono
assorbiti nel concetto di causa), la causa è oggettiva, i motivi sono soggettivi.
Varie sono le definizioni di causa, il Talamanca la definisce come funzione economica-sociale
perseguita dalle parti, tuttavia la causa è lo scopo tipico che l'ordinamento attribuisce al negozio.
Causa e motivo sono rilevanti laddove sono illeciti, laddove la spinta volitiva sia vietata
dall'ordinamento, a condizione che sia comune alle parti (secondo il nostro ordinamento).
Sulla base della causa distinguiamo
o Negozi causali, quando la causa è facilmente identificabile
o Negozi astratti, come nella stipulatio, si tratta di una causa elastica, con una finalità non immediata
ed identificabile. Lo scopo può comprendere qualunque cosa, affinché sia lecito, determinato e
determinabile. Poiché il negozio sorge sulla domanda impegnativa e una risposta con cui il debitore
si impegna, la causa è generale per avere un accordo lecito, determinato e determinabile, ciò che si
deve inserire nell'accordo poi è relativo alla volontà.
 Contenuto precettivo, è il regolamento oggettivo, l'assetto d'interessi che le parti intendono
distendere nella realtà modificando la realtà fattuale e/o giuridica. (art. 1321 cc)
Elementi accidentali
Il negozio vive anche senza tali elementi
 Conditio/condizione: quando intendiamo far dipendere/subordinare il prodursi o il cessare degli
effetti di quel particolare negozio giuridico dal concretizzarsi di un avvenimento futuro e
INCERTO. Perciò si parla di:
o Condizione sospensiva: se il negozio si produrrà all'avverarsi di un fatto futuro ed incerto.
o Condizione risolutiva: se il negozio cesserà di prodursi al verificarsi del fatto futuro e
incerto.
 Dies/termine: inizio o cessazione degli effetti del negozio all'avverarsi di un evento futuro ma
CERTO, certo che avverrà (certus an), ma non certo rispetto alla data in cui avverrà (incertus
quando). (nei negozi a titolo oneroso)
 Modus/modo: clausola accessoria che si appone ai negozi a titolo gratuito, onere che viene
imposto all'onorato, un'attività corrispettiva che non si trasformi in una controprestazione. Nei
negozi a titolo gratuito, c'è una parte onorata, che riceve una prestazione senza che vi sia una
controprestazione, ciò non esclude anche la donazione dove sia previsto un modo, una minima
attività contraria dell'onorato la quale però non deve trasformarsi in una controprestazione. ->
negozio puro.
Le clausole accessorie possono essere:
o Positive
o Negative
o Potestative, quando dipendono dalla sola volontà di una parte
o Casuali, se non dipendono dalla volontà ma dal caso
o Miste, che dipendono dal caso e dalla volontà
In materia di condizione si assiste ad un'ampia elaborazione della giurisprudenza, non tanto sul termine, ma
più sulla condizione.
 
Non si riconosceva validità alle condizioni risolutive, perché fa cessare gli effetti di quel negozio da un
evento aleatorio, ciò avrebbe potuto provocare conflitti tra i rapporti. I giuristi romani tengono conto della
distinzione tra sospensiva e risolutiva, e delle conseguenze, ma molti la adottavano.
In un primo tempo si univano i NEGOZI PURI, che produceva i suoi effetti, e un PATTO DI RESTITUZIONE,
laddove si fosse realizzata la condizione risolutiva.
Riunendo il tutto in un unico rapporto si potrà muovere un'unica azione, con facilità. In un primo tempo si
ammette il patto parallelo di restituzione e poi si ammetteranno i negozi risolutivi.
Forme particolari:
o Es. PACTUM DISPLICENTIAE o PACTUM DEGUSTATIONIS, acquisto del bene a condizione di
accertarsi che sia di buona qualità.
o Es. IN DIEM ADDICTIO, la compravendita è valida, ma il venditore si riserva la possibilità di cedere il
bene a un altro acquirente qualora lo ritenga migliore.
INTERPRETAZIONE
L'interpretazione si collega alla Cautio muciana -> a Mucio Scevola si deve la soluzione di un problema:
nelle disposizioni mortis causa, in ordine ai legati, venivano apposte condizioni potestative negative. I legati
sono negozi giuridici morti causa che si distinguono dalla istituzione d'erede. L'istituzione d'erede è una
disposizione a titolo universale, i più eredi diventano successori in universum ius, assorbono l'intero asse
patrimoniale, tutte le attività e tutte le passività (debiti). L'erede confonde il proprio patrimonio con quello
del de cuius, perciò la persona del de cuius si confonde con l'erede.
Nei legati abbiamo la successione a titolo particolare, si attribuisce a uno degli eredi un singolo diritto/bene
determinato, il successore lo è limitatamente a quel bene. Poiché il legato è una forma di gratificazione nei
confronti di qualcuno spesso gli si apponeva la condizione potestativa risolutiva, legata alla mera volontà e
di natura risolutiva, il suo avverarsi avrebbe fatto cessare gli effetti del negozio. Si prevedeva l'acquisizione
del bene condizionato a un evento futuro, incerto, negativo es "Se non ascenderai al Campidoglio…", quella
condizione però avrebbe reso sospesa la questione e la possibilità di avere in bene il legato, fino alla morte
del delegatario. -> Mucio elabora una Cautio, una promessa che il legatario fa all'erede e gli consente di
attribuire il legato promettendo di restituirlo immediatamente la cosa laddove si verifichi la condizione.
La Cautio afferma di attribuire ugualmente il legato a condizione che prometta all'erede che laddove
dovesse verificarsi il fatto dedotto in condizione restituirà la cosa ceduta.
Tema della volontà: vizi della volontà
La volontà è di per sé una libera determinazione della scelta individuale. Tuttavia può essere viziata, perché
può essere spostata da tre elementi psicologici:
 Errore/error: per l'errore si distingue:
o Error iuris, incide su una norma giuridica, è considerato oggi irrilevante, in quanto
l'ignoranza della legge non scusa. Per il diritto romano c'è un ammorbidimento parziale
dell'error iuris, anche l'errore giuridico poteva avere validità in merito agli effetti del
negozio. In particolare, alcune fonti affermano che se è impossibile consultare un giurista,
secondo alcuni giuristi si considera un error iuris scusabile.
Persone scusate dall'error iuris:
 Si considera scusabile un errore di diritto se commesso da un minore di 25 anni, in quanto si
riconosceva la maturità piena solo ai 25 anni maschi, le donne non avranno mai la piena capacità
d'agire, in quanto avranno un tutore fino al momento della morte e fino all'impero di Costantino. Di
fatto le donne vengono definite viri potentes, "quasi capaci come l'uomo", Costantino lo abolirà
grazie alla forza d'impatto della madre Elena. Chi era minore di 25 anni ed incorra in un errore su
una norma di diritto si può scusare.
 Per i soldati si poteva concedere la scusa all'error iuris.
 Anche ai rustici
o Error factis, incide su una norma di fatto, cade su uno degli elementi materiali del negozio.
 Si può avere l'error in persona, riguardo la persona verso la quale si riferisce il negozio
 Error in substancia, sull'oggetto del negozio
 Error in quantitatae, sulla quantità delle cose del negozio
 Error in negotio, sulla natura del negozio stesso
L'errore, per incidere sulla validità degli elementi, è richiesto che sia SCUSABILE, in cui
potrebbero incorrere tutti i consociati.
 Violenza/metus: solo nei giudici di buona fede, il convenuto può opporre l'elemento del metus e
anche del dolus anche al di fuori della formula. Nella violenza, si subisce la prospettazione di un
male GRAVE e ATTUALE attraverso cui si induce il debitore ad accettare. Essendo giudizi di buona
fede oltre ad eccepire con il metus, si può anche andare in giudizio per far valere il fatto che
l'accettazione di un contratto è stata indotta per mezzo del metus.
Nei giudizi di stretto diritto, con l'intervento del pretore finalizzato a corrigere ius civile laddove sia
lacunoso, in origine non c'è nessun rimedio, la violenza era quasi irrilevante. Per cui interviene il
pretore con le ragioni di equità, che concede l'actio metus o l'exceptio metus: attraverso l'editto si
poteva aggiungere l'azione all'interno dell'editto (in quanto il ius civile non prevedeva una tutela
diretta) a condizione che:
o sia ravvisabile una diminuzione patrimoniale istantanea nel momento del negozio o che abbia
causato un danno morale o fisico al soggetto
o nel momento in cui non sia ancora adempiuta una promessa e si oppone l'exceptio metus.
L'actio metus poteva essere esperita contro chi avesse ottenuto un vantaggio dal rapporto
caratterizzato da metus.
 Dolo/dolus: inteso come dolo speciale/preterito nel senso di macchinazione e falsificazione della
realtà, tutto ciò che è stato dolosamente elaborato dalla parte per portare il debitore ad accettare
una proposta. Il dolo generale/presente corrisponde all'abuso del diritto. Si approfitta di un vizio
del sistema, di un diritto che si modifica a seconda delle esigenze del dato momento storico.
In base alla posizione processuale, se si è attore si agisce con l'actio doli, se si è convenuto si agisce
con l'exceptio doli contro colui che ha macchinato. (eccezione serve a paralizzare la pretesa
dell'attore)

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