Sei sulla pagina 1di 23

MULTIFOTOMETRO MLM 1009

Manuale di istruzione

1
2
Indice

1. USO DEL MANUALE.............................................................................................................. 4

2. INTRODUZIONE .................................................................................................................... 4

3. DESCRIZIONE STRUMENTO .................................................................................................. 5

4. USO DELLO STRUMENTO ...................................................................................................... 6

4.1 Raccomandazioni generali .....................................................................................................................6

4.2 Accensione e spegnimento......................................................................................................................6

4.3 Controllo livello carica batteria ..............................................................................................................7

4.4 Selezione della funzione di misura .........................................................................................................7

4.5 Ricarica della batteria..............................................................................................................................8

5. DESCRIZIONE DELLE FUNZIONI DI MISURA ......................................................................... 8

5.1 Funzione luxmetro led ..............................................................................................................................9


5.1.1 Descrizione.............................................................................................................................................9
5.1.2 Caratteristiche tecniche....................................................................................................................10

5.2 Funzione luxmetro altre lampade .........................................................................................................10


5.2.1 Descrizione...........................................................................................................................................10
5.2.2 Caratteristiche tecniche....................................................................................................................11

5.3 Funzione coordinate RGB......................................................................................................................11


5.3.1 Descrizione...........................................................................................................................................11
5.3.2 Caratteristiche tecniche....................................................................................................................14

5.4 Funzione coordinate tricromatiche x y z.............................................................................................15


5.4.1 Descrizione...........................................................................................................................................15
5.4.2 Caratteristiche tecniche....................................................................................................................19

5.5 Funzione Temperatura di calore CCT(°K)............................................................................................20


5.5.1 Descrizione...........................................................................................................................................20
5.5.2 Caratteristiche tecniche....................................................................................................................21

6. ALIMENTAZIONE ................................................................................................................ 21

7. CARATTERISTICHE SONDA................................................................................................. 22

8. INFORMAZIONI SULL'ASSISTENZA TECNICA............................................................... 23

3
9. IDENTIFICAZIONE DEL PRODOTTO ............................................................................... 23

1. USO DEL MANUALE

Questo manuale deve essere considerato parte integrante del multifotometro e deve
essere conservato insieme ad esso. Conservare il manuale in luogo sicuro in modo tale
da non
danneggiarlo. In caso di rivendita, è importante che esso sia consegnato al nuovo
proprietario che necessiterà delle informazioni in esso contenute. Leggere
attentamente il manuale
prima di fare funzionare il multifotometro e consultarlo ogni qualvolta sorgano dubbi
relativi al funzionamento. Il manuale contiene informazioni importanti sulla sicurezza;
esse descrivono le modalità per eseguire particolari operazioni che, se non effettuate,
potrebbero causare danni allo strumento. Potrete trovare inoltre utili informazioni che Vi
faciliteranno l'uso. Nel caso il manuale venga smarrito richiederne un duplicato.
L'elenco delle parti di ricambio non è parte integrante di questo manuale perché
depositato presso la casa costruttrice.

2. INTRODUZIONE

Il MULTIFOTOMETRO MLM 1009 è lo strumento portatile professionale ad oggi in


commercio con il maggior numero di funzioni per la misura della luce e delle sue
componenti cromatiche. Grazie ad una pulsantiera molto lineare e leggibile e possibile
con la stessa sonda di acquisizione senza quindi dover integrare nessun altro apparato
poter scegliere la funzione di misura desiderata tra ben 5 possibilità.

4
3. DESCRIZIONE STRUMENTO

MLM 1009 è composto da:

A. case strumento in plastica


B G antiurto
B. interruttore di accensione e
F
spegnimento on-off con led
verde
D C. tastiera a membrana con 5
pulsanti selezionabili
D. display LCD colore blu a
due righe di lettura
E. cavo di connessione corpo
C strumento e sonda
F. sonda di acquisizione
G. socket per il carica-batteria

5
4. USO DELLO STRUMENTO

4.1 Raccomandazioni generali

Il multifotometro è stato progettato e realizzato esclusivamente per la


realizzazione di misure fotometriche.
Nell’ambito della misura fotometrica lo strumento deve essere acceso
(verificare che il led verde vicino all’interruttore on/off (B) sia acceso) Se il cavo
di connessione (D) è danneggiato, deve essere cambiato dal produttore o dal
suo servizio clienti.
Non utilizzare bombolette spray come vernici, detergenti, ecc. in prossimità
dell’apparecchio, questo per il possibile deterioramento delle parti elettroniche,
in particolare delle sonda fotometrica di acquisizione (F) e del corpo strumento
(A) per motivi di sicurezza dovuti all’infiammabilità dei prodotti.
E’ sconsigliato versare e spruzzare qualsiasi liquido direttamente sulle unita che
compongono il multifotometro
E’ sconsigliato appoggiare qualsiasi oggetto sulla sonda fotometrica di
acquisizione (F) sul corpo strumento (A) e sul cavo di connessione (D)
E’ vietato smontare e/o riparare personalmente tutte le unità che compongono
il multifotometro
Il costruttore non risponde di eventuali danni all’apparecchio, a persone,
animali e cose derivanti dal non rispetto da questo divieto

4.2 Accensione e spegnimento

Per effettuare qualsiasi tipo di rilevamento o misura fotometrica il multifotometro deve


essere acceso. L’accensione si effettua pigiando l’interruttore (B) in modo che sia
selezionato nel modo ON. L’interruttore (B) è selezionato nel modo ON se la luce del led
verde a lui connesso è accesa.
Quando si decide di finire i rilevamenti spegnere lo strumento pigiando l’interruttore (B)
in modo che sia selezionato nel modo OFF (il led verde a lui connesso dovrà risultare
spento e riporlo nella sua apposita valigetta

6
4.3 Controllo livello carica batteria

Il multifotometro MLM è alimentato da 5 batterie stilo ricaricabili le cui caratteristiche


elettriche e relativa procedura di ricarica sono riportate nel sotto-capitolo 4.5 ricarica
della batteria.
Il livello di carica della batteria si può verificare a strumento accesso pigiando
contemporaneamente le prime due funzioni della tastiera corrispondenti a:
1. led (lx)
2. lamps (lx)
sul lato sinistro dei due tasti è anche riportata verticalmente la scritta “battery level” per
sottolinearne l’ulteriore funzionalità.
Dopo aver pigiato i due tasti comparirà sul display il livello di carica della batteria in
formato percentuale (es. 87%).
Quando il livello di carica della batteria inizia a essere troppo basso comparirà sul
display la scritta “low load level” e a quel punto lo strumento deve essere rimesso in
ricarica ( vedi cap.6 ALIMENTAZIONE)

4.4 Selezione della funzione di misura

Nell’eseguire un rilevamento con il multifotometro, per qualsiasi funzione di misura si


scelga, al fine di ottenere una misura che sia la più valida possibile, bisogna cercare di
mettersi sempre nelle condizioni di rispettare queste poche e fondamentali regole che
andiamo ad elencare di seguito:

1. Prima della misura è meglio se il corpo dello strumento invece che essere tenuto
in mano sia poggiato su un supporto preferibilmente piano in modo che quando
si pigia il tasto di misura desiderato lo strumento rimanga fermo nella posizione in
cui è stato messo. Ovviamente il rilevamento può essere effettuato anche con lo
strumento in mano, ma, movimenti del corpo dello strumento durante la misura
possono propagarsi al cavo e di conseguenza alla sonda rischiando così di
inficiare la validità della misura stessa
2. La sonda posizionata nel punto dove si desidera effettuare il rilevamento deve
rimanere ferma nella sua posizione fintanto che, dopo aver pigiato la funzione di
misura desiderata non compare il valore numerico sul display. A quel punto e
solo a quel punto si può considerare concluso il rilevamento ed eventualmente
spostare lo strumento o effettuare altri rilevamenti. Una particolare attenzione a
tale proposito deve essere fatta quando si seleziona la funzione di misura della
temperatura di colore . La misura infatti, per essere effettuata ha bisogno di
diversi secondi, un tempo sicuramente più lungo rispetto alle atre funzioni
selezionabili. In questo caso l’operatore dovrà essere attento a non muovere la
sonda durante tutto questo periodo in cui sul display dello strumento apparirà la
scritta “WAITING...” e ritenere la misura finita solo nel momento in cui questa
scritta viene sostituita dal valore numerico misurato (es. “4300 K”)
3. Il pulsante di misura selezionato per il rilevamento va pigiato una volta sola per
ogni misura che si vuole effettuare. Se si seleziona la funzione in modo ripetuto
prima di finire il rilevamento lo strumento può dare errore o valori non attendibili.

7
4. In condizioni di rilevamento normale, per le funzioni di misura “luxmetro led” e
“luxmetro altre lampade” la sonda deve essere posizionata in modo che tutti i
punti della sua base siano a contatto con la superficie su cui si vuole misurare
l’illuminamento. Solo nel caso di particolari misure in cui si vuole calcolare
l’illuminamento con diversi angoli di incidenza può non essere rispettata questa
regola
5. In condizioni di rilevamento normale, per le funzioni di misura “coordinate rgb”,
“coordinate cromatiche xyz” e “temperatura di colore CCT(°K)” la sonda deve
essere posizionata il più possibile nella direzione di provenienza della luce
medesima. Perchè la misura sia la più precisa possibile evitare di mettere la
sonda troppo vicina alla sorgente luminosa in quanto effetti termici o
elettromagnetici della stessa potrebbero alterare di molto il risultato. Si consiglia
nell’eseguire il rilevamento di tenere la sonda distante dalla sorgente luminosa
almeno e non meno di 50cm.
6. In condizioni di rilevamento normale, per le funzioni di misura “coordinate rgb”,
“coordinate cromatiche xyz” e “temperatura di colore CCT(°K)” si ricorda altresì
che, con la sonda troppo lontana dalla fonte luminosa la misura potrebbe essere
“inquinata” dalla luce ambientale o da altre sorgenti luminose spurie alterando
così i valori della misura stessa.

4.5 Ricarica della batteria

Lo strumento è dotato di un ricarica batteria (caratteristiche elettriche


dell’alimentatore vedi Cap.6 ALIMENTAZIONE), collegabile alla rete elettrica al cui
terminale del cavo vi è un jack che deve essere infilato nell’apposto socket (G) dello
strumento.
Procedura di ricarica delle batterie:
1. Spegnere lo strumento
2. Inserire l'alimentatore alla rete elettrica (220 Volt) e infilare il jack del carica-
batteria nel socket (G) del multifotometro
3. Accendere lo strumento
4. Lasciarlo acceso* per tutto il periodo di ricarica (circa 6 ore)

Non effettuare misure fotometriche con l'apparecchio sotto carica

* Se si effettua la procedura di ricarica con lo strumento spento il multifotometro rimane scarico

8
5. DESCRIZIONE DELLE FUNZIONI DI MISURA

5.1 Funzione luxmetro led

5.1.1 Descrizione

Selezionando dal menù della tastiera la funzione led(lx) il multifotometro misura


l'illuminamento della luce incidente sulla sonda. Questa funzione deve essere
selezionata solo se la sorgente luminosa è un led in quanto permette una maggior
precisione nella misura di intensità della luce emessa.

Per sorgenti LED (Light Emitting Diode) si intendono uno speciale tipo di diodi
a giunzione p-n, formati da un sottile strato di materiale semiconduttore drogato.
Quando sono sottoposti ad una tensione diretta per ridurre la barriera di potenziale
della giunzione, gli elettroni della banda di conduzione del semiconduttore si
ricombinano con le lacune della banda di valenza rilasciando energia sufficiente da
produrre fotoni. A causa dello spessore ridotto del chip un ragionevole numero di questi
fotoni può abbandonarlo ed essere emesso come luce. I LED sono formati da GaAs
(arseniuro di gallio), GaP (fosfuro di gallio), GaAsP (fosfuro arseniuro di gallio), SiC
(carburo di silicio) e GaInN (nitruro di gallio e indio). L'esatta scelta dei semiconduttori
determina la lunghezza d'onda dell'emissione di picco dei fotoni, l'efficienza nella
conversione elettro-ottica e quindi l'intensità luminosa in uscita.

L'illuminamento è una grandezza (detta fotometrica) risultato del rapporto tra il flusso
luminoso (misurato in lumen) emesso da una sorgente e l'unità di superficie dell'oggetto
illuminato - è quindi riferita all'oggetto illuminato e non alla sorgente. L'illuminamento è
utilizzato nella progettazione illuminotecnica degli ambienti, nell'illuminazione naturale
e artificiale degli ambienti, e nella normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Viene utilizzato anche nel settore fotografico e cinematografico, in quanto consente di
misurare la quantità di luce sugli oggetti e in scena - fattore decisivo per la riuscita
qualità delle riprese.

l lux (simbolo lx) è l'unità di misura per l'illuminamento del Sistema Internazionale. Un lux
è pari ad un lumen fratto un metro quadrato.

Dimensionalmente si ha:

9
Alcuni dati di illuminamento per dare un'idea di quanto vale un lux:

 sotto i riflettori degli studi televisivi si hanno circa 1 000 lx (1 klx);

 in un ufficio luminoso si hanno circa 400 lx;

 in un ufficio illuminato secondo l'attuale normativa europea Uni En 12464 vi sono


500 lx

 la luce della Luna è pari a circa 1 lx;

 la luce di una stella luminosa è soltanto 0,00005 lx (50 µlx).

5.1.2 Caratteristiche tecniche

range di misura 0-80000 Lux

risoluzione 0.01 Lux

accuratezza assoluta media 2%

5.2 Funzione luxmetro altre lampade

5.2.1 Descrizione

Selezionando dal menù della tastiera la funzione lamps(lx) il multifotometro misura


l'illuminamento della luce incidente sulla sonda. Questa funzione deve essere
selezionata solo se la luce è frutto di una qualsiasi fonte luminosa artificiale che non sia
un led in quanto permette una maggior precisione nella misura di intensità della luce
emessa. Alcune tipiche sorgerti luminose artificiali il cui illuminamento è misurabile con
questa funzione sono:

 Lampada ad incandescenza

 Lampada a scarica

 Lampada fluorescente

 Lampada al neon

 Lampada a carburo

10
L'illuminamento è una grandezza (detta fotometrica) risultato del rapporto tra il flusso
luminoso (misurato in lumen) emesso da una sorgente e l'unità di superficie dell'oggetto
illuminato - è quindi riferita all'oggetto illuminato e non alla sorgente. L'illuminamento è
utilizzato nella progettazione illuminotecnica degli ambienti, nell'illuminazione naturale
e artificiale degli ambienti, e nella normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Viene utilizzato anche nel settore fotografico e cinematografico, in quanto consente di
misurare la quantità di luce sugli oggetti e in scena - fattore decisivo per la riuscita
qualità delle riprese.

l lux (simbolo lx) è l'unità di misura per l'illuminamento del Sistema Internazionale. Un lux
è pari ad un lumen fratto un metro quadrato.

Dimensionalmente si ha:

Alcuni dati di illuminamento per dare un'idea di quanto vale un lux:

 sotto i riflettori degli studi televisivi si hanno circa 1 000 lx (1 klx);

 in un ufficio luminoso si hanno circa 400 lx;

 in un ufficio illuminato secondo l'attuale normativa europea Uni En 12464 vi sono


500 lx

 la luce della Luna è pari a circa 1 lx;


 la luce di una stella luminosa è soltanto 0,00005 lx (50 µlx).

5.2.2 Caratteristiche tecniche

5.3 Funzione coordinate RGB

5.3.1 Descrizione

Selezionando dal menù della tastiera la funzione rgb il multifotometro misura in una
scala adimensionale da 0 a 255 la quantità di colore rosso (Red) verde (green) e blu
(blue) all’interno della luce che incide sulla sonda. La conoscenza di questi valori
permette di ricostruirsi le componenti dello spazio RGB di quel specifico illuminamento

11
Lo spazio RGB è il nome di un modello di colori le cui specifiche sono state descritte nel
1931 dalla CIE (Commission internationale de l'éclairage). Tale modello di colori è di
tipo additivo e si basa sui tre colori rosso (Red), verde(Green) e blu (Blue), da cui
appunto il nome RGB, da non confondere con i colori primari sottrattivi giallo, ciano e
magenta (popolarmente chiamati anche giallo, rosso e blu).

Un'immagine può infatti essere scomposta, attraverso filtri o altre tecniche, in questi
colori base che, miscelati tra loro, danno quasi tutto lo spettro dei colori visibili, con
l'eccezione delle porpore.

Miscelazione attiva

Più specificamente i 3 colori principali corrispondo a forme d'onda (radiazioni luminose)


di periodo fissato. A una lunghezza d'onda di 700 nm corrisponde il rosso, a 546.1 nm il
verde, a 455.8 nm il blu.

L'RGB è un modello additivo: unendo i tre colori con la loro intensità massima si ottiene il
bianco (tutta la luce viene riflessa). La combinazione delle coppie di colori dà il cìano,
il magenta e il giallo.

La mescolanza additiva di due (e, per estensione, di qualunque numero di) stimoli di
colore, nota anche come sintesi additiva o miscela additiva è la mescolanza di stimoli
di colore che

1. arrivano all'occhio invariati

2. entrano nell'occhio simultaneamente o in rapida successione

3. incidono sulla stessa area di retina, anche in forma di mosaico

12
L'esempio classico è quello di due fasci di luce colorata (per esempio rossa e verde)
proiettati sulla parete bianca di una stanza scura in modo che si sovrappongano. I due
stimoli luminosi (quello della luce rossa e quello della luce verde) vengono riflessi dalla
parete e giungono simultaneamente e immutati all'occhio, dove incidono sulla stessa
area di retina. Dal punto di vista fisico non avviene alcuna interferenza tra i due fasci
luminosi (quello rosso e quello verde), ma il sistema visivo percepisce il colore risultante
dalla mescolanza dei due stimoli come giallo. Il giallo è, in questo caso, un colore
prodotto dalla mescolanza additiva del rosso e del verde.La mescolanza additiva può
avvenire anche per media spaziale o temporale.

Nella mescolanza additiva in media spaziale, piccoli punti colorati non distinguibili
dall'occhio, vengono mescolati additivamente dall'occhio. Per esempio dei piccoli
punti rossi stampati su carta bianca, visti da sufficiente distanza causano la percezione
del colore rosa. Il rosa è, in questo caso, un colore prodotto dalla mescolanza additiva
in media spaziale del bianco e del rosso. Questo principio viene usato nei monitor e
televisori a colori, dove il colore di ogni pixel è formato dalla mescolanza additiva dei
colori di tre subpixel molto piccoli e vicini, ma non sovrapposti. Lo stesso principio è
utilizzato nella stampa in mezzatinta e, in parte, nella stampa in quadricromia e nella
pittura puntinista. Alcuni dei primi tentativi di fotografia a colori (Autochrome) e di
cinematografia a colori (Biocolor e Technicolor Process 1) sfruttavano la mescolanza
additiva in media spaziale.

Alcuni quadri di Roy Lichtenstein amplificano le tecniche di disegno dei fumetti, che
utilizzano a loro volta la tecnica della mezzatinta. Per esempio nel quadro qui a fianco,
a distanza sufficiente il viso della ragazza appare rosa, e questo colore è prodotto dalla
mescolanza additiva del bianco della carta e del rosso dei punti.

Nella mescolanza additiva in media temporale diversi stimoli di colore colpiscono


l'occhio non contemporaneamente ma in rapida successione. Per esempio se si
dipingono i settori di un disco con diversi colori (disco di Maxwell) e il disco viene fatto
ruotare velocemente, sulla stessa area della retina cade una rapida successione di
lampi luminosi. L'osservatore percepisce un nuovo colore, prodotto dalla mescolanza
additiva in media temporale dei colori del cerchio. Alcuni dei primi tentativi di
cinematografia a colori (Kinemacolor) sfruttavano la mescolanza additiva in media
temporale proiettando in rapida successione fotogrammi di diverso colore.

13
Una mescolanza additiva può essere fatta con un numero qualunque di colori, a
partire da 2, e dunque i primari non sono necessariamente tre, ma possono essere un
numero qualunque > 1.

Quando due stimoli si mescolano additivamente, il colore percepito è determinato dai


meccanismi visivi. Si tratta insomma di un fenomeno biologico. Diversamente, il colore
percepito di una mescolanza sottrattiva di stimoli ha cause esclusivamente fisiche.

La scelta dei colori primari è correlata alla fisiologia dell'occhio umano; buoni primari
sono stimoli che massimizzano la differenza tra le risposte delle
cellule cono della retina alle differenze di lunghezza d'onda della luce, cioè hanno
un triangolo di colore esteso.

I tre tipi normali di cellule fotorecettive sensibili alla luce nell'occhio umano (le cellule
cono) rispondono più alla luce gialla (lunghezza d'onda lunga), verde (media), e viola
(corta), con picchi vicini ai 635 nm, 565 nm e 470 nm, rispettivamente. La differenza nei
segnali ricevuti dai tre tipi permette al cervello di differenziare un largo gamut di colori
diversi, essendo più sensibile soprattutto alla luce verde-giallognola e alle differenze
di tonalità nella regione verde-arancione.
L'uso dei tre colori primari non è sufficiente a riprodurre tutti i colori; solo i colori entro
il triangolo dei colori definito dalla cromaticità dei primari può essere riprodotto tramite
sintesi additiva

5.3.2 Caratteristiche tecniche

range di misura 0-255 ( numeri interi)


2
Valore di saturazione corrispettivo a 255 per il 1670 µW/cm per λp=470 nm
rosso

2
Valore di saturazione corrispettivo a 255 per il 1890 µW/cm per λp=524 nm
verde

2
Valore di saturazione corrispettivo a 255 per il 1670 µW/cm per λp=670 nm
blu

accuratezza assoluta media 2%

14
5.4 Funzione coordinate tricromatiche x y z

5.4.1 Descrizione

Selezionando dal menù della tastiera la funzione x-y-z il multifotometro misura le


coordinate cromatiche normalizzate della luce che incide sulla sonda.

Cosa sono le coordinate cromatiche normalizzate x-y-z?

Le coordinate cromatiche x-y-z normalizzate sono una diretta derivazione dello spazio
cromatico XYZ. Nel 1931 la CIE (Commissione Internazionale per l'Illuminazione) definì
uno spazio di colore che comprendeva tutte le tinte visibili dall'occhio umano, a
prescindere dalla luminanza. Infatti qualunque colore all'interno di questo spazio
bidimensionale può avere una luminanza che varia dal bianco al nero e se si tiene
conto anche di questo fattore (la luminanza) lo spazio così definito diviene
tridimensionale e rappresentato mediante coordinate XYZ. Il modello CIE 1931 si basa,
come altre codifiche note, sull'utilizzo di tre colori primari che, opportunamente
miscelati tra loro in sintesi additiva, permettevano di ottenere tutti i colori che l'occhio
umano può percepire.

A differenza, del metodo RGB visto nel paragrafo precedente, il diagramma di


cromaticità proposto dalla CIE non dipende dal comportamento di questo o quel
dispositivo di visualizzazione o stampa in quanto basato sul concetto di Osservatore
Standard.

Lo spazio XYZ è definito a partire dalle proprietà del sistema visivo dell'uomo e si basa su
analisi sistematiche effettuate su un vasto campione di osservatori umani. E in base a
numerosi studi effettuati nel primo dopoguerra fu notata l'impossibilità di riuscire a
riprodurre per sintesi additiva (RGB) tutti i colori comunque si scegliesse la terna di
primari reali da miscelare.

Poiché può rappresentare tutte le tinte percepibili, lo spazio di colore del CIE è preso
come riferimento per tutti gli altri, tuttavia nella pratica non viene molto usato a causa
della sua complessità.
Primari immaginari

15
Esempio di uno spazio dei colori
Solo aggiungendo un colore primario alla tinta da codificare è possibile individuare
una terna cromatica che la riproduca fedelmente: è stato così ipotizzato che la
risposta dei fotorecettori retinici umani (i coni) abbia un andamento negativo per
alcune frequenze dello spettro visibile.

I primari scelti dalla CIE per generare tutti i colori visibili sono tinte ipersature: colori (in
realtà, non essendo visibili, non dovrebbero essere indicati come tali) più saturi di
quanto i nostri fotorecettori retinici siano in grado di decifrare.

I tre "primari immaginari", con notevole sforzo di fantasia, sono stati denominati X, Y, e Z.
X corrisponde a un rosso violaceo ipersaturo contraddistinto da due picchi nello spettro
cromatico rispettivamente intorno ai 450 nm e ai 600 nm (quest'ultimo molto superiore
al primo), Y e Z corrispondono a tinte spettrali - sempre irrealisticamente ipersature - con
lunghezza d'onda dominante rispettivamente di 520 e 477 nanometri.

Inoltre la tinta Y (quella corrispondente al "verde ipersaturo") ha un andamento


proporzionale alla nostra sensibilità alla luminosità delle tinte. Scelti i tre primari tramite i
quali è possibile ottenere, per sintesi additiva, qualsiasi tinta reale è possibile a questo
punto utilizzare uno spazio tridimensionale, avente per assi i tre primari utilizzati,
per catalogarle tutte.

Per non ricorrere ad un diagramma tridimensionale è possibile normalizzare le tinte


facendo in modo che la loro somma sia sempre pari ad uno. Se X, Y, e Z sono i tre valori
che identificano un colore, X+Y+Z la loro somma, e noi poniamo:

16
x = X/(X+Y+Z)

y = Y/(X+Y+Z)

z = Z/(X+Y+Z)

queste sono le coordinate cromatiche normalizzate della luce che vengono misurate
dalla funzione x-y-z del multifotometro. Risulta anche, con semplici passaggi algebrici,
che x+y+z è sempre uguale ad 1 per qualsiasi valore originario di X, Y e Z. Da questo si
ricava tra l'altro che:

z = 1-x-y

ed è dunque possibile utilizzare due sole coordinate cromatiche (x e y, ad esempio)


per identificare un colore essendo la terza (z, in questo caso) ricavabile sottraendo
all'unità le altre due. Il vantaggio è evidente: normalizzando i colori col meccanismo
della somma costante (uguale a 1) è possibile utilizzare un grafico bidimensionale
per catalogare qualitativamente (e non quantitativamente) tutte le tinte reali.

Ovvero si tracciano tutti i colori possibili ed immaginabili la cui intensità totale è


costante e pari ad uno: tutte le altre tinte sono ottenute semplicemente indicando,
oltre ai valori x e y (il valore z si ottiene, come detto, dagli altri due) il suo grado di
luminosità espresso, volendo, in forma percentuale.
Colori reali e irreali

17
Lo spazio dei colori CIE 1931
Tutti i colori (reali e irreali) generabili con i primari x e y giacciono su un triangolo
rettangolo avente come vertici l'origine (0,0) il punto massimo di x e minimo di y (1,0) e
il punto massimo di y e minimo di x (0,1). All'interno di questo triangolo rettangolo è
tracciato il diagramma CIE dei colori reali: una campana che racchiude tutte le tinte
possibili. Al di fuori della campana (ma sempre all'interno del triangolo) ci sono tutti i
colori non visibili o non distinguibili da quelli presenti lungo il perimetro esterno. Il
diagramma CIE gode, proprio per il modo in cui è stato generato, di alcune importanti
caratteristiche che andiamo ora ad illustrare maggiormente in dettaglio.

Più o meno al centro del diagramma CIE è presente un punto (un colore), come si
vedrà tra breve, di importanza strategica, indicato con la lettera "C". È il cosiddetto
"Illuminante CIE", assunto come riferimento e corrispondente alla radiazione emessa da
una superficie bianca illuminata da luce diurna media. Lungo il perimetro curvo della
campana si trovano tutte le tinte spettrali alla loro massima saturazione. Nella parte
alta del diagramma vivono le famiglie dei verdi; in basso a sinistra i blu, in basso a
destra i rossi.

Sul segmento rettilineo che congiunge i due vertici inferiori della campana si trovano i
colori non spettrali (o porpore) alla loro massima saturazione. Tutti i colori non spettrali,

18
dalla saturazione via via decrescente, sono situati nel triangolo delimitato in basso dal
segmento delle porpore e avente come vertice il punto C.
Colori spettrali
Lo stesso vale per i colori spettrali, situati nella rimanente parte del diagramma: man
mano che ci si avvicina all'illuminante C i colori sono sempre meno saturi. Per come è
costruito il diagramma, prendendo due tinte qualsiasi, il segmento che le unisce
rappresenta tutte le possibili mescolanze additive dei due colori prescelti. Non solo: la
posizione relativa lungo il segmento di congiunzione rappresenta la percentuale di
mescolanza delle tinte.

Così nel baricentro del segmento è possibile trovare la tinta esattamente formata dal
50% del primo colore e dal 50% del secondo colore. Spostandosi ad esempio ai "tre
quarti" del segmento, la tinta individuata corrisponde alla somma del 75% del primo
colore e del 25% del secondo colore e così via.

Lo stesso discorso vale per la sintesi additiva di tre o più componenti cromatiche: le
tinte ottenibili dalla loro mescolanza sono tutte quelle delimitate dal poligono convesso
che ha come vertici i punti del diagramma che corrispondono ai colori utilizzati.
Tornando al caso di due sole tinte, se il segmento che le unisce passa per il punto C i
colori presi in considerazione sono tra loro complementari. Se il punto C "cade" nel
baricentro del segmento, le due tinte hanno la medesima saturazione (è uguale la loro
distanza dall'illuminante CIE) e sommandole tra di loro si ottiene il colore bianco.

5.4.2 Caratteristiche tecniche

range di misura 0 -1.0 (come da diagramma


CIE)

risoluzione 0.001

accuratezza assoluta media 2.%

19
5.5 Funzione Temperatura di calore CCT(°K)

5.5.1 Descrizione

Selezionando dal menù della tastiera la funzione CCT(°K) il multifotometro misura la


temperatura di colore in gradi kelvin della luce che incide sulla sonda. Temperatura
di colore è un termine usato in illuminotecnica per quantificare la tonalità della luce.
Definizione
Come è noto, lo spettro luminoso emesso da un corpo nero presenta un picco di
emissione determinato, in base alla legge di Wien, esclusivamente dalla
sua temperatura. Una sorgente reale differisce da un corpo nero ideale ma l'analogia
rimane valida. Pertanto, si definisce temperatura di colore, di una certa radiazione
luminosa, la temperatura che dovrebbe avere un corpo nero affinché la radiazione
luminosa emessa da quest'ultimo appaia cromaticamente più vicina possibile alla
radiazione considerata.

Una temperatura bassa (sempre però nell'incandescenza, intorno ai 2000 K)


corrisponde ad un colore giallo-arancio. Scendendo si passa al rosso ed all'infrarosso,
non più visibile, mentre salendo di temperatura la luce si fa dapprima più bianca,
quindi azzurra, violetta ed ultravioletta. Quando comunemente si dice che una luce
è calda, in realtà questa corrisponde ad una temperatura di colore bassa, viceversa
un temperatura maggiore produce una luce definita comunemente fredda. Tale
definizione ha una motivazione puramente psicologica, poiché la nostra mente tende
ad associare a colori come il rosso o il giallo-arancio l'idea di caldo ed a colori come il
bianco o l'azzurro l'idea di freddo.

Determinazione
Un corpo solido riscaldato all'incandescenza emette prevalentemente nella gamma
della luce visibile, ma la lunghezza d'onda del picco di emissione varia al variare della
temperatura. Nelle normali lampade ad incandescenza la lunghezza d'onda è
spostata verso valori maggiori e la luce prodotta, intorno ad un valore di 2800 K
presenta una componente gialla. Nelle lampade alogene si riesce ad aumentare la
temperatura del filamento ottenendo una luce più bianca, intorno ad un valore di
3200 K.

20
Nelle lampade a scarica il colore è determinato dallo spettro di emissione del gas alla
pressione a cui si trova. Nelle lampade fluorescenti , che sono anch'esse lampade a
scarica ma che producono luce attraverso un procedimento elettrochimico diverso,
dove cioè la vera e propria scarica elettrica provoca l'eccitazione, e perciò la
luminescenza, delle polveri fluorescenti depositate uniformemente all'interno della
lampada stessa, la tonalità della luce dipende dalla scelta del materiale fluorescente
utilizzato (per questo si possono avere lampade a fluorescenza di colori differenti. Si noti
che il fenomeno della fluorescenza differisce da quello della fosforescenza, in quanto
nel primo caso, al cessare dell'eccitazione causante la luminescenza, l'emissione di
luce è pressoché istantanea, nel secondo caso può durare a lungo. Ricordiamo,
inoltre, che le lampade appartenenti alla categoria delle fluorescenti non ha nulla a
che fare con le lampade al neon, usate in prevalenza per le insegne commerciali .

Nei LED il colore della luce bianca é classificata in warm white (temperatura di colore
da 2.800 a 3.400 K) natural white (temperatura di colore da 3.700 a 4.500 K) e cool
white (temperatura di colore da 5.000 a 8000 K).

Spesso sono riportate le temperature di colore del bianco dei monitor per PC, siano essi
di tipo CRT, LCD o alplasma, ma questa temperatura, in realtà, non avrebbe senso, in
quanto tale bianco è prodotto per metamerismo dalla somma dei colori fondamentali
(Red, Green e Blue) prodotti dai diversi fosfori.

5.5.2 Caratteristiche tecniche

range di misura 0 – 12.000° Kelvin

risoluzione 10° Kelvin

accuratezza assoluta media 2.%

6. ALIMENTAZIONE

Il Multifotometro MLM1009 è alimentato da


Batterie: 5 Stilo da 1,2 Volt - 2600
• Carico normale 250 mA

21
•Carico veloce 1000 mA
Alimentatore 500 mA per uso in ambienti chiusi (interni), doppio isolamento, fusibile
termico, conforme direttiva Rohs 2002/95/CIE

Ingresso 230 V AC
Uscita settata su 7,5 V DC

Avvertenza! Le batterie se danneggiate o se usurate nel tempo devono essere sostituite


solo ed esclusivamente dalla casa costruttrice. La casa costruttrice non si prende
alcuna responsabilità relativamente a tentativi di sostituzione che danneggino lo
strumento stesso. Tentativi di sostituzione o sostituzione delle batterie fanno
automaticamente decadere la garanzia sullo strumento.

7. CARATTERISTICHE SONDA

Valori massimi e intervalli di funzionamento in ambiente di esercizio


Supply voltage, VDD. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . 6V
Input voltage range, all inputs, VI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . - 0.3 V to VDD + 0.3 V
Operating free-air temperature range, TA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 0°C to 70°C
Storage temperature range . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . - 25°C to 85°C
Lead temperature 1,6 mm (1/16 inch) from case for 10 seconds . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 260°C

Condizioni operative di funzionamento

Caratteristiche elettriche a TA = 25°C, VDD = 5 V

22
8. INFORMAZIONI SULL'ASSISTENZA TECNICA

Per la manutenzione del multifotometro utilizzare solo parti di ricambio originali.


Parti di ricambio non originali presentano rischi potenziali che potrebbero
danneggiare il multifotometro. Per poterVi fornire un servizio efficiente o per
qualsiasi richiesta indicare sempre modello, tipo e codice del Vostro multifotometro,
che troverete sulla targhetta apposta sul fondo del multifotometro.

9. IDENTIFICAZIONE DEL PRODOTTO

Dati costruttore
6

23

Potrebbero piacerti anche