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Manuale di istruzione
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Indice
2. INTRODUZIONE .................................................................................................................... 4
6. ALIMENTAZIONE ................................................................................................................ 21
7. CARATTERISTICHE SONDA................................................................................................. 22
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9. IDENTIFICAZIONE DEL PRODOTTO ............................................................................... 23
Questo manuale deve essere considerato parte integrante del multifotometro e deve
essere conservato insieme ad esso. Conservare il manuale in luogo sicuro in modo tale
da non
danneggiarlo. In caso di rivendita, è importante che esso sia consegnato al nuovo
proprietario che necessiterà delle informazioni in esso contenute. Leggere
attentamente il manuale
prima di fare funzionare il multifotometro e consultarlo ogni qualvolta sorgano dubbi
relativi al funzionamento. Il manuale contiene informazioni importanti sulla sicurezza;
esse descrivono le modalità per eseguire particolari operazioni che, se non effettuate,
potrebbero causare danni allo strumento. Potrete trovare inoltre utili informazioni che Vi
faciliteranno l'uso. Nel caso il manuale venga smarrito richiederne un duplicato.
L'elenco delle parti di ricambio non è parte integrante di questo manuale perché
depositato presso la casa costruttrice.
2. INTRODUZIONE
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3. DESCRIZIONE STRUMENTO
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4. USO DELLO STRUMENTO
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4.3 Controllo livello carica batteria
1. Prima della misura è meglio se il corpo dello strumento invece che essere tenuto
in mano sia poggiato su un supporto preferibilmente piano in modo che quando
si pigia il tasto di misura desiderato lo strumento rimanga fermo nella posizione in
cui è stato messo. Ovviamente il rilevamento può essere effettuato anche con lo
strumento in mano, ma, movimenti del corpo dello strumento durante la misura
possono propagarsi al cavo e di conseguenza alla sonda rischiando così di
inficiare la validità della misura stessa
2. La sonda posizionata nel punto dove si desidera effettuare il rilevamento deve
rimanere ferma nella sua posizione fintanto che, dopo aver pigiato la funzione di
misura desiderata non compare il valore numerico sul display. A quel punto e
solo a quel punto si può considerare concluso il rilevamento ed eventualmente
spostare lo strumento o effettuare altri rilevamenti. Una particolare attenzione a
tale proposito deve essere fatta quando si seleziona la funzione di misura della
temperatura di colore . La misura infatti, per essere effettuata ha bisogno di
diversi secondi, un tempo sicuramente più lungo rispetto alle atre funzioni
selezionabili. In questo caso l’operatore dovrà essere attento a non muovere la
sonda durante tutto questo periodo in cui sul display dello strumento apparirà la
scritta “WAITING...” e ritenere la misura finita solo nel momento in cui questa
scritta viene sostituita dal valore numerico misurato (es. “4300 K”)
3. Il pulsante di misura selezionato per il rilevamento va pigiato una volta sola per
ogni misura che si vuole effettuare. Se si seleziona la funzione in modo ripetuto
prima di finire il rilevamento lo strumento può dare errore o valori non attendibili.
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4. In condizioni di rilevamento normale, per le funzioni di misura “luxmetro led” e
“luxmetro altre lampade” la sonda deve essere posizionata in modo che tutti i
punti della sua base siano a contatto con la superficie su cui si vuole misurare
l’illuminamento. Solo nel caso di particolari misure in cui si vuole calcolare
l’illuminamento con diversi angoli di incidenza può non essere rispettata questa
regola
5. In condizioni di rilevamento normale, per le funzioni di misura “coordinate rgb”,
“coordinate cromatiche xyz” e “temperatura di colore CCT(°K)” la sonda deve
essere posizionata il più possibile nella direzione di provenienza della luce
medesima. Perchè la misura sia la più precisa possibile evitare di mettere la
sonda troppo vicina alla sorgente luminosa in quanto effetti termici o
elettromagnetici della stessa potrebbero alterare di molto il risultato. Si consiglia
nell’eseguire il rilevamento di tenere la sonda distante dalla sorgente luminosa
almeno e non meno di 50cm.
6. In condizioni di rilevamento normale, per le funzioni di misura “coordinate rgb”,
“coordinate cromatiche xyz” e “temperatura di colore CCT(°K)” si ricorda altresì
che, con la sonda troppo lontana dalla fonte luminosa la misura potrebbe essere
“inquinata” dalla luce ambientale o da altre sorgenti luminose spurie alterando
così i valori della misura stessa.
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5. DESCRIZIONE DELLE FUNZIONI DI MISURA
5.1.1 Descrizione
Per sorgenti LED (Light Emitting Diode) si intendono uno speciale tipo di diodi
a giunzione p-n, formati da un sottile strato di materiale semiconduttore drogato.
Quando sono sottoposti ad una tensione diretta per ridurre la barriera di potenziale
della giunzione, gli elettroni della banda di conduzione del semiconduttore si
ricombinano con le lacune della banda di valenza rilasciando energia sufficiente da
produrre fotoni. A causa dello spessore ridotto del chip un ragionevole numero di questi
fotoni può abbandonarlo ed essere emesso come luce. I LED sono formati da GaAs
(arseniuro di gallio), GaP (fosfuro di gallio), GaAsP (fosfuro arseniuro di gallio), SiC
(carburo di silicio) e GaInN (nitruro di gallio e indio). L'esatta scelta dei semiconduttori
determina la lunghezza d'onda dell'emissione di picco dei fotoni, l'efficienza nella
conversione elettro-ottica e quindi l'intensità luminosa in uscita.
L'illuminamento è una grandezza (detta fotometrica) risultato del rapporto tra il flusso
luminoso (misurato in lumen) emesso da una sorgente e l'unità di superficie dell'oggetto
illuminato - è quindi riferita all'oggetto illuminato e non alla sorgente. L'illuminamento è
utilizzato nella progettazione illuminotecnica degli ambienti, nell'illuminazione naturale
e artificiale degli ambienti, e nella normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Viene utilizzato anche nel settore fotografico e cinematografico, in quanto consente di
misurare la quantità di luce sugli oggetti e in scena - fattore decisivo per la riuscita
qualità delle riprese.
l lux (simbolo lx) è l'unità di misura per l'illuminamento del Sistema Internazionale. Un lux
è pari ad un lumen fratto un metro quadrato.
Dimensionalmente si ha:
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Alcuni dati di illuminamento per dare un'idea di quanto vale un lux:
5.2.1 Descrizione
Lampada ad incandescenza
Lampada a scarica
Lampada fluorescente
Lampada al neon
Lampada a carburo
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L'illuminamento è una grandezza (detta fotometrica) risultato del rapporto tra il flusso
luminoso (misurato in lumen) emesso da una sorgente e l'unità di superficie dell'oggetto
illuminato - è quindi riferita all'oggetto illuminato e non alla sorgente. L'illuminamento è
utilizzato nella progettazione illuminotecnica degli ambienti, nell'illuminazione naturale
e artificiale degli ambienti, e nella normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Viene utilizzato anche nel settore fotografico e cinematografico, in quanto consente di
misurare la quantità di luce sugli oggetti e in scena - fattore decisivo per la riuscita
qualità delle riprese.
l lux (simbolo lx) è l'unità di misura per l'illuminamento del Sistema Internazionale. Un lux
è pari ad un lumen fratto un metro quadrato.
Dimensionalmente si ha:
5.3.1 Descrizione
Selezionando dal menù della tastiera la funzione rgb il multifotometro misura in una
scala adimensionale da 0 a 255 la quantità di colore rosso (Red) verde (green) e blu
(blue) all’interno della luce che incide sulla sonda. La conoscenza di questi valori
permette di ricostruirsi le componenti dello spazio RGB di quel specifico illuminamento
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Lo spazio RGB è il nome di un modello di colori le cui specifiche sono state descritte nel
1931 dalla CIE (Commission internationale de l'éclairage). Tale modello di colori è di
tipo additivo e si basa sui tre colori rosso (Red), verde(Green) e blu (Blue), da cui
appunto il nome RGB, da non confondere con i colori primari sottrattivi giallo, ciano e
magenta (popolarmente chiamati anche giallo, rosso e blu).
Un'immagine può infatti essere scomposta, attraverso filtri o altre tecniche, in questi
colori base che, miscelati tra loro, danno quasi tutto lo spettro dei colori visibili, con
l'eccezione delle porpore.
Miscelazione attiva
L'RGB è un modello additivo: unendo i tre colori con la loro intensità massima si ottiene il
bianco (tutta la luce viene riflessa). La combinazione delle coppie di colori dà il cìano,
il magenta e il giallo.
La mescolanza additiva di due (e, per estensione, di qualunque numero di) stimoli di
colore, nota anche come sintesi additiva o miscela additiva è la mescolanza di stimoli
di colore che
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L'esempio classico è quello di due fasci di luce colorata (per esempio rossa e verde)
proiettati sulla parete bianca di una stanza scura in modo che si sovrappongano. I due
stimoli luminosi (quello della luce rossa e quello della luce verde) vengono riflessi dalla
parete e giungono simultaneamente e immutati all'occhio, dove incidono sulla stessa
area di retina. Dal punto di vista fisico non avviene alcuna interferenza tra i due fasci
luminosi (quello rosso e quello verde), ma il sistema visivo percepisce il colore risultante
dalla mescolanza dei due stimoli come giallo. Il giallo è, in questo caso, un colore
prodotto dalla mescolanza additiva del rosso e del verde.La mescolanza additiva può
avvenire anche per media spaziale o temporale.
Nella mescolanza additiva in media spaziale, piccoli punti colorati non distinguibili
dall'occhio, vengono mescolati additivamente dall'occhio. Per esempio dei piccoli
punti rossi stampati su carta bianca, visti da sufficiente distanza causano la percezione
del colore rosa. Il rosa è, in questo caso, un colore prodotto dalla mescolanza additiva
in media spaziale del bianco e del rosso. Questo principio viene usato nei monitor e
televisori a colori, dove il colore di ogni pixel è formato dalla mescolanza additiva dei
colori di tre subpixel molto piccoli e vicini, ma non sovrapposti. Lo stesso principio è
utilizzato nella stampa in mezzatinta e, in parte, nella stampa in quadricromia e nella
pittura puntinista. Alcuni dei primi tentativi di fotografia a colori (Autochrome) e di
cinematografia a colori (Biocolor e Technicolor Process 1) sfruttavano la mescolanza
additiva in media spaziale.
Alcuni quadri di Roy Lichtenstein amplificano le tecniche di disegno dei fumetti, che
utilizzano a loro volta la tecnica della mezzatinta. Per esempio nel quadro qui a fianco,
a distanza sufficiente il viso della ragazza appare rosa, e questo colore è prodotto dalla
mescolanza additiva del bianco della carta e del rosso dei punti.
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Una mescolanza additiva può essere fatta con un numero qualunque di colori, a
partire da 2, e dunque i primari non sono necessariamente tre, ma possono essere un
numero qualunque > 1.
La scelta dei colori primari è correlata alla fisiologia dell'occhio umano; buoni primari
sono stimoli che massimizzano la differenza tra le risposte delle
cellule cono della retina alle differenze di lunghezza d'onda della luce, cioè hanno
un triangolo di colore esteso.
I tre tipi normali di cellule fotorecettive sensibili alla luce nell'occhio umano (le cellule
cono) rispondono più alla luce gialla (lunghezza d'onda lunga), verde (media), e viola
(corta), con picchi vicini ai 635 nm, 565 nm e 470 nm, rispettivamente. La differenza nei
segnali ricevuti dai tre tipi permette al cervello di differenziare un largo gamut di colori
diversi, essendo più sensibile soprattutto alla luce verde-giallognola e alle differenze
di tonalità nella regione verde-arancione.
L'uso dei tre colori primari non è sufficiente a riprodurre tutti i colori; solo i colori entro
il triangolo dei colori definito dalla cromaticità dei primari può essere riprodotto tramite
sintesi additiva
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Valore di saturazione corrispettivo a 255 per il 1890 µW/cm per λp=524 nm
verde
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Valore di saturazione corrispettivo a 255 per il 1670 µW/cm per λp=670 nm
blu
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5.4 Funzione coordinate tricromatiche x y z
5.4.1 Descrizione
Le coordinate cromatiche x-y-z normalizzate sono una diretta derivazione dello spazio
cromatico XYZ. Nel 1931 la CIE (Commissione Internazionale per l'Illuminazione) definì
uno spazio di colore che comprendeva tutte le tinte visibili dall'occhio umano, a
prescindere dalla luminanza. Infatti qualunque colore all'interno di questo spazio
bidimensionale può avere una luminanza che varia dal bianco al nero e se si tiene
conto anche di questo fattore (la luminanza) lo spazio così definito diviene
tridimensionale e rappresentato mediante coordinate XYZ. Il modello CIE 1931 si basa,
come altre codifiche note, sull'utilizzo di tre colori primari che, opportunamente
miscelati tra loro in sintesi additiva, permettevano di ottenere tutti i colori che l'occhio
umano può percepire.
Lo spazio XYZ è definito a partire dalle proprietà del sistema visivo dell'uomo e si basa su
analisi sistematiche effettuate su un vasto campione di osservatori umani. E in base a
numerosi studi effettuati nel primo dopoguerra fu notata l'impossibilità di riuscire a
riprodurre per sintesi additiva (RGB) tutti i colori comunque si scegliesse la terna di
primari reali da miscelare.
Poiché può rappresentare tutte le tinte percepibili, lo spazio di colore del CIE è preso
come riferimento per tutti gli altri, tuttavia nella pratica non viene molto usato a causa
della sua complessità.
Primari immaginari
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Esempio di uno spazio dei colori
Solo aggiungendo un colore primario alla tinta da codificare è possibile individuare
una terna cromatica che la riproduca fedelmente: è stato così ipotizzato che la
risposta dei fotorecettori retinici umani (i coni) abbia un andamento negativo per
alcune frequenze dello spettro visibile.
I primari scelti dalla CIE per generare tutti i colori visibili sono tinte ipersature: colori (in
realtà, non essendo visibili, non dovrebbero essere indicati come tali) più saturi di
quanto i nostri fotorecettori retinici siano in grado di decifrare.
I tre "primari immaginari", con notevole sforzo di fantasia, sono stati denominati X, Y, e Z.
X corrisponde a un rosso violaceo ipersaturo contraddistinto da due picchi nello spettro
cromatico rispettivamente intorno ai 450 nm e ai 600 nm (quest'ultimo molto superiore
al primo), Y e Z corrispondono a tinte spettrali - sempre irrealisticamente ipersature - con
lunghezza d'onda dominante rispettivamente di 520 e 477 nanometri.
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x = X/(X+Y+Z)
y = Y/(X+Y+Z)
z = Z/(X+Y+Z)
queste sono le coordinate cromatiche normalizzate della luce che vengono misurate
dalla funzione x-y-z del multifotometro. Risulta anche, con semplici passaggi algebrici,
che x+y+z è sempre uguale ad 1 per qualsiasi valore originario di X, Y e Z. Da questo si
ricava tra l'altro che:
z = 1-x-y
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Lo spazio dei colori CIE 1931
Tutti i colori (reali e irreali) generabili con i primari x e y giacciono su un triangolo
rettangolo avente come vertici l'origine (0,0) il punto massimo di x e minimo di y (1,0) e
il punto massimo di y e minimo di x (0,1). All'interno di questo triangolo rettangolo è
tracciato il diagramma CIE dei colori reali: una campana che racchiude tutte le tinte
possibili. Al di fuori della campana (ma sempre all'interno del triangolo) ci sono tutti i
colori non visibili o non distinguibili da quelli presenti lungo il perimetro esterno. Il
diagramma CIE gode, proprio per il modo in cui è stato generato, di alcune importanti
caratteristiche che andiamo ora ad illustrare maggiormente in dettaglio.
Più o meno al centro del diagramma CIE è presente un punto (un colore), come si
vedrà tra breve, di importanza strategica, indicato con la lettera "C". È il cosiddetto
"Illuminante CIE", assunto come riferimento e corrispondente alla radiazione emessa da
una superficie bianca illuminata da luce diurna media. Lungo il perimetro curvo della
campana si trovano tutte le tinte spettrali alla loro massima saturazione. Nella parte
alta del diagramma vivono le famiglie dei verdi; in basso a sinistra i blu, in basso a
destra i rossi.
Sul segmento rettilineo che congiunge i due vertici inferiori della campana si trovano i
colori non spettrali (o porpore) alla loro massima saturazione. Tutti i colori non spettrali,
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dalla saturazione via via decrescente, sono situati nel triangolo delimitato in basso dal
segmento delle porpore e avente come vertice il punto C.
Colori spettrali
Lo stesso vale per i colori spettrali, situati nella rimanente parte del diagramma: man
mano che ci si avvicina all'illuminante C i colori sono sempre meno saturi. Per come è
costruito il diagramma, prendendo due tinte qualsiasi, il segmento che le unisce
rappresenta tutte le possibili mescolanze additive dei due colori prescelti. Non solo: la
posizione relativa lungo il segmento di congiunzione rappresenta la percentuale di
mescolanza delle tinte.
Così nel baricentro del segmento è possibile trovare la tinta esattamente formata dal
50% del primo colore e dal 50% del secondo colore. Spostandosi ad esempio ai "tre
quarti" del segmento, la tinta individuata corrisponde alla somma del 75% del primo
colore e del 25% del secondo colore e così via.
Lo stesso discorso vale per la sintesi additiva di tre o più componenti cromatiche: le
tinte ottenibili dalla loro mescolanza sono tutte quelle delimitate dal poligono convesso
che ha come vertici i punti del diagramma che corrispondono ai colori utilizzati.
Tornando al caso di due sole tinte, se il segmento che le unisce passa per il punto C i
colori presi in considerazione sono tra loro complementari. Se il punto C "cade" nel
baricentro del segmento, le due tinte hanno la medesima saturazione (è uguale la loro
distanza dall'illuminante CIE) e sommandole tra di loro si ottiene il colore bianco.
risoluzione 0.001
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5.5 Funzione Temperatura di calore CCT(°K)
5.5.1 Descrizione
Determinazione
Un corpo solido riscaldato all'incandescenza emette prevalentemente nella gamma
della luce visibile, ma la lunghezza d'onda del picco di emissione varia al variare della
temperatura. Nelle normali lampade ad incandescenza la lunghezza d'onda è
spostata verso valori maggiori e la luce prodotta, intorno ad un valore di 2800 K
presenta una componente gialla. Nelle lampade alogene si riesce ad aumentare la
temperatura del filamento ottenendo una luce più bianca, intorno ad un valore di
3200 K.
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Nelle lampade a scarica il colore è determinato dallo spettro di emissione del gas alla
pressione a cui si trova. Nelle lampade fluorescenti , che sono anch'esse lampade a
scarica ma che producono luce attraverso un procedimento elettrochimico diverso,
dove cioè la vera e propria scarica elettrica provoca l'eccitazione, e perciò la
luminescenza, delle polveri fluorescenti depositate uniformemente all'interno della
lampada stessa, la tonalità della luce dipende dalla scelta del materiale fluorescente
utilizzato (per questo si possono avere lampade a fluorescenza di colori differenti. Si noti
che il fenomeno della fluorescenza differisce da quello della fosforescenza, in quanto
nel primo caso, al cessare dell'eccitazione causante la luminescenza, l'emissione di
luce è pressoché istantanea, nel secondo caso può durare a lungo. Ricordiamo,
inoltre, che le lampade appartenenti alla categoria delle fluorescenti non ha nulla a
che fare con le lampade al neon, usate in prevalenza per le insegne commerciali .
Nei LED il colore della luce bianca é classificata in warm white (temperatura di colore
da 2.800 a 3.400 K) natural white (temperatura di colore da 3.700 a 4.500 K) e cool
white (temperatura di colore da 5.000 a 8000 K).
Spesso sono riportate le temperature di colore del bianco dei monitor per PC, siano essi
di tipo CRT, LCD o alplasma, ma questa temperatura, in realtà, non avrebbe senso, in
quanto tale bianco è prodotto per metamerismo dalla somma dei colori fondamentali
(Red, Green e Blue) prodotti dai diversi fosfori.
6. ALIMENTAZIONE
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•Carico veloce 1000 mA
Alimentatore 500 mA per uso in ambienti chiusi (interni), doppio isolamento, fusibile
termico, conforme direttiva Rohs 2002/95/CIE
Ingresso 230 V AC
Uscita settata su 7,5 V DC
7. CARATTERISTICHE SONDA
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8. INFORMAZIONI SULL'ASSISTENZA TECNICA
Dati costruttore
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