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LATIUM VETUS

Le prime tracce di insediamento in quest’area datano X°-IX° sec. a.c. e sono ubicate in un’area denominata LATIUM
VETUS e questo nome venne dato da Plinio il Vecchio.
Il territorio si sviluppa tra Ostia (futuro porto di Roma), il Promontorio Circeo a sud e gli Appennini.
Gli abitanti vivono in altura; non vivono in pianura perché le pianure sono ciclicamente sommerse dalle acque e non
conoscono le tecniche di canalizzazione delle acque e l’impaludamento, di fatto ciò causa malattie tipo la malaria.
LE ABITAZIONI
Gli abitanti di questo territorio sono organizzati in piccoli villaggi in cui vivono in capanne costruite con legno, fango e
frasche; il legno serve a creare una struttura rettangolare o ovale; c’è un piccolo pronao all’entrata, c’è un palo
centrale in cui c’era il focolare e che si cucinava con carboni ardenti.
Le case inoltre sono facilmente trasportabili dato che le popolazioni erano nomadi.
TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE
Oggi sappiamo com’erano fatte le case delle popolazioni nomadiche del Latium Vetus grazie a fonti di carattere
archeologico e sono riferibili a due distinte tipologie:
1) Sul Colle Palatino (nord-occidentale di Roma) gli scavi archeologici hanno portato alla luce un livello molto
antico nel quale il pavimento/selciato presentare dei fori, questi fori avevano una disposizione regolare ed
erano fori di infissione dei pali, perimetrali e centrale di queste capanne.
Studiando la disposizione di questi fori si è risolti alla pianta di questi edifici.
2) Sono stati studiati i corredi e le urne funerarie di tutta una serie di tombe. Uno dei luoghi in cui sono state
rinvenute queste fonti, è nell’antica città di Gabii. Al giorno d’oggi Gabii è chiamata Osteria dell’Osa, in
questo paese/cittadina fuori Roma ma vicino. E qui è stata trovata una necropoli molto ricca che ha restituito
molte tombe e che ha avuto una vita lunga attraverso i secoli.
Le tombe sono molto antiche, tra le tombe ad esempio c’è una che all’interno di una grande urna, è presente
il corredo funebre del defunto, una serie di urne, di cui una che contiene le ceneri; tutto questo si tratta di
sepolture a INCENERAZIONE:

N.B. I CORREDI FUNEBRI


I corredi funebri sono uno strumento importantissimo per conoscere la civiltà e la società dei defunti perché si
riproducono pratiche che sono riconducibili alla vita del defunto.

LE URNE CINERARIE DI GABII


Nelle tombe di Gabii sono state rinvenute molte urne cinerarie a forma di CASA, delle abitazioni dell’epoca (con tetti
spioventi, pianta quadrato o ovoidale).
Si usava riprodurre la casa nelle urne dato che nella società laziale dell’epoca identifica la propria cellula nella
famiglia, l’individuo cioè non è un singolo che vale /che conta in quanto tale ma conta ed è riconoscibile in quanto
componente di una famiglia.
La famiglia si identifica come una residenza comune a tutti i componenti di quella famiglia. Quindi quando muore
l’individuo vuole che le sue ceneri siano custodite in quella casa, o meglio, in un’urna che riproduce la casa; quindi
come l’individuo in vita ha vissuto in quella casa, così in morte continua ad essere identificato attraverso quella casa,
in urna che riproduce e richiama la sua famiglia, si tratta quindi di una questione identitaria.
Questa visione d’appartenenza identitaria alla famiglia, si riprodurrà tempo dopo nella società romana, organizzata
in famiglie.
GLI ABITANTI DEL LATIUM VETUS
Sono dei PALEO-LATINI, ovvero sono un ramo di italici, indoeuropei.
L’elemento portante dell’economia NON E’ L’AGRICOLTURA (dato che per coltivare bisogna essere in pianura, ma là
ci sono continue inondazioni e quindi sono in altura ed è quindi difficile coltivare), ma tra le granaglie paludose
cresce il FARRO, molto usato e base d’alimentazione dei romani antichi originari. Infatti non essendo l’agricoltura, la
base della vita è perciò l’ALLEVAMENTO e la PASTORIZIA.
Questo fa capire come queste popolazioni non siano stanziali ma nomade, che si portano con sì le case, animali ecc..
e si spostano solo dove ci sono risorse, dove trovano il prodotto degli alberi per potersi poi dedicare alla raccolta.
Grazia alle tombe, ai corredi funebri, ci indicano come non ci fossero differenziazioni di rango, quindi non ci sono
abitanti del latium vetus ricchi e poveri (ad es. le due urne, semplici ma con coperchi diversi, una sopra ha un elmi
(quindi era di un uomo e le mansioni a lui riservate cioè lavori, latte, razzie ecc..) e l’altra ha un coperchio a ciotola (è
una sepoltura femminile, alle donne è riservata la gestione della casa, famiglia ec..)
LA GESTIONE DELLA TERRA: non tanto terra quella per l’agricoltura ma quella per il popolo. Oggi sappiamo, e ci è
arrivato, che all’epoca c’erano segmenti di terra INDIVISA, riservata alla comunità, chiamata cioè DEMANIO (più
avanti quando Roma conquisterà un territorio lo definirà AGER PUBLICUS).
Ora come ora il fatto che esista la pratica di avere dei beni demaniani ha fatto pensare che in origine tutto fosse della
proprietà della comunità e solo in un secondo tempo ci sia stata l’attribuzione a privati che acquistano la terra come
propria.
L’ORGANIZZAZIONE POLITICA DELLE PIRME COMUNITA’
Dell’organizzazione politica id queste prime comunità sappiamo ben poco, ma con ogni probabilità si tratta di
comunità indipendenti e ogni colle ha la sua comunità, ma alla fine queste comunità hanno un’autorità/re comune
che ha funzioni specialmente religiose, di collegamento tra le comunità e gli dei, è quindi un RE SACERDOTE,
chiamato REX SACRIFICULUS.
Di questo re sacerdote, il suo nome è dovuto al bosco che si trova nei pressi di Nemi (lago di Nemi), i boschi sono
luoghi sacri dato che non ci sono luoghi sacri permanenti.
Ogni anno il re lotta contro chi ambisce alla sua carica e quando vince ce l’ha ancora per un anno; si scontravano in
quanto in quella società la guerra/lotta aveva un valore positivo dato che il più forte dà maggiori garanzie alla
comunità benessere, sicurezza ecc..

N.B. LA RELIGIONE CON LO STATO


La pratica religiosa/il culto, è sempre strettamente legato alla politica, cioè che il singolo può avere la fede che vuole
ma è importante che pratichi il culto secondo le pratiche stabilite, dato che gli dei aspettano un certo tipo di
cultualità degli uomini e ricambieranno con la loro protezione (alla comunità che è più fedele/devota).
Chi non praticherà il culto in maniera corretta verrà considerato EMPIO e l’empietà mette in pericolo NON SOLO IL
SIMBOLO ma l’intera COMUNITA’. Infatti i romani consulteranno gli dei prima di ogni decisione importante (prima di
campagne militari, assemblee ecc..).

ROMA ALLE ORIGINI


LE FONTI
Per definire la cronologia della fondazione di Roma possiamo avvalerci di FONTI LETTEARIE e ARCHEOLOGICHE, ed è
solo dal confronto di queste fonti diverse si riesce ad una data molto probabile di fondazione.
FONTI LETTERARIE
Le fonti di cui disponiamo sulla fondazione di Roma NON SONO COEVE agli AVVENIMENTI ma sono di molto
successive, cioè non abbiamo fonti di personaggi che hanno vissuto i fatti correnti la fondazione, in quanto la
storiografia nasce solo nel 3° sec. a.c., in più questa storiografia non c’è giunta completa, al contrario gran parte degli
scritti storiografi sono andati eprduti e quindi le fonti che abbiamo oggi sono riconducibili al 1° sec. a.c. (hce sono poi
le più antiche che abbiamo). Per stilare questi resoconti riguardo l’8° sec. a.c. hanno usato altre fonti che sono
sconosciute a noi e quindi nemmeno l’attendibilità.
Per di più una delle preoccupazioni per alcuni degli antichi storici era di rendere il racconto più completo e piacevole
possibili, quindi di conseguenza quando parlavano della Roma delle origini avevano un racconto pieno di buchi,
mancavano tanti dati e quindi miglioravano i loro racconti tramite espedienti, tipo ispirandosi alla storia greca (che
era molto nota) applicando quindi ai fatti romani degli episodi simili avvenuti in Grecia (ad es. il racconto della
cacciata dei Tarquini da Roma, è molto simile alla cacciata dei Pisistradi di Atene.
Gli unici storici del 1° sec. a.c. che raccontano nel dettaglio la storia di Roma in età fondativa sono:
-LIVIO
-DIONIGI DI ALICARNASSO
-DIODORO SICULO
DIONIGI DI ALICARNASSO: le fonti tendenzialmente datano la fondazione di Roma intorno all’8° sec. a.c. ad es.
Dionigi di Alicarnasso pone la fondazione 38 anni dopo la prima Olimpiade (813 a.c.), quindi nel 775 a.c., usando
appunto un sistema datazione romano ma greca, cioè quello delle Olimpiadi, e ci mette davanti delle alternative.
TIMEO SICULO: figura importante in quante è il primo storico greco che si occupa di Roma, e lui pone la datazione
nel 814 a.c., ma questa è da escludere in quanto è una data simbolica dato che Timeo scrive a tempo della 1° guerra
punica (ed essendo filo-romano e contro Cartagine) e l’814 a.c. è data di fondazione di Cartagine, dato che in
antichità le città più erano antiche e più erano autorevoli, così pone sullo stesso piano Roma e Cartagine.
VARRONE: per i romani ka datazione più sicura è quella Varroiniana, di Varrone (antiquario, erudito, esperto in
antichità) e ha fissato la data di fondazione della città al 754/753 a.c.
CINCIO ALIMENTO: fu un senatore (3-2 sec. a.c.) ma si è persa la sua opera.
FONTI ARCHEOLOGICHE
Nel 1988 un’ equipe archeologica, guidata dal prof Andrea Caraldini, scavava sulla zona centrale di Roma, sul
Palatino, il quale presenta altre 3 alture: Palatino, Velia, Cermolo.
Scavando nella parte bassa tra le due alture del Palatino, vennero rinvenuti 4 muri che sono stati datati ad epoche
diverse:
-quello più lontano rispetto al Palatino: 550/530 a.c.
- uno vicino al colle 600 a.c.
-un altro 675 a.c.
-un altro 730-720 circa
Dopo il 550 a.c. l’avvallamento tra le due alture del Palatino è stato colmato di ghiaia in modo che le due alture
fossero collegate e che quindi fosse possibile un insediamento su entrambe le alture con un collegamento e questo
era la via sacra.
FUNZIONE DEI MURI: il primo pensiero riguardante la funzione dei muri fu quella difensiva, ma in realtà hanno una
funzione SACRALE, cioè delimitano in forma simbolica il POMERIUM, cioè il confine sacro della città, è quel territorio
(che poi viene sviluppato in corrispondenza di un muro) che distingue città e campagna (tra urbs e ager). Ciò è
importante distinguerlo in quanto in città vengono praticati certi culti, leggi, ci si comporta in una certa maniera,
invece in campagna è diverso.
Roma quando è stata fondata è stato delimitato il perimetro della città con un muro e che poi questo muro è sato
sostituito da altri e che via via identificarono il confine di una città che cresceva.

COME È NATA ROMA


Roma nasce attraverso un processo chiamato SINECISMO, ovvero un processo di fusione tra comunità prima
autonome indipendenti. Di questo processo parla Sesto Pompeo Festo (2° sec. d.c.) il quale scrisse un’opera in cui
tramite il lessico ci racconta le istituzioni, usi, abitudini dei romani; tra le voci dell’opera figura un termine,
SETTIMONZIO, e Festo cita (cosa rara negli antichi citare la propria fonte) Antistio Labeone (giurista del 1°sec. d.c.) il
quale afferma che consiste in una festa religiosa sulle alture romane: Palatino (dove il sacrificio è detto Palatuor),
Velia (su cui ugualmente si sacrifica Fagutal, Subura, Germalo, Oppio, monte Celio, monte Cispio).
Questa è una fonte molto importante perché per molto tempo si è ritenuto che Roma fosse nata dall’unione degli
abitanti dei sette colli e già Varrone pensava che il Settimonzio fosse una festa che riuniva i 7 colli (septem colles).
Ma se si presta attenzione al documento di Festo, si trovano non 7 ma 8 colli e hanno nomi diversi, infatti sono le
alture che fanno capo a 3 soli colli: Palatino, Esquilino e Celio.
IL SETTIMONZIO
Deriva dal verbo saepio=recitare, riunire, in questo riunire le alture dei colli e non proprio i colli in sé.
Questa festa ricorda una pratica cultuale condivisa che riuniva gli abitanti dei 3 colli che si sarebbero costituiti
elementi fondativi della nuova città. Quindi come detto prima al Palatino, Esquilino e il Celio si uniscono gruppi di
pastori diversi, ad esempio sul Palatino ci sono i LATINI che provengono dai monti Albani, cioè dal sud di Roma da
Albalonga, mentre sull’Esquilino e sul Celio ci sono i SABINI che invece vengono dalla zona est, Appennini.
LA DIVERISTA’ DELLE POPOLAZIONI
Si capisce che sono popoli diversi riconoscendo dalla ceramica che gli uni e gli altri producono tecniche diverse.
Questo sinecismo viene raccontano dalle leggende sull’origine di Roma, che vedono due comunità (latini e sabini)
unirsi e che cercano tutte e due di essere rappresentate a libello istituzionale con pari dignità. Ad esempio i 7 re di
Roma (che sicuramente non sono stati i soli a regnare), i loro nomi sono simbolici e li legano alla componente latina e
salina in modo alternato, ci sono così figure che non sono latine come Numa Pompilio, e ciò fa capire che questo
sinecismo ci sia stato.
Ma anche vedere i nomi degli ultimi re che sono etruschi, fanno capire come Roma inizialmente nasce come
comunità latina e sabina ma poi già nel 7°sec. a.c. immette etruschi e pian piano greci.
N.B. LA CREAZIONE DELLE LEGGENDE SULL’ORIGINE
Vengono create per creare la storia delle origini e per creare un passato condiviso tra popolazioni che si riconoscono
in etnie diverse e che non devono essere separate a Roma ma devono costituire un unico organo/comunità.
Per unire quindi bisogna creare un passato comune, un codice di valori condiviso e la leggenda assolve questa
funzione, cioè di mettere i capisaldi della comunità romana.
L’età fondativa è il momento in cui si fissano i cardini/principi su cui la comunità si regge.

LUOGO DI FONDAZIONE DI ROMA


Si sceglie il Palatino come luogo di fondazione perché era un luogo ben collocato: era vicino all’isola Tiberina
importante per le comunicazioni, consentiva un guado del Tevere più agevole, il Palatino era su un’altra quindi era
facilmente difendibile, era vicino a vie di comunicazioni importanti, cioè un sistema di strade importanti, ovvero la
Via Campana (collega il Palatino con la costa) e la Via Salaria (da Roma verso l’Appenino). Il bene principale che
transita per queste strade è il SALE (verso nord) il quale era importante sì per la conservazione degli alimenti, ma
soprattutto richiesta dalle popolazioni degli Appennini, lo si esportava cos’ in grandi quantità dalle saline della foce
del Tevere; precocemente infatti si svilupperà un ‘’mercato’’ nella zona del Palatino perché ci sarà il primo ponte
costruito chiamato Pons Sublicius che attraversa il Tevere, poi sorgerà il primo mercato del bestiame (il Foro Boario)
e quindi si venderanno gli animai che si nutrono di sale e il transito sarà assicurato attraverso il ponte, quindi una
zona di ‘’emporio’’ che consentirà uno sviluppo notevolissimo e rapido di questa comunità.
LA CONTINUA EVOLUZIONE
Col tempo ci fu un ampliamento di corredi in cui si evidenziava nella loro collocazione precisa e dal loro contenuto.
Ci fu una maggiore lavorazione dei metalli preziosi e più interesse commerciale, ciò con quest’ultimo approccio
andarono incontro al commercio con i greci.
Nel 770 a.c. venne colonizzata Ischia-Pitecusa.
I romani conoscevano già la comunità greca grazie al centro di Gabii. Da lì insieme ad altri punti di contatto con i
greci, i romani acquisiscono dai greci la pratica del Banchetto e lo si capisce dagli oggetti rinvenuti nei corredi.
Ciò è importante in quanto anche Roma vuol far riconoscere come sia alla pari con la sua elite con le altre
popolazioni tipo greci, etruschi, quindi l’elite romana acquisisce i ‘’modi di fare’’ degli altri popoli, sono quindi segni
di riconoscimento reciproco. I greci poi insegnano ai romani la cultura della vite e ulivo, quindi i romani diventano
agricoltori e probabilmente insegnano anche la scrittura, infatti fino a pochi anni fa si pensava che i romani avessero
acquisito l’alfabeto dai greci attraverso la mediazione etrusca.

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