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Uno dei filoni di evoluzione del CdG è quello dell’evoluzione dei sistemi di CdG nell’ottica della

sostenibilità. Il tema a volte è usato anche troppo e si ha la percezione che voglia dire tutto o
niente. Vediamo come si applica ai temi di CdG. Quando parlate di sostenibilità in azienda sta
cambiando un po’ l’approccio. C’è chi vi guarda con tenerezza ma con il tempo sta cambiando e
questi temi stanno diventando centrali. Ci sono aziende che hanno interesse su questi temi
soprattutto per quanto riguarda la supply chain: i fornitori.
Sostenibilità la usiamo come sinonimo di responsabilità sociale di impresa o CSR. Cosa vi viene in
mente?

(Studente): una impresa nello svolgere il proprio business tiene conto della società e agisce su due
lati: fare del bene alla società perché lo ritiene nei propri valori o anche come tornaconto
personale. (Prof): li vede come trade off? (Studente): dipende dalla società e dai valori che si porta
dietro.

Voi come la vedete questa cosa del trade off? Se una azienda fa profitto e se invece una azienda
decide di massimizzare la performance sociale, ambientale per esempio comprando impianti che
comprano meno. Questi due aspetti li vedete come un trade off o elementi che vanno nella stessa
direzione?

(Student 1): ricordo che in un corso avevamo visto il caso di Danone che vendeva gli yogurt in
Bangladesh gratis in modo tale che la gente si ricordava di questa generosità e iniziava a comprare
Danone. Secondo me non è un trade off. Guadagna e si impegna verso la società. (Studente 2):
avevamo visto che nonostante avesse ritorno in immagine lo aveva anche in nuovi mercati e know
how. (Prof): lei cita Danone ma mi sembra sia un tema estendibile anche alle start-up. Penso anche
a voi giovani: le idee di business nascono sui bisogni della società intensi nel senso più nobile del
termine. Ci sono molti esempi di start-up che partendo da situazioni difficili in paesi, o vaccini o
medicinali a costo ridotto, si inventano un business partendo da una idea che non è facciamo i soldi
ma c’è un bisogno fuori di tipo di sopravvivenza e da lì scatta il business.

[Intervento di uno studente circa le aziende che vantano un risparmio di CO2 ma non è verificato e
certificato]

Questa è un altro tema importante. I famosi bilanci, la reportistica in termini di emissioni di CO2,
gli infortuni sul lavoro eccetera. Com’è il grado di pianificabilità di queste informazioni? E’ lo stesso
che dire un bilancio economico finanziario? No, in un bilancio economico finanziario, al netto di
truffe stile Parmalat, è più facile scoprire l’inganno. I soldi in banca ci sono, in crediti ci sono, come
fai a dimostrare la CO2 emessa? E’ molto più difficile. Da qui poi molte aziende ne approfittano per
comunicare performance non corrispondenti al vero.

(Studente): come le associazioni sportive che sono in realtà discoteche camuffate e hanno il campo
da calcio fuori.

Anche tante imprese sociali, adesso c’è lo status di impresa sociale, ma le stesse cooperative sono
vestiti giuridici perché spesso anche i comuni quando fanno i bandi per la gestione dei servizi li
affidano solo se sei cooperativa. Poi magari, di fatto, questa è solo una cosa giuridica. Una azienda
che magari è più impresa sociale di te ma è s.r.l. è tagliata fuori.
Le cose importanti sono due:

 Su base volontaria: il rispetto della norma di legge non è responsabilità sociale.


 Interazione con gli stakeholders: gli stakeholders sono creditori, fornitori, azionisti
shareholders, banche, stato, abitanti del comune, dipendenti, clienti. Un po’ tutti. Questa
definizione è stata criticata perché è troppo vasta. Se dovete implementare un sistema di
CSR in azienda e partite da questa definizione siete punto a capo perché ci sono un po’
tutti. C’è la necessità di capire quali sono quelli più importanti. Se siete una azienda di
servizi lo stakeholder ambiente è magari meno importante dell’ENI. Ogni azienda deve
capire i gruppi più importanti.

Al netto degli scetticismi, pensate a livello di azienda, il mettere attorno a un tavolo le prime linee
dell’azienda, responsabile acquisti, produzione, R&S e dire di ragionare sugli stakeholders è un
esercizio importante perché primo per riflettere chi sono i clienti importanti , i dipendenti, stiamo
dando la giusta attenzione o no? E poi vedere se ci sono congruenze di visione nell’azienda. Magari
chiaramente quello degli acquisti è biased verso i fornitori. E’ importante avere una linea comune
sugli stakeholder importanti e sulle loro aspettative. I dipendenti che aspettative hanno? C’è un
gap tra le aspettative e quello che stiamo dando? Se sì dobbiamo intervenire.

Queste due teorie che esprimono la base di approccio accademico rispondono alla domanda:
“Qual è il fine ultimo dell’impresa?”.

(Studente): Il profitto. (Prof): altre visioni? (Studente): creare valore. (Prof): per chi? (Studente): per
se stessi principalmente poi se anche per gli altri ben venga. (Studente): c’è una visione invece che
vede il profitto come mezzo per raggiungere altri obiettivi. (Prof): questo aspetto del mezzo e del
fine è interessante. C’è una enciclica papale che parla anche di temi di economia aziendale e fine e
mezzo nella moderna società. (Studente): crescita e mantenere buone relazioni con i fornitori.
(Studente): fedeli alla propria missione. (Studente): come dicevamo prima la mission può essere
anche di facciata in quel caso e quindi l’impresa ambisce al profitto.

Chi dice che è il profitto il fine ultimo si rifà alla shareholder theory. Milton Friedman è un po’
l’esponente principale negli ultimi anni anche se questa cosa va avanti dai tempi di Adam Smith.
Dice che il profitto è il fine ultimo dell’impresa. Rendimento azionario, dividendi, profitto, EVA
sono misure per misurare ciò che ha prodotto l’impresa.

The social responsibility of business is to increase its profit è un articolo che reassume la visione.
Friedman mette in guardia da altri approcci perché erano anni in cui si faceva avanti la
responsabilità sociale e lui diceva attenzione che questa è pericolosa perché:

 Solo le persone possono avere responsabilità. Le società non hanno responsabilità perché
sono figure giuridiche e non si possono attaccare valori riformulabili nel tempo e diversi
nelle diverse culture. Ma questa discussione si porta dietro dai tempi di Aristotele che
diceva: “Voi seppellite i vostri morti e chiunque non faccia così va contro i valori.” Ci sono
persone in altri posti del mondo che i morti non li seppelliscono ma mangiano dei pezzi del
cervello. Chi è il pazzo? Il valore non è vero in quanto tale. Come fa quindi una azienda a
portarsi dietro valori che sono attaccati alle persone?

 Teoria dell’agenzia: il management ha mandato per massimizzare il profitto. Se poi


l’azionista vuol costruire l’azienda in Africa, donare al WWF lo faccia. Ma non va bene che il
manager prenda per lui questa decisione. Se tu spendi più soldi per fare l’ospedale in
Africa, prendo per conto dell’azionista una decisione che spetta a lui. E’ un problema di
mandato. Il ruolo del governo. Se le aziende decidono i loro stessi limiti perché si scelgono
il loro campo di azione e mi do da me i miei stessi limiti si crea un problema di democrazia.
Ma allora qual è il ruolo del governo? Dare regole dentro le quali tu puoi fare quello che
vuoi per massimizzare il profitto. Ma non sei tu che dici che il salario minimo è tot. Mette a
rischio le basi per una società libera che per Friedman è collegata al capitalismo. Vedeva
questa teoria come sovversiva del capitalismo e della democrazia.

[Intervento di uno studente su emissioni di CO2 e sulle eventuali verifiche] (Prof): chi sono i primi a
voler far venir fuori questa dissonanza tra quello che è comunicato e quello che è vero? I
competitors. La verifica effettiva da parte di organismi non è così frequente ma potrebbe essere
utilizzata come strumento da parte dei competitors. Alcuni vedono nel caso Moncler proprio
questo. Tentativo di qualche competitor di mettere in difficoltà l’azienda. Il servizio è venuto fuori
in ottobre, prima dell’inverno.
(Studente): dal mio punto di vista questo tiene ma può essere visto in senso positivo. Il governo
dice quanto inquinare ma tu puoi inquinare meno della soglia prevista. Può dirti quanto è il salario
minimo ma puoi pagare di più. La critica di Friedman rimane ancora in piedi ma solo che ora è
vista da un’altra prospettiva. L’azienda cavalca in senso positivo i limiti imposti.

A parte il positivo e negativo, questo aspetto in Supercapitalism – Reich, che non è liberista, nel
conflitto tra democrazia e capitalismo vede la responsabilità sociale come un segnale di debolezza
della democrazia. Adesso è il consumatore che ha il coltello dalla parte del manico. Al Wall-Mart il
consumatore è contento. E’ meno contento il cittadino che prende 7 $ l’ora. Una volta era più
tutelato e il consumatore era peggio.

Stakeholder theory parte già in Inghilterra dopo la rivoluzione industriale e alcuni imprenditori si
iniziano a fare domande sull’inquinamento. Freeman è il riferimento. Non dice che l’azienda non
deve fare profitto. Dice guarda che l’azienda deve massimizzare la performance nei confronti di
tutti gli stakeholders. Uno di questi sono gli azionisti. Dice che se l’azienda non riesce a creare per
tutte le altre categorie, sarà difficile che crei valore per gli azionisti. Pensate a una azienda che non
ha una forza lavoro motivata. Nel medio termine non produrrà profitti. Una azienda che è indietro
sulle norme per l’ambiente e le rincorre andrà fuori business nel medio termine (aziende
elettrodomestici che non stanno al passo con il risparmio energetico). Una azienda che non
massimizza performance nei confronti dei fornitori è fuori business perché se c’è da fare un patto,
c’è una difficoltà per l’azienda. Nel momento in cui ho relazioni forti con i fornitori, riuscirai ad
avere flessibilità da parte loro. Se sono sempre andato con il pugno duro, se possono cambiano.
Sviluppare un componente diverso, fare un progetto, joint venture è più difficile da fare. Non
riesco a fare altro nel medio termine.
La prospettiva secondo me è una prospettiva di trade off nel modo in cui vedere le cose. Faccio un
impianto che consuma meno, sono meno soldi per me: trade off. O uno o l’altro contro una teoria
di enlarge the pie. Allarghiamo la torta e solo dopo ci scanniamo per dividercela. Mettiamo
interessi nella stessa direzione.
Es.: si parlava con Autostrade per l’Italia che ha problemi in caso di espropri. Il movimento NO TAV
è uno stakeholder che l’azienda che fa i lavori dovrà tenere in considerazioni o ti trovi problemi.
Loro in fase di progettazione hanno chiesto che problemi abbiamo con i comuni che dobbiamo
attraversare? Hanno messo tutti a tavolino e hanno trovato un percorso. Hanno detto che hanno
pagato di più ma in termini di giorni persi, manifestazioni, reputazione è stato meglio così.

(Studente): non è che il confine secondo me sia molto delineato. Se parliamo di aziende orientate
al profitto questo c’è in entrambe le teorie. Se siamo d’accordo con Friedman, se IKEA vede che per
fare profitto deve attaccarsi qualche etichetta. (Prof): ha molto a che fare con le ragioni per le quali
una azienda si lanci in questi temi. Spesso il tema è quello della convenienza economica. Ci sono
anche casi di aziende che in realtà, anche per volontà dell’imprenditore con forte background
religioso ci tengono a prescindere. Il confine è comunque labile.

Sul fatto della corporation alla quale non è possibile attaccare un valore si guardi The Corporation
che riflettono sul fatto che abbia o no una responsabilità.

[Intervento di uno studente sulla produzione di una bottiglia da parte di Unilever nelle isole Fiji.
Scelta se farlo in USA dove ci sono miniere di carbone e alle Fiji sfruttando l’eolico. USA scartato
non tanto perché il carbone inquina ma perché sarebbe esaurito. Uniscono massimizzazione del
profitto al socialmente utile.] (Prof): Unilever è molto attenta su questo. Dal punto della
reportistica ha eliminato la earning guidance trimestrale. Non trasmettono più dati trimestrali sui
profitti agli investitori perché il focus sul breve termine è deleterio. Non puoi mettere troppa
pressione al breve. Se mi chiedi la comunicazione ogni 3 mesi e mi valuti, allora te li comunico una
volta all’anno.

Questo vale anche, anzi ha valore più forte, nel contesto no profit.

(Studente): in un video viene spiegato che bisogna mettere il focus su perché si fanno determinate
scelte. (Prof): sul perché lo si fa, c’è una azienda che a livello di funzione di lancio batte molto su
questo tema, sulla motivazione. Se ci pensate avete 24 h in un giorno. 1/3 lo dormite, 1/3 lo
lavorate. ½ della vostra vita cosciente lo passate a lavorare. Sapere perché lo fai è importante. Un
minimo di motivazione devi averla. Questo fatto è importante. Questa azienda sta facendo questo
programma di awareness che è importante anche nell’amministrazione. Quando entrate in
azienda non sapete nemmeno dove siete appena arrivate lì. Recitate una parte minima ma non
sapete qual è la storia. Dipende poi dai modi di intendere la vita.

Per risolvere la questione qual è la domanda che vi viene da fare? Le aziende più socialmente
responsabili sono quelle che riescono ad avere una performance economico finanziaria migliore?

(Studente): si perché abbassi il rischio. (Prof): c’è meno rischio di avere multe, costo del debito in
teoria minore.

La risposta è che non si sa.


Il grafico suggerisce che è vero anche se i datisi fermano al 2010. E’ un portafoglio di aziende con
una bassa performance sociale contro aziende con alta performance sociale. Dato 100 il valore
dell’azione, questo è l’andamento nel tempo. Le aziende più socialmente responsabili volano. In
realtà la letteratura si divide molto. I problemi più importanti per misurare quali sono? La
misurabilità. Inoltre, aprire uno spazio asilo per i figli dei dipendenti in Norvegia va bene, ci sta.
Farlo in India è rivoluzionario. La stessa azione rispetto al contesto ha pesi diversi. Loro chiedono lo
fai o no? E danno lo stesso peso a tutti i diversi contesti.
I dati per questa cosa qui derivano da questionari di centinaia di pagine che le aziende compilano e
poi, di fatto, non c’è un vero e proprio controllo ma solitamente quello che è scritto è corretto. Ci
sono poi le public news sui giornali di cui tengono conto.

A Venezia siamo nelle top 100, la prima università italiana dal punto di vista della sostenibilità. Ma
Venezia è penalizzata perché ha 0 km di piste ciclabili. E’ penalizzante. Questi framework sono
rigidi.

Sul fatto delle donazioni si misurano anche la percentuale sulle sales. Autostrade per l’Italia non le
fa per scelta ma fa altri progetti con la comunità. Penalizza forse in maniera non corretta una
scelta di questo tipo.
La reverse causality cos’è? Se c’è una associazione è perché A causa B o B causa A? se investo in
ambiente è perché sto facendo soldi o faccio soldi perché investo nell’ambiente? In entrambi casi
trovo una correlazione. E poi l’orizzonte temporale di riferimento: un investimento oggi in
soddisfazione dei lavoratori non mi dà un risultato domani. Ci vogliono anni. Quanto lag devo
prendere tra la performance ambientale ed economica?
Perché le aziende lo fanno? Perché glielo chiedono i clienti, investitori istituzionali (fondi pensioni,
hedge fund, fondi sovrani). Ci sono investitori che si dotano di principi per i quali investono in
aziende solo se queste hanno una performance minima dal punto di vista sociale. C’è chi resta
dentro questi indici non perché ci crede ma perché perde investitori. Il costo del debito c’è o non
c’è? Sembrerebbe di sì. Uno studio dice che se sei più socialmente responsabile paghi meno il tuo
debito. Questo in USA. Nell’ambito italiano è difficile che sia estendibile.

(Studente): cambia il rating? (Prof): non parlano di questo. Se sei meno rischioso cambia il WACC e
paghi di meno.
Supply Chain: caso Nike apparso sui giornali. Problema di reputazione. Anche Moncler a ottobre
con un problema di supply chain. Il discorso dipende dalla sensibilità. I fornitori del Sud Italia
venivano sostituiti con fornitori da altre parti del mondo per differenze di 1 €. Moncler dopo il
fatto ha avuto un calo in borsa del 4% e un altro 1% nei giorni successivi. Il titolo poi si è ripreso.
Vorrei capire quanto di quel 5% è stato transitorio. E poi l’effetto sulle vendite. E’ un tema di
reputazione molto forte. Aziende grandi e piccole si occupano della supply chain in termini di
reputazione e poi la qualità del prodotto fornito.
Moncler è quotata ma altre società più piccole hanno preoccupazioni simili. L’imprenditore
compra materiali da, manda a terzisti nel resto d’Europa. Magari non li conosce come succede nei
distretti. Questo è un problema che colpisce molto.

Dal ’75 al 2010, dato 100 il valore di capitalizzazione di borsa del S&P 500 quanto è dovuto a
tangible e intangible assets. La proporzione si rovescia. Ora molto valore è intangible. Uno tra
questi è reputazione, brand. E’ tutto dentro lì.
Nel settore del fashion di lusso Greenpeace ha proposto un ranking dei marchi in base alla qualità
e l’impatto ambientale dei materiali lavorati.
PUMA ha lanciato la sua Environmental Profit & Loss. L’idea è questa: hanno analizzato il loro
business e diviso la catena di fornitura in 4 passaggi. La catena di fornitura è il fornitore da cui
compro io o il fornitore da cui compra il subfornitore. Quanto in là ci spingiamo con i nostri
rifornimenti? Moncler compra piume da un fornitore di Milano. Dice il vero quando dice che
compra da un fornitore italiano. Quel fornitore dove le compra? A Segrate o nei posti che poi sono
apparsi? L’aspetto legale è labile. PUMA ha quantificato tutto in milioni di €. Ad esempio quanto
consumano in termini di acqua. Misurazione da sola me ne faccio poco. Sono contento fino a un
certo punto. I dati sono usati per prendere poi decisioni manageriali. Hanno fatto progetti con
subfornitori per vedere se c’erano margini per fare investimenti assieme per ridurre il consumo
d’acqua.

Dal punto di vista dell’azienda nostra è difficile da fare. Come strutturereste un problema così in
una azienda di medie dimensioni con fornitori in giro per il mondo? Come partireste? Supponiamo
che ci sia il bisogno di capire la supply chain. Se ho soldi da spendere ci sono società che
certificano i fornitori. Mandano i loro tecnici ad ispezionare. Fanno foto interviste.
(Studente) : può esserci il problema di conflitto di interesse in questo caso come nel caso delle
agenzie di rating che davano rating alto a chi foraggiava? (Prof): non l’ho mai sentita una cosa
così.

Questi fornitori grossi cinesi che fanno lavorazioni, una volta che vai tu piccola azienda nostrana
non rispondono neanche. Quando si muove Nike, Adidas e vanno a chiedere il bollino ai fornitori
l’atteggiamento cambia e sono passi avanti straordinari. L’altro modo è effettivamente quello dei
questionari. Il punto che possano rispondere così e così può essere risolto con l’affidamento a
società che prendono in mano il tuo questionario che è tarato apposta. Una azienda aveva un
problema critico sulle etichette. Se spariscono è un guaio. C’è estrema attenzione a contarle, a
mandarle e a ricevere indietro prodotti per numero pari di etichette. Quindi possono essere
richieste procedure per tale controllo. Le date a delle società che somministrano questionari di
mestiere. Questo poi va inserito in un file excel che mi aiuta e prendere decisioni sui fornitori. Se
un fornitore ha punteggi bassi da quel punto di vista, se mi consegna merce non in linea è meglio
iniziare a pensare di sostituirlo. Questo lavoro non è fine a se stesso ma per prendere decisioni.
Se hai potere contrattuale ha margini di manovra se fai delle richieste.
Su questo tema alcune aziende tengono anche conto, quando vanno in visita dai fornitori, di un
giudizio di massima come anche la pulizia dei luoghi, sull’organizzazione, sicurezza sul lavoro e
sulla solidità finanziaria del fornitore. Le aziende hanno una idea formalizzata sulla qualità dei
fornitori.
Sulla testimonianza di giovedì si è parlato della 231. La 231/01 è la norma giuridica per la quale la
responsabilità giuridica si estende alle persone fisiche. Se l’azienda X corrompe un funzionario o fa
reati di corruzione, ambiente, inquinamento , eccetera, cosa faccio alla persona giuridica X? La
metto in galera? No perché è una entità astratta. Metto una multa. Poco male la pago e torno a
fare quello che voglio. La 231 dice che oltre alla responsabilità della società c’è una responsabilità
personale, penale per la figura organizzativa che era responsabile per questa attività che va in
galera. L’ODV (Organismo di Vigilanza) sono sovrastrutture per dimostrare che l’azienda ha messo
in atto tutte le procedure per evitare che il danno fosse stato messo in atto. Se non riesce a
dimostrare che aveva messo in atto le procedure, l’azienda avrà anche multe, sospensioni di
appalti pubblici oltre a quello che va in galera. Un bel momento per entrare in azienda e proporre
questi sistemi anche sulla supply chain è quando una azienda si sta per dotare di una 231. Non è
obbligatorio per le aziende piccole. Quando l’azienda si dota di un ODV che guarda le procedure e
le certifica e dicono che sono in linea per evitare danni ambientali. E’ un buon momento per dare
una leva operativa al sistema e monitorare la supply chain in termini di rischio di reati ambientali.
Oltre alla reputazione c’è anche un aspetto formale. ODV che firmano o si rischia grosso anche dal
punto di vista personale. L’ODV è praticamente un collegio sindacale.

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