Sei sulla pagina 1di 2

CHIUSI IN CASA

Dopo la chiusura delle scuole, per evitare di prendere il coronavirus, io, la mia mamma, mio papà e mia
sorella abbiamo deciso di andare in montagna a Rigoso, un piccolo paese nel comune di Monchio delle
Corti, lontano da tutto. Un paesino davvero piccolo, abitato d’inverno da meno di venti persone, a 1150
metri d’altezza, in mezzo ad un panorama stupendo e con un’aria salubre: secondo noi, il luogo ideale dove
trascorrere questo periodo.

Siamo partiti mercoledì ventisei febbraio con la Golf Variant dei nonni, un’auto abbastanza spaziosa, ma
comunque troppo piccola per questo particolare viaggio: il baule era pieno fino al soffitto, avevo oggetti
anche sotto i piedi e un’enorme scatola, contenente una scrivania Ikea, che mi arrivava addosso ad ogni
curva.

Comunque il viaggio è trascorso in modo abbastanza divertente e siamo arrivati a Rigoso sani e salvi.

Durante il viaggio abbiamo fatto una tappa a Lagrimone per comprare la focaccia. Ogni volta che andiamo a
Rigoso, ci fermiamo in questo negozio a comprare la focaccia perché appena dopo Lagrimone ci sono i
tornanti e, per non soffrire la nausea, la sbocconcelliamo durante tutto il resto del tragitto: è talmente
buona che io sono sempre il primo a finirla!

Il negozio in cui la compriamo è piccolo, ben fornito ed accogliente. Una volta entrati, subito a sinistra ci
sono dei recipienti per la ricarica del detersivo affiancati da un lungo bancone. Di fronte al bancone c’è il
frigo con i latticini e i prodotti confezionati. In fondo a questa piccola stanza c’è un accesso ad un’altra
stanzetta, dove ci sono le torte e i dolci. In questi anni abbiamo assaggiato diversi prodotti da forno
artigianali che proponevano ed erano davvero ottimi. Di fianco all’ingresso c’è una porta che conduce ad
un’altra stanzetta ricolma di oggetti da ferramenta. Questo negozio è diventato per noi, negli anni, un
punto di riferimento. Che dispiacere vedere sulla porta d’ingresso un cartello con scritto “Cedesi attività”!
Ormai tutti i negozi della montagna stanno chiudendo. Anche a Rigoso avevamo una comodissima bottega
che, purtroppo, ha smesso l’attività lo scorso anno.

Dopo aver comprato la focaccia, siamo andati al parchetto che si trova in piazza per sgranchirci le gambe e
siamo subito ripartiti.

A Valcieca, poco prima di Rigoso, abbiamo trovato, come sempre, una stalletta con due mucche, Da dove
partiva una scia di pezzi di letame che derivava sicuramente dal camion del rudo, o così lo chiamiamo noi, di
quella stalla. Dopo poco abbiamo visto due scie orizzontali marroni e abbiamo chiamato quel luogo “Finis
merde” anche se, in realtà, non erano finite perché, poco più avanti ne abbiamo viste altre.

Dopo poco siamo arrivati a Rigoso e siamo entrati in casa. La nostra casa di Rigoso è un piccolo
appartamento di settanta mq situato alla fine di due pendenti discese. Sempre nello stesso condominio
abbiamo due mansarde dove possono soggiornare due persone ciascuna. Non hanno la cucina, infatti,
nelle mansarde ci stanno i nostri amici e mangiamo insieme nell’appartamento. L’appartamento è fatto
così: entrati, subito a sinistra, c’è la camera dei miei genitori mentre poco più avanti c’è la camera mia e di
mia sorella e, accanato alla nostra camera, c’è il bagno. Opposto alla camera dei miei genitori c’è
l’appendiabiti mentre di fronte alla nostra vi è un arco, con vicino una stufa, che conduce alla sala. In fondo
alla sala c’è una porta che conduce al balcone mentre a destra c’è un grande arco che incornicia un’antica e
bellissima cucina.
Scaricate le valigie e accesa la stufa siamo risaliti in macchina per andare a Miscoso al ristorante “La
Montanara”. Io solitamente ordino le crepes ai funghi, ma questa volta ho ordinato i tagliolini ai funghi. Mio
papà ha preso i tortelli di zucca con i baccalà e le noci mentre la mia mamma e mia sorella hanno preso gli
gnocchi con gorgonzola e noci.

Dopo aver mangiato, siamo tornati a casa a montare la scrivania. La scrivania è composta di due parti.
Quella sottostante è formata da un piano di lavoro con il buco per i cavi elettrici. In basso a destra, sotto il
piano di lavoro ci sono un cassetto e un’anta mentre in centro c’è un grande cassetto. In alto a destra, sopra
al piano di lavoro, ci sono degli scaffali e sopra ancora c’è un piano d’appoggio lungo e stretto. A sinistra ci
sono: sopra al piano di lavoro un’asse verticale per sostenere l’appoggio mentre sotto il piano di lavoro un
rettangolo di ferro con i feltrini che fungono da appoggio al pavimento.

Come sempre i giorni più belli sono trascorsi molto velocemente. Il secondo giorno è nevicato e sono
andato a scivolare sulla neve con il triciclo di Matteo. Matteo è un mio amico che vive sempre a Rigoso. Ha
un anno più di me ed una grande passione per auto, moto, etc. e vorrebbe fare il meccanico come suo
padre.

Il suo triciclo è giallo e rosso e aveva un baule blu che si è staccato mentre lo lanciavamo dal burrone che
c’è di fianco a casa il primo giorno. Dopo molti lanci si erano staccati anche: il sellino, il manubrio e la ruota
davanti.

Il secondo giorno, dopo che Matteo lo ebbe aggiustato, il triciclo aveva di nuovo il manubrio e la ruota
davanti e si poteva usare stando in piedi sull’asse delle ruote dietro. Che mezzo di trasporto interessante!
Sulla neve scivola molto bene e quando l’ho provato, anche se sono caduto, non mi sono fatto male perché
la neve attutisce i colpi.

Abbiamo trascorso i giorni rimanenti di questa trasferta facendo le stesse cose: scivolate sul triciclo e sul
bob, invenzioni relative alla casetta sull’albero e compiti di scuola.

La casetta sull’albero è stata realizzata da alcuni miei amici utilizzando assi e bancali. Si sale attraverso una
botola dalla quale cade una scala di corda. Aveva un montacarichi che abbiamo tolto perché ci serviva la
sua fune. La casa è piccola ma dotata di armadietto, lavandino, tavolino e appendiabiti. In realtà non è
proprio “sull’albero” perché è fissata al terreno anche con delle assi di legno come se fosse una palafitta
attaccata ad un albero.

Vicino alla casetta c’è un barbecue fatto di sassi. Prima il barbecue era sotto un albero, ma abbiamo deciso
di spostarlo perché il pino era diventato nero per il fumo.

Siamo tornati mercoledì quattro perché c’è stato un caso di coronavirus anche a Rigoso di una signora di
novant’anni che ci ha fatto capire che anche lì non eravamo al sicuro dal virus, ma siamo comunque andati
al ristorante e io ho ordinato le crepes.

Ora questi lunghi giorni li passo con il gattino perché bisogna stare proprio chiusi in casa!

Potrebbero piacerti anche