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Analisi comparata del progetto esecutivo del braccio di un

apparecchio di sollevamento con studio agli elementi finiti e


metodo estensimetrico
G. Augugliaro (1), M. Biancolini (2), F. Brini (1), C. Brutti (2), D. Ciano (3), L. Masero (4), C.
Mennuti (1).
(1)
ISPESL Laboratorio CND- DTS – Centro Ricerche Monte Porzio Catone
Via Fontana Candida 1 – Monte Porzio Catone (RM) 00040 tel. 0694181494
giuseppe.augugliaro@ispesl.it; fabio.brini@ispesl.it; canio.mennuti@ispesl.it
(2)
Università degli Studi Roma Tor Vergata – Dipartimento Ingegneria Meccanica
Via Politecnico 1 – 00133 Roma – tel 06 72597124
biancolini@ing.uniroma2.it; brutti@ing.uniroma2.it
(3)
Ingegnere, ciadom@tiscali.it
(4)
ISPESL – Dipartimento Territoriale Torino
Corso Turati, 11/c - 10128 Torino - Tel. 011/502720 livio.masero@ispesl.it

Sommario
Negli ultimi anni il settore degli apparecchi di sollevamento è stato interessato
dall’aggiornamento normativo a seguito della pubblicazione delle norme della serie EN
13001. Questo lavoro affronta le problematiche di progettazione di una gru automontante
oleodinamica per uso da cantiere al fine verificare il grado di soddisfacimento degli
standard imposti dalla nuova norma EN 13001, limitatamente all'analisi statica del braccio
della struttura realizzata secondo la normativa DIN 15018.
A tal fine verranno illustrati l’iter seguito nell’affrontare la problematica, lo studio con
l’analisi FEM del modello strutturale ed i relativi risultati ottenuti, che poi verranno
comparati con quelli attesi dai calcoli analitici desunti dalla norma.
Inoltre, a supporto della progettazione, sugli elementi strutturali oggetto di studio sono
state realizzate delle prove sperimentali con metodo estensimetrico.

Parole chiave: gru, FEM, metodo estensi metrico.


Key words: cranes, FEM, extensimetric method
Introduzione
In questo lavoro si vuole verificare che la gru in esame, una gru automontante della Ditta
Vicario SpA, modello OMV350, progettata secondo la norma DIN 15018 e attualmente
esercita, rispetti gli standard di sicurezza dettati dalla nuova normativa Europea EN-
13001. Le norme a cui fa riferimento la progettazione della gru nella sua interezza,
riguardano il dimensionamento della struttura, la verifica della stabilità e le azioni del
vento. Nella presente relazione tuttavia ci si limita allo studio del sistema ”braccio
orientabile”. L’analisi della gru verifica un “ciclo di lavoro”, cioè la singola manovra
prevista per un solo ciclo di carico. Essa comprende il sollevamento del carico dalla sua
posizione originaria, lo spostamento tramite il braccio orientabile, in una seconda zona di
lavoro, il deposito del carico a terra e il ritorno del braccio in posizione originaria. Tutti i
calcoli fatti sulla struttura sono stati eseguiti considerando il braccio in configurazione
sempre orizzontale; tale configurazione si ritiene infatti standard se non diversamente
specificato.
I principali carichi agenti sulla struttura di una gru sono:
* Carichi principali -> peso proprio, carico da sollevare, forze d’inerzia, forze
centrifughe.
* Carichi complementari -> azione del vento in esercizio, forze dovute a sbiecamento.
* Carichi eccezionali -> carichi di prova, azione del vento fuori esercizio.

In questo lavoro sono stati presi in considerazione il peso proprio, il carico da sollevare e
l’azione del vento in esercizio.

1. Calcolo del carico del vento


Nel seguente paragrafo ci si pone l’obiettivo di illustrare la procedura di calcolo del carico
del vento, considerato in questa sede, agente in direzione trasversale all’asse longitudinale
della gru, essendo questo il caso più sfavorevole. I calcoli di seguito esposti fanno
riferimento alla UNI ISO 4302 per quanto concerne i calcoli relativi alla norma DIN,
mentre ci si atterrà alle regole contenute nella EN 13001-2 per la nuova normativa
Nella norma UNI ISO 4302, si ricorda, i carichi del vento andavano applicati su ogni
singolo elemento della struttura, tenendo presente il cosiddetto fattore di protezione, che
diminuiva l’intensità della forza di tali carichi su elementi della struttura stessa che, per
così dire, erano “oscurati” da altri elementi. Nella nuova normativa esiste ancora questo
fattore di protezione, ma viene impiegato in maniera diversa, cioè in modo tale che il
carico del vento sia applicato solo sull’elemento esposto direttamente all’azione di questo
e tale carico sarà maggiorato di un fattore (che dipende appunto dal fattore di protezione)
che tiene conto dell’influenza che il vento ha sugli elementi che non sono direttamente
esposti alla sua azione.

Fig. 1: carichi dovuti al vento (UNI ISO Fig. 2: carichi dovuti al vento(EN13001)
4302)

1.1 Calcolo del carico del vento – UNI ISO 4302


Per iniziare è necessario calcolare la pressione dinamica del vento, data dalla formula p =
K·vs², con K un fattore riferito alla densità dell’aria, che per lo scopo del progetto è
assunta come costante.
Per la maggior parte delle strutture complete e delle loro parti e per gli elementi singoli
usati nelle strutture degli apparecchi di sollevamento, il carico del vento F è calcolato con
la formula:
F = A· p· Cf (1)
dove:
* (A) è l’area frontale effettiva della parte in considerazione, in m², cioè la proiezione
dell’area solida sul piano perpendicolare alla direzione del vento
* (p) è la pressione del vento corrispondente alle appropriate condizioni di progetto, in
kN/m²
* (Cf) è il coefficiente di forza nella direzione del vento

Per le aste che costituiscono la travatura interna del braccio in realtà la forza va
moltiplicata per un ulteriore coefficiente che tiene conto dell’angolo di inclinazione θ delle
diagonali rispetto alla direzione del vento.
Per considerare l’effetto che il vento ha su elementi del braccio parzialmente coperti o
completamente coperti da altri elementi, si deve tener conto di un ulteriore coefficiente
demoltiplicativo η chiamato fattore di protezione.
Il fattore di protezione dipende dal rapporto di spaziatura a/b, pari al rapporto delle
distanze tra i lati delle facce e l’altezza degli elementi esposti e dal rapporto di solidità
A/Ae, definito come rapporto tra l’area delle parti solide e l’area totale.
In questo modo si calcola la forza del vento agente su tutti gli elementi (circolari, quadrati
e piastre).
In tabella 1 sono riportati i valori delle forze sulle diagonali completamente esposti
all’azione del vento.

Φ
26,5 32,1 42,4 33,7 26,9 21,3 17,2
tubi[mm]
A[m²] 0,02 0,024 0,0324 0,026 0,02 0,0163 0,013
Cf 1,6 1,6 1,55 1,6 1,6 1,65 1,8
F [N] 16 19,2 25 20,8 16 13,45 11,7
Fsin²θ [N] 8 9,6 12,5 10,4 8 6,725 5,85
Tab. 1: Valori forze su elementi direttamente esposti UNI ISO 4302

1.2 Calcolo del carico del vento - EN 13001


Nell’allegato A della normativa vengono riportate le procedure per il calcolo del
coefficiente aerodinamico. Tale coefficiente è il risultato del prodotto che segue: c = co ψ,
dove co è il coefficiente aerodinamico di un membro di ”infinita lunghezza”, dipendente,
secondo norma, dalla geometria della sezione retta dell’elemento considerato e ψ (λ, φ) è il
fattore di riduzione, che riduce il coefficiente aerodinamico ad una lunghezza finita, tale
fattore è funzione della snellezza aerodinamica λ e dal rapporto di solidità φ, dove la
prima grandezza è definita come λ = la/d ,con d la dimensione caratteristica dell’elemento
considerato ed la la lunghezza aerodinamica dell’elemento, la = αr l0, con l0 la lunghezza
effettiva dell’elemento ed αr la lunghezza aerodinamica relativa, che dipende dalla
posizione che l’elemento occupa nella struttura.
Il rapporto di solidità è definito come φ = ∑ Aj / Ac, dove il termine a numeratore è la
somma delle aree “piene” della struttura a traliccio, mentre quello a denominatore è l’area
che racchiude i margini di tali aree.
Per calcolare il coefficiente aerodinamico è necessario determinare il coefficiente co che,
ricordiamo, è funzione della geometria della sezione retta.
Per tenere in considerazione gli ulteriori elementi che si trovano alle spalle di quelli
esposti completamente la nuova normativa prevede un coefficiente moltiplicativo della
forza.
Infine si sottolinea che, come nella norma DIN, anche nella nuova normativa è previsto un
ulteriore fattore moltiplicativo che tiene conto dell’angolo di inclinazione, θ, formato dalla
direzione del vento con l’elemento esaminato.
In tabella 2 sono riportati i valori delle forze totali agenti sulle diagonali direttamente
esposti all’azione del vento.

Φ[mm] 26,5 32,1 42,4 33,7 26,9 21,3 17,2


A[m²] 0,02 0,024 0,324 0,026 0,02 0,0163 0,013
λ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞
Φ 0,125 0,133 0,15 0,137 0,125 0,12 0,111
Ψ 1 1 1 1 1 1 1
Fsin²θ [N] 5,64 7 9,5 7,65 5,88 4,8 3,8
FTOT [N] 9,6 12 16,15 13 10 8,16 6,5
Tab.2: Valori delle forze sugli elementi direttamente esposti EN 13001

2. Effetti delle forze di massa verticali


Gli effetti del sollevamento sulla massa della gru sono stati calcolati moltiplicando i pesi
propri per un coefficiente di amplificazione ϕ che dipende dalle caratteristiche della gru in
esame. Secondo la DIN 15018 per le gru o parti di gru con ruote molleggiate, che scorrono
su rotaie, si può assumere ϕ = 1,1 . Per quanto riguarda la normativa EN13001, tale
coefficiente vale:

Φ1= 1+δ con 0 ≤ δ ≤ 0,1

ci si è posti nel caso peggiore considerando Φ1=1,1.


Per tener conto degli effetti dinamici provocati dal sollevamento del carico la norma DIN
introduce un coefficiente ψ considerato, nel caso in esame, pari a 1,1017; l’analogo
coefficiente Φ2 introdotto dalla norma EN 13001 viene considerato pari a 1,18.

3. Creazione del modello e della mesh


Per la verifica con il metodo agli elementi finiti è stata creata la geometria dei vari
elementi del braccio, in particolare i correnti superiori e inferiori, assieme alla reticolatura,
al puntone della cuspide e al tirante sono stati modellati come segmenti rappresentanti la
loro linea media, mentre le piastre di collegamento, per cui è stata posta particolare
attenzione, sono state modellate come superfici. In figura 3 sono mostrate immagini dei
vari elementi componenti il braccio, in rosso sono state evidenziate le parti non
rappresentate nel modello.
Per le piastre di collegamento tra il primo ed il secondo elemento ed i traversi su cui esse
sono saldate è stata necessaria una modellazione più dettagliata perchè dopo una prima
analisi di prova si è notata la rilevanza di questi elementi (vedi figura 4). Le piastre infatti
si trovano in una zona nevralgica della struttura dove vi è il collegamento con il tirante.
Elemento n° 1 Modello

Elemento n° 2 Modello

Elemento n° 3 Modello

Elemento n° 4 Modello

Fig. 3: elementi del braccio ed il relativo modello utilizzato

Fig. 4: rappresentazione della piastra di collegamento

I materiali utilizzati nella costruzione del braccio della gru sono di quattro tipi :
S235J0, S235J2, S355J0 e S355J2, la differenza tra J0 e J2 riguarda la resilienza, che nel
modello non è stata considerata. I valori inseriti sono stati: modulo di Young (E) pari a
210E9MPa, la densità (ρ) assunta è stata di 7800Kg/m3, il coeff. di poisson (ν) 0,3 e il
limit stress (σs) pari a 235 MPa e 355MPa rispettivamente per l’S235 e l’S355.
Successivamente alla creazione della geometria e dei materiali sono state assegnate le
proprietà ai segmenti e alle superfici. Infine sono stati creati i set di vincolo e di carico. Per
quanto riguarda i vincoli della struttura è stato creato un solo set di vincolo, si è poi
vincolato la struttura come riportato nella figura.

Fig. 5: vincoli della struttura

Per quanto riguarda i carichi applicati alla struttura sono stati creati tre set di carico:
“massa_gru”, “vento+carico1-VN” e “vento+carico1-NN”.
I dati tecnici della gru analizzata sono:
lunghezza braccio = 27 m
tipologia di carico: carico max in punta = 850 kg, carico max (a 12,130 m) = 2200kg

Fig. 6: carichi applicati sulla struttura

Nel load set “massa_gru” è stato applicato alla struttura solamente il carico dovuto al peso
proprio moltiplicato per il coefficiente di sicurezza φ (uguale per la DIN 15018 e per la
EN13001). Questo set di carico è stato utilizzato per calcolare le sollecitazioni a cui è
sottoposto il braccio quando esso è scarico.
Nel load set “vento+carico1-VN” oltre al peso proprio della struttura maggiorato del coeff.
φ sono stati applicati, su ogni elemento, i carichi dovuti all’azione del vento ed in punta è
stato applicato un carico dinamico pari a 9186,4N, secondo la normativa DIN 15018.
Relativamente al load set “vento+carico1-NN” le tipologie dei carichi applicati sono state
le stesse del set di carico precedente, ma questi ultimi sono in funzione della normativa
EN13001, in questo caso il carico applicato in punta dinamico è pari a 12007N.
Infine la mesh degli elementi è stata ottenuta con 4 elementi per trave, mentre la mesh
delle piastre è stata scelta in base alla geometria delle stesse.
4. Verifica della struttura
4.1 Verifica con DIN 15018
Per la verifica statica la norma fornisce già i valori delle tensioni ammissibili da
confrontare con quelli forniti dall’analisi (Von Mises Stress).
I valori ottenuti sono i seguenti:

σamm,t σt σamm,c σc
mat.
[MPa] [MPa] [MPa] [MPa]

S235 180 93 160 46.8


S355 270 190 240 102.5
Tab. 3: confronto tra tensioni di trazione e compressione ammissibili e calcolate

Le zone più sollecitate della gru dovute ai carichi applicati secondo la norma DIN e nuova
normativa sono le stesse (variano, ovviamente, solo gli sforzi). Tali immagini pertanto
vengono mostrate nella sezione successiva.

4.2 Verifica con EN 13001


La verifica statica secondo la nuova normativa prevede l’utilizzo dei fattori di sicurezza
parziale γ p , secondo la teoria degli stati limite. Il valore di tale parametro è diverso a
seconda del carico cui si riferisce e dipende dalla probabilità con la quale tale forza si
manifesta e dalla pericolosità della stessa per la struttura. Tale procedimento permette una
stima più accurata del “peso” di ogni singolo carico, consentendo di sfruttare al meglio la
gru.

I valori di γ p sono:
- 1,22 per la massa del carico da sollevare
- 1,16 per la massa del braccio della gru
- 1,22 per le condizioni di vento in servizio

La verifica statica risulta soddisfatta se:

σ id ≤ σ amm

In cui : σ id è la “max combined stress” ottenuta dall’analisi FEM


σ amm si ottiene dividendo il valore dello snervamento del materiale per 1,1

A differenza della DIN 15018, nella nuova normativa non viene detto nulla riguardo la
verifica statica a compressione. In tal caso l’ammissibile è stata calcolata allo stesso modo
della trazione e confrontato con il valore σ id a compressione. Quest’ultimo nella struttura
in esame è sempre minore della σ id a trazione.
Fig. 7: rappresentazione grafica dei carichi sui correnti

Per il corrente superiore, composta del materiale più pregiato , S355, si ottiene:

id   246 MPa 
    322,7 
1,1

Fig. 8: rappresentazione grafica dei carichi sui diagonali

Per i diagonali, si ottiene

σ id  125 MPa 
S
σ amm = = 213, 6 MPa
1,1

Per la piastra, si ottiene


σ id = 176 MPa
σ amm = 322, 7 MPa

Risulta quindi in tutti i casi considerati, σ id ≤ σ amm


5. Verifica con il metodo estensimetrico
Per verificare la rispondenza tra i dati simulati ed i dati di progetto con i carichi reali della
struttura, è stata realizzata una prova a carico massimo ed una a carico di punta, misurando
la tensioni su alcuni punti del braccio tramite estensimetri elettrici.
L'estensimetro è un sensore utilizzato per rilevare le deformazioni fisiche di un corpo
sottoposto a sollecitazioni meccaniche. L'estensimetro elettrico è costituito da una griglia
di sottilissimo filo metallico rigidamente applicata su di un supporto di materiale plastico.
Il filo dell'estensimetro segue le deformazioni della superficie a cui è incollato,
allungandosi ed accorciandosi insieme ad essa; queste variazioni dimensionali causano una
variazione della resistenza elettrica del filo. Misurando tali variazioni, si può risalire
all'entità della deformazione che le ha causate.
La prova è stata realizzata presso la Ditta Vicario, che ha messo a disposizione una gru a
torre automontante mod. OMV 350 nuova.

2 3

4
1

Fig. 9: rappresentazione della posizione di montaggio degli estensimetri

In tabella 4 sono riportate le misure relative il posizionamento degli estensimetri sulla


macchina.

Estensimetro 1 140 cm dalla cerniera tra torre e braccio nella parte inferiore del
braccio
Estensimetro 2 320 cm dalla cerniera del braccio (verso la torre) nella parte
superiore del braccio
Estensimetro 3 Sulla piastra di collegamento del braccio
Estensimetro 4 262 cm dalla battuta corrente inferiore del braccio, verso la punta
del braccio
Tabella 4: posizioni relative degli estensimetri sulla struttura della gru

Gli estensimetri sono stati montati con l’asse 1 nella direzione dello sforzo monoassiale
atteso, e gli altri assi sono stati utilizzati per verificare la monoassialità del problema e la
corretta applicazione degli estensimetri stessi.
Sono state realizzate due differenti prove: una con carico di punta, per cui sono stati alzati
850 Kg a 27 m, ed una con carico massimo di 2.200 Kg a 12,13 m.
I risultati ottenuti sono stati, infine, confrontati con i dati risultanti dal progetto per la
costruzione della macchina in esame: i dati ottenuti differiscono da quelli di progetto di
circa il 3%; solo in un caso limite si arriva ad una differenza del 10%; queste variazioni
sono tali da lasciare intendere che c’è una buona rispondenza tra risultati misurati e quelli
di progetto.
I risultati ottenuti sono riportati nelle tabelle 5 e 6.

Est. n° Posizione Carico in punta misurato Carico in punta calcolato


Tensione [MPa] Tensione [MPa]
1 Corr inf asta 46-48 -34 -34,7
2 Corr sup asta 31-33 70 63,8
3 Cerniera braccio -20 "-20 (fem)"
4 Corr inf asta 20-22 -72 -79,6
Tab. 5: valori del carico di punta nei punti di applicazione degli estensimetri

Est. n° Posizione Carico massimo misurato Carico massimo calcolato


Tensione [MPa] Tensione [MPa]
1 Corr inf asta 46-48 -28 -26,1
2 Corr sup asta 31-33 -90 -89,6
3 Cerniera braccio -2 0
4 Corr inf asta 20-22 - -
Tab. 6: valori di carico massimo nei punti di applicazione degli estensimetri

6. Conclusioni
Interpretando i risultati forniti dall’analisi FEM e confrontandoli con quelli analitici
estrapolati dalle norme a cui si è fatto riferimento (DIN 15018 ed EN 13001), si può
concludere che le innovazioni tecnologiche maturate negli anni e una più consolidata
conoscenza delle prestazioni dei materiali permettono un’analisi meno “restrittiva” degli
apparecchi di sollevamento. Pertanto, effettuando nel contempo una attenta analisi delle
condizioni operative a cui sarà destinato l’apparecchio, le norme EN 13001, basandosi
sulla teoria degli stati limite, consentono una migliore ottimizzazione della struttura nelle
sue potenzialità senza pregiudizio per la sicurezza.

Ringraziamenti
Si ringrazia la ditta Vicario(*) S.p.A. di Gattico (NO) per aver messo a disposizione
l’apparecchio di sollevamento oggetto di studio ed in particolare l’ing. Bonarelli e l’ing.
Giromini per la sempre competente collaborazione.
(*)
O.M.V. – Officine Meccaniche Vicario S.P.A. Via Piola,4 - 28013 Gattico (No) - Tel.
0322 846690, e-mail: tecnico@vicariogru.com

Riferimenti normativi.
[1] DIN 15018 parte 1 – Cranes; steel Structures; verification and analyses
[2] DIN 15018 parte 2 – Cranes; steel structures; principles of design and construction
[3] DIN 15018 parte 3 – Cranes; principles relating to steel structures; design of cranes on
vehicles
[4] UNI EN 13001-1:2005 Apparecchi di sollevamento - Criteri generali per il progetto -
Parte 1: Principi e requisiti generali
[5] UNI EN 13001-2:2005 Apparecchi di sollevamento - Criteri generali per il progetto -
Parte 2: Azioni dei carichi
[6] UNI ISO 4302:1988; Apparecchi di sollevamento. Carichi del vento

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