Sei sulla pagina 1di 15

ANALIZZARE I MEDIA

Tecniche di ricerca x la comunicazione

PARTE I : LEGGERE E COMPRENDERE I TESTI DEI MEDIA


CAP 1: LO STUDIO DEI TESTI MEDIALI: UNA MAPPA (Barbara Gasparini)
TESTO → (“textum” = tessuto insieme; “testis” = testimonianza ). Il testo è un insieme coerente di componenti
intrecciate tra loro tanto da formare un tutto; al contempo è la dimostrazione di qualcosa, dell’atto che l’ha prodotto.
In particolare:
Textum → testo è qualcosa di unitario, scomponibile in parti reciprocamente connesse (coesione) in rapporto di non
contraddittorietà reciproca (coerenza) => interesse per contenuto (senso): possibile cogliere rimandi interni tra le parti
interconnesse (intratestualità) e tra testi diversi (intertestualità).
Testis → testo è una testimonianza, un documento con valore di memoria; testimone dell’atto di enunciazione che l’ha
prodotto, dà conto dell’intervento del sogg. che l’ha costruito => interesse x il “farsi del discorso”: del suo dispiegarsi
e quindi della dinamicità dell’enunciazione/narrazione.
Nodi teorici:
-ricerca dell’oggettività: Content analysis cerca di limitare il + possibile l’intervento soggettivo => tendenza alla
standardizzazione e codificazione delle procedure. Ma nel momento in cui l’analisi svincola da un uso limitato a meri
fini quantitativi e descrittivi, la soggettività riemerge affermando l’importanza della dimensione
valutativa/interpretativa => Fabbri→ Approccio semiotico: testo non riducibile alla somma delle sue unità
componenti, ci si deve aprire a dimensioni + profonde (interpretazione/valutazione) tenendo conto della:
-complessità del testo: senso colto solo a un livello profondo individuando le logiche di funzionamento del testo => 2
fasi: analisi del contenuto + fase interpretativa. La complessità del testo la si riscontra a 3 livelli:
1-ciascun testo mette in gioco una propria identità: autore costruisce una rappresentazione del tema in cui sono
condensate le influenze derivanti dalle proprie appartenenze (politiche, sociali...);
2-Rappresentazioni sociali che ci circondano sono l’esito di una stratificazione/cooperazione tra una pluralità di testi;
3-senso non è dato a priori, indipendentemente dai processi di lettura: Eco→ testo ≈ “macchina pigra” necessitante x
funzionare dell’intervento del lettore => Autore postula l’esistenza di un lettore modello = istanza simbolica che guida
nella progettazione del testo => ogni testo si rivolge in via preferenziale a un modello di fruitore, ma esistono
molteplicità di lettori diversi da quello modello => scaturiscono letture divergenti.
►testo ≠ contenitore di significati da far emergere ma un insieme di strategie di costruzione di significato; in cui sono
rilevanti le dinamiche di enunciazione e di predisposizione al testo x la lettura.
-Dimensione dinamica del testo: Bettetini→ nel testo ci sono 2 istanze simboliche, enunciatore (produttore) e
enunciatario (destinatario) che insieme costruiscono il senso alternandosi nei ruoli di “fonte” e “destinazione” delle
info => 2 sogg. si relazionano con alternanza di domande e risposte => dinamicità del testo permette di superare la
monodirezionalità e passività del fruitore; lo scambio c’è sempre anche se talvolta è implicito: recettore può adeguarsi
al progetto enunciativo iscritto nel testo, scegliendo di collaborare all’attualizzazione del senso contenuto in potenza
nel testo => patto comunicativo: accordo negoziato con il proprio fruitore attivo e operativo nella costruzione di
significato.
Conclusione: siamo di fronte a una tendenziale dilatazione dei confini del testo, nella ricerca si abbracciano territori
un tempo non considerati (es. rapporto testo-contesto); tali confini sono superati anche perchè il testo = ogg.
polimorfo.
CAP 2: I PROGRAMMI RADIOFONICI: L’ANALISI DEL CONTENUTO (Diego Mesa)
ANALISI DEL CONTENUTO: metodo d’analisi quantitativo, consistente nella scomposizione dell’unità
comunicativa in elementi semplici con procedure standardizzate e successivamente nella loro ricollocazione entro
categorie d’analisi predefinite e non equivoche. Tale metodo ha subito modifiche nel tempo:
Prima metà ‘900→ Analisi del contenuto = tecnica => unica procedura monolitica e automatica; ogg. = “contenuto
manifesto”, significato esplicito.
Anni ‘80→ Analisi del contenuto = metodo => operazione che implica scelte discrezionali del ricercatore; esiste una
pluralità di metodi riconducibili a una matrice comune; ogg. non è solo il significato esplicito, ma si tiene conto della
difficile scissione tra fonte-msg-destinatario.
Analisi del contenuto si articola in 5 fasi:
1-Definizione del problema e delle ipotesi→ Problema = domanda principale da esplorare, obiettivo conoscitivo; Hp.
di lavoro = affermazioni provvisorie inerenti aspetti specifici dell’ogg. di studio. L’obbiettivo conoscitivo può essere:
sottoporre hp. a controllo empirico-scientifico; descrivere tendenze dei contenuti; relazionare fonti con i msg;
esaminare contenuto in riferimento a standard; esaminare tecniche di persuasione e lo stile; descrivere forme di
comunicazione; relazionare caratteristiche del pubblico con i msg. Segue poi l’individuazione del campione.
2-Scelta dei testi→ selezionare il corpus, la collezione di testi da cui estrarre i contenuti da analizzare; qualora
documenti d’attenzione non possano essere presi tutti in considerazione si pone il problema della rappresentatività

1
=possibilità che insieme scelto rispecchi le caratteristiche dell’intero universo => nei casi in cui si lavora con campioni
si devono spiegare i criteri di selezione del materiale x esplicitare il contesto in cui si inseriscono le analisi.
Unità di classificazione→ scelta delle unità di classificazione = elementi del testo da attribuire all’una o all’altra
categorie predefinita e scelta del contesto di classificazione = parte di testo cui riferirsi x attribuire un significato
corretto all’unità di classificazione. Si individuano 3 tipi di unità:
o unità di classificazione coincidono con elementi significativi del linguaggio: unità d’analisi = singole
parole (es. conteggio parole-chiave ricorrenti...) => meno problemi nella scomposizione ma povertà di
info. Funzionale nell’analisi di testi semplici (es. propagandistici);
o unità di classificazione non coincidono con elementi significativi del linguaggio: attenzione posta su
elementi che attraversano il senso globale del msg. (es. temi. personaggi, ambienti...);
o intero msg. analizzato secondo gruppi pre-costituiti di problemi o risposte possibili: msg. esaminato
nel suo significato complessivo => porta tendenzialmente a un’analisi qualitativa.
3-Definizione categorie di analisi e applicazione→ scelta//formulazione di categorie predefinite formulate in base agli
scopi della ricerca. Quelle riferite alla medesima dimensione dovrebbero essere esclusive (ogni unità posta in una
singola categoria) e esaustive (esaurire la gamma dei casi possibili). Elenco delle varie categorie è quindi impiegato x
costruire una scheda d’analisi utilizzata poi x la codifica.
4-Computo dei dati→ quantificazione dati effettuabile mediante diverse operazioni:
o analisi presenza/assenza delle categorie: codifica binaria;
o analisi delle frequenze: misurazione ricorrenza di una data categoria;
o analisi delle contingenze: misurazione della co-correnza = nessi tra categorie;
o analisi dello spazio occupato da una dato contenuto: durata, centralità...;
o analisi delle valutazioni: valenza positiva/negativa associata alle unità di analisi.
Alcuni esempi di ricerche:
-soap operas in radio: indagini x approfondire il tipo di valori veicolati dalle soap e individuare quali atteggiamenti
suggerivano e quali condannavano. Dall’analisi emerse che le soap non stimolavano l’ascoltatore all’autocoscienza e
all’autocritica, ma enfatizzavano la funzione dei valori privati e offrivano gratificazioni sostitutive all’insoddisfazione
quotidiana.
-ricerche su propaganda radiofonica: 2 indagini:
a-propaganda elettorale di Gerald Smith x nomination repubblicana (1942): obiettivo = descrivere contenuto della
campagna; emerse che riferimento alle sue doti personali e politiche (capacità di leadership) era l’elemento portante,
seguivano il nazionalismo e la reviviscienza religiosa ed infine la denuncia di minacce e pericoli;
b-propaganda radiofonica comunista in Italia (1952): obiettivi = comprendere se le varie emittenti svolgevano diverse
funzioni e ricostruire le “linee” di condotta suggerite agli italiani. L’indagine evidenziò una ridivisione del lavoro tra
le diverse emittenti in ordine ai destinatari e alla relativa modulazione dei msg.
Esempi di utilizzo della tecnica:
Analisi del contenuto impiegato soprattutto dalla RAI x ricerche su programmi radiofonici e televisivi dalla seconda
metà anni ’70 a primi anni ’80. 2 studi:
a-la radio in diretta: studio su 3 programmi trasmessi in fascia mattutina rispettivamente da Radio 1, 2 e 3 con la
duplice caratteristica di rivolgersi a un’audience debole e di prevedere la partecipazione degli ascoltatori. Hp. =
pubblico predisposto ad “assorbire” passivamente contenuti e modelli valoriali veicolati in grado di influenzare i
comportamenti e i criteri normativi del contesto sociale. Fu ricostruito il profilo di ognuno dei 3 programmi attraverso
analisi delle frequenze delle varie risposte al questionario circa l’argomento prevalente, venne poi fatta un’analisi
comparativa delle differenze esistenti tra le tre programmazioni;
b-evoluzione e struttura della notizia: elaborazione dei dati incluse la costruzione di indici x individuare i gradi di
coperture delle notizie (quali notizie erano prevalenti es. terrorismo, politica interna...)
CAP 3: LE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI NELLA STAMPA (Silvia Capretti)
Moscovici→ Rappresentazioni sociali = modalità, socialmente elaborate e condivise, di ri-costruzione della realtà e –
nell’esprimere valori, convinzioni...
Esse svolgono una duplice funzione:
a-organizzano la percezione del mondo, fornendo un codice condiviso x la comunicazione sociale e gli scambi
interpersonali;
b-soddisfano le esigenze umane di semplificare la complessità e far fronte alla novità, rendendo prevedibile e
familiare l’inconsueto.
Le rappresentazioni sociali nascono nella e dalla collettività; esse emergono, si conservano e si trasformano grazie ai
processi di interazione.
Anni ’70 si rivaluta la natura degli effetti dei mezzi di comunicazione di massa, considerandoli rilevanti, a livello
cognitivo nei processi di socializzazione e di produzione/diffusione/variazione di rappresentazioni sociali: media
agiscono sulla componente cognitiva degli individui, esercitando un’influenza intesa come “effetto a lungo termine”.
2
Losito→ rappresentazione sociale costituita da tre dimensioni:
1-Informazione: insieme delle conoscenze relative all’oggetto della rappresentazione sociale => media hanno ruolo
fondamentale, fornendo costantemente nuove info e riproducendole.
2-Campo di rappresentazione: elementi costitutivi una rappresentazione sociale sono gerarchicamente organizzati
intorno al nucleo centrale => media contribuiscono alla costruzione del campo in quanto trasmettono le info secondo
un preciso ordine di importanza.
3-Atteggiamento: orientamento generale, positivo o negativo, nei confronti dell’ogg. della rappresentazione sociale
=> media agiscono su tale dimensione, influenzando atteggiamenti già esistenti o fornendone di nuovi.
► Funzione dei mezzi di comunicazione è al contempo interpretativa e costruttiva: trasmissione di info ≠ ri-
produzione di una realtà già esistente, ma una trasformazione/interpretazione della realtà in funzione del contesto
sociale in cui media operano e dei target di riferimento => media = indicatori e operatori di rappresentazioni sociali.
→produzione giornalistica su carta stampata = fonte privilegiata del pensiero sociale; occorre però considerare che:
-una notizia, in quanto selezione, è sempre riduzione di complessità => trasformazione della realtà secondo criteri
mutevoli e propri del contesto sociale e organizzativo di riferimento;
-esigenze mediali di economia e velocità costringono a ricorrere a tipizzazioni o stereotipi x ridurre i tempi;
-percorso della notizia continua nella fase di decoding => in direzione dei lettori.
► Pertanto la notizia contribuisce alla costruzione sociale e simbolica della realtà, dando senso e significato agli
eventi rappresentati => occorre ritagliare uno spazio di riflessione proprio come lettori attenti e consapevoli.
Esempi di ricerche su stampa:
-Mosovici: analizza il trattamento riservato alla psicoanalisi da tre settori della stampa francese: militante comunista
(propaganda), cattolica (propagazione), indipendente o a grande diffusione (diffusione). L’autore rileva quindi x ogni
organo di stampa un tipo particolare di rapporto con i lettori e con l’ambiente socio-culturale => esistono stretti
legami tra notizie, funzioni di influenza sociale e caratteristiche formali.
-Gaballo/Izzo: analisi qualitativa della rappresentazione mediatica della guerra del Kosovo da parte della “gazzetta del
mezziogiorno” e del “quotidiano di Lecce”. E’ emerso che , pur nelle loro differenti identità editoriali, entrambi hanno
consacrato il “diritto della forza”, la guerra giusta, contribuendo così alla costruzione della “fabbrica del consenso”.
-Cotesta: immagine dell’Altro: dalla ricerca emerge un’info sull’immigrazione impostata su stereotipi, nei quali
l’immagine dell’Altro è fortemente negativa e giocata in termini di “allarme sociale”.
Linee guida x analisi delle rappresentazioni sociali attraverso la stampa:
1-Avvio della ricerca: obiettivo e campione: definizione dettagliata dell’obiettivo = ogg. della rappresentazione
sociale. Tale scelta è da accompagnarsi a un’analisi approfondita del fenomeno in questione, x avere un’ampia e
ragionata visione sul tema e x definire in modo preciso le categorie di analisi = dimensioni tematiche su cui
concentrare l’attenzione => chiare, dettagliate, pertinenti. Segue il campionamento = definizione del N° e della
tipologia di testate giornalistiche, dei tempi e delle modalità di selezione delle unità di analisi guidata da un criterio
qualitativo di adeguatezza concettuale ◊ es. obiettivo = rappresentazioni sociali del fenomeno della prostituzione; si
considera la prima puntata di uno speciale di “Repubblica” del 1 Settembre 2003.
2-Analisi del msg. giornalistico: la raccolta dei dati: giornale considerato nella sua totalità. in cui ogni parte è
coerentemente inserita nella globalità del discorso => impossibile studio isolato dei singoli argomenti. Si devono
distinguere:
-organizzazione grafico/formale del msg: giornale dispone gli articoli: secondo una gradualità di rilievo che va dalla
prima pag. a quelle interne, secondo una categorizzazione x settori e una gerarchizzazione degli argomenti =>
considerare la copertura giornalistica del tema in questione ( quantità, lunghezza, tipologia di articoli...) che il rilievo
grafico dato al singolo articolo; a tal proposito è utile costruire una griglia di rilevazione x effettuare un identikit
dell’articolo e rilevare indicazioni in merito all’importanza accordata al fenomeno nel giornale;
-analisi contenutistica: titolo e testo: titolo = aspetto strategico x attirare attenzione; si individuano 2 tipi di titolo:
enunciativo (aderente alla cronaca, atto a fornire un’info nuova e facilmente fruibile) e paradigmatico ( + vicino al
commento, cerca di trasmetter con parole-chiave, slogan il significato generale delle info, presupponendo comunanza
di linguaggio con il lettore). Per quanto concerne il testo si deve ricordare che si tende a dare prima la notizia ritenuta
+ importante, x passare poi alle altre notizie disposte in ordine decrescente. in primo luogo è bene fare un’ analisi di
contenuto (finalità esplorative del campo semantico) e poi un protocollo di rilevazione (finalità riflessiva sul materiale
raccolto), è infine consigliata la stesura di un breve sunto e/o commento.
◊ es. raccolta info in tabella in merito a titolo e sua tipologia, occhiello, sottotitolo, sunto, collocazione nella
pagina, eventuali foto, tema principale, temi correlati e individuazione delle categorie che hanno guidato
l’analisi del msg. (tempi, luoghi, personaggi, cause, soluzioni, valutazioni, descrizioni...)
1) Ricostruire le rappresentazioni sociali: analisi dei dati: sulla scorta delle info raccolte (griglia, protocollo,
sunto...) è possibile delineare rappresentazioni sociali, ricomponendo la frammentarietà del discorso nelle 3
dimensioni caratterizzanti la rappresentazione sociale x mettere in luce come abbaino agito nel contesto della
stampa e come questa gli abbia dato forma:

3
-informazione (dimensione informativa): aspetti più strettamente contenutistici rilevati, tipo di linguaggio, temi,
argomenti...(es. richiami agli aspetti economici, tipizzazione di vittime passive...);
-campo di rappresentazione: operazione di interpretazione; procedere individuando elementi comuni e trasversali che
costituiscono quindi il nucleo (!!! si possono rilevare ≠ tra le singole testate in relazione alle scelte redazionali e
orientamenti ideologici) es. declinazione da un pdv legislativo, sessuale, morale...;
-atteggiamento: predisposizione verso ogg. della rappresentazione sociale => analisi delle componenti valutative/
connotative rilevate (es. attenzione/indifferenza, apertura/chiusura, positività/negatività, vicinanza/lontananza,
drammaticità...).
CAP 4: LA TV A SCUOLA: UNO SGUARDO PSICOPEDAGOCICO (Lucio d’Abiccio)
MEDIA EDUCATION (ME) = movimento internazionale che fa dell’insegnamento dei media uno dei suoi nuclei
concettuali.
Rivoltella→ “ME è il particolare ambito delle scienze dell’educazione consistente nel produrre riflessione e strategie
operative in ordine ai media intesi come risorsa integrale x l’intervento formativo”. E’ un approccio sistemico ed
ecologico che considera i media come:
-sussidi x la didattica => educazione con i media;
-temi di cui occuparsi => educazione ai media;
-campo di professionalizzazione => educazione per i media.
La scuola ha il compito di una “nuova alfabetizzazione”; deve spingersi oltre la lettura tradizionale, aprendosi e
includendo i linguaggi appartenenti ai vari media => allargare le attività di lettura alla grande varietà dei testi mediali.
Sono individuabili svariate ragioni (pervasività dei media; la costituzione da parte dei media di un’industria delle
conoscenze ideologicamente, politicamente, economicamente orientata; il loro essere fabbrica di notizie; il futuro che
sempre + sarà caratterizzato dall’istanza tecnologica...)
MODELLO APPLICATIVO DELLA ME:
Tale modello consente di rispondere alla domanda propria dell’ educazione/istruzione ai media: “che cosa è un
prodotto mediale?” (evidenziando la natura complessa di tali prodotti).
L’insegnamento dei media è un campo ancora privo di una solida tradizione didattica => tale approccio/modello
recupera contributi da vari ambiti (sociologia, linguistica....) al fine di offrire la com-prensione di un prodotto mediale.
Il modello si articola in sei aspetti-chiave:
1-MEDIA AGENCIES = istituzioni (possono essere soggetti multidimensionali) dei media (chi comunica/perché) =>
processi di produzione/distribuzione;
2-MEDIA CATEGORIES = categorie dei media (tipo/genere di testo) => diversi tipi di media, generi, “formati”...;
3-MEDIA TECHNOLOGIES = tecnologie dei media (come è realizzato il testo) => diverse tecnologie;
4-MEDIA LANGUAGES = linguaggio dei media => caratteristiche linguistiche, architettura formale/contenutistica..;
5-MEDIA REPRESENTATIONS = Media e rappresentazione (come testo presenta l’oggetto) => idea, valori che produce,
stereotipi e loro conseguenze...;
6-MEDIA AUDIENCES = pubblico dei media (chi riceve/con quale significato) => diverse audiences e loro reazioni.
NB: punto di partenza deve sempre essere il testo!!!
Esempio applicativo dell’approccio dei sei aspetti-chiave sul programma televisivo Affari Tuoi:
-“chi comunica” è un ruolo giocato da vari attori; il programma è un prodotto multimediale nel quale si mescolano
istanze di vario genere: emittente televisiva pubblica (RAI), il cui operato è regolato da precisi accordi con lo Stato e
un’ azienda privata (ENDEMOL) con primarie esigenze commerciali => nello spiegare il “perchè comunica” si
riscontra una strana combinazione di interessi: il programma nasce entro una cornice di concorrenza fra soggetti che
hanno l’esigenza di stare sul mercato, hanno l’esigenza di “fare audiences”; così si spiega il formato e la sua
collocazione in testa al prime time = fascia oraria + importante della giornata, in cui la Rai da tempo subiva la
supremazia di un programma storico di canale 5, Striscia la notizia. I risultati positivi hanno spinto l’emittente a
confermarne la programmazione anche l’anno successivo perchè in un quadro di televisione commerciale,
un’emittente decide di trasmettere un prodotto sulla base dell’ascolto che esso procura. Autori di un programma = si
tratta di un gruppo.
/ 4) “Affari Tuoi” = game show = genere tipico della Tv, tra i + elementari per il quale non è richiesta alcuna
particolare abilità => caratteristiche del conduttore sono fondamentali nella costruzione del programma x riempire
l’esile struttura della trasmissione; tutto è congeniato x dar spazio alla vulcanica personalità di Bonolis che sfoggia
una verve linguisitica, una parlantina fluida venata di coloriture romanesche e da ammiccanti appellativi umoristici
inventati in base a caratteristiche fisiche, regionali, aneddoti...da affibbiare ai concorrenti (≈ “spalla” del conduttore).
Inoltre B. modula le sue performances in base agli atteggiamenti/comportamenti del concorrente che diviene una
“vittima” della vena comica.
Dal pdv tecnologico è un programma povero: registrato in studio senza alcun particolare effetto. Ad ogni telecamera
corrisponde un pdv diverso su quanto avviene in studio (inquadrature sul conduttore, sul concorrente, sul notaio, sui

4
concorrenti in attesa, totali dello studio) => minimo di 4 telecamere = N° fondamentale x realizzare una certa varietà
visiva. Tutto è curato dal regista sulla base di un preciso copione.
5)Duplice oggetto:
-gioco→ meccanismo di gioco si esaurirebbe velocemente => meccanismo piegato alle esigenze dello spettacolo =>
rappresentazione del gioco stesso x coprire la sostanziale pochezza: conduttore enfatizza ogni passaggio,
drammatizza. Potremmo dire che il gioco non esiste (concorrente possiede dall’inizio il pacco rappresentante la sua
vincita), ma viene inventato a livello di rappresentazione che ha un carattere “ludico-disimpegnato”;
-personaggi→ hanno “valore” in quanto parti di un “teatrino-comico” nel quale ciò che interessa è il potenziale
comico-spettacolare che sono in grado di scatenare nelle reciproche relazioni.
6)Analisi del consumo x verificare apprezzamento del programma. Per comprendere identificate le diverse audiences,
si deve considerare che il prime time è la fascia + generalista della giornata: davanti alla tv sono riunite tutte le
categorie di popolazione (minori; anziani...) => pubblico variegato.
Nella concorrenza con altri programmi, un’ emittente ha 2 possibilità:
-competitive programming = programmare trasmissione tipologicamente simile sperando di sottrarre audience alla
concorrenza;
-counter programming = realizzare un’offerta diversa, contando sui vari gusti del pubblico.
Affari Tuoi ha scelto di contrapporre alla satira giornalistica (“striscia la notizia”) un programma ludico/disimpegnato.
Pubblico in studio: composto in prevalenza da donne di mezza età; tale composizione permette un certo tipo di
interazioni al conduttore, infatti B. coinvolge spesso nelle sue gag il pubblico e con probabilità B. riesce a esprimere
al max la sua simpatia con signore di mezza età.
►In un programma televisivo nulla viene lasciato al caso!!!
Conclusioni: Non si tratta di trasferire il giudizio dall’insegnante all’allievo, ma di fornire lui elementi per formulare
propri giudizi => valutazione complessiva del programma esaminato dovrà nascere dal e nel confronto fra i vari
soggetti coinvolti, resi più consapevoli dall’analisi compiuta ( personali valutazioni dovranno ancorarsi agli elementi
emersi dall’analisi). C’è il rischio di non arrivare a un giudizio unico/condiviso, ma la coesistenza di pdv diversi forma
al confronto e al rispetto dell’altro.
CAP 5: IL TESTO NELLA RETE: IL PUNTO DI VISTA DELLA SOCIOSEMIOTICA (Barbara Gasparini)
Socio-semiotica: approccio al testo che considera pertinente la collocazione del testo all’interno del contesto sociale
della sua produzione e del suo uso => ampliamento di prospettiva; avviene uno sviluppo del filone della pragmatica;
quest’ultima comprende 2 prospettive differenti ma potenzialmente complementari:
 studio delle potenzialità di senso iscritte all’interno del testo stesso => testo ≠ struttura statica, bensì un
prodotto che dà conto del suo processo di creazione e un progetto che prefigura il momento della ricezione,
guidando l’enunciatario attraverso tappe di costruzione del senso in larga misura già preordinate
dall’enunciatore;
 studio che allarga l’ambito di indagine all’intorno del testo => testo è uno degli elementi che compongono la
complessità dell’interazione tra soggetti, accanto al livello del contenuto si considera il piano dell’interazione
tra soggetti e il piano del contesto in cui si svolge → testo e contesto risultano legati.
Semiotica fin dall’inizio interessata alla dimensione sociale; x la semiotica è testo qualsiasi pratica di significazione,
di attribuzione di senso => definendo il testo in un’accezione + ampia (testualità allargata), non solo come il prodotto
scambiato in una comunicazione, ma come qualsiasi processo comunicativo in quanto dotato di senso e della volontà
di attribuire senso, si giunge al concetto di socio-semiotica. Si verifica una sorta di “assorbimento” del contesto
all’interno del testo; quello che x la pragmatica è l’intorno al processo comunicativo, x la socio-semiotica diventa
testo.
Una testualità problematica: nuove tecnologie comportano il passaggio da un’idea di testo definito da linearità e
coerenza interna, con una progressione del significato già strutturata/prevista prima dell’incontro col fruitore, a un tipo
di testualità policentrica, aperta, in cui il fruitore ha una funzione attiva di cooperazione nella costruzione del senso ( ≈
processo si detestualizzazione = cancellazione dei limiti del testo tradizionale a favore di confini frastagliati, costruiti
ogni volta in modo diverso nell’incontro col destinatario). Inoltre, il rapportarsi a una testualità di tipo digitale
comporta, accanto a una dimensione cognitiva (→a un sapere), anche un livello performativo (→competenza più
operativa, un agire) che si estrinseca come capacità di usare gli strumenti proposti e cooperare creativamente nella
costruzione del testo.
La disciplina vive tuttora una fase in cui ciò che interessa è sopratutto la “metariflessione” sulle possibilità di pensare
gli oggetti di cui si occupa in termini sociosemiotici => analisi hanno per ora un valore esemplificativo sull’efficacia
del metodo, non sono state ancora esercitate in modo finalizzato e sistematico. In senso applicativo le si ritrovano
perlopiù nello studio delle campagne pubblicitarie e nel marketing.
Esempio di analisi sociosemiotica.
Analisi del portale della Provincia di Milano = soggetto istituzionale complesso che prevede una molteplicità di
enunciatori, a cui si accompagna una parallela eterogeneità di destinatari e di differenti percorsi di utilizzo, motivati da

5
bisogni diversi => necessario comunicazione efficace che consideri i target di riferimento e dei contenuti e servizi
erogati.
Obiettivo = analizzare il progetto comunicativo del sito in oggetto => 4 sotto-obbiettivi:
-individuazione soggetto enunciatore: analisi dell’home page ≈ “vetrina” anticipatrice dell’immagine che enunciatore
vuol dare; in questo caso si manifesta in modo chiaro, forte , attraverso una coerenza cromatica che non disorienti; vi è
inoltre, una ricca e articolata proposta di contenuti e servizi e un’esplicitazione del proprio ruolo e delle proprie
competenze:
-individuazione soggetto enunciatario: destinatario composito riconducibile a 2 tipologie-limite (ideali): destinatario
“competente”che ricerca info specifiche e tecniche e l’utente “non tecnico” interessato a info di + ampio raggio;
-individuazione strategie di scelta dei contenuti e dell’organizzazione spaziale: spazio strutturato in aree ben distinte; è
ordinato, geometrico e denso => dà impressione di ordine (attendibilità) e ricchezza informativa.
Attraverso tecniche di indagine sul pubblico (focus group, navigazioni assistite) è possibile verificare funzionamento
delle strategie su cui il testo è costruito, rendendo possibili eventuali aggiustamenti; in tal modo si esce dai confini del
testo, ma l’approccio sociosemiotico prevede l’incontro dei diversi versanti che compongono l’ “oggetto culturale”.
PARTE II: DESCRIVERE E RACCONTARE IL PUBBLICO DEI MEDIA
CAP 6: L’ANALISI DEL PUBBLICO: UN’INTRODUZIONE (Cristina Ottaviano)
Mondo ed esperienze sono sempre + mediati da mezzi di comunicazione, i cui prodotti sono parte fondamentale dei
processi di costruzione delle nostre identità e i loro contenuti aggiungono valore, emozioni, significati alla vita =>
importante attuare un approccio scientifico al mondo mediale e ai protagonisti x eccellenza: pubblico.
Il pubblico nella communication research
Inizio XX sec. → profondi cambiamenti socio-demografici e culturali: aumento dell’individualismo, dell’eterogeneità,
dell’estraneità dell’individuo rispetto alla comunità => nuovo tipo di formazione sociale = società disaggregata, priva
di identità e autocoscienza. Con il termine società di massa, non ci si riferisce tanto alle dimensioni, quanto al tipo di
relazione tra gli individui e l’ordine sociale; questo concetto presuppone che:
A. individui in condizione di isolamento psicologico rispetto agli altri;
B. nelle interazioni tra individui prevale l’impersonalità;
C. gli individui sono relativamente liberi dalla pressione di obblighi sociali informali e vincolanti.
Inoltre in questo periodo storico prevale l’approccio psicologico comportamentista: comportamento umano =
risultante del processo di adattamento all’ambiente determinato dal patrimonio genetico più che da fattori esterni. E’
in questo quadro storico che viene a svilupparsi la prima Th. sugli effetti dei media:
-THE MAGIC BULLET THEORY (th. ipodermica o del proiettile magico) → ogni membro del pubblico di massa
è personalmente e direttamente attaccato/colpito dal msg. => effetti diretti e immediati sulle persone e l’audience =
massa di individui indifferenziati e isolati tra loro, ≈ “spugna che assorbe” i contenuti trasmessi in modo passivo e
indifesa. Inoltre, i regimi totalitari in questo periodo fecero un uso massiccio della propaganda attraverso radio,
stampa...e ciò sembrò un’ulteriore conferma al Hp. del potere dei mezzi di comunicazione di manipolare le masse.
Limiti: eccessiva semplificazione e non considerazione del contesto.
-TH. DELLA PERSUASIONE (psicologica) / TH. DEGLI EFFETTI LIMITATI (sociologica) strettamente
connesse, sottolineano fattori psicologici individuali e fattori sociali che entrano nei processi di influenza sui soggetti
da parte dei mezzi di comunicazione => intervengono nei processi di ricezione. => Portata dei mezzi di
comunicazione viene ridimensionata. Assume inoltre importanza la ricerca sul campo: per comprendere davvero
l’effetto di un prodotto mediale è sì necessaria l’analisi del contenuto, ma rilevanti sono anche lo studio delle
caratteristiche dell’audience e lo studio delle gratificazioni => coinvolgere direttamente i fruitori; lo sguardo
comincia a focalizzarsi realmente sul pubblico fatto di vari componenti.
-TH. DEGLI USI E DELLE GRATIFICAZIONI Anni ’60 si verifica un ribaltamento di prospettiva, la domanda
passa da “cosa fanno i media sulle persone” a “cosa fanno le persone con i media” . L’effetto dei media è inteso come
conseguenza delle gratificazioni ai bisogni sperimentate dal ricevente: i media sono efficaci solo se e quando il
fruitore attribuisce loro efficacia sulla base della gratificazione dei bisogni che essi hanno soddisfatto => recettore =
soggetto comunicativo a pieno titolo; emittente e ricevente sono partner attivi. Limiti: audience considerata troppo
razionale mentre non sempre il consumo di prodotti mediali è intenzionale; limite metodologico: presuppone che le
persone siano consapevoli dei loro bisogni => non considera bisogni inconsci e latenti.
-AUDIENCE STUDIES anni ’70 inversione di tendenza circa il modo di concepire l’”attivismo” del pubblico: le
teorie sono accomunate dalla convinzione che i media siano portatori di effetti a lungo termine e sul versante
cognitivo => msg. mediali non inducono a repentini cambiamenti nel comportamento immediato, piuttosto,
“coltivano” nelle persone certi modelli, valori, pdv... => audience = insieme di soggetti differenziati tra loro in base a
molteplici caratteristiche socio-demografiche = > soggetti attivi che a causa e grazie alle loro caratteristiche,
partecipano alla costruzione di senso dei msg. che fruiscono; inoltre x capire le reali risposte dell’audience è
necessario analizzare anche il contesto sociale, culturale, economico in cui sono immersi gli individui e i gruppi
sociali.

6
In breve: si è passati dall’omogeneità passiva della bullet theory (anni ’20) a considerare l’audience (progressivamente
a partire da metà anni ’70) come un insieme di singoli individui “attivi”, di cui considerare le specifiche e personali
caratteristiche, oltre il contesto socioculturale nel quale il loro consumo mediale è situato.
Come è stato studiato il pubblico dei media
-Payne Found Studies primi studi basati sull’analisi del contenuto o frutto si osservazioni senza verifica empirica.
Tuttavia è da considerare una ricerca “quali-quanti ante litteram” caratterizzata da una prospettiva pluridisciplinare
(Ψ,pedagogisti, sociologi). Obiettivo = verificare effetti del cinema sulle giovani generazioni; strumenti = questionari,
scale attitudinali e di misurazione, interviste e osservazione partecipante => risultati ambivalenti e in un certo senso
contrastanti all’opinione dell’esistenza di effetti immediati e diretti: da un lato si individuano effetti a breve termine
sulle emozioni, atteggiamenti, dall’altra parte si individua come gli effetti variano a seconda delle differenze
individuali (età, genere sessuale, background socioculturale...).
-Approccio di P. Lazarsfeld e le rilevazioni audiometriche L. propose nella ricerca sociale il linguaggio delle
variabili: ogni oggetto sociale (individuo compreso) è analiticamente definito sulla base di una serie di
attributi/proprietà (variabili) e a queste ridotto => fenomeni sociali analizzati in termini di relazioni fra variabili. 1940
→ ricerca x rilevare influenza della propaganda radiofonica e a mezzo stampa; metodo = campione di 600 abitanti a
cui somministrare un questionario con la tecnica del panel (somministrato prima e dopo le elezioni). La ricerca ha
portato alla scoperta di:
 leader d’opinione = parte di opinione pubblica che influenza il resto dell’elettorato e mostra >
reattività alla campagna elettorale => parte + attiva nella partecipazione politica;
 flusso di comunicazione a 2 livelli leader d’opinione = mediatori tra mass media e altri individui =>
comunicazione a 2 livelli determinata dalla mediazione che i leader svolgono.
Inoltre, dalla ricerca è emerso che l’effetto della campagna politica si orienta verso 3 direzioni:
 rafforzamento opinioni di voto preesistenti;
 orientamento e attivazione della scelta degli incerti;
 conversione, cambiamento radicale delle opinioni.
Un altro modo per formare gli atteggiamenti è quello della cristallizzazione (emersione delle opinioni) secondo cui le
reciproche interazioni dei componenti del gruppo, rafforzano gli atteggiamenti ancora non delineati precisamente =>
sulla base di queste interazioni, si cristallizzano opinioni e attitudini => influenza dei media nel rafforzare valori.
→Numerose ricerche ottennero analoghi risultati consentendo al paradigma del flusso di comunicazione a 2 livelli di
imporsi come modello egemone x tutti gli anni ’50 e parte degli anni ’60 e accentuando importanza dei rapporti
interpersonali come momento di mediazione nei processi sociali.
Si va consolidando un’analisi empirica che privilegia l’approccio quantitativo improntato al paradigma positivista =>
invenzione strumenti audiometrici x “prender nota” con rigore e sistematicità dei singoli atti e per computarli.
-Etnografia del consumo mediale (Audience Studies) Anni ’70 → studio qualitativo del pubblico; si affronta il
consumo sociale in quanto pratica sociale attiva e contestualizzata, superando l’idea di un pubblico passivo e
omogeneo e sottolineando l’incidenza delle caratteristiche individuali dei singoli fruitori, ma soprattutto la mediazione
che il contesto sociale specifico opera nel delineare diversi tipi di interpretazione dei msg. Altro polo di interesse è x
l’azione che i contenuti mediatici svolgono sulla memoria e personalità del sogg.: se azione prosegue nel tempo =>
residui carichi di senso che entrano a far parte del processo di costruzione della personalità del sogg. tenendo conto
che i msg. sono incorporati, decodificati sulla base di esperienze personali, delle competenze /conoscenze dei fruitori
=> coinvolgimento dei media nelle situazioni microsociali =>approccio qualitativo e etnografia mediale che si
dedica allo studio delle esperienze routinarie, analizzate nei luoghi in cui queste si realizzano, attraverso cui i sogg.
danno senso alla realtà sociale; con il metodo etnografico si valutano i mezzi di comunicazione come “risorse sociali”
che l’individuo utilizza nelle sue relazioni interpersonali quotidiane (strumenti = interviste, focus group, osservazione
partecipante...). Limiti/critiche: esagerata contestualizzazione che porta a sottovalutare il testo; focalizzazione su
approcci qualitativi (livelli micro) che non portano a risultati generalizzabili. Tuttavia, le recenti ricerche sono
orientate a riconsiderare anche le questioni macro e a recuperare l’attenzione x il contenuto dei media.
Quantitativo/qualitativo: la distinzione tra i 2 tipi di ricerca è spesso presentata come una contrapposizione, in realtà,
ciascuna delle 2 prospettive non è in grado di rendere conto fedelmente della realtà x come essa è in sé; ogni
prospettiva è uno sguardo, un pdv posto in un modo piuttosto che in un altro => ogni scelta metodologica è valida.
Si sta anche prevedendo un’integrazione tra i 2 approcci (facilitazione = diverse tecniche impiegate separatamente in
momenti diversi nello stesso progetto di ricerca; triangolazione = generazione sullo stesso oggetto di prospettive
diverse e sinergiche; complementarietà = 2 metodologie integrate con unificazione dei risultati entro un quadro
teorico) => necessario un ripensamento della relazione micro/macro partendo dal fatto che media e persone vanno
concepiti nella loro connessione relazionale e non vanno pensati separatamente per far sorgere poi l’artificioso
problema della loro correlazione => analisi del pubblico dei media tramite complementarietà di approcci/metodi.

7
CAP 7: CONTARE I PRESENTI: LE RILEVAZIONI AUDIOMETRICHE (Roberta Petrozzi)
Rilevazioni audiometriche si ispirano al positivismo, per il quale la realtà è reale e osservabile in maniera neutra =>
dati, rilevazioni dei comportamenti = basi oggettive e passibili di elaborazioni secondarie, utili al raggiungimento di
ulteriori obiettivi. In particolare gli obiettivi delle rilevazioni audiometriche sono: “misurare l’ascolto” (= dare valore
di scambio ai singoli prodotti mediali) e conoscere i profili sociodemografici e psicografici dei fruitori (= definire
diverse tipologie di pubblico consumatore) => ci si dimentica della natura multidimensionale dell’audience e la
complessità del consumo (non sono infatti rilevabili gli effetti cognitivi/comportamnetali e le motivazioni che
spingono alla visione).
Metodologia di ricerca qualitativa di indagini Audiopress. → 5 fasi (ripetibili + volte ciclicamente):
1-Hp. teoriche: procedimento deduttivo x formulare Hp. iniziali sulle relazioni esistenti fra le variabili rilevanti;
2-raccolta dei dati: tramite una procedura standardizzata e uniforme; catalogando i dati in classi esaustive e
autoescludenti e “trasformando” i concetti in variabili codificabili;
3-scelta strumento di rilevazione: es. analisi secondaria di un’inchiesta audipress;
4-osservazione empirica del fenomeno: somministrazione al campione, accertandosi che questo sia stato creato su
basi statistiche e probabilistiche in modo da poter giungere a generalizzazioni attendibili dei risultati;
5-Analisi, elaborazione e interpretazione dei dati.
Esempi di modalità x entrare in possesso delle info necessarie:
 inchiesta campionaria: a tutti i soggetti vengono poste le stesse domande, formulate allo stesso modo =>
procedura standardizzata di interrogazione. I questionari quantitativi in genere prevedono domande chiuse a
risposta multipla x facilitare la trasformazione dei dati in codici elaborabili statisticamente. Le batterie di
domande sono riconducibili a 3 categorie: caratteristiche socio-demografiche; atteggiamenti, giudizi e valori
dell’intervistato; comportamenti di consumo e fruizione;
 inchiesta ripetuta nel tempo: indagine replicata periodicamente sullo stesso campione (inchiesta panel) o su
diversi campioni,
 analisi secondaria: di dati preesistenti raccolti su documenti statistici ufficiali;
 people meter: registrazioni automatiche del consumo mediante dispositivi elettronici.
Principali ricerche audiometriche organizzabili intorno a 2 dimensioni:
A. campione utilizzato: panel / trend
B. modalità di rilevazione: interrogazione / osservazione
► Interrogazione di un campione “panel” → intervista campionaria con somministrazione questionario strutturato e
rivolto nel tempo a un medesimo campione di individui; es. Censis → rapporti annuali sulla comunicazione in Italia.
► Interrogazione di un campione “trend” → interrogazione a diversi gruppi di individui estratti dallo stesso universo
statistico x ricostruire una tendenza comportamentale; es. Audipress, Audiradio → monitoraggio dei trend di consumo
mediale di segmenti della popolazione italiana.
► Osservazione di un campione “panel” → studi che usano la tecnica di osservazione automatica dei comportamenti
di un medesimo gruppo di individui nel tempo, sviluppati soprattutto x quantificare il pubblico dei diversi mezzi e
studiarne l’azione; es. Audiweb/Audinet → misurazione dell’audience di Internet tramite un campione di utenti
rappresentativo la popolazione italiana che utilizza la rete / registrazione dei comportamenti di navigazione delle rete e
di visita dei siti web; Auditel → rileva l’ascolto della Tv in Italia a livello regionale e nazionale, fornendo stime
statistiche sul volume di ascolto di programmi e spot trasmessi da emittenti nazionali e locali; la metodologia è
statistica: ogni famiglia del campione rappresentativo è dotata di un apparecchio elettronico (people meter) che
raccoglie minuto x minuto, l’ascolto di tutti i canali di qualsiasi televisore in funzione nell’abitazione-campione ed è
dotata di uno speciale telecomando (push-botton) che segnala l’inizio e la fine della visione del programma trasmesso
dal canale sintonizzato. Gli indici statistici raccolti sono:
-N° di contatti (copertura) = N° spettatori che hanno visto almeno un minuto di un certo programma trasmesso;
-audience media = N° medio telespettatori di un certo programma in ogni minuto;
-% share = rapporto % tra spettatori di una certa emittente e totale degli spettatori che stanno guardando la Tv;
-% penetrazione = rapporto % tra spettatori (di una data categoria) e universo statistico di riferimento;
-minuti visti = quanti minuti in media hanno visto i diversi telespettatori;
-% permanenza = rapporto % tra N° minuti visti in media dagli spettatori e la durata del certo programma =>
indicatore della “fedeltà di visione”.
► Osservazione di un campione di “trend” → analisi secondarie di dati ufficiali;raccolta di tracce materiali a
testimonianza dell’avvenuto consumo x ricostruire l’evoluzione del consumo dei diversi mezzi presso alcuni segmenti
della popolazione.
Esempio: come si costruisce una ricerca: lettori di riviste radiotelevisive
Questionario = strumento + utilizzato anche come ausilio ai meter. La costruzione di un questionario prevede una
prima fase si screening, in cui vengono escluse le testate periodiche che l’intervistato non ha letto nel lungo periodo

8
(=> definizione del settore de mercato di appartenenza); segue una fase di sviluppo divisa in 2 parti: definizione delle
frequenze di lettura x le testate lette e stesura del profilo dell’intervistato in base a variabili socio-demografiche. Dopo
aver analizzato le info statisticamente, i dati vengono raccolti in tabelle. Obiettivi interessanti della ricerca possono
essere:
A. ricostruire lo scenario competitivo: x stimare il N° dei fruitori non basta “contare” le copie vendute in un dato
periodo, poiché il concetto di “lettore” considera fruitori del mezzo tutti coloro che entrano in contatto con
una copia di giornale senza averla personalmente comprata;
B. ricostruire il profilo dei lettori di riviste settimanali radiotelevisive.
Per ciascuna delle testate quindi si definirà la diffusione in un periodo medio, i lettori del numero medio, il numero di
lettori x copia => scenario competitivo; e le caratteristiche socio-demografiche dei lettori (=> profilo dei lettori).
CAP 8: IMMERGERSI NEL CAMPO DI INDAGINE: L’OSSERVAZIONE PARTECIPANTE (Laura
Mentasti)
Approccio etnografico volto a entrare nei contesti naturali di fruizione. 2 precisazioni:
I. tecniche d’uso in ambito sociologico sono molteplici e distinte in base al tipo di ambiente di applicazione
(naturale/artificiale) e dal livello di intrusività;
II. modalità d’applicazione dell’osservazione partecipante nei diversi contesti si diversificano.
L’OSSERVAZIONE PARTECIPANTE = tecnica qualitativa consistente nell’immersione del ricercatore all’interno
del campo di indagine e nella sua partecipazione alle interazioni della vita quotidiana => osservare = guardare ma
anche entrare in relazione. Naturalmente, la presenza dell’osservatore disturba in qualche modo, ma con degli
accorgimenti è possibile controllare le alterazioni create:
 collocazione del ricercatore in una posizione intermedia nel contesto di indagine (né troppo distante
né troppo coinvolto) => compresenza di partecipazione e distanza;
 campo osservato deve essere direttamnete accessibile nella sua quotidianità => spazialmente definito;
 dai 3 ai 7 gg. è considerato un tempo abbastanza lungo x superare l’iniziale fase di forte interferenza
nel contesto e abbastanza breve x evitare un coinvolgimento troppo stretto nell’ambiente studiato.
Scegliere accuratamente le modalità di accesso => conquistare la fiducia delle persone con cui si entrerà in
relazione, attraverso una paziente tessitura giorno dopo giorno => riconoscimento sostanziale x ottenere l’accettazione
del gruppo; è possibile far ricorso ai gate keepers (guardiani) = persone che hanno la fiducia del gruppo, svolgenti il
compito di mediatori tra ricercatore e gruppo. Le caratteristiche visibili/personali del osservatore (sex, età, etnia...)
possono favorire o ostacolare la relazione col gruppo.
La scelta fra la dissimulazione e l’esplicitazione va valutata caso x caso. La relazione osservatore/osservato rimane
asimmetrica: atto descrittivo è sempre un atto interpretativo, in quanto mediato dalla cultura e dal pdv del ricercatore.
Lull→ ricerca etnografica prevede l’affiancamento di + tecniche d’indagine; egli distingue 3 fasi di raccolta dei dati
ipotizzando uno studio della durata di 7 gg.:
1) primi 2 gg. → annotazione di aspetti di carattere generale e descrizione ambiente fisico (es. dove è posta la
tv);
2) dal III gg. si verifica una normalizzazione dei rapporti interpersonali => ricercatore può avere un rapporto +
“ravvicinato” => facilità di acquisire info + precise circa modi d’interazione, le abitudini, gli usi dei mezzi...;
3) conclusa l’osservazione partecipante è utile effettuare interviste individuali a ciascun componente del gruppo
x verificare/approfondire gli elementi acquisiti durante l’osservazione.
Limiti e vantaggi
 non generalizzabilità dei casi studiati (limite comune a tutti gli strumenti qualitativi);
 soggettività del ricercatore: ricerca sociale limitata dall’impronta culturale dell’osservatore;
 impossibilità dell’uso di procedure standardizzate => non replicabilità oggettiva degli studi.
 “svantaggi dell’osservazione”: non controllo delle variabili; difficoltà di quantificazione, decodificazione,
classificazione dei dati; ostacoli all’ingresso nel campo.
► alcuni limiti sono anche delle risorse (rivendicazione del valore della propria soggettività); tra i vantaggi: minore
distorsione dei dati; annotazione di info non verbali...
Esempi di ricerche che hanno osservato il pubblico:
-Lull→ “La famiglia davanti alla tv” procedure il + possibile standardizzate di famiglia in famiglia; ricercatori
partecipano alla routine quotidiana => tv usata dai singoli membri x diversi scopi (costruzione contenuti della
conversazione, consolidamento interazioni, affermazione di ruoli di dominio.
-Saveria Capecchi→ “ Il pubblico femminile delle soap operas” le ricerche confermano che il pubblico utilizza i
programmi televisivi con finalità che vanno oltre la fruizione del contenuto, x ricavarne usi che hanno a che fare con i
ruoli familiari e le relazioni interpersonali (es. piacere di guardare soap si estende oltre la visione, diviene spunto x
parlare di sé).
-“L’ospite fisso” → individuare le ≠ forme in cui si realizza il consumo televisivo e mediale, le azioni che lo
scandiscono e gli atteggiamenti che lo accompagnano; emerge che la fruizione dei media è mediata entro il nucleo

9
familiare: tra i componenti si opera una negoziazione/contrattazione => famiglia non passiva, uniforme; inoltre la
visione televisiva è ritualizzata: si innesta su abitudini familiari creando a sua volta abitudini familiari.
-Istituti x anziani → visione televisiva è un modo di consumare il tempo, in silenziosa compagnia.
-Comunità alloggio x minori→ si individuano 2 ambiti contestuali in opera => 2 stili di visione attivati (quello delle
abitudini domestiche del fine settimana trascorso a casa e quello della comunità che ofre alternative ricreative che
disincentivano il consumo.
-“La famiglia in Tv. La famiglia con la Tv” → relazione fra Tv e famiglia in Italia oggi. Diversi strumenti (analisi
quantitativa, osservazione partecipante, interviste...); è emerso il ruolo attivo che componenti il nucleo domestico
esercitano nei confronti della tv, la quale non zittisce la famiglia , ma fornisce spunti.
SUGGERIMENTI:
☺ che cosa osservare: non si può registrare tutto => selezione facendo riferimento all’oggetto di ricerca, al fuoco
d’attenzione del nostro lavoro;
☺ come registrare: scrittura manuale meno invasiva; la registrazione deve avvenire in momenti il + possibile
ravvicinati all’accadimento e comunque quotidianamente. Nella stesura delle note etnografiche è bene seguire tre
principi generali: distinzione (accadimenti, comportamenti non verbali, frasi dette separate chiaramente dalle
impressioni/interpretazioni del ricercatore) concretezza (annotazioni + dettagliate e fedeli possibili, privilegiando
linguaggio estremamente concreto) ridondanza (non dare nulla x scontato, tutto è degno di essere menzionato);
☺ analisi del materiale empirico: materiale raccolto è assai corposo => è bene analizzare la documentazione non solo
alla fine ma anche durante la fase di raccolta x evitare l’ammassarsi eccessivo dei dati; non tutto ciò che è stato
raccolto può essere utilizzato => selezione in riferimento agli obiettivi della ricerca; Bailey suggerisce di classificare i
dati raccolti attraverso l’individuazione di similitudini e differenze in modo da pervenire a definire dei tipi ideali.
☺ resoconto finale: può assumere diverse forme (enunciati che riproducono fedelmente quanto vissuto, descrittivi,
generalisti...); lo stile di scrittura deve essere riflessivo, personale => segnato x forza dal modo d’essere e dalla cultura
dell’osservatore, narrativo, diretto e concreto => inserire brani riportanti espressioni riprese dalla viva voce dei sogg.;
☺ validità: possibile distorsione dei comportamenti degli osservati a causa della presenza di un estraneo, tendono a
ridimensionarsi dopo qualche gg.; è importante non “inciampare” nell’effetto alone = tendenza ad attribuire a tutti i
sogg. osservati le caratteristiche proprio del gruppo a cui appartengono; x verificare la validità è utile rifarsi alla
member validation = ricerca del consenso dei membri del gruppo osservato, e al confronto con esiti di altri metodi.
☺ affidabilità (attendibilità) dell’osservatore dipende non solo dall’esperienza, ma anche da fattori di stress,
emotivi...=> è apprezzabile la presenza di + osservatori contemporaneamente; uso di una griglia dà > attendibilità.
CAP 9: INTERROGARE/ASCOLTARE IL PUBBLICO: QUESTIONARIO/ INTERVSITA QUALITATIVA
(Laura Mentasti)
INTERVISTA = tecnica, strumento (che può assumere diverse), mediante il quale il ricercatore pone domande ai
soggetti coinvolti, al fine di ottenere info e senza voler alterare la situazione degli intervistati.
Tipi di interviste: intervista principalmente si distingue in:
 strutturata → quantitativa, eseguita con l’ausilio di un questionario, tramite cui rilevare info che saranno poi
codificate in insiemi numerici e riportate in grafici o tabelle;
 discorsiva → qualitativa, forma particolare di conversazione tra soggetti, finalizzata a raggiungere una meta
cognitiva precedentemente definita dall’intervistatore; essa è a sua volte distinguibile in:
 non strutturata (libera) → intervistatore dà uno stimolo generale in funzione degli obiettivi e lascia
all’interlocutore la libertà di svilupparli nelle modalità e nell’ordine che vuole => ricercatore
interviene solo x aiutare, incoraggiare, riportare l’attenzione, approfondire. Consente di raccogliere
info in profondità ed è usata soprattutto quando il ricercatore è interessato ai processi attraverso cui i
sogg. comunicano la loro definizione della situazione;
 semistrutturata (guidata) → ricercatore segue una traccia che riporta gli argomenti da affrontare =>
conversazione è orientata, guidata secondo uno schema predefinito che governa la formulazione delle
domande; permette di mettere a confronto le info raccolte.
Interviste si distinguono anche per la forma assunta dall’interazione tra partecipanti: a due (intervistatore-
intervistato);
a tandem (intervistato e 2 intervistatori, uno col ruolo d’osservatore), di gruppo ( un intervistatore affiancato da un
recorder ed un gruppo di intervistati, a cui è sottoposto uno stesso insieme di domande).
►QUESTIONARIO: insieme ordinato di domande esplicitamente formulate, ciascuna delle quali genera una o più
variabili della ricerca; è una tecnica usata soprattutto nei sondaggi.
►INTERVISTA: obiettivo di sollecitare una narrazione e raccogliere info dettagliate sui valori e sul profilo di
personalità dell’intervistato.
≠ fondamentali tra questionario e intervista strutturata (quantitativa):
I. assenza/presenza di standardizzazione: questionari: schema standardizzato precedentemente definito;
interviste: ci si propone di far emergere il modo di sentire , percepire e giudicare dei soggetti;

10
II. finalità: questionari: raccolta dati su caratteristiche sociali, opinioni...; interviste: comprensione di una realtà
sociale facendo parlare le persone;
III. presenza/assenza del campione rappresentativo: questionari: rivolti a un gruppo di persone scelte, ponendosi
l’obiettivo della rappresentatività statistica = riprodurre in toto le caratteristiche della popolazione; interviste:
obiettivo di coprire tutte le situazioni sociali di interesse della ricerca => rappresentatività sostantiva.
IV. punto di partenza: questionari: si parte dalle variabili delle quali cogliere le frequenze/correlazioni => centrati
sulle variabili; interviste: attenzione rivolta ai soggetti e alle esperienze di vita vissute => centrate sui soggetti.
Intervista si basa sull’interazione tra soggetti (ricercatire/intervistato)
Losito → intervista è costruita dai 2 (o +) soggetti coinvolti, sulla base di reciproche aspettative di ruolo e del legame
empatico che si crea.
Aspetti relativi al conduttore condizionano l’esito della intervista (es. comportamento, modo di esprimersi,
caratteristiche visibili...); ciò a cui bisogna tendere è ridurre l’asimmetria che si crea inevitabilmente tra ricercatore e
intervistato, affinché fin dal primo contatto si instauri un clima rassicurante e sereno e si utilizzi una modalità
comunicativa che metta a suo agio il soggetto => 5 operazioni:
-MOTIVARE: affinché l’intervistato accetti l’intervista e ne conosca implicazioni
-INFORMARE: sulla ricerca e le sue finalità/modalità di scelta degli intervistati
-RASSICURARE: sulla serietà di chi conduce la ricerca, sugli usi delle info raccolte, rispettando la privacy
-LEGITTIMARE: il lavoro facendo comprendere all’intervistato la rilevanza/utilità della sua partecipazione
-SPIEGARE: come avviene l’intervista, in quanto tempo e con che modalità
Intervistare il pubblico dei media:
 tecniche quantitative → intervista standardizzata effettuata tramite questionari trova applicazione nelle
inchieste campionarie sul pubblico, focalizzandosi su aspetti particolari dei consumi, delle opinioni e dei
comportamenti riferiti ai media
 tecniche qualitative → utilizzate per indagare le motivazioni del consumo, la percezione che il pubblico ha
dei mezzi di comunicazione, come questi entrino nella vita e nelle relazioni tra le persone
Entrambe le tecniche presentano al contempo un punto di forza e un punto di debolezza:
 tecniche quantitative → vantaggio di coinvolgere un N° elevato di soggetti, senza però dare molto spazio
all’espressione di racconti/credenze/comportamenti... => vantaggio estensivo a discapito della profondità
 tecniche qualitative → grazie alle caratteristiche di relazione diretta e approfondimento consente di far
parlare gli intervistati al di fuori di schemi precostituiti => profondità a discapito dell’estensione
Inoltre la presenza/assenza dell’intervistatore offre vantaggi (rilevazione comportamento non verbale, uso di domande
+ complesse, maggior flessibilità...) ma anche svantaggi (maggior costi e tempi, influenza dell’intervistatore...)
Esempi interviste nelle ricerche sul pubblico dei media
♦ Ruolo del leader di opinione: Hp che lo studio confermò = influenza dei media si esercita sui leader di opinione che
a loro volta lo trasmettono ad altre persone; inoltre il gruppo (amicale, familiare...) gioca un ruolo nel
generare/rinforzare opinioni => pubblico = gruppo sociale (≠ massa anonima e indifferenziata) composto da soggetti
in comunicazione tra loro, in grado di filtrare attivamente e personalmente la comunicazione mediatica . In particolare,
nella scelta degli spettacoli cinematografici spesso i giornali sono consultati prima di andare al cinema ma, tale
informazione non è determinante la decisione finale; sono infatti le influenze personali ad essere fattori determinanti
nei processi di scelta, ponendosi in posizione intermedia tra le persone e i mezzi di comunicazione.
♦ Family Television (Morley) interviste in profondità x indagare rapporti di potere interni alle famiglie legati alla
scelta dei programmi e le modalità del consumo dei diversi componenti del nucleo familiare => esplicitazione delle ≠
tra le modalità maschili e femminili di fruizione televisiva: uomini e donne non hanno lo stesso potere nella scelta dei
programmi, sono diversi nella quantità di visione e negli stili di fruizione. Tali differenze sono l’esito dei ruoli sociali
rivestiti nell’ambito domestico: casa: ♂ = luogo di relax => guardano la Tv pienamente ≠ ♀ = ambito lavorativo =>
guardano la Tv distrattamente. Nella > parte dei casi sono gli uomini a decidere cosa vedere, questi preferiscono
programmi factual (notizie, documentari...) mentre le donne preferiscono la fiction (telefilm, soap operas...).
♦ Bisogni e attese del pubblico della seconda serata: intervista semistrutturata articolata in 5 punti: comportamenti
tipici della II° serata; percezione/vissuti della II° serata; logiche di fruizione; percezione dell’offerta; analisi del
Maurizio Costanzo Show. E’ un lavoro volto a indagare le motivazioni profonde alla base delle scelte di consumo,
inaccessibili tramite questionari standardizzati.
♦ Life Online: intervista on line presenta caratteri diversi: non si può essere certi dell’identità dell’intervistato e non
sono osservabili gli elementi non verbali che nella comunicazione mediata dal computer (CMC) sono espressi dalle
emoctions (faccine) = comunque un’info intenzionale, non lasciata trasparire. Vi sono anche aspetti positivi: risparmio
tempo/costi e il sogg. è in un contesto “familiare” => senso di sicurezza.
Condurre l’intervista, trattare i dati: aspetti didattici
♠ Costruzione del testo: avere ben chiari gli obiettivi della ricerca, la domanda cognitiva a cui si vuole rispondere. Se
il testo è:

11
-Questionario → formulazione deve tener conto delle modalità di somministrazione, del tempo a disposizione, della
padronanza di lingua. Si dovrà poi decidere la struttura e l’ordine delle domande, il tipo di risposta (chiuse,
precodificate, aperte). Le domande devono essere chiare concrete, evitando doppi formulazioni, ambiguità e
influenze. E’ opportuno effettuare una prima stesura (pretest) da sottoporre a un piccolo campione x individuare
imperfezioni, carenze.
-Traccia x l’intervista → usata dal ricercatore => non particolare attenzione al linguaggio; tuttavia dovrà essere
completa (toccare tutti i punti che interessano). E’ bene che il ricercatore se ne impadronisca => sia in grado di gestirla
con flessibilità ed esaustività.
Nell’intervista non strutturata, il ricercatore ha una funzione maieutica: fornisce uno stimolo iniziale, aiutando
l’intervistato ad accedere alla propria verità.
♠ Contatto con l’intervistato e strategie di conduzione → Instaurare/curare una relazione positiva fin da subito,
individuando la forma e le modalità contenutistiche + opportune x richiedere l’incontro. Nella conduzione il ricecatore
deve porsi in un atteggiamento di ascolto e parlare il meno possibile, evitando commenti di
approvazione/disapprovazione (verbali e non) sulle risposte, astenendosi dal dare spiegazioni che potrebbero
influenzare l’intervistato. Il ricercatore alle prime armi non deve avere timori; deve cercare di trovare il suo stile,
essere se stessi e il + naturali possibile, attenti ma non ansiosi, aperti ma non concentrati.
♠ Trascrizione e analisi della documentazione empirica → Materiale in forma audio => trascrizione fedele,
riportando anche le domande e gli interventi dell’intervistatore e annotando le espressioni non verbali. Conclusa la
raccolta delle info, nell’ analisi quantitativa occorre operare una riduzione dei dati (=codificare i dati raccolti,
individuare variabili e loro correlazioni); nelle ricerche qualitative, l’analisi è centrata sulle persone, i risultati
vengono presentati in forma narrativa, riportando brani tratti dalle interviste, alternati a riflessioni del ricercatore, con
lo scopo di esemplificare/confermare quanto tratto.
♠ Validità → questionario/intervista validi se con essi, il ricercatore rileva quello che effettivamente intendeva
rilevare e non altro. Attendibilità → questionario risulta + o – attendibile a seconda della situazione di compilazione
(presenza/assenza ricercatore) e dei contenuti affrontati: la situazione in presenza può ridurre l’attendibilità quando
vengono trattate questione personali o relative a opinioni su cui può intervenire il desiderio di dare risposte
socialmente accettabili o ritenute attese. inoltre, possono verificarsi errori di interpretazione delle risposte da parte del
ricercatore.
CAP 10: DARE LA PAROLA ALL’INTERAZIONE DEL GRUPPO: FOCUS GROUP (Ilaria Marchetti)
Considerazioni preliminari:
♣ spiegazione/comprensione dei fenomeni passa attraverso lo scambio dialogico => frutto di un processo collettivo
che produce “conoscenze plausibili” = interpretazioni della realtà non assolute;
♣ focus group = strumento di raccolta dati che permette di porre l’attenzione non solo sui contenuti della discussione,
ma anche alle interazioni dei membri del gruppo = ha particolare rilievo come metodo di raccolta di dati inerenti a
processi di costruzione dei significati;
♣ focus group diviene rilevante grazie al cambiamento dell’idea di audience = gruppo sociale costruttore e
trasmettitore di msg. (co-costruiscono, negoziandolo, il senso del msg.).
FOCUS GROUP = tecnica di rilevazione, basata sulla discussione tra un gruppo di persone, alla presenza di uno o +
moderatori e focalizzata su un argomento che si vuole indagare in profondità.
Ruolo del moderatore e funzione della traccia:
Moderatore = facilitatore della comunicazione, avente il compito di condurre in modo non direttivo il dialogo dando
rilievo all’interazione fra i membri => è bene che abbia chiaro l’argomento su cui portare l’attenzione dei membri,
aiutandosi attraverso l’interiorizzazione di una traccia da seguire senza somministrarla direttamente (=> senza
interromper, imporre domande...). Nell’ultimo periodo si è introdotta la figura del recorder cui spetta la
registrazione/annotazione degli atteggiamenti/interazioni, in modo da corredare la trascrizione della discussione con
note etnografiche. Più spesso si privilegia l’omogeneità socioculturale(background ed esperienze simili tra i membri)
e la non conoscenza fra individui (facilita la libera espressione e la libertà di circolazione di opinioni).
Vantaggi e Svantaggi: non possono essere considerati in senso assoluto, ma solo in rapporto ad altre tecniche e al tipo
di ricerca => solo in relazione all’oggetto di ricerca è possibile guardare limiti e risorse. Innanzitutto, è bene
individuare gli ambiti più idonei dell’uso di focus group:
 studio di atteggiamenti/esperienze delle persone su alcuni argomenti
 analisi dei processi di costruzione della conoscenza, idee...
 esplorazione delle diverse posizioni degli individui su un dato argomento
►In generale è adatto nella rilevazione che sta a metà tra l’accesso delle info in un contesto naturale (osservazione) e
il bisogno di raccogliere dati su argomenti specifici (intervista strutturata).
Interazione vantaggi/svantaggi → vantaggio + evidente = capacità di rilevare le interazioni fra gli individui
recuperando così la dimensione relazionale nella formazione di opinioni; ciò potrebbe divenir svantaggioso, nel
momento in cui il moderatore non è in grado di svolgere il suo ruolo, falsando con la sua presenza l’interazione,
12
inoltre il controllo sulla discussione risulta spesso difficile (es. può verificarsi l’effetto alone = tendenza tra i membri
ad uniformare le idee).Ulteriore vantaggio, consiste nella possibilità di raccogliere molte info in un tempo ristretto, ma
dal pdv economico (affitto sede, pagamento del moderatore, costo apparecchiature audio...) risulta svantaggioso. La
stessa elaborazione/interpretazione dei dati risulta complessa: si richiede l’individuazione di topics (= aree tematiche)
per catalogare le info. Infine, un altro svantaggio, comune a tutte le tecniche qualitative, è una < affidabiltà dei risultati
a causa del lavoro di interpretazione.
Esempi di focus group nella ricerca mediale
Lazarsfeld e Merton → (1946) proposero il focus group sotto forma di intervista di gruppo (tecnica da cui trae
origine).
I 2 ricercatori posero attenzione alle campagne di propaganda e a problemi legati alla guerra in generale. L. in una
ricerca sul gradimento delle trasmissioni radiofoniche, inserì fra le tecniche di ricerca l’intervista di gruppo e chiese a
M. di migliorare lo strumento. M. ritenne che le interviste di gruppo limitassero l’interazione fra gli individui,
circoscrivendo la spontaneità delle risposte => sperimentò la conduzione della discussione fra i membri in modo
focalizzato e non direttivo.
Morley → anni ’80 recupera il focus group dentro la communication research. Il suo lavoro si basava sul hp. che il
significato dei testi mediologici fosse costruito nell’interazione quotidiana fra le persone inserite nei gruppi sociali.
Egli costruì 29 gruppi eterogenei (differenti x età, sex...) e fece discutere i rispettivi membri in contesti non naturali =>
individuò nei gruppi processi ≠ di decodifica (dominante, negoziata, oppositiva) associabili ai diversi contesti socio-
culturali dell’audience ► posizioni sociali mediano le letture individuali => audience = insieme di raggruppamenti
culturali piuttosto che una massa di individui.
Mancini → la tecnica è continuata a trasformarsi, contaminadosi con altri strumenti di indagine => metodologia mista.
Indagine condotta tramite focus group e osservazione partecipante x individuare quanto il TG sia parte attiva delle
esperienze quotidiane. Emerse che le famiglie selezionate operavano un alto grado di selettività delle info televisive e
lo schermo era ≈ “piccolo interlocutore” => elemento attivo e integrante della situazione sociale di consumo.
Culture mediatiche delle generazioni e successo delle fiction → metodologia mista. Obiettivo = indagare relazioni
esistenti tra le identità generazionali dei sogg. e le loro modalità specifiche di fruizione. Per ognuna delle 4 fiction
furono selezionati 2 gruppi appartenenti a coorti + o – mature; i risultati mostrarono il funzionamento della memoria
mediale, l’esistenza di un pubblico differenziato x età e l’esistenza di un pubblico compatto (italianità della fiction).
Fasi di una ricerca che usa focus group:
1) Definizione obiettivo e ruolo della committenza.
2) Pianificazione: equipe panifica tappe della ricerca (tempi, spazi, persone coinvolte...).
3) Reclutamento: costruire piccoli gruppi omogenei x cultura ed esperienze e possibilmente tra loro estranei. Il
reclutamento vero e proprio può impiegare campioni già costituiti oppure lasciare spazio all’autoselezione,
somministrando un breve questionario x verificare l’eleggibilità a membro di un focus group. Stabilita sede e
data dell’incontro, il ricercatore convoca i membri descrivendo loro finalità e scopi dell’incontro.
4) Discussione: mediatore deve facilitare l’interazione, prestando attenzione al suo rapporto col gruppo e alle
dinamiche gruppali. La discussione, supportabile da varie tecniche (brainstorming, role playing...), è sempre
audioregistrata e talvolta osservata da una figura esterna = recorder. La chiusura è delicata => tempo del focus
group va dichiarato in anticipo ( fra 60 e 120 min). Al termine segue la trascrizione dell’intera discussione e la
sistemazione delle note osservative.
5) Analisi dei dati: fase complessa che prevede la costruzione di uno stralcio per aree tematiche, a cui segue il
passaggio dal materiale grezzo al materiale indicizzato e il confronto con altri pdv. Si può fare un’analisi della
conversazione, del contenuto, delle dinamiche...Il materiale sarà poi usato x la stesura del report.
6) Report di ricerca: comprensibile, chiaro. E’ possibile ricorrere a gruppi di feedback: si chiede agli intervistati
di legger il report e darne un giudizio non contenutistico, ma in merito alla chiarezza espositiva.
CAP 11: DARE LA PAROLA ALLE RAPPRESENTAZIONI DEL SOGGETTO: INTERVISTA
BIOGRAFICA (Ilaria Marchetti)
Thomas/Znaniechi → usano x la prima volta la narrazione autobiografica (1918-1920) in una ricerca sull’emigrazione
dei contadini polacchi negli USA; in questo caso la narrazione è completamente libera e dipende solo dall’ input
fornito e dalla volontà degli intervistati di raccontare la propria storia (intervistatore interagisce solo nel primo
contatto e nella fase finale di raccolta).
Atkinson → distingue l’intervista biografica in:
o racconto di vita: mira a un aspetto specifico della vita della persona => traccia prevede nell’avvio input
specifici, si chiede all’intervistato di raccontare una porzione della sua memoria => intervista si concentra
sull’argomento precisato dall’intervistatore, nonostante vi sia una bassa direttività. Input iniziale ≈ contratto
fra i 2 soggetti dell’intervista: entrambi sanno l’argomento da trattare e entrambi lasciano spazi di fuga che
completano il racconto di vita secondo il principio cardine di non direttività.

13
o storia di vita: riguarda la vita intera => traccia della storia di vita, strutturata in genere secondo una scansione
temporale (infanzia, adolescenza...). L’intervistato può partire dal punto che desidera => ha libertà di spaziare
nella memoria cogliendo, senza restrizioni, ciò che in quel momento, il suo universo di senso gli suggerisce.
NB: in entrambi i casi, sia la strutturazione che il grado di direttività non raggiungono né l’intervista strutturata, né il
questionario.
Obiettivi delle interviste autobiografiche:
o comprendere le motivazioni, i vissuti, le intenzioni, i sentimenti, le credenze del soggetto;
o studiare la collocazione di un sogg. all’interno di un contesto;
o conoscere fenomeni sociali a partire dal soggetto.
Per anni i settori indagati sono stati 2: trascorrere del tempo (generazioni, mobilità...) e marginalità (migrazione,
devianza...); dalla metà degli anni ’90 si è verificato un ampliarsi dell’uso delle interviste autobiografiche, poiché esse
permettono di rilevare la riflessività tramite cui l’individuo costruisce percorsi individuali all’interno di un contesto
sociale che fa da sfondo => attraverso la riflessività il soggetto produce significato e dà senso a ciò che fa/fece/farà.
L’intervista biografica produce senso e lo restituisce allo stesso intervistato e all’interazione fra i 2.
Oggetti della ricerca biografica: generalizzabili in 2 categorie:
o mondi sociali: si costruiscono attorno ad un’attività specifica con o senza profitto (volontariato, università,
parlamento...) => individui accomunati da un’attività; ogni mondo sociale è declinabile in modi sempre +
piccoli (es. mondo dei media può diventare “i giornalisti”). La communication research guarda ai mondi
sociali x indagine relative a gruppi di sogg. che lavorano all’interno di produzione di msg. mediatici.
o categorie di situazione: rappresentano gruppi di individui caratterizzati da stesse situazioni sociali (es. padri
divorziati, ragazze madri...); si presume che le stesse situazioni sociali generino logiche d’azioni simili che
costruiscono modelli sociali veri e propri => individui accomunati da una condizione sociale. La
communication research rivolge la sua attenzione verso gruppi di consumo.
Vantaggi/Limiti delle interviste biografiche:
o Vantaggio: permettono di dar conto dell’esperienza vissuta e della costruzione di significato operata dai
singoli su msg. (mediali) => favoriscono l’emergere dei processi di encoding e decoding = pratiche di
produzione di significato da parte dell’emittente e costruzione di significati da parte dei destinatari.
o Vantaggio: fungono da spazio in cui gli individui costruiscono il senso alle proprie esperienze che quindi,
proprio durante la narrazione assumono significato => sogg, elabora e talvolta giudica il significato delle sue
esperienze ; ad es. il carattere invasivo dei msg. mediali spesso non permettono al sogg. di pre-costruirsi idee
circa il suo rapporto coi media →esso emerge durante l’intervista.
o Svantaggio: difficoltà di ricostruire la narrazione della vita, senza lasciarsi ingannare dalla cronologia con la
quale l’intervistato la racconta (es. racconto “disordinato”) => intervistatore deve avere competenza di
garantire la visione di insieme della storia.
o Svantaggio: elevata quantità di materiale raccolto e esistenza di numerose modalità d’analisi possono essere
motivo di incertezza nell’uso dello strumento;
o Vantaggio/Svantaggio: rapporto intervistatore-intervistato: intervista biografica = processo comunicativo tra
sogg. => ricercatore entra in relazione con l’interezza della sua persona => deve esserne consapevole per non
rischiare di costruire relazioni troppo amichevoli o troppo formali; egli deve costruire un patto biografico che
consenta all’intervista di essere mirata e scientifica, pur lasciando spazio alle esigenze dell’intervistato.
Esempi di ricerche con interviste biografiche
♥ televisione nel mondo contadino: legame tra Tv e cambiamento della cultura lucana è risultato labile: cultura
contadina fu modificata dal processo di costante industrializzazione, piuttosto che dal medium catodico; Tv assunse
sopratutto un ruolo di svago nel tempo libero concesso dalla mutazione del sistema lavorativo.
♥ tecnologia al femminile: indagine circa rapporto genere ♀ e tecnologia attraverso una ricerca sull’uso del
videoregistratore; emerse una relazione poco fluida, non estesa e non semplice: strumento percepito come un mezza
adatto al genere maschile, non x questioni di difficoltà d’apprendimento, ma x la posizione sociale occupata in casa.
♥ Tv e cinema in 2 generazioni: indagine x comprendere come il consumo dei media diventi risorsa identitaria e
sociale, soprattutto nella costruzione di un’identità italiana. Rispetto al passato, è emerso che oggi quanto trasmesso
dai media non attiva processi di riflessione e riconoscimento che preserverebbero da processi di oblio => Tv è passata
da strumento di rafforzo della memoria a mezzo x divertirsi => conservazione identità italiana risulta oggi affidata a
un meccanismo inerziale a causa dell’ “incapacità” di ricordare.
♥ Generazioni e memorie mediali: Obiettivo = ricostruire funzioni sociali dei media e tipo di consumo del pubblico e
al contempo verificare legami fra prodotti mediali, memoria dei sogg. e processi di costruzione dell’identità. Dalla
ricerca, è emerso ancora una volta, un’ audience attiva: pubblico pare selezionare i contenuti; inoltre il prodotto
televisivo entra nelle biografie dei sogg. e li aiuta nella costruzione dell’identità, supportata dalla definizione di
modelli di sé proposti dalla TV.

14
Fasi dell’indagine:
o disegno della ricerca e costruzione traccia: disegno preceduto da raccolta di letteratura sul tema in modo da
meglio definire l’ogg. di indagine; sarà poi stesa luna prima bozza della traccia da rivedere in base alle prime
somministrazioni e in base al tipo di risultati. In sé la traccia costituisce l’articolazione progressiva delle
categorie utili alla lettura del fenomeno studiato, rappresentando l’ “ossatura” dell’analisi. La bassa direttività
la rende flessibile e aperta (è presto modificata) e nascosta e interiorizzata dall’intervistatore (non appare
nella forma stabilita, ma emerge nell’interazione); non sempre viene esaurita: è la capacità dell’intervistatore
nel gestire la narrazione in modo da toccare il > N di argomenti previsti;
o scelta del campione: la scelta pone attenzione alla rappresentatività sociale = capacità del campione di
rappresentare modi e forme della socialità e del vivere associato => scelta aperta e flessibile: dimensione del
campione in relazione all’emergere di temi rilevanti da affrontare; la selezione continua fino a che non si
raggiunge il punto di saturazione (= punto che equivale alla rappresentatività del campione standard) tale
situazione si raggiunge in 2 casi:
 equipe di ricerca sia accorge dell’impossibilità di apprendere nuove info pur intervistando altri sogg,;
 equipe di ricerca sente di avere materiale sufficiente x costruire il modello interpretativo;
o Narrazione e Ascolto: patto biografico definisce alcuni accordi inerenti alla durata
dell’intervista e la spiegazione delle modalità attraverso cui essa si svolgerà; il ricercatore mette in atto quanto
interiorizzato della traccia: dopo una prima consegna, egli non deve porre domande dirette, ma seguire la
narrazione, rinforzando gli aspetti che lo interessano => narrazione libera e al contempo orientata; l’orientarsi
si costruisce nell’interazione: è nell’interazione infatti che si costruisce il patto che limita e orienta la
narrazione. E’ necessario che tra i 2 ci sia un clima di ascolto reciproco, di concordanza e di intesa.
o trascrizione dell’intervista: 2 modalità: a temi (selezione delle parti dell’intervista interessanti
x la ricerca; consente di risparmiare tempo) e integrale (narrazione trascritta integralmente, inserendo
annotazioni circa elementi verbali e non del soggetto => preserva dal pericolo di perdere elementi)
o Analisi e stesura del report: le interviste biografiche sono passibili di molteplici modalità di
analisi: ricercatore può scegliere in conformità dell’obiettivo. Si individuano però delle indicazioni generali:
a. opportunità di integrare + tecniche di analisi x limitare la perdita/cattiva gestione delle info;
b. possibilità di estendere fase d’analisi durante tutta l’indagine x modificare in itinere il modello d’analisi e la
traccia;
c. necessità di condurre lo studio della singola narrazione comparando quest’ultima agli altri racconti
Anche x quanto riguarda la stesura del report esistono + modelli (es. narrare percorso dai processi iniziali fino al
raggiungimento del modello interpretativo; racconto storico; dal generale al particolare...).

15

Potrebbero piacerti anche