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CLIL LEZIONE DEL 12/10 2021

Esistono teorie innatiste che postulano che la mente dei bambini è predisposta ad acquisire il linguaggio,
contiene già le strutture o i meccanismi di base

Teorie emergentiste: la mente dei bambini è tabula rasa: imparano utilizzando metodi statistici e in
funzione dei loro bisogno

Le cose più frequenti le acquisiscono prima in funzione dei loro bisogni. Le teorie emergentiste si possono
dividere in teorie cognitiviste che guardano ai processi mentali e le teorie ambientaliste.

Possiamo dividere secondo due caratteristiche, da un lato la visione innatista contro la visione non innatista
e poi alcune teorie pensano che nel cervello esistano dei processi dedicati alla lingua e alla sua acquisizione
contro altre posizioni che pensano che la capacità di fare lingua si trovino negli posti in cui si sviluppano
altre facoltà come quella motoria, quindi il linguaggio nel cervello non ha nessun dominio particolare

Generativismo: approccio di Chomsky

Le teorie ambientaliste presuppongono un non-generativismo.

GLI APPROCCI INNATISTI: IL GENERATIVISMO

Per l’innatismo il punto principale è il concetto di povertà dello stimolo, come è possibile acquisire un
oggetto che se il bambino non fosse predisposto sarebbe necessario? Chomsky osserva che la povertà dello
stimo è caratterizzato dall’evidenza positiva ridotta. In più c’è anche l’evidenza negativa, cioè le prove
esplicite che qualcosa non si può dire, il bambino inglese quando sente i genitori usare il soggetto non ha
una prova diretta che i soggetti nulli non vanno usare in inglese, i genitori non dicono “non devi tralasciare
lil soggetto”, il bambino si basa solo su cosa c’è o cosa sente quindi abbiamo solo l’evidenza positiva.
Secondo c. gli uomini nascono con il LAD che contiene una grammatica univerale, ciò competenze
linguistiche su cui noi basiamo le nostre conoscenze e grazie alla quale acquisiamo la lingua del nostro
ambiente. La grammatica universale è composta da principi e parametri

Il lad contiene la GU composta da principi e parametri

Principi : struttura portante del linguaggio, immutabili e uguali per tutti. Tutte le frasi di tutte le lingue
devono avere soggetto o predicato, non esistono lingue dove il soggetto non c’è. Un altro principio: la
sintassi lavora guardando ai costituenti e non alle singole parole, la dimostrazione dell’innatezza dei principi
è data dal fatto che esistono categorie universali, cioè tutte le lingue del mondo hanno soggetti, aggettivi,
quindi sono innate, il bambino nasce già con il concetto di verbo, ha un’intuizione sul fatto che esistono
verbi, ecc.. la ricorsività ad esempio, io posso aggiungere nuovi elementi in una frase in maniera implicita
“Maria pensa che luca dice che cazzo ne so …” aggiungo sempre nuove subordinate. I parametri: sono ciò
che cambia nella lingua, per esempio il soggetto nullo, in italiano questo parametro è attivo, esistono altre
lingue in cui il parametro è impostato su no (inglese, francese, tedesco). Quando si acquisisce la L1 è fissare
i parametri, che non sono ancora impostati, il bambino capisce dopo un determinato tempo che l’inglese è
a soggetto obbligatorio mentre l’italiano no. I parametri sono già presenti nella grammatica universale,
sono innati, non devono essere creati dal bambino, come se fossero dei parametri, il bambino sa quali
parametri esistono, sa che non sono fissati e quindi nell’input cerca indizi per capire come i parametri
vengono fissati, quindi il bambino l’input che riceve lo elabora e quando avrà ricevuto abbastanza input lo
fissa nella maniera che ha dedotto dall’input che ha ricevuto, i bambini fissano i parametri da soli ignorando
indicazioni o correzioni degli adulti, che non hanno presa sui bambini. Nei primi anni di vita ignorano tutto
ciò che i genitori dicono sulla lingua.
il bambino non è in grado di correggersi in maniera esplicita, egli ha un approccio implicito alla lingua.
Quindi per lui è come se fosse un esercizio qualsiasi non legato alla realtà linguistica, è solo una sequenza di
parole.

Il bambino non è impostato per correggersi, ma per desumere regole dall’input, queste regole possono
essere sbagliate, ma sarà lui stesso che quando passerà ad una fase ling. Successiva in cui sarà capace di
distinguere le parti grammaticali, senza rendersi conto, il bambino parlerà correttamente.

TEORIE COGNITIVO FUNZIONALI

Cognitivo fa riferimento al fatto che ci si concentra sulle basi neurologiche e si guarda alle procedure
seguite dalla mente, sono funzionali perché la funzionalità comunicativa, il fatto che la lingua serva ad una
funzione, di comunicare i propri bisogni all’adulto, sia funzionale ad un bisogno

I concetti chiave:

frequenza e statistica: riprendono la psicologia degli anni 50, le singole parole e le combinazioni di parole
vengono acquisite prima

meccanismi cognitivi generali: che vanno al di là della lingua

ruolo primario della memoria procedurale

non c’è innatismo, ma apprendimento distribuzionale: i bambini prestano attenzione ai pattern di co-
occorrenza di certi tratti, i bambini notano che i nomi che finiscono in a occorrono insieme aggettivi che
finiscono in a “casa nuova”, “macchina rossa”. Quindi notano che occorrono spesso.

Ci sono vari approcci a livello delle teorie cognitivo funzionali

Approcci funzionalisti: si sottolinea che il bambino ottiene certe frasi per uno scopo, per esempio per
ottenere da mangiare

Approcci connettivisti (connessionisti) in cui l’acquisizione è vista come creazione di percorsi neuronali

Ciò avviene grazie alla formazione di pattern associativi piuttosto che sullo stabilire di regole (es : mela +
rossa) capisce che questi due si trovano spesso insieme e c’è un legame tra i 2 elementi

Approcci costruttivisti: i bambini prima imparano le strutture di singole parole, poi di sintagmi, o brevi frasi
organizzate intorno a singole parole e gradualmente accrescendo l’ampiezza delle strutture.

RIASSUMIAMO LE TEORIE

Punti critici: in generale l’acquisizione è qualcosa di automatico, la lingua è funzionale, ma a livello della
struttura ignorano degli elementi chiave il primo caso è non tengono conto del fatto che un parlante
riconosce la struttura dei costituenti, se ho una frase come Mario mangia la mela, io posso dire La mela
mangia mario ma non posso dire Mela mangio Mario. Non posso spostare solo la parola mela ma tutto il
costituente, quindi “la mela” articolo + mela. Questo si può fare solo sapendo che le frasi si costituiscono in
costituenti, ma loro vedono le combinazioni di parole come blocchi che non hanno valore di costituenti.

Altro elemento è la dipendenza dalla struttura, caratteristica della lingua, cioè se io dico “ il ragazzo di maria
è alto” non posso dire “è alta”. In questa struttura alto dipende dal costituente “il ragazzo di Maria”. Noi
possiamo anche non saperlo e possiamo pensare che sia corretto dire “il ragazzo di Maria è alta” perché
l’elemento più vicino all’aggettivo è Maria, femminile. Le teorie cognitive non tengono conto di questo.
Quello che conta non è la vicinanza strutturale ma la struttura che c’è sotto, cioè la testa del sintagma
nominale che è il costituente.

TEORIE AMBIENTALISTE

Guardano alla lingua come elemento culturale, il bambino viene visto non tanto come imposto ad input, ma
coinvolto, il fattore chiave è la socializzazione, l’input che viene a livello di società. Si pongono in antitesi
all’innatismo perché non basta l’esposizione alla lingua perché il bambino non ha un lad, ma lo fa imparare
il fatto che il bambino venga esposto alla società, così come impara altri oggetti culturali impara anche la
lingua. Riducono l’argomento della povertà dello stimolo, perché non è vero, dicono che il bambino ha
molto input e il baby talk è fatto apposta per aiutare i bambini ad acquisire.

Punti problematici: esistono culture senza baby talk, ma i bambini apprendono lo stesso. Il fatto che il
baby-talk sia assente, è un controsenso. Esso non è indispensabile perché in alcune culture non esiste e i
bambini apprendono lo stesso.

Lingua vista come cultura: ciò implica che le varie lingue sono prodotto della cultura, come lo sono i canti e i
costumi popolari, se fosse così non ci aspetteremmo l’esistenza degli universali perché ogni cultura è
indipendente, perché dovrebbero esistere deli universali che includono eschimese ed italiano? Che
inglobano tutte le lingue del mondo?

APPROCCI TEORICI SULL’APPRENDIMENTO DI L2

1 MODELLI INNATISTI

2 MODELLI COGNITIVO- FUNZIONALISTI

3 MODELLI AMBIENTALISTI

4 MODELLI INTEGRATI

Gli stessi modelli che abbiamo nella L1 li abbiamo nella L2.

Tutti gli approcci si concentrano sulle prime fasi di apprendimento, quindi studi sull’evoluzione linguistica o
si concentrano sul risultato finale, e si fanno dei test a persone che hanno concluso il loro percorso di studi.
Non ci sono studi specifici che guardino al periodo intermedio, si guarda solo ad inizio e fine

Modelli innatisti: LA GU e LA L2

GU: concetto chiave. In L1 abbiamo la grammatica universale con principi e parametri che è innata in noi, e
ci facilita quando dobbiamo imparare una lingua, ci sono cose che sappiamo a livello implicito e intuitivo.

Una domanda che si sono fatti i modelli innatisti è se la grammatica universale è accessibile in L2. Un adulto
che va in corso di inglese può far riferimento ai principi a cui ha fatto riferimento quando ha imparato la L1?

La prima teoria è che c’è una piena accessibilità alla GU anche da adulti, in modo spontaneo sappiamo quali
sono gli universali linguistici e quali sono i parametri da sistemare

Teorie secondo cui c’è un’accessibilità parziale

Terza ipotesi: non abbiamo alcuna accessibilità alla GU.

Tutte le teorie si legano alle ipotesi dei periodi critici, secondo alcuni studiosi ci sono periodi critici, alcuni
dicono che non esistono periodi critici e questa ultima ipotesi si sposa con la prima teoria.
Modelli innatisti

Quando apprende una L2 il parlante deve riposizionare i parametri. È possibile riposizionare i parametri in
questo modo? Anche gli studi che supportano la GU in L2 dimostrano che i parlanti hanno maggiore
accessibilità ai principi, possiamo beneficiare del fatto che ogni frase deve avere un soggetto e un
predicato, ma abbiamo una minore accessibilità ai parametri, visti come rigidi, non possono essere
resettati, e in L2 devo usare una soluzione diversa, quindi devo utilizzare risorse cognitive diverse e questo
mi porta a fare più fatica in L2 piuttosto che in L1.

Il modello del Monitor : Krashen (1985) propone la teoria che comprende i vari fattori in gioco, linguistici
ed extralinguistici

Dimentichiamo la desinenza, a volte ci autocorreggiamo e altre volte no, il monitor controlla cosa viene
detto, il monitor si po' attivare prima che parliamo, ma anche dopo che abbiamo cominciato la frase
possiamo correggerci, il monitor è la parte razionale che conosce le regole e va a controllare se quello che
diciamo corrisponde alle regole. Quindi il filtro attraverso cui passa l’input, attività implicita, ??? il
filtro può essere totale, l’organizzatore è implicito, e poi il monitor esplicito

Se siamo nervosi o ansiosi il filtro si alza e lascia passare meno input, se ci sentiamo a nostro agio passa più
input, l’input entra nella mente attraverso il filtro, l’input che passa viene chiamato intake, l’intake passa
all’organizzatore che può essere visto come il sistema centrale del pc, che elabora l’intake e ne desume le
regole, (apprendimento spontaneo) l’organizzatore identifica le regole della lingua. Quando pronunciamo
una frase si passa dal monitor, la nostra coscienza esplicita che controlla cosa diciamo, il monitor spesso
arriva tardi quindi il monitor si può attivare prima che parliamo, prima di dirlo pensiamo se va bene ed è
attivo anche dopo che produciamo la frase, quindi il monitor è la parte razionale che conosce le regole

Quindi:

1 prima il filtro attraverso cui passa l’input, attività implicita, noi non ci rendiamo conto del filtro in sé, non
ci rendiamo di come agisce il filtro e cosa ci sta bloccando. Nei casi estremi il filtro può essere totale, non
lascia passare nulla

2 l’organizzatore rielabora l’intake, implicito perché l’elemento che lavora in maniera implicita alla lingua

3 monitor esplicito
I fattori che influenzano:

personalità, l’età che ci rende più o meno elastici, un altro elemento di affluenza è la prima lingua, a
seconda della L1 il processo di apprendimento può essere più o meno rapido, se le lingue sono simili può
essere più rapido

l’output è ciò che dice l’apprendente. Il filtro affettivo blocca in maniera parziale l’input, un po’ di filtro c’è
sempre perché non è possibile cogliere tutto. Questo input che si coglie è intake.

L’organizzatore è inconscio che è legato al lad, elabora l’input per creare la competenza in L2 e
l’organizzatore può essere responsabile di errori come analogie, omissioni di articoli visti come meno
importanti ecc..

Infine abbiamo il monitor che è conscio, deriva dallo studio, dalla conoscenza, e si vede nelle autocorrezioni
o prima ancora di parlare o dopo aver parlato. Il monitor è l’unica parte di cui possiamo renderci conto, la
forza dipende da vari fattori, l’attenzione alla forma, l’età ec…

Il monitor di per sé non risente del grado di istruzione, è una conoscenza esplicita ma non è legato al grado
di istruzione, ma da quanta conoscenza esplicita abbiamo delle regole della lingua.

Krashen sottolinea altri fattori, formula 5 ipotesi per l’apprendimento efficace, mentre il modello del
monitor descriveva, queste ipotesi servono a rendere più efficace.

1 ipotesi: esiste differenza tra acquisizione e apprendimento e dopo il periodo critico c’è un accesso limitato
della grammatica universale, possiamo accedere ai principi ma non ai parametri.

2 ipotesi: esiste un ordine naturale, le strutture della L2 si acquisiscono secondo un ordine rigido che non
dipende dall’insegnamento ma dalle fasi mentali attraverso cui noi passiamo quando acquisiamo una L2.
Per esempio il passato si apprende prima del congiuntivo, questo ordine è valido per tutti. Bisogna seguire
quindi un ordine naturale.

3 ipotesi: esiste un monitor che si attiva ogni volta che ci si concentra sulla forma,

4 input comprensibile: l’input non deve essere troppo complesso. Se abbiamo apprendenti di livello A2 noi
dobbiamo offrire un input alla loro portata, non posso parlare in italiano complesso. Quindi l’input non
troppo complesso, ma nemmeno basato solo su ciò che sanno già gli apprendenti, quindi leggermente più
complesso del livello posseduto. Quindi nel mio input devo mettere tutto ciò che sanno già e aggiungere un
elemento nuovo che può essere un nuovo tempo verbale, un nuovo tipo di nome, ma una sola, una alla
volta, perché senno si richiede troppo sforzo e non apprenderà nulla di nuovo per troppe cose nuove. La
regola fondamentale dell’input è espressa con la formula i+1 : input + un tratto nuovo. Non possiamo
offrire i+7 o i+5, sarebbe troppo. L’ultima ipotesi è del filtro affettivo, in classe non va bene avere un clima
minaccioso o di tensione, ma renderlo tranquillo e comprensivo. Nonostante la teoria abbia 35 anni nel
complesso si tratta della teoria più ampia e omnicomprensiva sull’apprendimento di l2

Il vero apprendimento è spontaneo, quello guidato è aggiungere qualcosa ad un processo che è spontaneo
e già in atto.

MODELLI COGNITIVO-FUNZIONALI

Come per la L1 i modelli cognitivo funzionali hanno vari approcci. In comune hanno il rifiuto di presupposti
innatisti, se non c’è l’innatismo della L1 a maggior ragione non c’è nella L2 e poi hanno una prospettiva
interazionista, interazione tra fattori ambientali e interni al singolo individuo cioè neurologici.

Apprendere una L2 è come apprendere altri tipi di conoscenza, l’apprendimento di L2 richiede delle
operazioni cognitive generali che si trovano quando si apprende a sciare per esempio. Uno dei grandi nomi
della teoria cognitivo funz. Ellis dice che apprendere una L2 è come memorizzare la lista della spesa, quindi
memorizzazione esplicita di regole che troviamo nell’input.

ALCUNI APPROCCI

Sottolineano il ruolo della memoria dichiarativa, cercano di arrivare alla procedura di automatizzazione, lo
scopo deve essere di spostare tutto nella memoria implicita, modello della processabilità, più qualcosa è
facile da processare, più sarà facile da apprendere. Tra i vari approcci ci sono quelli costruttivisti, secondo
loro all’inizio si apprendono le formule, quando un apprendente sta vivendo un apprendimento spontaneo
di L2 apprende formule tipo “mi chiamo” di cui non ha idea del significato delle singole parole, le impara
come blocco unico, unico concetto che il parlante non divide in verbo e pronome. Con il tempo poi “mi
chiamo” viene visto come due elementi.

Fattori di apprendimento della L2

Ci sono fattori che ci influenzano, ognuno di noi è influenzato, questi fattori sono di tipo linguistico ed
extralinguistico, tutti influenzano l’apprendimento della L2, tra i fattori linguistici troviamo:

1 gli universali linguistici e la marcatezza

Il nostro apprendimento è infl. Dal fatto che esistono universali ling. E dal fatto che esistono cose più
marcate che richiedono più tempo per l’apprendente, l’affricata tz è più difficile da apprendere in tutte le
lingue in cui compare, non solo in italiano. (fattori per qualsiasi lingua, identico a tutte le lingue)

2 caratteristiche formali e strutturali della L2: di una lingua impariamo prima le caratteristiche salienti e
ricorrenti, cioè più in evidenza, gli elementi più rari o periferici si apprendono più tardi. Es: prima le forme
regolari, poi le forme irregolari, perché le prime sono più ricorrenti, l’indicativo prima del congiuntivo, il
congiuntivo è più raro, questi elementi si apprendono dopo. Questo fattore dipende dal tipo di L2. Alcuni
elementi possono essere appresi prima di altri, ma dipende dalle caratteristiche salienti e ricorrenti di una
lingua.

3 la nostra L1 e altre L2 che noi conosciamo, esse possono essere causa di transfer o interferenza che
possono riguardare tutti i livelli linguistici, questi fenomeni possono essere sia positivi che negativi

Transfer: parlante nativo “nosotros espectamos a todos” in italiano dice “noi rispettiamo a tutti”.

Transfer positivo: parlante siciliano “a tia un ti vitti” in spagnolo “ a ti non te vi” è una struttura corretta, sia
spagnolo che siciliano hanno oggetto preposizionale, quindi abbiamo un tr. Positivo

Il transfer e l’interferenza persistono fino a livelli più alti, la fonetica è dove l’interferenza è forte, poi
lessico, poi morfosintassi e infine morfologia dove c’è meno transfer o interferenza.

Fattori extralinguistici:

1 fattori individuali : età, fattori affettivi (motivazione, ansietà),

fattori di tipo cognitivo e psicosociale (memoria, attitudine alle lingue) stili di apprendimento, chi preferisce
desumere le regole dalle frasi, ci sono alunni che hanno una predominanza dell’area destra o sinistra del
cervello, chi preferisce un approccio analitico o olistico, stile dipendente o indipendente dal campo, chi ha
una memoria visiva o uditiva e le strategie di apprendimento
2 fattori sociali.

Ci sono fattori extralinguistici di tipo sociale e contestuale

La distanza sociale tra un gruppo, tipo gli emigrati in un paese, italiani a Londra ad esempio, incide
sull’apprendimento dell’inglese, necessità di integrarsi

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