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Bisogna fare una distinzione tra impatto ambientale e aspetto ambientale (similare alla
distinzione tra rischio-probabilità e pericolo-manifestazione), in quanto si può agire solo
sugli aspetti che permettono di spostarsi dal concetto di salvaguardia (limitante e mai
definitivo perché non si può avere un ambiente incontaminato) a quello di gestione
dell’ambiente, cercando di trasformalo da vincolo ad opportunità.
Per aspetto ambientale si intende ogni elemento di una attività, prodotto o servizio di una
organizzazione che può interagire con l’ambiente. L’impatto ambientale si riferisce a
qualsiasi modificazione dell’ambiente negativa o benefica, totale o parziale, conseguente
ad attività, prodotti o servizi di un’organizzazione. Un aspetto ambientale è significativo
quando causa o può causare un impatto ambientale significativo.
Nel 1992 fu introdotto il turismo, per la prima volta, nelle politiche ambientali ->
attraverso delle sanzioni (chi sporca e inquina paga), ma per il rapporto multimodale ciò
non risolve la possibile destabilizzazione dell’ambiente (il mare si può comunque sporcare
ed il turista, di conseguenza, è portato a cambiare la località di destinazione). Pertanto,
considerando che i valori soglia imposti si limitano ad attenuare la situazione non
fornendo una soluzione, si è passati dalla logica ‘chi inquina paga’ alla logica ‘prevenire è
meglio che curare’. Invece che pagare per tutelare l’ambiente si investe allo scopo di
prevenire che si verifichino tali problemi ambientali.
‘Pensa globalmente, agisci localmente’: si ha un sostanziale cambio di mentalità dei
soggetti che producono sia meno inquinamento che meno costi in una logica di medio e
lungo periodo.
È uno strumento di tipo volontario: la logica di prevenzione spinge verso il miglioramento
continuo tramite la competizione nel sistema ambientale, inteso adesso come un fattore di
vantaggio economico (nel rapporto anche tra free rider e follower); rappresenta una
variabile strategica etica.
Tale sistema di gestione a responsabilità degli operatori del settore gode di opportuni
strumenti economici che mantengono l’attività turistica all’interno del mercato di
riferimento; ovviamente è previsto anche un sistema normativo che può essere preso in
considerazione dagli operatori.
Il cambio di mentalità viene incentivato dallo Stato attraverso una parte di denaro (per la
tutela dell’ambiente), ovvero dei fondi vincolati a svolgere determinate attività (l’80%
delle iniziative nasce grazie a questa modalità).
Lo strumento economico riesce a darci una VISION e le varie MISSION per raggiungerla in
una logica di lungo periodo: ovvero ciò che può sembrare un costo attuale potrà
trasformarsi in un futuro guadagno (attività che si ricollega all’approccio dello sviluppo
sostenibile ambientale).
Si attua il principio della gestione e prevenzione equiparando l’attività umana all’attività
naturale, tendendo ad un sistema circolare che permetta di mantenere lo sviluppo in
sostenibilità.
Nell’economia della gestione d’impresa, la Vision aziendale indica una sorta di vera e
propria proiezione dello scenario immaginato dall’imprenditore nel futuro. Uno scenario
basato su valori, ideali ed aspirazioni della persona da trasmettere in modo paritetico
all’attività commerciale, fornendo l’esatta anticipazione ideologica di elementi quali:
La sua struttura interna ed esterna;
I mercati da abbracciare;
I prodotti-servizi da offrire;
Le manovre da adottare per raggiungere il successo;
Gli obiettivi.
Per rendere la vision aziendale davvero efficace, questa deve essere specificata, esplicata
e, soprattutto, condivisa con i vari livelli dell’intera organizzazione, facendo comprendere
alle singole risorse del team dove effettivamente si voglia fare arrivare l’impresa nel corso
del tempo.
La Mission aziendale, invece, detiene l’onere di trasformare i concetti astratti proposti
dalla stessa vision in qualcosa di concreto e capace di dare un ruolo effettivo all’impresa.
In poche parole, è come se la mission (che quindi rappresenta il sentiero da seguire per
realizzare la vision), servisse a stabilire le risorse da adoperare al fine di raggiungere
determinati obiettivi fissati all’inizio. Chiaramente, affinché questi due elementi (vision e
mission) possano dare degli effettivi riscontri, devono sempre procedere di pari passo.
Oltre a ciò va poi anche detto che la mission (rispetto alla vision) ha la facoltà di mostrare
con maggiore evidenza le modalità per arrivare ai risultati stabiliti, focalizzandosi in modo
più accentuato sul presente e fornendo un buon piano operativo contenente le azioni da
svolgere giorno per giorno.
Nello spiegare come raggiungere la vision, la mission deve necessariamente spiccare per
chiarezza e sinteticità. Al suo interno vanno poi sempre inseriti elementi come:
La storia dell’impresa;
Il motivo della sua esistenza;
Il target di utenti;
I valori che guidano l’azione;
Gli strumenti da utilizzare;
I bisogni a cui rispondere;
Le preferenze della proprietà;
Le risorse disponibili;
Le differenze con la concorrenza.
ECOLOGIA INDUSTRIALE: Life Cycle Assessment, o Analisi del ciclo di vita, mira a
quantificare gli impatti ambientali legati ad un particolare prodotto in tutte le fasi del ciclo
di vita, dall'estrazione delle materie prime, alla produzione di tutti i componenti, dal
trasporto all'uso finale, fino allo scarto.
Si passa da un modello umano lineare ad un sistema circolare naturale (sistema imperfetto
però, perché l’uomo non riesce ad avere e produrre tutte le risorse necessarie dal solo
riutilizzo dei rifiuti); ‘dalla culla alla tomba’: L’LCA è innanzitutto una metodologia
“oggettiva” che si basa sulla valutazione degli impatti energetici ed ambientali relativi ad
un prodotto, procedura o servizio all’interno di un contesto definito a priori. L’idea alla
base di questa complessa metodologia di ricerca ambientale è, in parole povere, quella di
registrare l’intera vita di un composto o di un sistema “dalla culla fino alla tomba”. Tale
procedura quindi, comprende attività come l’estrazione e lavorazione delle materie prime,
la fabbricazione della merce, il trasporto, la distribuzione, l’utilizzo e l’eventuale riuso
dell’intero prodotto (o di sue singole parti), la raccolta, lo stoccaggio, il recupero e
(eventualmente) lo smaltimento finale dei relativi rifiuti.
Il Life Cycle Assessment, che in origine era stato sviluppato con il solo scopo di
determinare la durata massima della vita di un prodotto, viene oggi specificatamente
sfruttato per la comparazione degli effetti ambientali di due o più prodotti diversi, di
gruppi di prodotti, di sistemi e procedure, oltre a fornire il supporto necessario
all’individuazione di eventuali carenze ambientali nelle merci e nei servizi definendo, in
seconda battuta, strategie utili al miglioramento della loro eco-compatibilità.
Tra i vantaggi derivanti dall’utilizzo di questa procedura, vi è quindi la possibilità di favorire
una sana concorrenzialità tra le aziende produttrici che aderiscono alla “certificazione
LCA” delle loro merci e che, grazie alla trasparenza e alla tracciabilità dei loro aspetti
ambientali riescono a migliorare progressivamente le strategie di marketing nel rapporto
diretto con i consumatori.
A partire dal 1997, la metodologia LCA è stata regolamentata al livello internazionale dalle
normative tecniche della serie “ISO 14040”.
A livello europeo invece, l’importanza strategica dell’adozione della metodologia LCA
come strumento scientificamente adatto all’identificazione di aspetti ambientali
significativi è espressa chiaramente all’interno del Libro Verde COM 2001/68/CE e della
COM 2003/302/CE sulla Politica Integrata dei Prodotti, ed è suggerita, almeno in maniera
indiretta, anche all’interno dei Regolamenti Europei: EMAS (761/2001/CE) ed ECOLABEL
1980/2000/CE.
E’ proprio partendo dalle direttive della serie ISO 14040, che il Life Cycle Assessment ha
poi potuto distinguere chiaramente quattro diverse fasi relative al suo campo di analisi e
studio, che ora andremo sinteticamente ad illustrare.
1. La prima fase, chiamata dalla ISO 14041 “Definizione di ambito e di obiettivo”:
’individuazione dei confini temporali, geografici, pratici e tecnici dove ha luogo ciascuna
delle “fasi di vita” previste
2. La seconda fase, chiamata dalla ISO 14041 “Inventario del ciclo di vita”, consiste nella
compilazione di un inventario dove i flussi di energia delle singole fasi di vita del prodotto
vengono annotati minuziosamente e dove, sarà possibile determinare con chiarezza tutti
quei flussi ad alto impatto ambientale che superano certi valori stabiliti in precedenza nei
vari sistemi di riferimento.
3. La terza fase, chiamata dalla ISO 14042 “Valutazione dell’impatto del ciclo di vita”, serve
invece per riconoscere, riassumere e quantificare i possibili effetti ambientali dei sistemi di
riferimento esaminati, nonché per fornire informazioni essenziali per le interpretazioni
successive che vengono poi realizzate nel successivo quarto passaggio.
4. La quarta ed ultima fase infine, chiamata dalla ISO 14043 “Interpretazione dei risultati”,
ha come obiettivo l’analisi dei risultati ottenuti, nonché la spiegazione del significato che
essi assumono e delle restrizioni che pongono.
Beni e servizi non sono trattati allo stesso modo, cambia il concetto nella certificazione e
nella gestione (impalcatura organizzativa che ruota attorno al prodotto; si integrano servizi
al prodotto).
IPP: sistema di politica integrata di prodotto che coordina tutte le fasi successive non
sovrapponendo le attività, strutturare le varie azioni congiuntamente anche se operano, in
seguito, autonomamente.
L’approccio TRIPLE Button Line: si introducono delle variabili non tradizionali nella
gestione; iniziando a parlare di qualità, ambiente e sicurezza -> passaggio da un
atteggiamento passivo ad uno proattivo. Le nuove variabili di gestione strategica sono
interne perché il cambiamento deve iniziare da dentro (non esterne in quanto verrebbero
messe in secondo piano); sono parte integrante dell’approccio gestionale e, pertanto,
vengono gestite adeguatamente, in modo da essere considerate strategiche. Fanno parte
della visione: bisogna operare secondo un approccio proattivo in cui il sistema legislativo
rappresenta un punto di partenza e non di arrivo (in tal senso è possibile operare con un
vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza; il costo di gestione è un investimento per
il futuro).
Il Triple bottom line è un approccio basato sulla triplice dimensione dell’attività economica
di un’impresa che sottende non solo il raggiungimento del profitto, ma anche il rispetto
dei diritti dei lavoratori e della comunità, nonché la tutela dell’ambiente. Per quanto
concerne tale ultimo profilo, in particolare, il Triplice approccio propone di incorporare il
concetto di sviluppo sostenibile – sul quale ci soffermeremo a breve - nella valutazione
delle performance ambientali, attraverso indicatori e target ambientali. Si supera così il
tradizionale concetto di bottom line quale indicatore esclusivamente economico e la
tradizionale concezione di sostenibilità quale fattore prettamente ambientale.
La Commissione Europea ha definito il “Triplice approccio” come la “concezione secondo
la quale le prestazioni globali di un’impresa devono essere misurate in funzione del suo
contributo combinato alla prosperità, alla qualità dell’ambiente e al capitale sociale".
Rifacendosi a questa definizione, la sostenibilità è valutata secondo tre direttrici: quella
economica, per cui si fa riferimento alla capacità di generare ricchezza e, quindi, di
assicurare la sopravvivenza e lo sviluppo dell’impresa; quella sociale, da intendersi quale
responsabilità nei confronti dei vari soggetti interni ed esterni all’organizzazione; quella
ambientale, nel senso di attenzione all’equilibrio ecologico.
Percezione: il clienti si concentrano sul problema cercando chi è disposto a dare loro una
soluzione (i free rider agiscono con meccanismi subdoli indirizzando il mercato, come per
l’olio di palma); l’azione dettata da effetti economici cercando di orientare il mercato verso
la proposta aziendale. Il mercato deve percepire ciò che l’azienda vuole esso percepisca.
La percezione muove il successo dell’impresa che adotta la qualità e l’ambiente come
variabili strategiche (anche il prezzo).
Si agisce sui bisogni latenti (non su quelli espliciti e nemmeno sugli impliciti), che il cliente
non sa nemmeno di avere e che vengono portati in superficie dall’azienda e trasformati in
bisogni impliciti (scelta del cliente riconoscendo anche il prezzo).
Pertanto è necessario focalizzarsi sull’individuazione degli aspetti latenti e capire come
sono percepiti dal mercato -> viene indotto dal free rider attraverso una attività di
brainstorming: tecnica creativa di gruppo per far emergere idee volte alla risoluzione di un
problema (l’acquisto poi certifica il suo accoglimento nel mercato).
Nel 99% dei casi la variabile ambientale è anche latente; bisogna attuare una politica
integrata orientata alla qualità con un focus sulla comunicazione ambientale (borsa
ecopelle > borsa riciclata), facendo percepire correttamente le denominazioni senza farne
aumentare spropositatamente l’uso solo perché ‘migliori dal punto di vista ambientale’
(sono infatti vietate denominazioni come ‘detersivo amico dell’ambiente’).
La qualità può essere soggettiva solo se valutata attraverso dei parametri di misurazioni
diversi come il marchio e le funzioni.
3. DIVERSIFICAZIONE NEI MODI E NEI FLUSSI: risponde alla esigenza geografica che richiede
meno concentrazione, ovvero una diversificazione dell’offerta orientata
alla destagionalizzazione e alla creazione di nuovi eventi; ha un duplice risvolto: quello di
riempire le strutture ricettive in periodi vuoti, è quello di non intervenire con delle
politiche di prezzo ma di diversificazione (che mantengono il prezzo inalterato). *progetto
cantine aperte = integrazione territoriale di aziende vinicole con altre strutture come i
caseifici per organizzare dei percorsi degustativi (le strade del vino).
È importante: il fattore clima (ottobre, novembre); l’esclusività dell’esperienza; vocazione
turistica dove non esiste; supporto del territorio e delle istituzioni. Quando si diversifica
non bisogna preoccuparsi del flusso ma è necessario intervenire sui modi (il cliente deve
essere costantemente sedotto). È un modo per dare unicità del turismo.
Distretti e ambiti omogenei -> in quanto la sinergia orienta il mantenimento dei valori
culturali della località; è però necessario l’apporto ed il legame con le istituzioni, perché
dalla gestione complessiva del territorio deriva il successo e l’insuccesso
Il distretto turistico è un'unione di più imprese pubbliche e private che collaborano per
perseguire un unico obiettivo comune: pubblicizzare e valorizzare il territorio nel quale si
trova il distretto. All'interno di un distretto turistico si possono trovare comuni, alberghi o
altre forme di alloggio, tour operator, agenzie di viaggi, APT, ed altre forme di imprese o
aziende che operano nel settore turistico e che decidono di entrare nel distretto.
I Distretti Turistici (d. l. 13 maggio 2011, n. 70 modificato con legge 12 luglio 2011, n. 106)
sono stati istituiti con decreto del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo,
su richiesta delle imprese del settore che operano nei territori interessati, previa intesa
con le Regioni coinvolte.
La delimitazione territoriale è stata decisa da parte delle Regioni d’intesa con il MiBACT e i
Comuni interessati, previa Conferenza di servizi (obbligatoriamente indetta se richiesta da
imprese del settore turistico che operano nei medesimi territori). Ad oggi il MiBACT ha
istituito con decreto un totale di 49 distretti turistici.
Per l’integrazione del sistema, uno dei punti critici è la mancanza di dialogo, di
cooperazione e di collaborazione affinché il sistema di gestione venga condiviso è
supportato.
È, oltremodo, importante la facilità di accesso al turismo: necessaria semplicità e
potenziamento della cartellonistica; gli albergatori devono promuovere gli accordi perché
traggono un vantaggio economico che risiede nell’aumento dell’utenza (accordo
aeroporto Reggio con Caronte e tourist e alberghi).
Obiettivi: compatibilità economica, sociale ed economica; produttività di lungo periodo
(per non uscire dal mercato); orientare il mercato per creare attrattività turistica dove non
c’è.
Caratteristiche della domanda turistica: non viene intesa in modo univoco, in quanto
sistemica poiché racchiude più richieste di servizi ed esperienze che non possono essere
erogate da un’unica struttura (infatti la domanda turistica deve essere considerata
complessa per l’impossibilità di gestirla autonomamente). Pertanto bisogna interagire con
le attività/ strutture che completano l’offerta.
Analizzare la domanda è un elemento imprescindibile, poiché solo studiata
dettagliatamente permette di adeguarvi l’offerta turistica; allo stesso modo consente di
agire in ottica proattiva -> cercando di anticipare le esigenze del cliente per la sua massima
soddisfazione.
LA DOMANDA TURISTICA è l’insieme delle richieste di beni e di servizi da parte dei turisti.
Le caratteristiche fondamentali sono:
Elasticità-rigidità: L’elasticità della domanda turistica avviene quando i prodotti turistici
vengono influenzati da vari fattori quali le mode, i prezzi, le leggi. La rigidità della domanda
turistica avviene quando la richiesta di un bene non cambia al variare delle condizioni che
lo rendono disponibile.
Fungibilità: è un fenomeno che porta allo sviluppo di prodotti turistici sempre più ricercati
e diversificati.
Stagionalità: era un tempo dell’anno in cui le persone tendevano ad andare in vacanza.
Nei giorni nostri, risulta, ampliata per tutto l’anno; infatti, nei tempi passati le vacanze si
svolgevano solo nella stagione estiva. Oggi si viaggia per qualsiasi destinazione, in ogni
periodo dell’anno. Questo ha permesso agli operatori turistici, di ampliare i pacchetti
turistici, durante tutto l’anno.
L’Offerta Turistica è, invece, l’insieme di servizi che vengono proposti ai turisti per
soddisfare i propri bisogni. Il cambiamento della domanda turistica ha reso l’offerta più
flessibile e destagionalizzata. L’offerta turistica per soddisfare le varie esigenze è costretta
ad aggiornarsi con continuità. Il prodotto turistico si può classificare con dei parametri:
trasporti, ricettività e ristorazione, servizi complementari, svago, assistenza. Per trasporto
si intendono servizi di trasporto e strutture relative a questo. La ristorazione è necessaria
per garantire al turista un luogo in cui soggiornare. I servizi complementari appartengono
all’obiettivo del viaggio e a quello che il turista spera di trovare nel posto visitato. Lo svago
è una delle attrattive per attirare il maggior numero di turisti. L’assistenza serve a
qualificare i prodotti turistici e per indirizzare il turista verso una meta piuttosto che
un’altra.
IMPRESA TURISTICA
Ricadono in questo concetto tutte le attività e gli esercenti dei sistemi turistici locali
(integrazione). In orientamento alla sostenibilità, si compone di diversi subitemi
interdipendenti in cui tutte le attività sono gestite per la formazione dell’offerta turistica
(motivazione di acquisto): non solo le attività tradizionali (alberghi, ristoranti) ma anche
tutte quelle che hanno relazione con il turismo (cittadinanza d’impresa e adattamento
dell’offerta al territorio).
Art. 7 legge 29 marzo 2001, n.135 (lettura)
SISTEMA TURISTICO:
Turisti: sono gli attori essenziali del sistema (come clienti per l’azienda) e vengono
posizionati al centro del sistema (che ruota e si progetta intorno a loro); bisogna gestire
(non in mano al cliente) il sistema con un approccio diverso, ovvero spiazzando la clientela
(anche più ostile) con formazione e preparazione orientate alla gentilezza e all’umiltà. Gli
elementi utilizzati sono la customer analysis (domande poste indirettamente alla clientela
o osservazione indiretta per cogliere dei segnali sulle caratteristiche percepite più
importanti) e la customer satisfation (interpretazione dei risultati sui feedback ricevuti). Il
cliente viene messo al centro, dunque, allo scopo di:
1) Per comprendere le sue motivazioni;
2) Per un’attenta gestione;
3) Per cercare di estrapolare più informazioni possibili;
4) Per capirne la propensione al passaparola e alla fedeltà (meglio pochi clienti ma fedeli).
Servizi turistici: come l’accessibilità (la mancanza di cartellonistica è una variabile critica);
la presenza di servizi diventa la variabile critica dell’attrattività (costa romagnola meno
bella ma più ricca di servizi della nostra). Bisogna avere una logica manageriale,
rispondendo a tutte le domande:
5 W -> When, Where, Who, What, Why
1 H -> How
Logica di sistema e di controllo: gli elementi cardine del concetto di sistema sono i turisti,
il territorio e i servizi (è necessario il supporto di tutti i soggetti); sono correlati e
interdipendenti in quanto l’offerta turistica si offre così per la particolarità della domanda,
orientata ad un approccio che deriva dalla responsabilità sociale (non si può prescindere
dal concetto).
SERVIZI:
1. Realizzati direttamente dall’azienda: attrattiva tipica più gli elementi accessori (parte di
quella tipica
2. Elementi appartenenti all’ambiente interno in cui l’impresa opera
3. Informazione: rientra anche la cartellonistica
Approccio alla qualità: nella pianificazione strategica bisogna scegliere il contesto del
sistema (in quanto chi rientra come parte del prodotto turistico viene collegato ad altri
subsistemi; rapporto input-output).
Bisogna agire partendo dai bisogni del cliente (input iniziale all’entrata) che si combinano
con il sistema allo scopo di raggiungere l’output finale, ovvero la soddisfazione del cliente
(la responsabilità è in capo al soggetto che vende il prodotto).
Per alcune organizzazioni la qualità è un costo, per cui si tende ad acquistare i certificati
ISO 9001 o ISO 14001, ma è comunque necessario un approccio sistemico alla qualità
all'interno dell'organizzazione, altrimenti non si riducono i costi.
La "non qualità" di un prodotto che viene realizzato comporta costi di produzione elevati:
se io realizzo penne ma non scrivono, quindi non hanno la funzione d'uso per cui deve
essere soddisfatta l'esigenza dei consumatori la penna non mi servirà, io non la comprerò
e ne farò una cattiva pubblicità. Quindi l'idoneità all'uso, la qualità della penna non è
semplicemente la marca ma il fatto che debba scrivere. Se non so realizzare una penna che
sa scrivere sono fuori dal mercato.
Sono tantissimi i beni prodotti che non hanno le caratteristiche qualitative idonee a
soddisfare e esigenze del cliente per cui se io realizzo penne che non scrivono ho sprecato
costi per il personale (risorse umane), costi di produzione perché i macchinari hanno
funzionato, quindi tutte le materie prime usate, l'energia, ecc. Ho sostenuto costi per
realizzare prodotti inefficienti sul mercato. In più viene ad essere inficiata la mia immagine
e io non riuscirò a sopravvivere in questo mercato. Se invece fin dall'inizio vado a
monitorare il mio processo produttivo in modo tale che tutti i pezzi vengono assemblati in
modo adeguato e che il prodotto venga realizzato così come io mi sono richiesto di
realizzarlo, assisterò a una riduzione di costi. Per questo motivo si è iniziata a porre
l'attenzione sul concetto di qualità.
La qualità è fatta dalle persone: i servizi turistici presuppongono lo scambio relazionale
(empatia) e la risorsa umana diventa una variabile strategica.
Competenza: Piena capacità di orientarsi in un determinato campo.
Attitudine: Disposizione innata per certe attività, anche in quanto oggetto di valutazione ai
fini dell'orientamento professionale.
Sono molti gli approcci degli studiosi che vanno a definire i concetti e i contenuti della
qualità che può essere vista sotto differenti approcci:
Nell'approccio filosofico la Qualità è sinonimo di eccellenza connaturata ed, essendo
assoluta ed universalmente riconoscibile, non è possibile darne una definizione né può
essere analizzata, in quanto essa può essere “riconosciuta” soltanto attraverso
l'esperienza. In questo approccio la qualità ha un accezione qualitativa non quantitativa,
quindi non può essere quantificabile cosa che invece è necessaria nelle organizzazioni.
Nell'approccio fondato sul prodotto la Qualità è una variabile precisa e misurabile, in
quanto le differenze “qualitative” riflettono mere differenze “quantitative” di alcuni
attributi riferibili al prodotto oggetto di valutazione.
Approccio fondato sull’utilizzatore
Nell'approccio fondato sull'utilizzatore la Qualità va vista in maniera soggettiva e
personalistica, poiché ognuno di noi ha una diversa scala di bisogni da soddisfare (ad es c'è
chi compra la macchina solo per spostarsi e chi pretende anche un certo livello di estetica).
Evoluzione del concetto di Qualità: nel corso del tempo la qualità ha assunto un enorme
importanza infatti le organizzazioni non possono resistere in un mercato competitivo se
non danno attenzione alla qualità, intesa nella sua dimensione economica ambientale e
sociale. Ci si è resi conto che le organizzazioni sono le maggiori responsabili dei problemi di
impatto ambientale: la qualità stessa della vita è stata inficiata da queste organizzazioni
che nel tempo hanno immesso nell’atmosfera una grande quantità di rifiuti senza
preoccuparsi dei risvolti che si sarebbero verificati nel lungo periodo. Ora le organizzazioni
visto che gli stakeholders hanno iniziato a fare pressione da questo punto di vista hanno
iniziato a porre l’attenzione anche verso le problematiche ambientali.
Bisogna considerare che nel corso del tempo alle problematiche ambientali si sono
collegate anche quelle etico sociali: infatti le organizzazioni dove c’erano norme restrittive
dal punto di vista etico sociale e ambientale andavano a collocare le organizzazioni altrove
dove le norme non c’erano per avere maggiori margini di guadagno, in quanto sottostare a
delle norme restrittive vuol dire avere maggiori costi di produzione.
Quindi tener conto degli aspetti anche etico sociali ha cominciato a far sì che fosse
necessario organizzare al proprio interno dei codici etici cioè avere una maggiore
attenzione alla responsabilità sociale. I consumatori infatti avevano iniziato a non
comprare più determinati prodotti perché non erano ecosostenibili e di conseguenza ne
veniva ad essere inficiata l’immagine dell’organizzazione che doveva per forza tener conto
di queste situazioni.
Nel corso del tempo quindi la qualità ha subito un evoluzione: non solo la qualità percepita
nel prodotto realizzato ma una qualità molto più estesa (cioè etico sociale ed economica).
2. Audit di seconda parte: controllo delle attività e delle azioni di chi collabora (fornitori,
stakeholders) nella creazione dell’offerta turistica; allo scopo di comprendere se rispettino
i parametri e gli standard qualitativi. Ci si sposta, pertanto, verso una serie di elementi con
i quali l’azienda entra in contatto (si deve fare un distinguo tra le attività date in
outsourcing, esternalizzate, da quelle prodotte, erogate internamente). Bisogna
controllare selezionando a monte, in base all’attitudine, e quindi in base alla qualità -> il
servizio non si basa solo sul bisogno implicito ma anche su quelli latenti.
L’offerta economicamente più vantaggiosa va valutata nel lungo periodo e rimodulata in
orientamento del concetto di gestione ambientale (cambia la prospettiva dei prodotti e la
soluzione che, a primo impatto, sembra la migliore, in realtà non lo è).
Lungimiranza imprenditoriale nella selezione e gestione del personale
Focus sulla fase di uso dei prodotti: comparazione degli effetti e degli impatti dei vari beni
che possano essere sostitutivi; studio delle fasi del ciclo di vita.
3. Audit di terza parte: viene eseguito da un terzo allo scopo di acquisire una certificazione,
pertanto l’elemento centrale è l’indipendenza. Da ciò non può essere realizzato attraverso
le risorse interne come i primi due, poiché essi sono indirizzati alla gestione (servono
prettamente alla stessa azienda anche se si ricollegano al terzo audit)
Nei servizi, a differenza che nei prodotti, esiste lo scambio relazionale tra:
1. Soggetti che si trovano nello stato di necessità (bisogno)
2. Soggetti che sono in grado di apportare delle soluzioni allo stato di necessità.
Il primo problema è, pertanto, pensare all’esigenza di scambio relazionale e, in seguito,
cercare di comprendere il bisogno da soddisfare; da ciò ci si ricollega alla domanda poiché
essa non è univoca (il cliente domanda più cose) e l’azienda ha il compito di soddisfare più
bisogni (diretti ed indiretti) -> focus sulla comprensione delle cause (a monte) che hanno
portato al bisogno, e non sulla soluzione (a valle).
Definizione di servizio:
Lavorare a beneficio di qualcuno (modello giapponese) -> beneficio generico che può
ricadere su chiunque)
Accresce la soddisfazione del cliente (modello occidentale) -> customer satisfation intesa
come il capire la modalità con cui migliorarsi e il dove stiamo commettendo errori
(oggettivizzare qualcosa di soggettiva); leggere oltre le righe e stabilire un livello standard
su cui gestire la situazione.
Tutto quello che si riferisce al lavoro produttivo che non sia un hardware (modello
giapponese) -> ciò che è intangibile, pertanto bisogna agire sugli aspetti tangibili (criteri e
parlamentari a cui si rifà sempre il cliente anche per giudicare qualcosa di intangibile, es.
Cromoterapia); bisogna pianificare il servizio senza mettersi nei panni del cliente in quanto
il target di riferimento è molto ampio, piuttosto tangibilizzando gli aspetti caratteristici
dell’azienda attraverso il personale front-Line (hostess che incarnano rigore, sicurezza e
pulizia); in tal senso è possibile far percepire la qualità del servizio al cliente e indirizzarne
lo stato d’animo (non dimenticando la motivazione per cui ha scelto l’offerta). Bisogna
combinare le dimensioni della qualità in quanto ogni cliente utilizza, appunto, dei
parametri diversi per giudicare l’intangibilità di un servizio.
È l’insieme di benefici tangibili/intangibili che risponde a dei bisogni espliciti/impliciti
(bisogna rispondere alle 5 W + 1 H)
Comportamento umano attraverso delle attività che perseguono degli obiettivi specifici
nel raggiungimento della soddisfazione: si pone grande attenzione sul ruolo delle persone,
da cui un sistema improntato sulla qualità non può prescindere. Le persone firmano la
qualità, perché attraverso l’empatia si relazionano con i clienti trasmettendo informazioni
e stati d’animo (spesso preferiti ai self service e alle macchine automatiche)
La determinazione del costo: possono variare con riferimento a come l’offerta sia
percepita, ci si può ritorcere contro con i costi della non qualità, derivanti dalla gestione
non ottimale del disservizio-> i costi, in tal senso, non hanno confini spaziali e temporali, si
ripercuotono via media e social con tempi molto lunghi e non conoscibili.
CONCETTO MAGNITUDO: effetto della percezione legato alle attese
Positivo se lasciamo soddisfatto il cliente rispettando le attese
Negativo se rimane insoddisfatto o se l’offerta diventa qualcosa di scontato, viene meno il
fattore sorpresa
Fattore umano: la qualità è fatta dalle persone ma il personale non è mai improvvisato,
tutto deve essere schematizzato e analizzato in modo che l’azione pianificata sia
controllata in base al circolo Deming (5W + 1H). Bisogna che il personale sia
adeguatamente informato e formato.
INFORMAZIONE: è asettica e trasferisce responsabilità al cliente, informato senza
ampliarne le attese
PROMOZIONE: influenza l’acquisto, aumenta le aspettative
FORMAZIONE: punto dolente del sistema occidentale, poiché spesso poco considerato.
Deve essere sia flessibile che adattabile; agisce su competenze e attitudini, elemento
discriminante che permette un ritorno economico nel lungo periodo
Si parla di capitale umano, ha un valore, in quanto l’azienda ci investe allo scopo di far
diventare il personale una risorsa (in grado di far ritornare l’investimento). Bisogna che si
adatti anche l’erogazione del servizio in base a vari utilizzatori con cui il personale si
interfaccia -> CONTESTUALIZZAZIONE, approccio gestionale, adattando la propria politica
al luogo, riuscendo ad affrontare caso per caso, grazie alla bravura de personale
formato; dinamica di accoglimento del cliente, analizzando il mercato in cui l’attività è
svolta.
Alla formazione del personale si ricollega la gestione etica, ovvero l’assunzione di gente del
luogo, innescando la responsabilità sociale in un’ottica di cittadinanza d’impresa; devono
comunque essere formati ma garantiscono la conoscenza del luogo, aumentando le
ricadute economiche sul contesto sociale.
Significatività: dare un grado di importanza a qualcosa (es. la tipologia di cliente X = 100).
Stagionalità: sostenibilità ambientale poiché va contro l’agricoltura intensiva (meno costi
di trasporto e pesticidi chimici nel terreno).
Primariamente bisogna partire dal concetto di valore (capire a cosa da valore il Mercato,
comprendere cosa da insoddisfazione al cliente e cosa lo soddisfa); in seguito si riflette su
cosa offrire ad un certo livello di prezzo; infine capire se gestendo bene le risorse a
disposizione è possibile offrire un determinato bene/ servizio.
Effetto SNOB = si differenzia il turismo, dando vocazione turistica dove non c’è, si crea
indotto di nicchia
Effetto TRAINO = riuscire ad inglobare gli altri soggetti rendendo l’offerta (prima di
nicchia) disponibile ed accessibile
L’orario continuato (spesso h24 per alcune attività) permette un utilizzo più facile del
servizio (esistono fasce orarie in cui, ad esempio, non si paga il parcheggio)
Può spesso essere considerato un problema relativo sempre all’accessibilità del servizio la
lingua, è importante conoscere le lingue dei turisti che più frequentano il territorio in cui
l’impresa è localizzata. Bisogna gestire il rischio di un’emergenza, linguistica o meno,
attraverso la formazione del personale e la pianificazione accurata delle azioni effettuate.
La gestione deve essere improntata a non porre nessuna tipologia di paletti, in quanto ci
troviamo in contesto di mercato in cui persiste un eccesso dell’offerta sulla domanda.
Pertanto limitare l’accessibilità a talune categorie di utenze (‘hotel no bambini’) può
rappresentare una politica di scelta errata, che genera delle esternalità negative, da cui
derivano dei costi sociali (è un costo intangibile associato alla perdita di benessere
derivante dalle esternalità negative).
Aspetti fisici: strutture, attrezzature e personale. Si risponde alla domanda ‘where’ che
riguarda la dimensione fisica.
Affidabilità: capacità di prestare servizio in modo preciso. È legata all’immagine
(packaging; bisogna mantenere le promessa, rientra nel concetto della certificazione
(politica di qualità, approccio olistico per cui bisogna ruotare sia in senso orario che
antiorario). Proprio nel percorso di adesione alla certificazione non è più possibile attuare
delle azioni correttive, precedentemente previste, fino al 2008, dalla normativa ISO ->
l’azione correttiva è stata attualmente sostituita dall’azione preventiva, in quanto la non
conformità rappresenta una pecca a monte da riscontrare nella pianificazione
Capacità di risposta: aiutare prontamente il cliente
Competenza: abilità e conoscenze necessarie per fornire un servizio adeguato.
Cortesia: gentilezza, considerazione e cordialità
Credibilità: interazione con il cliente per giungere al momento della verità, negli ultimi
quattro punti il ruolo della risorsa umana viene esaltato, soprattutto nella rilevazione
attiva e passiva della percezione del cliente. Questi ultimi punti si rifanno al concetto di
attitudine e di competenza. Stima sulla credibilità: è un costo di prevenzione perché
difficilmente essa può essere ricostruita; è meglio investire su di essa per farla percepire
correttamente.
Sicurezza: assenza di rischi attraverso la gestione di azioni atte a garantire la sicurezza dei
clienti come quella del personale. ‘Life saving cost’ rappresentano i costi associati alla
variabili delle fasi del ciclo di vita. Il rischio di sicurezza può essere coperto attraverso
l’informazione e la formazione (anche meccanismi assicurativi possono essere ben accolti);
va comunque gestito perché le azioni si ripercuotono nella attività economica aziendale
(gestione etica, esempio il rispetto degli usi e dei costumi a Kabul). I dubbi vengono risolti
dalla risorsa umana, il cliente potrebbe non percepire le azioni effettuate per gestire la
sicurezza dall’organizzazione, pertanto il ruolo del personale è quello di far comprendere
non solo quali azioni l’attività svolge in tal senso ma anche informare la clientela sui
comportamenti da evitare in base al contesto.
Accessibilità: si misura la qualità attraverso la facilità di accesso e di contatto (sito internet
semplice e poca pubblicità/ personale in divisa); si ricollega al concerto di tempo (lentezza
vs rapidità), il cliente non deve percepire le attese (intrattenimento).
Comunicazione: non bisogna omettere delle informazioni, bisogna trasferire la
responsabilità al cliente (metterlo in una posizione di libero arbitrio); è meglio tarare
un’offerta a misura di cliente piuttosto che vender comunque un pacchetto turistico
omettendo delle informazioni. Bisogna attuare una gestione del rischio sulle informazioni
deterrenti che compromettono la scelta del cliente. Si incentivano determinati
comportamenti solo se possono essere garantiti dall’organizzazione. Si può attuare un
controllo di qualità evoluto che mette a conoscenza il cliente di un problema che non
aveva compreso è percepito.
Comprensione del cliente: ‘approdato al porto giusto’, bisogna entrare in uno stato
relazione per far percepire correttamente il posto in cui il cliente si trova; attuare una
logica orientata all’empatia, attraverso la formazione all’attitudine del personale (aspetti
intangibili che richiamano il cliente, su quale fonda il proprio metodo di selezione). La vera
capacità della risorsa umana sta nella gestione dell’imprevisto.
L’Audit di terza parte viene svolto da un soggetto/ ente totalmente esterno all’azienda che
certifica l’attività aziendale, e che deve, esso stesso, sottostare a dei requisiti per incarnare
il ruolo di Auditor:
Attitudine
Competenza
Indipendenza (da credibilità)
Il sistema di gestione (UNI 10670) è un insieme di elementi tra loro correlati o interagenti
per stabilire le politiche e conseguire gli obiettivi di un’organizzazione. Gli obiettivi vanno
perseguiti determinando dei requisiti per i prodotti-servizi che incontrino e possano
soddisfare i bisogni e le aspettative dei clienti e della collettività (territorio circostante);
l’organizzazione deve avere la capacità di riprodurre in maniera costante e ripetibile nel
tempo i requisiti che determina nella propria offerta (da qui il carattere dinamico del
sistema, volto al miglioramento continuo).
Il sistema di gestione è composto e valorizzato dal fattore umano; inoltre è necessaria una
coincidenza di intenti tra l’organizzazione ed il cliente (interesse dell’organizzazione =
interesse del singolo). Il sistema deve essere condiviso, bisogna pertanto informare i
soggetti che lavorano per l’organizzazione e renderli consapevoli degli obiettivi che si
intendono raggiungere, i quali possono essere realizzati solo con l’apporto di tutti i
dipendenti, in base ad un organigramma piatto-orizzontale. Come già detto, per far sì che
il sistema sia efficiente, è necessario soddisfare non solo la clientela ma anche la
collettività (viceversa si potrebbe incorrere in problematiche economiche come le forme di
antagonismo), attuando un approccio gestionale etico ed ambientale: i cliente e la
collettività vengono posti al centro, la mobilità può variare ma permane comunque il
principale obiettivo aziendale -> la massimizzazione del profitto.
Approccio per processi: caratteristica fondamentale del sistema di gestione che a piccole
fasi (step by step) persegue il raggiungimento degli obiettivi; si ricollega all’atteggiamento
PROATTIVO, in cui l’organizzazione integra come variabili strategiche la prospettiva etica
ed ambientale, anticipando la concorrenza e riuscendo ad avere un vantaggio competitivo
(normativa come punto di partenza e non come punto di arrivo).
La dinamicità del sistema: si ricollega ai requisiti individuati per soddisfare un bisogno
latente e trasformarlo in implicito; ciò diventa di base per l’organizzazione, pertanto
devono essere ripetuti nel tempo seguendo la logica ‘si fa bene la prima volta e si continua
a far bene’ (la piramide dei bisogni è sempre mutevole, non si raggiunge l’apice perché
cambia la base).
SISTEMA DI QUALITÀ:
1) Controllo tecnico, riesame della direzione, in cui si definisce il cosa e il come controllare
(process system control); modalità controllo continuo.
2) Attività di gestione dei controlli (management control system), comprendente attività di
coordinamento, di scelta, di decisione, di ispezione, d informazione e di comando (sono un
insieme di ruoli che possono essere semplicizzati nelle fasi della ruota di Deming -> PLAN –
DO – CHECK – ACTION)
La fase di controllo dipende dalla vision, può essere cosante e continua nell’ambito del
sistema di gestione; mentre il riesame può essere previsto entro un determinato arco di
tempo (fase CHECK; con intervalli ben stabiliti e attraverso la condivisione ed il supporto
dei soggetti interni, con le loro segnalazioni). Bisogna inoltre stabilire l’insieme delle
informazioni che struttura la gestione del controllo (evita disservizi).
La verifica ed il controllo è effettuato sulla documentazione, pertanto bisogna rispettare
tempistiche e modalità prescritte; le modifiche vanno apportate.
Organismo di Accreditamento
IAF
EA
ACCREDIA
Enti di certificazione
Cartieco
DNV
RINA
BVQI
Tutte le norme emanate dalle ISO sono poi recepite a livello comunitario dalla CEN (mette
sempre il parametro più restrittivo) e in Italia dall’UNI. La normativo ISO viene considerata
come una direttiva, recepita e adottata nel contesto dell’ente nazionale (grano duro in
Italia per la pasta -> la norma ha risposto al parametro più restrittivo vigente in Italia).
L’Audit di terza parte garantisce l’indipendenza dell’organo di accreditamento, elabora
delle norme con i requisiti che si debbono avere per ottenere la certificazione; per poter
effettuare l’Audit gli enti devono essere autorizzati dall’organismo di accreditamento.
Audit: la ISO 19011 si divide in due parti:
1. Come si conduce l’Audit: semplificare il passaggio dalla 9001 alla 14001 svolgendo
congiuntamente gli Audit, risparmiando sulle fasi (se si effettua un ottimo audit di prima e
seconda parte sarà più facile essere valutati nella terza parte; sarà svolto più
velocemente). Si può attuare una politica integrata di prodotto, ambiente + qualità
2. Requisiti che gli Auditor devono avere, concordati con quelli dell’ente di accreditamento
(possono essere Auditor sia gli enti che le singole persone). Codice NACE riguardo le
competenze specifiche di settore, su cui l’Auditor effettua il controllo (interessano anche
le conoscenze linguistiche). Tecnicamente la 9001 e la 14001 si applicano
all’organizzazione; ogni soggetto sarà poi accreditato per codici e paesi.
Gli enti certificatori effettuano anche consulenza di prima e seconda parte, di conseguenza
però non potranno effettuare il controllo sulla terza parte (fase che permette la
differenziazione); conviene comunque avere qualcuno internamente all’organizzazione
che possa svolgere le prime due parti dell’Audit (si formano i soggetti e si riducano i costi).
ACCREDITAMENTO
IMPARZIALITÀ -> indipendenza dell’ente
CORRETTEZZA -> analizza le evidenze di fatto (verificabilità)
COMPETENZA -> di settore, normative, tecniche
Certificazione del settore turistico (inteso anche come distretto -> tutti coloro i quali
compiono delle azioni omogenee e sono parte di un sistema che persegue obiettivi
comuni):
Analisi da parte della direzione (inventario in ECOLABEL e la dichiarazione ambientale
iniziale per EMAS) degli impatti ambientali che l’attività produce e del contesto locale
(capire cosa gestire in base al posto in cui l’organizzazione opera)
Definizione di una politica sostenibile di acquisto, consumo, smaltimento e degli obiettivi
di miglioramento continuo da quantificare: un’area può essere sottoposta a vincoli
ambientali
Risparmio di risorse attraverso modifiche comportamentali, impianti a basso consumo,
recupero e introduzione di aspetti alternativi e innovatici (bioarchitettura - comunicazione
verde)
Confronto del proprio SGA con requisiti dettati dalle norme volontarie ai fini della
certificazione
CERTIFICAZIONE
Volendosi soffermare su un particolare aspetto relativo al tema della sostenibilità
considerando nello specifico il tema “ambiente” è innanzitutto opportuno assumere
consapevolezza dei potenziali impatti ambientali connessi con l’attività turistica: dalle
emissioni inquinanti associabili al trasporto alle problematiche relative ai rifiuti, dall’uso
intensivo di risorse naturali all’utilizzo di prodotti a rilevante impatto ambientale, dal
disboscamento alle problematiche sulla biodiversità, e così via. Appare chiaro già a fronte
di questi pochi esempi come il connubio “Turismo-Sostenibilità Ambientale” sia tutt’ora e
sarà sempre più una tematica rilevante e sulla quale si dovrà porre sempre più attenzione
e sarà necessario investire in un’ottica di crescita e competitività del settore. Sia a livello
comunitario che internazionale esistono delle iniziative e degli strumenti a carattere
volontario che permettono a qualsiasi organizzazione (intesa come qualsiasi gruppo,
società, azienda, impresa, ente o istituzione che abbia una propria struttura funzionale e
amministrativa) di implementare in modo strategico delle politiche di sviluppo sostenibile
ed in particolare, per quanto concerne la tematica ambientale, esistono schemi volontari
di certificazione ambientale applicabili a livello di organizzazione o di specifico prodotto o
servizio: i sistemi di gestione ambientale (secondo i requisiti del Regolamento Europeo
EMAS e della norma internazionale ISO 14001), strumenti finalizzati al miglioramento
continuo delle prestazioni ambientali dell’organizzazione, e il marchio Europeo di qualità
ecologica applicato ai prodotti e ai servizi (secondo i requisiti del Regolamento Europeo
Ecolabel).
La certificazione è un atto volontario il cui ottenimento è indice di eccellenza ed è intesa
come l’atto mediante il quale una terza parte indipendente (ad esempio un Ente di
Certificazione) dichiara che con ragionevole attendibilità un prodotto, un servizio, un
sistema di gestione o una persona è conforme ad una specifica norma. Gli Enti di
Certificazione per poter operare devono essere accreditati, intendendo con
accreditamento l’attestazione e il riconoscimento, da parte di un organismo nazionale di
accreditamento, di indipendenza (assenza di conflitti di interesse con l’organizzazione da
certificare), integrità, competenza e di mezzi e strutture per assolvere determinati compiti
in conformità a specifiche norme. In Italia, l’ente unico di accreditamento è ACCREDIA il
quale ha l’onere di valutare la competenza tecnica e l’idoneità professionale degli
operatori di valutazione della conformità per assicurare il valore e la credibilità delle
certificazioni.
Atto per il quale una terza parte indipendente dichiara che, con attendibilità, un
determinato prodotto, processo, è conforme ad una specifica norma o altro documento
normativo. Nella certificazione vengono coinvolti, oltre l’organizzazione, tre enti:
1. Laboratorio che esegue prove sul prodotto (ISO 45000 sui requisiti che essi devono avere
per essere accreditati), con grande rapidità di consegna e riproducibilità nei dati (possono
anche essere certificati, + credibilità)
2. Organismo che esegue ispezioni presso il luogo di produzione e il mercato
3. Organismo di certificazione che gestisce il sistema e nel quale sono rappresentate tutte le
categorie intervenute
ITER CERTIFICAZIONE
1) Presentazione della domanda di certificazione: a seconda di quello che è l’oggetto
cambiano i soggetti.
Per la norma SA8000 la domanda va posta all’ente SAI
Per la ISO 9001 e 14001 ad enti accreditati che, a loro volta, accreditano i soggetti che
intendono svolgere l’Audit di terza parte (per rilasciare o meno la certificazione)
Per EMAS ed ECOLABEL tramite la commissione europea
2) Stipula del contratto tra impresa ed ente di certificazione:
Nel caso della normativa ISO l’ente viene scelto dall’organizzazione (anche per la norma
etica SA 8000);
Per quel che concerne EMAS - ECOLABEL l’invio dei soggetti avviene tramite gli iscritti
all’alba dei soggetti accreditati
3) Esame della documentazione
4) Verifica ispettiva: Audit di terza parte
ISO e SA8000 (si integra): l’ente accreditato svolge le verifiche, nella maggior parte dei casi
consultando il manuale per la qualità (report a finalità divulgativa previsto dalla ISO) in
quanto fornisce elementi utili sia per la gestione che per l’ispezione, essendo un
documento riassuntivo (promemoria)
EMAS: si verifica il documento, reso obbligatorio dalla normativa europea, della
dichiarazione ambientale che contiene i traguardi raggiunti dall’organizzazione. La
certificazione avviene arrivato la convalida della dichiarazione ambientale, secondo cui
l’ente (verificatore ambientale accreditato) ha riconosciuto che il soggetto può ottenere la
certificazione.
ECOLABEL: valutazione della conformità dell’organizzazione con dei criteri ecologici
(durante la presentazione della domanda si compila un modulo in cui sono enunciati i
criteri applicabili ad ogni tipologia di prodotto). Se i criteri sono verificati l’ente produrrà
un allegato con la verifica e certificherà il richiedente; in caso di mancata verifica bisogna
comunque che l’ente motivi il proprio diniego per la negazione della certificazione.
5) Il valutatore redige un rapporto e l’ente decide cosa fare
ISO e SA: il verificatore redige un rapporto in cui scrive ciò che pensa e poi lo comunica
all’ente accreditato (verificatore) che dichiarerà formalmente che ‘questa azienda ha una
certificazione ISO...’ (riferita al sistema/processo e non al prodotto). Fino al 2008 era
possibile apportare delle azioni correttive entro una tempistica stabilità dall’auditor,
adesso sono state sostituite dalle azioni preventive. Le norme si basano su evidenze di
fatto, pertanto l’Auditor deve motivare sempre il suo diniego. Solitamente l’iter dura un
mese, anche se il tempo è condizionato da come l’azienda si presenta (tempistiche minori
se si è fatto un buon Audit di I e II parte). Nelle ISO l’atto successivo alla certificazione è la
sorveglianza del sistema attraverso le verifiche ispettive per comprendere se
l’organizzazione sta raggiungendo gli obiettivi nelle tempistiche previste. Se si rilevano
delle non conformità si deve ricominciare da capo (si riscrivono gli obiettivi tramite il
riesame se diventano impossibile da raggiungere) -> a piccoli passi, è più semplice gestire
gli obiettivi verso un miglioramento piuttosto che verso un peggioramento (il riesame
comporta delle spese). Bisogna accorciare il più possibile i tempi e operare nel modo più
efficiente possibile (formazione, consulenza, buon audit I e II). Alla scadenza le ispezioni
certificano i nuovi obiettivi che l’impresa riconoscerà durante l’impegno ad aver raggiunto
quelli per cui è stata certificata inizialmente
EMAS: ha durata di 3 anni, bisogna far sapere che traguardi sono stati raggiunti, riferiti a
dei parametri chiave, legati alla migliore tecnologie possibile. L’organizzazione non è
sottoposta a verifiche ispettive durante dopo la certificazione ma deve lavorare per
ottenere nuovi traguardi da certificare alla scadenza.
ECOLABEL: il verificatore alla scadenza dei tre anni deve controllare se l’organizzazione,
avente presentato domanda, sia conforme ai nuovi criteri ecologici (se essi sono rimasti
invariati l’attività proseguirà e l’organizzazione dovrà solo ripresentare la domanda che si
rinnoverà automaticamente). Un’eccezione è presente nel settore turistico: per ottenere
dei vantaggi competitivi ci si adatta alle modifiche delle normative ISO 14001 (strumento
volontario).
NORMATIVA
ECOLABEL: marchio selettivo che obbliga al miglioramento continuo rapportandosi alle
organizzazioni con dei parametri ecologici dinamici (riferiti sempre alla migliore tecnologia
presente sul mercato). Rende efficiente i soggetti che si avvicinano al sistema di gestione,
considerando la facilità di comunicazione e la semplicità di identificazione derivante dal
marchio apposto sulla certificazione.
EMAS - ISO: attuano un confronto tra ciò che dice la normale ciò che l’organizzazione ha
eseguito nei contenuti, lasciando più libera la programmazione; pertanto spinge al
miglioramento continuo senza però imporlo. La differenza risiede nel fatto che ISO sia un
sistema di Gestione, EMAS invece un sistema di gestione e di controllo ambientale (vale
tre anni e certifica in base ai traguardi-risultati; mentre ISO su obiettivi ed è sottoposto alla
vigilanza delle verifiche ispettive) -> dinamici entrambi.
EMAS 3
Istituisce un sistema comunitario di ecogestione e audit, al quale possono aderire
volontariamente le organizzazioni per valutare e migliorare le prestazioni ambientali e
fornire al pubblico e ad altri soggetti interessati le informazioni pertinenti. Esso promuove
un sistema di miglioramento delle prestazioni ambientali attraverso:
Introduzione e attuazione di sistemi di gestione ambientale
La valutazione sistematica, obiettiva e periodica dell’efficacia di tali sistemi
La partecipazione attiva dei dipendenti all’organizzazione, nonché una formazione
professionale di base ed un perfezionamento adeguato.
Tutte le organizzazione situate all’esterno o all’interno dell’UE che svolgono attività aventi
impatto ambientale possono richiedere EMAS. Per organizzazione intendiamo un gruppo,
società, azienda, impresa, autorità, ovvero loro parti o combinazioni (in forma associata o
meno, privata o pubblica) che abbia una proprio struttura funzionale e
amministrativa. EMAS 3 considera anche, e soprattutto le imprese di piccola dimensione:
Micro (<10 persone)
Piccole (<50 persone)
Medie (<250 persone)
Comuni (- 10000 abitanti e 250 dipendenti)
Piccole strutture come anche i B&B: regimi di costi differenti in base alle dimensioni
dell’impresa.
Inoltre favorisce l’accesso al sistema tramite agevolazioni (ECOLABEL sconta chi ha già ISO
ed EMAS, favorendo così l’integrazione.
Pertanto, come si evince, la nuova normativa EMAS considera una gestione più amplia,
poiché si applica a tutte le attività (anche i distretti). Permette inoltre di gestire le
performance ambientali e comunicarle (miglioro ed evidenzio) attraverso la dichiarazione
ambientale. La ISO 14001 viene integrata nel primo punto inerente ‘la introduzione del
sistema ambientale’, poiché se l’organizzazione ha già la ISO il sistema di gestione è
impostato, manca solamente la fase di analisi e la dichiarazione ambientale per certificarsi
anche EMAS. Da ciò, è possibile anche fare un Audit integrato, in cui il verificatore
ambientale accreditato verrà scelto dalla ISO in ambito privato e dalla commissione per
EMAS, in ambito pubblico.
Per quel che concerne il passaggio da EMAS 1 a EMAS 2:
Estensione del campo di applicazione
Introduzione del concetto di aspetti ambientali diretti o indiretti-> responsabilità estesa
del produttore, sono elevati nel turismo: si integra la politica di gestione per la qualità più
la gestione ambientale del cliente attraverso il briefing (formazione, informazione e
prevenzione) e la sanzione (comando e controllo)
Introduzione della norma ISO 14001 che si adatta al concetto di innovazione gestionale.
L’unica differenza, invece, tra ISO 14001 ed EMAS 3 è l’ambito geografico: la prima è
internazionale mentre la seconda è comunitaria e si rifà a criteri e parametro chiave (e
obbliga alla dichiarazione ambientale).
DICHIARAZIONE AMBIENTALE
Si dice Registrazione EMAS perché si viene iscritti con un codice al reagisti presente nel
sito dell’ente. È un documento obbligatorio, atto finale del processo di registrazione
(documento divulgativo in quanto si deve rendere pubblica per far comprendere le
performance ambientali dell’impresa); da ciò l’importanza della comunicazione esterna e
della trasparenza; è anche oggetto di differenziazione con ISO 14001. La dichiarazione
deve contenere: la descrizione dell’attività dell’organizzazione, le valutazioni dei problemi
ambientali riconducibili alle attività svolte, la politica ambientale, il programma e la
gestione; inoltre la scadenza per la presentazione successiva. Viene riportato in essa anche
il nome del verificatore ambientale accreditato (idoneo per competenze linguistiche e per i
parametri del codice di registrazione) -> fattore di differenziazione. Contiene, inoltre, la
convalida della dichiarazione da parte del verificatore.
LA REGISTRAZIONE
Gli organismi che rendono possibile l’adesione EMAS sono:
Organismo competente: iscrive nel registro comunitario l’organizzazione che ha concluso
il percorso positivamente ed opera un’azione di controllo relativo alla permanenza delle
organizzazioni registrate nel registro
Organismo di accreditamento: prevede la definizione dei criteri per l’accreditamento dei
verificatori ambientali, monitorando il loro operato -> quei soggetti che hanno,
regolarmente autorizzati, l’obiettivo di verificarne la rispondenza delle caratteristiche del
sistema di gestione ambientale si requisiti richiesti dal regolamento.
ITER:
Domanda alla commissione europea tramite l’organismo competente (dialoga per mediare
con il verificatore)
La commissione sceglie il verificatore iscritto al registro degli accreditati (dall’ente
accreditato)
Il verificatore riporta le sue impressioni all’organismo competente circa la situazione
dell’organizzazione
L’organismo competente gira la verifica alla commissione europea
La commissione europea appone la convalida e iscrive l’organizzazione
ISO 9001
Ambito gestionale, qualità intesa come variabile di gestione integrata; la nuova ISO è stata
revisionata nel 2015, fermo restando che rimangono, tutt’ora, in vigore le certificazioni del
2008. C’è un tempo di adattamento alla norma (Vision 2000 fu una revisione importante,
la revisione dal 2000 al 2015 solo azioni funzionali).
Punti innovativi: contesto, la ISO 9000 dona la terminologia, mentre la 9001 è la linea
guida per la certificazione, la 9004 aiuta invece la gestione (la normativa ISO è un
pacchetto di norme che va in serie) -> le 9000 hanno appianato la terminologia con le ISO
14000, che danno la terminologia sulla materia ambientale (si creano punti di contatto e di
dialogo); unificazione con la revisione
- ISO 9001 e ISO 14001 sono le uniche certificabili
- Sistema di Gestione -> ISO 9001 -> ISO14001 -> SA 8000
I requisiti della norma, cosa deve fare l’organizzazione per adottare una politica di gestione
della qualità:
Fornire con regolarità prodotti e servizi che soddisfino requisiti del cliente (tramite
orientamento allo stesso) e requisiti cogenti applicabili (che si dà l’azienda); le leggi sono
dei prerequisiti.
Accrescere la soddisfazione del cliente tramite l’applicazione efficace del sistema,
compressi i processi di miglioramento; trasformare i requisiti in specifiche (assicurare la
conformità)
Tutti i requisiti sono di carattere generale ed applicabili a tutte le organizzazioni (ci dà gli
estremi, la combinazione è scelta dall’azienda, indipendentemente dal tipo, dimensione
del prodotto/ servizio.
Novità della Norma:
1) Analisi del Contesto: SGQ
Interno (aspettative)
Esterno (aspettative)
2) Process Approach e Risked Based Thinking:
Norma 31001:09, analisi e gestione del rischio ed estensione dei controlli alle attività date
in outsourcing.
3) Leadership (condurre, azione che trasforma i vincoli in opportunità)
È il top management che coordina e coinvolge in base al contesto, e in base al rischio, nella
gestione della qualità (imposta Vision e MIssion)
4) Informazioni documentate
Evidenze di fatto, tutto deve essere verificabile con procedure di registrazione documenti
(indirizzi per snellirle).
L’etichettatura ambientale: il marchio europeo di qualità ecologica Ecolabel
Le etichette ambientali sono uno degli strumenti applicabili di gestione e comunicazione
ambientale i cui requisiti sono definiti nell’ambito delle norme internazionali della serie
ISO 14020 e che sono orientati a fornire informazioni su un prodotto o un servizio
relativamente alla sua prestazione ambientale complessiva, ad uno specifico aspetto
ambientale o ad un certo numero di aspetti. Lo scopo principale delle etichette è quello di
promuovere la domanda e l’offerta di prodotti e servizi in grado di causare minori impatti
ambientali, contribuendo così a stimolare un processo di miglioramento continuo guidato
dal mercato; tale obiettivo è raggiungibile mediante una comunicazione di informazioni
verificabili ed accurate sugli aspetti ambientali dei prodotti e servizi. In generale, per
quanto concerne i marchi ambientali di prodotto le norme internazionali prevedono tre
principali categorie di etichette:
TIPO 1 (norma di riferimento: ISO 14024), che impongono il rispetto di limiti prestazionali
definiti e che prevedono una certificazione da parte di un organismo indipendente.
L'etichetta ambientale viene rilasciata solo a prodotti che superano i requisiti minimi
previsti.
TIPO 2 (norma di riferimento: ISO 14021), per le quali non è prevista la certificazione di un
organismo indipendente, né requisiti prestazionali minimi. Sono autodichiarazioni
effettuate generalmente da parte del produttore che dichiara gli aspetti ambientali del
prodotto che ritiene utile evidenziare.
TIPO 3 (norma di riferimento: ISO 14025), che forniscono informazioni quantitative sul
profilo ambientale di un prodotto nell’intero ciclo di vita. Per tali etichette non sono
previsti requisiti minimi di prestazione, ma il rispetto di un formato nella comunicazione
delle informazioni che consenta il confronto tra diversi prodotti (a questa categoria
appartiene ad esempio l’Environmental Product Declaration – EPD).
Il marchio Europeo Ecolabel è un’etichetta ecologica di Tipo 1 basata su criteri che
prevedono dei valori minimi di prestazione da rispettare per ottenere il rilascio del
marchio che viene assegnato previa verifica da parte di un organismo indipendente.
Il percorso per la pubblicazione di un’etichetta di tipo 1 implica un processo iterativo che
può essere riassunto nei seguenti punti:
1) Consultazione delle parti interessate
2) Selezione delle categorie di prodotto
3) Definizione dei criteri ambientali di prodotto
4) Identificazione delle caratteristiche funzionali di prodotto
5) Redazione di un rapporto e pubblicazione (relativo alle categorie di prodotto, ai criteri
ambientali e alle caratteristiche funzionali fissati)
Per quanto concerne l’Ecolabel Comunitario esso trae le sue origini all’inizio degli anni ‘90
con la pubblicazione del Regolamento comunitario 880/92, traduzione pratica dei principi
esposti nel IV° e nel V° programma di azione comunitaria e finalizzato a calmierare la
presenza di una moltitudine di etichette ambientale presenti sul mercato sia europeo che
internazionale. Il sistema del marchio Ecolabel si inserisce nella politica comunitaria
relativa al consumo e alla produzione sostenibili, con l’obiettivo primario di ridurre gli
impatti negativi del consumo e della produzione sull’ambiente, sulla salute, sul clima e
sulle risorse naturali promuovendo quei prodotti che presentano elevate prestazioni
ambientali. I criteri del marchio sono basati sulla prestazione ambientale del
prodotto/servizio, tenendo conto dei più recenti obiettivi strategici della Comunità
europea in ambito ambientale e definiscono i requisiti da rispettare per potersi dotare del
marchio, determinati su base scientifica e in considerazione dell’intero ciclo di vita dei
prodotti. Per determinare tali criteri si prendono in considerazione:
Gli impatti ambientali più significativi
La sostituzione di sostanze pericolose
La riduzione degli impatti
Gli aspetti sociali ed etici
I criteri stabiliti per altri marchi ambientali già ufficialmente riconosciuti
Attualmente il Regolamento Ecolabel è giunto alla sua terza versione con il Reg. (CE)
n.66/2010 che rappresenta ad oggi il riferimento generale per il sistema relativo al
marchio Ecolabel. Il Regolamento viene integrato dalle Decisioni della Commissione
europea che contengono i criteri e i requisiti per l’assegnazione del marchio ai diversi
prodotti e servizi. Sono attualmente definiti e approvati i criteri per l’assegnazione del
marchio a 24 categorie di prodotto (es. carta, televisori, computer, detergenti, ecc.) e a 2
categorie di servizio (servizio di ricettività turistica e servizio di campeggio). I criteri
ambientali vengono periodicamente revisionati in funzione delle evoluzioni tecniche in
modo da stimolare un costante miglioramento delle performance ambientali dei prodotti
cui viene assegnato il marchio. La procedura per l’assegnazione dell’etichetta ecologica
Ecolabel adottata in Italia è sintetizzata nella figura seguente.
SGA per le strutture ricettive: L’Analisi ambientale Iniziale (ciò che per ECOLABEL viene
chiamato ‘inventario sul ciclo di vita del prodotto’)
Effettuare una fotografia a ‘stadio’ delle presentazioni ambientali ex-ante della struttura
ricettiva per poter valutare ex-post gli effetti dell’attrazione del SGA
Consentire una corretta programmazione delle azioni
Capire a quali fasi dare una maggiore significatività, ovvero cosa gestire prima e cosa dopo,
in base a dei parametri, utilizzando il meccanismo della correlazione
FASE I: descrizione dell’azienda e del sito (si basa sull’analisi del contesto e del ciclo di
vita)
Organigramma e menzionarlo (chi fa cosa, serve per la dichiarazione ambientale)
Ambito gestionali: risorse, immagine aziendale, aspetto ambientali, comunicazione
ambientale -> dire se stiamo già effettuando delle azioni ambientali e capire in che modo
siamo percepiti all’esterno, dal contesto in cui l’organizzazione è inserita, ciò aiuta a
mettere in atto delle azioni collaborative (si evita l’antagonismo); aiuta a capire la
percezione del l’esterno in base alla concorrenza.
Studio dell’area in cui è insediata l’organizzazione: storia, tradizioni, presenza di strutture,
posizione geografica, assetto urbanistico e caratteristiche costruttive -> serve a
comprendere le problematiche inerenti l’area (classificazione energetica): capire se l’area
ha dei vincoli paesaggistici o di altro tipo; cercare di creare delle sinergie con il contesto,
ciò rende l’azione dell’organizzazione più efficace -> si attua una politica ambientale dove i
soggetti sono sia destinatari che i partner (ci aiutano ad attuarla e la supportano).
Contesto ambientale nel quale opera la struttura: condizioni metereologiche,
caratteristiche geologiche, presenza aree sensibili, qualità dell’acqua-aria-suolo, rumori.
FASE II: legislazione ambientale e di riferimento (definisce gli obiettivi del ciclo LSC e
analisi del ciclo di vita)
Selezione di dipendenti specifici e prescrizione in campo ambientale
Suddivisione della legislazione Ambientale in comparti, selezionando successivamente per
ogni comparto i riferimenti legislativi
Gestione della sicurezza, anche con riferimento al danno ambientale (dal 2006 viene
introdotta l’obbligatorietà per il risarcimento al danno ambientale causato) ->
assicurazione cui premio assicurativo dipende dal rischio percepito
FASE III: individuazione dei processi e dei relativi aspetti ambientali (fase di storming,
obiettivi ed impatti ambientali)
Suddivisione delle attività, processi e servizi per singolo reparto o area
Individuazione degli aspetti ambientali correlati a tali attività, prodotti e servizi
Valutazione della significatività degli impatti ambientali
Accanto al LCA (analisi del ciclo di vita) c’è LCC (analisi dei costi); ECOLABEL interviene
sull’ecologicità e sulla prestazione d’uso (flusso d’acqua regolato).
Principali beni di consumo di una struttura ricettiva e corretta gestione dei rifiuti
BENI DUREVOLI
Elettrodomestici: invio al corretto smaltimento
Vetro, carta, alluminio e rifiuti organici: raccolta differenziata, prediligere prodotti locali,
ridurre il volume dei rifiuti, limitare prodotti usa e getta, trasformare i rifiuti organici in
compost
Novità apportate dal Regolamento 1980 del 2000: abrogato quello dell’82 introducendo
delle novità:
Dal 2000 in poi si applica a beni e ai servizi (prima solo beni);
Il marchio lo possono richiedere anche i distributori, importatori e prestatori di servizio (a
marchio proprio); non solo i produttori
Si è rimodulato il regime dei costi: il versamento dello 0.15% fatturato era troppo oneroso
per le piccole aziende, ed è stato introdotto un regime oscillatorio di versamento delle
quote che va da un minimo ad un massimo, in base al prodotto etichettato ECOLABEL (da
5000 a 25000 €).
È stato introdotto anche un organo che raccoglie gli studi di fattibilità relativi ai criteri
ecologici (Eco-Audit). ECOLABEL strumento di eco-efficienza, pertanto si prendono in
considerazione delle caratteristiche economiche (che tipo di prodotto abbiamo e che
percezione c’è di questi prodotti a livello di impatto ambientale).
Gli elettrodomestici hanno un marchio, chiamato ENERGYLABEL, pertanto il consumatore
non riusciva a percepire l’ulteriore vantaggio apportato dall’ECOLABEL. L’unione europea,
con l’introduzione di ECOLABEL intendeva abolire tutti i marchi presenti nei territori
nazionali (si ispirarono all’Angelo Blu tedesco, basato sulla selettività e su dei criteri,
presente già da 20 anni in Germania -> era un requisito fondamentale, pertanto si cambiò
idea per l’opposizione della stessa nazione). Nel momento in cui il prodotto ha entrambi i
marchi, nazionale e comunitario, si è dovuto integrare e armonizzare l’ECOLABEL,
assimilando i criteri con il marchio nazionale -> riconoscibilità e comunicabilità (marchio =
più facile).
L’Italia è il paese con il più alto numero di marchi ECOLABEL rilasciati (non viene applicato
ai prodotti alimentari, ai farmaci, alle bevande, ai prodotti classificati pericolosi). Problema
di elaborazione dei criteri (vanno dalla tomba alla culla) e problema di difficoltà di
comunicazione tra marchio ECOLABEL e prodotti biologici per lo studio di fattibilità
sull’applicazione di ECOLABEL ai prodotti elementari (si opposero sia la Germania che
l’Italia).
Bisogna distinguere tra gruppi di prodotti dal numero di licenze (in base al gruppo di
prodotti ci saranno delle licenze riferite ad esse). In Italia nonostante ci sia il numero più
alto di licenze esso è limitato a dei gruppi di prodotto, in tal caso prettamente turistico.
Il marchio ECOLABEL non viene però riconosciuto dal cliente, nonostante la promozione
attraverso, per esempio, la settimana del fiore europeo, all’interno del qualche diverse
iniziative che promuovono il marchio ECOLABEL, bilanciamento tra domanda ed offerta, se
il mercato non lo accoglie non si avrà interesse a richiedere il marchio -> azione politica e
decreto dell’approvvigionamento verde delle pubbliche amministrazione (20%), non è
possibile imporlo però, essendo uno strumento volontario; da qui la rimodulazione
dell’offerta più economicamente vantaggiosa nel 2000; ECOLABEL un prezzo leggermente
più alto rispetto a quelli non certificati, da ciò la valutazione dell’offerta nel lungo periodo
e non nel breve (riconoscimento di terza parte giustifica il maggior importo e nel lungo
termine, grazie al minor impatto ambientale che esso può vantare, risulta l’offerta
economicamente più vantaggiosa).
Studio di fattibilità servizio turistico: effettuato da Italia e Grecia, cominciato nel 2000 ed
ha portato all’elaborazione dei criteri ecologici (in questi due paesi il turismo è la voce più
economicamente rilevante). In questo arco di tempo è stata fatta per la prima volta
un’intensa campagna comunicativa sul marchio ecologico che ha portato ad un boom di
certificazioni non appena furono stati emanati gli strumenti volontari di certificazioni -> si
voleva dare maggiore input alle certificazioni, inoltre la comunità europea aveva visto delle
potenzialità nel sistema turistico.
Gli impatti interessati dalla certificazione ECOLABEL possono riguardare anche:
Impatti Sociali
Impatti di Salute e Sicurezza
Impostazione dell’Unione Europea è stata quella di far venire meno la percezione nei
consumatori che i prodotti ECOLABEL fossero più scarsi; pertanto le prestazioni sono pari
rispetto ai prodotti non certificati, cambia la componente (deve rispettare i parametri
ambientali, criteri ecologici, se certificata ECOLABEL) -> impatti anche in fase d’uso
disciplinati. ‘Mai sacrifico la qualità del servizio (prestazione d’uso) per l’ecologicità’. Le
norme ISO vengono richiamate nell’ECOLABEL, vengono tenute in conto nella
formulazione dei criteri.
Bisogna far coincidere lo sviluppo del settore con la tutela dell’ambiente; definizione
specifica della commissione europea sullo sviluppo sostenibile “quando riesce a curare ciò
che il territorio gli offre senza perdere di vista l’attività economica”, ci si ricollega al
concetto di cittadinanza d’impresa -> l’attività turistica si integra con il territorio senza
stravolgerlo dal punto di vista sociale, economico ed ambientale (Concetto delle tre E
[ecologia, economia, etica] con quello delle tre T [tradizione, tipicità territorio e turismo).
Il mantenimento inalterato non si considera in senso assoluto ma riferito a dei limiti di una
compatibilità economica, ambientale, etica e sociale. Si svolge l’attività economica
dell’organizzazione all’interno del territorio ma si dà la possibilità di continuare l’attività
stessa del territorio.
Criteri obbligatori e facoltativi delle strutture ricettive: era stata fatta una doppia sezione
tra strutture ricettive e campeggi (si è ripetuta anche nel 2009, criteri specifici nei
campeggi). Oggi con il regolamento 175 è stata eliminata questa distinzione. Per tutte le
altre categorie di prodotti non esistono i criteri facoltativi, che nascono con l’obiettivo di
indurre la struttura, in ambito turistico, di migliorare il livello di gestione (criteri obbligatori
più un certo numero di quelli facoltativi per raggiungere il marchio ECOLABEL per almeno
20+3 punti). I criteri con cui raggiungere il punteggio possono essere scelti direttamente
dall’organizzazione; l’obiettivo è quello di soddisfare sempre il maggior numero di criteri
facoltativi, anche perché nei percorsi evolutivi certi criteri facoltativi diventano poi
obbligatori (efficienza energetica prima facoltativo ed adesso obbligatorio, versione 2009).
Di ogni criterio bisogna dire se è applicabile o meno, se verificato o meno, se viene
applicato bisogna darne dimostrazione con le evidenze. Nell’ambito turistico, i fattori di
scelta sono prezzo, confort e servizi (a priori) la qualità ambientale è latente, ma questi
criteri ecologici fanno sì che la variabile ambientale rientri nelle tre determinanti di scelta.
La qualità come sistema -> metafora del corpo umano: va interpretata con lo stesso
linguaggio attraverso una accurata comunicazione interna, tramite l’azione del Quality
Management che deve coordinare le attività dell’organizzazione conoscendo la corretta
lingua per ogni settore dell’impresa.
In questo approccio virtuoso lo scoglio maggiore è rappresentato dalle persone: essi
devono auto-valutarsi (ognuno deve essere in grado di valutare il proprio apporto) in base
alla Vision aziendale, che viene declinata nelle varie componenti trasformando la strategia
e adattando il corretto linguaggio nei vari settori.
L’obiettivo dell’impresa rimane sempre economico (al minor costo possibile) ma pone al
centro il cliente (soddisfazione degli stessi) -> come fosse una barca a vela capace di
cambiare rotta e saperla raddrizzare.
CASO STUDIO
Focus sull’attesa nel check in e sulla gestione del processo core dell’aeroporto di Fiumicino
Analizza la complessità degli attori e le diverse forme contrattuali
Le variegate attività e le percezioni del cliente
Estrapolare un risultato di Customer considerando i dati di operation, ciò permette di
vendere l’attività in maniera sistematica -> bisogna stabilire un criterio di misurazione
individuando degli indicatori specifici e integrando i due sistemi di qualità (interno ed
esterno).
L’aeroporto è strategico per il sistema paese (sia destinazione finale che di passaggio), ma
rappresenta un concetto di target enorme, poiché i soggetti che interagiscono sono
tantissimi e bisogna considerare numerosi parametri (motivazione del viaggio, lingua,
background personale). Il cliente inoltre ha sempre un parametro di rapporto sugli
aeroporto, ciò è determinante nella sua scelta.
L’aeroporto controlla anch’esso gli standard qualitativi concordati con ENAC, inoltre
analizza risultati e criticità degli ENGLER (devono mantenere i risultati prestabiliti).
Il cliente ha una diversa percezione dell’aeroporto nella varie esperienze che compie: dal
check-in al gate.
MODELLO WHAT-IF: attraverso il probabilistic expert system (PES), permettono in tempo
reale di verificare determinati scenari che possono manifestarsi riuscendo a fornire,
prontamente, una risposta corretta alla situazione.
OVER ALL -> diagramma a lisca di pesce con parametri fissi (AUDIT) e variabili
(CUSTOMER).
Che impatti hanno i risultati interni in base alla soddisfazione? Check in processo
attraverso la misurazione interna (tempo di volo, attesa) ed esterna (profilo del
passeggero).
MODELLO DI KANO: misura la soddisfazione del cliente in base alla sua percezione, analisi
dei bisogni e traccia sue curve, una dei servizi minimi ed una della massima soddisfazione,
la retta nella via di mezzo è la scelta migliore (Q>1).