Sei sulla pagina 1di 58

EPIDEMIOLOGIA DELLE MALATTIE INFETTIVE

OBIETTIVO dell’ IGIENE = tutela della salute. L’igiene serve affinchè l’individuo nasca sano e sia
accompagnato lungo il percorso della sua vita nelle migliori condizioni possibili di salute, ovvero in uno
stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non soltanto in uno stato di assenza di malattia o
infermità.

EPIDEMIOLOGIA DELLE MALATTIE INFETTIVE: Studio della storia, della distribuzione geografica tra la
popolazione della malattia stessa e degli agenti eziologici responsabili delle malattie infettive, nonché delle
sorgenti e dei veicoli di infezione, delle vie di ingresso e di eliminazione dei germi dall’organismo e, inoltre,
delle condizioni predisponenti e immunizzanti.
Conoscere l’agente infettivo → Per conoscere un agente infettivo è necessario conoscere la sua
patogenicità, il suo grado di virulenza, la tipologia di tessuti che attacca e la sua capacità di invasione di
questi ultimi, la sua capacità di produrre tossine, la modalità di trasmissione da un individuo ad un altro,
quali sono le vie di ingresso e di eliminazione del microrganismo.

PATOLOGIA INFETTIVA PATOLOGIA NON INFETTIVA


Eziologia agente infettivo (microrganismo) che fattori di rischio che possono essere multipli
può essere biologico, vivo (in grado di e aspecifici (come nel caso del tumore,
moltiplicarsi, come virus batteri funghi causato da più fattori) e non necessari e non
e protozoi), specifico (ogni malattia sufficienti ( la causa della malattia possono
infettiva ha un agente specifico), essere anche altri fattori,come per esempio
necessario (senza agente non vi è i fattori genetici).
malattia) e non sufficiente (non
necessariamente si sviluppa la patologia)
epidemiologia trasmissibile non trasmissibile
evoluzione di norma rapida lenta (latenza)
decorso prevalentemente acuto prevalentemente cronico
esito possibile guarigione senza l’intervento generalmente progressivo se non si
dei farmaci (es. influenza) interviene.
effetto terapia abbrevia il decorso delle malattie o ne allunga il decorso della malattia
riduce le complicazioni (guarigione) ( si parla di sopravvivenza)

Tutti questi fattori condizionano le scelte che riguardano la prevenzione.

EZIOLOGIA : per eziologia si intendono gli avvenimenti, i motivi e le variabili causali di ogni malattia. Le
malattie infettive sono determinate da agenti microbici (microrganismi). Tali agenti possono dare origine a
infezioni classiche o opportunistiche.

➢ Infezioni classiche: determinate ciascuna da uno specifico agente microbico (microrganismo


patogeno) che spesso prende il nome della malattia stessa.
➢ Infezioni opportunistiche: presentano spesso minore specificità eziologica, ciò significa che la stessa
manifestazione clinica può essere determinata da microrganismi (patogeni opportunisti o saprofiti)
diversi. Si tratta di infezioni che si verificano solo in particolari condizioni (penetrazione in tessuti
normalmente sterili o compromissione del sistema di difesa dell’ospite).

I microrganismi possono essere classificati in varie tipologie in relazione al loro rapporto con l’habitat:

1
• Microrganismi saprofiti: hanno come habitat l’ambiente (acqua, aria suolo)e per questo prendono
anche il nome di microrganismi ambientali. Non hanno interesse ad entrare in contatto con l’uomo,
ma se il contatto avviene per caso con soggetti immunocompromessi gravi, possono causare una
infezione pericolosa che può portare anche alla morte.
• Microrganismi commensali: hanno come habitat l’ospite. Non traggono particolari vantaggi, infatti
non arrecano alcun danno quando sono depositati sul nostro corpo e la nostra cute è integra. Anzi
talvolta hanno la capacità di proteggerci da altri microrganismi. Possono però portare ad una
infezione nel caso in cui la cute non sia integra e non sia sterile (disinfettata) e nel caso in cui vi sia
un cambiamento di sede. Per esempio un microrganismo dell’intestino come l’escherichia coli,
cambiando di sede tramite una inserzione sbagliata di un catetere può risalire attraverso questo
nelle vie urinarie e colonizzare la vescica, ambiente sterile, determinando una infezione.
• Parassiti: non fanno parte della normale flora dell’ospite e traggono vantaggi arrecando danni.
Attecchiscono e si moltiplicano causando una malattia.
• Simbionti: vivono sull’ospite ed ambedue traggono vantaggio dalla loro convivenza.

Ma possono anche essere suddivisi in base al loro potere patogeno:

• Non patogeni: per microrganismo non patogeno si intende quell’agente che non arreca danno
all’uomo. Lo stesso può però essere patogeno per piante o per animali.
• Opportunisti: non patogeni capaci però di arrecare malattie nei soggetti immunodepressi o
defedati (solo in questi soggetti). Sono resistenti a molti antibiotici.
• Patogeno: determina una malattia invadendo l’ospite grazie al suo potere invasivo e/o
tossinogenico. Alcuni patogeni hanno la capacità di produrre tossine specifiche responsabili di una
malattia.

I microrganismi patogeni:
Patogenicità: capacità dei microrganismi parassiti di causare un danno all’ospite ovvero uno stato di
malattia. Questa capacità è una caratteristica geneticamente determinata, propria di alcune specie.
Dipende da invasività e tossinogenicità.
Virulenza: indica il diverso grado con cui si esprime la patogenicità a seconda del ceppo microbico. Si valuta
in rapporto alla gravità del decorso clinico della malattia.

2
Carica infettante: numero minimo di microrganismi necessario per dare inizio all’infezione. Questo varia al
variare del microrganismo in relazione alla sua infettività (capacità di penetrare, attecchire e moltiplicarsi
nell’ospite). Maggiore è la infettività, minore è la carica infettante necessaria.
Contagiosità: capacità di passare da un soggetto recettivo ad un altro, a seguito della sua eliminazione
all’esterno dell’ospite durante l’infezione.
Invasività: Capacità di un microrganismo di invadere e diffondersi nell’ospite. I microrganismi patogeni
hanno un diverso spettro di invasività. Possiamo riconoscere microrganismi

- Molto Invasivi: caratterizzati da una diffusione estesa. Provocano danni generalizzati in diversi
organi ed apparati (es. virus del morbillo).
- Poco Invasivi: entrano nell’ospite e si moltiplicano, ma rimangono però a livello di un solo organo o
apparato. (es. pneumococco, virus epatite).
- Non Invasivi: il patogeno causa il danno non con l’azione invasiva diretta ma attraverso la
produzione di tossine che colpiscono il sistema nervoso. (es. Clostridium tetani).

CONTAMINAZIONE E INFEZIONE: Il contatto può generare una contaminazione o una infezione. La


contaminazione è occasionale, senza impianto e a esaurimento spontaneo.
L’infezione presuppone che ci sia la penetrazione del microrganismo, l’impianto e la moltiplicazione. La
colonizzazione dei microrganismi commensali è generalmente inapparente, i parassiti al contrario portano
alla malattia e talvolta alla morte. Le variabili che possono portare ad una malattia infettiva sono per
quanto riguarda il microrganismo: patogenicità, virulenza, carica infettiva, contagiosità e invasività. Per
quanto riguarda il soggetto sono: immunodepressione, malnutrizione (che come conseguenza determina
l’immunocompromissione) e fattori genetici, che possono essere protettivi o favorenti allo svilupparsi di
patologie. L’infezione può determinare

▪ Patologia infettiva classica, determinata da un agente patogeno in un soggetto immunocompetente


▪ Patologia infettiva opportunistica, determinata da microrganismi non patogeni, quindi della flora
endogena o ambientale, in un soggetto immunocompromesso.

L’infezione può essere:

▪ Abortiva, nel caso in cui ci sia l’attecchimento del microrganismo, ma non la sua moltiplicazione.
Questo avviene per esempio quando l’ospite è immune.
▪ Inapparente, quando vi è una moltiplicazione del microrganismo senza sintomatologia.

Dipende molto dalle variabili del microrganismo e dalla condizione del soggetto: immune o recettivo (età,
sesso, stato di salute, alimentazione, condizioni socio-economiche).

Stadi della malattia infettiva:


- Suscettibilità: resistenza individuale per fattori costituzionali, stato di nutrizione, alterazioni funzionali,
altre malattie.
- Incubazione: periodo di tempo tra la penetrazione dell’agente eziologico e l’inizio della sintomatologia
clinica.
- Latenza: il microrganismo persiste nei tessuti dell’ospite e, moltiplicandosi, da’ segno della sua presenza
solo occasionalmente.
- Malattia sintomatica (manifesta)
- Risoluzione: ad integrum, con postumi, morte
- Cronicizzazione
3
CONTAGIO E COMPARSA DELLE MALATTIE INFETTIVE

TRASMISSIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE:

- Serbatoio di infezione: specie animale o vegetale o substrato inanimato in cui l’agente patogeno ha
il suo habitat naturale e da cui può essere trasmesso a ospiti recettivi.
- Sorgente o fonte di infezione: uomo o animale (malato o portatore) che può trasmettere l’agente
patogeno ad altri soggetti recettivi della stessa specie o di specie diversa. Le sorgenti di infezione
può essere: l’uomo ammalato, il portatore asintomatico (precoce, sano, convalescente, cronico),
l’animale infetto.

Portatore: È un soggetto che non ha sintomatologia ma elimina il microrganismo. Si distingue in:


- Sano : non è mai stato malato né lo sarà in futuro (es. Staph.aureus tossinogeno)
- Precoce: elimina nel periodo di incubazione (es. influenza)
- Convalescente: elimina durante la convalescenza (< 3 mesi) (es. salmonellosi)
- Cronico: elimina dopo aver superato la malattia (> 3 mesi) (es. epatite B)
L’agente patogeno passa tramite una via di ingresso e una via di eliminazione che generalmente
coincidono: Apparato respiratorio (es. morbillivirus), Apparato digerente (es. Vibrio colerae), Apparato
genitale (es. HIV), Cute non integra (es. Staphylococcus aureus),Cute integra (puntura di insetti, morso di
animali) (es. Plasmodium).

CONTAGIO = trasmissione di una malattia infettiva.


In base ai diversi metodi possibili per la trasmissione delle infezioni possiamo dividere il contagio in due
diverse categorie: contagio diretto e contagio indiretto.
Contagio diretto-> Può avvenire tramite i liquidi seminali, il bacio, il sangue, la placenta o il morso. Esso
comprende il contagio verticale.
Contagio indiretto-> Può avvenire tramite dei veicoli (inanimati) o dei vettori (animati, meccanici o ospiti).

Contagio diretto: Il contagio diretto avviene tramite rapporti sessuali, bacio, morso e sangue. Nel contagio
diretto il rapporto tra fonte di infezione e ospite è di contatto immediato: non c’è niente che vi si
frapponga, non c’è l’ambiente (si prenda ad esempio il rapporto sessuale) non c’è neanche il fattore tempo.
Solitamente un solo soggetto suscettibile è coinvolto e viene contagiato. Le misure preventive che possono
essere utilizzate non devono essere quindi applicate all’ambiente, bensì direttamente sugli individui: ne è
un esempio l’utilizzo del preservativo nel rapporto sessuale, esso impedisce infatti la trasmissione di alcune
patologie che si possono trasmettere tramite liquidi seminali. Alcuni esempi di malattie trasmissibili tramite
il contagio diretto sono dati dall’AIDS, epatite B, Sifilide e Rabbia.
Via verticale: è una via specifica che riguarda il contagio diretto. Il soggetto coinvolto è solamente uno. Si
ha un rapporto tra fonte di infezione ed ospite dovuto alla gravidanza, infatti questo tipo di contagio
interessa la madre e il proprio feto. La placenta – organo temporaneo che si viene a formare durante la
gravidanza con scopo di nutrire, proteggere e sostenere la crescita del bambino – funziona come un filtro
protettivo per il feto, impedendo l’ingresso di molti agenti patogeni; talvolta è comunque possibile che i
microrganismi riescano a penetrare e che il feto venga infettato o che ne venga determinata anche la
morte.
Prevenzione: La prevenzione per questo tipo di contagio viene attuata sulla donna: durante la gravidanza è
necessario verificare che questa abbia determinati anticorpi, come per esempio quelli per la rosolia ( la
rosolia presa in gravidanza porta a malformazioni gravi del feto). Alcuni esempi di malattie trasmissibili per
via verticale possono essere l’AIDS, la rosolia e la toxoplasmosi.
Contagio semidiretto: è anche chiamato interumano. Il contagio semidiretto avviene in ambito ospedaliero
in cui si ha un contatto tra l’operatore sanitario e il malato; questo tipo di contagio è relegato solamente a
questo ambiente. Le mani sono il primo veicolo di passaggio di infezione tra il malato e l’assistente sanitario

4
e tramite la loro contaminazione trasferiscono l’infezione su un altro paziente: attraverso i pazienti si
possono per cui trasmettere dei microrganismi infettivi. I soggetti coinvolti possono essere di più.
Il contagio semidiretto non prevede necessariamente microrganismi patogeni stretti (batteri che causano
sempre malattia indipendentemente dall’ospite), ma di microrganismi anche ambientali che però possono
portare ad infezioni molto gravi e anche alla morte in determinati soggetti, soprattutto in quelli immuno-
compromessi gravi.
Prevenzione: Per la suscettibilità particolare che possono avere gi ospiti dell’ospedale è necessario lavarsi le
mani e tenerle pulite. Le possibilità di intervento sull’ambiente sono limitate perchè l’ospite è particolare:
l’ospite immunocompromesso riesce a mettere poche barriere perchè suscettibile a molti tipi di
microrganismi per cui è necessario bloccare non solo gli agenti patogeni ma anche quei microrganismi
commensali (generalmente presenti sulla cute dell’uomo) che sono su di noi, ci rivestono, sono al nostro
interno e rivestono l’ambiente.
Contagio indiretto: Questo tipo di contagio avviene tra la fonte di infezione e l’ospite esclusivamente
attraverso un veicolo o un vettore.

• veicoli, oggetti inanimati sui quali il microrganismo può essere trasportato (“veicolato”) da una
fonte di infezione ad un soggetto sano. Un esempio di veicolo possono essere le mani, un altro gli
alimenti. Sui veicoli, generalmente, i microrganismi non hanno capacità di moltiplicarsi anche se ci
sono delle eccezioni come in alcuni alimenti.
• vettori, sono artropodi e ratti, quindi esseri animati, attraverso i quali il microrganismo arriva
dalla fonte di infezione al sano. Nei vettori il microrganismo vive e si moltiplica. Per eliminare
queste malattie è necessario eliminare il vettore, infatti in mancanza di esso il microrganismo non
può trasmeettersi. I vettori si comportano diversamente gli uni dagli altri:
- vettori meccanici o passivi = trasportano passivamente il microrganismo sulla superficie del loro
corpo per poi trasmetterlo al soggetto. Un esempio di tali vettori sono le mosche.
- vettore ospite = trasportano i microrganismi all’interno del loro corpo: ne è un esempio la zanzara
Anophelese, che è stata portatrice della malaria . Essa preleva l’agente patogeno - che non passa
meccanicamente ma la utilizza come ospite - e in seguito punge il soggetto suscettibile e gli
trasmette il protozoo. Svolge lo stesso ruolo anche la pulce che succhia il sangue del topo
infetto e poi trasferisce l’agente patogeno al soggetto suscettibile.

Il contagio può essere immediato, ma può avere anche un intervallo di tempo abbastanza lungo.
Prendendo ad esempio un acquedotto: se le acque venissero contaminate l’infezione potrebbe manifestarsi
immediatamente come anche a distanza di giorni, il fattore determinante è il momento in cui l’acqua viene
bevuta. Se realmente un acquedotto venisse invaso da un microrganismo verrebbero coinvolte molte
persone, infatti i soggetti contaminati possono essere anche molti contemporaneamente.
prevenzione: In questa tipologia di contagio si ha la possibilità di intervenire sull’ambiente. Prendendo in
riferimento l’esempio della contaminazione delle acque, l’intevento efficace è la disinfezione. Quando ci
troviamo di fronte a malattie infettive a trasmissione indiretta tramite un vettore, è necessario incentrare
la prevenzione sul vettore, infatti la forma di prevenzione primaria principale è la vaccinazione sul soggetto
sano, ma attraverso questa è possibile solamente contenere la malattia e controllarla, ma non eradicarla.
L’eliminazione del vettore comporta invece l’eliminazione della malattia, che senza di esso non può
trasmettersi.
Patologie infettive a contagio indiretto attraverso veicoli:
- Aria-> Qualcuno considera le trasmissioni aeree un contagio semidiretto perchè si pensa che ci sia una
vicinanza tra il luogo in cui si contrae e il soggetto suscettibile. E’ però più appropriato considerare questa
trasmissione un contagio indiretto in quanto l’aria rappresenta un veicolo. Il contagio è più probabile in
ambienti confinati e la causa principale sono le particelle di flugge, ovvero piccole particelle di saliva che
5
escono da un soggetto e vengono inspirate dal soggetto vicino. Esse sono pericolose solo ad una distanza
dall’emissione compresa in tre metri: perchè avvenga il contagio ci deve essere una certa vicinanza tra i
soggetti. Queste patologie che si trasmettono per via aerea hanno un picco massimo nel periodo invernale
proprio perchè di inverno le persone tendono a stare in ambienti chiusi, le persone sono concentrate e a
minime distanze e la trasmissione è più semplice. Il numero di soggetti che possono essere coinvolti nell’
infezione può variare da uno a molti . Il microrganismo non è in grado di moltiplicarsi in aria in quanto essa
non contiene il nutrimento necessario, si limita per cui a trasferirsi e basta. Su queste malattie che sono
molto contagiose la vaccinazione deve prevedere un numero di soggetti molto elevato in percentuale *vedi
immunità di gregge
.Le malattie a trasmissione aerea sono più pericolose di quelle a trasmissione fecale-orale
(trasmissibili per contagio indiretto tramite suolo acqua e alimenti). Tramite l’aria si trasmettono tutte le
patologie aeree quindi prima tra tutte l’influenza; altri esempi sono la tubercolosi e le malattie
esantematiche.
-Suolo-> Si parla sempre di ambiente e le malattie infettive vengono trasmesse per via fecale-orale. Può
avvenire che il suolo venga contaminato dalle feci degli animali per due cause: (1)i grandi erbivori rilasciano
le loro feci, serbatoi di molte patologie ad alta letalità, in terreni che vengono a contatto con i nostri
alimenti. (2) talvolta vengono utilizzati prodotti agricoli contaminati: attraverso il concime biologico (
composto da materiale fecale e da fanghi di eliminazione da impianti di trattamento di depurazione
parzialmente trattati) può succedere che si abbiano contaminazioni ed epidemie (un esempio è
l’escherichia coli enteroemorragico). I soggetti coinvolti possono essere molti. Di norma nel suolo, come
anche nell’aria, il microrganismo non si moltiplica. Anzi per esempio i clostridi, batteri anaerobi in grado di
generare spore se le condizioni ambientali sono avverse, quando arrivano nel terreno a contatto con l’aria
sviluppano la loro forma di resistenza e quindi si trasformano in spora.
-Acqua-> Questa contaminazione avviene per trasmissione fecale-orale. L’acqua contaminata può essere
non solo quella potabile, ma anche quella di balneazione.
Possiamo trovare un esempio di contaminazione dell’acqua potabile in un fatto accaduto in America: un
serbatoio recante una apertura fu contaminato da feci infette di piccioni e queste feci contaminarono
l’acqua della città. Ci furono 300.000 casi di criptosporidiosi con alcuni morti.
I soggetti coinvolti possono essere anche molti. Neanche nell’acqua i micropatogeni stretti si moltiplicano
perchè non trovano il nutrimento : possono resistere nel veicolo per pochi giorni.
L’esempio più eclatante di infezione dovuta al contagio tramite l’acqua è Il colera: l’ultima epidemia in Italia
è avvenuta nel ’76, era dovuta al consumo di cozze crude, il microrganismo era quindi presente nelle acque
italiane, in particolare nell’italia del sud (legato ad un discorso di temperature elevate). Oggi i casi di colera
in Italia non ci sono perchè le indagini che periodicamente vengono fatte nelle acque non rilevano la
presenza del microrganismo del colera. Questo non significa che non possa ripresentarsi.
-Alimenti-> Si parla sempre di contaminazione tramite le feci. Gli alimenti avendo nutrienti maggiori
possono permettere la moltiplicazione del microrganismo quindi alimenti ricchi di fonti proteiche (come
carne e pesce) possono essere colonizzate da microrganismi che trovano le condizioni per moltiplicarsi e
possono quindi portare ad intossicazioni o malattie nel soggetto che consuma quell’alimento. Non è così
per tutti gli alimenti: alcuni come l’insalata non presentano nutrienti adatti (il microrganismo necessita di
azoto, amminoacidi, zuccheri, Sali minerali..) Altri alimenti ancora invece non solo hanno abbastanza
nutrienti per permettere la riproduzione dei microrganismi, ma li concentrano anche, si tratta di animali
filtratori: filtrano l’acqua e tengono per loro la parte organica in cui concentrano il microrganismo. Le
malattie che si trasmettono attraverso gli alimenti sono per esempio le salmonellosi. L’arrivo del
microrganismo sull’alimento può essere permesso per esempio dalla mosca.
-Patologie infettive dovute al contagio attraverso vettori (che sono meccanici –mosche- e ematofagi o
ospiti –zanzare,pidocchi,zecche,pulci-). Sono tanti gli artropodi che possono portare all’infezione
6
attivamente o meno. Possono essere coinvolti anche molti soggetti: la zanzara può succhiare il sangue da
più persone e portare la malattia infettando più persone. Alcuni esempi sono la malaria, la peste e la febbre
gialla. Le malattie trasmesse da vettori possono avere differente etiologia: Protozoaria ( come la
leishmaniosi) batterica (come la peste) da Rickettsie (come il tifo esantematico) o virale (come la febbre
gialla).
Contagio Jatrogeno: è un tipo di contagio che ha come veicolo un dispositivo medico come può essere un
semplice ago. Si parla sempre di contagio indiretto e l’infezione viene trasportata tramite un veicolo
inanimato, l’ago in particolare, e avviene per esempio tramite delle trasfusioni. Esempi di malattie così
trasmissibili sono l’epatite B e C. Gli ambienti odontoiatrici erano particolarmente a rischio poichè la
sterilizzazione dei presidi prima era carente. Un altro ambiente particolarmente a rischio in cui si hanno
controlli ma resta comunque pericoloso è dove vengono fatti tatuaggi e piercing.

CONTAGIO, INSORGENZA E COMPARSA:


Catene di contagio :possono essere sostanzialmente di quattro tipi :
- omogenea - omonima, contagio che avviene tra soggetti della stessa specie. Un esempio di malattia di
questo tipo è il morbill.
- omogenea- eteronima, la trasmissione avviene tra specie diverse come nel caso della rabbia che viene
trasmessa dal cane all’uomo.
-catena eterogenea-omonima, trasmissione uomo-uomo ma tramite un vettore.
-eterogenea- eteronima che avviene tra soggetti di specie diverse attraverso un vettore come nella peste in
cui le due specie diverse sono il ratto e l’uomo e il vettore è la pulce.
L’insorgenza di una determinata malattia può essere sia lenta sia più o meno rapida :
Insorgenza
• Lenta : contatto diretto mucosa-mucosa (es. malattie veneree). Le malattie per trasmissione sessuale
sono a insorgenza lenta perchè il contagio avviene ad uno ad uno.
• Rapida : contatto indiretto mediante aria (es. influenza) . La trasmissione aerea è invece rapida perchè
vengono contagiati più soggetti contemporaneamente.
• Brusca : contagio indiretto simultaneo mediante acqua o alimenti (es. epatite virale A). Si parla di
trasmissione brusca quando si passa da zero a molti soggetti infettati in un tempo brevissimo.
Comparsa e diffusione delle patologie:
Endemia: Una malattia si considera endemica nella popolazione quando l’agente patogeno è
costantemente presente e ciò presuppone che l’agente responsabile della malattia sia continuamente in
grado, attraverso una ininterrotta catena di trasmissione, di passare da soggetti infetti a suscettibili. Il

7
numero dei casi si presenta in numero più o meno elevato ma uniformemente distribuito nel tempo:
l’incidenza annua di date malattie è più o meno costante a meno che non si intervenga con vaccinazioni. Il
livello di endemia viene espresso dal tasso di incidenza annuo. Può esserci una stagionalità per una
questione di sopravvivenza dell’organismo. Un esempio sono le salmonelle sempre presenti nel nostro
territorio, hanno come serbatoio gli animali, contaminano acqua e alimenti e arrivano all’uomo: sono
quindi endemie. Sono presenti maggiormente nei periodi caldi. Anche le malattie esantematiche sono delle
endemie, ma adesso sono tenute sotto controllo grazie alle vaccinazioni sui nuovi nati. Il picco massimo
delle malattie esantematiche si sviluppa in primavera. Le endemie hanno tempo illimitato in quanto
l’agente patogeno è sempre presente, e spazio limitato.
Epidemia: Si parla di epidemia quando si ha un numero di casi non controllato molto superiore rispetto
all’aspettativa. L’epidemia può essere legata a varie cause:
- la presenza di un agente infettivo generalmente assente che viene importato.
- l’emergere di un nuovo agente eziologico: è il caso dell’AIDS, microrganismo che è passato da una specie
ad un’altra e ha trovato quindi una intera popolazione suscettibile poichè priva di difese.
- il microrganismo si trasforma : è il caso dell’influenza che possiamo prendere tutti gli anni in quanto il
virus che arriva è ogni anno modificato rispetto a quello dell’anno precedente e non abbiamo quindi gli
anticorpi specifici per quel virus. L’epidemia ha tempo e spazio limitati.
Pandemia, è una epidemia con tendenza a diffondersi molto velocemente attraverso vasti territori o
continenti. essa ha tempo limitato ma spazio illimitato.
Sporadicità: Una malattia si dice sporadica quando avviene a casi singoli isolati. Non possiamo prevedere il
numero approssimativo di casi annuali perchè non seguono regole di trasmissione: nella malattia sporadica
l’agente non è trasmissibile. Si parla per esempio del tetano, che ha come causa la tossina tetanica e non il
microrganismo. Il numero di casi è perciò variabile e dipende dall’incrocio dell’agente patogeno e del
soggetto suscettibile. Alcune malattie possono essere endemiche o epidemiche in alcuni luoghi e
sporadiche in altri in cui non si manifestano da determinato tempo. Si verificano per esempio in Italia dei
casi di malaria, ma contratti in altri paesi. Nelle malattie infettive che si presentano con sporadicità sono
limitati sia lo spazio che il tempo.

IN AUMENTO IN DIMINUZIONE

Cronico – degenerative (sono quelle che portano Malattie dovute alle feci (grazie a controlli
maggiormente alla morte), tumori e cardiovascolari. Su acqua e animali.
Malattie dismetaboliche (dovute all’obesità e legate Patologie infantili
al diabete). Parassitosi e zoonosi.
Malattie alimentari (dovute alla troppa manipolazione
degli alimenti e a stili di vita che prevedono troppi pasti
fuori casa).
Patologie infettive nell’anziano (respiratorie, urinarie..)
Infezioni sessualmente trasmissibili (causate dalla promiscuità)

Le cause che portano ad un aumento o ad una diminuzione di patologie infettive sono sostanzialmente
- l’invecchiamento della popolazione, grande problema legato all’europa e ai paesi molto sviluppati, che
permette il maggior sviluppo di patologie cronico-degenerative e l’aumento del problema legato alla
immunodepressione dovuta all’età.
- Il calo delle natività mette in evidenza il calo delle patologie che si verificavano nei bambini.
- aumento del ricorso ai servizi diagnostici

8
-I nuovi farmaci fanno sì che ci sia una diminuzione di molte infezioni, ma quelli utilizzati più del necessario
hanno creato nicchie resistenti agli antibiotici stessi.
-avere a disposizione presidi immunitari efficaci
-miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e nutrizionali
-stili di vita corretti (come l’utilizzo del preservativo) e non corretti (come il fumo di sigaretta).

9
PREVENZIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE

E’ importante sapere quale sia l’agente eziologico di una patologia perché è proprio in base all’eziologia che
cambiano gli interventi da effettuare, soprattutto per quanto riguarda le terapie. Esistono molte più armi
nei confronti dei batteri piuttosto che nei confronti di virus e di funghi, per fatti anche legati alle resistenze
degli agenti eziologici. Se l’agente eziologico è un virus possiamo avere influenza, morbillo, rosolia e
varicella. Quando l’agente eziologico è un batterio possiamo riscontrare tubercolosi, se invece si tratta di
un fungo andiamo spesso incontro ad aspergillosi ovvero una polmonite di difficile eliminazione dal
soggetto perchè ci sono poche antimicotici (farmaci in grado di inibire la crescita di organismi fungini ) in
grado di combatterla.

La prevenzione delle malattie infettive ha come obiettivo l’evitare il contagio, cioè impedire che il
microrganismo venga in contatto con l’ospite recettivo e quando ciò non è possibile, evitare l’infezione cioè
far sì che il patogeno venuto a contatto con l’ospite non possa moltiplicarsi nel suo organismo, grazie al
fatto che questo è stato reso non recettivo. La prevenzione che si effettua sul sano prevede infatti che il
soggetto non si ammali ed è volta ad impedire che un microrganismo venga a contatto con un ospite
recettivo. La malattia infettiva presenta un agente specifico e solitamente per combatterla partiamo da lì.
Per prevenire la diffusione delle malattie infettive si agisce sulla fonte di infezione, sul soggetto sano e
sull’ambiente. Sul soggetto suscettibile (sano) si interviene attraverso le vaccinazioni e la somministrazione
di anticorpi. Invece l’intervento sull’ambiente è più complesso. Si cerca di eliminare i fattori causali con la
bonifica dell’ambiente attraverso:

• Disinfestazione
• Sterilizzazione
• Disinfezione.

La prevenzione si divide in primaria( è la prima prevenzione che possiamo fare) e secondaria (durante il
periodo di incubazione che solitamente è molto breve: è molto difficile intervenire durante quel periodo se
non per patologie particolari come l’epatite B e la rabbia in cui il periodo di incubazione può durare anche
mesi. La prevenzione secondaria assume grande importanza nelle malattie cronico degenerative in cui si ha
un prolungato periodo di latenza.
LA PREVENZIONE PRIMARIA può essere applicata a vari livelli:
• sulla fonte di infezione: Per applicare la prevenzione, limitare la diffusione della malattia infettiva o
distruggere il microrganismo scatenante, su questo livello è necessario considerare il soggetto infetto o
malato.

1. Per prima cosa va effettuata l’ identificazione della fonte di infezione ovvero il soggetto malato
oppure il soggetto portatore, tramite accertamenti diagnostici.
2. La notifica-> una volta identificata la fonte di infezione, subentra la notifica: il medico curante
posto davanti ad una determinata sintomatologia può indirizzare un paziente ad un accertamento
diagnostico specifico oppure individuare egli stesso un tipo di patologia. A seconda del tipo della
patologia che si trova ad affrontare potrà essere necessario effettuare la notifica alla ASL, che a sua
volta la trasmette al ministero della salute. Essa è importante per capire quanto sia diffusa una
certa patologia in un determinato territorio, nozione necessaria per verificare se attraverso eventi
preventivi possiamo arrivare al controllo, alla eliminazione o alla eradicazione di data patologia. In
Italia grazie alla notifica sappiamo quanto circolano gli agenti eziologici, quanto di anno in anno ci
sia la diminuzione di determinati casi – nel caso in cui per esempio si sia introdotta una nuova
vaccinazione – e c’è la possibilità di fare indagini statistiche riguardanti le malattie. Grazie a questo
procedimento ogni anno possiamo calcolare l’incidenza annua delle varie patologie che si sono
verificate nel territorio.

10
3. La notifica ha una duplice finalità innesca l’applicazione delle misure preventive e dà il via
all’inchiesta epidemiologica e serve per un fattore statistico- epidemiologico. L’inchiesta
epidemiologica fa sì che un evento venga riportato a una fonte di infezione, a un veicolo di
infezione ecc -> essa ricerca un episodio comune a soggetti affetti da stessa sintomatologia, è
importante perché trovandolo si può andare ad eliminare l’agente scatenante.
4. Una volta arrivati a questo punto è possibile bloccare l’agente infettivo o eliminarlo in vari modi:

- attraverso l’isolamento del malato, in patologie gravi, durante il quale è anche possibile la
disinfestazione delle feci.
- attraverso la sorveglianza sanitaria, grazie alla quale si tengono sotto controllo i pazienti.
- distruzione del microrganismo sulla fonte attraverso antibiotici e farmaci o bonifica dei portatori e
ambientale . Questo rende ciò che era la fonte di infezione non più infetta. La bonifica dei portatori
può avvenire tramite eliminazione dell’animale infetto con l’abbattimento, oppure con una chemio-
antibiotico-terapia. Questo può portare ad altri problemi ma è sempre necessario calcolare il
rapporto tra il costo e il beneficio. Per fare un esempio la malaria è stata abbattuta grazie
all’utilizzo dei pesticidi, molecole cancerogene che poi hanno contaminato le nostre acque e i nostri
alimenti ed hanno quindi portato anche a distanza a patologie cronico-degenerative. Adesso nei
paesi dove non c’è più la malaria sono infatti vietati, ma allora era molto più il beneficio dato
dall’utilizzo di tali pesticidi piuttosto che il costo. Inoltre nelle malattie cronico degenerative i fattori
di rischio sono molti, per cui anche se l’uso di pesticidi ha provocato in parte un aumento dei casi di
tumore non è necessariamente vero che tali casi siano stati determinati solo da molecole di quel
tipo , potrebbero anche essere stati determinati da altri fattori di rischio: non tutti coloro che
mangiano frutta e verdura contaminata da pesticidi sviluppano poi un tumore.

Le patologie si dividono in cinque classi diverse.

CLASSE 1 CLASSE 2 CLASSE 3 CLASSE 4 CLASSE 5

Patologie che in Patologie non molto gravi, Patologie per cui la Patologie che vengono Patologie meno
parte sono assenti come le salmonellosi. La notifica deve prevedere notificate principalmente
importanti.
nel nostro territorio: notifica si ha da parte del delle schede specifiche quando si presentano
se viene individuato medico curante entro 2 legate all’individuo. molti soggetti con uno
un caso deve essere giorni alla ASL. La notifica Esempi di queste stesso problema e si
subito notificato, è legata al discorso di patologie sono l’AIDS la sospetta che ci sia una
entro 12 ore dal epidemie. Spesso queste malaria e la tubercolosi. epidemia dovuta ad uno
sospetto e va isolato patologie rimangono stesso fattore.
il soggetto per anche non notificate:
evitare che si quando il soggetto
diffonda incappa in un
nuovamente la microrganismo non
malattia. (la notifica troppo virulento spesso
deve partire anche non si presenta neanche
in seguito al dal medico curante.
sospetto)

11
Nell’ambito di prevenire ed evitare patologie, le classi che vanno tenute maggiormente sotto controllo sono
la classe 1, la classe 3 e la classe 4.
• sull’ambiente: la prevenzione di malattie a questo livello avviene ostacolando il microrganismo nel
proprio habitat, quindi distruggendo questo microrganismo quando si trova all’interno dei veicoli o dei
vettori. Esempi di distruzione dei microrganismi nei veicoli sono la bonifica delle acque, la pastorizzazione
del latte e la sterilizzazione degli strumenti chirurgici. Per l’eliminazione di microrganismi all’interno dei
veicoli è necessario agire sui veicoli stessi e lo stesso vale per i vettori: si può applicare una disinfestazione
ovvero l’utilizzo di molecole con azione non sul microrganismo ma sul vettore eliminandolo. In questo
modo vengono eliminate le patologie che necessitano del vettore per propagarsi – la zanzara anophelese
era il vettore che trasportava il protozoo della malaria: solamente nelle ghiandole salivari di questo vettore
tale protozoo ha la possibilità di moltiplicarsi-> eliminata la zanzara si elimina anche la malattia. La
tubercolosi è una malattia che è stata debellata grazie all’intervento sull’ambiente: in particolare si agì sul
cambiamento della tipologia di abitazioni che erano malsane fredde umide e prive di igiene che erano
l’habitat perfetto per il microrganismo. Oggi purtroppo la tubercolosi ha la tendenza a ripresentarsi perchè
la popolazione si trova a dover vivere in baracche e luoghi malsani non riscaldati.
• sul soggetto sano: sui soggetti non infetti, quindi recettivi, si possono applicare due tipologie di
prevenzione:
- prevenzione di base, sui soggetti non a rischio, tramite la vaccinoprofilassi. I soggetti che ancora non
hanno avuto contatto con il microrganismo vengono vaccinati e di conseguenza resi immuni. Il vaccino è
quindi il primo intervento di prevenzione primaria che si applica sul soggetto sano e siccome la
somministrazione deve avvenire prima dell’incontro con il microrganismo viene effettuata da bambini o
addirittura da neonati: le vaccinazioni hanno inizio dai tre mesi. Oggi non esistono più vaccinazioni
obbligatorie.
- prevenzione di emergenza, sempre nei soggetti non infetti, ma ad alto rischio immediato. L’ intervento di
emergenza può essere applicato attraverso la immunoglobulina profilassi (le immunoglobuline sono legate
all’uomo); tramite la sieroprofilassi (sieri di origine animale) -> somministrazione di anticorpi specifici
efficaci per un mese; tramite la chemio profilassi (utilizzo di farmaci specifici-> il microrganismo non rimane
vivo perchè trova nel sangue un veleno) o tramite la reverse isolation (isolamento di una persona in modo
che non venga a contatto con agenti infettivi).
• Su soggetti infetti asintomatici (prevenzione II). Sui portatori sani che vengono individuati si distruggono i
microrganismi attraverso per esempio una terapia antibiotica (chemioprofilassi), non parliamo più di
prevenzione primaria ma di secondaria.
• Sui soggetti immuni si ha un intervento di prevenzione secondaria. In questo caso tale prevenzione
riguarda per esempio i richiami vaccinali: alcuni vaccini necessitano più dosi, ne è un esempio la
vaccinazione tetanica-> ogni dieci anni i nostri anticorpi specifici nei confronti del tetano calano in tal
misura che non siamo più protetti. Dobbiamo allora necessariamente rialzare la protezione tramite un
richiamo. Consideriamo che il soggetto ha già avuto la immunizzazione.

OBIETTIVI DELLA PREVENZIONE = La prevenzione ha come obiettivo più basso quello della protezione del
singolo individuo: se un soggetto deve fare un viaggio in un paese dove è presente la febbre tifoide si reca
prima alla ASL, effettua il vaccino ed è così protetto – anche se per tempo determinato – . Gli obiettivi che
hanno maggior spessore sono però dati da: controllo, eliminazione ed eradicazione delle malattie.
Controllo-> Attraverso la vaccinazione su una fetta ampia della popolazione ha inizio il controllo di una
malattia. Il controllo è una diminuzione significativa e consolidata di casi di malattia in una popolazione
dovuta ad un intervento preventivo. La riduzione che si viene a verificare può essere stabile nell’arco degli

12
anni, portando ad un numero costante di soggetti infetti, oppure può migliorare ogni anno facendo sì che si
presentino sempre meno casi.

La Toscana è stata tra le prime regioni ad introdurre le vaccinazioni contro le malattie


esantematiche. Dal momento in cui sono state introdotte si è verificato, attraverso una indagine
epidemiologica, il controllo e una diminuzione continua delle malattie esantematiche tra la
popolazione: questo intervento preventivo è efficace.

Eliminazione-> Quando tramite il controllo arrivo ad una diminuzione progressiva del numero di casi, per
alcune malattie arrivo ad ottenere l’eliminazione. Si può affermare di aver eliminato una determinata
malattia infettiva da un territorio quando si ha una situazione in cui non si ha più neanche un nuovo caso di
quella malattia in quel territorio. Una volta che il controllo porta all’eliminazione di una malattia è
fondamentale il controllo sanitario e il continuare l’intervento preventivo: il microrganismo si può sempre
ripresentare fino a che non si arriva ad una eradicazione. La decisione di eliminare alcune malattie anzichè
altre avviene in base a determinati parametri. Solitamente vengono eliminate le malattie molto diffuse e
che presentano casi in cui il microrganismo può essere molto virulento e determinare o la morte
dell’individuo – vedi morbillo – oppure la menomazione dell’individuo – vedi poliomelite – .
Eradicazione-> L’eradicazione di una malattia infettiva prevede non solo l’assenza di nuovi casi in un
determinato territorio, ma a livello mondiale e inoltre è necessario che sia eliminato dal mondo l’agente
infettivo che la causa. Il vaiolo è l’unica malattia che è stata eradicata, infatti non esistono più nuovi casi nel
mondo dal ’79 ed inoltre è stato eliminato il microrganismo. Questo tramite una campagna vaccinale
abbastanza breve: dal ’67 al ’79. Non tutte le malattie possono essere eradicate. Perchè possa essere
eliminata una malattia deve presentare determinate caratteristiche:

- non devono avere serbatoio animale o ambientale. La malattia deve circolare solo nell’uomo. Si
deve poter trasmettere solamente tra uomo-uomo (in quanto la vaccinazione, unico strumento che
abbiamo, la applichiamo solo sull’uomo). Le salmonellosi non possono essere eradicate in quanto il
serbatoio è l’animale.
- ci deve essere assenza di portatori o comunque di portatori sani e precoci.
- la sintomatologia deve essere tipica: nell’indagine epidemiologica deve essere subito riconoscibile
un soggetto affetto dalla determinata patologia che stiamo cercando di eradicare.
- il microrganismo deve essere stabile e non modificabile come quello dell’influenza.
- dobbiamo avere un vaccino efficace che abbia una durata nel tempo. Il tipo di vaccino è
importante, ci sono alcuni vaccini che sono di più facile trasporto: a volte dobbiamo portare i
vaccini in territori dove è più difficile mantenere la catena del freddo quindi i vaccini che vanno
tenuti in frigorifero difficilmente si possono portare in aree geografiche in villaggi in mezzo alla
foresta o nel deserto. I vaccini più efficaci sono quelli liofilizzati. Altri facilmente utilizzabili sono i
vaccini orali, ovvero quelli molto semplici da somministrare.
- deve essere buono il rapporto costo-efficacia.

Tutti questi passaggi si verificano attraverso diversi interventi, ma l’unica arma e la più importante è la
vaccinazione.

13
POLIOMELITE :
1966 --------------------------------> 1988 -----------------------------> 2000 -----------------------------> 2003 -------------->

sono iniziate le vaccinazioni polio era ancora presente numero di casi relegato Casi di Polio
di massa contro la polio in in molte parti del mondo. A Africa, Asia (india) e limitati a Nigeria
quanto questa poteva andare Medio Oriente . Pakistan e
a colpire il SNC determinando Afghanistan.
paralisi flaccide.
---> 2014 --------------------------> 2015 -------------------------------> obiettivo: eradicazione nel 2019
solamente 359 nuovi casi 43 nuovi casi esclusivamente
presenti in Afghanistan e in Pakistan.

14
VACCINI E IMMUNITA’

IMMUNNITA’
L’immunità è una condizione di refrattarietà nei confronti di una malattia. Essa può essere innata o
acquisita.

Immunoprofilassi passiva → Può essere artificiale, cioè possono essere somministrati dei sieri o delle
globuline specifiche che tamponano il fatto che un soggetto possa aver avuto contatti con l’agente infettivo
e successivamente si protegge il soggetto tramite vaccinazione. Questo tipo di immunità può avvenire
anche per via naturale, si tratta di anticorpi che la madre passa al feto o al neonato tramite l’allattamento.
La protezione è di breve durata ma immediata, ovvero di emergenza.
Sieroprofilassi: Tempo dimezzamento: 7gg. Effetti secondari (possibili): 1) Dopo 1° somministrazione
(malattia da siero, es.orticaria) non grave 2) Dopo 2° somministrazione (in soggetti sensibilizzati – shock
anafilattico) grave o mortale.
Immunoprofilassi: Tempo dimezzamento: 28 gg. Effetti secondari: assenti (possibilità di ripetizione).1) Ig
normali o standard -> provenienti da donatori adulti, sani, normali Riproducono la situazione immunitaria
della popolazione. Viene effettuata su immunodepressi temporanei e ustionati. 2) Ig Specifiche o
iperimmuni -> provenienti da vaccinati. Anticorpi selezionati a concentrazione elevata. Viene effettuata per
tetano, pertosse, rosolia, morbillo parotite, epatote B…
Chemioprofilassi primaria: Consiste nella somministrazione di chemioterapici o di antibiotici a persone
prima dell’esposizione al rischio di contagio (es. prima di una operazione). Ha lo scopo di impedire lo
sviluppo del processo infettivo distruggendo i microrganismi, eventualmente penetrati, prima che si
possano impiantare e moltiplicare nell’organismo (es: anti-malarici).
Immunoprofilassi attiva → Si instaura nell’organismo attivamente in maniera naturale attraverso il
contatto con il microrganismo oppure attivamente per via artificiale tramite i vaccini. I vaccini sono infatti
preparati biologici di elevato potere antigenico, ma privi di potere patogeno, che introdotti nell’organismo
umano sono in grado di indurre uno stato di immunità attiva nei confronti di determinati microrganismi
patogeni. Gli obiettivi sono la protezione del singolo, il controllo, l’eradicazione e l’eliminazione. Tramite il
vaccino si arriva ad una immunità acquisita, attiva e artificiale. La protezione che garantisce è elevata (ma
non assoluta), duratura (ma non infinita) e tardiva ( non di emergenza). Non tutti i vaccinati poi sviluppano
un livello anticorpale così elevato, c’è sempre una percentuale minima di soggetti che non si immunizza,
per questo la protezione non è assoluta. E’ duratura ma non infinita, molte vaccinazioni si fanno solamente
una volta nella vita. I vaccini che creano una risposta immunitaria abbastanza duratura nel tempo vengono
introdotti nel piano vaccinale da effettuare ai bambini. Altri vaccini di malattie pericolose che permettono

15
la creazione di anticorpi con durata minore, prevedono richiami. Il vaccino contro la febbre tifoide dura per
esempio due anni e non potrebbe perciò entrare nel programma di vaccinazione del bambino. Invece i
vaccini contro il tetano e la difterite sono due tipologie che richiedono richiami perchè dopo determinato
tempo il livello anticorpale stimolato dal vaccino diviene così basso che non protegge più l’individuo. Il
meccanismo innescato dal vaccino è quello della produzione di anticorpi specifici, il suo fine è scatenare
una risposta immunitaria.
Effetti delle vaccinazioni:
- Protezione diretta del soggetto dalla malattia corrispondente al vaccino usato.
- Protezione indiretta dei soggetti che vengono a contatto con il vaccinato in quanto quest’ultimo non
colonizza e non diffonde agli altri i microrganismi patogeni verso cui è stato vaccinato.
Immunità di gregge (heard immunity): Quando in una popolazione ho una elevata percentuale di soggetti
immunizzati allora la diffusione dell’agente patogeno è resa difficoltosa → i pochi soggetti suscettibili sono
protetti dai molti immuni .
Non è dunque necessario raggiungere il 100% di immunità in una popolazione per controllare o eliminare
una malattia. Perchè si instauri una immunità di gregge in una certa popolazione io devo vaccinare un
numero variabile di soggetti in base alla contagiosità del microrganismo. Per il morbillo i soggetti da
vaccinare sono i 98% (si trasmette per via aerea) contro il 65% della polio (si trasmette per via fecale-orale).
VACCINI
Cosa sono? preparati biologici che devono avere il potere di instaurare la risposta anticorpale e quindi il
potere antigenico, ma non devono più avere il potere patogeno quindi non devono più determinare la
patologia nell’individuo. Sono quindi I vaccini sono preparazioni farmaceutiche in grado di indurre
un’immunità protettiva con formazione di cellule B di memoria.
La vaccinazione può anche essere effettuata dopo un eventuale contatto con il microrganismo, ma solo in
casi particolari come la rabbia, in cui il tempo di incubazione è lungo.
Obiettivi:
- Verso il singolo: provocare una risposta immunitaria nei confronti di uno o più antigeni di un agente
patogeno per proteggere il soggetto dalla patologia da esso causata.
- Verso la collettività: limitare la diffusione di una patologia e ove possibile eradicarla definitivamente (es.
vaiolo)
Requisiti: Immunogenicità: deve indurre livelli anticorpali elevati nei confronti degli antigeni in esso
contenuti. Efficacia: gli anticorpi indotti devono proteggere il soggetto dalla malattia per cui è sviluppato il
vaccino e tale protezione deve essere più duratura possibile. Sicurezza: alla sua somministrazione deve
seguire una percentuale minima di effetti collaterali, che deve essere commisurata con la gravità della
malattia.
Tipi di vaccini: i vaccini che abbiamo a disposizione sono i

- Vaccini vivi attenuati: preparati con microrganismi a virulenza attenuata. E’ contenuto un batterio
o un virus capace di riprodursi (vivo) ma che ha perso il potere patogeno, conservando sempre il
potere immunogeno. Per questi vaccini è in genere sufficiente una sola dose per ottenere
un’immunità permanente. Il microorganismo può essere anche ucciso, ma presentare nella cellula
ciò che è necessario per la risposta immunitaria. A volte si prende solamente l’antigene necessario
per la risposta immunitaria. Ci sono diversi metodi di attenuazione: Isolamento di mutanti
naturalmente attenuati (Instabilità genetica e possibile emergenza di mutanti revertanti);
Coltivazione per la selezione di mutanti a ridotta virulenza (Instabilità genetica e possibile
emergenza di mutanti revertanti); Creazione di mutazioni specifiche o delezioni di geni

16
indispensabili per la virulenza mediante tecniche di ingegneria genetica. (revertanti improbabili).
Alcuni esempi di vaccini attenuati sono dati dall’anti-polio, anti-morbillo e anti-rosolia.
- Ricombinanti attenuati : (1) Identificazione di gene bersaglio. (2) Clonazione del gene virale. (3)
Mutazione/delezione del gene ed espansione del clone virale mutato. (4) Il virus attenuato si
replica in vivo ed è immunogeno. Mutazioni così estese molto difficilmente possono ritornare
(revertare) al genotipo selvatico. Si distinguono in vaccini ricombinanti a sub unità (antigeni proteici
espressi per via ricombinante in sistemi eterologhi ; sono scarsamente immunogeni) e vaccini vivi
ricombinanti (Antigeni proteici clonati in ospiti batterici o virali apatogeni (vettori) e fatti esprimere
in vivo, permettendo uno stimolo immunogenico efficace e prolungato)
vaccino ricombinante a sub unità: Il gene che codifica per l’antigene di interesse, viene
amplificato (PCR), isolato, e clonato in un vettore plasmidico. Il gene viene quindi
subclonato in un vettore di espressione (procariotico o eucariotico) La proteina
ricombinante viene purificata ed utilizzata per allestire il vaccino. Sono alcuni esempi l’HBV
e l’HPV
vaccino con vettori ricombinanti: Vettore: virus o batterio apatogeno o reso non patogeno
ingegnerizzato per veicolare il gene di interesse del microrganismo bersaglio Il virus del
vaiolo bovino è attualmente impiegato come vettore per vaccini ricombinanti, tra cui
vaccini sperimentali anti-HIV Mutanti di Salmonella enteritidis sono usati per lo sviluppo di
un nuovo vaccino anti-HBV
- Vaccini inattivati: I microrganismi sono appropriatamente uccisi attraverso l’impiego di mezzi fisici
(calore, raggi ultravioletti) o sostanze chimiche (formolo, betapropiolattone). Per questi tipi di
vaccino sono necessarie più inoculazioni. I metodi di inattivazione prevedono il calore che causa
l’estesa denaturazione delle proteine alterando la struttura degli antigeni = induzione anticorpi
bassa affinità. La formaldeide, i raggi UV e il beta-propionolattone. Sono esempi di vaccini inattivati
l’anti-rabbico e l’anti- colerico.
- Antigeni purificati: Derivano da microrganismi inattivati dai quali sono successivamente estratti
uno o più antigeni in grado di stimolare la risposta umorale.
- Vaccini a componenti purificate: Allestiti con componenti purificate dell’agente patogeno,
implicate nella patogenicità e/o nella virulenza: Adesine ; invasine; antigeni capsulari; esotossine
detossificate (anatossine o tossoidi); proteine capsidiche e pericapsidiche virali. Fanno parte dei
vaccini a componenti purificate quelli costituiti da anatossine. In alcune patologie il danno è dovuto
esclusivamente all’azione della tossina prodotta dal microrganismo. In tali casi il vaccino è
composto dalla tossina appropriatamente trattata (formolo + calore) = anatossina (ha perso il
potere patogeno ma conserva quello immunogeno). Sono esempi il vaccino antidifterico,
antitetanico e antipertossico (tossine) e il vaccino antimeningococcico

Vantaggi e svantaggi dei vaccini attenuati: Quantità e numero dosi ridotto


• Ridotta incidenza effetti collaterali
• Induzione di immunità duratura e protezione elevata
• Attivazione risposta umorale e cellulo-mediata (vaccini antivirali)
• Attivazione immunità mucosale (IgA)
• Effetto protettivo a rapida insorgenza
• Possibile somministrazione topica

• Somministrazione preclusa per soggetti a rischio


• Crono-termo-foto-labilità
• Possibile emergenza di revertanti o ricombinanti virulenti

17
• Possibile insorgenza di infezioni persistenti
• Possibile diffusione nell’ambiente ed interazione con soggetti immunocompromessi
• Facilità di contaminazione durante la produzione

Vantaggi e svantaggi dei vaccini inattivati:


Possono essere somministrati in soggetti a rischio, in quanto non possono causare infezione
• Sono facilmente conservabili (liofilizzati) anche in condizioni ambientali sfavorevoli, tipiche delle regioni del terzo
mondo;
• Sono di facile allestimento e di costo contenuto.
• Difficile contaminazione durante la produzione

• Spesso conferiscono immunità breve e scarsamente protettiva e richiedono frequenti dosi di richiamo
(specialmente antibatterici);
• Inducono solo IgM e IgG ma non IgA;
• Determinano attivazione della sola risposta di tipo B, senza quella cellulo-mediata (risposta T) che è essenziale
nell’immunità antivirale.
• Maggior frequenza effetti collaterali
• Necessità di adiuvanti nella formulazione
• Somministrabili solo per via parenterale

Vantaggi e svantaggi del vaccino a componenti purificate: Stimolo diretto contro specifico bersaglio
• Induzione di titoli anticorpali specifici molto elevati
• Riduzione di reazioni avverse causate da altre componenti antigeniche.

-Polisaccaridi spesso scarsamente immunogeni, specialmente nella prima età pediatrica (vaccini antimeningococco ed
antipneumococco)
- Necessaria aggiunta adiuvanti peptidici
- Termolabilità
- Costi produttivi elevati

Classificazione dei vaccini in base alla composizione:


Monovalenti: contengono un unico ceppo di una specie microbica (es. anti-rosolia) .
Polivalenti: contengono ceppi diversi di una specie microbica (es. anti-polio: virus di tipo 1, tipo 2 e tipo 3)
Misti: Contengono specie diverse (es. anti-morbillo + anti-parotite)
Associati: contengono microrganismi diversi, batteri e virus, anatossine (es. vaccinazione dell’infanzia) .

Risposta ai vaccini: La risposta del soggetto alla vaccinazione si manifesta in due fasi:
Risposta primaria: dopo la prima dose di vaccino si ha la produzione di anticorpi IgM (meno efficaci) con
durata breve (1-4 settimane). La vaccinazione non protegge ancora contro la malattia.
Risposta secondaria: dopo una successiva dose di vaccino si ha la produzione di anticorpi IgG (piú efficaci)
con durata da alcuni mesi ad alcuni anni. La vaccinazione è protettiva per un tempo variabile.
Il numero di dosi per avere una buona risposta secondaria cambia da vaccino a vaccino
Immunità ed efficacia: Innocuità:
• Incapacità di causare la malattia
• Assenza di mutazioni inverse con ritorno alla virulenza (revertanti)
• Assenza di tossicità, sensibilizzazione …
Efficacia:
• % di siero-conversione
• Effettiva capacità di proteggere dalla malattia
Controindicazioni: Si definisce controindicazione una condizione del ricevente (non del vaccino) che
18
aumenta la probabilità di una reazione avversa grave al vaccino. Le controindicazioni possono essere
permanenti (le prime quattro) o temporanee (le seconde due).
1. Immunodepressione primitiva (immunodeficienza congenita), secondaria a patologie (HIV, leucemie,
tumori) o in seguito a trattamenti farmacologici (es. cortisonici)
2. Allergia a costituenti di vaccini (es. uova)
3. Anafilassi dopo la 1° dose
4. Malattia neurologica grave

1. Gravidanza (v. vivi e attenuati)


2. Malattie acute febbrili
Una reazione avversa può essere attribuita al vaccino se:
- Si verifica trascorso un periodo di tempo plausibile dalla vaccinazione
- Corrisponde agli eventi avversi già associati allo specifico vaccino
- Dà luogo ad una sindrome la cui associazione con il vaccino è fortemente plausibile dal punto di vista
biologico
- Si ha conferma dell’associazione con esami di laboratorio (es. isolamento di ceppi di microrganismo
vaccinale)
- Si ripete a una nuova somministrazione di vaccino
- Uno studio clinico o epidemiologico stabilisce un rischio maggiore fra i soggetti vaccinati rispetto ai non
vaccinati

FATTORI DEI QUALI BISOGNA TENERE CONTO NELLA FORMULAZIONE DEL CALENDARIO VACCINALE PER
L’INFANZIA:
Epidemiologici → Età tipica di acquisizione della malattia Eventuali complicazioni della malattia
secondo le età Effetti collaterali del vaccino secondo le età Programmi di vaccinazione estensiva già in atto
Immunologici → Maturità del sistema immunitario Clearance degli anticorpi di origine materna Numero
di dosi e relativi intervalli richiesti per ottenere una risposta protettiva Durata della protezione conferita dal
vaccino Co-somministrazione di vaccini diversi
Economico-pratici → Rapporto costo-benefici Numero di vaccini da inserire nel calendario Disponibilità di
vaccini “combinati” Numero di sedute vaccinali Organizzazione della somministrazione dei vaccini (tipologia
del Servizio Sanitario).
LEGGI O NORMATIVE RELATIVE ALLE VACCINAZIONI OBBLIGATORIE
• L. 291/1939: obbligatorietà della vaccinazione antidifterica;
• L. 292/1963 : obbligatorietà della vaccinazione antitetanica;
• L. 51/1966: obbligatorietà della vaccinazione antipolio;
• L. 165/1991: obbligatorietà della vaccinazione antiepatite B.

19
DISINFEZIONE E STERILIZZAZIONE

La sterilizzazione e la disinfezione sono eventi che riguardano la prevenzione primaria. Gli interventi
preventivi dovrebbero interrompere la catena epidemiologica. In caso di contagio indiretto la prevenzione
si effettua sull’ambiente. Quando si distruggono i veicoli nell’ambiente si utilizzano metodi come la
disinfezione e l’igiene ambientale, quando si distruggono gli agenti sui veicoli si parla di disinfezione e
sterilizzazione. Quando invece si distruggono i vettori si parla di disinfestazione.

L’obiettivo dell’igiene è quello di mantenere la popolazione sana da quando è nel grembo della
madre fino alla morte attraverso la prevenzione. La prevenzione si divide in primaria e secondaria,
entrambe si attuano sul soggetto sano.
Prevenzione primaria = L’agente di rischio non è ancora venuto a contatto con il soggetto, è
necessario quindi creare delle barriere per evitare questo contatto. La prevenzione primaria si fa
per esempio diffondendo l’informazione di non fumare perché il fumo nuoce alla salute. Altri tipi di
prevenzione primaria sull’alimentazione sono il mangiare poco sale e pochi grassi. Una prevenzione
corretta mi elimina una serie di patolgie cronico-degenerative. La prevenzione primaria comprende
anche l’uccisione di microrganismi tramite disinfezione e sterilizzazione (come per esempio sugli
oggetti che servono per operare). La disinfezione comprende anche la potabilizzazione delle acque.
Gli interventi di prevenzione primaria talvolta sono banali (tranne il vaccino, che poi porta
all’eradicazione della malattia), il lavaggio delle mani ha fatto sì che diminuissero moltissimo le
infezioni ospedaliere.

Glossario: Contaminazione: presenza di un agente infettivo su una superficie corporea, indumenti,


strumenti ed altri oggetti inanimati, sostanze alimentari.
Pulizia: rimozione meccanica dello sporco da oggetti, superfici, cute e mucose.
Detergente: sostanza che modifica le forze di tensione superficiale fra sporco e superficie.
Disinfettante: composto chimico antimicrobico in grado di agire su oggetti inanimati.
Batteriostatico: agente di solito chimico che impedisce la riproduzione batterica.
Antisepsi: procedure che distruggono o inibiscono la moltiplicazione dei microrganismi presenti sui tessuti
viventi.
Antisettico: sostanza impiegata sui tessuti viventi che previene o arresta l’azione o la crescita di
microrganismi patogeni inibendo la loro attività o distruggendoli.
Asepsi: insieme di norme per impedire che su un substrato giungano microrganismi.

Tipi di microrganismi : I microrganismi transitori sono microrganismi che si depositano sulle mani dopo
contatti recenti con pazienti infetti o colonizzati o con fonti ambientali, sopravvivono meno di 24 ore sulla
cute e possono essere rimossi con il lavaggio. Sono solitamente aerobi ed anaerobi Gram negativi (es:
Pseudomonas, Escherichia coli, Salmonella). Tali germi usano le mani come modalità di trasporto a breve
termine alla ricerca di un ospite suscettibile o di un serbatoio dove sopravvivere. Provocano facilmente
infezione una volta entrati in contatto con un ospite suscettibile. I microrganismi residenti (o commensali)
Rappresentano la flora normale (colonizzatrice) di un individuo. Essi vivono sulla cute, vi crescono e si
moltiplicano, ma raramente causano infezione tranne quando vengono introdotti nell'organismo attraverso
procedure invasive. Essi non vengono facilmente rimossi dal semplice lavaggio delle mani, si possono
moltiplicare sulla cute e sono generalmente Gram positivi aerobi (es: Stafilococchi).

Sanificazione → prevede la detersione e la pulizia. E’ una procedura di rimozione e di allontanamento del


materiale organico presente e di una percentuale più o meno elevata di microrganismi attraverso l’utilizzo

20
di sostanze detergenti; E’ un intervento obbligatorio prima di qualunque trattamento di disinfezione o
sterilizzazione; E’ un intervento sufficiente in tutti i casi e situazioni di bassa contaminazione (rischio
infettivo limitato). Infatti molto spesso non è necessario arrivare alla disinfezione e alla sterilizzazione,
basta la pulizia ad eliminare il pericolo di tante infezioni in ambienti sensibili come gli ospedali. Con la
pulizia elimino meccanicamente i microrganismi insieme allo sporco, quindi anche se non li uccido non sono
più presenti.
Disinfezione → è una pratica che ha come scopo la distruzione della flora microbica patogena in un
ambiente o sulle superfici di ogni genere. Può essere attuata con mezzi naturali e artificiali, chimici e fisici.
Con la disinfezione si eliminano tutti i microrganismi patogeni da una superficie. Per la disinfezione si
utilizza il disinfettante che ha la capacità di uccidere i microrganismi patogeni. I microrganismi patogeni
sono molto più sensibili rispetto ai non patogeni perché un microrganismo che è abituato a vivere
nell’ambiente ha molta più capacità di adattamento e quindi di variazione. Variano i nutrienti. Il saprofita è
in grado da una generazione all’altra a trasferire delle caratteristiche per cui poi i microrganismi si adattino.
Il patogeno ha bisogno sempre o quasi sempre (tranne quelli sistemici) di un organo bersaglio. E’ solo in
quell’organo che riesce a moltiplicarsi e a trovare i nutrienti. Una salmonella per esempio necessita dello
stomaco altrimenti dopo poco tempo muore. E’ quindi per questo motivo che con la disinfezione si
eliminano solamente i microrganismi patogeni. Anche in seno ai patogeni ci sono specie più resistenti di
altre. Tra i virus più resistenti ci sono l’Epatite B (o D??), resistente anche a temperature elevate, il
micobatterio della tubercolosi, perchè ha delle pareti che contengono delle cere che la rendono
impermeabile a molte molecole (servono molecole specifiche, il disinfettante mirato per la tubercolosi è
l’alcool) e le spore batteriche che nnon vengono eliminate con nessun tipo di disinfettante. Disinfettare
infatti significa solamente eliminare tutte le forme vegetative dei microrganismi patogeni, NON le spore. La
sicurezza di aver eliminato tutti i microrganismi patogeni e non patogeni e le spore ce l’ho solamente in
seguito alla sterilizzazione.

Antisepsi → applicazione di soluzione antimicrobica a cute o altri tessuti per l’eliminazione di


microrganismi (lavaggio delle mani con soluzioni germicide o strofinamento della cute prima di iniezione).
Le mani sono il principale veicolo di trasferimento dei microrganismi Con l'uso di antisettici possono venire
inattivati o eliminati i microrganismi transitori ma anche parte dei microrganismi residenti.
Decontaminazione → Tutto il materiale da sottoporre a processo di sterilizzazione va decontaminato con
disinfettante (soluzione saponosa di iodofori) se presente sangue, liquidi biologici e materiale organico
potenzialmente infetto (DM 28/9/1990) .
Sterilizzazione → Processo chimico o fisico in grado di distruggere tutte le forme di microrganismi viventi,
patogeni, saprofiti e le loro forme di resistenza: le spore. La sterilità è indispensabile per tutti quegli oggetti
che entrano in contatto con le mucose o con la cute non integra. Può essere ottenuta mediante mezzi:

• FISICI Raggi gamma, raggi UV, microonde


• CHIMICI Ossido di etilene, acido peracetico, aldeide glutarica
• CHIMICO-FISICI Gas plasma
• MECCANICI Filtrazione

STERILIZZAZIONE:

FILTRAZIONE: Impiegata per sterilizzare soluzioni contenenti sostanze termolabili (es. antibiotici o
vitamine da aggiungere in terreni di coltura; succhi di frutta a lunga conservazione) . Utilizzo di filtri i cui

21
pori, di diametro 0.22 μm, permettono il passaggio del liquido impedendo quello dei microrganismi. Sotto
poniamo una beuta, sopra il filtro con una membrana di o.2 micron. I microrganismi sono più grandi per cui
rimangono sul filtro.
INCENERIMENTO: Procedura utilizzata solo in particolari situazioni, ad esempio per l’eliminazione di
materiali di scarto infetti o nocivi di provenienza ospedaliera o da laboratori biomedici. Temperature
raggiunte superiori a 500°C. Controllo del processo di combustione, filtrazione dei fumi e smaltimento delle
ceneri.
FLAMBAGGIO: utilizzo della fiamma diretta per la sterilizzazione di anse, pinze, aghi, imboccatura delle
provette etc.
La sterilizzazione in laboratorio e in ambiente ospedaliero avviene tramite la stufa di pasteur e attraverso
l’autoclave. Questi sono due strumenti che sterilizzano attraverso il calore.
STUFE DI PASTEUR (a secco): stufe in cui viene riscaldata l’aria. Si presenta come un forno all’interno del
quale pongo ciò che devo sterilizzare. La temperatura raggiunge i 160-180 °C e gli oggetti vanno inseriti per
2-3 ore. Questo metodo è utilizzato su prodotti non autoclavabili come strumenti di vetro, metallo, oli cere
e polveri (oggetti che non si bruciano). Anche su aghi e altri piccoli prodotti se sono chiusi in contenitori di
vetro o di metallo. Le ampolle di vetro vengono tappate, per esempio come una garza, lo “confeziono”. E’
necessario comunque che tra gli strumenti circoli l’aria, il calore secco infatti non è penetrante, per
sterilizzare deve raggiungere tutte le superfici. La stufa a secco è l’unico metodo possibile che permette la
sterilizzazione di oli e cere e che impedisce l’ossidazione dei metalli. Riesce inoltre a penetrare nei
contenitori di vetro e di metallo chiusi. Ha grandi capacità e costa poco ma presenta un ciclo molto più
lungo rispetto a quello dell’autoclave. NON è utilizzabile per tessuti e materiali termosensibili, inoltre
provoca il deterioramento delle saldature.
AUTOCLAVE: apparentemente ricorda una grande pentola a pressione. E’ il miglior metodo di sterilizzazione
tramite il calore. Utilizza il calore umido: la resistenza elettrica fa bollire l’acqua presente all’interno
dell’autoclave e si genera vapore di temperatura di 100°C, per sterilizzare è necessaria una temperatura
minima di 121°C, quindi per aumentare il calore devo aumentare la pressione. Dopo poco il vapore
raggiunge più o meno tra i 121 e i 144°C (ad una pressione di 1-3 atm per circa 20 minuti). Il calore umido è
molto più penetrante di un calore secco, perciò permette di sterilizzare il materiale in un tempo inferiore
rispetto alla stufa a secco. Può sterilizzare qualsiasi materiale escluso oli, polveri ed oggetti danneggiabili
dalle temperature e pressioni di trattamento. E’ necessario evitare il metallo, perché dopo qualche volta si
ossida. E’ necessario sigillare e sistemare accuratamente tutto il materiale. Utilizzare sempre controlli
biologici. A parità di temperatura, con il calore umido la sterilità viene raggiunta in un tempo minore che
con il calore secco.

22
Prove di verifica: Indicatori biologici: fiale contenenti spore di: Bacillus stearothermophylus (autoclave e
ac. peracetico); B. subtilis (EtO o perossido di idrogeno) . Indicatori chimici: di processo (sensibili a un solo
parametro- temperatura); di prodotto (sensibili a diversi parametri).
RAGGI UV: sono poco utilizzati perché non hanno grande capacità di penetrazione. I raggi UV sono
radiazioni elettromagnetiche con lunghezza d’onda di 2500 angstrom. Danneggiano rapidamente il DNA,
ma hanno azione solo sulle superfici direttamente esposte per la loro scarsa capacità di penetrazione. Sono
adoperati per la sterilizzazione dell’aria e dei piani di appoggio in ambienti coperti (piani di lavoro in
laboratorio).
RADIAZIONI GAMMA: servono per sterilizzare garze, cerotti etc. Questa sterilizzazione viene fatta a livello
industriale, ha costi elevati ma è il metodo più penetrante in assoluto, quindi sterilizza gli oggetti già
confezionate. La sorgente abituale di tale radiazione è il cobalto 60. Il loro effetto sterilizzante è dovuto alla
denaturazione delle proteine e del DNA dei microrganismi. Possono essere sterilizzati: prodotti in plastica
(monouso) e vetro, aghi, fili di sutura e materiale metallico. I raggi gamma non inducono radioattività sui
materiali, però rischiano di alterare strutturalmente i prodotti in plastica.
MICROONDE: Onde elettromagnetiche di frequenza compresa fra 300 MHz e 30 GHz utilizzate per
sterilizzare oggetti in plastica, vetro, ceramica, gomma e per alimenti destinati a pazienti immunodepressi.
ALDEIDE GLUTARICA: ci sono questi elementi chimici che sono talmente potenti da riuscire ad eliminare
anche le spore. L’aldeide glutarica viene utilizzata anche nella disinfezione, al 2% porta a disinfezione (
eliminazione di tutte le forme vegetative) se tenuta a contatto. Immergendo nella stessa aldeide glutarica al
2% un oggetto e lasciandocelo per 8-10 ore questo sarà sterile. L’oggetto una volta estratto dalla soluzione
deve essere risciacquato con acqua sterile e tutte queste manovre devono essere effettuate in asepsi.
OSSIDO DI ETILENE: E’ un agente chimico che viene generalmente utilizzato negli ambienti ospedalieri. Gas
capace di alterare irreversibilmente le strutture di batteri, miceti, virus e spore, bloccando le attività
enzimatiche. E’ impiegato per sterilizzare oggetti che non tollerano temperature maggiori di 60 °C. Questi,
immessi in involucri speciali, sono inseriti in un’apparecchiatura e sottoposti ad un ciclo di sterilizzazione la
cui durata dipende dall’umidità, dalla temperatura e dalla concentrazione del gas (più o meno 45 minuti 1
ora). A fine sterilizzazione, ad eccezione degli oggetti metallici, tutti gli altri necessitano di un periodo più o
meno lungo di aerazione a causa della presenza del gas tossico. E’ utilizzato per strumenti termolabili.Es.
Endoscopi, cateteri, protesi valvolari, pacemakers, strumentario chirurgico delicato, siringhe. I tempi anche
per questo metodo sono molto lunghi. Questo metodo è stato sostituito dal GAS PLASMA, è sempre una
camera in cui viene inserita acqua ossigenata che viene sottoposta ad un campo magnetico. Alla fine di
questo processo, che avviene a temperatura di 45°C per 45 minuti ho materiale sterile completamente
libero di sostanze tossiche. E’ un metodo più costoso rispetto all’ossido di etilene ma più sicuro.
ACIDO PERACETICO: Immersione del materiale in una soluzione di acido peracetico allo 0,2%, a pH neutro e
ad una temperatura attorno ai 50-55°C. E’ tossico (circuito chiuso), quindi la camera deve essere chiusa.
Utilizzato per materiale termolabile (come l’aldeide glutarica). I mezzi chimici hanno sempre difficoltà
dovute alla tossicità.
GAS PLASMA: E’ un metodo chimico-fisico. Il plasma è il risultato dell'applicazione di un'energia ad un gas.
Il plasma viene prodotto esponendo a un campo magnetico una sostanza allo stato gassoso come il
perossido di idrogeno (H2O2) vaporizzato. Si crea in tal modo una nube di particelle cariche, molte delle
quali sotto forma di radicali liberi che interagiscono con le componenti vitali dei microrganismi. Ciò
permette di sterilizzare rapidamente (circa 75 minuti) e a bassa temperatura (45°C) la maggior parte dei
materiali e degli strumenti medico-chirurgici fragili, delicati e sensibili al calore e all'umidità (es. endoscopi,
cateteri urinari e venosi...) Questo processo non lascia nessun residuo tossico, poiché il perossido
d'idrogeno si decompone in ossigeno ed in acqua.
23
DISINFEZIONE:

è una pratica che ha come scopo la distruzione della flora microbica patogena in un ambiente o su superfici
di ogni genere. Può essere attuata con mezzi naturali e artificiali, chimici e fisici.
Disinfezione con mezzi naturali → Luce: frazione ultravioletta con lunghezza d’onda compresa tra 2250 e
3000 angstrom.
• Essiccamento: la sottrazione di acqua al protoplasma batterico esercita una azione nociva sulla sua
vitalità.
• Temperatura: brusche variazioni impediscono la moltiplicazione dei parassiti più che provocarne la morte.
• Concorrenza vitale: competizione fra specie batteriche patogene e saprofite.
• Diluizione .
Disinfezione con mezzi fisici → EBOLLIZIONE (100°C) Se protratta per 10-15 min. è in grado di distruggere
tutte le forme vegetative dei batteri, ma non le spore e alcuni virus (es. HBV). PASTEURIZZAZIONE (70-75°C)
Eliminazione di microrganismi patogeni e parte della flora microbica saprofita (es. latte, succhi di frutta).
Disinfezione con mezzi chimici → Il disinfettante ideale dovrebbe avere determinate caratteristiche.
Dovrebbe essere efficace nei confronti di tutti i microrganismi patogeni ed avere quindi un ampio spettro.
Batteri gram positivi e negativi, virus, muffe etc. Un’altra caratteristica importante è che deve agire a basse
concentrazioni. La molecola meno concentrata e più attiva è (fino a un certo punto perché troppo attiva
diventa pericolosa) è vantaggiosa in quanto se ne uso meno ho meno dispersione nell’ambiente di queste
molecole che potrebbero determinare la resistenza dei batteri. E’ anche necessario che il disinfettante
agisca in un determinato tempo, ovvero tra i 5 i 15 minuti. Ci sono i disinfettanti che ci mettono 30 minuti,
e presentano questa informazione sulla loro etichetta. Il disinfettante per l’epatite B è uno di questi che
deve stare a contatto per 30 minuti. Il disinfettante deve costare poco, avere un odore poco sgradevole,
non deve essere tossico. Riassumendo un disinfettante dovrebbe essere:

✓ Efficace
✓ Con ampio spettro di azione
✓ Innocuo
✓ Tale da non alterare i materiali
✓ In grado di conservare la sua azione microbica a lungo
✓ Economico
✓ Non infiammabile
✓ Di facile impiego
✓ Privo di odori sgradevoli

I fattori che interessano l’efficacia di un disinfettante sono: concentrazione e tempo di contatto


(riguardanti il disinfettante). Temperatura, pH, caratteristiche del materiale e modalità di contatto (
riguardanti l’ambiente o il materiale da trattare). Caratteristiche della specie dei microrganismi, entità della
flora microbica e presenza di resistenza a singoli disinfettanti (popolazione dei microrganismi da eliminare).
I disinfettanti vengono scelti in base a: tipo di intervento da attuare e livello di decontaminazione richiesto;
microrganismi eventualmente presenti; proprietà antimicrobiche (preferibili ad ampio spettro); altre
proprietà quali stabilità, tossicità, accettabilità …; caratteristiche del materiale da trattare; tempo
disponibile per il processo e condizioni di impiego; semplicità di impiego, costo.
In ogni caso è necessario garantire che il disinfettante scelto sia: attivo alle concentrazioni d’uso sui
microrganismi-bersaglio; compatibile con il materiale da trattare; innocuo per il paziente, gli operatori e
l’ambiente; efficace nel tempo disponibile per il processo.
Corretto uso del disinfettante: La disinfezione deve essere preceduta da un’accurata detersione • il
24
prodotto deve essere mantenuto nel contenitore originale • aperta la confezione scrivere la data sul
contenitore • i disinfettanti usati in modo improprio possono causare effetti collaterali. • non lasciare i
contenitori aperti; • la disinfezione non deve mai essere impiegata in alternativa ai metodi di
sterilizzazione; • le soluzioni disinfettanti devono essere sterili.
Diluizione e manipolazione: il disinfettante una volta diluito, deve essere utilizzato entro breve • tempo -
secondo le indicazioni della ditta fornitrice • Evitare operazioni di travaso • Non rabboccare mai le soluzioni
disinfettanti • Non associare tra loro più sostanze al momento dell’uso.
Modalità di disinfezione: Continua: quotidianamente ; Periodica: saltuariamente ;Terminale: nell’ambiente
in cui ha soggiornato un individuo affetto da malattia diffusiva e contagiosa (es. tubercolosi) .

CLASSIFICAZIONE DEI DISINFETTANTI CHIMICI

• Inorganici: Acidi; Alcali; Sali dei metalli pesanti, Ossidanti, Alogeni


• Organici: Alcoli; Aldeidi; Derivati del fenolo; Composti tensioattivi; Oli essenziali ed estratti naturali
• ACIDI -> Deboli: acido borico. -> Forti: acido cloridrico,acido solforico
– USI: letame, pavimenti grezzi – DIFETTI: corrosivi; dannosi per molti materiali
• ALCALI. idrossido di calcio (Ca OH2, da cui si prepara anche il latte di calce), idrossido di sodio
(NaOH) al 5-10%, ottimo detersivo carbonato di sodio e potassio scarso potere disinfettante. - USI:
feci, pareti e pavimenti grezzi, oggetti metallici – DIFETTI: corrosivi e dannosi per molti materiali
• SALI DI METALLI PESANTI. Cloruro di mercurio: impiegato nella disinfezione della biancheria (0,5
– 1% per 3 – 4 ore), pavimenti e pareti (1%). Ha un elevato potere battericida -> attivo contro il
bacillo tubercolare -> economico -> elevata tossicità -> attacca i metalli Mercurocromo,
mercurofene, metafene, -> disinfezione cute e mucose -> scarsa tossicità -> non corrosivi -> attivi
anche in presenza di sostanze proteiche
• ALOGENI E OSSIDANTI. Cloro e derivati disinfezione delle acque (cloruro di calce, ipoclorito di
sodio, varechina per uso domestico all’1%). Acqua ossigenata (perossido di idrogeno) attiva dal
3%, disinfezione cute (es. ferite a rischio di tetano). Permanganato di potassio disinfezione della
cute. Ozono, per la disinfezione delle acque . – USI: acqua, liquami, stalle, pavimenti rustici, bagni
e latrine, stoviglie e bicchieri, verdure crude, ferite (H2O2 e permanganato) .
- DERIVATI DEL CLORO. Pregi: attivo su HBV. Difetti: sensibile alla luce, inattivato da materiale
organico, tossico per ingestione; a concentrazioni elevate è fortemente irritante per cute e
mucose. Da non usare in presenza di acidi, perché libera gas tossici (sviluppo violento di cloro
molecolare) Indicazioni: antisepsi di ferite, ulcere ecc. I derivati del cloro hanno indicazione
specifica nella disinfezione ambientale e delle attrezzature sanitarie. Quando utilizzato su superfici
metalliche bisogna procedere al risciacquo perché corrosivo.
- PEROSSIDO DI IDROGENO (H2O2) . Pregi: è un ottimo detergente in quanto svolge anche un’azione
meccanica di allontanamento dello sporco e delle secrezioni dalle ferite; stacca i tessuti necrotici e
agisce sui batteri anche nelle zone di difficile accesso. Difetti: le soluzioni sono poco stabili; l’azione
germicida diminuisce in presenza di materiale organico; le concentrazioni elevate provocano lesioni
caustiche sui tessuti. Indicazioni: antisepsi di escoriazioni, abrasioni e ferite superficiali e profonde.
Non consente la germinazione delle spore tetaniche. Il perossido di idrogeno deve essere
conservato a temperatura non superiore a 35°C in recipienti ben chiusi ed al riparo della luce.
• COMPOSTI DELLO IODIO INORGANICO E ORGANICO. Impiegati per la disinfezione della cute,
soprattutto in chirurgia; di natura organica (iodofori): lo iodio è legato a molecole organiche che
ne permettono la solubilizzazione, il trasporto e il rilascio graduale. Es. Betadine (iodio combinato

25
con detergente non ionico, azione disinfettante e detergente) o Iodiopovidone (antisettico topico e
per il lavaggio delle mani)
- COMPOSTI DELLO IODIO ORGANICO E IODOFORI: Pregi: è solubile in acqua ed in alcol; agisce anche
in presenza di lievi tracce di sostanze organiche; azione rapida nei confronti di molte specie
microbiche; proprietà coloranti inferiori rispetto allo iodio inorganico; è inodore; non corrode i
metalli. Difetti: è sensibile al calore. Le soluzioni alcoliche irritano le mucose. La soluzione acquosa,
meno irritante, è più facilmente contaminabile. Indicazioni: antisepsi delle mani, antisepsi della
cute integra, antisepsi della cute lesa e/o mucose.
- DI NATURA INORGANICA (preparati idroalcolici): tintura di iodio, soluzione di Lugol. Pregi: elevato
spettro microbicida Difetti: possono causare fenomeni irritativi locali e sensibilizzazione. Si
alterano nel tempo e vengono inattivati a contatto con il materiale organico. Si possono impiegare
esclusivamente sulla cute integra. I preparati acquosi (soluzione di Lugol) possono essere impiegati
anche su piccole ferite, abrasioni e mucose.
• ACIDI ORGANICI DEBOLI (batteriostatici) Acido acetico, tannico, tartarico
• ALCOLI (disidratazione delle cellule batteriche e denaturazione delle proteine. Azione blanda e
lenta) Etilico - Isopropilico
- Alcool etilico. Pregi: attivo su Gram+ e Gram- e sui micobatteri anche della specie tuberculosis. Non
ha azione residua. Difetti: è irritante e disidratante. E’ altamente infiammabile e molto volatile.
Indicazioni: si utilizza in soluzione acquosa alla concentrazione del 70%. Antisettico per la cute
integra. Denaturato a 95° è utilizzabile per la detersione e disinfezione degli arredi e superfici.
• ALDEIDI (reazione con i gruppi amminici liberi delle proteine citoplasmatiche e loro
denaturazione) Formaldeide - Glutaraldeide
• POLIFENOLI (lipofilia e danno di membrana + azione tossica citoplasmatica) Acido fenico puro -
Cresolo greggio - Difenoli
- Glutaraldeide (soluzione alcalina attivata al 2%): Pregi: può essere utilizzata anche per la
sterilizzazione di oggetti termolabili (tempo di immersione 3 ore). La soluzione al 2 % è in grado di
distruggere le spore ma con tempo di contatto di almeno 8-10 ore; non è corrosiva per i metalli,
non deteriora plastica e gomma; è efficace anche in presenza di lievi tracce di materiale organico.
Difetti: la soluzione ed i vapori sono irritanti per la cute e le mucose in caso di contatto e di
inalazione. Indicazioni: disinfezione ad alto livello del materiale termolabile; in questo caso il tempo
minimo di contatto deve essere di 30 minuti
- Derivati fenolici (polifenoli clorurati): Pregi: hanno scarso effetto corrosivo sui metalli. Hanno ampio
spettro d’azione che comprende anche il micobatterio tubercolare. Difetti: sono molto tossici se
ingeriti; Localmente possono provocare sensibilizzazione e dermatiti. Indicazioni:
decontaminazione dello strumentario chirurgico, detersione e disinfezione dei pavimenti e delle
superfici quali arredi ed oggetti vari, lavaggio antisettico delle mani.
• COMPOSTI TENSIOATTIVI alcuni sono impiegati come detersivi o emulsionanti, altri presentano un
notevole potere battericida. Composti anionici: saponi comuni e detergenti sintetici, sprovvisti di
potere battericida. Composti cationici: potere battericida, impiegati per la disinfezione della cute (1
– 2 %), delle stoviglie (0,1 – 0,2 %), dei pavimenti, ecc. (composti dell’ammonio quaternario, es.
cloruro di benzalconio).
• DERIVATI GUANIDINICI (es. Clorexidina) Impiegata per la disinfezione dei pavimenti (0,1 %) e della
cute (0,5 %). Buon potere battericida, bassa tossicità. Disattiva alcuni virus.
• ESSENZE VEGETALI IN SOLUZIONE ALCOLICA In associazione con altri disinfettanti ne potenziano
l’azione (es. Citrosil).

26
Disinfezione di basso livello -> Determina la distruzione di: Tutti i batteri in fase vegetativa, Alcuni virus
(lipofili) , Alcuni miceti . Sono considerati disinfettanti di basso livello: i composti dell’ammonio
quaternario, la clorexidina, i clorodonatori 100 ppm.
Disinfezione di livello intermedio -> Determina la distruzione di batteri in fase vegetativa, mycobacterium
tubercolosis, maggior parte dei virus e miceti. Sono considerati disinfettanti di livello intermedio: Alcol
etilico e alcol isopropilico al 7090%; Fenoli in soluzione detergente; Iodofori in soluzione detergente;
clorodonatori > 1000 ppm .
Il tempo di contatto per raggiungere la disinfezione di livello basso o intermedio è di circa 15 minuti.
Disinfezione di alto livello -> Determina la distruzione di: tutti i microrganismi, ad eccezione di un elevato
numero di spore batteriche. Sono considerati disinfettanti di alto livello: Aldeide glutarica al 2%, Acido
peracetico allo 0,001-0,2% , Perossido di idrogeno stabilizzato al 6%, Clorodonatori 1000-5000 ppm. Tempo
di contatto necessario: >15 minuti.
Disinfezione con mezzi chimici -> livelli di azione: ALTO: glutaraldeide, cloroderivati, perossidi (attivi su tutti
i patogeni ad eccezione delle spore), INTERMEDIO: alcoli, fenoli, iodofori, BASSO: derivati di ammonio
quaternario, clorexidina (attivi solo sulle forme vegetative di batteri Gram- e Gram+)

27
MALATTIE TRASMESSE ATTRAVERSO GLI ALIMENTI (MTA)

1.Infezioni, quando il microrganismo penetra nell’uomo e colonizzandolo, provoca la malattia. (es.


salmonellosi, brucellosi, epatite virale A ecc.);
2. Intossicazioni, dovute alla presenza di tossine preformate nell’alimento al momento dell'ingestione, i
germi produttori della tossina possono essere anche assenti o uccisi (intossicazioni da Staphylococcus
aureus e Clostridium botulinum);
3. Tossinfezioni, propriamente dette, dovute alla presenza di microrganismi vivi, non uccisi da cotture o da
trattamenti di conservazione che, moltiplicandosi nel corpo umano, producono tossine (es. E.coli
enteroemorragico; Clostridium perfringens etc..).

SALMONELLOSI:
Malattie infettive sostenute da batteri appartenenti al genere Salmonella, con due possibili caratteristiche:
• primitiva ed esclusiva localizzazione al tubo digerente (enterocolite da salmonella o “salmonellosi
minori”) • localizzazione iniziale al tubo digerente con successiva fase batteriemica (febbre tifoide, paratifo,
infezioni extra-intestinali – salmonellosi maggiori)
Salmonellosi minori → 2200 diversi sierotipi di salmonella spp. 200 dei quali causano malattie alimentari in
Europa ogni anno. Il 70% dei casi sono causati da S. enteritidis e S.typhimurium.
Epidemiologia delle salmonellosi minori → Frequenti in entrambi i sessi e a qualunque età, maggiore gravità
in neonati, lattanti, pazienti anziani, defedati e immunocompromessi. Endemiche in tutti i paesi del mondo.
Piccole epidemie in famiglie e comunità chiuse (scuole, collegi, ospedali, case di riposo, caserme). Incidenza
maggiore tra giugno e ottobre.
Vie di trasmissione → Serbatoio naturale: animali domestici (pollame, bovini, ovini, suini, cani, gatti), rettili,
tartarughe, raramente uomini (malati, portatori convalescenti); Trasmissione fecale-orale con alimenti
contaminati derivati dagli animali infetti (uova, maionese, creme, latte, gelati, carne);Raramente
trasmissione da portatori fecali umani (diffusione diretta o indiretta con alimenti e oggetti).
Alimenti a rischio: uova e derivati, carni di pollame, molluschi, carni suine crude.
Cause: materie prime, addetti portatori sani, contaminazione crociata crudo-cotto, cottura insufficiente,
scarsa igiene personale e della lavorazione.
Patogenesi → Superamento barriera gastrica. Localizzazione nell’intestino tenue. Invasione delle cellule
epiteliali della mucosa. Moltiplicazione nella lamina propria. Edema della mucosa, con microemorragie,
iperplasia dei follicoli linfatici. Diarrea.
Fattori predisponenti → Elevata carica microbica infettante. Virulenza del sierotipo (elevata per S.
choleraesuis, ridotta per S. anatum). Alterazione flora microbica intestinale. Gastrectomia, farmaci antiacidi
(aumento pH gastrico). Malattie infiammatorie o neoplasie intestinali. Immunodepressione. Neonati,
lattanti, anziani. Iperaffollamento, precarie condizioni igieniche.
Manifestazione clinica → Periodo di incubazione: 12-48 ore. Febbre variabile (generalmente moderata).
Diarrea (da 4-5 sino a 30-40 scariche/die) con feci spesso muco-ematiche. Dolori addominali crampiformi,
nausea e vomito frequenti. Risoluzione spontanea dopo 4-5 giorni. Escrezione fecale di salmonelle
persistente per 10-15 giorni.
Forme cliniche atipiche → Forme subcliniche (S. anatum). Forme protratte (risoluzione dopo 10-15 giorni).
Forme complicate: - con disidratazione, alterazioni elettrolitiche, acidosi metabolica (bambini, anziani,
immunodepressi) - forme batteriemiche e settiche (artriti, osteomieliti, polmoniti, meningiti, endocarditi,
ecc.). Raramente stato di portatore cronico (escrezione fecale per oltre 1 anno) .
Diagnosi e terapia → Diagnosi: esame microscopico feci. Coprocoltura. Terapia: Reidratazione. Correzione
turbe elettrolitiche. Antibiotici solo in caso di batteriemia o localizzazioni extraintestinali, oppure in lattanti

28
e bambini < 2 anni, anziani, defedati, immunodepressi: cloramfenicolo, ampicillina o cotrimoxazolo per 2
settimane.

ENTEROCOLITE DA SALMONELLA (Salmonellosi minori):


• Enterocolite acuta sostenuta da vari sierotipi del genere Salmonella (non da S. typhi e S. paratyphi A)
• Nel 60-70% dei casi sostenute da S. enteritidis, S. typhimurium
• Endemiche in tutto il mondo, con frequenti epidemie soprattutto nei paesi in via di sviluppo
• Incidenza elevata nei paesi industrializzati (negli USA: 2-4 milioni di casi all’anno)
• In molti casi non sono diagnosticate

Salmonella → L’habitat è l’intestino di molti animali e di portatori sani. Per prevenirla è necessario cuocere
gli alimenti ad una temperatura superiore ai 60°C oppure conservarli a temperature minori di 10°C. Può
essere distrutta dal calore, anche con la semplice pastorizzazione, o da disinfettanti comuni. I sintomi
compaiono dopo 12-36 ore e sono nausea, diarrea, febbre, vomito e dolori addominali.
Prevenzione → Raffreddare rapidamente gli alimenti possibilmente in pezzatura piccola. Cuocere
completamente i cibi. Pastorizzare i prodotti a base di uova e di latte. Evitare contaminazioni crociate tra
alimenti crudi e cotti. Lavarsi le mani dopo aver toccato carne cruda o uova. Mantenere scrupolosa pulizia
degli attrezzi da cucina. Usare mangimi termicamente bonificati. Manipolare le carni con precauzioni
igieniche. Curare l’igiene personale. Proteggere alimenti e mangimi da escrementi di animali o uomo.

ESCHERICHIA COLI:
Escherichia coli è una delle numerose specie batteriche di cui è composta la normale flora intestinale di
uomini e animali sani (commensali). I diversi ceppi possono essere classificati sierologicamente (sierotipo)
sulla base dei tre principali antigeni di superficie:

- Somatico (antigene O)
- Flagellare (antigene H)
- Capsulare (antigene K)

E Coli associati a patologie enteriche → Nell’ambito della specie sono presenti dei ceppi dotati di fattori di
virulenza e associati a ben definite patologie sia intestinali che extra intestinali

▪ E. coli enterotossigeno ETEC. Diarrea acuta acquosa - frequente nei viaggiatori


▪ E. coli enteroinvasivo EIEC. Sintomi tipo dissenteria
▪ E. coli enteropatogeno EPEC. Diarrea acquosa acuta - particolarmente sensibili i bambini piccoli.
▪ E. coli enteroaderente EAEC E. coli produttore di verotossine VTEC
▪ E. coli enteroemorragico EHEC. Sindrome della diarrea sanguinolenta. I ceppi EHEC sono un
sottogruppo dei VTEC

I ceppi di E. coli responsabili di forme enteriche possono seguire strategie diverse per sviluppare il proprio
potere patogeno: La produzione di enterotossine e/o citotossine. L’invasione della mucosa intestinale.
L’adesione agli enterociti seguita dall’invio attraverso la membrana di “segnali biochimici” capaci di
sovvertire l’organizzazione cellulare.

Gli E coli possono invadere la mucosa intestinale e quindi moltiplicarsi. Nel caso degli enteroaderenti e
degli entroemorragici questi possono modificare l’organizzazione cellulare (si perdono liquidi e si ha la
diarrea). Gli enteropatogeni sono soprattutto microrganismi che determinano diarrea nei bambini piccoli
(in determinati paesi). Gli enteroinvasivi danno dissenteria sempre in una certa gamma di paesi.

29
L’enterotossico solitamente non ha grossa azione su coloro che vivono in questi ambienti, ma su chi ci si
reca in visita. Si genera diarrea acquosa acuta.
L’e. coli enteroemorragico dà una diarrea sanguinolenta.
La differenza tra i vari tipi è l’ospite. Per l’enteroemorragico il serbatoio è l’animale, in particolare il bovino
(infatti non è stato scoperto da molto). Gli altri tipi hanno come serbatoio l’uomo. Il veicolo sono gli
alimenti, in particolare i derivati dal bovino.
Nell’82 per la prima volta si è associata una gastroenterite emorragica a questo microrganismo. La causa
era un hamburger poco cotto all’interno. (sopra i 60° muore, ma dato che la carne era poco cotta
all’interno il microrganismo non era stato ucciso perché non si era raggiunta quella temperatura.) La carne
macinata passa attraverso un attrezzo che può essere contaminato. Inoltre durante le fasi di macinazione il
contenuto intestinale dell’animale va a contaminare le carni. Questo problema riguarda tutto questo
gruppo di zoonosi. Cuocendo la carne i microrganismi vengono uccisi.
La bistecca NON è un alimento a rischio. Rimane cruda all’interno ma non è stata tritata: quando viene
tagliata viene contaminata solo all’esterno, ed esternamente viene cotta.

E. COLI ENTEROEMORRAGICO
Quello identificato era l’ O157 H7. La trasmissione è esclusivamente di tipo alimentare (di carne e derivati,
in particolare il latte). Questo microrganismo è piuttosto virulento perché la verocitatossina che produce è
piuttosto potente. Il microrganismo è in grado di aderire alle cellule del colon (è una tossinfezione, ciò
significa che la sintomatologia è determinata dall’azione della tossina e del microrganismo che si moltiplica
e determina una serie di eventi che servono per trarre nutrimento dalle cellule). Le tossine si producono
quasi sempre in fase proliferativa del microrganismo. Infatti dopo l’adesione si ha la colonizzazione del
colon, il rilascio della tossina che passa nel sangue e raggiunge il bersaglio (cellule endoteli vasali, distretto
intestinale e rene.) Questo microrganismo ha una letalità piuttosto elevata rispetto per esempio alle
salmonellosi. Gli endoteli vasali vengono colpiti anche dalla tossina e il sangue si presenta anche a livello
intestinale.
Le carni a rischio sono la carne macinata, la carne bovina in generale, i salami, il latte crudo (perché la
pastorizzazione agisce nell’eliminazione di questo microrganismo) e i formaggi a pasta molle ( che vengono
fatti dal latte crudo e che non sono stati stagionati). Sono a rischio anche i vegetali: in Germania (o austria)
ci fu un e. coli determinata da vegetali provenienti dalla Spagna (cetrioli). Questo perché la coltivazione può
portare alla contaminazione se contaminati da feci bovine. Sono pericolosi anche i succhi di frutta non
pastorizzati (che possono essere contaminati da acqua o dalla concimazione).
Controllo e prevenzione: la notifica solitamente per le malattie dovute agli alimenti deve essere fatta
solamente in caso di epidemia. Questo non vale per e. coli, che deve essere segnalata anche se si presenta
un singolo caso.
siccome questo microrganismo si trova nell’intestino degli animali è importante che i veterinari monitorino
la presenza di questi e.coli responsabili della produzione di verocitotossine nelle feci degli animali, e fare in
modo che questi vengano curati. Per la prevenzione l’informazione da parte degli organi competenti alla
popolazione e al consumatore è fondamentale. E’ necessaria anche la purificazione. Ovviamente è
prioritaria la disinfezione delle acque. Il lavaggio delle mani in questo ambito è fondamentale. Le misure
preventive comprendono la cottura della carne cotta fino all’interno, consumare solo il latte pastorizzato,
consumare formaggi che derivino solamente dal latte pastorizzato, lavare accuratamente frutta e verdura
che si consumino crude e utilizzare una refrigerazione, che blocca il microrganismo nella sua
moltiplicazione e (questo vale per molti microrganismi).
Anche se non si moltiplica è possibile che sia già a livelli infettivi, la dose infettiva dell’enteroemorragico
corrisponde a 100 cellule per g di alimento, quindi più bassa rispetto alla salmonella.
30
Il numero di casi è maggiore per esempio in GB, ovvero nei paesi in cui il consumo di carne è più eccessivo.
In Italia 70 casi nel 2013, nel regno unito più di 1600. In grecia invece 2, infatti lì non c’è l’uso di consumare
carne poco cotta. L’O 157 è il più presente in assoluto.

CAMPYLOBACTER spp.:
Si parla di infezione. Questo microrganismo è stato introdotto nel controllo di routine delle feci diarroiche e
si è scoperto che molti casi di gastroenterite che venivano etichettate come salmonellosi erano invece
campynellosi. E’ un microrganismo termosensibile, che con la cottura viene quindi eliminato (la cottura è la
prevenzione principe), è sensibile all’essiccazione (vive bene in ambienti umidi dove si moltiplica) e
sopravvive al congelamento: a temperatura di frigorifero si moltiplica e il congelamento, che determina
l’aumento del contenuto di acqua delle cellule, che generalmente quando si scongelano hanno la
membrana rotta visto l’aumento che si verifica di volume, il campylobacter invece resiste bene anche alle
fasi di congelamento e scongelamento.
serbatoi: anche questa infezione arriva dalle feci degli animali. Questo batterio si trova in tanti tipi di
animali, anche selvatici. Arriva a noi tramite la materia prima, quindi le carni e attraverso la concimazione
della verdura.
sintomatologia: essendo una infezione è associata alla febbre (laddove c’è una infezione c’è sempre una
febbre. La febbre è importante per l’inchiesta epidemiologica perché permette di indirizzarci verso un
microrganismo), diarrea, nausea e crampi addominali. Qui ci sono soggetti a rischio, e sono rappresentati
da bambini piccoli e persona anziane. L’incubazione va dai 2 ai 5 giorni.
prevenzione: cottura, pastorizzazione del latte, raffreddamento (limitatamente al fatto che si moltiplicano
anche in frigorifero), evitare la contaminazione crociata (toccare carne contaminata e poi un altro alimento
che mangiamo crudo come l’insalata).
Numericamente è una infezione molto diffusa anche se non molto virulenta. Sembra che molti casi della
salmonellosi siano stati in realtà ricondotti alla campynellosi.
intossicazione: La prima infezione è quella stafilococcica, determinata dallo staphylococcus aureus. Questi
sono legati anche alle infezioni dovute a operazioni chirurgiche. Gli stafilococchi si trovano sull’epidermide
e sulle vie aeree. Lo staphylococcus aureus colonizza brufoli, psoriasi ecc. quindi tutti ce l’abbiamo, ma non
tutti gli stafilococchi hanno la capacità di produrre tossine, quindi sono spesso presenti sul nostro
organismo senza arrecare danni, si definiscono perciò commensali. I pochi che hanno capacità di produrre
tossine sono invece agenti patogeni in senso stretto. Il commensale quando cambia luogo, per esempio se
dall’epidermide passa al di sotto, non è più riconosciuto e viene quindi attaccato dalle nostre difese
immunitarie e si arriva ad una infezione stafilococcica . Il patogeno produce enterotossine così chiamate
perché agiscono a livello enterico.
Nella maggior parte di casi di infezione stafilococchica la fonte di infezione è l’uomo. Siamo portatori sani.
Per questo motivo coloro che lavorano in ambito alimentare e manipolano gli alimenti devono effettuare
ogni anno un tampone faringeo per controllare la presenza di questi microrganismi (e anche dell’ e. coli). Al
soggetto che risulta positivo verrà fatta una terapia antibiotica, viene allontanato dalla manipolazione degli
alimenti e successivamente viene effettuato un altro tampone per verificare l’eliminazione dei
microrganismi.
Questa infezione non è grave e si risolve generalmente in ambito di 24 ore. Il microrganismo non arriva
all’intestino quindi non si ha febbre. non si fa quasi mai una terapia antibiotica, nel soggetto si ha una
risoluzione veloce benigna.
Gli alimenti a rischio per gli stafilococchi aurei, non presenti nella materia prima ma ci arrivano grazie a noi,
devono moltiplicarsi e questo non avviene senza le proteine. Gli alimenti a rischio saranno carne, pesce
uova o alimenti che hanno uno o più di questi alimenti (come il gelato, alimento in cui lo stafilococco riesce
31
a moltiplicarsi e a produrre la tossina grazie alla presenza di alimenti proteici come il latte e l’uovo). Un
altro alimento a rischio è per esempio un polpettone su cui il manipolatore ha starnutito sopra, o che è
stato manipolato con le mani con cui il soggetto si è soffiato il naso. Il microrganismo trova le proteine, si
moltiplica e produce le tossine. Cuocendolo il microrganismo muore, ma le tossine restano per cui noi
possiamo essere intossicati.
La sintomatologia subentra quasi subito (tempo di incubazione 1-6 ore), i principali sintomi sono vomito e
diarrea e si ha assena di febbre. Ci possono essere casi legati alla morte a causa della disidratazione.
prevenzione: il manipolatore deve lavarsi le mani e utilizzare barriere protettive, in una industria
alimentare coloro che toccano gli alimenti devono obbligatoriamente utilizzare mascherina, cuffia (anche i
bulbi piliferi possono essere colonizzati dal microrganismo), camici che coprano tutto anche il braccio, e
guanti. Le vie aeree e lesioni pustole ecc.. devono essere quindi coperte. In generale chi vende alimenti
dovrà seguire una formazione obbligatoria per legge che prevede prassi igienica corretta nella
manipolazione.
La refrigerazione degli alimento è sempre un punto di prevenzione perché comunque diminuisce la
quantità di microrganismi. E’ importante il tempo che intercorre tra la preparazione dell’alimento e il
consumo di esso, che deve essere molto breve. Vanno allontanati gli addetti alla preparazione con infezioni
cutanee o raffreddore. Vanno usati utensili puliti, altrimenti si può avere la contaminazione crociata.
Lo stafilococcus aureus è tra i microrganismi responsabili della mastite delle mucche. Questi possono
moltiplicarsi e determinare la produzione di tossine. Se si consuma il latte crudo si può avere intossicazione
stafilococcica. Anche se il latte viene pastorizzato la tossina resiste in quanto la pastorizzazione avviene tra i
65 e i 75°C e la tossina è termoresistente.
Il numero di casi è molto limitato, la Francia è tra i primi ma sono comunque 680. I casi sono dovuti dalla
scorretta manipolazione degli alimenti.

CLOSTRIDIUM PERFINGERS:
E’ una tossinfezione. Si tratta di un microrganismo che vive a livello intestinale, sia dell’uomo che degli
animali. Il perfingers si trova più frequentemente in quello degli animali, ma entrambi. Il botulinum invece
quasi esclusivamente in quello degli animali. I clostridi sono organismi anaerobi sporigeni, quindi capaci di
sopravvivere bene nell’ambiente sotto forma di spora perché quando attraverso le feci il microrganismo
viene riversato nell’ambiente, per sopravvivere in una zona piena di ossigeno si trasforma in spora, forma di
quiescenza cellulare. Quando dall’esterno giungono dei segnali chimici che dicono che siamo in ambiente
anaerobio la spora germina e si trasforma in forma vegetativa. Abbiamo cinque sierotipi diversi, ma quelli
che ci interessano sono due: A e C. Il grosso delle tossinfezioni alimentari sono dovute al sierotipo A.
Essendo una tossinfezione la tossina viene prodotta a livello intestinale: noi mangiamo l’alimento in cui è
presente la forma vegetativa del clostridio. (sono meno numerosi i casi in cui ingeriamo le spore).
Un arrosto che si è contaminato con i contenuti intestinali al momento in cui è stato tagliato viene cotto, e
la spora non muore. Una volta tirato fuori c’è assenza di ossigeno quindi le spore germinano anche se non
si moltiplicano benissimo. Noi lo ingeriamo e nell’intestino trova l’ambiente esatto per moltiplicarsi.
Nella maggioranza dei casi, individui adulti immunocompetenti il decorso è benigno. Qualche anno fa ci
furono dei casi di tossico infezione in una casa di riposo di bagno a ripoli dove morirono due soggetti
debilitati per disidratazione. In soggetti a rischio può essere quindi anche un microrganismo letale.
Alimenti a rischio possono essere spezzatini, sughi di carne (all’interno dei quali si possono creare situazioni
anaerobie).
prevenzione: controllo accurato delle materie prime (da dove proviene la carne, come vengono macellati gli
animali ecc..), rispetto delle norme igieniche, refrigerazione e cottura (importanti ma non efficaci al 100%).
Il numero dei casi è piuttosto limitato.
32
BOTULISMO:
E’ una intossicazione, ciò significa che la tossina è preformata nell’alimento. Ha le stesse caratteristiche del
clostridio. Il botulino non sta bene in ambiente acido, quindi un alimento con pH di 4/4.5 non è un alimento
a rischio (come per esempio il pomodoro). Per eliminare il microrganismo utilizzo l’aceto. Un altro fattore
protettivo è una concentrazione di sale sopra l’8%. Sono sensibili anche alla presenza di nitriti. Nel
commercio infatti nelle carni a rischio vengono messi nitrati e nitriti. Gli alimenti a rischio sono le salsicce (i
serbatoi sono soprattutto i suini) anche perché sono contenute nel budello dell’animale, le verdure (per
contaminazione dovuta alla concimazione). La prevenzione si fa attraverso la cottura, perché la maggior
parte dei microrganismi sono termosensibili.
Attualmente si conoscono 7 diversi tipi sierologici di clostridium botulini, dall’ A al G. E’ una neurotossina
che agisce a livello nervoso paralizzante, la morte avviene per soffocamento. I sintomi sono qualsi
immediati, la prima sintomatologia non è di tipo nervoso, si ha la nausea. A questo punto possiamo ancora
intervenire. Quando inizia la sintomatologia nervosa la situazione neurotossica è partita e non possiamo più
intervenire neanche con la sieroprofilassi.
fattori che determinano la moltiplicazione del microrganismo e produzione della tossina: Ambiente
anaerobio, temperatura > 10°, ph acido, assenza di nitriti, presenza di altre forme microbiche (è possibile
che altri microrganismi si riproducano e alzino per esempio il pH.).
E’ raro. Anche la carne in scatola e il tonno sott’olio sono a rischio. Se i contenitori sono rigonfi, l’odore è
strano, se ci sono delle bollicine è pericoloso mangiare tali alimenti.
prevenzione: temperatura di sterilizzazione alta, lavare accuratamente la verdura (il lavaggio elimina le
spore), acidificazione, refrigerazione, salare le carni…
Al 2011 abbiamo avuto 24 casi e negli anni precedenti cifre simili. Nel 2013 abbiamo avuto 14 casi e nessun
morto.

33
INFEZIONI OSPEDALIERE

Le infezioni ospedaliere sono così chiamate in quanto si contraggono durante la degenza in ospedale. Sono
note già da decenni. Non è possibile eliminare queste infezioni, perché dipendono dalle condizioni del
paziente, e colpiscono infatti gli immunodepressi, soggetti in cui possono rappresentare infezioni letali. E’
però possibile ridurle.
definizione: si considerano infezioni ospedaliere quelle infezioni che si manifestano nel paziente dopo 48
ore dall’ingresso in ospedale, quindi né presenti né in incubazione al momento dell’ingresso, e prima delle
48 ore dall’uscita (le 48 ore sono il tempo di incubazione medio), quindi infezioni successive alla dimissione
ma riferibili al ricovero. La diagnosi di infezione ospedaliera si basa su sintomi e su dati microbiologici o
sierologici. Per "Infezione" si intende l'invasione e la moltiplicazione di microrganismi con: eventuale
invasione dei tessuti con reazione infiammatoria; presenza dell'agente patogeno nel sangue o setticemia.

L’infezione è diversa dalla colonizzazione che è definita come la moltiplicazione a livello locale di
microrganismi senza apparenti reazioni tessutali o sintomi clinici. Una e. coli colonizza nel nostro intestino,
quindi si moltiplica e le nostre difese immunitarie lo tengono sotto controllo. Nel paziente
immunodepresso il sistema immunitario non tiene sotto controllo la flora batterica commensale, quindi i
microrganismi possono moltiplicarsi fuori misura e cambiare organo determinando una infezione.
L’infezione può essere determinata anche da microrganismi provenienti dall’esterno che trovano il soggetto
immunodepresso e causano quindi l’infezione..
La causa delle infezioni ospedaliere sono microrganismi commensali o saprofiti (quindi non patogeni di per
sé) che diventano patogeni solo se il soggetto è suscettibile e quindi immunodepresso o sottoposto ad
alcune pratiche strettamente connesse ad infezioni ospedaliere (come l’uso del catetere, la vescica è sterile
quindi qualsiasi microrganismo vi entri ne determina una infezione).I microrganismi diventano patogeni
vista la condizione dell’ospite, si chiamano quindi patogeni opportunisti.
Le infezioni comunitarie: infezioni già presenti al momento del ricovero (con un quadro clinico manifesto o
in incubazione) vengono considerate acquisite in comunità ad eccezione di quelle correlabili ad un
precedente ricovero ospedaliero. L’influenza può essere considerata infezione ospedaliera se viene
contratta in ospedale ma non rientra nel numero delle infezioni ospedaliere.
Nei neonati le infezioni comunitarie sono quelle che si manifestano prima delle 48 ore dalla nascita (prese
per via transplacentari). Quelle ospedaliere sono quelle che si acquisiscono durante il passaggio nel canale
del parto e dopo 48 ore dalla nascita.
E’ un problema di tutte le strutture ospedaliere:
• sono un problema di tutta l’azienda Per far sì che queste IO diminuiscano l’ospedale deve funzionare
bene e anche la struttura deve essere idonea. (le ristrutturazioni sono fondamentali, i reparti vecchi sono
più soggetti ad essere meno puliti e ad una contaminazione crociata per esempio dalla biancheria sporca o
dal cibo avanzato, il fatto di avere camere dove ci sono pochi pazienti e il fatto di avere un bagno all’interno
della camera hanno migliorato molto la situazione).
• richiedono la collaborazione di tutta l’azienda, è infatti obbligatorio che ci sia un gruppo di persone con
varie specializzazioni che controlla le infezioni ospedaliere (medico, capo sala, capo reparto, infermieri,
igienisti che effettuano dei monitoraggi per mettere in evidenza a livello ambientale la presenza di
microrganismi nell’ambiente e introducono dei protocolli di disinfezione e attuano delle indagini
epidemiologiche di associazioni di alcuni microrganismi a piccole epidemie che si verificano nei reparti a
rischio. Un gruppo che controlla il numero di episodi, gli interventi preventivi e i miglioramenti e quindi le
riduzioni.)
• richiedono un impegno costante nel tempo: i microrganismi sono più forti di noi, laddove si abbassa la

34
sorveglianza essi si ripresentano. Alcuni microrganismi riescono a modificarsi e quindi a resistere alle
terapie come gli antibiotici e i disinfettanti. I microrganismi più resistenti che riescono a modificarsi più
velocemente perché riescono a resistere negli ambienti più variabili sono gli ambientali, che sono molto
duttili e quindi molto pericolosi.
• sono determinanti sull’esito in termini di qualità tecnica e di qualità percepita dall’utente . Il lavaggio
delle mani ha avuto un grande successo per ridurre le infezioni. L’uso delle sovrascarpe invece è stato
abolito perché era più il costo che un vantaggio (non si parla dei reparti in cui bisogna essere sterili come
quelle dei trapiantati di midollo osseo) perché la contaminazione che riportiamo a livello delle scarpe
rimane a livello del pavimento.
• sono un costo (non evitabile ma comunque riducibile). Si sono ridotti questi costi riducendo il tempo di
permanenza del paziente in ospedale. Anche i tempi di degenza sono i più veloci possibili: meno si sta in
ospedale meglio è.
• sono un problema i cui vari aspetti evolvono continuamente

Dati epidemiologici: Le infezioni ospedaliere si manifestano con alti tassi di MORBOSITA’ ed incremento
della MORTALITA’, contribuendo anche all’aumento dei COSTI di degenza, dei pazienti ospedalizzati.
Nonostante la riduzione della durata e del numero dei ricoveri e le ampie conoscenze disponibili in materia,
in termini sia di fattori di rischio, sia di metodi appropriati di prevenzione, la frequenza delle infezioni
ospedaliere non è generalmente in declino. rientra nelle prime 10 cause di morbosità nei vari paesi e anche
la mortalità è piuttosto elevata rispetto ad altre patologie. Fino ad un certo punto siamo riusciti ad
abbattere una percentuale abbastanza consistente attraverso metodi preventivi, oggi però siamo in una
situazione in cui è difficile e si rimane su dei numeri che sono più o meno stabili (6000/ 7000 casi l’anno)
perché gli interventi preventivi hanno fatto il possibile.
Cause: Una percentuale (30%) è legata all’intervento sbagliato degli operatori ospedalieri. Il medico
anziano è in assoluto quello che si comporta peggio tra gli operatori sanitari. Sono molto più sensibili i
caposala, i capo reparti e gli infermieri. Le cause che sono in crescita sono legate a nuove tecnologie, a
nuovi interventi diagnostici che magri danno una diagnosi migliore ma sono invasivi e possono determinare
l’ingresso di microrganismi dove solitamente non ci sono che determinano quindi infezioni. Altre cause
sono la concentrazione dei pazienti altamente suscettibili. Gli operatori sanitari sono di tanti tipi viste le
tante specializzazioni e quindi il paziente viene a contatto con tante persone diverse che possono portare a
contaminazione attraverso la manipolazione del paziente. Inoltre il largo uso di antibiotici a scopo
profilattico o terapeutico ha condizionato l'emergenza di ceppi antibiotico-resistenti.
Frequenza: Uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità (198385) in 47 ospedali italiani fece
registrare una prevalenza del 9.9% fra i ricoverati per tutte le cause. Negli anni 90, studi effettuati su 142
ospedali di tutta Italia, hanno dimostrato una prevalenza del 6,8% con più di 600.000 casi per anno.
La frequenza di infezioni ospedaliere può essere particolarmente elevata in pazienti gravemente
immunodepressi, come ad esempio i leucemici, in cui il processo infettivo può manifestarsi nel 70% dei casi.
Nel 2000 uno studio di prevalenza condotto in Italia fornì i seguenti dati: - prevalenza: 5-8% dei ricoverati -
400.000-700.000 infezioni di cui 30% prevenibile=135.000-210.000 attribuibili ad errori nelle pratiche
assistenziali
Tipi di infezioni: le più diffuse sono le urinarie (40%). Poi ci sono le infezioni delle vie respiratorie (25%), poi
infezioni del sito chirurgico (14%) e poi le batteriemie (2%) che sono letali.
Reparti ad alto rischio: dipende dai soggetti che si trovano al loro interno per le caratteristiche dei pazienti
ricoverati e per la tipologia di interventi di diagnosi e cura che vengono attuati
- Rianimazione e Terapia intensiva
- Emodialisi
35
- Trapianti
- Ustionati
- Ortopedia: sono rischiose le protesi perché l’operatore le può contaminare da quando vengono scartate a
quando vengono inserite.
- Chirurgie
- Neonatologia (prematuri)
- Oncologia e Ematologia. Il sangue è oggi molto controllato, in passato molto meno infatti in Francia ci
furono casi di AIDS proprio perché non erano controllati..
Fonti di infezione: le fonti di infezione possono essere umane e ambientali. L’uomo in primis, tutte le
persone che sono a contatto con il paziente infatti possono portare infezioni. L’ambiente anche è una fonte
di infezioni, come l’aria, infatti nei reparti ci sono i condizionatori che all’esterno presentano filtri che non
fanno passare i microrganismi (dall’aria arrivano prevalentemente funghi). L’acqua è pericolosa, quella che
arriva negli ospedali è disinfettata e quindi NON è sterile. Per evitare un ingresso di microrganismi anche
banali prima si facevano delle iperclorazioni oppure si aumentava la temperatura in tutto l’impianto oltre i
70°C per eliminare le forme vegetative. Oggi utilizziamo dei filtri a rubinetto. Si avevano infezioni dovute ai
fiori messi nell’acqua perché dall’acqua si generavano forme microbiche. Anche gli alimenti possono
portare contaminazione, infatti negli immunodepressi gravi anche gli alimenti vengono somministrati sterili
(dopo essere stati messi in microonde). Sono pericolosi anche i dispositivi medici che presuppongono la
disinfezione o la sterilizzazione (a campione vengono fatti dei controlli per verificare che siano davvero
sterili).
Veicoli: le mani, lo strumentario, le infusioni di sostanze e farmaci, l’ambiente, gli arredi e i mobili (toccati
dalle persone, se sono organismi saprofiti sono in grado di moltiplicarsi, nel cambio di paziente viene fatta
una disinfezione accuratissima anche del letto stesso), i pavimenti che risollevano polveri contaminate di
microrganismi spesso resistenti, gli effetti letterecci (le lenzuola vengono sterilizzate per esempio in
autoclave, per i materassi si utilizzano le camere a osso etilene) ; gli alimenti; gli umidificatori e i
nebulizzatori che nebulizzano acqua sterile ma che si può contaminare facilmente. Bisogna cercare di
evitarli quando possibile.
Le infezioni ospedaliere si dividono in
- Endogene, o auto infezioni, in cui il microrganismo già presente nel paziente in vari distretti quali
l’orofaringe, l’intestino, le mucose genitali (flora endogena), acquista patogenicità e virulenza in seguito alla
compromissione delle difese immunitarie dell’individuo. -In questo caso il microrganismo commensale, non
più controllato delle difese immunitarie, comincia a moltiplicarsi attivamente e può disseminarsi
nell’organismo causando anche infezioni sistemiche. -Tali microrganismi sono dotati molto spesso di
antibioticoresistenza indotta da eccessivo quanto improprio uso di antibiotici.
- Esogene, sostenute da microrganismi che giungono al malato trasmessi da un altro malato o dall’ambiente
attraverso veicoli comuni contaminati, come gli alimenti, l’acqua, i dispositivi medici, soluzioni da infusione,
mani e abbigliamento del personale di assistenza e cura (infezione crociata).
Trasmissione: Le trasmissioni avvengono per contatto e per via aerea.
1. per disseminazione di “nuclei di goccioline” (dropletnuclei) residui di piccole particelle di goccioline
evaporate, con diametro inferiore a 150 mm, contenenti microrganismi che rimangono sospese nell'aria
per un lungo periodo.
2. per disseminazione di particelle di polveri contenenti l'agente infettivo che possono contaminare l’aria
3. goccioline di dimensioni superiori a 150 mm, generate, ad esempio, dal soggetto fonte con la tosse, gli
starnuti, parlando e durante l'esecuzione di alcune procedure come l’aspirazione tracheobronchiale e la
broncoscopia.
La trasmissione si verifica quando le goccioline, contenenti microrganismi vengono espulse a breve distanza
36
nell'aria e si depositano sulle mucose respiratorie o congiuntivali e sulle superfici in prossimità del paziente.
1. la trasmissione per contatto diretto comporta un contatto da superficie corporea a superficie corporea
con trasferimento di microrganismi fra una persona infetta o colonizzata ed un ospite suscettibile. Può
avvenire anche fra due malati, uno dei quali fonte di microrganismi infettivi e l'altro ospite suscettibile.
2. la trasmissione per contatto indiretto comporta un contatto di un ospite suscettibile con un oggetto
contaminato che fa da intermediario. Tale oggetto può essere lo strumentario contaminato, gli indumenti, i
guanti che non sono stati cambiati fra un malato ed un altro.
Cause: Le infezioni ospedaliere possono essere causate da microrganismi patogeni o microrganismi
opportunisti. Le infezioni causate da germi opportunisti interessano di regola solamente i malati le cui
difese immunitarie si riducono o perché affetti da una patologia cronico-defedante (diabete, tumori, gravi
ustioni, gravi traumi, etc…) o perché sottoposti ad interventi diagnosticoterapeutici di forte impatto
(interventi chirurgici, caterizzazione, chemioterapia, radioterapia, terapie immuno-soppressive, etc…).
Microrganismi: La maggioranza dei microrganismi sono gram negativi, in particolare microrganismi
appartenenti al genere pseudomonas e enterobatteri. Al secondo posto ci sono i gram positivi (quelli che
rivestono la cute come gli stafilococchi in generale, tra cui i più pericolosi sono gli aurei perché hanno
messo in atto maggiori resistenze nei confronti degli antibiotici.) Poi abbiamo i miceti, quindi i funghi, la
candida in primis (che rientra nelle infezioni endogene), gli aspergilli invece provengono dall’esterno. Infine
ci sono i virus, che sono i più bassi in quanto abbiamo la vaccinazione (anche se non per tutte, come
l’epatite C)
Infezioni possibili:
Infezioni delle vie urinarie. Nel 30% delle infezioni urinarie troviamo l’escherichia coli.
Infezioni delle vie respiratorie.
Infezioni da ferita chirurgica.La maggior parte è legata agli stafilococchi, quindi sono legate al fatto che la
cute non sia stata trattata adeguatamente dove viene effettuato il taglio.
Batteriemie. Sono anch’esse legate principalmente all’ingresso di stafilococchi molto pericoloso, perché le
batteriemie possono portare a morte (avvengono per esempio con l’inserzione di un catetere).
Miceti: Candidda e aspergillus sono i più frequenti e determinano spesso delle contaminazioni sistemiche.

Le patologie che si possono prendere in ospedale ma non sono legate alle infezioni sono il virus influenzale,
il morbillo, la varicella, l’epatite B e l’epatite C, il citomegalovirus

Suscettibilità: La suscettibilità può essere propria o indotta. Suscettibilità propria: Immaturi (privi di
gammaglobuline), anziani (ridotta produzione di gammaglobuline), pazienti affetti immunoglobulinemie
primitive o acquisite, ustionati gravi, pazienti gravemente debilitati, pazienti in stato di shock, obesi e
diabetici. Suscettibilità indotta: Soggetti sottoposti ad interventi di alta chirurgia, a trapianti, trattati con
terapia immunosoppressiva, con terapia corticosteroide, con chemioterapia, con radioterapia, pazienti
sottoposti a cateterizzazione di vario tipo, soggetti sottoposti a intubazione o tracheotomia, soggetti
dializzati e sottoposti a trasfusione.
Fattori di rischio: I fattori di rischio si dividono in intrinseci e estrinseci. INTRINSECI: Non modificabili, quali
l'età, il sesso, malattie di base e patologie associate (aumentano i rischi di infezione per cui, per tali pazienti
è sempre da valutare l'opportunità di ricorrere o meno a determinati interventi assistenziali che
comportano un ulteriore aumento del rischio di infezione). ESTRINSECI: La durata della degenza totale e
pre-operatoria, il tipo di intervento chirurgico e la sua durata, la presenza e la durata della permanenza del
catetere urinario, la presenza di cateteri intravascolari o di respirazione assistita. Modificabili riducendo la
durata di esposizione a tali rischi al minimo indispensabile ed utilizzando pratiche di assistenza “sicure”.
Fattori ambientali che favoriscono le infezioni ospedaliere:

37
•aumentato ricovero di pazienti con elevata recettività
•specializzazione (concentrazione di pazienti recettivi)
• aumentato uso di strumenti diagnostici e di assistenza (sonde, respiratori extracorporei, cateteri, cannule,
ecc.)
• suddivisione dell’assistenza (aumento delle persone a contatto con il malato per specifiche funzioni)
• abuso di antibiotici che hanno selezionato ceppi di microrganismi multi-resistenti sia tra i patogeni che tra
gli opportunisti.
Fattori individuali:
- età: prematuri, neonati, anziani
- malattie cardiovascolari
- malattie respiratorie
- malattie dismetaboliche
- malattie neoplastiche
- lesioni cutanee
- traumi gravi
- deficit immunitari (congeniti o acquisiti)
Fattori iatrogeni:
• diminuzione delle difese naturali per terapie immunosoppressive.
• interventi chirurgici protratti e laboriosi.
• esposizione prolungata di cavità ed organi interni.
• permanenza in loco di cannule, cateteri.

PREVENZIONE:
Infezioni urinarie: Le IVU sono le infezioni più frequenti in ospedale (35-40%)
• Tra i pazienti cateterizzati per periodi brevi (meno di 30 giorni) E.coli rappresenta il germe più frequente,
Pseudomonas aeruginosa, Klebsiella pneumoniae, Proteus mirabilis, Staphylococcus epidermidis e gli
enterococchi. La maggior parte delle IVU nei cateterismi "brevi" sono sostenute da un singolo germe.
• Nei pazienti cateterizzati per lunghi periodi (più di 30 giorni) fino al 95% delle IVU sono polimicrobiche e,
tra i microrganismi frequentemente presenti, vi sono E. coli, Ps. aeruginosa, P . mirabilis e Morganella
morganii.
Prevenzione→ La riduzione del numero di pazienti esposti rappresenta la misura più diretta per ridurre il
rischio; Eliminando drasticamente tutti i cateterismi effettuati per indicazioni non appropriate; Cercando
strumenti alternativi alla cateterizzazione ove possibile (ad esempio interventi farmacologici e rieducativi in
caso di incontinenza urinaria); Utilizzando metodiche diverse dal catetere uretrale per drenare le urine (ad
esempio i sistemi esterni di raccolta delle urine, tipo "condom", nei pazienti maschi); Utilizzare una sacca di
drenaggio che consenta di mantenere il ciclo chiuso (sacca con rubinetto); rimuovere il catetere il più
presto possibile; effettuare in asepsi tutte le manovre di manipolazione del catetere.
Le mani si possono contaminare con urine infette e possono rappresentare un importante veicolo di
trasmissione
Ferite chirurgiche: le infezioni più pericolose sono quelle su ferite più profonde. Più in profondità si va più il
pericolo è di sepsi.
Infezioni Superficiali, che interessano solo la cute e il sottocutaneo
Infezioni Profonde, che interessano gli strati muscolari e fasciali
Infezioni che interessano Organi e Cavità Profonde, quali ad esempio peritonite, meningite ecc.
Interventi puliti: La maggior parte delle infezioni sono sostenute da grampositivi ed, in particolare, da
stafilococchi (Staph. aureus, Staph. epidermidis e altri stafilococchi coagulasi-negativi).
38
Interventi contaminati: I patogeni implicati sono spesso quelli che fanno parte della normale flora
dell'organo interessato dall'intervento; negli interventi sul colon, ad esempio, sono frequenti E. coli e
Bacteroides fragilis. Sono anche comuni le infezioni polimicrobiche.
Raccomandazioni operatorie
• Ridurre il numero di persone presenti in sala
• Controllo manutenzione dei sistemi di ventilazione.
• Porte chiuse ad intervento avviato
• Parlare il meno possibile sopra il campo sterile
• Vigilare sulle corrette procedure di pulizia e disinfezione ambientale
• Eseguire le fasi del processo di sterilizzazione seguendo la normativa tecnica di riferimento e le linee
guida ufficiali
• divisa in due pezzi pantaloni più casacca e cambiarla appena visibilmente sporca.
• La mascherina chirurgica, utilizzata dall’équipe coinvolta nell’intervento, deve essere indossata sopra
bocca e naso.
• Il personale ‘lavato’, oltre ad indossare guanti chirurgici (eventualmente doppi), da cambiare appena
l’integrità è compromessa, deve indossare camici sterili capaci di fornire un effetto barriera anche se
bagnati

POLMONITI OSPEDALIERE
1. le polmoniti sostenute da microrganismi e virus di provenienza comunitaria (tubercolosi, infezioni da
virus respiratori ecc.) si trasmettono in ospedale con meccanismi simili a quelli che ne sostengono la
trasmissione in qualsiasi comunità
2. le polmoniti post-operatorie in pazienti chirurgici
3. le polmoniti in pazienti sottoposti a ventilazione assistita
4. le polmoniti fungine in pazienti immunodepressi gravi
POLMONITI BATTERICHE NOSOCOMIALI
Frequentemente polimicrobiche
sostenute da gram-negativi (Pseudomonas aeruginosa, Enterobacter spp., Klebsiella spp., E. coli, Serratia
spp., Proteus spp, Citrobacter spp., Acinetobacter spp., H. influenzae, Legionella spp.). Recentemente anche
lo Staph. aureus (soprattutto meticillina-resistente-MRSA) e lo Streptococcus pneumoniae
I batteri possono invadere il tratto respiratorio inferiore attraverso due meccanismi:
• aspirazione di batteri colonizzanti il tratto orofaringeo o gastrico
• inalazione di aerosol contenenti batteri
Protocolli: In ambito operatorio ci sono dei protocolli di comportamento. Un protocollo è un elaborato
scritto che determina in modo sistematico gli interventi e i comportamenti da attuare su popolazioni
specifiche di pazienti o in specifici contesti assistenziali. Attraverso questo strumento è possibile valutare la
qualità dell’assistenza erogata in quanto indica le condizioni nelle quali viene erogata (struttura), con quali
procedure viene erogata (processo) e le modificazioni delle condizioni di salute attese (esiti).
Interventi di tipo organizzativo per il controllo delle IO:
• istituire un sistema di sorveglianza, e in particolare una procedura di notifica delle IO
• costituire un Comitato per la lotta alle IO
• costruire ospedali o ristrutturare quelli esistenti secondo criteri che facilitino il controllo delle infezioni
• ridurre la durata della degenza, eliminare le degenze ingiustificate, controllare e limitare l’accesso dei
visitatori • controllare infortuni e malattie del personale
• praticare le vaccinazioni
Interventi di pratica clinica:
39
• controllare l’uso degli antibiotici e di tutte le sostanze antimicrobiche secondo un protocollo razionale
• razionalizzare l’uso di sangue ed emoderivati, favorendo le tecniche di recupero intraoperativo e di
autotrasfusione
Interventi di comportamento e formazione del personale:
• promuovere comportamenti adeguati nel personale in particolare per quanto riguarda il lavaggio delle
mani, il vestiario, l’assunzione di cibi e bevande, l’igiene personale
• promuovere comportamenti adeguati nei degenti e nei pazienti ambulatoriali, sia in camera che negli
ambienti comuni
• promuovere comportamenti adeguati nei visitatori, con particolare riferimento ai percorsi, agli orari, ai
contatti con i ricoverati; severe restrizioni all’accesso dei bambini e dei soggetti a rischio
• formazione e informazione permanente di tutto il personale, e in particolare di quello che opera a
contatto con pazienti a rischio
Interventi sull’ambiente:
- definizione e verifica periodica dei protocolli di disinfezione, disinfestazione, sterilizzazione di ambienti e
materiali - controllo delle modalità di raccolta, lavaggio e disinfezione della biancheria.
- controllo del sistema di smaltimento dei rifiuti solidi, adeguato smaltimento dei liquami.
- controllo delle procedure adottate per pulizia di padelle e simili - controllo della mensa, bar e strumenti di
distribuzione cibi e bevande - controllo delle modalità di preparazione, conservazione e uso dei disinfettanti
- controllo della qualità dell’aria e degli impianti di condizionamento.

40
IL VIRUS DELL’INFLUENZA

L’agente eziologico di una malattia infettiva è l’agente che causa la malattia presa in considerazione.
Il virus è uno degli organismi più semplici che esistano. E’ formato da un involucro, contenente il genoma,
sulla superficie del quale si trovano degli antigeni. Il genoma è dato dal DNA o dall’RNA. Tutti gli esseri
eucarioti, anche i batteri, hanno DNA al loro interno. I virus invece sono talmente semplici che possono
presentare solamente RNA oppure DNA. Dalla composizione del genoma si ha una prima classificazione dei
virus: esistono virus a DNA e virus a RNA.
Vista la loro composizione semplice data da involucro, antigeni e RNA/DNA i virus non sono in grado di
replicarsi da soli, sono quindi per antonomasia parassiti, hanno bisogno cioè di un’altra cellula. Da qui
deriva un’altra divisione dei virus: ci sono virus che necessitano di cellule batteriche (virus batterici), altri
necessitano di cellule vegetali, altri di cellule animali.
Dal punto di vista sanitario prendiamo in considerazione i virus che riconoscono come cellula ospite elettiva
la cellula umana.

IL VIRUS INFLUENZALE:
Il virus influenzale è un virus a RNA che riconosce come cellule ospiti le cellule animali, non solo umane ma
anche di altre specie (una varietà spropositata, eccetto i pesci praticamente quasi tutti). Questa larga
gamma di ospiti è una delle caratteristiche principali e più importanti dell’influenza. La rosolia e il morbillo
per esempio non hanno questa capacità.
Il virus influenzale ha forma rotondeggiate, e l’RNA al suo interno è diviso in 8 frammenti ( Anche questa è
una particolarità in quanto solitamente il corredo genetico ha la forma di un anello o di un filamento
continuo). L’involucro di natura lipidica prende il nome di envelope e presenta sulla sua superficie degli
antigeni (proteine). Tali antigeni sono due: neuroaminidasi ed emoagglutinina. La struttura che forma
l’involucro prende il nome di matrice. Le proteine di matrice permettono di identificare tre tipi diversi di
virus influenzali:

• Virus A, circola nell’uomo e negli animali, ha una grande variabilità genetica: è capace di mutare in
quanto non ha meccanismi in grado di correggere gli errori (i cambiamenti possono essere grandi
(mutazioni maggiori) o piccoli, quando i cambiamenti sono piccoli i virus saranno molto simili
geneticamente. Se i cambiamenti sono grandi i virus saranno diversi di anno in anno e si avranno le
pandemie).
• Virus B, circola solamente nell’uomo. Cambia poco, è possibile formare anticorpi nei suoi confronti.
• Virus C, circola solo nell’uomo ed è stabile geneticamente.

Variabilità genetica e anticorpi: Le malattie infettive si possono prendere una sola volta nella vita, in
quanto in seguito al contatto con gli antigeni si sviluppano gli anticorpi specifici (proteine che si sviluppano
in contrasto ad altre proteine). L’influenza invece presenta la particolarità della variazione genetica. Può
mutare l’RNA e di conseguenza variano anche gli antigeni. L’informazione degli antigeni sta infatti
all’interno dell’RNA. Può cambiare la neuroaminidasi, l’emoagglutinina o anche entrambe. Le mutazioni
aono dovute al fatto che il virus non presenti nessun meccanismo in grado di correggere gli errori nella
copia dell’RNA.
Mutazioni maggiori: Quando si hanno le mutazioni maggiori si la formazione di un virus completamente
nuovo e per questo si dice che si è generato un nuovo sottotipo. Parlando del virus influenzale di tipo A
possiamo parlare di sottotipi quando si hanno mutazioni importanti. E’ perciò impossibile avere anticorpi
specifici. Quando si vengono a formare nuovi sottotipi andiamo incontro a pandemie ed epidemie. Ne è un
esempio la Spagnola, sviluppatasi durante la I guerra mondiale, la popolazione europea era totalmente
41
impreparata e si trovava in una situazione di stenti. Insieme alla formazione di questo virus si ebbe una
enorme pandemia che fece circa 15 milioni di morti. Il problema delle variazioni maggiori è che non
sappiamo cosa comportino.
La mutazione maggiore avviene perché cambiano molte basi che mi generano proteine completamente
diverse.
Sottotipo → virus con codice genetico variato in maniera importante tramite una mutazione maggiore,
chiamata anche antigenic shift. Il sottotipo si può generare anche da una confezione.
Coinfezione: raramente può succedere che all’interno di una cellula epiteliale si ritrovino due virus
influenzali diversi, ognuno con il proprio corredo genetico, di tipo A. Questo meccanismo di confezione
accade nel maiale in continenti dell’area asiatica. Nel maiale ci sono allora 16 frammenti di RNA, 8 di un
virus e 8 di un altro. Anche senza avere una mutazione genetica, può avvenire che al momento in cui il
codice genetico si trasferisce all’interno dell’involucro, si viene a formare un virus che presenta alcuni
frammenti provenienti da uno ed altri provenienti da un altro. Ci sono quindi 256 combinazioni possibili.

Gli anticorpi sono molto importanti. Malattia autoimmune-> invece che formare anticorpi
nei confronti di malattie esogene, esterne, non appartenenti al nostro organismo, vengono
prodotti anticorpi nei confronti del nostro organismo.

Mutazioni minori: Le mutazioni minori sono le più frequenti ma le meno pericolose. Per mutazioni minori si
intendono mutazioni puntiformi sull’RNA, si ha quindi il cambiamento di una base. Il cambiamento anche di
una base sul genoma determina un cambiamento della tripletta codone nella sequenza, quindi varia
l’amminoacido codificante e quindi mi cambia anche la proteina associata. La struttura tridimensionale
della proteina cambia se cambia l’aminoacido, per cui cambia anche la sua funzionalità. Le mutazioni minori
comunque non determinano la formazione di un virus completamente nuovo. Non si hanno sottotipi, bensì
quelle che vengono chiamate varianti. Tali varianti sono la causa delle epidemie annuali.
Variante → uno dei due antigeni è variato, ma variato poco, in seguito ad una mutazione puntiforme, o
antigenic drift.

Funzione degli antigeni e Diffusione dell’infezione: (1) L’emoagglutinina è un antigene specifico che
permette al virus di agganciare solamente alcune cellule: quelle dell’apparato respiratorio. Tale specificità
fa sì che il virus che entra in contatto con cellule, per esempio, del fegato, non sia capace di infettare. (2)
Una volta che il virus ha agganciato a cellula ospite inserisce il proprio genoma al suo interno infettandola.
(3) Questo genoma riesce a pilotare la cellula infettata e a far sì che non svolga il proprio metabolismo
bensì quello del virus: la cellula non formerà più le proprie proteine, ma quelle necessarie al virus.
Quest’ultimo infatti per poter infettare deve replicarsi. Poiché è costituito da un singolo involucro e dal
corredo genetico perché questo avvenga necessita di alcuni enzimi (proteine capaci di presiedere
determinate reazioni metaboliche). (4) E’ la cellula ospite, che pilotata, riproduce il genoma del virus. I
nuovi virus che si formano all’interno della cellula prendono il nome di virioni. I virioni devono uscire dalla
cellula ed è qui che (5) interviene la neuroaminidasi. Essa rompe la membrana della cellula parassitata e
permette la loro fuoriuscita. I virioni andranno allora ad infettare altre cellule.

Emoagglutinina e neuroaminidasi: Fino ad ora, tramite studi epidemiologici, abbiamo osservato che i tipi
di emoagglutinine possibili sono 18 (da H1 a H18). Tra tutti i tipi, quelli che possiamo trovare nell’uomo
sono solamente tre: H1, H2, H3. I tipi esistenti di neuroaminidasi sono 11 (da N1 a N11). Nell’uomo si
possono riscontrare solamente N1 ed N2.
Anelli di trasmissione: L’influenza viaggia in tutto il mondo trasportata principalmente a causa di uccelli
migratori. Ci sono degli uccelli migratori che collegano i due emisferi, creano contatto tra specie migratrici,
42
le specie migratrici entrano in contatto con gli animali stanziali della stessa specie e si ha infine una
vicinanza tra animali selvatici e domestici. In questo modo gli animali da cortile si possono infettare. L’uomo
si può infettare dal volatile anche se è raro in quanto i virus sono molto diversi. Generalmente il suino viene
infettato, lì muta e poi passa all’uomo. Il salto epidemiologico dal maiale all’uomo non basta per innescare
la pandemia, perché questo avvenga è necessario che il virus riesca anche a fare il salto e a passare da
uomo a uomo.
PANDEMIE INFLUENZALI:
1918, Spagnola, virus A (H1; N1). 20 mln di morti 15 accertati.
1957, Influenza Asiatica, virus A (H2; N2). 4mln di morti.
1968, Influenza Hong Kong, virus A (H3; N2).1-4 milioni di morti

Nomenclatura del virus influenzale:


Virus / luogo / numero di ceppo / anno in cui è stato isolato / sottotipo
A / Fujan/ 411 / 2002 / (H3; N2)
Influenza: Non si può parlare di influenza se non c’è un esordio brusco della patologia e se non c’è un
aumento della temperatura almeno fino a 38°. Altri sintomi sono dolori ossei, raffreddori e tossi. L’influenza
è una malattia grave per alcune categorie a rischio. Tali categorie sono rappresentate da persone che
soffrono di malattie di base come malattie respiratorie, malattie cardiache o malattie dismetaboliche come
il diabete. Per queste categorie l’influenza può essere un problema, chi soffre di patolgie cardiache rischia
di morire. Il vaccino è infatti consigliato a categorie di persone: bambini, anziani (poiché hanno
abbassamento fisiologico delle risposte immunitarie), ma anche adulti affetti da queste patologie. Un
soggetto normale non fa il vaccino antinfluenzale.
Trasmissione dell’influenza e complicanze: avviene per via aerogena o tramite il contatto delle mani.
L’influenza ha un picco nel periodo autunnale perhcè ci sono contatti più stretti in ambienti più chiusi. In
estate i virus sono più diluiti poiché si vive all’aria aperta e è meno frequente l’occasione di incontrarlo.
L’influenza può presentare delle complicanze e portare alla morte. Le complicanze possono nascere per una
sovrainfezione batterica, possibile quando il virus infetta anche il polmone, oppure per la presenza di
batteri nelle altre vie respiratorie, oppure nei soggetti a rischio. Altre complicanze sono la sinusite, la
bronchite e l’otite.

ESEMPI DI INFLUENZA:
INFLUENZA AVIARIA 1997 : Identificata a Hong Kong inizio 1969, Virus A/H5N1. Allo stato attuale i casi
nell’uomo (alcuni anche mortali) sono stati contratti da volatili vivi con cui i soggetti si sono trovati a
stretto contatto (= il virus è riuscito a fare il passaggio di specie volatile-uomo). Allo stato attuale non sono
noti passaggi del virus da uomo a uomo.
APRILE 2013 CINA: In Cina è stato isolato nell’uomo un nuovo sottotipo: H7N9, che ha determinato una
patologia influenzale nell’uomo molto grave caratterizzata da una grave polmonite, febbre elevata, tosse e
difficoltà respiratorie. Il periodo di incubazione sarebbe brevissimo (24h). Mediamente ha causato circa 90
casi di malattia e circa 20 morti. L’influenza è detta aviaria in quanto il virus interessava solitamente gli
uccelli. Il timore era rappresentato dal fatto che si sospettava la possibilità della selezione di una variante
capace di passare da uomo ad uomo, causando l’insorgenza di una pandemia.

L’organizzazione mondiale della sanità presenta i laboratori sentinella, appositamente per controllare la
composizione degli antigeni. In Italia mediamente, in seguito a epidemie influenzali, ci sono ogni anno dai 5
agli 8 milioni di casi. Nella stagione dicembre-marzo la fascia più colpita sono i giovani. Questo perché non
hanno ancora avuto modo di sviluppare gli anticorpi non avendolo mai incontrato. L’adulto viene colpito
meno perché ha incontrato molti tipi di virus influenzali, e anche se il virus cambia( poco ), gli antigeni di un
43
virus precedente possono funzionare come una barriera e difendere. I ragazzi non hanno un background di
tipo immunitario, la sua capacità di rispondere sarà quindi inferiore. Per gli anziani il discorso non vale,
perché anche se hanno incontrato molteplici tipi di virus hanno la risposta immunitaria più bassa.

Vaccino: Il vaccino di prima generazione era un vaccino a varione disgregato. I pezzi del virus disgregato
andavano a costituire il vaccino. Oggi viene però usato il vaccino ad antigeni purificati: staccano i due
antigeni e li mettono nel vaccino. Il vaccino arriva nelle farmacie tra settembre e ottobre. Nel mese di
febbraio l’organizzazione mondiale della sanità annuncia come dovrà essere il vaccino per l’anno successivo
in base ai ceppi trovati nell’emisfero australe, in cui è inverno quando qui è estate. Gli istituti vaccinogeni
iniziano ad allestire il vaccino che deve essere testato. Tale vaccino arriva nelle farmacie a fine settembre e
da lì si inizia a vaccinare. La vaccinazione viene infatti effettuata appena è disponibile il vaccino. Ogni anni
abbiamo due cicli di allestimento di vaccini. La vaccinazione è raccomandata per gli over 65, per i bambini,
per gli adulti con malattie croniche respiratorie, cardiache, dismetabolismi come il diabete,
malassorbimento, fibrosi cistica, malattie congenite con calo di anticorpi, prima di importanti operazioni
chirurgiche. Anche il personale sanitario si deve vaccinare per essere sicuro di non trasmettere una
infezione ad un paziente. Anche il personale civile può essere vaccinato in quanto se c’è una epidemia e
questi servizi vengono a mancare (es. polizia) si arriva ad una alterazione dell’andamento sociale corretto
all’interno di una comunità.
Nei bambini a rischio (non tutti i bambini devono farlo), di età inferiore ai tre anni si fanno due mezze dosi a
distanza di un mese. Nei bambini tra i tre e i dodici anni si fanno due dosi a distanza di un mese. Negli adulti
si fa una sola dose. L’unico caso in cui nell’adulto vengono effettuate due dosi è quando si rischiano
pandemie (devo fare una grande stimolazione per riuscire a rendere il soggetto immune al nuovo virus, i
miei vecchi anticorpi non mi possono aiutare).
Il vaccino influenzale è sempre trivalente, questo significa che contiene tre ceppi, due sono sempre A e uno
è un B (sempre il solito). L’INFLUENZA è UNA INFEZIONE, NON UNA MALATTIA

44
MALATTIE DELLE DONNE IN GRAVIDANZA

L’acronimo del gruppo di malattie che riguarda le donne in gravidanza è ToRCH (Toxoplasmosi, rosolia,
citomegalovirus, herpes virus.) I microrganismi non sono diversi solo come specie ma anche come gruppo
microbiologico. Alcuni, come il Toxoplasma gondi (toxoplasmosi), sono dei protozoi, altri come il
citomegalovirus, herpes virus e il virus della rosolia (rubio virus), sono virus. Se la donna prende per la
prima volta queste infezioni durante la gravidanza possono essere molto pericolose, infatti se non è mai
entrata in contatto con questi microrganismi non è possibile che abbia gli anticorpi, quindi dal punto di
vista degli anticorpi è vergine.
Cosa provoca l’infezione: questi microrganismi hanno la capacità di infettare la donna, attraversare il
sangue e attraverso la placenta possono arrivare al prodotto del concepimento dove creano grandi danni. Il
prodotto del concepimento è infatti un essere che si sta formando e il microrganismo può bloccare la mitosi
e può avvenire un aborto (interruzione di gravidanza) oppure se i danni sono più “lievi” anche se comunque
permanenti, lo sviluppo embrionale può completarsi ma non dal punto fisiologico. A seconda delle infezioni
il neonato sarà menomato in diversi distretti o nel caso della rosolia, il migliore dei casi, se l’infezione viene
contratta dopo l’8° mese può nascere un bambino normoformato ma con la rosolia neonatale.
Protozoi: protozoo significa “primo animale”. Si tratta di esseri unicellulari con caratteristiche biologiche
che li avvicinano agli animali: sono capaci di riprodursi sia asessuatamente (scissione binaria) sia
sessuatamente (meiosi). I protozoi hanno la capacità di muoversi attraverso le ciglia e i flagelli. Anche i
batteri comunque hanno mobilità grazie a ciglia e flagelli.
Virus: organismi talmente semplici e talmente piccoli che possono portare all’interno della loro struttura
solamente un materiale genetico: o RNA (influenza) o DNA (epatite B). Per riprodursi necessitano perciò
cellule che facciano il lavoro per loro o batteriche o animali. Quando necessitano cellule batteriche si parla
di virus che parassitano il batterio. Lo agganciano e gli immettono all’interno materiale genetico che si lega
a quello del batterio, il quale riproduce nuovi virus.
Batteri: organismi unicellulari forniti di parete che presentano come codice genetico DNA. Presentano un
solo cromosoma fatto ad anello circolare e sono in grado di replicare se stessi. Ci sono batteri dotati di vita
autonoma, poi ci sono anche parassiti. Nell’evoluzione generale ci sono batteri che si sono specializzati per
vivere alle spalle di altri organismi In base alla loro forma possono essere divisi in: cocchi (forma circolare),
bastoncellari, spirilli (a spirale), bacilli, e poi ci sono quelli fatti a virgola.
Malattie dovute a infezioni materne: La donna e il bambino sono separati dalla placenta. La placenta è un
filtro, tanto più a maglie fitte quanto l’inizio della gravidanza. Alla fine del processo di maturazione per
alimentare il feto è necessario il passaggio di moltissimo sangue, quindi le maglie della placenta saranno
molto meno fitte. Per questo l’infezione avviene principalmente negli ultimi tre mesi di gravidanza. I
microrganismi che hanno la capacità di oltrepassare la barriera placentale sono dei microrganismi che
all’inizio avranno difficoltà a passare, ma se passano è grave perché trovano il prodotto del concepimento
nel suo periodo più vulnerabile, quando ancora ci sono cellule indifferenziate e il feto è una morula (tante
“palline” che a seconda di dove sono situate si differenzieranno nei vari tessuti ed organi). Quando il virus
infetta nell’ultima parte della gravidanza le cellule sono già differenziate per cui non saranno alterate nel
loro processo di maturazione.

TOXOPLASMOSI:
La donna in gravidanza viene sottoposta a dei test preliminari per vedere come è la situazione. Uno dei
primi test che vengono svolti è quello che verifica se la donna ha o meno gli anticorpi per il toxoplasma. Se
gli anticorpi sono presenti il feto sarà protetto. Se una donna in gravidanza ha però anticorpi della classe
IGM la gravidanza è a rischio, perché lei è a rischio, gli IGM non proteggono.

45
Esistono varie classi di anticorpi, quelle che ci interessano per le infezioni sono le IgM e le IgG. Le
IgM sono gli anticorpi che si formano al primo contatto con l’antigene. Al secondo contatto con
l’antigene si formano gli anticorpi della classe delle IgG.

La toxoplasmosi è dovuta a un toxoplasma (un protozoo) che interessa sia i volatili che i mammiferi, per
questo viene chiamata zoonosi. L’ospite definitivo del toxoplasma, cioè l’animale in cui si sviluppa il ciclo
sessuato (unione del gamete maschile con quello femminile) è il gatto. Il ciclo della toxoplasmosi, negli
animali (domestici e non, come il topo) esistono le cisti del toxoplasma, forme di resistenza a questo
protozoo. Se il gatto ingerisce il toxoplasma, per esempio mangiando un uccellino, nelle feci del gatto si
trovano le cisti che possono arrivare alla donna. Il rischio per la donna in gravidanza è anche quello di avere
a che fare con un gatto (sempre nel caso in cui la donna non abbia gli anticorpi). Se il gatto ingerisce e
mangia animali selvatici che presentano il toxoplasma si può infettare. La donna che lo accudisce è in
pericolo in quanto il gatto si lecca e la donna accarezzandolo può entrare in contatto con le cisti e ingerirle
(la donna si infetta con l’ingestione delle cisti). E’ diverso il caso in cui il gatto non esce mai e si ciba
esclusivamente di scatolette.
Toxoplasmosi acquisita: è la forma post-natale che decorre generalmente asintomatica. Le forma cliniche
sono rare (solo negli immunodepressi) e hanno 3-10 giorni di incubazione. Possono presentarsi in forma
linfonodale, quindi con febbre, tumefazione dei linfonodi ( cervicali, ascellare ecc..); o in forma generale,
rara ma grave, che può presentare lesioni possibili a vari livelli ( encefalico, cardiaco, oculare, polmonare).
Toxoplasmosi congenita: è una infezione importante conseguente ad una infezione acuta che il più delle
volte decorre in forma asintomatica nella madre, che non si accorge di averla. L’infezione può passare in
maniera asintomatica e il toxoplasma può raggiungere il prodotto del concepimento e causare danni. Il
rischio di trasmissione è più basso nei primi mesi (20%-30%) e maggiore negli ultimi (50%). Se si ha il
passaggio attraverso la placenta si rischiano danni di vario genere come l’aborto, il neonato morto al
momento del parto, il neonato malato al momento della nascita, neonato vivo apparentemente sano con la
forma clinica dopo pochi mesi, neonato vivo apparentemente sano con forma clinica dopo anni dalla
nascita. I danni più importanti riguardano la vista (cecità, retinopatia) e calcificazioni endocraniche che
porteranno ad un ritardo mentale.
Toxoplasmosi connatale: è fortunatamente molto rara perché quasi tutte le donne hanno già gli anticorpi
per la toxoplasmosi, perché l’8% della carne di manzo, il 20% della carne di maiale, il 25% della carne di
agnello contengono le cisti di toxoplasma. In italia si calcola che la popolazione femminile immune al
toxoplasma gondii sia il 40-70%.
Prevenzione: non esiste un vaccino per la toxoplasmosi perché allo stato attuale delle nostre conoscenze
non riusciamo a produrre vaccini contro i protozoi perché sono organismi troppo complessi (come per il
toxoplasma non esiste il vaccino neanche per la malaria). Sono fondamentali misure profilattiche legate alle
abitudini di vita. Non vanno mangiate carni crude o poco cotte (mangiare solo carni cotte oltre i 70°C,
temperatura che distingue la disinfezione dalla infezione, tutti i patogeni sono sensibili a questa
temperatura). Altrimenti possiamo modificare gli alimenti con temperature molto fredde. Bisogna evitare
di bere latte, soprattutto di capra e non pastorizzato. Vanno lavate accuratamente frutta e verdura. Non
vanno portate le mani a contatto con la cavità orale dopo aver toccato carne cruda, frutta e verdura. Non ci
si può infettare per inalazione, ma solo per ingerimento.

ROSOLIA:
La rosolia è pericolosa se la donna in gravidanza non ha gli anticorpi. Può causare gravi danni multipli al
prodotto del concepimento. Tanto più è precoce l’infezione rispetto al concepimento, tanto più saranno
gravi le conseguenze. Il virus della rosolia penetra per via inalatoria e si moltiplica nella mucosa orale e nei

46
linfonodi regionali. Viene eliminata (?) attraverso via respiratoria ma anche tramite le lacrime, l’urina e le
feci.
Rosolia connatale (o congenita): può comportare aborto o parto pretermine del feto morto. Se la
gravidanza arriva alla fine si possono presentare delle lesioni ubicate in distretti diversi dalla toxoplasmosi:
lesioni nervose (encefalite e quindi ritardo mentale), ipoacusia, ovvero lesioni uditive (sordità lieve o
totale), danni oculari o cataratta congenita e malformazioni cardiovascolari. Il neonato può presentare alla
nascita anche anomalie transitorie come basso peso e può sviluppare nei mesi e negli anni successivi danni
permanenti. La rosolia in gravidanza può nascondere spiacevoli evenienze per anni. I danni che subentrano
dopo la nascita sono comunque molto rari. La sorgente di infezione è l’uomo malato.
Oggi si è alzata l’immunità di gregge quindi i microrganismi circolano meno e hanno difficoltà in quanto
trovano tutte persone immuni. Comunque fino a che i microrganismi esistono, dobbiamo continuare a
vaccinare.
Contagiosità: La rosolia è una malattia molto contagiosa, il periodo di massima contagiosità varia da due a
tre giorni prima a due tre giorni dopo la comparsa dell’esantema. La rosolia come il morbillo e la varicella è
una malattia di tipo esantematico (dà un esantema). Il bambino non corre il rischio di presentare
malformazioni, ma può nascere con la rosolia, e questa è una fonte di infezione molto importante perché il
bambino per almeno 18 mesi avrà la rosolia. Una volta superata l’infezione sarà però un bambino normale
come gli altri.
Vaccino: Il vaccino è vivo attenuato, costituito da rubeo virus coltivato su cellule diploidi umane. Viene
somministrato ai neonati al 12° mese di età. Solitamente le vaccinazioni iniziano al 61° mese di vita con il
vaccino esavalente, che non contiene né rosolia, né parotite, né morbillo né la varicella, che vengono
somministrati al 12° mese, in quanto il bambino conserva per lungo tempo gli anticorpi contro queste
malattie che la madre gli ha trasmesso tramite il cordone ombelicale e attraverso l’allattamento. Infatti se il
vaccino venisse somministrato prima, l’elevata concentrazione di anticorpi materni andrebbe a inattivarlo.
Contro i vaccini che vengono effettuati nell’esavalente il bimbo ha antigeni trasmessi dalla madre che
permangono per pochissimo tempo all’interno del suo corpo. Le donne con anamnesi negativa per la
rosolia necessitano di essere vaccinate e devono aspettare 6-8 mesi prima di entrare in gravidanza. Questo
non perché il vaccino sia pericoloso, ma perché si evita a prescindere di fare vaccinazioni con microrganismi
vivi alle donne in gravidanza.
sieroprofilassi: acquisizione di anticorpi preformati. Avendo una donna in gravidanza senza anticorpi
frequentante comunità infantili veniva fatta l’immunoglobulina profilassi passiva, ovvero gli anticorpi
contro la rosolia, in modo da evitare che il virus raggiungesse il prodotto del concepimento. Gli anticorpi
anti rosolia sono le gamma globuline specifiche, raccolte da sangue di altri individui convalescenti o
vaccinati.
Casi: In Italia dal 2005 al 2013 ci sono stati 78 casi di rosolia congenita. Per quanto riguarda la rosolia nei
bambini sono stati segnalati 66 casi nel 2013, 28 casi nel 2014 e per ora nessun caso nel 2015-16. In epoca
prevaccinare i casi erano migliaia l’anno. Esiste la campagna “addio pallini rossi” il cui obiettivo è la
vaccinazione contro la rosolia e contro il morbillo.

CITOMEGALOVIRUS:
Il citomegalovirus è un virus appartenente ai virus herpetici. Si tratta di microrganismi che approfittano di
uno stress che coinvolge il sistema immunitario abbassando la sua capacità di risposta e si annidano. I virus
che appartengono ai virus herpetici sono:

• Herpes simplex: sono gli herpes labialis, producono tipiche infezioni bollose sulle mucose.
• Herpes zoster (varicella): fuoco di sant’antonio.

47
• Virus Epstein-Barr : produce la mononucleosi infettiva
• citomegalovirus

Il citomegalovirus colpisce svariati organi e causa generalmente una infezione molto diffusa. La differenza
sta nel soggetto immunocompetente (febbre lieve, dolori muscolari, linfoadenomegalia) e nel soggetto
immunodepresso ( polmonite, epatite, nefrite…). Il contagio è diretto e il virus resta latente riattivandosi a
seguito di eventuali cali di funzioni immunitarie. Alle donne che hanno questa infezione in gravidanza si
consiglia di partorire non naturalmente ma con il cesario. Il citomegalovirus può colpire per infezione
transplacentare o per infezione al passaggio nel canale del parto. Le conseguenze per il nascituro sono
aborto, morte fetale, malformazioni del SNC o di fegato o di polmoni, ritardo mentale e deficit motori.

HERPER VIRUS LABIALIS E GENITALIS:


L’herpes labialis è di tipo 1, l’herpes genitalis è di tipo 2. Entrambi producono infezioni in soggetti
immunodepressi e la trasmissione è sempre diretta. Il virus è presente anche nelle secrezioni organici
(come la saliva). I virus herpetici una volta contratti restano nell’ospite per un tempo indefinito. Essi si
annidano all’interno dei nervi, dove restano in forma inattiva grazie ad una azione di contenimento delle
funzioni immunitarie. La riattivazione avviene infatti quando si realizza una immunodepressione.
HSV1: Nell’adulto provoca bolle sulle labbra e sul volto. È molto pericolosa la collocazione oculare che può
causare la distruzione della cornea.
HSV2: è l’agente di una malattia recidivante dell’apparato genitale trasmessa generalmente per contagio
sessuale. Si presenta con lesioni vescicolose ed ulcerative del collo dell’utero, della vulva, della vagina, nella
donna. Nell’uomo le vescicole si trovano a livello del pene e dell’uretra. Il virus erpetico genitale è associato
come fattore predisponente del cancro al collo dell’utero (F) e alla prostata (M). E’ il solo virus herpetico
rilevante in gravidanza. Esiste un duplice rischio per il nascituro: infezione transplacentare attraverso il
sangue o infezione con passaggio dalle secrezioni del canale del parto. Se la prima infezione risale a prima
del parto, la donna dovrebbe presentare gli anticorpi che proteggono il nascituro dall’infezione
transplacentare. Se l’infezione non è avvenuta prima della gravidanza è obbligatorio il parto cesareo. Grazie
al cesareo è divenuta una infezione molto rara (1/9000). Clinicamente si presenta come una infezione
erpetica diffusa con il rischio di lesioni permanenti agli occhi e al cervello.

48
LE EPATITI

L’epatite è una infezione che riguarda il fegato. Ci sono più microrganismi che possono causare le infezioni
al fegato e sono tutti virus a RNA, ad eccezione dell’ HBV, virus tra i più importanti delle epatiti, oggi ben
combattuto grazie ai vaccini. I virus delle epatiti sono :
HAV (epatite A), HBV (epatite B), HCV (epatite C), HDV (epatite delta), HEV (epatite E).
L’HAV e L’HEV sono a trasmissione indiretta (fecale-orale), le altre sono a trasmissione diretta. Esistono
anche le epatiti G ed F a trasmissione indiretta. La più diffusa è la A, soprattutto al sud .
Fegato: il fegato ha forma triangolare ed è la ghiandola più importante dell’organismo. Il fegato ha molte
funzioni, tra cui la funzione vascolare (deposito di sangue), la funzione secretoria (importante per la
formazione della bile, fondamentale per la digestione dei grassi), la funzione metabolica multipla (
sintetizza le sostanze tossiche e il colesterolo). Il colesterolo è un problema in quantità elevata in quanto
può ridurre il lume delle arterie, ma in quantità normali è importante per la membrana cellulare. L’unità
funzionale del fegato è il lobulo.
Il fegato può subire alterazioni per varie cause: l’alcool lo modifica strutturalmente, il parenchima epatico si
sostituisce con il grasso, e la funzionalità del fegato viene meno. Si può arrivare al tumore del fegato,
chiamato epatocarcinoma.
epatite: l’epatite virale è caratterizzata da un processo infiammatorio del parenchima epatico, le cellule
epatiche vanno in necrosi e si rompono lasciando fuoriuscire il contenuto. Le cellule del fegato hanno
enzimi particolari, utili per svolgere le attività metaboliche, chiamate transaminasi. Se è in corso una
infezione si hanno le transaminasi alte, perché le cellule necrotizzate le hanno riversate nel sangue.

EPATITE VIRALE B:
Come struttura ricorda il virus dell’influenza, data la forma rotondeggiante, ma il genoma è dato da DNA a
catena unica (non spezzettato) ed ha tre antigeni importanti, ovvero che vengono riconosciuti dal nostro
sistema immunitario e contro cui si formano gli anticorpi. Sono l’HBs antigene (che sta sulla superficie, se
abbiamo anticorpi per questo antigene guariamo), l’HBc e l’HBe. Gli unici anticorpi protettivi sono contro
l’antigene s. Se ho anticorpi contro gli antigeni c ed e non sono protetta. Però nel sangue di una persona
affetta, il modo di presentarsi degli antigeni nel tempo ha un significato prognostico fondamentale. A
secondo della loro presenza si può capire come si sta evolvendo la malattia. Al momento in cui compaiono
gli anticorpi contro l’ HBs il paziente è in via di guarigione. Questi anticorpi sono gli ultimi a comparire e
purtroppo in alcuni soggetti non riescono a formarsi. In questo caso si parla di epatite cronica (epatite dalla
quale non si riesce a guarire).
significato della presenza di anticorpi: HBs Ag: indica la potenziale infettività del soggetto, esso è presente
nei portatori sani o nei portatori cronici, nonché nei malati. Anti- HBs Ag: sono gli anticorpi che compaiono
per ultimi e sono quelli in grado di conferire immunità .
HBc Ag: esso è presente solo negli epatociti infettati e Non nel siero Anti- HBc Ag: compaiono
precocemente, ma a titolo elevato sono presenti solo nell’epatite acuta ed in quella cronica attiva.
HBe Ag: è indice che ci sono particelle virali complete, è sinonimo di infettività del soggetto, se permane
oltre i 6 mesi indica progressione verso una fase cronica. Anti HBe Ag: persistono per anni ed indicano
avvenuta guarigione.
Infezione a seconda dell’età: Negli adulti può dare una forma fulminante in pochissimi casi. La
cronicizzazione è rara (5-10%) e la guarigione rappresenta il 90-95% dei casi. Nei bambini non si hanno casi
fulminanti, però la cronicizzazione nei neonati è il 90% dei casi e il 10% la guarigione, nei bambini la
cronicizzazione è il 30-40% dei casi, la guarigione il 60.70% dei casi. Bisogna stare attenti con le madri che
risultano HBs positive, perché significa che presentano l’infezione e siccome l’ HBV si trasmette per via

49
diretta si può avere anche la trasmissione per via verticale.
Patogenesi: in alcuni casi, ma rari, possiamo avere una epatite di tipo asintomatico. Nella maggioranza dei
casi però l’infezione è acuta e al 90% dei casi si risolve. E’ possibile trovarsi davanti ad una infezione di tipo
cronico e nell’ 1% di casi ad una situazione di epatite fulminante. I soggetti che non riescono a formare
anticorpi HBs (il 50% dei casi dopo anni si risolve) può essere trovato un equilibrio tramite le medicine. Però
il virus in qualsiasi momento può riattivarsi e quindi replicarsi ledendo le cellule epatiche. Questi sono i casi
in cui si va verso un epatocarcinoma.
Il vaccino contro l’epatite virale di tipo B protegge anche dall’epatocarcinoma in una buona fetta di casi.
Solitamente si ha la vittoria dell’ospite, ovvero la morte dell’agente patogeno. In alcuni casi si ha la vittoria
dell’agente patogeno, quindi la morte dell’ospite. Se nessuno dei due vince si ha una sorta di equilibrio
sempre stabile tra l’ospite e il microrganismo, abbiamo questa epatite a rischio di riattivazione del
microrganismo, ovvero l’epatite cronica.
Vie di contagio: Rapporti sessuali, saliva, sangue, trapianti di organi, aghi e siringhe contaminati,
tossicodipendenti, trasmissione verticale, gruppi a rischio, punture di insetti.
Gruppi a rischio:

• figli di madri HBs Ag+ (25%)


• tossicodipendenti (7-27%)
• Partners di HBs Ag+ (2-7%)
• Famigliari di persone HBs Ah+ (1%)
• Operatori sanitari 1,5-3%
• Pazienti sottoposti a emotrasfusioni 2%
• Pazienti sottoposti a emodialisi 1,2 %
• Persone istituzionalizzate 8-10%
• Omosessuali maschi 6-9%

Il sangue è il veicolo più importante per la trasmissione dell’infezione quindi Sono da considerare a rischio:
-Rapporti sessuali non protetti -Scambio di rasoi, forbici, spazzolini etc. -Tatuaggi e percing eseguiti da
personale inesperto o in ambienti non idonei -Nel caso di partner portatore cronico la probabilità di
trasmissione può arrivare anche ad un massimo del 40% a seguito di un solo rapporto -La trasmissione
madre-feto è particolarmente elevata al momento del parto naturale (consigliato il cesareo e un
trattamento immunitario appena dopo la nascita. e l’allattamento artificiale).
Prevenzione dell’HBV: Se la madre è HBs Ag negativa si continua il monitoraggio oppure la neonata sarà
negativa ma positiva per gli anticorpi. Qui si tratta di madri HBs Ag positive, quindi positive per gli antigeni,
gli anticorpi non ce li hanno. In questo caso la madre è a rischio, cioè il bambino che anche non si infetta
durante la gravidanza (perché il virus dell’epatite B è difficile che passi per via verticale)è a rischio di
trasmissione al momento del passaggio dal canale del parto in cui si ha una connessione di sangue. Queste
madri sono invitate anche a non allattare i bambini perché ci potrebbero essere dei traumi sull’aureola
mammaria. Il bambino che nasce dalla madre HBs Ag positiva nascerà per cesareo e non verrà allattato al
seno e entro le 12h dalla nascita il neonato farà il vaccino in un bicipite femorale (coscia, in quanto vista la
posizione contratta in pancia è il muscolo più sviluppato) in modo che inizi a sviluppare gli anticorpi e le
immunoglobuline, quindi la profilassi passiva (anticorpi specifici per proteggerlo) nell’altro quadricipite.
Non è possibile effettuare un’unica puntura perché vado in “corto”: gli anticorpi si legherebbero alle
immunoglobuline e quindi non ci sarebbe più l’antigene capacce di andare a stimolare il sistema
immunitario.
I bambini nati da madri HBs Ag negative effettuano il vaccino per l’epatite virale di tipo B al terzo mese di
50
vita poi al 5 e al 13esimo. Per i soggetti non a rischio lavorativo non sono previsti richiami. La
vaccinoprofilassi viene quindi effettuata solo negli adulti a rischio.

Immunoprofilassi attiva= prendo un antigene (ma rischio di ammalarmi) oppure faccio il vaccino e
quindi è il mio corpo a formare gli anticorpi
immunoprofilassi passiva = do al soggetto anticorpi già formati. Essendo che questi anticorpi non
sono formati dal soggetto dopo tempo vengono eliminati e il soggetto tornerà ad essere a rischio.

Vaccino: Schedula vaccinale - routine (terzo mese, 4/5 mese e 12 mesi).


Sede di somministrazione: – intramusculare (deltoide): 10-20mg/dose - quadricipite femorale (neonato).
La Gravidanza non è una controindicazione alla vaccinazione .
Sieroconversione: 4-8 settimane dopo l’ultima dose .
Titolo anticorpale protettivo: > 10mUI/ ml sia nei soggetti immunocompetenti che immunodepressi .

Nella popolazione non a rischio dopo la vaccinazione non sono previsti richiami perché il vaccino stimola
una ottima memoria immunitaria ed inoltre a seguito della Infezione segue un lungo periodo di
incubazione (3-6 mesi)

PROFILASSI POST-ESPOSIZIONE (D.M. 20.11.2000 e Circolare n. 19 30.11.2000) Situazione OPERATORE:

- Non vaccinato Vaccinoprofilassi 0,1,2,12 mesi, e *HBIG


- Immune Nessun trattamento
- Non responder al ciclo base HBIG ed 1 dose di vaccino
- Non responder al ciclo base + 1 dose HBIG
- Titolo anticorpale non noto HBIG ed 1 dose di vaccino

*HBIG immunoglobuline, 0,06mL/kg, intramuscolo


Disponibilità del vaccino: abbiamo un periodo pre anni ’90 e uno post anni ’90. Gli anticorpi protettivi sono
quelli contro l’antigene S. Nel vaccino per cui è l’unico che mi interessa. Il virus dell’ HBV non riusciamo a
coltivarlo (per coltivarlo necessitiamo di terreni cellulari (che abbiamo)). In epoca pre vaccino con DNA
ricombinante si prendeva l’antigene del sangue dei soggetti infetti e si purificava. C’era però probabilità di
trovare anche il virus nel vaccino se qualcosa andava storto. Successivamente è stato sviluppato un altro
tipo di vaccino: abbiamo detto che il virus è a DNA e per creare il vaccino necessito dell’ HBs Ag, che è una
proteina. Se è una proteina ci sarà anche un gene che codifica per questa proteina sul DNA. I biologi hanno
riconosciuto quale è il DNA che codifica per l’antigene s. Hanno posto questo DNA virale in un vettore e
l’hanno inserito in un lievito, il lievito di birra. Questo è un organismo geneticamente modificato, ovvero
contiene al suo interno un gene che non è parte del suo genoma. In questo modo il lievito è stato pilotato a
produrre HBs Ag. Questo vaccino è molto sicuro, per cui è stato introdotto per tutta la popolazione. Appena
è stato creato c’era un problema (1991): dovevamo vaccinare una popolazione che andava da 0 a 24 anni –
visto che la possibilità di infettarsi in queste età era maggiore – e se il sistema nazionale avesse vaccinato
solamente i nuovi nati ci avrebbe messo 24 anni per vaccinare tutto questo arco di popolazione, quindi nel
91 hanno iniziato a vaccinare i nuovi nati e anche i 12enni. Nel 92 i nuovi nati e nuovamente i 12enni. Sono
andati avanti così riuscendo a coprire 24 anni in 12 anni: il 2002 è stato l’ultimo anno in cui sono stati
vaccinati anche i 12enni. Il numero di casi della malattia è andato a diminuire drasticamente. Diminuì il
numero di casi, il numero di cronicizzazione e il numero dei portatori, a lungo termine diminuirono anche i
casi di epatocarcinoma.
In Italia si hanno circa 1000 casi annui. A livello mondiale i portatori cronici del virus sono circa il 2% della
Popolazione (1.000.000 di persone).
51
L’infezione da HBV è correlata a carcinogenesi epatica. Molto spesso coloro che avevano l’epatocarcinoma
avevano avuto una infezione da epatite di tipo B e avevano una infezione di tipo cronica da epatite e quindi
si collegarono le due patologie. Inoltre si capiì perché nel DNA delle cellule tumorali si è andato a mettere in
evidenza un pezzo del virus dell’epatite B. Per questo se ci si vaccina per l’epatite B siamo protetti anche
dall’epatocarcinoma causato da virus B.
L’incidenza dell’epatocarcinoma cellulare a Taiwan è scesa dopo una vaccinazione nazionale da 0.7 per
mille a 0.36 per mille nel gruppo dei bambini.
I tessuti tumorali spesso hanno DNA o antigeni di HBV ; I soggetti con marcatori di HBV sono più soggetti
(fino a 220 volte di più!!) al cancro al fegato; Si possono indurre noduli tumorali con tessuti infetti da HBV in
topi atimici.

EPATITE DELTA:
HDV è un virus, tra i più piccoli che si conoscano, a RNA e non presenta neanche il materiale genetico
sufficiente per replicarsi (gli mancano gli enzimi) quindi la sua replicazione sfrutta il virus dell’epatite B.
Infatti il virus sfrutta le proteine del capside dell’HBV (HBs Ag). Può infettare solo coloro che sono già
infettati da HBV. Si può avere una coinfezione o una superinfezione:
Coinfezione: i due virus arrivano sul soggetto contemporaneamente, si genera allora una malattia acuta
grave con poco rischio di cronicizzazione.
Superinfezione: avviene qundo l’HBV è già presente all’interno del soggetto al momento dell’arrivo
dell’epatite delta. Si ha una malattia epatica a lungo termine e un alto rischio di cronicizzazione.
Vista la stretta dipendenza dell’ HDV dall’HBV è logico che essendo vaccinati per l’HBV sono protetto anche
dall’HDV.
Il virus si trasmette per via diretta, sessuale o verticale. La malattia si presenta in maniera più grave delle
altre epatiti.

EPATITE C:
L’80% dei nuovi casi evolve in epatite cronica e di questi 1/3 sviluppa patologie gravi. E’ un virus a RNA che
si trasmette con le stesse modalità del tipo B. Il vaccino per l’epatite C non esiste quindi la prevenzione è
solo a livello comportamentale. Questo virus non è capace di correggere i propri errori e le proprie
mutazioni per cui cambia. Ci sono 5 principali tipi di virus dell’epatite C. E’ una caratteristica di questo virus.
Le mutazioni avvengono più frequentemente nella regione del genoma che codifica per le proteine
dell’envelope.
Alcuni mutanti non vengono riconosciuti dal sistema immunitario (escape) e sono proprio quelli che
maggiormente determinano l’epatite cronica .
Il genotipo 1b e più frequentemente associato alla forma più severa .
I genotipi 1 e 4 rispondono poco e male alla terapia con interferone.
Epatite C cronica Fattori che promuovono la progressione o la severità.
• Aumento dell’introduzioine di alcool
• Età > 40 anni al momento dell’infezione
• Coinfezione HIV
• Altri
– Sesso maschile
– Coinfezione con HBV cronica
Trasmissione dell’HCV
Via parentale: per trasmissione di sangue ed emoderivati

52
Via parentale: tossicodipendenti ed esposizione professionale per uso di siringhe e strumenti taglienti
contaminati.
Via parentale in apparente.
Via sessuale: possibile
Via transplacentare: la percentuale di trasmissione è del 5-6%. Aumenta se c’è una coinfezione con HIV.
Terapia:
Interferone in monoterapia
Interferone + ribavirina (analogo nucleotidico):
Non esiste un vaccino (genotipi)
Immunoprofilasssi passiva poco efficace.

EPATITE A:
E’ una infezione virale che si trasmette per via FECALE ORALE (e NON per via ematica!!!!!) .Il virus è diffuso
in tutto il mondo con maggiore presenza nelle aree con condizioni Igieniche sanitarie precarie . In Italia si
ha un numero di casi che si attesta intorno a 3:100.000 abitanti (per un Totale di circa 1500 casi/annui) .
Dopo un periodo di incubazione di circa 15-50 giorni compaiono affaticamento, febbre, nausea o vomito,
feci chiare, una colorazione gialla degli occhi e della pelle (ittero), urina color scuro, dolore al fianco destro
che si può diffondere alla schiena.
Vaccinazione: Esiste a disposizione un vaccino inattivato da virus coltivato su cellule diploidi umane. DOSI:
Due somministrate per via intramuscolare (deltoide) . Protezione: già dopo 3 settimane dalla prima dose.
Se si effettua un richiamo dopo 6-12 mesi dalla 2° dose conferisce protezione per 10 anni.
Prevenzione comportamentale: Importanza del lavaggio delle mani, lavare bene la frutta e sbucciarla
Personalmente, usare solo acqua potabile, anche per lavarsi i denti. Non usare ghiaccio prodotto con
acqua non sicura. Attenzione ai frutti di mare crudi non provenienti da acquacoltura controllate e
certificate.

EPATITE E:
Come l’Epatite A è dovuta alla trasmissione fecale orale (sono implicati gli stessi Veicoli della epatite A).
Interessa soprattutto in dove sono presenti scarse condizioni Igienico-sanitarie .
In Italia sono presenti solo (pochissimi) casi di importazione (viaggiatori provenienti da aree endemiche)
L’infezione non cronicizza, ma nelle donne nel terzo trimestre di gravidanza può dare infezioni fulminanti.
Non esiste ancora un vaccino (lo stanno allestendo in Cina, ultime prove nel 2012) .La prevenzione è solo
di tipo comportamentale (vedi epatite A)

53
IL BATTERIO DEL TETANO

L’agente è il clostridium tetani un batterio gram positivo ( significa che rimane colorato dopo aver subito la
colorazione gram). Tale agente è uno sporigeno (forma una spora, forme di resistenza formate da alcuni
batteri) anaerobio, ovvero non necessita ossigeno per svilupparti. Gli sporigeni anaerobi prendono appunto
il nome di clostridi.

Gli organismi aerobi necessitano strettamente dell’ossigeno per svilupparsi. Gli sporigeni aerobi
sono i bacilli. Ci sono anche dei batteri border line che non necessitano nessuna delle due
situazioni.

Contagio: Grazie alla presenza di spore sono molto resistenti. I clostridi vivono nell’intestino degli animali,
dove non rappresentano alcuna minaccia. Tramite le feci vengono però espulsi e vengono a contatto con il
terreno. Una volta introdotto nell’ambiente esterno il clostridium tetani sporula, passando quindi dalla
forma vegetativa alla forma di spora. La spora è talmente resistente da poter rimanere nel terreno per
decenni. Essa contagia ferite cutanee o mucose e germina in ambiente anaerobio. E’ pericoloso quindi se
una persona si ferisce in una zona vicina a terriccio e riporta una ferita lacero contusa (frastagliata) con
tanto materiale di tessuto necrotico. Nel terriccio c’è un’alta probabilità di trovare spore, e la spora,
incontrando tessuto necrotico, nel quale si va sempre incontro ad un abbassamento della tensione
dell’ossigeno, germina in quanto organismo anaerobio. Una temperatura di 37-38°, la presenza di
pus,sangue o corpi estranei favorisce la germinazione delle spore.
Malattia e conseguenze: Germinando la spora produce tossine: fibrinolisina, emolisina e tetanospasmina.
La tetanospasmina, che riporta danni anche se presente in quantità minime, produce un tropismo, cioè si
localizza a livello delle corna anteriori del midollo spinale e nei nuclei motori dell’encefalo dove induce una
paralisi di tipo spastico: interferisce con le strutture sinaptiche inibitorie, va a bloccare i neurotrasmettitori
nervosi e fa sì che non ci sia più lo stimolo inibitore sui muscoli che rimangono tutti completamente
contratti e ipertonici. Quando tutti i sistemi inibitori sono eliminati, un minimo stimolo provoca una
reazione esplosiva sincrona propagata a tutti i neuroni motori del midollo spinale (accesso tetanico). La
morte a causa del tetano avviene per soffocamento, in quanto si bloccano i muscoli respiratori. La letalità
ha un indice importante, dal 40 al 60%. Questo indice è dato da una frazione che vede al numeratore il
numero di morti a causa di quella malattia, al denominatore il numero dei malati. Ad oggi grazie alla
presenza del vaccino non ci sono più morti di tetano in Italia.
La credenza dice che il tetano si prenda dalla ruggine. Non è così, è facile prenderlo da un chiodo
arrugginito, ma perché probabilmente è stato a lungo nel terreno a contatto con le spore.
Tipo di ferita e trattamento:Sono a rischio maggiore ferite lacero contuse con lembi di pelle necrotica
prodotta da sfregamento della pelle sul terreno. Tale situazione determina un ambiente povero di ossigeno
che stimola il passaggio del microrganismo dalla fase di spora alla fase vegetativa (germinazione) con la
formazione della esotossina. La ferita deve essere sottoposta a detersione con acqua corrente, che fa
scivolare via tutto ciò che può essere in più (es. pulviscolo). Segue una toelettatura , se necessaria, con
forbici sterili (andare a tagliare lembi) e poi una disinfezione. In questo specifico caso il disinfettante di
elezione è rappresentato dall’acqua ossigenata in quanto libera ossigeno determinando un ambiente
sfavorevole al passaggio da spora a forma vegetativa. L’acqua ossigenata è utile solamente nei confronti
del tetano, per gli altri microrganismi non funziona.
Trattamento del traumatizzato con vaccino: Si allontana il tessuto necrotico, i coaguli di sangue e i corpi
estranei, si somministrano antibiotici per almeno 5 giorni, si passa poi alla profilassi specifica in base a
quando è stato effettuato l’ultimo richiamo. Un soggetto sottoposto a vaccinazione di base e a vaccinazioni
successive risalenti a meno di 5 anni precedenti a trauma non viene fatto niente, poiché la situazione
54
immunitaria è protettiva. Se il richiamo è stato fatto tra i 5 e i 10 anni precedenti al trauma viene effettuata
una dose di richiamo. Se l’ultima dose è stata presa più di 10 anni prima si effettua una dose di richiamo e
contemporaneamente una somministrazione di immunoglobulina (somministrazione passiva di anticorpi
per proteggerlo). I medici devono essere sicuri della situazione immunitaria del soggetto e non possono
chiedere senza avere documenti scritti, nell’incertezza viene iniziato il ciclo del vaccino e vengono
somministrate le immunoglobuline.
Quadro clinico: La paralisi avviene in senso cranio caudale interessando: muscoli masticatori (trisma);
Muscoli facciali ( risus sardonicus ); Muscoli paravertebrali ;Muscoli faringei, laringei, respiratori-> asfissia.
Eliminazione: Le spore sono molto resistenti, quindi per rendere il clostridium tetani inattivo è necessario
porlo a 160°C per 1 ora al calore secco, a 121°C per 15 minuti in autoclave oppure fenolo al 5% per 15 ore.
Forme di tetano: Possiamo trovare varie forme di tetano, il tetano traumatico, tetano neonatale e
perpuerale (dove per esempio il cordone ombelicale veniva tagliato con il coltello), il tetano chirurgico ed
ostetrico e il tetano criptogenetico (a seguito di congelamento).
Distribuzione geografica: E’ una malattia presente nei paesi dove non viene eseguita regolarmente la
vaccinazione, in popolazioni non evolute dal punto di vista sanitario ci può essere ancora il tetano
neonatale e perpuerale. Nei paesi occidentali i casi di tetano sono meno di 100 l’anno e riguardano
soprattutto le vecchie signore, in quanto non sono state vaccinate e spesso fanno giardinaggio. Gli uomini
invece anche se anziani non vengono colpiti perché sono stati vaccinati durante la guerra.
Vaccino: è costituito dalla anatossina tetanica in forma fluida o adsorbita. Una anatossina è la tossina fatta
sviluppare in laboratorio dal microrganismo e trattata con sostanze e con calore in modo che elimini il
proprio potere tossico, ma che mantenga il proprio potere di stimolare gli anticorpi. L’adsorbimento
stimola il sistema immunitario. Tale vaccino richiede tre somministrazioni. Era uno dei quattro vaccini
obbligatori (tetano, difterite, polio e epatite B). I neonati fanno una dose al 3,5,12/13 mese poi un richiamo
a 5 anni e poi richiami una volta ogni 10 anni per mantenere brillante la risposta immunitaria. E’
obbligatorio per i militari, gli iscritti alle società sportive, numerose categorie di lavoratori e nuovi nati dagli
anni 60. (oggi non è più obbligatorio).

Per il tetano è importante la prevenzione; esiste una immunoprofilassi attiva, una passiva, la notifica
obbligatoria. Non è necessario l’isolamento del soggetto: il tetano anche se è una malattia infettiva non è
trasmissibile da soggetto a soggetto. L’ultimo caso di tetano mortale in Italia risale al 1982, però le spore
sono sempre abbondantemente presenti nel terreno quindi è necessario continuare con la vaccinazione.

55
IL BATTERIO DELLA MENINGITE

La meningite è una infiammazione delle meningi, le membrane che avvolgono il sistema nervoso centrale,
quindi sia l’encefalo che il midollo spinale. Le meningi che vengono infettate dal batterio della meningite
sono l’aracnoide e la pia madre. L’infezione arriva ad interessare anche il liquor cerebro spinale (con
funzione di ammortizzatore). In alcuni casi di meningite anziché essere limpido come dovrebbe diviene
torbido. Le meningiti possono essere date da vari microrganismi, da batteri (liquor torbido) ma anche
virus( liquor limpido).
Il batterio del tipo di meningite che prenderemo in esame è il neisseria meningitidis.
Diffusione: Gli agenti infettivi possono arrivare alle meningi tramite colonizzazione nasale o tramite una
infezione delle vie aeree. Quando i microrganismi arrivano alle meningi ci può essere una duplicazione nello
spazio sub aracnoideo testimoniata dall’intorbidimento del liquor.
Tipi di meningite e sintomi: Batterica: forme severe e spesso fatali, causata da una ampia varietà di batteri;
Virale: forma più comune, ma meno grave, rispetto a quella batterica; Fungina: forma causata da certi tipi
di miceti, come Cryptococcus neoformans, in particolari pazienti immunocompromessi. Sono forme spesso
associate all’AIDS; Amebica: forma rara, molto grave, spesso ad esito infausto, causata da varie specie es.
Acanthamoeba.
A volte si parla di Meningiti asettiche quando il liquor è limpido (spesso connesso a infezioni virali)
A prescindere dal microrganismo che l’ha causata, la meningite presenta gli stessi sintomi, che sono febbre
molto alta, mal di testa, rigidità nucale, sensibilità alla luce, arrossamenti alla pelle, nausea, vomito,
irritabilità e sonnolenza. Si può arrivare al delirio fino a raggiungere convulsioni e morte. Nel lattante si può
distinguere la fontanella bombata anziché piatta.
Meningiti virali: sono generalmente benigne, raramente fatali. Possono essere date da virus quali
enterovirus, herpes, virus del morbillo (che può causare la PESS anche 7/8 anni dopo aver preso la malattia
ed è mortale)
Meningiti batteriche: riguardano principalmente il neonato batteri come Streptococco beta −emolitico
gruppo B; Lysteria monocytogenes ; bacilli gram negativi ( E. coli , Proteus , altri); Haemophilus influenzae
tipo b (Hib); Nelle età successive hanno maggior rilievo batteri come lo Streptococcus pneumoniae
(pneumococco) la letalità si incrementa con l’età; il Neisseria meningitidis (meningococco) . Tutti vengono
trasmessi per via aerea.
I tre principali batteri che causano la meningite (Neisseria meningitidis, Haemophilus influenzae,
Streptococcus pneumoniae) vengono trasmessi per via aerea. ll vaccino è compreso nell’esavalente! Il
contagio decorre nella maggioranza dei casi in maniera del tutto asintomatica per via aerogena. Tutti i
batteri che causano meningiti colpiscono l’infanzia e l’età giovanile. Il pneumococco fa eccezione a questa
regola ed ha la sua maggiore nella persona anziana e nella primissima infanzia.
Fattori predisponenti: anomalie congenite del canale vertebrale; traumi cranici (fratture dell’etmoide);
presenza di endocarditi; presenza di otiti o di rinosinusiti; corpi estranei intracranici (derivazioni
ventricoloatriali o ventricoloperitoneali) ; debilitazioni e malattie croniche ; neoplasie ;deficit immunitari
Incidenza in italia: L’incidenza delle meningiti batteriche è di 600/900 casi l’anni con una maggiore
incidenza al sud.
Meningiti da meningococco: Esistono 13 sierogruppi, classificati in base alla reattività anticorpale della
capsula. Di essi solo 5 sono responsabili per la maggior parte delle meningiti. Essi sono i sierotipi A, B, C, Y,
W-135. I meningococchi principali sono comunque i sierotipi A,B,C. Sono distribuiti diversamente nel
mondo. Nella porzione europea quello maggiormente presente è il meningococco B ( 75% dei casi). Il
meningococco B è quello che ha il più alto numero di casi di mortalità. Il vaccino per il meningococco B fino
a due anni fa non esisteva.
56
Il meningococco è anche detto diplococco. Il neisseria meningitidis è un virulococco con forma rotonda. Il
meningococco è poco resistente nell’ambiente, è labile. Infatti i microrganismi patogeni muoiono
facilmente se non si trovano in condizioni adatte, ovvero 37 °C, pH neutro e circondati da sostanza
nutritizie.

Streptococchi: la duplicazione avviene sempre sullo stesso piano, quindi si trovano attaccati come
un filo di perle. Gli stafilococchi invece hanno la forma di un grappolo d’uva poiché le duplicazioni
avvengono su piani diversi. I virulococchi derivano da una cellula che si divide in due.

In Italia si verificano circa 150/200 casi l’anno, però esiste una enorme sottostima. Nel mondo esiste una
zona chiamata “la cintura della meningite” dove c’è sempre la meningite. Il meningococco è la causa
principale di meningite batterica nel mondo. L’uomo ne è il solo serbatoio, il batterio vive nel rinofaringe
come sporofita, quindi se io controllo l’uomo controllo anche la malattia. Si trasmette attraverso l’aerosol e
le secrezioni da portatori asintomatici e raramente da malati. Il meningococco ha un periodo di incubazione
che va da 2 a 10 giorni anche se generalmente è di 3-4 giorni.
Contro la meningite, se non è molto avanzata, si può fare una terapia, la quale prevede antibiotico. Il
periodo di contagiosità persiste anche per periodi abbastanza lunghi, fino a quando il meningococco non
sparisce dalle secrezioni orali e nasali ( in genere entro 24 ore dall’inizio di una terapia antibiotica
adeguata). Quando in una popolazione il numero di portatori sani supera il 20% si creano le premesse per
una epidemia, soprattutto nella stagione invernale.
Patogenesi: la malattia può causare infezioni della cavità nasofaringea, diffondersi nel sangue con infezioni
generalizzate (sepsi fulminante), diffondersi localmente fino alla base del cervello causando l’infezione delle
meningi. Nella forma generalizzata appaiono delle macchie rosse nella zona dell’addome e delle cosce.
Prognosi e sequele: La malattia è letale generalmente nel 5-10% dei casi, ma in una alta di percentuale di
soggetti sopravvissuti può avere sequele importanti tra cui sordità, ritardo mentale, convulsioni, disturbi
della visione, problemi comportamentali e ritardo nella acquisizione del linguaggio.
casi di meningite in toscana: nel 2015, solo di C se ne sono registrati 38 casi, quando ne avevo avuti 41 in
quindici anni. Le morti dall’inizio del 2015 sono state 11, di cui dieci dovute al gruppo C.
Vaccino: L’ultimo vaccino messo a punto è quello contro la meningite B. Questo perché l’antigene che era
stato identificato per il meningococco B da mettere nel vaccino era un self antigene, ciò significa che questa
proteina del meningococco era contemporaneamente presente anche nel nostro organismo. Se avessi fatto
quel vaccino avrei sviluppato una malattia auto immune. Questo vaccino è stato messo a punto da Rino
Rapuoli.
Esiste un vaccino tetravalente (contiene antigeni verso 4 sierotipi di neisseria meningitidis)coniugato
(legato ad una proteina). Un antigene è una molecola capace di stimolare il sistema immunitario ed è di
natura proteica. Nel caso della meningite sono però di natura polisaccaridica, per cui non funzionano bene
come le proteine. Allora per farlo funzionare si coniuga alla proteina CRM197, mutante non tossica della
tossina difterica. Questo vaccino tetravalente viene somministrato in una sola dose. (contiene A, C Y e W).
Si somministra ai bambini tra i 13 e i 15 mesi.
Esiste anche il vaccino singolo per il ceppo C, e da poco anche quello per il ceppo B. L’agenzia europea per i
medicinali ne ha autorizzato l’immissione in commercio dal 2013 e di fatto è disponibile in italia dai primi
mesi del 2014.
Per creare il vaccino B: avendo necessità di andare a trovare un antigene diverso da quello polisaccaridico i
ricercatori hanno effettuato una mappatura completa del genoma batterico. In seguito hanno appurato
dove fossero localizzati i vari antigeni del microrganismo (quelli che funzionano meglio sono quelli che si
trovano sulla superficie, perché sono le prime che entrano in contatto con il sistema immunitario). In

57
seguito hanno clonato ogni diverso antigene e ognuna è stata inserita nel topo per vedere quale era quella
che lo immunizzava meglio. Il vaccino contro il meningococco B prevede tre dosi da somministrare entro il
primo anno di vita a iniziare dal terzo mese. E’ prevista anche una 4° dose come richiamo.
La gestione dei contatti: La maggior parte dei casi secondari si sviluppano entro 5 giorni dall’identificazione
del caso indice; nell’80% dei casi entro 14 giorni.
•Sorveglianza dei contatti familiari e scolastici per 10 giorni per identificare precocemente nuovi casi
•Chemioprofilassi entro 24 ore dall’identificazione del caso indice, per i soli contatti stretti (familiari e
conviventi, esposizione diretta a secrezioni orali; no scuole, luoghi di lavoro, mezzi di trasporto). Risultano
elettivi rifampicina (bambino e adulto) o ciprofloxacina (solo per adulto).

58

Potrebbero piacerti anche