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38 Il Sole-24 Ore :: Domenica :: 25 Marzo 2007 - N.

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Scienzaefilosofia
Neuroetica

Cervelli
La morale,che passione! SPL
utilitaristi
di Marc Hauser e Liane Young
Il ruolo delle emozioni nella formazione dei giudizi sul bene
È
mai lecito recare danno a un singolo indivi-
duo per salvarne molti? L’entità del danno fa
e il male in un esperimento uscito su «Nature». Ne parlano gli autori differenza?Eilnumerodegliindividuisalva-
ti? In quale caso la scelta diventa facile o difficile? I
piùconcordanosulfattocheunbenemaggioreme-
riti di essere presoin considerazione. Anchequan-
di Matteo Motterlini dalcavalcaviadeterminiunamaggioreatti- do se ne tiene conto però, non tutto è lecito. Per
vazione delle regioni cerebrali correlate a esempio non lo è gettare un compagno in mare da
onsidera il seguente dilemma una risposta emotiva. Joshua Greene e Jo- unabarcaconcinquepersoneabordo,perimpedir-

C moralechepiacetantoaifiloso-
fi e che recentemente ha attira-
to l’attenzione dei neuroscien-
ziati.Ilvagonedi untreno èlan-
ciato senza controllo contro cinque perso-
ne che saranno uccise dall’impatto. Il solo
modo di salvarle è attivare la leva dello
nathan Cohen (della Princeton Universi-
ty)lohanno fatto.Ed èproprio quanto han-
no mostrato in una serie di esperimenti
pubblicati su «Neuron» nel 2004.
Restava però aperta una questione rile-
vante:l’attivazione"emotiva"è lacausa op-
pure la conseguenza del giudizio morale?
le di affondare. Né lo è prelevare gli organi di un
uomo sano per trapiantarli in pazienti in fin di vita
purdisalvarla.Daunlato,c’èildesideriodisalvarei
piùedall’altrolariluttanzaadanneggiareilsingolo,
perciò abbiamo a che fare con veri dilemmi morali
edessivanno risoltidaunnostro«senso morale».
Nell’ultima ricerca che abbiamo pubblicato
scambio che devierà il vagone su un altro Il loro studio, così come nessuna delle in- questa settimana su «Nature», abbiamo lavorato
binario dove ucciderà una persona sola. dagini via neuro-immagine fino a oggi insiemeapazienticonseverecarenzeemotivedo-
Domanda: è giusto attivare la leva? compiute, poteva stabilirlo. Per colmare vute a lesioni, avvenute in età adulta, di una speci-
Per la maggior parte delle persone, sì. È lo scarto tra giudizio morale, emozioni e ficaarea deilobi frontali.Cosìabbiamoidentifica-
moralmente accettabile salvare cinque neuroni occorreva poter mostrare (come to un importante elemento del circuito sottostan-
personeal prezzodi una. Adesso però con- fatto da Antonio Damasio, Marc Hauser, tealnostro sensomorale,una scopertacheci con-
sidera questo diverso scenario: come pri- LianeYoungealtri in una ricerca pubblica- sente di trarre due conclusioni. La prima è che,di-
ma,ilvagonesta per travolgerecinqueper- ta sull’ultimo «Nature» di cui riferiscono versamente da quanto sostiene una tradizione ri-
sone e, se non si interviene, le ucciderà. gli autori stessi negli articoli a fianco) che salente a David Hume, molti giudizi morali emer-
Stai assistendo alla scena da un cavalcavia le aree cerebrali deputate ai processi emo- gonoinassenzadiemozioni.Amonteditaligiudi-
sotto cuiproprioin quel momento sta tran- tivi sono «necessarie alla generazione di Conflitti cerebrali. Lesioni nell’area centromediale della corteccia prefrontale alterano la zi, avviene una computazione inconscia che valu-
sitandoil vagone.Accanto a te c’è un estra- normali giudizi morali». Come? Investi- percezione delle emozioni e, dunque, anche delle decisioni morali ta cause e conseguenze dell’azione senza attinge-
neo corpulento. Intuisci che dandogli una gando il modo in cui dei soggetti che nor- re all’input dei nostri «consulenti emotivi». La se-
spinta lo faresti precipitare sul binario, e
con certezza riusciresti ad arrestare il va-
Due versioni di un dilemma morale. Nel primo
mali più non sono, a causa di una lesione
cerebrale focale, formano i propri giudizi Un regalo dell’evoluzione conda è che — nel caso di dilemmi morali come
quelli citati prima, in cui a un’azione avversata si
gone e a salvare le cinque persone. Ma al- morali. Queste persone, i cosiddetti pa- contrappongono le sue conseguenze utilitarie —
caso la scelta da fare è se spostare una leva e
trettanto certamente l’uomo grasso mori- zienti ventromediali, già eroici protagoni- di Antonio Damasio evidenzia una saggezza accumulata passo nella gamma delle scelte morali questi pazienti si
salvare cinque persone che stanno per essere
rà. Domanda: è giusto spingere giù l’estra- sti de L’errore di Cartesio, mantengono passo nel corso dell’evoluzione (intesa in collocano all’estremità utilitaristica perché privi
investite a scapito di una; nel secondo se

D
neo che ti è accanto? inalterato il quoziente intellettivo e le ca- alnostro raffronto tra i risultati senso sia biologico che culturale). Quando i delle emozioni che potrebbero attivare una rilut-
lasciare che il vagone uccida le cinque
In questo caso la maggior parte delle pacità logico-deduttive, ma mostrano una ottenuti nei test dai pazienti con dilemmi non suscitano un conflitto grave, i tanzaa fare del male. Detto brutalmente, inassen-
persone o se spingere un uomo corpulento
persone ritiene che non sarebbe giusto in- significativa riduzione delle emozioni, an- lesioni in una particolare area, da giudizi sono più semplici, non richiedono una za di un’interferenza emotiva il cervello vede il
sui binari sacrificandolo per salvare gli altri.
tervenire alle spese dell’uomo grasso, seb- chedi naturasociale (compassione, vergo- quelli con lesioni pariper estensione ma in simile combinazione e possonoessere gestiti mondo attraverso gli occhiali dell’utilitarismo.
bene si tratti comunque di salvare cinque gnaosensodicolpa),nonché undeficitnel- aree diverse, e dai volontari sani, risulta che dalla sola ragione o dalle sole reazioni Una ricerca come questa è suscettibile di apri-
vite al prezzo di una. Che cosa ci porta a matica e istintiva. Di fronte a una situazio- le abilità decisionali così grave da manda- gli esseri umani rifiutano le forme estreme del emotive. Un nesso tra emozione e giudizio renuove strade inpiù direzioni etutte affascinan-
rispondere in modo differente nelle due ne da cui possiamo "prendere le distanze" re la loro vita a rotoli. calcolo utilitaristico,e che talerifiuto è legato morale pareva già emergere da precedenti ti. Viene da pensare, per esempio, che lesioni in
circostanze?Cosa cambiariguardo allano- siamo invece capaci di pensiero astratto e Ebbene, come si orienteranno queste aldispiegarsi delle emozioni sociali. A mio ricerche svolte nel nostro laboratorio, e altrearee del cervelloportino a ignorare leconse-
straintuizionediciò che èmoralmentegiu- deliberato, analizziamo la situazione nei persone di fronte al nostro dilemma eti- parere, una forma ibrida di giudizio morale quest’ultima suggerisce fortemente che le guenze utilitarie e a favorire invece i mezzi che
stoneiduecasi? Daunpunto divistaemoti- terminidi una freddae razionale analisico- co? Se l’emozione non esercitasse alcun in cui ragione ed emozione si uniscono, emozioni hanno un’influenza necessaria. vengono utilizzati per giungere a tali conseguen-
vo, la versione in cui spingiamo l’uomo giù sti-benefici, e riconosciamo che un morto ruolo causale nella generazione del giudi- ze. Per questo motivo, riteniamo che gli studi del
dal ponte è ben più saliente della versione è meglio di cinque. zio morale ma arrivasse solo dopo, a gio- impersonale della leva e quello più coin- prio per questo finiscono per risultare de- cervello siano sul punto di scomporre nei suoi di-
impersonale dell’attivazione della leva. E Per verificare se questa ipotesi sia cor- chi fatti, allora dovrebbero coerentemen- volgente dell’estraneo da spingere. Da gli autentici idioti sociali. Per fare la cosa versielementil’architetturadelsensomorale,gra-
la differenza nella risposta emotiva è ciò rettaèpossibilestudiarealcunisoggettiim- te dirimere il dilemma della leva e dell’uo- perfetti massimizzatori utilitaristici — giusta, parafrasando lo stesso Damasio, i ziea unadescrizionedellecomputazionichecon-
chespiegherebbe i differentigiudizi mora- pegnati nella soluzione di un dilemma mo- mo grasso come tutti noi. Ma così non è: in cinque vite valgono più di una — non han- fragili strumenti della moralità hanno in- tribuiscono ai nostri giudizi morali, e forse di in-
li nelle due circostanze. Quando qualcosa rale di questo tipo attraverso tecniche di assenza della risposta emotiva mediata no conflitto tra affetti e cognizione da ri- fatti bisogno di un’assistenza speciale: un tervenire in merito a questioni che, dall’antichità,
ci riguarda "da vicino", in modo personale, "brainimaging";equindiosservareseeffet- dall’area ventromediale, per costoro non solvere, nessuna negoziazione tra intui- meccanismo viscerale, un "marcatore so- vengono dibattute dalla filosofia e dal diritto.
diamo una risposta quasi viscerale, auto- tivamentela versione dell’uomo spinto giù sussiste alcuna differenza tra lo scenario zione e ragione da operare. E forse pro- matico", un po’ di passione che li assista. Traduzione di Sylvie Coyaud

Filosofia minima Aggiornamenti sul libero arbitrio

Ciò che resta alla mente


di
Armando Massarenti

Teorie etiche:
perché niente di Michele Di Francesco

funziona
«C
osa fa il nostro cervello
mentre prendiamo una
decisione etica?» Fino a
pochi anni fa questa domanda non

D
ue settimane fa si osservava, in questa rubrica, avrebbe potuto neppure essere for-
che in filosofia della matematica «niente mulata, ma oggi, grazie allo sviluppo
funziona», annunciando che un analogo delle tecniche di neuroimmagine e
ragionamento vale, mutatis mutandis, anche per agli altri progressi della neurotecno-
l’etica. Vale a dire che nessuna delle grandi teorie della logia,essanonsoloèentrataneilegit-
modernità — il kantismo e l’utilitarismo — è in grado timi scopi della ricerca scientifica,
di rendere conto pienamente dell’esperienza morale. ma ha anche ricevuto risposte che
Un principio potente e fondamentale è quello di Kant: mettonoaduraprovamillenariecon-
«Non usare mai gli altri solo come mezzi ma sempre vinzioni filosofiche. Sembra infatti
anche come fini». Dal principio del rispetto delle chela deliberazione inambitomora-
persone egli derivò l’idea che non bisognerebbe mai lesiacorrelataconunacomplessane-
mentire, perché non dire la verità a una persona goziazionetraareecerebrali,cheren-
significa manipolarla. Ma è facile intuire che «non deobsoletaladistinzionetraragione
mentire mai», o mantenere tutte le promesse, è e emozione e tratta molti dei nostri
impossibile. Per esempio tutti sarebbero d’accordo nel comportamenti apparentemente
ritenere ragionevole una bugia detta a un nazista per spontanei come il prodotto di "deci-
salvare un ebreo che finirebbe in un campo di sioni" e "scelte" operate dalla nostra
concentramento. Chi ammette queste eccezioni, anche circuiteria neurale, con poco o nullo
in situazioni meno drammatiche, non potrà dunque controllodellanostramentecoscien-
accettare il principio kantiano come unico principio te. Ma le cose stanno davvero così?
morale. Il fatto che si possano scoprire queste Per rispondere occorre addentrarsi
ragionevoli eccezioni sembrerebbe segnare un punto a nel territorio della neuroetica uno
favore della più importante teoria rivale, l’utilitarismo. dei settori trainanti del dibattito filo-
Il principio di utilità, che dice di scegliere sempre solo soficoescientificolegatoallosvilup- Chi agisce? Un’illustrazione di Topor
quelle azioni che massimizzano l’utilità e la felicità podelle scienzedel cervello.
delle persone che ne sono coinvolte, sembrerebbe Duesonoiprincipalicampidiinte- fa il nostro cervello mentre prendia- serva quest’ultimo.
adatto proprio a giustificare molte delle eccezioni che resse della neuroetica: il primo si mo una decisione etica?», quanto Per affrontare queste tematiche
si presentano quando si cerca di applicare altri chiedechecosaèlecitofaregrazieal- «Cosafacciamo noiquando il nostro occorre acume filosofico, ma anche
principi, come quello kantiano. Mentire va bene, a le scoperte neuroscientifiche; il se- cervellodecide?» buona conoscenza dell’articolazio-
patto che la bugia migliori la situazione generale, o condochecosadobbiamopensaredi In realtà nessuna delle domande neeffettivadellequestionineuroeti-
produca il male minore. Ma le bugie vanno valutate tali scoperte. Da un lato abbiamo convincefinoinfondo: laprimapre- che, e va quindi salutata con favore
rispetto a ogni singola azione, come ci suggerisce quindilariflessionesulleconseguen- suppone che tra il nostro cervello e la pubblicazione del volume collet-
l’«utilitarismo dell’atto»? Più ragionevole è zemoralidell’applicazionedelleneu- noi stessi vi sia la stessa relazione taneo Neuroethics. Defining the is-
l’«utilitarismo delle regole», che comunque ci dice che roscienze—equisivadallalegittimi- sues in theory, practice, and policy,
seguire la regola «non mentire» è un buona cosa tàditecnichefarmacologicheogene- che raccoglie contributi di un gran
proprio perché in una società dove non si mente alla tiche per il potenziamento di tratti Se le decisioni sono prese numerodiautorevolistudiosi—dal-
leggera si è più felici che in una in cui lo si fa. Sono mentalicomel’intelligenzaalla licei- per interazioni fra complicati la filosofa Patricia Churchland al
giustificate dunque solo eccezioni davvero rilevanti. È tàdella"letturadellamente"resateo- circuiti cerebrali, bisogna neuroscienziato Michael Gazzani-
questo allora il principio davvero più generale di tutti? ricamentepossibile dalle tecnichedi interrogarsi su quali siano ga — raccolti in tre sezioni: la prima
In realtà, è proprio per la sua generalità che esso finisce neuroimmagine (è legittimo negare le attività a livello cosciente dedicata all’impatto della neuroeti-
per ammettere come lecite azioni sgradite alla nostra un impiego a qualcuno perché c’è ca sulle nostre teorie dell’io e
intuizione morale, violando proprio il principio qualcosa nel suo profilo neurale che dell’azione morale; la seconda ai di-
kantiano del "rispetto delle persone". Insomma ci non ci convince?). Dall’altro le ricer- che sussiste tra uno strumento e il lemmi etici legati all’applicazione
troviamo di fronte a un circolo vizioso, che ci fa che di neuroetica mettono in discus- suo utilizzatore. Il che sembra esse- praticadellescoperteinambitoneu-
pensare che le due maggiori teorie etiche della sionele nostre idee ordinarie circa la re fuorviante e pericoloso. Fuor- roscientificoela terzaai rapporti tra
modernità, kantismo e utilitarismo, non siano in grado natura dell’azione consapevole, del- viante perché di un mio strumento neuroetica,giustizia e istituzioniso-
di dire l’ultima parola nel campo della moralità. Né lo la razionalità e persino della libertà. posso sempre dire che, per quanto ciali. Il risultato è una panoramica
sono le filosofie antiche ritornate in auge negli ultimi Secondo alcuni studiosi, le scienze prezioso, io potrei anche esistere in ricca e approfondita che si racco-
anni, innanzitutto quella aristotelica basata sulle delcervellocimostrerebberounsog- sua assenza, mentre con il cervello manda a chiunque voglia andare a
virtù, che pure ci forniscono resoconti più ricchi getto depotenziato da una pluralità la questione è quanto meno contro- fondo nella comprensione dei rap-
dell’esperienza morale. Niente funziona, ma proprio di agenzie neurali, che decidono e si versa. Pericoloso, perché (e qui ve- porti tra l’io e il suo cervello.
come nella matematica, questo non significa che orientano in base a logiche e mecca- niamo alla seconda domanda) se
bisogna abbandonare il campo. Che anzi ha l’aria di nismimolto diversi da quelliche (in- poi veniamo a scoprire che lo stru- 1 Judy Illes, a cura di, «Neuroethics.
essere uno dei più battuti. Dalle «teorie» si è passati al genuamente) attribuiamo a noi stes- mento sa funzionare in tutto e per Defining the issues in theory, practice,
terreno sperimentale, (psicologico, neurologico, si.Daquestopuntodivistaladoman- tutto senza bisogno del suo utilizza- and policy», Oxford University Press,
eccetera), sul quale si è solo cominciato a costruire. da da porsi sarebbe non tanto «Cosa tore, allora ci si può chiedere a cosa pagg. 330, $ 59,50.

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