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La speranza è l'ultima a morire e i mille flow di Speranza sembrano seguire la

stessa logica: l'artista propone un modello immortale di rap che segue tutti i
canoni della vecchia scuola aggiungendo elementi tipici della nuova, convincendo
tanto i puristi quanto i "trappari".⠀

Ma quella del rapper italo-francese è anche musica multiculturale, ricca di colori
e sfumature linguistiche con cui racconta i disagi delle strade e dei quartieri non
solo casertani. Quest'intreccio di parole e suoni (spesso violenti e spigolosi)
immerge l'ascoltatore in una dimensione cruda ma esotica.⠀

Il rap così duro non mi fa impazzire: prima di "Iris" ritenevo Speranza sicuramente
sincero e talentuoso ma un po' grottesco, quasi "trash". Questo disco rivela invece
una vena poetica inaspettata, alcuni testi sono di una bellezza notevole e anche i
meno furenti si prestano perfettamente all'aggressività dell'autore.⠀

I featuring, pur non essendo fondamentali, spezzano un po' e il mio preferito è
stato senza dubbio Massimo Pericolo. Nota di merito anche per Tedua che riesce
sempre a dire tutto nel migliore dei modi.⠀

Ovviamente è un album impegnativo da ascoltare, alla lunga può risultare pesante,
ma è comunque un lavoro degno di nota e di una qualità stupefacente⠀

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