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La Ue: il decreto del governo italiano

non fa scattare la libera circolazione


La commissaria Malmstrom: "Non sussistono le condizioni per attivare la direttiva
sulla protezione temporanea dei migranti". Maroni: "Nulla di nuovo nella
posizione della Comunità Europea". Frattini: L'Europa deve capire che la
questione non è economica, ma politica". Fini: "L'esecutivo, per volere della Lega,
ha sempre mostrato scetticismo e diffidenza verso l'Unione Europa, salvo ora dire
che Bruxelles non si può disinteressare dell'emergenza immigrazione. Ma come può
essere credibile?"

Il commissario europeo Cecilia Malmstrom


ROMA - Il decreto firmato giovedì da Berlusconi non fa scattare "automaticamente" la libera
circolazione nell'area Schengen. Lo ha scritto la Commissaria europea Cecilia Malmstrom, in una
lettera preparata venerdì scorso ed inviata al Ministro dell'Interno, Roberto Maroni 1.

Nella lettera, si sottolinea anche che, "al momento", "non sussistono le condizioni" per attivare la
direttiva 55 del 2001 sulla "protezione temporanea" . La Commissaria svedese afferma che
Bruxelles "ha già attivato meccanismi per contribuire ad affrontare" quella che definisce una
situazione "effettivamente molto difficile sul piano umano, sul piano economico e su quello del
sistema di controllo alle frontiere dell'unione". Afferma che la Commissione "resta disponibile a
fare anche di più, nei limiti dei mezzi e delle competenze di cui dispone" e ricorda di aver inviato
giovedì scorso ai ministri degli interni dei 27, in vista del Consiglio Ue in programma domani in
Lussemburgo, una "lista di iniziative possibili".

Entrando nel merito degli argomenti sollevati da Maroni 2, la Commissaria sostiene che "il rilascio dei permessi
di soggiorno temporaneo a fini umanitari non appare sollevare problemi di compatibilità con la
normativa

comunitaria". Ma subito dopo aggiunge: "Per quanto riguarda il possibile utilizzo a fini di
circolazione nell'area Schengen, noto che il testo dell'art.2 par. 3 del decreto del presidente del
consiglio dei ministri che subordina tale libera circolazione al rispetto delle norme e condizioni in
vigore, escludendo quindi già di per sè ogni automaticità legata al permesso di soggiorno in
questione".

Per quanto riguarda "la tua richiesta di valutare la possibilità di attivare la direttiva 55 sulla
protezione temporanea", la Commissaria - che lunedì scorso davanti al Parlamento europeo si era
mostrata possibilista pur sottolineando che "non c'era una maggioranza qualificata" disposta ad
approvarla in Consiglio - afferma che "al momento non ritengo che esistano le condizioni".

"La mia prima valutazione - scrive la Malmstrom - mi porta infatti a nutrire dubbi sulla sussistenza
delle condizioni di applicazione di tale direttiva nel caso di specie. In effetti, come spesso è stato
indicato da parte italiana, i migranti irregolarmente entrati sul territorio italiano sono nella
stragrande maggioranza migranti economici, non richiedenti asilo, quindi suscettibili in tempi brevi
di essere rinviati in Tunisia. La direttiva sulla protezione temporanea intende invece tutelare gli
sfollati provenienti da paesi terzi che non possono ritornare nel paese d'origine".
Immediata la risposta del Viminale: Non c'è "nulla di nuovo" nella lettera inviata dal commissario
europeo agli Affari Interni, Cecilia Malmstrom, al ministro dell'Interno Roberto Maroni. Il fatto che
il permesso temporaneo di soggiorno concesso dall'Italia non faccia scattare automaticamente la
libera circolazione nell'area Schengen, spiegano al Viminale, "è cosa nota, perchè devono anche
essere rispettate una serie di condizioni previste dal Trattato che per noi, in questo caso, sono
rispettate".

Quanto al fatto che non ci sono le condizioni per attuare la direttiva 55 del 2001 sulla protezione
temporanea, al Ministero fanno notare che lo stesso Maroni giovedì scorso in Parlamento aveva
riconosciuto che diversi Paesi erano contrari.

Ma nonostante la durissima posizione della Ue, il governo italiano ribadisce che la questione
immigrazione è, per l'Europa, innanzitutto una questione politica. E' il ministro degli Esteri, Franco
Frattini a intervenire direttamente su questo tema: "Noi continuiamo a sollecitare l'Unione Europea
affinchè comprenda che la questione immigrazione che abbiamo di fronte non è solo una questione
economica, ma soprattutto una questione politica". Il ministro ha sottolineato come "l'italia oggi non
sia affatto isolata all'interno dell'Unione europea" e come il suo impegno sia quello di "ricercare e
realizzare la condivisione necessaria".

"Ogni paese - ha ammonito Frattini - ha anche proprie leggi che ciascuno, pur nella dovuta
conformità alla legislazione europea, appllica ed interpreta nella propria nazione" e "dunque
nessuno può pretendere di interpretare le nostre leggi secondo principi diversi". Più precisamente,
ha sottolineato il ministro, "la nostra legge indica con molta chiarezza i requisiti necessari per
riconoscere lo status di rifugiato ad un immigrato e noi a quei requisiti non possiamo non attenerci".

Secca invece, la posizione della Ue sia per bocca della commissaria Malmstrom, come detto, sia da
un portavoce della Commissione europea Cezary Lewanowicz: "Ribadiamo fortemente che i
flussi migratori provenienti dal Nordafrica sono comune responsabilità dell'Europa, non solo dei
Paesi del Mediterraneo, ma di tutti quanti". Per questa ragione, secondo il portavoce, "serve che
l'Europa parli con una sola voce" sulla questione.

Parole, quelle di Frattini, che non convincono per niente Gianfranco Fini, leader del Fli:
"Facciamo in modo che l'Italia sia più rispettata e rispettabile in Europa, ad esempio dicendo basta
alle improvvisazioni. C'è una ragione se presso gli altri Paesi europei siamo poco credibili". Il
presidente della Camera non risparmia le critiche al governo  sulla tragica vicenda
dell'immigrazione. Tra le "improvvisazioni" del governo, Fini ha citato "la gestione dei flussi
migratori". "Avevo detto - ha aggiunto - che i permessi di soggiorno temporaneo non sarebbero stati
validi in Europa, cosa che è sistematicamente avvenuta. E oggi sono tutti lì a dire che l'Ue non si
può disinteressare dell'emergenza immigrazione".

"Ma come può essere credibile - si è chiesto polemicamente il leader del Fli - un governo in cui, per
volere della Lega, trasparivano scetticismo e diffidenza verso l'Europa e che non ha mai nominato il
ministro per le Politiche europee perchè quella poltrona era promessa a troppi?".

Giudizio negativo sulla politica italiana verso l'Europa anche da Pier Ferdinando Casini, leader
dell'Udc: "Il problema è che non abbiamo una politica sull'immigrazione, siamo isolati dall'Europa e
le isterie della Lega non hanno certo risolto i problemi, anzi li hanno accentuati". "Penso che - ha
proseguito Casini - confidare oggi nell' Europa dopo che per anni si è demolita l'idea che l'Europa
politica servisse, questo ha fatto la Lega, è la più grande delle contraddizioni e delle sciocchezze
che si potrebbe fare".
Massimo D'Alema lancia parole di fuoco sull'eventualità che il governo italiano presieduto da
Berlusconi possa decidere di uscire dall'Unione Europea: "Io penso che se se ne andasse lui non
sarebbe rimpianto da nessuno... Il livello di discredito di cui gode il nostro Paese a causa sua è
veramente impressionante".
"Una delle principali ragioni per cui il governo italiano dovrebbe lamentarsi dell'Europa è che i
governi europei somigliano troppo al governo italiano. Nell'Europa dei leghismi c'è sempre una
Lega più a nord di noi. Persino Maroni risulta terrone per i tedeschi", osserva il presidente del
Copasir. "Se ha ragione Napolitano nel chiedere più Europa, bisogna dire che il governo italiano
non ha le carte in regola per unirsi a questo coro", ha concluso D'Alema

Dal canto suo, David Sassoli, capogruppo del Pd al Parlamento europeo, accusa il presidente del
Consiglio di voler mettere in discussione l'Unione europea "pur di non ammettere il proprio
fallimento". "E' bene ricordare che 19 dei 27 paesi europei sono governati dal centrodestra e il
governo italiano non riesce a dialogare con nessuno. Di fronte a tutte le crisi, compresa quella
dell'immigrazione, i paesi europei possono uscirne solo con più Europa, e non con meno", ha
concluso Sassoli.

Contro l'Italia si scaglia il primo ministro maltese, Lawrence Gonzi: "Se l'isola di Lampedusa è
considerata non sicura per gli immigrati, allora tutta l'Italia non è sicura",  commentando l'incidente
di giovedì quando a una motovedetta maltese è stata negato l'attracco al molo di Lampedusa, dopo il
soccorso di 170 immigrati al largo dell'isola. Il premier maltese ha tuonato contro la stampa italiana
e contro alcuni politici italiani che hanno duramente criticato Malta per aver portato gli immigrati
verso Lampedusa. "Chi non accoglie gli immigrati non rispetta gli obblighi internazionali ed
umanitari", ha detto Gonzi aggiungendo che Malta, nonostante capacità limitate, fa di tutto per
salvare vite umane in mare. Joseph Muscat, capo dell'opposizione laburista maltese, invece, si è
dichiarato favorevole a questa scelta dell'Italia sostenendo che "era l'unico modo in cui mostrare
serietà nella protezione dell'interesse nazionale. se la Germania e la Francia hanno chiuso le
frontiere per gli immigrati già scesi sul territorio italiano allora ha ben fatto il governo italiano ad
aver messo per primo l'interesse nazionale".

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