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Francia sotto attacco islamista.

Perché
Erdogan sfida Macron?
 Gianni Rossi giornalista economico radioTV, tra i fondatori di Articolo21, esperto di
geopolitica

ERIC GAILLARD via Getty Images

Nel giovedì nero di fine Ottobre, 3 attentati contro obiettivi francesi sono stati eseguiti da parte di
terroristi fondamentalisti islamici: a Nizza, ad Avignone e a Gedda in Arabia Saudita. Tre persone
sgozzate dentro la basilica di Notre Dame a Nizza; un terrorista all’arma bianca ucciso dalla polizia
ad Avignone, la “città dei papi”; ferita un guardia di sicurezza del Consolato francese a Gedda. Da
inizio 2020 sono già 10 gli attacchi di questo genere.

Ancora Nizza, dunque, dove il 14 luglio 2016 furono sterminate 86 persone, durante i
festeggiamenti per la Festa nazionale sulla famosa Promenade des Anglais, e ferite altre 458.
Bambini, donne, anziani, famiglie intere di tutte le religioni, distrutte da un terrorista alla guida di
un camion.

L’elenco della particolare guerra religiosa tra le frange estremiste sunnite e la popolazione civile
francese è lungo e doloroso: dal 2012 a oggi, in 363 attentati sono state uccise 270 persone e ferite,
spesso con invalidità permanenti, oltre 1.500.

La Francia del presidente Macron si trova così di fronte a due emergenze drammatiche: la crescita
esponenziale della pandemia da Covid-19 (oltre 1 milione e 200 mila casi, e quasi 36 mila morti) e
gli attacchi dei terroristi islamici.

Alla prima ha risposto con il Riconfinamento, il blocco quasi totale delle attività, meno restrittivo
della primavera scorsa, ma certo difficile da far digerire ai 67 milioni di francesi. Non solo la vita
sociale di tutti i giorni viene messa a dura prova, ma anche la fragile ripresa economica verrà
bloccata e si preannunciano tempi neri per molti settori e per l’occupazione.

Ma in queste ultime settimane, crescono soprattutto la preoccupazione e l’angoscia per una ripresa
del terrorismo fondamentalista islamico, che trova nuova linfa anche in seguito all’atteggiamento
minaccioso del presidente turco Erdogan.

Il despota e dittatore turco ha dichiarato un boicottaggio contro le merci francesi, ha stigmatizzato


Macron come “un malato di mente” da ricoverare, ha incitato i musulmani a prendere iniziative
contro la blasfemia dilagante in Francia. Macron, da parte sua, ha richiamato da Ankara
l’ambasciatore.

Dietro a questa recrudescenza dei rapporti, mai stati cordiali per la verità, tra i due paesi ci sono
certamente anche interessi geopolitici ed economici, che come le braci rinfocolano le fiammate
terroristiche.

La Francia ha condannato le operazioni militari turche contro i combattenti curdi, che hanno
sconfitto sul territorio siriano e iracheno i terroristi fondamentalisti dell’ISIS. Parigi ha bloccato le
trattative per l’ammissione della Turchia all’Unione europea. Macron ha inviato navi e aerei da
combattimento contro la flotta turca al largo di Cipro, per difendere le operazioni di ricerca
petrolifera da parte di società multinazionali (comprese alcune italiane), fatte oggetto di ritorsioni da
Erdogan, che rivendica quelle acque internazionali come zone storicamente d’influenza turca, sulla
base di quello che fu l’impero Ottomano.

Non sopporta, Erdogan, il ruolo di mediazione e di aiuto della Francia verso gli Armeni che si
battono per l’indipendenza del Nagorno Karabakh a prevalenza cristiana, enclave nell’Azerbaijan
islamico. Una “sporca guerra” non dichiarata che va avanti da diversi anni e ha fatto migliaia di
morti tra la popolazione civile. La Turchia ha inviato armi e mercenari, in virtù di una
propagandistica solidarietà sunnita. In realtà, in quei territori passano gasdotti e vi sono risorse
energetiche cui Ankara tiene moltissimo.

In Francia, tra l’altro, vivono tra i 350 mila e i 750 mila Armeni, rifugiati già dai tempi del
Genocidio del 1915/16 ordito dai “Giovani Turchi”, guidati dal “padre della patria” Ataturk. Non
solo, mal 2019, il Presidente Macron ha decretato il 24 aprile “giornata nazionale della memoria”,
per ricordare quella tragedia, che ancora Ankara si rifiuta di ammettere storicamente.

Parigi, inoltre, stigmatizza l’interventismo militare e finanziario di Erdogan verso la fazione libica
contraria al governo di Tripoli, riconosciuto invece dalla comunità internazionale e soprattutto
dall’Unione Europea.

In Francia vivono 7 milioni di musulmani, per lo più integrati, sostenitori “dello spirito
repubblicano”, ovvero aderenti ai dettami della Costituzione laica e liberale. Soprattutto quelli di
prima e seconda generazione.

Ma il problema è la crescente adesione all’Islam fondamentalista dei rifugiati politici da Cecenia,


Siria, Libano e Africa, delle frange giovanili, provenienti dalle banlieue o dai quartieri popolari
delle grandi città, ed il proselitismo da parte di organizzazioni e predicatori inviati dai paesi del
Golfo arabico e dalla Turchia sempre più dilagante sui Social Network.

Foto, video, canti religiosi, di battaglia, informazioni su “obiettivi umani e logistici”, comunicati
che si rifanno al Califfato nero e alla guerra, al sacrificio umano contro la “società blasfema” e
tollerante francese, fino alla delazione di quanti vengono ritenuti “cani infedeli”, specie tra i
giornalisti e gli insegnanti.

Tutti questi segnali, atti sanguinari e aspri dibattiti, confronti tra intellettuali e filosofi sulla deriva
islamica in Francia, hanno indotto il presidente Macron a prendere una decisione, contrastata da
alcuni settori delle organizzazioni musulmane riconosciute e anche da esponenti della sinistra più
radicale.

A inizio dicembre sarà pronto il testo di legge voluto da Macron contro il “Separatismo islamista”,
dal presidente ritenuto “un vero e proprio terreno del terrorismo”. Vi saranno contenute misure
restrittive sulle associazioni culturali di orientamento islamico, quelle che si battono contro la
cosiddetta “islamofobia”, che starebbe permeando il tessuto culturale e mediatico francese. Inoltre,
saranno previste espulsioni immediate di Imam stranieri, che tengono sermoni solo in arabo e non
sono stati esaminati dall’Associazione riconosciuta dallo stato dei musulmani francesi.

Per conto della ministra per la Cittadinanza, Marlène Schiappa, la Piattaforma Pharos sta
monitorando e allertando le forze di sicurezza i contenuti fondamentalisti su Internet, in
collaborazione con i vertici di Google, Facebook, Twitter, Snapchat e Tik Tok. Circa 250 persone
sono state già segnalate e verranno espulse, perché avrebbero creato un “circuito sofisticato per il
trasferimento dei fondi ai jihadisti francesi”.

Intanto, anche la comunità cattolica, dopo questo ultimo attacco mortale di Nizza ha preso
posizione. La Conferenza Episcopale francese ha stigmatizzato questo come: “Un atto indicibile. I
cristiani non devono diventare un bersaglio da abbattere”.

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