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La teoria delle categorie è una teoria matematica che studia in modo astratto le strutture matematiche e le
relazioni tra esse. La nozione di categoria fu introdotta per la prima volta da Samuel Eilenberg e Saunders
Mac Lane nel 1945 nell'ambito della topologia algebrica. Le categorie ora appaiono in molte discipline della
matematica e in alcune aree dell'informatica teorica e della fisica matematica costituendo una nozione
unificante.
Per definire una categoria, è necessario preliminarmnete definire i concetti di classe e struttura.
La classe
Nella moderna teoria degli insiemi, per classe si intende una generica collezione di oggetti che possono
essere univocamente identificati (per esempio, tramite una proprietà che li accomuni).
Tutti gli insiemi sono classi, ma non è vero il contrario. Una classe che non sia un insieme si dice classe
propria.
La distinzione tra classe e insieme è necessaria per evitare i paradossi che emergono della teoria ingenua
degli insiemi, come il paradosso di Russell.
Una classe propria non può appartenere a un altro insieme o classe. Un'assiomatizzazione della teoria degli
insiemi che comprenda le classi proprie è data dagli assiomi di Von Neumann-Bernays-Gödel, dove le classi
sono gli oggetti fondamentali e gli insiemi vengono definiti come quelle classi che sono elementi di qualche
altra classe.
Informalmente, una categoria è costituita da determinate strutture matematiche e dalle mappe tra esse che
ne conservano le operazioni.
La struttura
In matematica, una struttura su un insieme è costituita da oggetti matematici addizionali che in qualche
modo si sovrappongono all'insieme, consentendo di visualizzarlo, lavorarci, usarlo come strumento di calcolo
e di assegnare uno specifico significato all'insieme e ai suoi elementi.
Alcune possibili strutture sono la misura, le strutture algebriche (gruppi, campi, eccetera), le topologie, le
metriche, gli ordinamenti, le equivalenze e le strutture differenziali. A volte un insieme è dotato di più
strutture simultaneamente, il che consente ai matematici di studiare la ricca sinergia che si produce fra le
strutture. Ad esempio un ordine induce una topologia. Un altro esempio è costituito dagli insiemi che sono
sia gruppo che dotati di una topologia e che, se le due strutture sono correlate in un certo modo, diventano
dei gruppi topologici.
Dati:
Un insieme,
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Definiamo come specie di strutture matematiche delle collezioni di strutture che seguono uno stesso
schema costruttivo e soddisfano agli stessi assiomi. Per schema costruttivo si intende il sistema di insiemi
terreno, relazioni ed operazioni, ovvero in altre parole la quaterna rappresentativa di una struttura. Si
possono per esempio considerare la specie delle relazioni binarie, le più particolari specie delle relazioni
simmetriche e le specie delle relazioni simmetriche su insiemi di elementi. Si possono considerare anche le
specie delle funzioni e le più particolari specie delle permutazioni, specie delle involuzioni, specie delle
involuzioni su insiemi di elementi. Le specie su insiemi con cardinale finito sono gli oggetti centrali per le
indagini combinatoriche. Una specie di strutture si dice di strutture più ricca di una seconda specie se
lo schema costitutivo della prima specie è un ampliamento dello schema della seconda. Equivalentemente si
dice che è una specie più povera della . Nel primo schema potrebbero intervenire più insiemi terreno
e/o più operazioni su tali insiemi che nello schema costruttivo della seconda specie. La specie dei gruppi è
più ricca della specie dei monoidi e questa è più ricca di quella dei semigruppi.
Si dice invece che si ha una specie di strutture più stringente di una seconda sse la prima deve ubbidire a
un insieme di assiomi più forte, ovvero a un sistema di assiomi equivalente a uno più restrittivo (in genere
più esteso). Per esempio la specie dei gruppi abeliani è più stringente (ma non più ricca) della specie dei
gruppi. La specie dei semigruppi è più stringente (ma non più ricca) della specie dei magmi. I gruppi
costituiscono una specie di struttura più ricca e più stringente della specie dei monoidi.
La struttura si dice algebrica se , ovvero se oltre all'insieme sono definite una o più operazioni sui
suoi elementi. Una operazione n-aria su , dato , è una applicazione del tipo
* Può essere utile anche studiare strutture algebriche muniti di operazioni che richiedono 3,4 , operandi,
cioè, se con denotiamo il terreno, muniti di funzioni dei tipi , ...; in questi casi,
non molto studiati, si parla di operazioni ternarie, operazioni quaternarie, ....
Una struttura algebrica è quindi un sistema formale individuato da uno o più insiemi terreno, da leggi di
composizione che riguardano tali insiemi e da proprietà che devono essere soddisfatte dai precedenti oggetti.
Queste proprietà sono espresse prevalentemente da equazioni nelle quali entrano generici elementi degli
insiemi terreno o di loro determinati sottoinsiemi.
La struttura si dice relazionale se , ovvero se sono definite non operazioni bensì generiche relazioni
tra gli elementi dell'insieme. Le strutture relazionali vengono rappresentate con particolari strumenti detti
grafi. La più semplice struttura relazionale è costituita dal digrafo.
E' importante sottolineare che, talvolta, la distinzione tra strutture algebriche e relazionali non è netta. Si
hanno infatti casi di strutture per cui . Si tratta ovvero di strutture algebriche che vengono munite
anche di relazioni. Per trattare molti problemi combinatorici, computazionali e di elaborazione delle
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informazioni, e quindi per affrontare molte applicazioni, risultano utili strutture nelle quali compaiono
relazioni, eventualmente accanto a operazioni, alle quali si impongono opportuni assiomi espressi non solo
da equazioni, ma anche da relazioni. In questi casi si parla anche di strutture algebrico-relazionali.
Queste tipicamente costituiscono arricchimenti delle più semplici strutture relazionali, cioè dei digrafi. Una
distinzione importante fra le specie di strutture riguarda le cosiddette strutture equazionali, strutture i cui
assiomi sono espressi esclusivamente da equazioni. Alcune di queste strutture sono caratterizzate da
sottoinsiemi degli insiemi terreno e da proprietà espresse da relazioni e in genere per esse le equazioni non
svolgono ruoli di primo piano. Talora però fra queste strutture e strutture algebriche più classiche ed
"equazionali" si trovano collegamenti non evidenti, ma utili per chiarire situazioni sostanziali (come per la
teoria algebrica degli automi). Tra le strutture di questo tipo si possono ricordare i riconoscitori di Rabin -
Scott, le grammatiche e in genere le macchine formali.
Diciamo costituzione di una struttura algebrica la famiglia dei generi funzionali che caratterizzano le sue
operazioni.
Si possono trattare anche sistemi algebrici muniti di operazioni definite in sottoinsiemi dei propri terreni o
dei loro prodotti cartesiani. Per esempio una struttura dotata di un solo terreno si può dotare di
operatori unari definiti su un sottoinsieme proprio di e/o di operazioni binarie definite su un sottoinsieme
proprio di . In uno di questi casi si parla di struttura munita di operazioni parziali.
Si considerano anche strutture dotate di operazioni che forniscono non singoli elementi ma insiemi di
elementi degli insiemi terreno. In uno di questi casi si parla di struttura munita di operazioni larghe.
Definiamo infine come potenza di un elemento (dove è una generica struttura algebrica) relativa ad
una operazione , e si indica con , l'applicazione reiterata dell'operazione per volte sull'elemento .
Vale a dire,
per volte. Una proprietà fondamentale della potenza si lega alla presenza o meno di un elemento neutro e
di un elemento identità per l'operazione definita. Analizzeremo più nel dettaglio l'argomento parlando di
monoidi e gruppi, ma già possiamo accennare che, per un elemento neutro e un elemento identità, si
verifica che .
Ciascuna operazione è quindi caratterizzata dalla propria arietà ( nullaria, unaria, binaria, ecc.), e dalle
specifiche proprietà (commutatività, associatività e distributività). Nella pratica della matematica (e in
particolare nell'algebra, nella combinatoria e nella geometria) e in alcune sue applicazioni (fisica, chimica,
informatica, ...) si utilizzano svariate strutture algebriche. Risulta quindi opportuno studiare le strutture
algebriche con sistematicità, classificarne i diversi tipi e chiarire le relazioni che le collegano.
In linea generale un insieme sostegno può essere munito di diverse operazioni e per individuare una
struttura algebrica senza incorrere in possibili ambiguità, vanno specificate tutte le sue operazioni. Per
esempio per specificare la struttura ordinaria di gruppo additivo sull'insieme dei numeri interi, si può
ricorrere alla notazione , ove è la somma usuale, è lo zero come operazione nullaria, e
indica l'operazione unaria che a un intero associa il suo opposto. Nella pratica però le operazioni sono
spesso sottintese, e si parla semplicemente del gruppo additivo .
Due strutture della stessa specie possono essere composte per dare una struttura più complessa della stessa
specie: lo studio di queste composizioni, che tipicamente hanno come sostegno il prodotto cartesiano dei
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sostegni delle strutture sottoposte a composizione, costituisce il primo passo per la classificazione delle
strutture di una specie.
Con sottostruttura si intende un sottoinsieme di una struttura algebrica chiuso rispetto alle operazioni della
struttura. Con le operazioni indotte, una sottostruttura può essere considerata una struttura algebrica a sé
stante della stessa specie di quella di partenza (o di una sua sottospecie particolare).
Possiamo ovviamente definire un particolare tipo di specie di struttura matematica. Si dic si dicee specie
di strutture algebriche ogni collezione di strutture algebriche che seguono uno stesso schema costitutivo.
Nel caso delle strutture algebriche o algebrico-relazionali, lo schema costitutivo prende il nome di echelon,
e corrisponde al complesso delle operazioni munite delle caratterizzazioni dei rispettivi domini e codomini.
Perciò, le strutture algebriche appartenenti ad una stessa specie, condivdendo l'echelon, dispongono dello
stesso numero di insiemi terreno, sono munite di operazioni delle stesse arietà e soddisfano richieste
formalmente uguali, fornite dalle stesse equazioni o da enunciati equivalenti. Come vedremo, le collezioni
dei magmi, dei semigruppi, dei monoidi, dei semireticoli, dei quasigruppi, dei loops, dei gruppi, dei magmi
abeliani, dei gruppi abeliani costituiscono esempi di specie di strutture algebriche monoterreno.
Naturalmente tra le strutture di ogni specie è importante distinguere tra strutture finite, aventi insiemi
terreno finiti e quindi operazioni finite, e le strutture infinite; tra queste si distinguono le strutture
numerabili aventi terreni e operazioni numerabili, e le strutture più che numerabili.
Collettivamente strutture finite e numerabili si dicono strutture contabili; si parla inoltre di strutture
esplicite nel caso di strutture aventi insiemi di terreno e operazioni forniti da elenchi espliciti e di strutture
costruibili nel caso di strutture per le quali sono date procedure per la costruzione effettiva degli insiemi di
terreno e delle leggi di composizione, ovvero - come vedremo - delle tavole di Cayley.
Introduciamo ora una costruzione che consente di ricavare nuove strutture da strutture note. Consideriamo
due generiche strutture algebriche e si dice prodotto diretto di tali strutture la
struttura
Dato che è definita su tutto , si evince che la nuova struttura condivide lo stesso echelon
delle strutture di partenza e che, in particolare, appartiene allo stesso spazio. In termini più semplici, è una
struttura dello stesso tipo di quelle di partenza.
Quando si tratteranno nel dettaglio le strutture algebriche, potremo notare che la nostra "struttura
algebrica generica", di fatto, sia un magma. Essa infatti è la strututra algebrica più generale possibile, che
rappresenta di fatto un modello teorico generale di struttura algebrica e che presenta scarsa portata
applicativa in sé. Pertanto, sebbene il concetto sarà ripetuto nelle sedi opportune, abbiamo anche definito
di già il prodotto diretto di magmi.
La costruzione prodotto diretto si può replicare e risulta associativa. Si può quindi considerare la potenza
diretta -esima di una struttura algebrica per ogni intero positivo, insieme delle sequenze di lunghezza
di elementi della struttura munito della composizione componente per componente. Più in generale si può
considerare la struttura algebrica delle funzioni da un insieme qualsiasi su una struttura avente
come composizione
Si ha per esempio il magma dato dall'insieme delle successioni di numeri razionali e dalla somma
termine a termine delle successioni.
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Si osserva che i prodotti diretti e le potenze dirette di strutture costruibili hanno come terreno un insieme
costruibile e sono dotati di operazioni costruibili, e di conseguenza costituiscono anch'essi strutture
algebriche costruibili.
Le diverse generalizzazioni di prodotto diretto si possono applicare, come vedremo, anche a monoidi e
gruppi. Si hanno per esempio, per intero positivo, monoidi come e gruppi come il
gruppo additivo dei vettori -dimensionali reali . Visto come si possono comporre
"cartesianamente" le operazioni delle diverse arietà, si intuisce come si possano introdurre i prodotti diretti
e le potenze dirette per strutture di molte altre specie.
In generale per ogni struttura algebrica ad un insieme (che, come vedremo, si chiama monoterreno) si dice
sottostruttura ogni sottoinsieme dell'insieme terreno chiuso rispetto alle operazioni che caratterizzano la
struttura stessa.
Osserviamo che queste considerazioni conducono a un procedimento costruttivo solo quando le manovre
individuate si sanno effettuare concretamente e questo dipende dalle caratteristiche costruttive della
struttura e del sottoinsieme .
La chiusura algebrica è stata definita solo per le strutture monoterreno, ma può introdursi anche per altre
strutture algebriche. Peraltro essa costituisce un caso particolare della nozione generale di funzione di
chiusura, funzione di insieme che risulta ampliante, isotona e idempotente. Dalle considerazioni generali
sulle funzioni di chiusura, seghe che la trasformazione da a porta anche alla intersezione di tutte le
sottostrutture contenenti , ovvero alla più ristretta, in senso insiemistico, delle sottostrutture contenenti
. Essa ha come terreno il minimo nel reticolo dei sottoinsiemi di dei sovrainsiemi di .
è una classe i cui elementi sono chiamati morfismi (o frecce) della categoria.
(dominio) e (codominio) sono due associazioni che a ogni morfismo associano un oggetto; se
e si dice che è un morfismo da a e si scrive ; in
tale contesto, definiamo come oggetto sorgente l'oggetto appartenente ad e come oggetto destinazione
l'oggetto appartenente a ; denotiamo con la collezione di tutti i morfismi da a ; per talune
coppie può accadere sia che sia .In matematica, perciò, per morfismo si intende in
generale una astrazione di un processo che trasforma una struttura astratta in un'altra mantenendo alcune
caratteristiche "strutturali" della prima. Va notato che non si esclude che un morfismo trasformi una
struttura in se stessa (v.o. endomorfismo e automorfismo).
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Gli esempi più tangibili e utili di morfismi sono quelli che interessano le strutture algebriche omogenee
(ovvero appartenenti alla stessa specie), e in particolare le strutture monoterreno. Indichiamo le due
strutture omogenee con per , dove ogni individua un'operazione
binaria, ogni un'operazione unaria e ogni un'operazione nullaria. Definiamo una funzione
in una categoria costituita dalla classe di tali strutture algebriche e dalla classe di tali
funzioni su queste strutture;
Dato un morfmismo (o un omomorfismo)$f: A \to B $, possiamo individuare i seguenti tipi peculiari di tale
funzione:
è una legge di composizione binaria parziale tra morfismi definita solo per coppie di morfismi con
e tale da fornire questa caratteristica della composizione
di morfismi si ricorda dicendo che opportunamente ridotta è del genere
. La composizione deve rispettare i seguenti assiomi:
Due insiemi di frecce delle forme ed aut coincidono sse , aut sono
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disgiunti.
Dalle definizioni di categoria si ricava che a ogni oggetto è associata un unico morfismo identità: questo
fatto consente di dare una definizione più economica di categoria nella quale gli oggetti sono nozioni
derivate associate ai corrispondenti morfismi dentità.Vale a dire, dagli assiomi si deduce che ad ogni oggetto
è associato un unico morfismo identità. Questo fatto fondamentale permette di dare una
definizione diversa di categoria, data dalla sola classe dei morfismi: gli oggetti vengono
identificati a posteriori con i corrispondenti morfismi identità. Questo fatto fa pensare che i
morfismi siano i componenti più importanti della teoria delle categorie; questa impressione viene confermata
dagli sviluppi della teoria ma si trova in contrasto con la osservata abitudine di individuare le categorie con
i nomi dei loro oggetti.
Nella definizione di categoria gli oggetti possono costituire delle classi e solo in alcune di esse costituiscono
degli insiemi. Queste ultime per distinguerle sono chiamate categorie piccole. Al contrario, appunto, una
categoria è chiamata grande se è i suoi oggetti costuiscono una classe propria. Molte importanti categorie
sono grandi.
Sebbene esistano dei "morfismi" tra le categorie (i funtori) non è possibile definire la "categoria delle
categorie", in quanto le categorie che sono classi proprie non possono appartenere ad altre classi (per
definizione). È possibile invece parlare della categoria delle categorie piccole, le quali, essendo insiemi,
possono appartenere a una classe e quindi essere oggetti di una categoria.
Sulla base delle caratteristiche dei relativi morfisimi si individuano, infine, le seguenti due categorie di
fondamentale importanza pratica:
Da ogni categoria C si può definire una nuova categoria, la categoria duale che ha per oggetti
gli stessi oggetti di C, ma che inverte la direzione dei morfismi (l'insieme diventa
l'insieme ).
Se e sono categorie, si può definire la categoria prodotto, i cui oggetti sono coppie
aventi per primo elemento un oggetto di C e per secondo un oggetto di D, i morfismi sono
analoghe coppie di morfismi; la composizione viene definita componente per componente:
.
I funtori sono mappe (ovvero applicazioni) le categorie che ne conservano le strutture. Essi rappresentano
l'analogo dei morfismi rispetto agli elementi delle categorie (ovvero, in termini più pratici, gli analoghi delle
funzioni o relazioni tra insiemi, degli omomorfismi tra strutture algebriche di tipo gruppo o anello, o delle
applicazioni lineari tra spazi vettoriali)
Un funtore covariante dalla categoria C alla categoria D è una mappa che associa:
Un funtore contravariante è definito in maniera analoga, ma inverte i morfismi, cioè se f:X→ Y, allora
F(f):F(Y)→ F(X). Dato un funtore covariante da C a D, il corrispondente funtore da C* a D è
contravariante.
Alcuni esempi:
Funtore costante
Un funtore "banale" tra due categorie C → D qualsiasi è quello che mappa ogni oggetto di C su un oggetto
fissato X in D e ogni morfismo di C sul morfismo identità di X.
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duale è un funtore controvariante dalla categoria degli spazi vettoriali (con campo fissato) in sé.
Funtore Hom
Fissiamo un gruppo G. Associamo quindi ad ogni gruppo H il gruppo Hom(G, H) fatto da tutti
I due funtori F e G si dicono naturalmente isomorfi se esiste una trasformazione naturale da F a G tale che
ηX sia un isomorfismo tra oggetti in D per ogni oggetto X in C.
Trale varie tipologie di categorie, individuiamo le seguenti per importanza teorico e pratica. Le stesse
saranno debitamente analizate a breve.
Denotiamo con la categoria degli insiemi: i suoi oggetti sono gli insiemi, le sue frecce le funzioni fra
insiemi, srce e trgt esprimono, risp., il dominio e il codominio delle funzioni, per ogni insieme
corrisponde a e la composizione alla composizione di funzioni.
Denotiamo con la categoria dei gruppi: i suoi oggetti sono i gruppi, le sue frecce gli omomorfismi di
gruppo, le altre componenti si ricavano facilmente dalle omologhe individuate per Set.
Considerazioni analoghe riguardano la categoria dei monoidi (le cui frecce sono gli omomorfismi di
monoide), la categoria degli anelli \Reng (le cui frecce sono gli omomorfismi di anello) la categoria degli
spazi vettoriali sopra un dato campo Double subscripts: use braces to clarify (le cui frecce
sono le trasformazioni -lineari).
Tutte queste categorie hanno gli oggetti costituiti da insiemi che sono terreni di strutture e le frecce da
funzioni che conservano le proprietà strutturali.
Ciò che veramente illustra la forza concettuale della categoria è che, in un ragionamento simile a quanto si
fa nel rappresentare un elemento di un insieme come un paerticolare sottoinsieme "singoletto", molte
strutture matematiche si possono rappresentare come casi particolari (ad un oggetto soltanto) di categorie.
In particolare, Ogni gruppo si può considerare una categoria con un solo oggetto, lo stesso , tutti i suoi
elementi si possono considerare frecce che hanno come source e come target,e la sua composizione è il
prodotto del gruppo e l'identità è la freccia associata all'oggetto . La stessa considerazione vale per
ogni monoide. anzi i monoidi si potrebbero definire come categorie piccole con un solo oggetto (il
monoide stesso) avendo come morfismi le traslazioni associate agli elementi del monoide. (L'azione di un
elemento di X su un qualunque altro elemento è definita dall'operazione binaria del monoide).
Se I è un insieme, la categoria discreta su I è la categoria piccola che ha come oggetti gli elementi di I e
come morfismi solo i morfismi identità.
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dove è un insieme detto terreno di , i denotano operazioni binarie su , gli individuano operatori
unari di e i sono elementi particolari di , è detto struttura algebrica monoterreno.
Analogamente, definiamo come omomorfismo quel peculiare tipo di morfismo costituente applicazione tra
due strutture algebriche dello stesso tipo, che conserva le operazioni ivi definite. In particolare, Siano e
due strutture algebriche dello stesso tipo. Una funzione è un omomorfismo se, per ogni
operazione (su elementi) delle strutture e per ogni n-upla di si ha:
In conclusione, un omomorfismo è un particolare tipo di morfismo ove il processo si esprime con una
funzione o applicazione che trasforma un insieme sostegno di una prima struttura algebrica nell'insieme
sostegno di una seconda struttura o in una sua parte conservando determinate caratteristiche strutturali. In
altre parole un omomorfismo è una applicazione che trasforma in una struttura della stessa specie e
mantiene la forma delle espressioni.
I magmi
Il primo, e più generale nonché semplice, esempio di struttura algebrica monoterreno è detto magma. Si
dice magma ogni coppia con legge di composizione interna su , ovvero una operazione
binaria di tipo ; di tale magma si chiama il terreno; si dice anche che il magma si ottiene
munendo l'insieme di una sua legge di composizione . Si dice ordine di un magma il numero
cardinale del suo terreno .
Un magma si dice rispettivamente finito, infinito, numerabile, continuo, ... se il suo terreno è un insieme
finito, infinito, numerabile, continuo
Un esempio di magma di ordine 4 è , dove con min denotiamo la funzione che a due interi
compresi tra 1 e 4 fa corrispondere il minore dei due. Due esempi di magmi infiniti numerabili sono ,
dove denota la funzione che a due interi naturali e associa e , dove "-" denota la differenza
di interi.
Ora prestiamo particolare attenzione ai magmi discreti, ovvero magmi con un terreno (finito o) costruibile e
con una cosiddetta *legge di composizione interna calcolabile *che denotiamo con , ossia una legge di
composizione per la quale si conosce qualche algoritmo che, a partire da due elementi qualsiasi e di ,
consenta di individuare effettivamente , cioè attraverso un procedimento che per ogni coppia di reali
fornisce un valore in un numero finito di passi.
Spesso per tali magmi la legge di composizione si individua con una matrice le cui righe e le cui colonne
sono caratterizzate da elementi di ; questi a loro volta si possono sequenzializzare, ossia porre in
corrispondenza con gli interi costituenti un intervallo.
In genere si utilizza un intervallo della forma per intero positivo e se e rappresentano due suoi
elementi la componente della matrice relativa alla riga e alla colonna fornisce .
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Queste matrici sono dette tavole di Cayley dei rispettivi magmi. Nel seguito talora troveremo utile
abbreviare con tdC il termine "tavola di Cayley". Spesso per le espressioni riguardanti la legge di
composizione si usa la notazione infissa, secondo la quale in luogo di o dell'equivalente si
scrive o ancor più semplicemente . In questo caso la legge di composizione viene chiamata
operazione binaria o operatore binario del magma; in una scrittura come si dice che e costituiscono,
rispettivamente, il primo operando e il secondo operando dell'operatore , oppure l'operando sinistro e
l'operando destro di .
La classe dei magmi si denota con ; più specificamente denotiamo con l'insieme dei magmi che
hanno l'insieme come terreno, con MgmF l'insieme dei magmi sopra un terreno finito, con Mgml
l'insieme dei magmi sopra un terreno infinito, con con intero positivo l'insieme dei magmi su un
terreno di elementi, con l'insieme dei magmi su un terreno di cardinale . La classe dei magmi
costituisce un primo esempio di specie di struttura algebrica.
Per le varie altre specie di strutture algebriche e di strutture di natura diversa useremo notazioni simili alle
precedenti. Per una specie di strutture con un solo terreno per le quali adottiamo una notazione del tipo
, scriveremo per l'insieme delle strutture aventi come terreno l'insieme , scriveremo per
l'insieme delle strutture finite e per ogni scriveremo per l'insieme delle strutture di ordine ,
cioè aventi un terreno di cardinale .
Talvolta risultano più opportune scritture del tipo o , specialmente quando i precedenti segni
o rappresentano espressioni elaborate.Si presenterà anche l'opportunità di individuare insiemi di
strutture caratterizzati da più di una specificazione: in questi casi dovranno essere specificate notazioni
quali
La specie dei magmi è una collezione di strutture piuttosto vaga, in quanto all'operazione binaria si chiede
solo di essere definita per ogni coppia di elementi: quindi si possono individuare numerosi magmi, ma per
gran parte di essi non si trovano utili applicazioni, in quanto si possono controllare solo con meccanismi ad
hoc e non mediante procedimenti efficienti e di portata sufficientemente ampia, come accade per tipi di
strutture dotate di opportune proprietà.
Ad esempio, per si hanno 16 magmi che possono essere facilmente individuati; assumiamo per questo
.
Interpretando 0 ed 1 come valori di verità si ottengono interpretazioni abbastanza significative per tutti i
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magmi su . In particolare
Dato che la logica proposizionale è poi alla base delle elaborazioni di informazioni discrete, tale
interpretazione e quindi tale rappresentazione è un idoneo formalismo algebrico per tutte le informazioni
discrete, semplici o complesse.
Nello studio di un magma risulta spesso utile individuare elementi con caratterizzazioni
algebriche particolari. Di fatto, essi fungono quali peculiari caratteristiche dei magmi e delle loro leggi di
composizione. La loro presenza o assenza è sintomatico di caratteristiche peculiari del magma in analisi:
1. Si dice elemento neutro bilatero, o tout court elemento neutro, o anche unità bilatera o unità, ogni
t.c. . Il segno più usato per l'unità bilatera è comunque "1". Un
magma dotato di unità lo chiamiamo magma-unifero. Nota che se contenesse un e un tali
che : , l'elemento dovrebbe coincidere sia con che . Perciò,
in un magma non possono coesistere, diversi, un elemento neutro a sinistra e un elemento neutro a
destra; di conseguenza non possono coesistere due diversi elementi neutri bilateri: in altre parole, se
un elemento neutro è presente, esso è unico.
2. Si dice elemento assorbente bilatero, o semplicemente elemento assorbente o zero bilatero o zero,
ogni t.c. . Il segno più usato per l'elemento assorbente bilatero è
tuttavia . Nota che se contenesse un e un tali che ,
l'elemento dovrebbe coincidere sia con che . Perciò, in un magma non possono
coesistere un elemento assorbente a sinistra e un elemento assorbente a destra; di conseguenza non
possono coesistere due elementi assorbenti bilateri: in altre parole, può essere presente un solo
elemento assorbente. In un magma dotato di un elemento zero bilatero 0 si dice elemento
nilpotente ogni t.c. per un opportuno risulta
Le matrici di Cayley dei precedenti elementi hanno caratterizzazioni piuttosto evidenti. Vediamo il caso dei
magmi finiti aventi come supporto un insieme dato dalla sequenza della forma . Assumendo per
, risp., i precedenti elementi abbiamo i seguenti schemi di matrice di Cayley: Dalla
semplice osservazione dei precedenti schemi di matrici di Cayley segue che i vari tipi di elementi neutri e di
elementi assorbenti sono casi particolari di elementi idempotenti.
La costruzione prodotto diretto si può replicare e risulta associativa. Si può quindi considerare la potenza
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diretta -esima di un magma per ogni intero positivo, insieme delle sequenze di lunghezza di elementi
del magma munito della composizione componente per componente. Più in generale si può considerare il
magma delle funzioni da un insieme qualsiasi su un magma avente come composizione
Si ha per esempio il magma dato dall'insieme delle successioni di numeri razionali e dalla somma
termine a termine delle successioni.
e :
In termini di tdC si tratta semplicemente di aggiungerle una nuova riga e una nuova colonna associate a e
di porre nelle posizioni ed e nella posizione .
L'ampliamento di un magma con un nuovo elemento neutro si può ripetere quante volte si vuole. Per
esempio il magma di cui si è presentata la prima delle tavole di Cayley si può pensare ottenuto dal monoide
costituito dal solo elemento 4 mediante le successive aggiunte degli elementi 3,2 ed 1 ai quali di volta in
volta viene assegnato il ruolo di elemento neutro.
Procedendo al contrario, da un qualsiasi magma-unifero, attraverso l'eliminazione del suo elemento neutro
si ricava un altro magma; per taluni magmi questa eliminazione può essere reiterata.
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traslazione a destra. Lascia invece invariati i ruoli di elemento neutro bilatero e di elemento
assorbente bilatero.
La prima endofunzione equivale alla riga della associata all'elemento ; la seconda alla colonna della
associata ad .
Chiaramente la classe dei magmi alternativi è un'estensione dei magmi associativi (cioè dei semigruppi). La
proprietà di un magma di essere alternativo si dice alternatività.
Un magma si dice magma associativo sulle potenze se ciascuno dei suoi elementi genera un sottomagma
associativo. In altre parole ciascuno degli quando viene moltiplicato per se stesso un dato numero
di volte fornisce lo stesso elemento, indipendentemente dai modi di organizzare le composizioni, ossia
indipendentemente dai modi di disporre le coppie di parentesi coniugate nelle corrispondenti espressioni.
Per esempio, per , se scriviamo il prodotto mediante la semplice giustapposizione, deve essere
Evidentemente la richiesta di associatività sulle potenze è molto meno forte della associatività che chiede
, della idempotenza che esige .
Semigruppi e monoidi
Come già accennato, si dice semigruppo un magma la cui operazione binaria sia associativa, cioè tale
che
Denotiamo con Sgrp la classe dei semigruppi e con l'insieme dei semigruppi aventi come terreno ,
con SgrpF l'insieme dei semigruppi finiti, con Sgrp l'insieme dei semigruppi di ordine e con
l'insieme dei semigruppi con terreno di cardinale per ogni . Si individuano facilmente molti
importanti esempi di semigruppi. Sono associative la giustapposizione di stringhe, il prodotto di numeri
interi, razionali, algebrici, costruibili, reali e complessi, il prodotto delle classi di resti, le composizioni di
relazioni (e di funzioni) e il prodotto di quaternioni. Questa varietà di esempi induce a pensare che
l'associatività sia una proprietà importante e che convenga esaminarla con cura.
Un semigruppo si dice abeliano se è abeliano come magma, cioè se la sua operazione binaria - oltre ad
essere associativa - è commutativa. Denotiamo SgrpAb la classe dei semigruppi abeliani. In particolare sono
semigruppi abeliani e . Altri semigruppi abeliani si ottengono munendo insiemi numerici come
di operazioni come la usuale somma e l'usuale prodotto, oppure munendo delle
operazioni di MCD e mcm, e munendo un qualsiasi insieme di numeri reali delle operazioni di scelta del
minimo o del massimo.
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Un semigruppo dotato di elemento neutro si dice monoide. Denotiamo con Mnd la loro classe, con MndAb
la specie dei monoidi abeliani, cioè dei monoidi commutativi, e con MndF l'insieme dei monoidi finiti. E'
intuitivo come, applicando ad un magma la generica funzione di chiusura o estensione vista
precedentemente, con l'estensione per aggiunta di un elemento neutro da un qualsiasi semigruppo si ricava
un monoide. Per esempio il monoide abeliano si può pensare ottenuto dal semigruppo per
aggiunta di un elemento neutro formale denotato Similmente dal semigruppo libero delle stringhe su un
alfabeto A munite di giustapposizione Sgrp si ottiene il monoide libero , \mu Mnd
Le due specie di strutture sono quindi assai vicine: studio dei semigruppi e studio dei monoidi sono
sostanzialmente inscindibili, poiché dall'una si ricava immediatamente l'altra.
Una nota "notazionale": È conveniente sul piano formale individuare un monoide come terna con
insieme terreno, operazione binaria su associativa e t.c. . In tal
modo sono esplicitati tutti gli oggetti che caratterizzano un monoide e tutti gli assiomi che essi soddisfano.
E' opportuno segnalare altri monoidi. Per ogni insieme costituisce monoide la totalità delle relazioni
binarie entro munita dell'operazione di prodotto di composizione delle relazioni e dalla relazione identica
su Accanto a un tale monoide si può considerare quello costituito dalle matrici binarie
quadrate di profilo , dal loro prodotto basato sulle due operazioni e e dalla matrice unità di
profilo Idmat : questo monoide Mat , Idmat è isomorfo al precedente e costituisce una sua
rappresentazione matriciale.
È facile vedere che è l'unità per e quindi che con si è costruito un nuovo
monoide. In particolare si ha un monoide come , dove denota la somma termine a termine
delle coppie di numeri o in generale la somma componente per componente delle sequenze numeriche della
stessa lunghezza.
Ovviamente, come già notato in genere per un elemento neutro o assorbente, Un elemento inverso bilatero
di un elemento del monoide, se esiste, è unico. Infatti, se un elemento di un magma avesse due elementi
inversi e , cioè se fosse si avrebbe
, cioè
Un elemento di un monoide si dice elemento invertibile se possiede l'inverso. Denotiamo con Invelm
l'insieme degli elementi invertibili del monoide . Evidentemente cioè . Il
passaggio all'inverso è una funzione dell'insieme che denoteremo ; inoltre
denotiamo l'inverso di un elemento con la notazione funzionale . Riscriviamo le
due uguaglianze che individuano l'inverso. Esse dicono che anche è invertibile e che il suo inverso è ;
quindi . Dunque possiamo scrivere ; tra gli elementi invertibili
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può essere utile distinguere quelli che coincidono con il proprio inverso, come l'unità, da quelli distinti dal
proprio inverso. I primi sono chiamati elementi involutori o involuzioni.
$$
Abbiamo già accennato al generico concetto di potenza. Abbiamo visto che il valore di una potenza assume
carattere particolare in presenza di un elemento neutro e di un elemento identità associati all'operazione. In
un monoide, come visto, tali elementi esistono e sono presenti. A ciò possiamo aggiungere quanto appena
affermato in termini di elemento inverso. Una potenza "ad esponente negativo", infatti, si può definire come
l'applicazione reiterata dell'operazione, per n volte, all'inverso dell'elemento considerato, se invertibile.
Vale a dire, per volte. Possiamo quindi definire , per un generico appartenente al
monoide
Gli esponenti negativi sono ben definiti solo per gli elementi invertibili di un monoide (per esempio, in
non esiste . Quindi se è invertibile, per ogni si definisce
volte
Per l'invertibilità della composizione di due elementi invertibili, per ogni monoide si ha che Invelm
costituisce un sottomonoide.Per tale sottomonoide il passaggio all'inverso è una funzione definita su tutto
l'insieme terreno e più particolarmente una permutazione coincidente con la propria inversa, cioè una
involuzione. Per qualsiasi insieme una funzione del genere , come l'inversione in un insieme
Invelm , viene detta anche operazione unaria o operatore unario; questo operatore nelle espressioni degli
elementi della struttura può essere denotato:
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I gruppi
Definiamo ora la specie delle strutture di gruppo basandola esplicitamente sopra una operazione binaria,
una unaria e una nullaria. Diciamo gruppo una quaterna
nella quale:
- è un insieme (il terreno del gruppo),
- è una operazione binaria su ,
- è una operazione unaria su
- è un elemento rilevante della struttura , cioè una operazione nullaria,
Mnd
è una operazione unaria su tale che
Ciò semplicemente significa, in termini formali, che un gruppo corrisponde ad un monoide per il quale ogni
elemento è invertibile rispetto all'operazione definta per esso. Si ha cioè . Ciò si evince
apppunto confonrtando direttamente i formalismi rappresentativi delle due strutture, e notando quindi la
derivazione. Da ciò deriva la circostanza, molto utile a fini pratici, che molti esempi di gruppi si ricavano
direttamente dagli esempi di monoidi visti in precedenza. I monoidi con tutti gli insiemi invertibili si
possono considerare automaticamente dei gruppi. Ovviamente, un gruppo si dice abeliano o commutativo
sse la sua operazione binaria è commutativa, cioè se il corrispondente monoide è abeliano. Denoteremo con
Grp la classe dei gruppi, con GrpAb quella dei gruppi abeliani e con GrpF l'insieme dei gruppi finiti. Dai
monoidi numerici abeliani visti in precedenza si ricavano svariati gruppi abeliani
Per ogni intero primo dal monoide moltiplicativo delle classi di resti modulo si ricava un gruppo
di ordine trascurando la sola classe ;
Per ogni fattorizzabile dal monoide moltiplicativo delle classi di resti modulo si ricava un
gruppo di ordine trascurando e tutte le classi per divisore di .
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Questi gruppi si possono chiamare, risp., gruppo additivo dei vettori piani a coordinate intere, gruppo
additivo dei vettori piani a coordinate reali, gruppo additivo dei vettori bidimensionali a coordinate
complesse.
Per un generico insieme , dal monoide delle endofunzioni, riducendo il terreno all'insieme delle
funzioni invertibili si ricava il gruppo delle biiezioni di , cioè il gruppo delle permutazioni dell'insieme ,
detto anche gruppo simmetrico dell'insieme e denotato con . A partire dai gruppi di permutazioni,
come vedremo, si individuano vari altri gruppi di grande interesse limitandosi alle permutazioni che
conservano determinate configurazioni di elementi di o determinate funzioni aventi come dominio
o altre costruzioni su . Infatti se due permutazioni e soddisfano una di queste richieste, la soddisfano
anche le loro inverse come e le loro composizioni come . Tali gruppi saranno analizzati più nel
dettaglio.
Dai monoidi liberi non si ricavano gruppi interessanti, in quanto presentano come unico elemento invertibile
la stringa muta.
I sottogruppi
Per ogni sottoinsieme di un gruppo si può considerare su l'operazione indotta da . Bisogna però
ricordare che:
Ad esempio:
1. Sia e siano $$
H_{0}={a \in G \text { / } a \equiv 0 (\bmod 2)}, H_{1}={a \in G \text { / } a \equiv 1 (\bmod 2)}$$
Si verifica facilmente che è un'operazione su ma non su , inoltre è un gruppo.
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Sia un sottoinsieme non vuoto di un gruppo . Il sottogruppo generato da è il più piccolo (rispetto
all'inclusione) sottogruppo di contenente e si indica con . In particolare, dato un sottoinsieme
il sottogruppo generato da si può definire come l'intersezione di tutti i sottogruppi di che contengono
. Più precisamente sia t.c. allora perché e si ha
Una descrizione alternativa (e più "operativa") si ottiene osservando che, per definizione di
sottogruppo, deve contenere (almeno) tutti i prodotti finiti tra gli elementi di ed i loro inversi. Non
è difficile verificare che un insieme che contenga esattamente tutti i possibili prodotti finiti tra gli elementi
di ed i loro inversi è in effetti un sottogruppo di ed è sicuramente il più piccolo che contenga . Un
particolare tipo di (sotto)gruppo generato è il gruppo ciclico, ovvero generato da un solo elemento.
ii) .
Dimostrare che
Dim. Rimane solo da dimostrare l'esistenza degli inversi. Se allora per ogni Dato che
è finito anche è finito quindi devono esistere tali che Dunque
6. Siano e due gruppi e siano . Dimostrare che
ovvero tutti gli elementi di congruenti a modulo , ovvero tutti gli elementi pari a per ovvero,
banalmente, i multipli di .
Infatti, abbiamo visto tra gli esempi che gli insiemi sono sottogruppi di . Vediamo il viceversa: sia
, se allora e abbiamo finito. Se allora , dunque ed
contiene almeno un elemento Per il principio del Buon Ordinamento possiamo definire
. Per definizione di sottogruppo si ha e vogliamo dimostrare che sono uguali.
Sia allora, per il Teorema di divisione, otteniamo con e Dato che
allora e la minimalità di implica . Dunque ed .
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Gruppi laterali
Sia un gruppo ed . Un laterale destro (risp. sinistro) di in è un sottoinsieme del tipo
In generale le classi laterali di un sottogruppo non sono sottogruppi, inoltre nei gruppi abeliani le classi
laterali destre e sinistre coincidono ma ciò non è vero in generale (vedere, per esempio, le classi laterali
in .
Da ciò segue che, per sottogruppo di un gruppo e per un insieme di rappresentanti per le classi
laterali (destre) di in , allora Ha e classi laterali distinte sono disgiunte.
Due classi laterali di sono in corrispondenza biunivoca tra loro. Infatti, sia una classe laterale di in
. Definiamo con . Si verifica facilmente che è biunivoca dunque .
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Individuando un'altra classe laterale per la quale, ovviamente vale la seguente corrispondenza biunivoca
. Si può individuare tranquillamente, con una sorta di "proprietà transitiva", una
corrispondenza biunivoca . In conclusione, ogni classe laterale è in corrispondenza biunivoca con
e con le altre classi laterali. Un'importante conseguenza è il Teorema di Lagrange: Se è un gruppo
finito ed allora . Abbiamo visto infatti che (dove è un insieme di
rappresentanti). Dato che l'unione è tra insiemi disgiunti si ha
1. ;
2.
3. se è primo, allora è ciclico.
Dim. 1. Nella malaugurata ipotesi che qualche studente pigro non abbia dimostrato che
quando era il momento di farlo, ecco una breve dimostrazione. Sia , se allora
per ogni (altrimenti , dunque avrebbe
infiniti elementi il che è impossibile perché che è un gruppo finito. Supponiamo allora
. Per ogni possiamo scrivere per qualche con . Dunque
2. Banale conseguenza di .
3. Sia , allora . Quindi, dato che , deve essere , cioè
Esempi - Teoremi di Eulero e Fermat Sia il gruppo moltiplicativo
degli elementi invertibili di . Sappiamo che dove è la funzione di Eulero, cioè
tale che si ha
ii) se allora
Osservazione 1.2.20 La definizione non distingue tra classi laterali destre e sinistre perché il loro numero è
lo stesso. Infatti la funzione
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Gruppi ciclici
Vogliamo studiare più approfonditamente i gruppi ciclici per varie ragioni tra cui una immediata (sono facili
da descrivere) ed una che sarà chiara più in là nel corso (sono importanti come "mattoni" con cui costruire
tutti i gruppi abeliani). Osserviamo prima di tutto che un gruppo ciclico è abeliano.
Faremo adesso una serie di esercizi che, oltre a descrivere precisamente la struttura dei gruppi ciclici,
porteranno alla dimostrazione di una nota formula sulla di Eulero e precisamente
4. Sia ciclico di ordine finito . Allora per ogni divisore di tale che .
Dim. Se è facile vedere che ha ordine . Sia adesso un sottogruppo di ordine , dato
che è ciclico deve essere per qualche Dunque
Esiste quindi una soluzione della congruenza , cioè tale che per qualche
Dato che si ha , ma dato che hanno lo stesso ordine deve
essere Dunque è l'unico sottogruppo di di ordine .
5. Sia ciclico di ordine finito . Allora per ogni divisore di ci sono, in , esattamente
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elementi di ordine .
Dim. Un elemento di ordine genera un sottogruppo di ordine e abbiamo visto che c'è un solo
sottogruppo con tale ordine ed è ciclico. Dunque gli elementi di ordine sono tutti e soli i generatori di quel
sottogruppo sono numero di generatori di un gruppo ciclico di ordine .
Dim. Sia un gruppo ciclico di ordine (per esempio . Per ogni divisore di sia t.c.
. Gli insiemi (solo uno di loro è un sottogruppo, quale ?) sono disgiunti perchè uno stesso
elemento non può avere due diversi ordini e, per il Teorema di Lagrange, la loro unione è tutto . Infine
abbiamo visto che ha elementi e quindi
Laterali destri
Laterali sinistri
Dunque verifica la condizione della proposizione e no. In effetti per la relazione (destra) indotta da
si ha (per esempio) e
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I sottogruppi che inducono relazioni di equivalenza compatibili con l'operazione del gruppo sono
particolarmente importanti nella costruzione degli insiemi quoziente (che, senza un'operazione, non
sembrerebbero avere proprietà degne di attenzione). Definizione Un sottogruppo di un gruppo si
dice normale, e si scrive , se verifica una delle seguenti proprietà equivalenti tra loro:
1. si ha ;
2. si ha ;
3. si ha .
Teorema Sia un gruppo e sia Definiamo l'insieme delle classi laterali di in (cioè
l'insieme quoziente delle classi equivalenza di per la relazione indotta Definiamo una funzione
data (dove il prodotto ab è l'operazione di ). Allora:
1. la funzione è un'operazione ben definita su , cioè è indipendente dai rappresentanti scelti per le
classi di equivalenza;
2. con tale operazione un gruppo di ordine o .
L'inverso di è .
1. Esempi
1. Il quoziente di rispetto a è il gruppo delle classi resto .
2. Sia , allora ha due soli elementi: e
e l'operazione è definita da
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Dim. Per avere è sufficiente dimostrare che per ogni generatore e per ogni si ha
Infatti si ha
per definizione di .
Esempi e applicxazioni
{Applicazioni - Esercizi}
2. Sia uno dei gruppi o con primo. Dimostrare che det : (dove è
l'insieme degli elementi di invertibili rispetto al prodotto) è un omomorfismo surgettivo con nucleo
.
3. Per calcolare consideriamo l'omomorfismo appena visto det :
surgettivo ed ha nucleo , dunque, per il primo Teorema di
omomorfismo, Allora
Per calcolare è sufficiente osservare che per avere una matrice invertibile sono necessarie le
righe linearmente indipendenti, dunque abbiamo possibilità per scegliere la prima riga (tutte tranne
e possibilità per la seconda (tutte tranne i multipli della prima). Quindi
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Osserviamo prima di tutto che è sufficiente definire perché poi si avrà automaticamente
Inoltre deve essere un divisore di 4 (cioè dell'ordine di ) e di 8 (cioè
dell'ordine di a cui appartiene). Le uniche posibilità sono .
Dim. La verifica del fatto che è un gruppo è banale (elemento neutro la funzione nulla
ed inverso di la funzione tale che
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(cioè l'immagine della composizione è la composizione delle immagini). Un omomorfismo biunivoco si dice
isomorfismo. Due gruppi ed si dicono isomorfi, e si scrive , se esiste un isomorfismo .
L'insieme degli omomorfismi da ad si indica con .
Dalla definizione si deduce subito che manda l'elemento neutro di nell'elemento neutro di . Si deduce
inoltre che . Di conseguenza, si può dire che è "compatibile con la struttura di gruppo",
perché preserva elementi neutri ed inversi.
Definiamo:
Il nucleo di come l'insieme di tutti gli elementi di tali che è l'elemento neutro di . Esso
è un sottogruppo normale di ; inoltre, ogni sottogruppo normale è il nucleo di un omomorfismo, ad
esempio l'omomorfismo naturale (o proiezione sul quoziente) . Il nucleo di un
omomorfismo di gruppi f : X → Y {\displaystyle f:X\to Y} f:X\to Y è il sottoinsieme di X
{\displaystyle X} X costituito dai punti che vengono portati dalla funzione nell'elemento neutro di Y
{\displaystyle Y} Y:
Ker ( f ) := { x ∈ X : f ( x ) = 0 Y } {\displaystyle {\textrm {Ker}}(f)\ :=\left{x\in
X:f(x)=0_{Y}\right}} \textrm{Ker}(f) \ := \left {x \in X: f(x) = 0_{Y}\right }
In altre parole, il nucleo è l'insieme dei punti che vengono annullati dalla funzione.
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I teoremi di omomorfismo
(1° Teorema di omomorfismo) Sia un omomorfismo di gruppi con nucleo Sia
la proiezione, allora omomorfismo iniettivo che rende commutativo il
diagramma
Dim. Per ottenere la commutatività del diagramma è necessario definire per ogni .
Prima di verificare che sia un omomorfismo dobbiamo accertarci che sia ben definita, cioè che non
dipenda dal rappresentante scelto per la classe di equivalenza di . Dunque supponiamo , allora
tale che e quindi Dimostrato
questo (che non va mai dimenticato quando si definiscono strutture su un insieme quoziente) il resto è
ordinaria amministrazione. Infatti , dunque è un
omomorfismo. Infine dunque
cioè e è l'elemento neutro di , quindi (per la Proposizione 1.3.4)
è iniettiva.
Di seguito un corollario del primo teorema: Sia un omomorfismo di gruppi, allora Ker è
isomorfo a Im . Infatti, sia la mappa descritta dal Teorema. Tale mappa è iniettiva ed
è ovviamente surgettiva sulla propria immagine che, per definizione, è .
Un omomorfismo tra due gruppi e fornisce anche una corrispondenza tra i sottogruppi di e che si
può riassumere nel seguente lemma: sia un omomorfismo surgettivo tra gruppi. L'applicazione
indotta
definita da è biunivoca.
Dim. La prima cosa da verificare è che la definizione di abbia senso, cioè che sia un sottogruppo di
per ogni contenente . Ovviamente , inoltre se
allora Infine se allora e dunque
. Per l'iniettività supponiamo che (cioè , allora,
tale che e dunque Quindi Ker
(perché, per ipotesi, stiamo considerando solo sottogruppi di che contengano )e
. Il viceversa è simmetrico, quindi e la funzione è iniettiva. Per la surgettività sia e
definiamo t.c. E facile verificare che e Ker , inoltre, per definizione e
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Inoltre:
(2° Teorema di omomorfismo) Sia un omomorfismo surgettivo tra gruppi con nucleo Ker
Siano ed . Allora
Applicazioni particolari
e da:
è quindi ben definito. Per il primo teorema di isomorfismo, questo gruppo è naturalmente isomorfo
all'immagine di f {\displaystyle f} f.
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Vediamo alcuni esempi di omoformismi tra gruppi: dati due gruppi qualsiasi e , l'omomorfismo banale
è l'omomorfismo che assegna ad ogni elemento di l'elemento neutro di . L'identità
è un altro esempio immediato; allo stesso modo, se è un sottogruppo di , l'inclusione
è un omomorfismo.Il determinante di una matrice quadrata a coefficienti in un campo è, grazie
al teorema di Binet, un esempio di omomorfismo tra il gruppo delle matrici quadrate invertibili con
l'operazione di prodotto tra matrici e il gruppo moltiplicativo degli elementi non nulli del campo. Nel
campo dell'analisi matematica, la funzione esponenziale è un omomorfismo tra i reali con l'addizione e i
reali positivi con la moltiplicazione.
Proprietà
Nel caso in cui sia un gruppo abeliano, l'insieme può essere munito in modo naturale di una
struttura di gruppo con l'operazione di moltiplicazione così definita: dati due omomorfismi e , la loro
composizione è la funzione che manda in : si verifica che anche è un omomorfismo. Se
anche è abeliano, inoltre, anche è abeliano.
Isomorfismi
Un isomorfismo tra gruppi, come ogni altro isomorfismo tra strutture algebriche monosostegno, è una
corrispondenza biunivoca tra gli insiemi sostegno di due gruppi che conserva le uguaglianze riguardanti le
operazioni caratterizzanti i due gruppi.
Equivalentemente si definisce come omomorfismo tra un primo gruppo ed un secondo che consiste in una
biiezione tra il sostegno del primo e quello del secondo.
Definizione formale
Si dimostra che un isomorfismo β {\displaystyle ,\beta } {\displaystyle ,\beta } gode anche di altre due
proprietà di conservazione:
Si osserva che anche la funzione inversa β − 1 {\displaystyle \beta ^{-1}} {\displaystyle \beta ^{-1}} è un
isomorfismo (tra H e G).
Due gruppi isomorfi, cioè due gruppi tra i quali esiste un isomorfismo, per quanto riguarda i risultati delle
sole operazioni gruppali (prodotto, inversione ed elemento neutro) hanno lo stesso comportamento e si
possono identificare. Più precisamente l'isomorfismo tra gruppi è una relazione di equivalenza e una classe
di isomorfismo tra gruppi raccoglie i gruppi che presentano le stesse caratteristiche gruppali, cioè dipendenti
dalle sole operazioni gruppali. Dal punto di vista puramente gruppale due gruppi isomorfi non presentano
differenze sostanziali e si possono confondere. In effetti quando si trattano le sole caratteristiche gruppali si
tende a parlare non di un singolo gruppo concreto caratterizzato da determinate caratteristiche costruttive,
ma di un unico gruppo astratto che rappresenta tutti i concreti.
Utilità degli isomorfismi
Risultano di grande interesse gli isomorfismi che collegano due gruppi che sono stati ottenuti con
costruzioni diverse, ad esempio che hanno gli elementi degli insiemi sostegno di natura sensibilmente
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diversa. In molti dei casi nei quali si riconosce un isomorfismo tra gruppi si diventa in grado di trasferire da
un gruppo all'altro con poca fatica conoscenze che si sono ottenute con fatica su un solo gruppo. In
sostanza la conoscenza di un isomorfismo consente una economia di pensiero attribuibile alla disponibilità
di una visione più astratta delle caratteristiche delle due strutture.
Sia t.c. la classe di equivalenza di (detta anche classe di coniugio), non è sempre facile
individuarne gli elementi ma possiamo trovare una formula per . Fatto questo, dato un sistema di
rappresentanti per in , avremo (unione disgiunta) e quindi una formula per l'ordine di
dove è il centralizzante di
Se allora
Corollario 1.4.3 (Formula delle classi: 1) Sia un sistema di rappresentanti per la relazione di coniugio su
un gruppo finito allora
Dim. Ovvia.
Corollario 1.4.4 (Formula delle classi: 2) Sia un sistema di rappresentanti per la relazione di coniugio su
un gruppo finito allora
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Quindi
è divisibile per
Esercizio Sia un primo. Dimostrare che un gruppo di ordine è abeliano. Dim. Dato che è non
banale deve essere o . Se allora è abeliano, quindi supponiamo .
Consideriamo che è ciclico perché ha ordine primo Siano e ,
allora ogni elemento di è in una classe laterale di e quindi si può scrivere come per qualche
Dunque , il prodotto è
Dim. Procediamo per induzione su Per tutto è banale. Supponiamo il teorema vero per
gruppi di ordine e consideriamo un gruppo di ordine .
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La conclusione del teorema seguirà dal Teorema di struttura dei gruppi abeliani finiti (Teoremi 1.5.3 e
1.5.4).
Teorema 1.5.1 (Sylow) Sia un gruppo finito e sia p un numero primo tale che (cioè e
Allora con , un tale sottogruppo si definisce -sottogruppo di Sylow di .
Abbiamo già visto la costruzione del prodotto diretto "dall'esterno", cioè dati due gruppi e , abbiamo
definito il prodotto diretto . importante sapere quando tale costruzione può essere fatta
"dall'interno" cioè quando, dato un gruppo , esistono due (o più ) sottogruppi e di tali che
.
1.
2. cioè, per ogni ed tali che .
Allora .
Dunque , cioè .
dunque è un omomorfismo.
4. Esercizi
1. Siano e sottogruppi di un gruppo . Dimostrare che se allora
2. Generalizzare la Proposizione 1.5.2 dimostrando che:
a) per ogni
b) .
Allora .
Teorema 1.5.3 (Struttura dei gruppi abeliani: 1) Sia un gruppo abeliano finito di ordine
(dove i sono primi distinti) , per ogni , sia un sottogruppo di Sylow di relativo al primo Allora
.
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Sia , allora
Dato che tali ordini sono relativamente primi tra loro deve essere cioè .
NOTA La dimostrazione precedente manca di dettagli (anche importanti, per esempio sul calcolo degli
ordini dei prodotti di sottogruppi), ma in questa sede volevamo solo dare le linee guida del ragionamento.
Quello che manca sono dettagli tecnici, non "idee".
Per concludere dobbiamo solo descrivere la struttura dei -gruppi (come sono i gruppi di Sylow).
Teorema 1.5.4 (Struttura dei gruppi abeliani: 2) Sia G un p-gruppo abeliano di ordine allora sono
univocamente determinati degli interi positivi tali che:
1. ;
2. . Dim. Vd Herstein sezione (molto tecnica).
Teorema 1.5.5 (Teorema di Cauchy: 2) Sia un gruppo abeliano finito sia un numero primo tale che
Allora tale che .
Dim. Per il Teorema di struttura è isomorfo ad un prodotto diretto di gruppi ciclici e l'ordine di almeno
uno di questi è divisibile per . Abbiamo già visto che in un gruppo ciclico esistono elementi di ordine per
ogni divisore dell'ordine del gruppo.
LE conseguenze pratiche (come il famoso teorema cinese del resto) saranno analizzate con particolare
riferimento all'aritmetica modulare e all'insieme .
Semianelli e matrici
Nelle attività matematiche ed elaborative, a partire dalle più elementari riguardanti insiemi espliciti e
numeri naturali, risulta necessario disporre di almeno due operazioni binarie ben distinte. In questo
paragrafo introdurremo le più generali tra le specie di strutture algebriche monoterreno munite di due
operazioni.
Si dice semianello una struttura della forma , dove si dice terreno della struttura,
l'operazione è detta somma e la è chiamata prodotto e tali che:
è un semigruppo commutativo,
è un semigruppo.
l'operazione è distributiva rispetto alla , cioè: $$\forall a, b, c \in R \quad: \quad a
\odot(b \oplus c)=a \odot b \oplus a \odot c \quad \text { e } \quad(b \oplus c) \odot a=b
\odot a \oplus c \odot a$$
- Diciamo invece semianello-unifero una struttura della forma , dove:
- è un monoide commutativo. Spesso , elemento assorbente della operazione ,
viene chiamato zero della struttura .
- è un semigruppo.
- Si dice semianello-unifero esteso una struttura della forma che costituisce un
arricchimento di un semianello , ovvero tale che:
- è un monoide commutativo, dove è elemento neutro per cioè tale che
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Denotiamo con Srng la classe dei semianelli e con Srngu la classe dei semianelli uniferi. Evidentemente si
tratta di due specie di strutture strettamente collegate e servendosi dell'operatore dimenticanza [B41a05
B41c03] possiamo affermare Frgt Srngu Srng E anche evidente che tra i semianelli si distinguono
quelli che possono essere dotati di uno zero, che deve essere unico, e possono condurre ad un anello-unifero,
dai rimamenti.
Una distinzione rilevante tra i semianelli e i semianelli uniferi riguarda la commmutatività dell'opperazione
prodotto. Se vale questa proprietà si parla di semianelli [uniferi] abeliani, se no di semianelli [uniferi]
nonabeliani. Conseguentemente si effettua una ulteriore distinzione tra le classi delle strutture abeliane
SrngAb e SrnguAb e le classi delle strutture nonabeliane SrngNab e SrnguNab.
Di seguito una utile introduzione di alcuni particolari semianelli, che godono di interessanti applicazioni:
Tra i semianelli precedenti sono noncommutativi solo i semianelli dei linguaggi formali su almeno due
lettere ed i semianelli delle relazioni: sia la giustapposizione che il prodotto di composizione non sono
commutativi.
Le matrici di semianelli
Le matrici le cui entrate sono elementi di un semianello presentano notevole interesse algebrico e
computazionale. La nozione di matrice su semianelli generalizza infatti la nozione classica di matrice a
componenti numeriche e, come vedremo, rende possibile effettuare calcoli su matrici di bits, di funzioni, e di
matrici. Consideriamo gli interi positivi e , un semianello , e matrici di estensioni
finite le cui linee per semplicità etichettiamo con intervalli di interi come , .
Denotiamo con Mat l'insieme delle matrici di profilo su . Individuiamo le seguenti due
operazioni di somma e prodotto, necessarie per la costruzione di un ulteriore semianello:
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Osserviamo che il prodotto di matrici con , anche se definite su un semianello commutativo, non
è commutativo. Per esempio si hanno le seguenti differenze per matrici booleane :
Per costruire delle strutture algebriche complete, però, dobbiamo essere in grado di individuare degli
elementi neutro, assorbenti, nihilpotenti, ecc.. Definite le operazioni di somma e prodotto, individuiamo
pertanto un:
Il requisito di comformabilità per gli operandi di un prodotto matriciale righe per colonne non ci permette
di creare immediatamente una struttura algebrica appropriata, che individui ovvero un insieme terreno ben
determinato in cui applicare, a tutti gli elementi, le operazioni di somma e prodotto matriciale. Per la
somma valgono requisiti meno stringenti, costituiti dal fatto che gli elementi siano tutti della stessa
dimensione . Di fatto, siamo già in grado di definire una struttura algebrica che comprenda un terreno
di matrici e l'operazione di somma. Tale struttura è il monoide abeliano
Per costruire una struttura algebrica checomprenda anche l'operazione di prodotto, occorre pertanto
costruire un terreno che sia composto naturalmente da tutte matrici comformabili. Delle matrici generiche
, infatti, non lo sono. Consideriamo quindi la collezione delle matrici sul semianello quadrate e più
precisamente di profilo che denotiamo, oltre che con , con la più semplice scrittura .
Munendo questo insieme della somma e del prodotto fra matrici sopra definiti si ottiene un semianello.
Questo è detto semianello delle matrici quadrate sul semianello , definito come $
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In conclusione, con i terreni delle matrici possiamo individuare le due seguenti strutture:
T15:h.11 Sulle matrici dei vari generi è definita un'importante involuzione, la trasposizione:
È utile considerare i rapporti fra la trasposizione e le operazioni di somma e prodotto fra matrici su
semianelli. (1) Eserc. Dimostrare che la trasposta di una somma di matrici è la somma delle trasposte:
(2) Eserc. Dimostrare che se due matrici e sono conformabili lo è anche la matrice .
(3) Eserc. Dimostrare che la trasposta di un prodotto di due matrici conformabili e è il prodotto dei
fattori trasposti considerati nell'ordine opposto: .
Per il semianello delle matrici quadrate questa proprietà si presenta anche dicendo che la trasposizione
costituisce un antimorfismo del detto semianello.
T15:h.12 Qui può essere utile segnalare che si possono introdurre utili matrici anche servendosi di una
struttura più debole del semianello che chiamiamo quasisemigruppo, struttura avente la forma ,
dove è un monoide e è un semigruppo;
sono le matrici zero e unità del semianello-unifero delle matrici sul semianello-unifero booleano
Per questa scelta di termini seguiamo la terminologia del trattato di Bourbaki ; altri autori preferiscono
usare il termine anello invece di pseudoanello e il termine di anello unifero invece di anello.
è un gruppo abeliano;
un semianello
Di fatto, otteniamo uno pseudoanello estendendo un semianello con l'inserimento di un elemento zero
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neutro per l'operazione commutativa somma e assorbente per l'operazione prodotto. In tal modo, all'interno
del sistema, si inserisce un autonoma struttura algebrica riferita allo stesso terreno, rappresentata dal
gruppo. Prevedibilmente uno pseudoanello si dice pseudoanello commutativo, o equivalentemente
pseudoanello abeliano, se è commutativo il suo prodotto. Quando il prodotto di uno pseudoanello possiede
unità 1 , ovvero l'elemento neutro specifico per il prodotto, e cioè quando la terna costituisce un
monoide, risulta utile considerare il corrispondente arricchimento della struttura precedente chiamato
anello, struttura della forma dove appunto:
è un gruppo abeliano;
un semianello-unifero esteso, per il quale costituisce un monoide
compatibilmente alla definizione di semianello-unifero esteso. In tale monoide, per definizione, tutti
gli elementi sono invertibili. Ciò quindi si estende anche alla struttura di anello da esso derivato. Il
gruppo ottenuto dagli elementi invertibili di , con stretto riferimento alla operazione , si denota
con .
Di fatto, otteniamo un anello estendendo un semianello-unifero (a sua volta esteso in automatico per
l'inserimento del nuovo elemento, in accordo alla definizione) con l'aggiunta di un elemento neutro specifico
per l'operazione di prodotto (che prima godeva solo dell'elemento assorbente zero).
Ovviamente, un anello si dice anello commutativo, o anche anello abeliano, se è tale il suo pseudoanello
sottostante. Per questa scelta di termini seguiamo la terminologia del trattato di Bourbaki, altri autori
preferiscono usare il termine anello invece di pseudoanello e il termine di anello unifero invece di anello.
Vediamo alcune di tali estensioni a partire da semianelli e semianelli uniferi visti in precedenza:
Un esempio fondamentale di anello commutativo è dato dall'insieme degli interi munito delle usuali
operazioni di somma, differenza e prodotto, .
Altri anelli commutativi sono ottenuti similmente da e munito del prodotto
complesso.
Altri importanti anelli commutativi sono costituiti, per un qualsiasi intero , dalle classi di resti
modulo .
Per ogni intero è uno pseudoanello commutativo che non può essere
dotato di una unità.
5. Esempi - Esercizi
1. è un anello, mentre e sono campi.
2. Dimostrare che è un anello per ogni e che è un campo se e solo se è primo.
3. e con primo) sono entrambi anelli rispetto alla somma ed al
prodotto righe per colonne tra matrici. Entrambi hanno come unità la matrice identità .
4. Sia un insieme e sia . Definiamo due operazioni su nel modo
seguente:
(a destra abbiamo le operazioni in . Verificare che, con tali operazioni, è un anello commutativo
con unità. Gli elementi invertibili rispetto a sono le funzioni tali che .
5. Definizioni e dimostrazioni analoghe a quelle del punto 4 valgono per dove è un qualsiasi
anello. Dimostrare che "eredita" le proprietà di cioè:
i) è commutativo se e solo se lo è;
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Denotiamo, risp., con Psrng, PsrngAb, Rng e RngAb le classi degli pseudoanelli, degli pseudoanelli
abeliani, degli anelli e degli anelli abeliani. Osserviamo che ogni anello è costituito da almeno due elementi.
Si osservi quindi che l'ordine con cui compaiono le operazioni in un anello è essenziale: infatti, nella
definizione di anello si richiede che rispetto alla prima operazione sia un gruppo abeliano, mentre nel caso
della seconda si richiede che sia un semianello. In sintesi, le due operazioni non sono intercambiabili.
Facciamo un esempio banalissimo: è un anello; non è un anello, perché non è un
gruppo abeliano. Queste due proprietà essenziali degli anelli, associate alle relative operazioni, fanno sì che
dalla teoria generale dei gruppi e dei monoidi discendono alcune delle proprietà di base e generali degli
anelli, di seguito elencate:
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punto osserviamo che l'essere un certo elemento invertibile dipende in modo essenziale
dall'intero anello che stiamo considerando. Ad esempio, l'anello ha solo due elementi
invertibili , mentre, quando passiamo all'anello dei numeri razionali, vediamo che
ogni numero intero ha inverso in . In effetti, soddisfa la notevole proprietà che ogni
suo elemento diverso da zero è invertibile.
1. Se e per , allora dove è un elemento invertibile in , ed si
dicono elementi associati. Ciò, come vedremo, è possibile solo in un dominio di
integrità. Poiché, infatti , $ b = xa$ per un certo ; poiché , per un
certo . Allora . Dato che siamo in un dominio di integrità (dove,
ovvero, ogni elemento ammette inverso moltiplicativo), possiamo cancellare ed
ottenere , dal quale abbiamo dimostrato che è invertibile in , e che quindi è
l'elemento invertibile nella formula iniziale . Ovviamente, la relazione di essere
associati è una relazione di equivalenza. In altre parole, la relazione di essere associati
riguarda due elementi che si dividono vicendevolmente.
4. a(-b)=-(ab)=(-a)b$
5.
T15:i.08 Per uno pseudoanello può accadere che presi due elementi , diversi
dallo zero, il loro prodotto sia uguale allo stesso elemento zero. Tali elementi si dicono divisori
dello zero; più specificamente se lo pseudoanello non è abeliano si dice divisore a sinistra dello 0 ed
divisore a destra.
In merito alla operazione di prodotto, se questa risulta commutativa tale che , l'anello si
dice commutativo. Un anello commutativo privo di divisore dello zero, ovvero che non rispetta la proprietà
1.1, è detto dominio di integrità. Quindi, un anello commutativo è un dominio di integrità se e solo se il
prodotto di elementi diversi da zero è diverso da zero. La legge di cancellazione del prodotto non è stata
definita tra le sue proprietà generali poiché, intuitivamente, essa può valere solo se _l'anello è un dominio
di integrità, ovvero privo di divisori dello zero. Dato un anello abeliano , ovvero, si individua la seguente
proposizione
Abbiamo quindi la seguente definizione: (Legge di cancellazione per il prodotto) Sia un dominio di
integrità. Allora, per ogni con , si ha
La legge di cancellazione apre la possibilità di numerose utili elaborazioni; i domini di integrità sono
quindica considerare come anelli che costituiscono strumenti elaborativi particolarmente efficaci.
Osservazione 2.1.8 La legge di cancellazione vale in un anello per la somma (ovvio), ma non vale in
generale per il prodotto. Per esempio in si ha La condizione necessaria per
far valere la legge di cancellazione per il prodotto è l'assenza di divisori di zero. Infatti in questo caso
e e . La presenza di divisori di zero può causare anche altri
fenomeni contrari "all'esperienza matematica comune" (qualsiasi cosa questo voglia dire visto che per molti
significa fare le somme in e poco più ). Per esempio quante radici ha in
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invertibile in , si dicono relativamente primi. Ancora più nello specifico, poiché un associato di
un massimo comun divisore è ancora un massimo comun divisore, e poiché ogni elemento invertibile
è associato a (per stessa definizione di elemento invertibile per ), possiamo assumere
che se sono relativamente primi si ha .
(Algoritmo di Euclide): in un anello euclideo, si può calcolare come segue...
L'algoritmo si fonda sulla circostanza che
, dove
e il raggiungimento del caso base è inevitabile poiché, nell'ambito delle divisioni successive, i
successvi resti formano una successione decrescente di numeri positivi
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Possiamo concludere quindi con la definizione della seguente, fondamentale, struttura algebrica che ci
accompagnerà in tutto il seguito dell'analisi della matematica discreta:
Un dominio di integrità si dice dominio a fattorizzazione unica se ogni elemento non zero di R o è
invertibile oppure si può scrivere come prodotto di un numero finito di elementi irriducibili di , e tale
decomposizione costituisce la sua fattorizzazione unica (a meno dell'ordine e di associati degli elementi
irriducibili). In tale ultimo caso, l'elemento è detto "composto"
Un particolare tipo di dominio a fattorizzazione unica è l'anello euclideo. Un dominio di integrità con unità
si chiama anello euclideo se per ogni è definito (senza valore predefinito assegnato) un valore
tale che, con riferimento anche a un :
;
in particolare si ha, se non è invertibile in , . Infatti (anticipando quella
che sarà a breve la definizione specifica di un ideale in anello euclideo), consideriamo l'ideale
di . Essendo , il valore secondo di è il minimo dei
valori secondo degli elementi di . Ora, . Se si ha che (sulla scorta di
una dimostrazione che faremo a breve) essendo il valore di secondo minimo tra gli
elementi di , ogni elemento di è multiplo di . In particolare, è multiplo di , e
dunque per un certo . Essendo in un dominio di integrità, possiamo eliminare la
ottenendo , contro l'ipotesi iniziale che non è invertibile. La contraddizione pertanto
ci obbliga a dire che .
è
(Algoritmo della divisione)a = tb + r$ per dove alternativamente:
;
$d(r) < d(b)
Per ogni ideale di , esiste un che permette di generare l'ideale stesso, definendo ogni suo
elemento come al variare di in . Abbiamo, ovvero, che è possibile definire ogni ideale di un anello
euclideo come composto dai multipli di un suo dato elemento essenziale (con l'operazione di prodotto
definita nell'anello). Definiamo perciò
Infatti, se consta del solo elemento , poniamo e siamo arrivati. Supponiamo invece il caso
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generale , per cui esiste in un elemento . Sia tale che sia minimo tra tutti i
con . Dato che , ciò è sempre possibile per il principio del minimo. Sia . Per la seconda
proprietà degli anelli euclidei esistono tali che , con ovvero . Poiché
e è un ideale di , , e siccome anche si conclude che . Si ha però anche
che , da cui segue che . Se tale , allora per definizione per la formula
citata sopra quando però avevamo posto, quale scelta iniziale, che individua l'elemento per cui il valore
è minimo, contraddicendo perciò le nostre ipotesi di partenza. Ciò, quindi, ci costringe a porre e
quindi, essendo , a dire che un generico , ovvero è multiplo di un valore
opportunamente individuato.
Definiamo un come anello ad ideali principali un dominio di integrità con unità dove ogni ideale è
della forma per un certo . Perciò, possiamo dire che ogni anello euclideo corrisponde ad un
anello ad ideali principali. Esistono però, al contrario, anelli ad ideali principali che non sono euclidei.
Sia un campo. Per anello di polinomi in una indeterminata , denotato con , si intende un anello ad
ideali principali il cui terreno è l'insieme dei simboli , dove è un numero intero non
negativo e dove i coefficienti sono elementi di . Per poter definire tale struttura come un
anello, e in particolare un anello ad ideali principali, dobbiamo definire i relativi elementi costituenti che
permettano allo stesso di rispettare gli assiomi di anello (ovvero, le operazioni di somma e prodotto, nonché
una metodologia di confronto degli elementi per la individuazione di una relazione d'ordine), nonché gli
altri elementi fin qui definiti. Abbiamo quindi che, se e
sono elementi di :
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La regola di Ruffini è una regola di scomposizione dei polinomi introdotta dal matematico Paolo Ruffini nel
XVIII secolo, grazie alla quale è possibile effettuare la scomposizione di polinomi di grado qualsiasi sotto
opportune ipotesi espresse dall'omonimo teorema di Ruffini.
L'importanza del metodo di Ruffini riguarda il fatto che esso funziona anche laddove le tecniche di
scomposizione derivanti dai prodotti notevoli falliscono. Ne parliamo nel dettaglio qui di seguito,
proponendo il metodo e mostrando come applicarlo negli esercizi mediante opportuni esempi.
Perché studiare il metodo di Ruffini?
Il metodo di Ruffini, sebbene spesso sia considerato quasi un incubo dagli studenti delle superiori, è uno dei
metodi più sicuri e meccanici per scomporre i polinomi.
dove e sono polinomi rispettivamente di grado 1 e . Tale risultato deriva, ovviamente, dal
teorema di Ruffini che individua appunto una radice di un polinomio qualora divida il polinomio
stesso.
Partiamo da un esempio e vediamo ogni singolo passaggio della regola generale: consideriamo il polinomio
. I passaggi da seguire sono i seguenti:
1. Ricerca di una radice per applicare la regola di Ruffini. Cerchiamo una radice particolare del
polinomio. Per farlo consideriamo la frazione data dal termine noto diviso il coefficiente direttivo,
ossia il termine di grado massimo. In generale, c'è un teorema dell'Algebra secondo cui dato un
polinomio di grado
per cercarne una radice particolare possiamo scrivere la frazione data dal rapporto tra termine noto
ed il coefficiente del termine di grado massimo . Una sua radice particolare sarà della forma
dove è un divisore del termine noto e è un divisore del coefficiente del termine di grado
massimo . Il risultato appena esposto è un teorema conosciuto con il nome di teorema delle radici
razionali. Nel nostro esempio il termine noto è e il coefficiente di è , dunque cerchiamo i
candidati al ruolo di radice del polinomio tra i divisori di cioè
Come facciamo a capire quale di questi valori è una radice del polinomio? Consideriamo il polinomio
e sostituiamo, separatamente, i valori al posto di . Se la valutazione del polinomio risulta
essere nulla, allora avremo trovato una radice; in caso contrario dovremo passare al valore successivo.
Nell'esempio abbiamo
Come vedete, nella prima riga compaiono i coefficienti dei termini del polinomio ordinati per grado. Nel
nostro esempio mancava il termine di grado 2, quindi abbiamo aggiunto uno zero. La riga si conclude con il
termine noto. Nella seconda riga troviamo come primo elemento la radice del polinomio che abbiamo
trovato inizialmente. Fatto ciò possiamo dare il via all'applicazione della regola di Ruffini completando la
tabella appena disegnata. Nella terza ed ultima riga riportiamo in prima posizione il coefficiente del termine
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di grado massimo. Procediamo poi con la compilazione della seconda e della terza riga. Moltiplichiamo
l'elemento della terza riga (l'1 blu) per la radice (l'1 rosso) e riportiamo il risultato (l'1 verde) nella seconda
riga, sulla colonna successiva. A questo punto, sulla seconda colonna, sommiamo il coefficiente della prima
riga (lo 0) con l'elemento presente sulla seconda riga (l'1 verde), e riportiamo il risultato sulla terza riga.
Reiterando il procedimento arriviamo all'ultimo elemento a destra sulla terza riga, che rappresenta il resto
della scomposizione. Se abbiamo effettuato i calcoli correttamente, allora questo termine deve valere
necessariamente zero ed avremo una situazione come quella rappresentata nella figura seguente:
3. Come si passa dalla tabella alla scomposizione del polinomio ? Ci viene in soccorso
il teorema di Ruffini, il quale ripetiamo afferma che un polinomio è divisibile per se e
solo se , ovvero se e solo se è una radice del polinomio.Perciò se abbiamo trovato una
radice del polinomio , esso sarà divisibile per il binomio . Nel nostro caso il polinomio
di grado 1 sarà , ossia ( la radice trovata), mentre quello di grado (nel nostro
esempio ) ha come coefficienti i numeri che compaiono nella terza riga della tabella:
4. Eventualmente, reiterare Ruffini. In generale, dopo aver applicato Ruffini, ci ritroviamo con una
scomposizione
Un polinomio si dice intero se i suoi coefficienti sono interi; monico se il coefficiente del termine di grado
massimo è .
Come in ogni anello ad ideali principali, vale quanto affermato in termini di definzione degli elementi
componenti l'insieme. Vale a dire, si individuano unitariamente il cosiddetto algoritmo della divisione
(caratteristica di un anello euclideo) e il teorema della fattorizzazione unica, ovviamente con le relative
specificazioni:
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circostanza che tale espressione è valida sempre, e che quindi un polinomio può sempre essere
costruito mediante la espressione
Massimo comun divisore dei coefficienti (solo per coefficienti razionali/interi): Dato un
polinomio , con , definiamo come divisore il valore
intero . Se tale è pari a , il polinomio si dice primitivo. Un polinomio
intero e monico, ovvero un polinomio della forma è ovviamente primitivo. Il
prodotto di due polinomi è un polinomio primitivo e, di conseguenza,
. Una semplice induzione permette di estendere tale risultato al prodotto di un
numero finito qualunque di polinomi. Si ottiene ;
Lemma di Gauss: Se un polinomio primitivo si decompone nel prodotto di due
polinomi a coefficienti razionali, allora si decompone anche nel prodotto di due polinomi a
coefficienti interi. La dimostrazione è la seguente. Sia dove hanno
coefficienti razionali. Riducendo allo stesso denominatore e mettendo in evidenza i fattori
comuni, possiamo scrivere , dove e hanno coefficienti
interi e nello specifico sono primitivi. Ne segue . Il polinomio a primo
membro è ovviamente un polinomio a coefficienti interi, ottenuto come prodotto di un intero e
un polinomio primitivo. Di conseguenza, il suo divisore è , in quanto è primitivo;
sono primitivi. e come sappiamo il prodotto di polinomi primitivi è un
polinomio primitivo. Pertanto, anche il secondo membro tutto è un polinomio ottenuto quale
prodotto di un intero e di un polinomio primitivo, il cui divisore in particolare è il valore .
Allora , con a coefficienti interi, come vuole il
teorema.
Corollario al Lemma di Gauss: Se un polinomio intero e monico si decompone nel prodotto di
due polinomi non costanti a coefficienti razionali, allora si decompone a sua volta anche nel
prodotto di due polinomi interi e monici.
Teorema della fattorizzazione unica: ogni polinomio di si può esprimere in modo unico
come prodotto di polinomi irriducibili in
Anche in questo caso, perciò, possiamo definire ciascun polinomio con la seguente formulazione:
Quanto detto finora ci ha permesso di capire che, in qualsiasi anello algebrico, gli elementi irriducibili
assumono il rango di mattoni costituenti il terreno della struttura algebrica. Tutti gli elementi vengono
infatti costruiti a partire, in via induttiva, dagli elementi irriducibili. Il loro ruolo, anche computazionale, è
quindi essenziale anche e soprattutto per l'attività analitica e per la semplificazione delle computazioni,
mediante il processo di fattorizzazione. Capire quindi quando un elemento, e in particolare un polinomio, è
fattorizzabile o - al contrario - irriducibile costituisce un problema essenziale. Nel caso dei polinomi (che
rappresentano un generico elemento di un terreno) non sempre è possibile applicare la definizione di
irriducibilità, per evidenti difficoltà computazionali. Vengono però in aiuto una serie di criteri che, in
presenza di specifiche (e limitanti) condizioni, ci permettono di capire preventivamente se un polinomio è
irriducibile.
Abbiamo già sottolineato come la irriducibiltà o meno di un polinomio dipenda in primis dalle sue
caratteristiche ma anche dal terreno sul quale viene composto. Perciò, i seguenti criteri si vanno a
distinguere proprio in base ai differenti terreni presi in esame per la costituzione del polinomio.
Sulla base di quanto detto finora, appare chiaro che la nozione di irriducibilità di un polinomio dipende dal
campo . Per esempio, il polinomio (che è a coefficienti in , e quindi anche in ) è riducibile su ,
perché , essendo e polinomi a coefficienti in , mentre è
irriducibile su , dato che e quindi .
Partiamo dalla riducibilità o irriducibilità di un polinomio quando è uguale a o
Polinomi irriducibili su Ricordiamo che (cfr. proposizione 6.4) il numero di radici di un polinomio a
coefficienti in un campo è minore o uguale al grado del polinomio. Ci sono casi in cui un polinomio
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ammette in meno radici del suo grado: per esempio, il polinomio non ammette in radici (pur
avendo grado 2). Su invece lo stesso polinomio ammette due radici, cioè tante quante il suo grado. Il
polinomio non ammette su nessuna radice. Supponiamo ora di lavorare nel campo
dei numeri complessi, rispetto alle operazioni
In questo caso ogni polinomio ammette esattamente tante radici quanto è il suo grado. Eे questo il
contenuto del cosiddetto Teorema Fondamentale dell'Algebra, che è di fondamentale importanza in tutta la
matematica. Di tale teorema esistono diverse dimostrazioni che utilizzano di volta in volta vari settori della
matematica, ma noi ce ne asteniamo, non avendo sufficienti strumenti.
TEOREMA (TEOREMA FONDAMENTALE DELL'ALGEBRA.) Ogni polinomio di grado
ammette in esattamente radici.
In virtù del teorema di Ruffini ciò significa che su ogni polinomio si fattorizza in fattori lineari: se
è il grado del polinomio, dette le sue radici (eventuamente coincidenti), si ha
cio è radice anch'essa di . Ciò premesso, supponiamo (di grado ) irriducibile su . Allora
non avrà radici reali. La sua fattorizzazione in fattori lineari sarà pertanto
con Ora,
Per esempio, il polinomio a coefficienti reali è privo di radici reali, perché, per ogni , è
maggiore di zero, ma è fattorizzabile al modo seguente:
Quando però il polinomio di grado , allora la mancanza di radici nel campo assicura la
irriducibilità di Infatti, se si fattorizzasse, uno almeno dei suoi fattori sarebbe di grado 1, e
questo comporterebbe (in base al teorema di Ruffini) l'esistenza di una radice in .
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Osservazione Abbiamo caratterizzato i polinomi irriducibili su e su . Sappia- mo quindi per esempio che
un polinomio di terzo grado su è sicuramente riducibile, ma non per questo ne conosciamo la
fattorizzazione in irriducibili (che pure sappiamo esistere ed essere unica in virtù del Teorema Fondamentale
dell'Aritmetica). Questo è tutto un altro problema (equivalente al fatto che sapere che un intero non è
primo non ci fornisce la sua fattorizzazione).
Premettiamo alcuni lemmi, dai quali vedremo come la fattorizzazione di un polinomio su sia strettamente
collegata alla sua fattorizzazione su . Questo stretto legame è dovuto al fatto che è il campo dei
quozienti di , ossia ogni elemento di Q è quoziente di due elementi di (di cui il secondo diverso da 0 )
(cfr. cap. 11). Per studiare la fattorizzazione di polinomi a coefficienti in dovremo considerare polinomi a
coefficienti in e studiarne alcune proprietà. Si noti che finora abbiamo definito solo polinomi a coefficienti
in un campo e abbiamo dimostrato molte loro proprietà. Nessuno ci vieta tuttavia di definire anche
polinomi a coefficienti in un anello commutativo con unità (come ). L'importante è non pretendere che
valgano per tali polinomi i risultati che valevano per il caso in cui i coefficienti appartenevano ad un campo.
Come sappiamo, inoltre, il lemma di Gauss ci dice che se un polinomio a coefficienti in è fattorizzabile su
, allora esso è fattorizzabile anche su , o, equivalentemente, se è irriducibile su , allora è irriducibile
anche su . Sembrerebbe allora di poter concludere che un polinomio a coefficienti in è irriducibile su
se e solo se esso è irriducibile su Q. Infatti, dato che, per esempio, un polinomio in irriducibile su è
ovviamente irriducibile anche su , si potrebbe pensare che debba valere anche la analoga proprietà che un
polinomio a coefficienti in irriducibile su debba necessariamente essere irriducibile su Z. Ma si pensi
alla definizione di polinomio irriducibile: un polinomio è irriducibile se, potendosi scrivere come
prodotto di due polinomi, allora uno dei due è invertibile. Allora, esaminiamo per esempio il polinomio
: esso è irriducibile su , perché è associato al polinomio , che è chiaramente
irriducibile su (essendo di secondo grado privo di radici razionali). Tuttavia è riducibile su , perché
la fattorizzazione è una fattorizzazione non banale su , perché 5 non è invertibile su In altri
termini, i due polinomi e non sono associati in . Gli elementi invertibili di non sono
le costanti non nulle, ma sono gli elementi invertibili di , ossia . Quindi, la riducibilità su non implica
la riducibilità su Dato che non è un campo, non si possono estendere a risultati del tipo: se un
polinomio è riducibile su , che è contenuto in , allora è riducibile su infatti ed sono entrambi
campi, l'uno contenuto nell'altro e un elemento di è invertibile in se e solo se è invertibile in . Si noti
infine che volutamente, quando abbiamo dato (cfr. definizione 6.9) la definizione di irriducibilità di un
polinomio a coefficienti in un campo, non abbiamo detto che un polinomio è irriducibile se, ogni volta che si
fattorizza, uno dei due fattori è una costante non nulla (cosa che peraltro avremmo potuto fare, dato che
nel caso di polinomi a coefficienti in un campo le due nozioni di polinomio invertibile e di costante non
nulla coincidono). Il motivo per cui abbiamo fatto ciò è che in questo modo la definizione data si può
applicare ad anelli più generali.
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CoROLLARIO Se un polinomio monico a coefficienti interi ha una radice razionale, questa è un numero
intero.
La proposizione ci dice che le possibili radici razionali di un polinomio sono da ricercarsi tra i
numeri razionali della forma , dove varia tra i divisori del termine noto e tra i divisori del
coefficiente direttivo . Quindi la ricerca si limita ad un insieme finito.
Esempio Se il polinomio ha radici razionali, queste devono trovarsi nel seguente insieme:
. Basta allora controllare se queste sono radici di . Come è facile verificare,
nessuno dei numeri razionali elencati è radice di , quindi si può essere certi che non possiede radici
razionali.
10
Esiste poi un criterio molto utile che permette direttamente dall'esame dei coefficienti di stabilire se un
polinomio a coefficienti interi è irriducibile su .
DIMOSTRAZIONE. Per il Teorema di Gauss basta provare che è irriducibile su . Supponiamo per
assurdo che sia , con
polinomi di gradi e , se . Allora e , per cui . Non può
dividere entrambi (altrimenti sarebbe ). Supponiamo quindi, per esempio, che divida ma non
divida . Sia il coefficiente con indice più basso non diviso da ( non può dividere tutti i , altrimenti
dividerebbe tutti gli , contro l'ipotesi). Allora per da cui
infatti divide divide tutti i con , da cui deve dividere non potendo
dividere , deve necessariamente dividere . L'assurdo nasce dall'aver supposto riducibile.
OsSERVAZIONE Si noti che il criterio di Eisenstein offre una condizione sufficiente di irriducibilità, ma non
una condizione necessaria! Questo significa che un polinomio può benissimo essere irriducibile, ma che non
esiste nessun primo che soddisfi le condizioni del criterio di Eisenstein.
OsSERVAZIONE Attenti anche a non utilizzare il criterio di Eisenstein per vedere se un polinomio è
irriducibile su per qualche primo! criterio vale solo per testare la irriducibilità di un polinomio a
coefficienti in su .
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Vorremmo però trovare altri metodi che permettano, dato un polinomio a coefficienti interi, di decidere se si
tratta di un polinomio riducibile o no su . Un metodo possibile (che però si può utilizzare solo nei casi in
cui il grado del polinomio non è troppo elevato) è quello di cercare direttamente una fattorizzazione del
polinomio dato. Se per esempio è un polinomio (che si può sempre supporre a coefficienti interi e
primitivo) di grado 5 e se abbiamo preventivamente controllato che il polinomio è privo di radici razionali,
allora, se si fattorizza, esso potrà fattorizzarsi solo nel prodotto di un polinomio di secondo grado per
uno di terzo. Uguagliando allora i coefficienti, si ottiene un sistema, per il quale cerchiamo soluzioni intere,
dato che, come sappiamo, ci si può sempre ridurre a una fattorizzazione in . Se il sistema è
incompatibile, allora il polinomio originario è irriducibile.
Esempio
Si provi che è irriducibile su . II polinomio non ha radici razionali, quindi si può fattorizzare
solo nel prodotto di due polinomi di secondo grado. Ricordando che il coefficiente direttivo del prodotto è il
prodotto dei coefficienti direttivi, e il termine noto del prodotto è il prodotto dei termini noti dei fattori, si
può scrivere dove, per i termini noti, verranno scelti o entrambi i
segni + o entrambi i segni -. I sistemi che si ottengono uguagliando i coefficienti sono
Questo metodo diventa molto utile sfruttando l'algoritmo di Ruffini per la fattorizzazione di un polinomio.
Il metodo che presenteremo qui di seguito invece è assai utile per il controllo della irriducibilità di un dato
polinomio a coefficienti interi. Si tratta di fatto di uno dei metodi dai maggiori risvolti applicativi.
Esempio
Diamo un esempio per mostrare come funziona questo metodo. Si provi che il polinomio
è irriducibile su .
Pensato come polinomio a coefficienti in , il polinomio è (i coefficienti pari diventano 0 in .
Ora, questo polinomio non ha radici in , quindi, se si fattorizza, si fattorizza nel prodotto di due fattori
di secondo grado, precisamente , tenendo conto del modo in cui si
trovano coefficiente direttivo e termine noto del prodotto (e del fatto che siamo in ). È facile vedere che
questa fattorizzazione non è possibile. Quindi è irriducibile su , per cui il polinomio originario
è irriducibile su .
Avendo provato che è irriducibile su possiamo anche concludere per esempio che
è irriducibile su , dato che pensato come polinomio su diventa proprio
Per comodità, riassumiamo qui di seguito i metodi visti per decidere se un polinomio è irriducibile su ,
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senza che questo significhi che questi sono tutti i modi possibili per affrontare questo problema, né che
vadano eseguiti nell'ordine dato.
per indicare tutti i multipli di rispetto ad una operazione (somma/prodotto) definita in . Il sottoinsieme
gode di una particolare proprietà: non solo è un sottoanello di ma si ha anche che, moltiplicando un
qualunque elemento di per un qualunque elemento di , si ottiene ancora un elemento di . Un
sottanello che goda diquesta ulteriore proprietà prende il nome di ideale, e nello specifico indicheremo
come ideale generato da . Il concetto di ideale, evidentemente, è l'analogo per gli anelli delle classi
laterali già definite per i gruppi.
Immediatamente, si intuisce che con riferimento agli anelli, ogni ideale generato da individua una classe di
equivalenza di rispetto alla relazione di congruenza modulo .
La caratteristica essenziale degli ideali è che, essendo a loro volta anelli dotati di operazioni di somma e
prodotto, a partire da essi è possibile ancora formare ulteriori "sottoideali", che ovviamente costituiscono in
ultima istanza ideali dell'anello di partenza. In particolare, ci interessa la costruzione di un ideale formato a
partire da un primo ideale di definito rispetto alla sua operazione di prodotto:
Applicando tali concetti alle strutture polinomiali, ovvero composte da polinomi generici formati su un
anello , otteniamo le definizioni generali di seguito, per un :
, dal quale si
ottiene la classe di equivalenza modulo nell'anello quoziente , rispetto alla relazione
di congruenza "polinomiale". Ogni classe di equivalenza corrisponde a un valore congruente a
modulo . Ogni polinomio pertanto appartiene alla classe di equivalenza (e di congruenza)
definita dal resto della divisione (riprendendo l'"algoritmo della divisione"), e il
numero di classi di equivalenza è pari al numero di possibili resti delle divisioni per . Inoltre, *se
il polinomio ha grado , i resti saranno dei polinomi di grado . Con ciò possiamo
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Ciò ci permette di stabilire che, dato un anello e un sottoanello , possiamo individuare esattamente
classi di equivalenza . L'anello quoziente sarà pertanto composto esattamente da
ideali. Per come sono stati definiti gli elementi di ogni singolo ideale, ovvero come applicazione di una
operazione di somma definita in a ciascun ideale formato a partire dalla operazione di prodotto, va da sé
che la classe di equivalenza associata all'ideale , ovvero con , corrisponde allo zero nel
quoziente (rispetto all'operazione di somma da cui sono stati creati gli ideali), ed equivale esattamente
all'ideale generatore di partenza. Tale ideale, costituito unicamente dalla operazione di prodotto rispetto, è
quello composto da tutti i multipli del modulo . Essi sono quindi da considerarsi pari a nella relativa
classe di equivalenza, che infatti indicheremo semplicemente con .
Un anello commutativo con unità nel quale ogni suo elemento non zero ha un inverso moltiplicativo si
dice campo e, per definizione, ogni campo è un dominio di integrità. Detto altrimenti, un campo è un
anello commutativo nel quale si può dividere per un qualunque elemento non zero.Infatti, sia un campo e
. Supponiamo che sia tale che . Allora ,
quindi non è un divisore dello zero.
Condizione necessaria e sufficiente affinché un anello commutativo con unità sia un campo
è che sia irriducibile su .
Infatti, per irriducibile, e dato un qualsiasi , si ha (si elimina la notazione di
classe di equivalenza per semplificare) . Ponendo
, si ha che e quindi . Per definizione pertanto, si individua
sempre una classe inversa moltiplicativa di .
La conseguenza immediata è, quindi, che l'essere o no un campo dipende dal polinomio . Sulla scorta
delle considerazioni fatte precedentemente in termini di anelli quoziente, e delle cardinalità dei relativi
terreni, sappiamo ora costruire in ogni caso un campo finito o infinito in un dato terreno . In particolare,
per ogni primo e ogni intero esiste un campo di ordine . Basta partire dall'anello , fissare un
polinomio irriducibile su di grado . Si ottiene un quoziente costituente campo con
elementi. Si hanno le seguenti proprietà consequenziali:
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proprietà dei campi polinomiali e degli campi quoziente si applicano ad ogni campo, dove un
semplice campo è da considerarsi come campo con gli elementi aventi ;
ogni campo finito ha sempre un numero di elementi pari a elementi, per un opportuno primo,
poiché ogni terreno (e quindi ogni campo) è una forma particolare di un generico anello polinomiale.
infatti, ogni campo può essere considerato come campo quoziente con ,
ed avente perciò elementi. Esso di fatto è l'anello/campo delle classi di resto modulo .
Tale anello è di tipo , dove ogni elemento è una classe di equivalenza che
abbiamo visto essere definito come ... L'elemento zero è la classe $F[p] = $ costituita
dall'elemento e dai suoi multipli. Pertanto, gli eventuali divisori dello zero
nell'anello $$ sono individuati da tutti e soli i valori componenti una
fattorizzazione di . Se non è fattorizzabile allora per definizione è irriducibile, ovvero
fattorizzabile solo per se stesso e l'elemento unità. Ogni altro elemento è pertanto
invertibile, la cui classe inversa si individua con il noto algoritmo che muove dalla circostanza
che ;
- di conseguenza, per ogni primo e ogni intero positivo esiste uno ed un solo campo finito
con elementi, a meno di isomorfismi. Perciò, fissando un numero di elementi, è sempre
possibile costruire un campo modulo con polinomi di grado tale che a partire da
un polinomio irriducibile su .
Ad esempio si costruisca, se esiste, un campo con 8 elementi. Un campo con 8 elementi esiste, perché
è la potenza di un numero primo. Per costruire un tale campo si parte dall'anello dei polinomi a
coefficienti in , poi si prende un polinomio di terzo grado a coefficienti in e irriducibile in , ad
esempio (uno qualunque di terzo grado va bene, purché sia irriducibile), e si considera l'insieme
cioè dei polinomi di grado 2 , con la condizione che ogni volta che nella moltiplicazione troviamo lo
sostituiamo con (si osservi che avremmo dovuto scrivere , ma, trovandoci in ,
quindi possiamo trascurare il segno). Naturalmente, se troviamo scriveremo
. Si tratta dell' insieme delle classi rispetto alla relazione di aquivalenza
che dichiara equivalenti due polinomi di quando la loro differenza è un multiplo di Ke
quindi
con l'operazione di addizione (1.1) e moltiplicazione (1.2). Si invita lo studente a scrivere le tavole additiva
e moltiplicativa di tale anello e verificare che si tratta effettivamente di un campo. Nel fare le
moltiplicazioni tra classi si deve tener presente che si deve porre e quindi
, ecc.
Vediamo un altro esempio. Per ogni polinomio di secondo grado si consideri l'anello quoziente
. Intendiamo studiare tali quozienti, stabilendo quali sono domini di integrità, quali possiedono
divisori dello zero, quali sono campi, quali sono gli elementi invertibili. E scriveremo per ogni la
corrispondente tavola moltiplicativa del quoziente.
Missing \end{array}
\end{array}
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Si vede che la classe è un divisore dello zero. Esistono due elementi invertibili, e .
b. è riducibile perché . II quoziente quindi possiede divisori dello zero, ossia non è un
dominio d'integrità.
Si noti che utilizziamo lo stesso simbolo per indicare una classe sia in questo caso, sia nel caso
precedente, ma si tratta di classi di equivalenze rispetto a congruenze diverse, una modulo , l'altra
modulo . Anche nelle successive tavole continueremo ad indicarle allo stesso modo.
Missing \end{array}
\end{array}
Si vede che e sono divisori dello zero. L'unica classe invertibile è la classe c.
, quindi il quoziente non è un campo né un dominio di integrità.
La tavola moltiplicativa del quoziente e
0 0 0 0 0
0
Esiste un solo divisore dello zero, , ed esistono due elementi invertibili, e . è irriducibile
su perché di secondo grado e privo di radici in . Quindi l'anello quoziente è un campo. La tavola
moltiplicativa del quoziente è
Dalla tavola si vede che ogni classe non nulla è invertibile, come deve essere in un campo. I due anelli
e sono isomorfi. Basta considerare l'applicazione cosi definita:
Il Lemma di Gauss fornisce la fondamentale connessione tra un anello dei polinomi e un anello degli interi,
o gli anelli da questo derivati.
Per ogni operazione ovviamente esiste anche la relativa potenza,come ricavata dai gruppi componenti.
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La coesistenza di due operazioni nella medesima struttura algebrica apre le porte ad una particolare
operazione costituente combinazione delle due. Tale operazione può quindi essere usata anche per definire la
struttura algebrica di anello con una operazione unica, composta - in maniera simile ad una struttura - da
due operazioni innestate. Definiamo quindi, date le operazioni e , l'operazione di combinazione lineare
Come per ogni operazione, anche nel caso della combinazione lineare è possibile fare la potenza di un
elemento rispetto ad essa. Ricordiamo che fare la potenza di un elemento di un gruppo equivale ad
*iterare a partire da o da (o nel caso additivo) l'operazione del gruppo. La caratteristica
fondamentale, in qeusto caso, è che l'operazione di potenza cambia a seconda di come le due operazioni
componenti una combinazione lineare vengono strutturate nel produrre l'operazione complessiva. Vale a
dire, per una combinazione lineare di due operazioni e abbiamo due definizioni alternative di potenza:
Potenza SOP;
Potenza POS.... Questa operazione può essere computata, in maniera più efficiente, mediante la
seguente formula che prende il nome di formula del binomio di Newton:
La dimostrazione di tale formula verrà fornita solo in occasione della discussione di un particolare
tipo di anello, facente parte del settore del calcolo combinatorio. Nel frattempo prendiamo tale
proposizione per vera ed osseviamo che il suo enunciato fornisce un senso ad una scrittura del tipo
per e , dato che i coefficienti binomiali che compaiono nella formula sono numeri
interi.;
Definizione Sia un dominio di integrità. La caratteristica di è il minimo intero positivo tale che
Se un tale intero non esiste allora si dice che ha caratteristica La
caratteristica di si indicherà con .
6. Esempi - Esercizi
1. e hanno caratteristica 0, mentre ha caratteristica per ogni primo .
2. Sia allora Sia allora Questi
due anelli però non sono, in generale, domini di integrità (dimostrare che è un
dominio e che è un dominio ). Dunque per loro non si parla di
caratteristica.
3. Dimostrare che un dominio di integrità finito (cioè un campo finito) ha caratteristica
Anche in questo caso definiamo, come con le precedenti strutture e con riferimento alle operazioni di
potenza, i seguenti elementi per uno pseudoanello e/o per un anello :
elemento nihilpotente: un elemento , ovvero diverso dallo zero nello pseudoanello costituente,
tale che esiste un per cui , ovvero è uguale allo zero della struttura. Il più piccolo di
tali viene ovviamente detto grado di nihilpotenza dell'elemento ;
elemento periodico: con stretto riferimento all'operazione di prodotto, un elemento , ovvero
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diverso dall' unità nello pseudoanello costituente, tale che esiste un per cui , ovvero
è uguale all'unità della struttura, elemento neutro rispetto all'operazione prodotto per cui è applicata
la potenza. Anche qui, se è il più piccolo intero positivo per cui questo si verifica, si dice che ha
ordine (o periodo) . Vediamo alcuni esempi concreti: l'unità ha sempre periodo 1, lo zero non è mai
periodico. In e 3 hanno periodo 4,4 ha periodo In ha periodo e 4 non sono periodici.
In ha periodo 3,3 ha periodo 5,4 ha periodo 3,5 ha periodo 6,6 ha periodo
ELEMENTO INVERTIBILE
Per definizione ogni anello è un gruppo abeliano rispetto alla somma, le distinzioni dipendono dalle
proprietà del prodotto. Quindi invece di ripetere continuamente a quale operazione ci stiamo riferendo
diamo la seguente
Definizione Sia un anello con unità. Un elemento si dice invertibile se è invertibile rispetto al
prodotto. L'insieme degli elementi invertibili di si denota con . Lemma 2.1.4 Sia un anello con unità.
1. ;
2. un gruppo.
7. Esempi
1. è un anello senza elemento unità quindi non ha senso parlare di invertibili in In si ha
.
Si dice corpo un anello , in cui gli elementi diversi dallo zero formano gruppo rispetto all'operazione
prodotto. Denotiamo con Krp la classe dei corpi. In formule:
Perché la definizione abbia senso un corpo deve presentare almeno due elementi distinti, lo zero e l'unità.
L'anello binario , oltre a essere l'anello nonnullo meno esteso, è il corpo meno esteso.
L'insieme degli elementi del corpo diversi dallo zero, prende il nome di gruppo moltiplicativo di ;
spesso si denota localmente con .
Campo o corpo commutativo:Un corpo in cui il prodotto sia commutativo viene detto corpo
commutativo o campo. Si dimostra anche che ogni corpo finito è, inevitabilmente, un campo. Per
proprietà transitiva, quindi, ogni corpo finito è definito da una operazione di prodotto commutativa.
Più formalmente, un campo è una struttura con una forma del tipo dove
e sono gruppi commutativi e il prodotto è distributivo rispetto alla
somma I due gruppi citati sono detti gruppo additivo e gruppo moltiplicativo del campo . Un
particolare tipo di campo è il campo numerabile, tra i quali possiamo annoverare gli insiemi dei
numeri razionali relativi, dei numeri algebrici e ; campi più che numerabili sono forniti dagli
insiemi dei numeri reali e dei numeri complessi, muniti delle usuali operazioni di somma,
prodotto, cambiamento di segno, zero e unità. Per questi campi usiamo notazioni come:
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Una proprietà fondamentale dei corpi e dei campi riguarda la non esistenza di divisori dello zero. Ovvero, se
e sono due elementi di un un corpo o di campo tale per cui , allora aut aut . Infatti,
se fosse esisterebbe ; quindi sarebbe , cioè ; simmetricamente si vede che se
fosse dovrebbe essere Viceversa, nel solo caso di strutture finite, ogni anello finito privo di
divisori dello zero, cioè ogni dominio di integrità finito, è un corpo. Con riferimento quindi a una struttura
finita di tipo anello, abbiamo la seguente equivalenza:
à
Tale proprietà, unitamente alla invertibilità di quasi tutti gli elementi, fanno dei campi delle piattaforme
computazionali molto efficaci.
Sono molto importanti, in particolare, i campi finiti che, come vedremo, si possono classificare
completamente con relativa facilità. Sono campi finiti ad esempio, molto importanti per le nostre
applicazioni,gli anelli della forma con numero primo (a rigore dopo essere stati arricchiti
dell'operazione unaria di passaggio all'inverso). Tra gli anelli con essi sono i soli che
possono essere arricchiti per portare a un campo.
Questo è un ideale in ed è il più piccolo ideale di che contiene . Infatti, dato che l'anello
contiene zero e unità, si ha ; inoltre dalla sua espressione si ricava facilmente che
soddisfa le tre richieste [Idl1], [Idl2] ed [Idl3]
- una particolare forma di ideale generato è l'ideale principale, ovvero un ideale generato da
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Se f {\displaystyle f} f è una funzione biunivoca, allora la sua inversa f − 1 {\displaystyle f^{-1}} f^{-1} è
anch'essa un omomorfismo di anelli. In tal caso, f {\displaystyle f} f è detto isomorfismo di anelli.
La composizione di due omomorfismi di anelli è un omomorfismo di anelli. La classe di tutti gli anelli con i
loro omomorfismi forma quindi una categoria.
Omomorfismi unitari
In questo caso, f {\displaystyle f} f induce una mappa tra gli elementi invertibili di A {\displaystyle A} A e
gli elementi invertibili di B {\displaystyle B} B, che risulta essere un omomorfismo di gruppi.
Esempi
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Proprietà
Il nucleo di f {\displaystyle f} f,
Dato l'anello dei numeri interi (Z,+,·) un omomorfismo è la seguente applicazione f:a−b∈Z→Z′ Questa
applicazione mette in relazione l'insieme dei numeri interi Z e l'insieme delle differenze dei numeri interi Z'.
Anche (Z',+,·) è un anello. Esempio 2 Un'applicazione collega l'anello Z6 con l'anello Z3 dei numeri interi
secondo le proprietà dell'aritmetica modulare. f:Z6→Z3 Quindi [x6]=x+6k [x3]=x+3k Preso un [x6] si ha
f([x6])=[x3] nel caso in cui [x6]=x+6k [x6]=x+3(2k) La tavola dell'addizione e della moltiplicazione
dell'anello (Z6 ,+ ,·) è
Nell'esempio precedente dell'omomorfismo f:Z6→ Z3 il nucleo è il sottoinsieme di Z6 con gli elementi { [0]6,
[3]6 } esempio di nucleo La relazione tra il nucleo e il sottoinsieme ideale C'è uno stretto legame tra il
sottoanello ideale I e il nucleo di un isomorfismo.
Il nucleo dell'omomorfismo f:R →R' è un sottoanello ideale di R. Ad esempio, tralasciando il caso banale
dello zero, nell'esempio precedente si ha 3⋅0=03⋅1=33⋅2=03⋅3=33⋅4=03⋅5=0 Pertanto, il nucleo ker(f) è un
sottoinsieme ideale di Z3. La relazione è anche inversa Pertanto, ogni sottoinsieme ideale è il nucleo di un
isomorfismo. Per ogni sottoinsieme ideale I esiste una relazione di equivalenza θ tale che aθb⇔a−b∈I∀a,b∈
Differenza tra anello e campo Un anello è un gruppo abeliano rispetto alla prima operazione ( addizione )
ma non rispetto alla seconda ( moltiplicazione ). Il campo è un anello che è un gruppo abeliano rispetto a
entrambe le operazioni. Esempio 1 ( anello ) L'anello dei numeri interi (Z,+,*) è un gruppo abeliano
rispetto all'addizione. 7+(−7)=0 Viceversa, non è un gruppo abeliano rispetto alla moltiplicazione perché
non esiste un inverso di un numero intero n tale che n∗n−1=1 Ad esempio, il numero 7 non ha un inverso
nell'insieme nei numeri interi. Non esiste 1/7. Quindi, non è un gruppo abeliano rispetto alla
moltiplicazione. Esempio 2 ( campo ) L'anello dei numeri frazionari (Q,+,·) è un gruppo abeliano rispetto
all'addizione e alla moltiplicazione. 7+(−7)=0 7∗7−1=1 Entrambe le operazioni danno come risultato
l'elemento neutro dell'operazione. E' quindi un campo. Nota. In un campo si possono fare molte più
operazioni rispetto a un anello. Ad esempio, si possono dividere due numeri.
Endomorfismi di un gruppo
Sia un gruppo abeliano, definiamo l'anello degli endomorfismi di l'insieme
t.c. omomorfismo con le seguenti operazioni:
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ii) ha unità ha unità (e, in questo caso, l'unità è la funzione tale che
Prodotto diretto
Siano ed due anelli. Sul prodotto cartesiano definiamo due operazioni
a) è commutativo ed lo sono;
L'anello non è mai un dominio di integrità anche se ed lo sono. Infatti in ogni caso si ha
per ogni e
1. e
2. si ha
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8. Esempi - Esercizi
1. In l'insieme è un sistema moltiplicativo. In generale in un dominio A l'insieme è
un sistema moltiplicativo.
2. Sia un ideale primo di , allora è un sistema moltiplicativo. Infatti e
e . Inoltre siano allora, per definizione di ideale primo,
L'insieme delle classi di equivalenza di rispetto alla relazione definita nel Lemma 3.3.2 si indica con
e, su tale insieme, possiamo definire delle operazioni indotte da quelle di (per semplicità la classe di
equivalenza di verrà ancora indicata con :
somma:
prodotto: .
Proposizione 3.3.3 Con le operazioni appena definite è un anello che si definisce anello dei quozienti di
rispetto ad Se allora si indica anche con , è un campo e si definisce campo dei
quozienti di . Dim. Si deve verificare che le operazioni sono ben definite e che soddisfano le proprietà di un
anello o, nel caso di , di un campo. Sono semplici applicazioni delle definizioni quindi diamo solo
qualche breve accenno senza entrare troppo nei dettagli (è un'altra di quelle cose che il fantomatico
"volenteroso lettore" dovrebbe fare "once in a lifetime").
che implica
9. Esempi
1. Usando (per comodità e consuetudine) la notazione è facile vedere che
2. Sia un numero primo ed , allora
3. Sia ed , allora
Definizione 3.3.4 Sia un dominio di integrità e un ideale primo. Sia , allora si dice
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Corollario Sia un sistema moltiplicativo in un dominio A. Gli ideali di sono tutti e soli gli
ideali con ideale di . Inoltre
Esercizio Sia un numero primo e sia . Quali sono tutti gli ideali di
Cerchiamo adesso delle nozioni simili a quelle di sottogruppo e sottogruppo normale, la definizione potrà
sembrare artificiosa all'inizio ma, in seguito, vedremo che gli ideali negli anelli sono i nuclei di omomorfismi
esattamente come lo erano i sottogruppi normali nei gruppi.
1. è un sottogruppo additivo di ;
2. si ha .
1. I è un sottogruppo additivo di ;
2. e si ha e
Sia un sottoinsieme di un anello . L'ideale generato da è il più piccolo (rispetto alla relazione di
inclusione) ideale di che contiene , tale ideale si indica con
di
è un ideale di .
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Dim. Esercizio.
Esempio In abbiamo già visto che dove è il minimo comune multiplo). Inoltre
per l'identità di Bezout tali che Dunque ,
l'inclusione opposta è banale dato che entrambi e sono contenuti in , quindi
.
Dato che un ideale di un anello è un sottogruppo del gruppo abeliano (quindi un sottogruppo
normale) possiamo definire il gruppo quoziente come fatto nel capitolo sui gruppi. In effetti tale gruppo
è un anello con le operazioni indotte da .
Dim. Dai risultati sui gruppi sappiamo che è un gruppo abeliano rispetto alla somma. Dobbiamo
dimostrare che il prodotto è ben definito cioè che e In effetti
tale che e, analogamente, tale che .
Dunque
Le altre verifiche delle proprietà del prodotto seguono dalle proprietà delle corrispondenti operazioni su .
Osservazione 2.2.4 Il quoziente di un anello modulo un suo sottoanello è un gruppo abeliano rispetto alla
somma ma, in generale, non è un anello perché l'operazione prodotto può non essere compatibile con la
relazione di equivalenza indotta da un sottoanello. Per esempio consideriamo come sottoanello di :
ovviamente e modulo ma modulo
Dim. 1. Vogliamo vedere che non ha divisori di zero, cioè che (ricordare chi è
lo "zero" di o Infatti che è un ideale
primo, dunque o che equivale a o
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Dim. Ovvio.
Esempi - Esercizi
1. In gli ideali primi sono e per ogni primo. Tra questi sono massimali solo i .
2. L'ideale (0) è primo se e solo se è un dominio di integrità. L'ideale (0) è massimale se e solo se è
un campo.
3. Un ideale non banale di (o, in generale, di con campo) è primo (e massimale) se e
solo se è irriducibile.
11. Omomorfismi
I risultati di questa sezione saranno analoghi (anche nelle dimostrazioni) a quelli della corrispondente
sezione nel capitolo sui gruppi, quindi (quasi sempre) trascureremo i dettagli delle dimostrazioni che
possono essere facilmente ricavate da quelle già viste per i gruppi.
Definizione 2.3.1 Una funzione tra due anelli si dice omomorfismo se:
1.
2. .
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L'immagine di è l'insieme
1. Ker è un ideale di ;
2. Im è un sottoanello di .
Dim. 1. Dai risultati sui gruppi (Proposizione 1.3.3) sappiamo che è un sottogruppo additivo di .
Inoltre siano Ker ed , allora e, analogamente, Quindi
che è un ideale.
1.
2.
3. se A e B hanno unità e se allora si ha e Dim.
Semplice applicazione delle definizioni.
Teorema 2.3.7 Sia un omomorfismo surgettivo di anelli. Allora c'è corrispondenza biunivoca tra
gli ideali di e gli ideali di che contengono Ker data
Le dimostrazioni ricalcano (con ovvie generalizzazioni) quelle già fatte per i gruppi (Teoremi 1.3.5 e 1.3.9 e
Lemma 1.3.8). Può essere utile scriverle come esercizio da fare una volta nella vita (ovviamente, dato che la
mia volta è stata nel secolo scorso, in queste note non troverete nessuna dimostrazione).
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