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Vodacce

Guardarsi sempre alle spalle; mai incrociare lo sguardo di una donna, a meno di voler scoprire se si è
una lama migliore del marito; e soprattutto, mai e poi mai dare le spalle a una sfida, perché non si
avrà l’occasione di voltarsi ancora. Vodacce è un luogo dove ogni parola detta sovrappensiero, ogni
seconda occhiata, ogni passo falso può rivelarsi fatale. Non è un luogo per disattenti. Eccetto alcuni
bassi territori paludosi a ovest, ottimi per le risaie e altre coltivazioni particolari, la parte continentale
di Vodacce è una regione montuosa, difficile da coltivare, ma ricca di miniere. L’Ovest è una pianura
prossima al mare, segnata da molti fiumi e torrenti, mentre l’est è roccioso, punteggiato di villaggi
minerari, fino alle paludi a sud della Confederazione Sarmatiana sulla penisola di Pióro. Il Paese è
diviso in territori controllati da sette Principi Mercanti, ciascuno con le proprie risorse e guardie che
ne pattugliano i confini.
Un tempo Vodacce era sede della fiorente capitale del Vecchio Impero, con strade piene di senatori,
mercanti e soldati, e palazzi in cui echeggiavano dibattiti e biblioteche straripanti di conoscenza
accumulata. Oggi, molti secoli dopo, quella capitale si erge vuota e silenziosa, mentre la terra su cui
si trovava appartiene a Principi che hanno preferito il sotterfugio al dibattito e hanno fatto delle loro
città regni in miniatura sparsi per la penisola. A Vodacce è meglio essere re della propria collina che
dividere il dominio di una montagna con altri, a meno di essere il re della montagna. Battersi a
Vodacce è, come molte altre cose, un’attività strettamente maschile. Gli uomini di Vodacce sono noti
per il loro temperamento e la rapidità delle loro lame, le donne invece passano per fredde
manipolatrici. Caso unico in tutta Théah, a Vodacce solo le donne possiedono la stregoneria. Le
Streghe della Sorte – dette “del Fato” nel resto del continente – conducono un pericoloso gioco con
il destino, come un gatto con il topo. Sono in grado di vedere e tirare i fili del Fato per aiutare i loro
mariti.

Cultura
I Vodacce sono un popolo orgoglioso. Il loro temperamento è sanguigno, le loro lame vengono
sfoderate per un nonnulla e l’ultimo che resta in piedi ha sempre ragione. Un uomo non è giudicato
solo in base alla ricchezza, ma anche a come la spende: un vero uomo possiede ricchezza sufficiente
a non doversi preoccupare del domani, ma solo uno sciocco lascia che gli altri si avvantaggino di
questo. Le donne sono una questione a parte. Nonostante le si veda raramente agire in pubblico,
appoggiano i padri e mariti con l’astuzia e la loro arcana stregoneria.

Costumi
Per i Vodacce la famiglia è importante a prescindere dalla posizione sociale. I mestieri si tramandano
di generazione in generazione e la reputazione paterna in un certo campo è spesso importante
quanto quella del figlio. Un pescatore può essere fiero del fatto che suo padre fosse il migliore al
mondo, mentre un mercante il cui padre era celebre per l’onestà riceverà più commissioni di uno il
cui genitore non avesse una fama altrettanto buona. Un’altra peculiarità è l’atteggiamento nei
confronti dei morti. Un morto riceve il più assoluto rispetto da parte degli amici, ma anche dei
nemici. Nessuno parla male di un morto, non importa quanto fosse odiato in vita.

Religione

“Se un Vodacce non è un devoto Vaticino, non ne parla.” —Benedetto il Contadino, Popolano
Vodacce

La religione a Vodacce è una strana faccenda: ogni chiesa si riempie di Streghe del Fato e dei loro
mariti, devoti a donne diverse dalle loro mogli. I vescovi non ignorano il peccato, ma lo hanno
definito in maniera rigorosa, così da non interferire con lo stile di vita generale. Si dice che gli uomini
più decadenti del Paese si trovino proprio fra gli ecclesiastici, ma anche se vero, non è mai stato
dimostrato. Ovviamente le vesti rosse dell’Inquisizione sono raramente benvenute. Per gli abitanti la
religione è, prima di tutto, uno strumento politico. Le famiglie nobili sono sempre state legate alla
Chiesa, un rapporto consolidato nel tempo. Vodacce controlla cinque delle dieci arcidiocesi della
Chiesa del Vaticinio, una posizione di potere da cui dirigere le politiche religiose. In effetti, perché
qualsiasi decisione sia resa ufficiale è necessario l’appoggio dei “Cinque di Vodacce”; se un Cardinale
(o persino il Pontefice) ignorasse la loro autorità, nessuna delle sue politiche andrebbe a buon fine. I
Principi hanno usato questa posizione in innumerevoli occasioni e le loro attività non sono diminuite
neppure con lo spostamento della Chiesa a Castille.

Abbigliamento
I Vodacce sono magri e di altezza media, con capelli neri e dritti, occhi scuri e misteriosi che vanno
dal nero al grigio. Hanno nasi dritti e orgogliosi e l’incarnato va dal pallido all’olivastro. Indossano
abiti simili a quelli popolari a Montaigne, ma con uno stile unico. Abiti e giacche sono costituiti da
diversi tagli di stoffe – broccato, velluto e cuoio lavorato sono molto popolari – cuciti insieme,
mentre camicie e biancheria sono, tipicamente, di tessuto leggero. I colori scuri e intensi sono
popolari tra la nobiltà. Le nobildonne preferiscono gioielli semplici, come perle e pietre dure, mentre
gli uomini, come le cortigiane, amano ostentare la propria ricchezza. Quasi nessuno a Vodacce
indossa gemme sfaccettate o oggetti riflettenti, perché si crede che osservare multipli riflessi di sé
porti sfortuna. Il tipico vestiario da nobiluomo comprende pantaloni, larghi appena da permettere
una buona libertà di movimento e una camicia di lino con maniche ampie e polsini scampanati,
decorata con fili luccicanti. Gli stivali alti sino al ginocchio sono comuni, ma in casa propria o in visita
a un amico, se ne potrebbe indossare un paio più corto. Gli uomini tendono a preferire giacche
leggermente scampanate sotto la cintola, con maniche che possano essere rimosse in caso di duello
e ottenere maggiore libertà di movimento, mentre il resto dell’abito non viene rimosso, fornendo un
buon nascondiglio per altre armi. Le nobildonne indossano soprattutto abiti neri, a volte ornati di
piccole perle trapuntate nel tessuto. La vita è bassa e le gonne scendono dritte, al contrario delle
crinoline di Montaigne. Portano i capelli riuniti all’indietro in una semplice coda, oppure in una
treccia raccolta in uno chignon. In pubblico, di solito indossano veli con un duplice scopo: indicare
una giusta modestia e permettere loro di osservare a propria discrezione, impedendo agli altri di
notare lo sguardo fuori fuoco dei loro occhi quando praticano la Sorte.

Nomi
L’odierna nobiltà di Vodacce discende da due dei tre senatori della Vecchia Repubblica che furono i
primi re della Nazione: Gallili, Lorenzo e Delaga. La discendenza è rappresenta dalla vocale finale del
cognome. Nonostante tutti i Principi siamo in qualche misura imparentati con Delaga, solo la sua
discendenza diretta, i Villanova, hanno il cognome in “a”, le altre famiglie condividono la
terminazione in “i” di Gallili. Coloro che non sono nobili non hanno cognome, ma vengono
identificati attraverso la loro professione: Roberto il pescivendolo è, ovviamente, diverso da Roberto
il mercante di vino.

Nomi comuni maschili: Alberto, Antonio, Carlo, Ernesto, Felice, Fortunato, Gianni, Giuseppe, Leone,
Marco, Modesto, Pietro, Rinaldo, Rolando, Savino, Siro, Timeo, Toni, Umberto, Vito

Nomi comuni femminili: Alessia, Angelina, Clarissa, Crescenza, Elena, Flora, Iolanda, Lea, Luisa,
Miranda, Natalia, Paola, Penelope, Rachele, Rebecca, Regina, Sandra, Valeria, Veronica, Viola

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