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UNIVERSITA’DEGLI STUDI DI PADOVA

FACOLTÀ DI AGRARIA
Dipartimento Territori e Sistemi Agro-Forestali

TESI DI LAUREA IN TECNOLOGIE FORESTALI ED AMBIENTALI

Qualità dell'habitat forestale per l'avifauna nelle abetine miste di


Cajada (Belluno)
Quality of the forest habitat for birds in the spruce-beech-silver fir mixed forest of Cajada
(Belluno)

Relatore:

Prof.re Tommaso Sitzia

Correlatori:

Dott.ssa Alessia Portaccio

Dott. Edoardo Alterio

Laureando:

Elia Scabbio

Matricola n. 1139224

Anno accademico: 2019-2020


Sommario

1. Introduzione .............................................................................................................................................. 1
2. Materiali e Metodi .................................................................................................................................... 4
2.1 Area di Studio: Foresta di Cajada ..................................................................................................... 4
2.1.1 Inquadramento Generale ......................................................................................................... 4
2.1.2 Cenni storici ............................................................................................................................... 5
2.1.3 Vegetazione presente ............................................................................................................... 5
2.2 Materiali e metodi ............................................................................................................................ 6
2.2.1 Aree di saggio ............................................................................................................................ 6
2.2.2 Operazioni sul campo ............................................................................................................... 7
2.3 Analisi dei Dati ................................................................................................................................ 12
3. Risultati e discussione............................................................................................................................. 14
3.1 Struttura del soprassuolo ............................................................................................................... 14
3.1.1 Densità a ettaro ...................................................................................................................... 15
3.1.2 Diametro medio ...................................................................................................................... 16
3.1.3 Area basimetrica a ettaro ....................................................................................................... 17
3.1.4 Altezza media .......................................................................................................................... 18
3.1.5 Volume a ettaro ...................................................................................................................... 19
3.2 Confronto coi dati del 2009 ............................................................................................................ 20
3.2.1 Densità a ettaro ...................................................................................................................... 21
3.2.2 Diametro medio ...................................................................................................................... 21
3.2.3 Area basimetrica a ettaro ....................................................................................................... 22
3.2.4 Altezza media .......................................................................................................................... 22
3.2.5 Volume a ettaro ...................................................................................................................... 23
3.3 Necromassa ..................................................................................................................................... 24
3.3.1 Volume a ettaro del legno morto ........................................................................................... 25
3.3.2 Densità a ettaro di legno morto ............................................................................................. 26
3.4 Classi di vigoria e di decomposizione ............................................................................................. 27
3.4.1 Classi di vigoria ........................................................................................................................ 28
3.4.2 Classi di decomposizione ........................................................................................................ 29
4. Conclusioni .............................................................................................................................................. 30
5. Bibliografia .............................................................................................................................................. 32
6. Allegati .................................................................................................................................................... 35
Riassunto

In questo lavoro di tesi è stata analizzata la struttura forestale delle abetine miste di Cajada
(Belluno), valutandone la qualità dell’habitat in funzione soprattutto dell’avifauna. I rilevamenti dei
dati forestali sono stati effettuati durante l’estate del 2019 su 7 aree di saggio circolari, che già
furono analizzate nel 2009 e sulle quali sono stati ripetuti i rilevamenti al fine di ottenere anche un
confronto coi dati precedenti. Grazie a questi rilevamenti è stato possibile analizzare sia la struttura
del soprassuolo boschivo vivente, sia la necromassa. In particolare, per gli alberi vivi si sono raccolti
ed elaborati dati sulla ricchezza di specie degli alberi, il diametro a petto d’uomo, l’altezza, la
condizione vegetativa e la posizione delle piante (da coordinate). Per quanto riguarda il legno morto
sono state raccolte le informazioni circa le dimensioni, lo stato di deperimento e la posizione di
ceppaie, alberi morti in piedi e legno morto a terra. I rilevamenti effettuati sono parte di una ricerca
di dottorato dell’Università di Padova e si limitano ad osservare la struttura forestale nell’anno di
indagine, al fine di valutare le caratteristiche del soprassuolo forestale e stabilirne lo stato di
naturalità e tracciare delle proiezioni per i prossimi decenni, sia riguardo la sua composizione, sia
riguardo la qualità dell’habitat.

Le analisi a livello strutturale dimostrano che Cajada è una foresta in uno stadio successionale
maturo, mantenuto costante nel tempo dalle pratiche selvicolturali non intensive. Sono presenti
alberi di grosse dimensioni, sia in salute, che deperenti o morti in piedi, che rappresentano una
risorsa ed un riparo ideale per funghi, insetti e piccoli animali, soprattutto per specie di uccelli.

Anche la necromassa presente nella foresta rappresenta una risorsa importante sia per le cenosi
animali, per cui forniscono dei microhabitat importanti, sia per il suolo forestale, mantenendo alta
la sua fertilità; il legno morto è stato anche usato come indicatore di età per ciascuna cella
analizzata, la sua presenza in elevate quantità testimonia uno stato più avanzato di crescita nella
dinamica forestale, per cui è stato possibile prevedere a quali cambiamenti sta andando incontro la
foresta.

Per quanto riguarda la composizione del popolamento forestale, sono state rilevate tre specie
arboree predominanti: l’abete bianco, l’abete rosso ed il faggio. Il piano dominante è occupato
dall’abete bianco e dall’abete rosso, entrambi composti da individui di dimensioni notevoli, ma per
quest’ultimo si è registrata una diminuzione della densità rispetto ai rilevamenti del 2009, mentre
l’abete bianco tende a rimanere costante mantenendo la sua predominanza nella foresta; il faggio
sta avanzando nel piano dominato, ha più che raddoppiato il suo volume nell’ultimo decennio ed in
questo ambiente la sua rinnovazione sembra attecchire molto più facilmente delle altre due specie,
caratteristiche che probabilmente lo porteranno a diventare una specie dominante nella
composizione della foresta.

Per quanto riguarda le caratteristiche generali di questo popolamento, la densità media degli
individui ad ettaro risulta pari a circa 419 alberi/ha, mantenutasi costante rispetto ai rilievi effettuati
nel 2009, il diametro medio corrisponde a 38,4 cm e l’altezza media a 24,3 m, entrambi in aumento
esattamente come il volume, di circa 1011 m3/ha, mentre il volume di legno morto è di circa 66
m3/ha.

I risultati ottenuti ci permettono di osservare che la foresta di Cajada, grazie alla possibilità di seguire
un’evoluzione poco disturbata dalle attività silvicolturali, sta assumendo caratteristiche di naturalità
sempre maggiori, migliorando continuamente la sua qualità dell’habitat. L’aumento della diversità
in termini strutturali permette di ospitare una maggior quantità di nicchie ecologiche,
incrementando così la biodiversità in termini di fauna selvatica.
Abstract

In this thesis the forest structure of the spruce-beech-silver fir mixed forest of Cajada (Belluno) was
analyzed in terms of habitat quality, especially for birdlife. The surveys of both forest structure and
bird presence were carried out during the summer of 2019 on 10 circular test areas, which were
already analyzed in 2009, so the surveys were repeated to obtain a comparison between the old
and the new data. Through these surveys it was possible to analyze both the structure of the
woodland and the necromass, in particular for the living trees in the circular areas, data were
collected and analyzed for species, human chest diameter, tree height, vegetative condition and
coordinates, as for deadwood were collected the dimensions, decomposition stage and the position
of stumps, standing dead trees and dead wood on the ground. These surveys are part of a PhD in
the University of Padova and they just observe the forest structure and its evolution in the last
decade, in order to consider the development of the living woodland and to evaluate its state of
naturalness, forecasting predictions for the next decades about its composition and habitat quality.

The analysis on the structure will show that Cajada is a forest in a mature phase, maintained by the
non-intensive sylvicultural practices. Very large trees are present, both vigorous and decaying or
dead, which they represent an important resource and an ideal shelter for mushrooms, insects and
small animals, especially birdlife.

The necromass also represent an important resource on the forest, for animal wildlife, for which it
carries microhabitats, and for the forest soil, maintaining an high fertility; the dead wood was also
used as an age indicator for each analyzed area, its presence in high quantities testify a more
advanced growth in the forestall dynamic, for which it was possible to expect what changes this
forest is going though.

As for the composition of the forest, three dominant tree species have been detected: the silver fir,
the spruce and the beech. The dominant plane is occupied by silver fir and spruce, both counting
trees of large dimensions, but for the latter a diminution in density was registered compared to the
surveys of 2009, while the silver fir keeps its presence and dominance through the whole forest; the
beech is advancing in the dominated plane, its volume has more than doubled in the last decade
and in this environment its regeneration seems to take root much more easily than the other two
species, features that probably will lead this species to become one of the dominant in this forest.
About the general features of this forest, the average density of the trees per hectare is around 419
trees/ha, which maintained itself unchanged from 2009, the average diameter is 38,4 cm and the
average height is 24,3 m, both increasing exactly like the volume, which is about 1011 m3/ha, while
the dead wood volume is 66 m3/ha.

The results allow us to observe that the forest of Cajada, thanks to the low impact of human
activities on its evolution, is gaining an increasing level of naturality, constantly developing its
habitat quality. The increase in diversity of its structure allows a major quantity of ecological niche
that increase the biodiversity on the animal wildlife.
1. Introduzione

Lo studio presentato coinvolge la foresta mista di abete che si sviluppa nella valle di Cajada, un sito
di grande interesse sia dal punto di vista ecologico, in quanto si tratta di una foresta matura gestita
in maniera non intensiva, sia per l’importante patrimonio naturalistico che rappresenta con il suo
maestoso albero monumentale, un abete bianco che viene comunemente chiamato “Regina di
Cajada”.

Questa foresta presenta caratteristiche molto particolari, infatti seppure si tratti di un soprassuolo
che è stato modificato negli anni dalle attività umane e che tuttora viene sfruttato, mantiene un
certo livello di naturalità a causa dei pochi interventi effettuati, influendo quindi sulla sua qualità
dell’habitat. Un esempio di foreste con elevati livelli di naturalità, a cui ci si può riferire per ottenere
un confronto, sono le foreste vetuste: esse sono popolamenti che hanno raggiunto le fasi terminali
della dinamica forestale, caratterizzati perciò da una struttura stratificata e dalla presenza di alberi
d’età avanzata e di grosse dimensioni, nonché di necromassa legnosa a terra (Coarse Woody Debris;
CWD). La definizione del termine “vetusta” è stata negli anni modificata, la “Convenzione sulla
diversità biologica” del 22 Maggio 1992 ha assegnato ad esso una definizione meno restrittiva, ossia
di una foresta che, dopo un certo periodo di tempo, presenti le caratteristiche tipiche e riconducibili
alle foreste primarie, in cui si riconoscono tutti gli stadi di crescita delle specie e dove non si svolgono
attività silvicolturali, garantendo un’elevata qualità dell’habitat.

Nell’arco alpino sono pochi i popolamenti di foreste vetuste (Splechtna et al., 2005), in cui sono stati
rilevati alcuni fra gli alberi con diametri ed altezze maggiori in tutto il continente europeo, ma la
caratteristica ecologica più interessante d queste foreste è il notevole volume di legno morto: la
presenza di alberi morti di grandi dimensioni, sia in piedi sia a terra, permette di raggiungere un
notevole volume di biomassa che può rappresentare un importante elemento per la biodiversità
dell’habitat (Sitzia et al., 2017), possono rappresentare per esempio un sito favorevole per la
rinnovazione e la sopravvivenza delle plantule delle specie legnose (Harmon et al., 1986; Kutnar et
al., 2002), senza contare che la presenza di biomassa a terra aumenta la fertilità dell’area in quanto
costituisce una fonte di nutrienti che vengono restituiti al suolo ed è un importante sito di stoccaggio
di carbonio (Harmon et al., 1986; Laiho & Prescott, 1999; Creed et al., 2004). Infine, la presenza di

1
legno morto nelle foreste vetuste contribuisce significativamente alla conservazione della
biodiversità (Siitonen, 2001), in quanto funge da fonte d’energia primaria per le complesse reti
trofiche che contraddistinguono gli habitat forestali, costituiti da più livelli e più componenti (quali
ad esempio insetti, funghi, licheni e batteri) (Stevens, 1997; Norstedt et al., 2001; Nordèn et al.,
2004), ed arricchisce l’habitat con numerose nicchie ecologiche, fondamentali per garantire la
presenza di numerose specie animali quali coleotteri, imenotteri, nottole e diverse specie di picchio
(Harmon et al., 1986; Franklin et al., 1987), fornendo, ad esempio, una fonte di riparo e
foraggiamento per molti animali tra cui varie specie di uccelli (Mikusinski & Angelstam, 1997).

Gli uccelli, ed in particolare le specie nidificanti, sono spesso usati come indicatori della qualità degli
habitat e del grado di naturalezza delle foreste (Peterken 1996; Hagan & Meeham, 2002; Roberge
& Angelstam, 2006; Gregory & Van Strien, 2010; Larsen et al., 2010), necessitano infatti di particolari
habitat che sono spesso reperibili nelle foreste gestite in maniera non intensiva e dipendono
fortemente dal legno in decomposizione (Schmiegelow & Mönkkönen, 2002). Gli alberi morti in
piedi o deperenti favoriscono, ad esempio, cavità che costituiscono un microhabitat prezioso per la
nidificazione di alcune specie di uccelli (Gibbson & Lindenmayer, 2002; Smith, 2007; Kroll et al.,
2012).

Questa tesi mira ad analizzare la struttura dell’abetina mista di Cajada al fine di valutarne la qualità
dell’habitat, in un popolamento forestale che, sebbene sia disturbato ed utilizzato dall’uomo, ha
avuto modo di acquisire caratteristiche di maggiore naturalità, per via della gestione non intensiva
di questo sito. Verrà studiata l’evoluzione di questa foresta al fine di comprendere quali saranno i
cambiamenti che subirà col tempo, in base anche al tipo di gestione che verrà effettuata.

Il presente lavoro di tesi fa parte di un progetto di ricerca di dottorato presso l’Università di Padova
finalizzato all’osservazione del cambiamento di biodiversità in habitat forestali alpini. I rilievi
effettuati nell’anno corrente vengono confrontati con uno studio effettuato tra il 2009 ed il 2010
dal Dipartimento TESAF dell’Università di Padova, in collaborazione con il Corpo Forestale dello
Stato, dal titolo “Ricerca scientifica per individuare buone regole di gestione delle foreste in aree di
interesse naturalistico (convenzione Rep. n. 767 del 13/10/2008)” (Sitzia et al., 2012) e che adotta
le popolazioni di uccelli come bioindicatori. In particolare, questo lavoro si occuperà di confrontare

2
i rilevamenti del 2009 e del 2019 al fine di osservare l’evoluzione della struttura forestale in questi
dieci anni, elemento imprescindibile per definire la qualità dell’habitat.

3
2. Materiali e Metodi

Verranno descritti gli strumenti ed i metodi impiegati per raccogliere ed analizzare i dati.

2.1 Area di Studio: Foresta di Cajada

2.1.1 Inquadramento Generale

L’area di studio ricade nella conca di Cajada (Figura 1), il cui bacino idrografico è quello del Rio de
Caneva che si immette nel torrente Desedan, affluente del fiume Piave. La foresta ricade nel
comune di Longarone, l’area è accessibile attraverso una strada pubblica realizzata negli anni
Settanta (Sief, 1988), le quote variano dai circa 700m fino ai 2200m e la vegetazione ricopre la
quasi totalità della superficie. Per quanto riguarda la geologia, predominano i substrati calcarei, si
tratta infatti di un’ampia conca centrale formatasi dall’ultima glaciazione; il clima si può
considerare temperato freddo con regime pluviometrico equinoziale in quanto le precipitazioni si
concentrano nella stagione primaverile ed autunnale ed in parte anche estiva, riducendo l’aridità
dei mesi più caldi. Le precipitazioni sono prevalentemente di tipo orografico e si attestano sui
1500 mm annui distribuiti su 100-120 giorni, caratteristica che rende il territorio ideale per la
crescita rigogliosa della vegetazione.

Immagine 1 – Immagine tridimensionale della valle di Cajada, la freccia indica il Nord e la linea rossa delimita i confini
della foresta oggetto di studio.

4
2.1.2 Cenni storici

La foresta di Cajada solo negli ultimi decenni ha subito un cambiamento nel modo in cui viene
gestita, il suo passato infatti è quello di una foresta che veniva sfruttata in maniera cospicua dalle
popolazioni della valle nel susseguirsi della sua storia, dallo Stato Pontificio alla Serenissima, alla
dominazione dell’impero asburgico per poi tornare sotto il controllo del Regno d’Italia, che infine
deciderà di cedere parte della proprietà a privati (Dal Borgo, 1988).

2.1.3 Vegetazione presente

La valle è per la maggior parte coperta da soprassuolo forestale, le cui specie arboree prevalenti sono
l’abete bianco (Abies alba Mill., 1759), l’abete rosso (Picea abies (L.) H. Karst., 1881) e il faggio (Fagus
sylvatica L., 1753). Questa composizione è data sia dal tipo di clima che favorisce molto lo sviluppo del
faggio, ma è anche il risultato delle attività colturali praticate presso quest’area, le quali hanno
influenzato la diversità delle specie arboree. Cajada è inquadrata entro le fasce fitoclimatiche del
Fagetum nella parte più bassa della conca, mentre alzandosi di quota si passa via via al Picetum.
Salendo ancora di quota si passa alle praterie naturali d’alta quota presenti oltre il limite superiore
della vegetazione arborea.

5
2.2 Materiali e metodi

2.2.1 Aree di saggio

Lo studio ha analizzato 7 aree circolari di saggio di raggio 12,5 m ciascuna (490 m2 circa), le stesse
che sono state campionate dieci anni prima nel progetto di ricerca, il cui obbiettivo era quello di
mettere a confronto i livelli di biodiversità rilevati nella foresta vetusta di Val Tovanella e nella
foresta gestita di Cajada (Sitzia et al., 2017), e che durante il sopralluogo sono stare ritrovate
servendosi delle relative coordinate. La scelta delle aree di saggio è avvenuta tramite un
campionamento randomizzato sistematico ad una distanza di almeno 200 m una dall’altra, evitando
siti ad elevata pendenza.

La posizione delle aree è stata rilevata tramite l’impiego dell’applicazione View Ranger per la
geolocalizzazione e la georeferenziazione, da cui è stata ricavata la seguente istantanea (Figura 2)
che localizza ciascuna area. Come si può notare le aree di saggio possono essere distinte in due
gruppi, uno distribuito linearmente lungo il Rio de Caneva, che include le aree 1085, 1086, 1091,
1092, 1095 e 1100, l’altro distribuito lungo il fianco del monte in cui rientrano la 1N, 2N, 3N e 4N, di
cui solo quest’ultima, posizionata su Col dei Fus, è stata analizzata. Infatti, le altre aree erano
inaccessibili poiché sono state soggette a schianti massivi causati dalla tempesta Vaia, avvenuta a
fine ottobre 2018 e sono state perciò escluse da questa analisi.

4N
1085 1086

1091
1092
1095
1100

Immagine 2 – Immagine presa da View Ranger che localizza le aree di saggio nel sito di Cajada

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2.2.2 Operazioni sul campo

I rilevamenti sono stati effettuati nel periodo estivo giugno e settembre 2019, periodo che coincide
con la stagione vegetativa del soprassuolo e la stagione riproduttiva degli uccelli. All’interno delle
aree circolari di 12,5 m di raggio sono stati rilevati parametri relativi al soprassuolo boschivo circa la
sua struttura, composizione e sul legno morto. Le informazioni che interessano questo elaborato
riguardano i dati circa la specie, il diametro a a petto d’uomo, l’altezza e la condizione vegetativa
degli alberi vivi di ciascuna area di saggio, a cui si andranno ad aggiungere i dati sul legno morto che
riguardano le dimensioni (diametro/i e altezza) e lo stato di decomposizione degli elementi rilevati.
Questi dati sono stati elaborati usando programma Microsoft Excel e i risultati saranno enunciati nei
capitoli successivi.

Per quanto riguarda il soprassuolo vegetazionale, sono stati rilevati i dati relativi a:

1. alberi vivi di dimensioni superiori alla soglia di cavallettamento, ovvero con diametro
misurato a 1,30 m maggiore di 7,5 cm;
2. legno morto:
a. Alberi morti in piedi (snag) alti almeno 1,30 m e con diametro maggiore di 10 cm
misurato a 50 cm da terra;
b. Alberi/legname morto a terra (log) avente diametro maggiore di 10 cm;
c. Ceppaie (stump se di origine naturale/start se di origine artificiale), alte meno di 1,30
m e con diametro medio di almeno 10 cm;

Per ogni elemento (albero vivo, morto in piedi, morto a terra e ceppaia) è stata riportata la posizione
(individuata tramite angolo azimutale, distanza orizzontale e distanza superficiale) esatta in
riferimento al centro dell’area utilizzando l’ipsometro telemetro Haglöf Vertex IV-360 con
trasponder (per la misurazione della distanza orizzontale e della distanza superficiale) e l’ipsometro
Suunto PM-5/360 PC Opti Clinometer (per la misurazione dell’angolo azimutale). Il suo rilevamento
permette di localizzare e distinguere l’elemento per permettere un confronto rispetto ai dati raccolti
durante la ricerca condotta nel 2009.

7
Per i rilievi in campo sono stati utilizzati i seguenti strumenti:

▪ Cavalletto dendrometrico per la misura dei diametri ed altezze delle ceppaie;


▪ Cordella metrica da 20 m e 50 m;
▪ Gessetti per segnare gli elementi già misurati;
▪ Ipsometro Suunto PM-5/360 PC Opti Clinometer per valutare l’angolo azimutale della
posizione degli elementi;
▪ Ipsometro telemetro Haglöf Vertex IV-360 con trasponder per misurare distanze ed altezze;

Di seguito si descrivono i parametri che sono stati osservati per ciascun elemento di interesse:

1. Alberi vivi:

• Specie;
• Posizione (angolo azimutale, distanza orizzontale e distanza superficiale) determinata
tramite l'utilizzo dell'ipsometro telemetro Haglöf Vertex IV-360 con trasponder e ipsometro
Suunto PM-5/360 PC Opti Clinometer;
• Diametro ad 1,3 m da terra determinato tramite il cavalletto forestale;
• Altezza determinata tramite l’ipsometro telemetro Haglöf Vertex IV-360 con trasponder;
• Inserzione della chioma a monte ed a valle determinata tramite l’ipsometro telemetro Haglöf
Vertex IV-360 con trasponder;
• Condizione vegetativa secondo la classificazione da 1 a 4 di Maser et al. (1979) (Tabella 1)

Classi Condizioni vegetative alberi vivi


1 in piena vigoria
2 leggermente danneggiati o deperenti
3 danneggiati o deperenti
4 molto deperenti
Tabella 1 - Classificazione della condizione vegetativa degli alberi vivi (Maser et al., 1979)

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3. Legno morto:

a. Alberi morti in piedi:


• Specie (se riconoscibile);
• Posizione (angolo azimutale, distanza orizzontale e distanza superficiale) determinata
tramite l'utilizzo dell'ipsometro telemetro Haglöf Vertex IV-360 con trasponder e
ipsometro Suunto PM-5/360 PC Opti Clinometer;
• Diametro a 1,3 m da terra determinato tramite il cavalletto forestale;
• Altezza determinata tramite l’ipsometro telemetro Haglöf Vertex IV-360 con trasponder;
• Stadio di decomposizione basandosi sulla classificazione in scala da 1 a 5 secondo Maser
et al. (1979) (Tabella 2)

Classi di
1 2 3 4 5
decomposizione
presente
Corteccia intatta assente assente assente
in parte
Rami secondari presenti assenti assenti assenti assenti
presenti come presenti come
ridotti monconi ridotti monconi
Branche principali presenti presenti assenti
in prossimità del in prossimità del
tronco tronco
più del 70%
Tessitura del legno compatta compatta compatta molle dell’alburno
è molle
da marrone da marrone
da colore chiaro a chiaro a
colore colore
Colore del legno originale a marrone marrone
originale originale
colore sbiadito sbiadito o sbiadito o
giallastro giallastro
Tabella 2 – Classificazione del grado di decomposizione degli alberi morti in piedi (Maser et al., 1979)

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b. Alberi/legname morto a terra:
• Specie (se riconoscibile);
• Posizione (angolo azimutale, distanza orizzontale e distanza superficiale) determinata
tramite l'utilizzo dell'ipsometro telemetro Haglöf Vertex IV-360 con trasponder e
ipsometro Suunto PM-5/360 PC Opti Clinometer;
• Diametro alle estremità misurato tramite il cavalletto forestale;
• Lunghezza misurata tramite la cordella metrica;
• Stadio di decomposizione basandosi sulla classificazione in scala da 1 a 5 secondo Maser
et al. (1979) (Tabella 3)

Classi di 5
1 2 3 4
decomposizione
Corteccia intatta intatta a tracce assente assente
Ramoscelli presenti assenti assenti assenti assenti
da compatta a grandi piccoli morbida e
Tessitura del
compatta parzialmente frammenti frammenti sbriciolata in
legno
morbida duri morbidi polvere
Forma del da circolare
circolare circolare circolare ovale
tronco ad ovale
da marrone da marrone
da colore
chiaro e chiaro a
colore colore originale a
Colore del legno sbiadito a marrone
originale originale colore
marrone giallastro o
sbiadito
giallastro grigio
tronco
tronco elevato tronco tocca
tronco leggermen tronco
Porzione di sui rami ma terra o è
elevato te caduto a completamente
tronco a terra leggermente parzialmente
sui rami terra o che sepolto
decadente sepolto
tocca terra
Tabella 3 – Classificazione del grado di decomposizione del legno morto a terra (Maser et al., 1979)

10
c. Ceppaie:
• Specie (se riconoscibile);
• Origine: se naturale o derivante dall’intervento dell’uomo;
• Posizione (angolo azimutale, distanza orizzontale e distanza superficiale) determinata
tramite l'utilizzo dell'ipsometro telemetro Haglöf Vertex IV-360 con trasponder e
ipsometro Suunto PM-5/360 PC Opti Clinometer;
• Diametro alla base ed alla sommità determinato tramite il cavalletto forestale;
• Altezza determinata tramite il cavalletto forestale;
• Stadio di decomposizione basandosi sulla classificazione da 1 a 4 secondo Maser et al.
(1979) (Tabella 4)

Classi di
1 2 3 4
decomposizione
intatta o parzialmente
Corteccia intatta a tracce assente
presente

solo parzialmente assente o


Tessitura del presenza di legno marcio
presente iniziano a cadere logorata
legno all'interno
pezzi fortemente
Tabella 4 - Classificazione del grado di decomposizione delle ceppaie (Maser et al., 1979)

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2.3 Analisi dei Dati

I dati rilevati circa il soprassuolo forestale e il legno morto sono stati raccolti in schede di campo
(vedi Allegati) e successivamente inseriti in un database in Microsoft Excel, in cui le analisi sono state
effettuate sia a livello di singola area di saggio sia a livello dell’intera valle, alcuni parametri inoltre
sono stati analizzati per ciascuna delle principali specie arboree (abete bianco, abete rosso e faggio).

I parametri elaborati con Microsoft Excel sono:

 Diametro medio: area di saggio/valle (totale-di Abies alba-di Picea abies-di Fagus sylvatica);
 Area basimetrica: area di saggio/valle (totale-di Abies alba-di Picea abies-di Fagus sylvatica);
 Volume alberi vivi: area di saggio/valle (totale-di Abies alba-di Picea abies-di Fagus sylvatica);
 Altezza media degli alberi vivi: area di saggio/valle (totale-di Abies alba-di Picea abies-di
Fagus sylvatica);
 Densità di piante ad ettaro: area di saggio/valle (totale-di Abies alba-di Picea abies-di Fagus
sylvatica);
 Volume legno morto totale: area di saggio/valle;
 Volume ceppaie, alberi/legname a terra e alberi morti in piedi: area di saggio/valle;
 Ricchezza di specie (numero di specie in media per area di saggio): area di saggio/valle.

A livello di valle, i parametri quali diametro medio, altezza media, densità degli individui e ricchezza
di specie sono stati calcolati tramite media aritmetica, così come i dati relativi alle singole aree di
saggio quando sono stati riportati alla media complessiva per la valle. Per ogni parametro sopra
citato è stata calcolata anche la deviazione standard in relazione alla media aritmetica, al fine di
considerare la dispersione delle singole osservazioni intorno al valore medio di riferimento. Gli altri
parametri sono riportati a ettaro.

L’area basimetrica “g” è stata identificata applicando, per ciascun individuo, l’equazione (1) (La
Marca, 2017).

𝜋
𝑔= ∗ 𝐷𝐵𝐻 2 (1)
4

12
Il volume di alberi/legname a terra è stato calcolato tramite l’equazione (2), applicando il metodo
suggerito dall’approccio LIM (Van Wagner, 1982; Marshall et al., 2000); “V” indica il volume (m³) ad
ettaro dell’albero/legname a terra, “d” il diametro all’intersezione dell’elemento di legno morto a
terra (log) con il transetto lineare e “L” la lunghezza del transetto (50 m). Van Wagner ha introdotto
nel 1982 il coefficiente k che permette di tenere in considerazione quantità espresse in unità di
misura non compatibili.

𝑘
𝑉 = ( ) ∗ Σ𝑑 2 (2)
𝐿

Il volume di ogni ceppaia è stato invece calcolato tramite l’equazione (3), dove “V” indica il volume
della ceppaia, “S1” indica la superficie alla base della ceppaia, misurata a livello dei contrafforti
radicali, “S2” la superficie alla sommità della ceppaia e “L” l’altezza della ceppaia.

(𝑆1 + 𝑆2 )
𝑉= ∗𝐿 (3)
2

Il volume degli alberi morti in piedi è stato calcolato usando la seguente equazione (4), dove “d” è il
diametro di base misurato a 1,3 m e “H” è l’altezza del morto in piedi.

𝜋
𝑉= ∗𝑑∗𝐻 (4)
4

Per quanto riguarda il volume degli alberi vivi sono state utilizzate le tavole di cubatura a doppia
entrata contenute nella "Normativa per la compilazione dei piani di assestamento delle piccole
proprietà forestali" edito dalla Regione Veneto (Hellrigl & Del Favero, 1998). Il volume degli alberi
vivi aventi valori diametrici compresi tra 70,5 e 87,5 cm e che non rientrano nelle tavole è stato
invece calcolato applicando, per ciascun individuo, l’equazione (5) (Hellrigl & Del Favero, 1998) dove
“V” rappresenta il volume dell’albero, “d” rappresenta il diametro, “h” l’altezza ed “f” il coefficiente
di riduzione medio pari a 0,377 per l’abete rosso e l’abete bianco, 0,335 per il larice e 0,607 per il
faggio (estendibile anche alle altre latifoglie individuate nei rilievi in campo quali ad esempio l’acero
montano e il laburno). La foresta di Cajada presenta un cospicuo numero di piante per cui non
possono essere impiegate le tabelle a doppia entrata, richiedendo quindi l’uso della seguente
equazione (5), ciò comporta una sovrastima dei risultati sul volume.

𝑉 = 0,7854 ∗ 𝑑 ∗ ℎ ∗ 𝑓 (5)

13
3. Risultati e discussione

3.1 Struttura del soprassuolo

Sono di seguito (Tabella 5) riportati i valori ricavati dalle analisi dei dati, alcuni calcolati come media,
altri riportati ad ettaro. Ciascuna variabile verrà discussa singolarmente, analizzando anche le
differenze fra i vari plot e per ciascuna specie, successivamente avverrà poi il confronto con i dati
del 2009, disponibili solo per l’intera valle e non nello specifico per ogni plot; già ad una prima analisi
si può notare una gran disomogeneità fra i valori, che dimostra che la foresta di Cajada è disetanea.

Riassunto risultati Area di saggio


Parametri 4N 1085 1086 1091 1092 1095 1100
DBH medio totale alberi vivi (cm) 39,00 59,10 42,18 33,23 24,00 30,33 41,00
DBH medio Abies alba (cm) 50,36 63,57 44,80 32,17 41,88 37,64 48,29
DBH medio Picea abies (cm) 31,00 64,00 70,00 46,36 12,00 57,60 43,14
DBH medio Fagus sylvatica (cm) 25,00 18,00 25,00 10,67 14,45 14,86 8,00
2
Area basimetrica (m /ha) 86,61 60,30 36,16 57,53 33,07 68,09 57,23
2
area basimetrica Abies alba (m /ha) 46,39 45,53 18,90 11,13 27,99 29,50 30,81
2
area basimetrica Picea abies (m /ha) 6,76 14,26 15,67 45,27 0,42 29,85 26,21
2
area basimetrica Fagus sylvatica (m /ha) 5,44 0,52 4,02 1,14 4,38 5,36 0,20
3
Volume alberi vivi (m /ha) 1485,67 1051,97 840,32 1095,38 517,55 1173,41 912,83
volume Abies alba (m3/ha) 1239,80 806,91 437,00 160,16 467,80 616,50 456,52
3
volume Picea abies (m /ha) 133,31 229,14 345,81 896,59 3,06 483,77 451,06
3
volume Fagus sylvatica (m /ha) 91,69 15,91 57,51 38,63 46,75 73,14 5,26
Altezza media totale (m) 24,15 31,88 26,91 24,05 18,31 20,13 24,58
altezza media Abies alba (m) 28,36 34,29 31,34 25,90 24,57 23,17 27,74
altezza media Picea abies (m) 18,93 34,85 40,95 30,75 8,67 30,04 26,11
altezza media Fagus sylvatica (m) 15,18 9,10 14,35 9,92 15,25 14,20 8,10
Densità totale (N° alberi/ha) 611,16 203,72 224,09 468,56 488,93 611,16 325,95
densità Abies alba (N° alberi/ha) 407,44 142,60 101,86 122,23 203,72 224,09 142,60
densità Picea abies (N° alberi/ha) 61,12 40,74 40,74 224,09 61,12 101,86 142,60
densità Fagus sylvatica (N° alberi/ha) 101,86 20,37 81,49 122,23 224,09 285,21 40,74
Ricchezza di specie 5,00 3,00 3,00 3,00 3,00 3,00 3,00
Tabella 5 – Risultati rilevati in ciascuna cella relativi agli alberi vivi, complessivi e divisi per specie; DBH sta per Diameter at Breast
Height, diametro a petto d’uomo

14
3.1.1 Densità a ettaro

In figura 1 si riportano le densità degli alberi trasformate all’ettaro, distinte per specie e per area di
saggio. I valori di densità sono eterogenei fra una specie e l’altra, ma anche fra un’area di saggio e
un’altra. A livello di valle (vedi Tabella 6) L’abete bianco è la specie più diffusa (circa 192 alberi
all’ettaro), L’area in cui si è registrata la densità maggiore per l’abete bianco è la 4N, il cui valore è
circa 407 individui a ettaro. L’abete rosso invece è la specie meno presente (circa 96 alberi a ettaro)
e raggiunge un valore massimo nell’area 1091, dove conta 224 individui circa a ettaro e nella 1100
dove eguaglia l’abete bianco con circa 143 individui a ettaro. Il faggio conta un numero di individui
poco superiore all’abete rosso (circa 125 a ettaro), divenendo la specie più diffusa solo nelle aree
1092 e 1095, dove raggiunge rispettivamente i 224 e i 285 circa individui a ettaro.

densità degli alberi a ettaro per area di saggio


450,00

400,00

350,00

300,00

250,00

200,00

150,00

100,00

50,00

0,00
4N 1085 1086 1091 1092 1095 1100

Abies alba Picea abies Fagus sylvatica

Figura 1 – densità a ettaro delle tre specie principali presenti nella foresta di Cajada, divisa per area di saggio.

15
3.1.2 Diametro medio

Come illustrato dal grafico sottostante (Figura 2), l’abete bianco e l’abete rosso sono le specie che
riportano i diametri maggiori, senza considerevoli fluttuazioni (eccezione fatta per l’area 1092 in cui
gli abeti rossi hanno sia un diametro mediamente basso, sia una bassa densità), con una media di
circa 46 cm di diametro misurato a 1,3 m. Il faggio ha un diametro medio di gran lunga inferiore
(circa 17 cm). Il grafico, nonostante sia abbastanza eterogeneo, può suggerire che le specie di abete
bianco e abete rosso siano quelle che hanno raggiunto un’età maggiore all’interno della foresta,
mentre il faggio, avendo diametri minori, sembra essere più diffuso come rinnovazione, soprattutto
nelle aree 1092 e 1095 in cui si registrano diametri molto bassi rispetto alle controparti ma una
densità superiore alle altre specie.

Diametro medio per area di saggio


80,00

70,00

60,00

50,00

40,00

30,00

20,00

10,00

0,00
4N 1085 1086 1091 1092 1095 1100

Abies alba Picea abies Fagus sylvatica

Figura 2 – diametro medio delle tre specie principali presenti nella foresta di Cajada, diviso per area di saggio.

16
3.1.3 Area basimetrica a ettaro

Il grafico illustrato qui sotto (Figura 3) si dimostra molto eterogeneo ma ben in linea con i dati
precedenti: nelle aree 4N, 1085 e 1092 l’area basimetrica a ettaro dell’abete bianco è nettamente
superiore alle altre, qui infatti l’abete bianco presenta una densità ed un diametro più elevati del
faggio e dell’abete rosso, quest’ultimo invece spicca nella 1091 dove sia per diametro che per
densità supera di gran lunga le altre due specie. Nelle aree 1086, 1095 e 1100 le aree basimetriche
di abete bianco e rosso rimangono invece abbastanza simili. L’area basimetrica dell’abete rosso
nell’area 1092 e del faggio nella 1085, 1091 e 1100 raggiunge i valori minimi a livello di valle,
dimostrando coerenza con le misure di diametro e densità. In totale l’abete bianco si dimostra la
specie con la maggior area basimetrica, circa 30 m2/ha, seguito con un buon distacco dall’abete
rosso, circa 20 m2/ha, ed infine il faggio che copre 3 m2/ettaro.

Area basimetrica a ettaro per area di saggio


50,00
45,00
40,00
35,00
30,00
25,00
20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
4N 1085 1086 1091 1092 1095 1100

Abies alba Picea abies Fagus sylvatica

Figura 3 – area basimetrica a ettaro delle tre specie principali presenti nella foresta di Cajada, divisa per area di saggio.

17
3.1.4 Altezza media

Come si può vedere dal grafico sottostante (Figura 4), i valori delle altezze delle varie specie non
sono omogenee, confermando che si tratta di una foresta pluristratificata e quindi riconducibile alle
foreste vetuste. Si può notare subito che viene distinto, seppure in maniera non molto marcata, un
piano dominante dell’abete bianco e dell’abete rosso (con altezza media complessiva
rispettivamente di 28 e 27 m circa) ed un piano dominato del faggio (complessivamente circa 12 m
di media). Questo dato sottolinea ancor di più come il faggio sia maggiormente favorito nella
rinnovazione, soprattutto nell’area 1092: qui, con l’abete rosso, ricopre i diametri minori ma si
dimostra molto più presente in termini di densità e superiore altezza media.

Altezza media per area di saggio


45,00

40,00

35,00

30,00

25,00

20,00

15,00

10,00

5,00

0,00
4N 1085 1086 1091 1092 1095 1100

Abies alba Picea abies Fagus sylvatica

Figura 4 – altezza media delle tre specie principali presenti nella foresta di Cajada, divisa per area di saggio.

18
3.1.5 Volume a ettaro

Il seguente grafico (Figura 5) riporta il volume a ettaro di ciascuna specie per ciascuna area di saggio;
dimostrando una correlazione forte con i valori ottenuti per l’area basimetrica, dove l’abete bianco
prevaleva nettamente nelle aree 4N, 1085 e 1092, l’abete rosso nella 1091 e riportavano valori simili
nelle aree rimanenti, con il faggio che rimane nettamente sotto la media. Il valore medio dell’abete
bianco è circa 598 m3/ha, per l’abete rosso 363 m3/ha e il faggio appena 47 m3/ha, confermando la
presenza prevalente dell’abete bianco nella foresta di Cajada, a discapito dell’abete rosso che,
nonostante costituisca anch’esso il piano dominante e comprenda le piante coi diametri
mediamente maggiori, è presente in numero minore nelle varie aree di saggio, con l’eccezione della
1091 in cui il suo volume è nettamente superiore alle altre specie. Il faggio fa parte invece del piano
dominato e compone solo una piccola porzione del volume totale della foresta, è tuttavia la specie
che si dimostra essere più avvantaggiata nella rinnovazione.

Volume a ettaro per area di saggio


1400,00

1200,00

1000,00

800,00

600,00

400,00

200,00

0,00
4N 1085 1086 1091 1092 1095 1100

Abies alba Picea abies Fagus sylvatica

Figura 5 – volume a ettaro delle tre specie principali presenti nella foresta di Cajada, diviso per area di saggio

19
3.2 Confronto coi dati del 2009

Di seguito è presentata la tabella (Tabella 6) che riporta i dati a confronto del 2009 e del 2019, che
non tiene conto dei singoli plot ma che permette di evidenziare l’evoluzione della foresta in questi
10 anni.

Riassunto risultati Cajada 2009 Cajada 2019


Variabili media ± st. dev. media ± st. dev.
DBH medio tot ALBERI VIVI (cm) 32,99 19,79 38,41 10,34
DBH medio Abies alba (cm) 40,08 17,73 45,53 9,34
DBH medio Picea abies (cm) 38,03 21,61 46,30 18,61
DBH medio Fagus sylvatica (cm) 15,38 5,76 16,57 6,09
area basimetrica (m2/ha) 48,71 14,52 57,00 16,98
area basimetrica Abies alba (m2/ha) 28,96 16,60 30,04 11,92
area basimetrica Picea abies (m2/ha) 17,41 13,03 19,78 14,06
area basimetrica Fagus sylvatica (m2/ha) 2,34 1,88 3,01 2,14
volume alberi vivi (m3/ha) 641,14 186,02 1011,02 278,45
volume alberi vivi Abies alba (m3/ha) 403,44 229,09 597,81 318,59
volume alberi vivi Picea abies (m3/ha) 219,74 162,71 363,25 269,28
volume Fagus alberi vivi sylvatica (m3/ha) 17,96 14,31 46,98 28,21
altezza media tot (m) 18,72 10,58 24,29 4,10
altezza media Abies alba (m) 23,15 9,92 27,91 3,59
altezza media Picea abies (m) 18,40 12,25 27,19 9,87
altezza media Fagus sylvatica (m) 11,36 3,35 12,30 2,89
densità totale (N° alberi/ha) 419,83 NA 419,08 157,75
densità Abies alba (N° alberi/ha) 192,42 NA 192,08 96,70
densità Picea abies (N° alberi/ha) 116,62 NA 96,04 62,28
densità Fagus sylvatica (N° alberi/ha) 110,79 NA 125,14 89,42
Ricchezza di specie 2,86 0,38 3,29 0,70
Tabella 6 – Risultati rilevati nel 2009 e nel 2019 relativi agli alberi vivi, complessivi e divisi per specie; DBH sta per Diameter at
Breast Height, diametro a petto d’uomo

20
3.2.1 Densità a ettaro
Densità a ettaro, 2009 e 2019
250,00
A differenza ti tutti gli altri valori, la densità è l’unico che
200,00
tende leggermente a diminuire. Nel grafico (Figura 6)
150,00
notiamo che seppure l’abete bianco non abbia variato di
100,00
molto il numero di individui (rimanendo sui circa 192
50,00
abeti bianchi/ha), l’abete rosso ha diminuito la sua
0,00
densità (da circa 117 a 96 abeti rossi/ha) e al contrario la Cajada 2009 Cajada 2019
presenza del faggio si è rafforzata (da circa 111 a 125 Abies alba Picea abies Fagus sylvatica

faggi/ha). Figura 6 – densità a ettaro delle tre specie


principali presenti nella foresta di Cajada, 2009 e
Una diminuzione nel numero di individui per l’abete 2019

rosso e invece un aumento per il faggio sottolinea che quest’ultimo sta subendo un avanzamento
nella successione forestale, contando inoltre che si tratta di una specie al momento considerata
favorita nella rinnovazione. Per l’abete bianco invece un mantenimento del numero di individui fa
pensare che questa specie abbia raggiunto una fase di equilibrio per cui a un pari numero di individui
persi ne succedono di nuovi, oppure rispecchia una strategia gestionale per cui i faggi vengono
utilizzati ad un turno più breve rispetto all’abete bianco.

3.2.2 Diametro medio


Diametro medio, 2009 e 2019
50,00
Il grafico a destra (Figura 7) mostra come in generale il
40,00
diametro medio sia aumentato, mostrando una
30,00
situazione di crescita delle piante presenti. La variazione
20,00
media non è altissima, è passata da 33 a 38 cm circa, ma
10,00
significativa se analizzata per le singole specie: mentre
0,00
infatti per il faggio non c’è stato un aumento Cajada 2009 Cajada 2019

considerevole del diametro medio (da 15 a 17 cm circa), Abies alba Picea abies Fagus sylvatica

per l’abete bianco e soprattutto per l’abete rosso sono Figura 7 – diametro medio delle tre specie
principali presenti nella foresta di Cajada, 2009 e
stati registrati incrementi notevoli (da 40 a 46 cm circa 2019

per l’abete bianco e da 38 a 46 cm circa per l’abete


rosso).
21
3.2.3 Area basimetrica a ettaro
Area basimetrica a ettaro,
2009 e 2019
Dal grafico (Figura 8) possiamo evincere un lieve 35,00
30,00
aumento della copertura di ciascuna specie sul 25,00
soprassuolo forestale, in media da 49 a 57 m2/ha circa. 20,00
15,00
Nello specifico l’abete bianco non registra un particolare 10,00

incremento (passando da 29 a 30 m2/ha circa), 5,00


0,00
confermando quanto detto in precedenza, così come il Cajada 2009 Cajada 2019

faggio (da 2 a 3 m2/ha circa), mentre per l’abete rosso Abies alba Picea abies Fagus sylvatica

l’incremento è sensibilmente maggiore (da 17 a 20 Figura 8 – area basimetrica a ettaro delle tre specie
principali presenti nella foresta di Cajada, 2009 e
m2/ha circa). Questo dato si contrappone con la 2019

diminuzione della densità dell’abete rosso, ma


l’aumento del diametro medio garantisce comunque a
questa specie di aumentare la sua copertura forestale.

3.2.4 Altezza media


Altezza media, 2009 e 2019
30,00

Guardando il grafico a destra (Figura 9) si può ben 25,00

notare l’aumento considerevole dell’altezza per l’abete 20,00

15,00
bianco (da 23 a 28 m circa) e soprattutto per l’abete
10,00
rosso (da 18 a 27 m circa), mentre per il faggio
5,00
l’aumento in altezza è stato moderato (da 11 a 12 m
0,00
circa). Questa differenza è dovuta specialmente alla Cajada 2009 Cajada 2019

posizione che occupano le varie specie, poiché le piante Abies alba Picea abies Fagus sylvatica

che si trovano in una posizione dominante avranno a Figura 9 – altezza media delle tre specie principali
presenti nella foresta di Cajada, 2009 e 2019
disposizione molta più luce di quelle che si trovano nel
piano dominato e perciò anche la crescita ne risente.

22
3.2.5 Volume a ettaro
Volume a ettaro 2009 e 2019
700,00
Il grafico sul volume a destra (Figura 10) sottolinea un 600,00
500,00
aumento importante in questi dieci anni, da 641 a 1011
400,00
m3/ha circa, il che indica che la foresta si trova ancora in
300,00
una situazione di crescita e non ha raggiunto una 200,00
100,00
condizione climax. L’abete bianco ha subito un
0,00
incremento da 403 a 598 m3/ha circa, l’abete rosso da Cajada 2009 Cajada 2019

220 a 363 m3/ha circa ed il faggio da 18 a 47 m3/ha circa. Abies alba Picea abies Fagus sylvatica

Se prendiamo in considerazione anche i grafici Figura 10 – volume a ettaro delle tre specie
principali presenti nella foresta di Cajada, 2009 e
precedenti, noteremo che l’aumento di volume è 2019

avvenuto, per abete rosso e abete bianco, in una


situazione in cui la densità è costante o in calo ed il diametro e l’altezza, già mediamente elevati,
sono andati ad aumentare; questo dimostra che l’aumento di volume è avvenuto soprattutto per
quelle piante che avevano già raggiunto dimensioni notevoli. Al contrario il faggio ha subito un
aumento significativo nel numero di individui a ettaro, ma un incremento lieve in altezza e diametro
medio, che tuttavia ha portato a quasi raddoppiare il suo volume, segno del fatto che sta crescendo
più velocemente delle altre due specie e che è favorito nella rinnovazione

23
3.3 Necromassa

Un dato fondamentale da tenere in considerazione per la qualità dell’habitat è proprio la


necromassa legnosa (Siitonen, 2001). I dati sulla necromassa che ci interessano sono il suo volume,
che verrà riportato per ciascuna area, e la densità dei vari tipo di legno morto, ossia morto in piedi
(snag), morto a terra (log) e ceppaia (stump/start). Di seguito è riportata la tabella (Tabella 7) con i
valori rilevati in ciascuna area, i valori già a primo impatto risultano essere molto disomogenei, con
una deviazione standard che talvolta supera la media, condizione legata alla diversità fra le varie
tipologie di legno morto.

Legno Morto Cajada 2019 plot


Variabili media ± st. 4N 1085 1086 1091 1092 1095 1100
dev.
Volume legno 65,86 79,46 28,52 34,21 29,67 11,63 257,66 60,55 38,81
morto totale
(m3/ha)
Volume Stump 19,48 7,25 16,79 25,84 26,79 7,77 15,16 29,02 14,99
(m3/ha)
Volume Snag 37,50 72,07 0,15 0,00 0,00 3,80 212,21 29,48 16,88
(m3/ha)
Volume Log 8,88 9,49 11,58 8,37 2,88 0,06 30,29 2,06 6,94
(m3/ha)
Numero Stump 270,66 118,65 488,93 325,95 285,21 101,86 325,95 203,72 162,98
(N/ha)
Numero Snag 75,67 92,86 20,37 0,00 0,00 40,74 285,21 101,86 81,49
(N/ha)
Numero Log 130,96 118,72 122,23 61,12 81,49 20,37 203,72 40,74 387,07
(N/ha)
Tabella 7 – Risultati sul legno morto rilevati in ciascuna cella, complessivi e divisi per tipologia

24
3.3.1 Volume a ettaro del legno morto

Viene riportato di seguito (Figura 11) il volume complessivo del legno morto a ettaro. Si può notare
come nell’area 1092 sia presente un volume molto alto di legno morto in piedi, circa 212 m3/ha. Si
tratta per quasi la totalità di essi di abeti bianchi, anche di grosse dimensioni, in un plot che già aveva
evidenziato nei dati sugli alberi vivi la predominanza di questa specie, sia per densità che per
dimensioni. In quest’area è presente anche il maggior volume di legno morto a terra (circa 30
m3/ha), dato direttamente collegato alla notevole presenza di legno morto in piedi. Le ceppaie
tendono a riportare una media abbastanza costante nei vari plot (circa 19 m3/ha), mentre il legno
morto a terra e in piedi fa fluttuare molto i valori totali di legno morto per ciascuna area, portando
alcune di esse a registrare una quantità importante di necromassa, come per la 1092, 1095 e 1100.
L’area in cui si registra minori quantità di legno morto è la 1091, che già nelle analisi precedenti si
era distinta dalle altre perché in essa l’abete rosso è predominante, sia per volume che per numero
di individui, mentre le aree in cui si registrano le quantità di legno morto maggiori sono la 1092 e la
1095, nelle quali la densità del faggio è nettamente superiore alla media.

Volume a ettaro del legno morto per area di saggio


250,00

200,00

150,00

100,00

50,00

0,00
4N 1085 1086 1091 1092 1095 1100

Stumps Snags Logs

Figura 11 – volume a ettaro del legno morto rilevato per ciascuna area di saggio, diviso per tipologia

25
3.3.2 Densità a ettaro di legno morto

Comparato al grafico precedente, il grafico sottostante sottolinea come le ceppaie, seppure le loro
ridotte dimensioni non incidano molto sul volume, siano comunque numerose, anche rispetto agli
alberi vivi se viene fatto un paragone con la densità media, che è 419 alberi/ha rispetto a 271
ceppaie/ha circa. Se si considera poi che ogni ceppaia e ogni albero morto in piedi rappresentano
singolarmente un albero morto, in quelle aree dove questi sono più presenti diventano un ottimo
indicatore sullo stato di evoluzione di ciascun plot, in relazione ovviamente alla densità degli alberi
vivi.

Prendendo d’esempio l’area 1092, che per il legno morto registra i maggiori volumi e densità,
possiamo osservare una densità di alberi vivi poco superiore alla media ed una predominanza di
abeti bianchi e faggi, a discapito degli abeti rossi il cui volume in quell’area è irrisorio, mentre la
1091, che per il legno morto registra volume e densità minori rispetto alle altre aree, presenta
comunque una densità totale nella media ma una spiccata presenza di abete rosso che predomina
su entrambe le altre specie, sia nel volume che nella densità.

Densità del legno morto a ettaro


600,00

500,00

400,00

300,00

200,00

100,00

0,00
4N 1085 1086 1091 1092 1095 1100

Stumps Snags Logs

Figura 12 – densità a ettaro del legno morto rilevato per ciascuna area di saggio, diviso per tipologia

26
3.4 Classi di vigoria e di decomposizione

Le classi di vigoria e di decomposizione permettono di avere una visione più chiara sullo stato di
avanzamento della dinamica forestale, sia per quanto riguarda gli alberi vivi al fine di comprendere
meglio le dinamiche di competizione in ciascun plot, sia per il legno morto per determinare quanto
rapidamente e con che ritmo sta avvenendo il suo accumulo. Verranno mostrate tabelle diverse
relativamente al legno vivo (Tabella 8) e al legno morto (Tabella 9), per i quali in seguito verrà
proposta un’analisi più accurata.

Percentuale di alberi rientranti nelle diverse classi di vigoria


Classi di vigoria 4N 1085 1086 1091 1092 1095 1100 TOT Cajada
1 93,33 100,00 90,91 56,52 54,17 93,33 93,75 81,25
2 6,67 9,09 39,13 29,17 6,67 14,58
3 4,35 16,67 6,25 4,17
4 0,00
Tabella 8 – percentuale di alberi vivi ricadenti in ciascuna classe di vigoria

Percentuale di legno morto rientrante nelle diverse classi di decomposizione


Classi di decomposizione 4N 1085 1086 1091 1092 1095 1100 TOT Cajada
1 3,23 5,56 5,56 16,67 25,00 23,53 11,18
2 3,23 16,67 20,00 3,23 8,07
3 12,90 66,67 44,44 16,67 7,50 11,76 61,29 30,43
4 80,65 11,11 50,00 66,67 47,50 64,71 35,48 50,31
Tabella 9 – percentuale di legno morto ricadente in ciascuna classe di decomposizione

27
3.4.1 Classi di vigoria

Di seguito sono presentati un areogramma che illustra i dati in percentuale totali relativi alle classi
di vigoria (Figura 13) e una tabella che specifica le percentuali per ciascuna specie (Tabella 10).
L’aerogramma mostra come circa l’81% delle piante vive rilevate sia in piena vigoria e circa il 15%
leggermente deperenti, mentre solo il 4% circa sia deperente, dati che sono compatibili con il
registrato aumento di volume di legno vivo negli ultimi dieci anni e che restituiscono l’immagine di
una foresta che sta ancora crescendo. Un dato interessante poi lo si può rilevare nelle aree 1091 e
1092, dove la percentuale di alberi in piena vigoria è a malapena sopra il 50% e si distinguono
nettamente dalle altre aree dove almeno il 90% delle piante è in piena vigoria. Si tratta di due aree
che già in precedenza hanno mostrato caratteristiche interessanti: la 1091 infatti presenta una
quantità di legno morto molto bassa, ma una notevole quantità di abeti rossi di grosse dimensioni,
mentre la 1092 è l’area con i numeri più alti circa il legno morto e nella quale l’abete rosso è quasi
del tutto assente (ci sono solo 3 abeti rossi deperenti con diametro medio di 12 cm), mentre il faggio
qui raggiunge un’elevata densità assieme all’abete bianco.

Se confrontiamo questi dati con la tabella sottostante (Tabella 10), si può notare come l’abete rosso
conti in percentuale un elevato numero di individui con classe di vigoria 2 e 3, mentre solo il 67%
circa rientra nella classe 1, che per abete bianco e faggio conta rispettivamente l’86% e l’84% circa
degli individui, che dimostra come queste ultime due specie godano di una maggior vigoria in questa
foresta rispetto all’abete rosso. Questo dato va tuttavia confrontato col fatto che la quasi totalità di
abeti rossi con classe di vigoria 2 e 3 si trovi esclusivamente nelle aree 1091 e 1092, che come già
illustrato contano molti individui deperenti e molto legno morto.

Percentuale di alberi
Percentuale di alberi rientranti nelle diverse classi per classe di vigoria
di vigoria
Classi di TOT Abies TOT Picea TOT Fagus
vigoria alba Abies Sylvatica
1 86,36 66,67 83,72
2 12,12 18,18 16,28
3 1,52 15,15
4
1 2 3 4
Tabella 10 – percentuale di alberi vivi ricadenti in ciascuna classe di vigoria, divisi per
specie
Figura 13 – percentuale di alberi vivi
ricadenti in ciascuna classe di vigoria,
totale di Cajada

28
3.4.2 Classi di decomposizione

Di seguito sono presentati un areogramma che illustra i dati in percentuale totali relativi alle classi
di decomposizione (Figura 14) e una tabella che specifica le percentuali per ciascun tipo di legno
morto (Tabella 11). Osservando l’areogramma si può notare come circa la metà del legno morto si
trovi in uno stato molto avanzato di decomposizione, mentre il 30% rientra nella classe subito
precedente; solo il 20% circa è legno morto che si trova in uno stadio recente di decomposizione.
Diversamente dalle classi di vigoria, le classi di decomposizione presentano, per ciascun tipo di legno
morto, una classe di decomposizione prevalente, come evidenziato dalla tabella sottostante: le
ceppaie sono per la stragrande maggioranza concentrate nella classe 4, il legno morto in piedi nelle
prime due classi e il legno morto a terra nelle ultime due.

Se incrociamo quindi i dati sulla densità di legno morto e sulle classi di decomposizione per ciascuna
area, noteremo infatti che nelle aree in cui sono più presenti ceppaie e legno morto a terra c’è una
percentuale maggiore di legno molto deperente che rientra nelle ultime due classi, mentre la
presenza di legno morto in piedi fa spostare le percentuali verso le classi di deperimento inferiori,
come nel caso delle aree 1092 e 1095. L’unica eccezione è la 1085, dove prevalgono in densità e
volume le ceppaie, ma la classe di decomposizione con la maggior concentrazione è la numero 3;
questo perché in quest’area sono stati effettuati dei tagli recenti e perciò le ceppaie (classificate
come start) rientrano quasi tutte in quella classe.

Percentuale del legno


Percentuale di legno morto rientrante nelle morto per classe di
diverse classi di decomposizione decomposizione
Classi di TOT TOT TOT
decomposizione Stump Snag Log
1 1,08 46,15 13,33
2 3,23 38,46 4,44
3 24,73 15,38 48,89
4 70,97 33,33
Tabella 11 – percentuale di legno morto ricadente in ciascuna classe di
decomposizione, diviso per tipologia

1 2 3 4

Figura 14 – percentuale di legno morto ricadente


in ciascuna classe di decomposizione, totale di
Cajada

29
4. Conclusioni

Dallo studio effettuato è emerso che la foresta di Cajada si trova in uno stadio successionale maturo,
con un registrato aumento della massa legnosa che, nonostante i valori sovrastimati per via dei limiti
dei metodi impiegati, e che riporta una tendenza di crescita mantenuta costante da una gestione
non intensiva. Il suo accrescimento verrà influenzato dalla frequenza e dall’intensità dei tagli
effettuati, che se dovessero diminuire potrebbero portare ad un incremento dei livelli di naturalità
di questa foresta, come il caso della foresta vetusta di Val Tovanella (Susmel, 1958).

La presenza di rinnovazione di faggio che si sviluppa vigorosamente potrebbe essere l’indicatore di


un’evoluzione naturale della dinamica forestale, che vede protagoniste Abies alba e Picea abies a
dominare il soprassuolo, ma che pian piano si troveranno a competere con questa specie: il volume
complessivo di questa latifoglia è più che raddoppiato in queste foreste, il faggio sta avanzando
all’interno della conca dove ha trovato un ambiente favorevole alla sua rigenerazione; un’altra
ipotesi è che questa specie sia così diffusa a causa delle attività silvicolturali, che coinvolgono il
faggio e lo mantengono nel piano dominato, ciò limiterebbe la sua diffusione e permetterebbe di
mantenere la struttura attuale della foresta.

È possibile che la strategia gestionale preveda che l’abete rosso vada diminuendo all’interno di
questa foresta: il suo volume sta ancora aumentando ma non la sua densità, gli alberi di grandi
dimensioni stanno ancora crescendo in parte, ma non c’è una rinnovazione abbastanza presente da
poter garantire a questa specie una futura permanenza in queste foreste, la maggior parte degli
abeti rossi di dimensioni minori infatti sono spesso deperenti e difficilmente possono competere col
faggio, che in questo sito sembra aver trovato un ambiente ideale.

L’abete bianco continua a dominare la foresta di Cajada, il suo volume aumenta e la sua densità
rimane costante, ma è probabile che si ritroverà in futuro a coesistere col faggio più che con l’abete
rosso; si può infatti dedurre quale immagine stia assumendo questa foresta guardando le aree di
saggio in cui è registrata la maggior densità, copertura e volume di legno morto, che sono le più
avanzate nella dinamica forestale e quindi le più vicine ad una condizione di climax nella curva di
crescita della popolazione: la 1092, la 1095 e la 4N.

Le aree 1092 e 1095 emergono per l’ elevata quantità di necromassa, per cui sono le più ricche sia
in termini di densità che di volume, ma anche per l’elevata densità di Fagus sylvatica; in entrambe

30
le aree l’abete bianco è la specie prevalente, mentre il faggio occupa il piano dominato ma
riportando un’elevata densità. La differenza principale fra queste due aree è la presenza importante
di abete rosso nella 1095, con individui di grandi dimensioni e vigorosi, tuttavia se andiamo ad
analizzare la 4N ci verrà restituita un’immagine differente: quest’area è in assoluto la più densa, con
il maggior numero di abeti bianchi e di ceppaie al suo interno, è un’area in cui il faggio raggiunge
quasi l’abete rosso in volume, diametro e altezza.

Seppure l’abete rosso rimanga tutt’ora una specie diffusa nella foresta di Cajada, la diminuzione
della sua densità e il profilo che tracciano le aree più rilevanti, mostra come, col tempo, l’aspetto di
questa foresta vetusta potrebbe cambiare: se non verranno svolti interventi ed attività silvicolturali
mirati al mantenimento di questa specie all’interno della foresta, è auspicabile che cambierà la sua
composizione diventando un’abetino-faggeta e la presenza dell’abete rosso diventerà solo
marginale.

La presenza di legno morto in ciascuna area è un segnale importante della qualità dell’habitat (Sitzia
et al., 2017; Siitonen, 2001; Schmiegelow & Mönkkönen, 2002), è indice della scarsa presenza di
attività umane, che restituisce non solo una maggiore naturalità della struttura forestale, ma anche
una maggior ospitalità per le svariate cenosi di funghi, insetti e piccoli animali (Stevens, 1997;
Norstedt et al., 2001; Nordèn et al., 2004). Ciò che potrebbe invece compromettere la qualità
dell’habitat è la copertura del soprassuolo forestale, che impedisce alla luce di raggiungere la
rinnovazione (Del Favero, 2004).

Tuttavia la foresta sta ancora crescendo, non solo la rinnovazione ma anche il piano dominante. La
mortalità sta interessando soprattutto il piano dominato, ma raggiunto lo stato di massima crescita
comincerà ad aumentare la mortalità delle piante di dimensioni maggiori, per cui verranno a crearsi
degli spazi liberi attraverso i quali la luce può raggiungere la rinnovazione, senza contare che questo
processo è già svolto dalle attività silvicolturali, che seppur poco frequenti riducono la copertura
delle chiome.

Lasciando la foresta in libera crescita si potrebbe andare incontro quindi ad una perdita dell’abete
rosso, ma potrebbe aumentare la sua qualità dell’habitat così come è avvenuto per la foresta di Val
Tovanella (Susmel, 1958), che ha assunto le caratteristiche di una foresta vetusta, in caso invece si
dovesse decidere di gestire la foresta al fine di preservare la sua attuale struttura, sarebbe
necessario effettuare dei tagli che permettano alla rinnovazione di abete rosso di crescere, lasciando
comunque della necromassa affinché venga incrementata la naturalità di questa foresta.
31
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6. Allegati

Scheda utilizzata nei rilievi di campo

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