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FIRENZE
CASA EDITRICE FELICE LE MONNIER
2001
Platone, Antifonte e la medicina di Zalmossi
reiterata confutazione è controversa sia sul piano generale che su quello par-
ticolare delle singole obiezioni avanzate da Socrate a Carmide e soprattutto a
Crizia: «Uno dei principali problemi interpretativi del dialogo è costituito
dal fatto che le definizioni via via presentate da Carmide e Crizia e confutate
da Socrate mettono in luce aspetti della sophrosyne che in altri dialoghi pla-
L'ambientazione in una palestra non è senza significato, visto il rapporto tra salute
fisica e salute dell'anima. Il binomio croxI9ocrtívi-tiytEta è presente nell'elegia 6 D.-K. di
Crizia (v. 22), e persiste a lungo, come dimostra la tarda iscrizione frigia che celebra il gim-
nasiarca Artemone, sacerdote di Hygieia e Sophrosyne (cf. H. NORTH, op. cit., p. 254).
8 Per il ruolo di Eros in relazione alla croppocnívn socratica vd. ora W. T. SCHMID, op. cit.,
pp. 6 ss.
9 La natura dell'espediente e soprattutto l'espressione usata da Crizia, •fingersi medico»
(Chrm. 155 b), sono stati decisivi nell'orientare la critica verso un'interpretazione ironica
dell'intera cornice, quasi una parodia dei metodi cialtroneschi di molti medici: TH. A.
SzLeziót, Platone e la scrittura della filosofia. Analisi di struttura dei dialoghi della giovinezza e della
maturità alla luce di un nuovo paradigma ermeneutico, intr. e tr. di G. REALE (Milano 1988), p.
207. Tuttavia, la finzione proposta da Crizia è superflua: Carmide si ricorda bene di Socrate
per averlo visto frequentare Crizia sin da quando era ragazzino (ibidem 156 a) e Socrate
comincia a parlare estesamente della •medicina dei Traci• proprio dopo averlo appurato:
Meno male che te ne ricordi — dissi; ti parlerò allora con maggiore franchezza dell'incantesi-
mo, spiegandoti di che si tratta ... » (ibidem 156 b).
w Su Zalmossi vd. infra.
il Per una sintesi ragionata delle diverse definizioni e confutazioni presenti nel dialogo
vd.. II. NORTH, op. cit., pp. 153-158; B. WITrE, op. cit., pp. 25 SS.; N. VAN DER BEN, The Charmides
of Plato. Problems and Interpretations (Amsterdam 1985), pp. 4 8. -
Platone, Antifonte e la medicina di Zalmossi 67
GLOY, Platons Theorie der éntarrútn ècen-1; im «Charmides» als Vorliufer der modernen Selbst-
bewuftseinstheorien, .KantStuc•, 77 [1986], pp. 137-64). Altri hanno ravvisato una riflessione
dell'anima su se stessa per attingere la conoscenza delle idee (TH. A. SZLEZ21K, op. cit., pp.
190-216). Il rifiuto di questa definizione si spiegherebbe con il soggettivismo tipicamente
sofistico implicito nella definizione di una scienza senza altro oggetto che se stessa: vd. E.
MARTENS, Das selbstbeziigliche Wissen in Platons «Charmides» (Miinchen 1973). Sulle diverse
posizioni rimando al Centrone, op. cit., pp. 45 ss.
15 Cf. Chrm. 174 a-b.
68 Francesca D'Alfonso
dall'aq)81,1 è anch'esso metafora del fulcro della teoria platonica (la cd.
teoria dei princìpi). Dall'interpretazione di Szlezc emerge con chiarezza
la poca rilevanza del riferimento platonico alla medicina di Zalmossi:
«L'intera storia incredibile dello sciamano tracio da cui Socrate dice di
aver imparato è inventata con molto umorismo e distacco» 22 Secondo lo .
studioso tedesco «ciò che lega la metafora del medico al tema del dialogo,
ossia al tema della 'temperanza' o `autodominio', è il fatto che la vera tem-
peranza del filosofo consiste nell'essere capace di tenere nascosto il sapere
decisivo (il 4)ócpplaicov), a seconda di come la situazione lo richiede» 23 .
giudizio comune secondo cui Socrate non avrebbe mai incontrato i medici
traci che non sarebbero altro che un'invenzione socratica o platonica 26 e ,
«rendesse immortali» (Chrm. 156 d) i suoi adepti attraverso una cura glo-
bale (anima e corpo) è meno improbabile di quanto si pensi 28 e non si può ,
22 TH. A. SZLEZAK, op. cit., p. 213. Una lettura 'ironica' del passo è data anche da M. VEorr-
n, La medicina in Platone, •RSF», 21 (1966), p. 35.
23 TH. A. Szi.EzAK, op. cit., p. 216.
24 F. COOLIDGE, The Relation of Philosophy to loxPpocrtívri: Zalmoxian Medicine in Plato's
Charmides, •Ancient Philosophy, 13 (1993), p. 28.
25 F. COOLIDGE, art. cit., p. 23 e nota 1.
26 F. COOLIDGE, art. cit., p. 28 nota 8.
27 F. Cooulx2E, art. cit., p. 24 nota 2. Il Coolidge (pp. 31 s.) paragona la cura di Zalmossi
alle terapie psicosomatiche attualmente in uso per chi vuole liberarsi dalla dipendenza della
nicotina.
28 I recenti ritrovamenti a Olbia sul Mar Nero di tavolette d'osso in cui è espressa la spe-
ranza orfica di una Vita attraverso la Morte (V secolo a. C.) hanno gettato una nuova luce sulla
cultura religiosa delle regioni tracie, integrando quanto era già noto dalle testimonianze lette-
rarie: per le tavolette di Olbia vd. F. TINNEFELD, Referat ùber zwei russische Aufatze, •ZPE•, 38
70 Francesca D'Alfonso
(1980), pp. 67-71; M. L. WEsr, The Orphics of Olbia, •ZPE•, 45 (1982), pp. 17-29; G. CASADIO,
Adversaria Orphica et Orientalia, •SMS12•, 52 (1986), pp. 293-95; J. G. VINOGRADOV, Zur sachli-
chen und geschichtlichen Deutung der Orphiker-Blittchen von Olbia, in Orphisme et Orphée, a
cura di Pti. BORGEAUD (Genève 1991), pp. 77-86; L. ZHMUD', Orphism and Graffiti from Olbia,
•Hermes•, 120 (1992), pp. 159-168; M. Di MAEco, Thracius Orpheus, in Dall'Indo a Thule: i
Greci, i Romani, gli altri, premessa di M. GIGANTE (Trento 1996), pp. 67-69; E. DErrom, Testi
«orfici» dalla Magna Grecia al Mar Nero, •PdP•, 51 (1996), pp. 292 - 310.
B. WrrrE, op. cit., p. 139. Analoga circolarità (13ío5-045cvaton-f3to;) è ora attestata nelle
tavolette di Olbia che alludono molto probabilmente a una morte temporanea cui seguirà
una nuova nascita: cf. L. ZHMUD', art. cit., p. 168.
Platone, Antifonte e la medicina di Zalmossi 71
3° La traduzione del Carmide è di B. CENTRONE, op. cit., pp. 220-309; me ne discosto solo
per quanto riguarda la parola aw0pomívi, che, a mio avviso, è preferibile intendere «tempe-
ranza» piuttosto che •saggezza•.
72 Francesca D'Alfonso
del corpo, ben riconoscibile nella cornice del Carmide, segna già un distac-
co e un superamento, aprendo la strada a un rapporto irrisolto con la
medicina ippocratica, nella sua originarla novità e nelle sue «svolte» che è
ben ripercorribile nei dialoghi successivi 32 .
L'importanza di conoscere l'intero (òXov) in senso platonico e non
ippocratico, porterà Platone a recuperare persino la medicina un po' este-
riore degli Asclepiadi, fatta di erbe, pozioni, ecc., proprio perché è meno
efficace dell'altra (Resp. 405 c-410 a). Tale paradosso si spiega con' il fatto
che una medicina così 'esteriore' finiva per non comportare quell'accani-
mento terapeutico che il medico ippocratico realizzava attraverso il
regime, per cui anche un uomo malaticcio poteva, stando attento al tipo
di vita, vivere a lungo. La terapia dietetica era definita ironicamente da
Platone vocrozpoOia 'allevamento della malattia', poiché «si basa su una
cura eccessiva per il corpo concepito come autonomo e autosufficiente.
Una cura talmente ansiosa ... da essere anzi, nella sua sostanza più
profonda, già essa stessa malattia»33 .
31 M. VEGE-rn, La medicina in Platone II. Dal Gorgia al Simposio, •RSF•, 22 (1967), p. 265.
Sulla posizione polemica assunta da Platone nei confronti dell'eccessiva importanza del
32
regime nella medicina di Erodico di Selimbria, vd. ora A. Jou', Platone e la «svolta dietetica» della
medicina greca. Erodico di Selimbria e le insidie della techne, •SIFC», 86 (1993), pp. 157 195.
-
1970), p. 168. Vd. anche M. VEGErn, art. cit. (nota 22), p. 34.
37 P. LAIN ENFRALGO, op. cit., pp. 169 S.
38 In un noto passo del Fedro (270 a-c), Platone confronta il metodo ippocratico, che parte
dalla comprensione della exstg dell'intero, con quello della vera retorica. Il significato di iilov
è stato analizzato e interpretato diversamente sia dagli studiosi di Ippocrate che di Platone;
per una bibliografia ragionata vd. M. VEGE-rn, La medicina in Platone IV. Il Fedro, •RSF•, 24
(1969), pp. 8-10; vd. anche G. CAMBIANO, Dialettica, medicina, retorica nel Fedro platonico, •Riv.
Filosofia•, 3 (1966), pp. 284-305; J. MANSFELD, Plato and the Method of Hippocrates, •GRBS•, 21
(1980), pp. 341-362; G. J. DE VIZIES, A Note on Plato, Phaedrus 270 a c, •Mnemosyne•, 35 (1982),
-
pp. 331-333.
74 Francesca D'Alfonso
neppure la cura del corpo può essere svincolata dalla cura dell'anima:
come Ippocrate aveva messo in relazione ogni parte malata del corpo con
l'intero organismo, e in questo modo aveva trovato la strada metodologica
veramente innovativa e proficua sul piano terapeutico, così «il metodo di
Zalmossi» applicava la stessa idea di relazione al corpo (malato) e
all'anima (malata).
39 Questa credenza nell'immortalità era estesa anche ad altre tribù tracie (Suida, s. v.
ZeapAtg): vd. E. ROHDE, Psiche. Culto delle anime e fede nell'immortalità presso i Greci, II, tr. di
E. CODIGNOLA e A. OBERDOFER (Bari 1916), p. 363 nota 1. Sui tratti da sciamano di Zalmossi
insiste K. MEULI, Scythica, •Hermes», 70 (1935), pp. 159 ss.
4° Cf. Pomponio Mela (2, 18). Esisteva anche una interpretatio Graeca di tale figura mitica,
che Erodoto riferisce (4, 95-96) non senza prenderne ironicamente le distanze, secondo cui
Zalmossi sarebbe stato uno schiavo-discepolo di Pitagora che avrebbe appreso dal filosofo
samio i mezzi per ingannare i suoi adepti con finte morti e finte resurrezioni: mentre Zalmos-
si tratteneva a banchetto i primi cittadini, si costruiva una dimora sotterranea nella quale un
giorno scomparve per riapparire dopo tre anni. Molti autori più tardi insisteranno su questa
versione screditante (le testimonianze sono raccolte da E. Rohde, op. cit., p. 364 nota 2). Sul
significato di questo mitema vd. E. R. DODDS, I Greci e l'irrazionale, tr. di V. VACCA DE Bosis
(Firenze 1978), pp. 180 ss. Per il rapporto tra Pitagora e Zalmossi vd. W. BtJRKERT, Weisheit
und Wissenschaft. Studien zu Pythagoras, Philolaos und Platon (Ntimberg 1962), pp. 137 ss.; F.
1-Lurroc, Salmoxis: le Pythagore des Gètes ou l'autre de Pythagore?, •ANSP», 8 (1978), pp. 15-42;
IDEM, Le miroir d'Hérodote. Essai sur la représentation de l'autre (Paris 1980), pp. 102-126. Allu-
sioni velate a Zalmossi vengono individuate dal Witte anche in alcune tragedie che Platone
avrebbe tenuto presenti costruendo il suo «dramma filosofico. (B. WrrrE, op. cit., pp. 140 ss.).
41 E. ROHDE, op. cit., p. 364 nota 2. Vd. anche F. GRAF, Orpheus: A Poet among Men, in
Interpretations of Greek Mythology (London-Sydney 1987), pp. 80-116.
Platone, Antifonte e la medicina di Zalmossi 75
4). A tale proposito D. Asheri ha fatto notare come Erodoto usi la parola
EuSocu.tovíi solo nel capitolo dedicato ai Traci, intendendola come estasi
nell'altra vita, in voluto contrasto con il termine ò'XI3tog che indica l'uomo
che è felice sulla terra 42 .
Controverso è il significato da attribuire al verbo dteccvatíCetv (Hdt.
4, 93) / ducoteavatgav (Pl., Chrm. 156 d): malgrado il verbo nella forma
semplice compaia per la prima volta in Erodoto, Linforth ritiene che si
tratti di un appellativo (oi dceavalgovteg) che apparteneva già ai pitago-
rici, come una sorta di soprannome 43 Per quanto riguarda l'uso platoni-
.
di van der Ben viene da M. Erler, che sottolinea l'accezione transitiva del
verbo soprattutto negli autori più tardi influenzati dal passo platonico
(vd. in particolare Luc., Scyth. 1 e Deor. cono. 9, in cui il significato transi-
tivo è legato a un intero popolo). Importante è soprattutto l'obiezione
42 D. ASHEsI, Herodotus on Thracian Society and History, in Hérodote et les peuples non grecs,
Entr. Hardt 35 (Genève-Vandoeuvres 1988), pp. 131-163. Anche il Burkert sottolinea l'inte-
resse di tale uso erodoteo mettendolo in relazione con le pratiche misteriche tracie (nella
•Discussione», ibidem, p. 166). È singolare come tale concezione di etSati.tovía, legata più al
destino dell'anima che al benessere del corpo, sia perfettamente congruente con l'esito della
discussione platonica sulla sophrosyne presente nel Carmide: in questo caso la felicità non
può essere assicurata dalla acoOpomívri comunemente intesa, ma solo dalla scienza del bene
e del male (173 b): vd. infra.
43 I. M. Lru'osm, Oi étectvalgovzsg, •CPh», 13 (1918), pp. 23-33. Per i riscontri archeologi-
ci vd. U. Buoran, Dualistic Aspects of Thracian Religion, •HR», 10 (1971), pp. 228-233.
" Lo studioso si basa su tre elementi: in primo luogo il confronto con il passo di Erodo-
to (4, 94) che è considerato concordemente come fonte di Platone, in cui compare il verbo
•±0avaigetv che andrebbe anch'esso inteso intransitivamente..In secondo luogo, van der
Ben richiama l'attenzione sulla difficoltà della frase presa nella sua interezza, concludendo
che soggetto della relativa non siano gli terrpot ma i Traci intesi come popolo (che dunque
non possono •rendere immortali» ma solo «credere nell'immortalità»). Infine lo studioso
invoca l'incongruità del concetto nell'àmbito del pensiero platonico. Partendo dal presuppo-
sto secondo cui il passo non è solo pienamente platonico ma anche parte integrante del
dialogo, van der Ben conclude che i medici traci non possono essere lodati da Platone
perché sono capaci di rendere immortale l'anima, visto che l'anima è intrinsecamente
immortale (N. VAN DER BEN, op. cit., p. 14).
45 Anche il Witte insiste sull'accezione transitiva del verbo in Platone, rafforzata anche
dal prefisso dar-: B. Wnrrs op. cit., pp. 144-146.
,
76 Francesca D'Alfonso
Grg. 456 b
Spesso sono andato con mio fratello (sc. Erodico) e con altri medici da qualche
ammalato che non voleva bere la medicina, o lasciarsi operare o cauterizzare
80-104. Sulle èxcpSaì iMiyow vd. Hdt. 1, 132, 3 e ora il Papiro di Derveni, col. 6, 2: cf. K. TsAN-
TSANOGLOU, The First Columns of the Derveni Papyrus and their Religious Significante, in Studies
on the Derveni Papyrus, a cura di A. LAKS, G. W. MOST (Oxford 1997), p. 113; W. BUIUCERT, Da
Omero ai Magi. La tradizione orientale nella cultura greca (Venezia 1999), pp. 105 107; J. N.
-
BREmmER, The Birth of the Term 'Magic', •ZPE•, 126 (1999), pp. 7-8.
51 Cf. anche Gorg., Hel. 8. La traduzione dei frr. di Gorgia e di Antifonte è dell'A.
52 Vd. W. D. FURLEY, Besprechung..., cit., p. 87. Sulla terminologia vd. H. FLASHAR, Die medi-
zinischen Grundlagen der Lehrer von der Wirkung der Dichtung in der griechischen Poetik,
•Hermes•, 84 (1956), pp. 12-48.
78 Francesca D'Alfonso
dal medico. Ora, mentre quel medico non riusciva a persuaderlo, io lo seppi
persuadere con non altra arte che la retorica 53 .
" Oggi si tende a credere all'identità del retore e del sofista, tanto più che alcuni tratti
fortemente democratici ed egalitari presenti nello scritto Sulla Verità, così contrastanti con le
scelte politiche conservatrici e oligarchiche di Antifonte di Ramnunte, sono stati ridimensio-
nati dopo la scoperta di nuovi papiri: vd. G. BAsimbrina, F. DECLEVA CAIZZA, Antipho, in Corpus
dei papiri filosofici, vol. 1 (Firenze 1989), pp. 176-180. Per un quadro sulla questione vd. H. C.
Platone, Antifonte e la medicina di Zalmossi 79
carriera, si dedicò a Corinto alla cura delle malattie sia psichiche che fisiche
attraverso l'uso della parola. Antifonte sembra mettere per primo, come
afferma W. Schmid, «die Redekunst in den Dienst der Psychiatrie» 58 :
Antiph. 87 A 6 D.-K.:
[Plut.] 1, 833 c: [...]: Mentre si dedicava ancora alla poesia ideò una techne
dell'immunità dal dolore (téxviv damriag), una terapia affine a quella che i
medici apprestano per i malati; avendo allestito un ambulatorio a Corinto
accanto alla piazza (èv Kopiveo) 'CE icourecrxeucecrgévog oberato:5c notpèc TT)V
dcyopdtv), annunziò pubblicamente che era in grado di curare i sofferenti con i
discorsi (Uvatat ToUg Xunouptévoug Sià 21.erycov Oepancúetv), e dopo essersi
informato dei motivi della sofferenza confortava i malati (napeguOciro Toì)g
xdpivovtag). Ritenendo poi quest'arte indegna di lui si volse alla retorica.
AVERY, One Antiphon or Two?, «Hermes», 110 (1982), pp. 145-158; M. GAGARIN, The Ancient
Tradition on the Identity of Antiphon, •GRBS», 31 (1990), pp. 27 44; G. PENDRICK, The Ancient
-
Tradition on Antiphon reconsidered, «GRBS», 34 (1993), pp. 215 228; M. GAGARIN, Antiphon.
-
The Speeches (Cambridge 1997), pp. 5 7. A favore dell'identità vd. da ultimo TH. ZINSMAIER,
-
Wahrheit, Gerechtigkeit und Rhetorik in den Reden Antiphons. Zur Genere eigener Topoi der
Gerichtsrede, «Hermes», 126 (1998), pp. 420-422.
" SCHMID-STAHLIN, GGL (Mtinchen 1940), III, p. 158 nota 2.
59 La notizia sembrerebbe riferirsi ad Antifonte di Ramnunte, ma da un confronto con i
frammenti delle opere del sofista emerge con chiarezza quanto la céxvn ótkuria.; si concili
perfettamente con il pensiero di quest'ultimo. Il passo dello ps. Plutarco, come quello di
Filostrato, sarebbe un'altra prova dell'identificazione dei due personaggi: vd. W. D. FURLEY,
Antiphon der Athener: ein Sophist als Psychotherapeut?, «Rh.Mus.», 135 (1992), p. 198 s. Anche
nelle definizioni di sophrosyne, l'Antifonte sofista e l'Antifonte delle Tetralogie concordano
pienamente: H. NORTH, op. cit., p. 90.
60 J. S. MORRISON, Antiphon, »PCPhS», n. s., 7 (1961), pp. 49 ss.
61 Secondo l'Edwards, la natura aneddotica del racconto è apparente, perché non si può
escludere che Antifonte abbia cercato inizialmente di guadagnare presentandosi come «con-
sigliere» (M. J. EDWARDS, art. cit., p. 91). Sull'oberwa vd. anche G. B. KERFERD, I sofisti, tr. di C.
MUSOLESI (Bologna 1988), pp. 68-69.
80 Francesca D'Alfonso
Antifonte per gli effetti della parola sulla salute fisica e psichica è avallato
da frammenti delle sue opere, non è circoscritto a un periodo particolare e
percorre tutta la sua produzione.
62 Non è chiaro se la téxvii cawriag fosse un vero e proprio manuale (così SCHMID-
STAFILIN, op. cit., p. 158 nota 2). Secondo l'Untersteiner, va escluso che esistesse uno scritto
su questo tema ed è più probabile che si trattasse di un'•arte psichica- polemicamente con-
traria alla Nruxceywyía gorgiana (M. UNTERSTEINER, I sofisti, Milano 19672 , pp. 278 e 322).
63 P. LAIN ENTRALGO, op. cit., p. 104.
Platone, Antifonte e la medicina di Zalmossi 81
87 B 2 D.-K.
Gal. in Hipp. de med. off 18 b, 656 K.: In tutti gli uomini è la mente (Tiyvoígi)
che guida il corpo sia verso la salute che verso la malattia e verso ogni altra
cosa 71.
68 Sui termini usati da Antifonte (vóao;, 4fliXoSimera, ecc.) con riferimento alla sfera psichi-
ca vd. W. D. FURLEY, Antiphon..., cit., pp. 205 ss.
69 Cic., Div. 1, 51, 116 = B 79. Vd. SCHMID-SrAHLIN, op. cit., pp. 167-68; M. UNTERSTEINER, op.
cit. (nota 62), pp. 322 ss.
' Anche l'ideale di concordia (150vota) caldeggiato da Antifonte deve realizzarsi sia
nell'àmbito ristretto dell'individuo sia nei suoi rapporti sociali, e ha come strumento un cor-
retto uso di yvoSgri rat Stcívota: vd. G. CAsEirrAivo, La legge e il piacere. Antifonte B44 DK, in
Gorgia e la sofistica (Catania 1985), pp. 447457.
'Interessante è il confronto con quanto riferisce Socrate del metodo di Zalmossi (Chrm.
156 e): trtScvta yàp hirri éle ril; gnafig civi.rilaeat xch orà mie& xaì tà àyaflà To -,) aoSp.ocri iccà travet
"CO) àveptsíttcp. Il ruolo della yvoSiin è qui assunto dalla linrxA. Cf. anche Antiph. 87 B 1 D.-K.
72 Cf. E. BiGivoive, Antifonte oratore e Antifonte sofista, a cura di B. GENTILI e G. MORELLI
(Urbino 1974), pp. 82 ss.; G. CASERTANO, art. cit., pp. 449-50. Secondo Lain Entralgo, Antifonte
sosteneva che una parte dei disagi psicosomatici dell'uomo nascevano dal conflitto tra il
condizionamento esercitato dal nómos (la legge, la convenzione, la legalità, ecc.) e la physis
(natura, autentica parte della vita umana) che necessariamente viene sacrificata e soffocata.
La malattia insorge perché contro il nómos in alcune particolari circostanze prevale •la neces-
sità della natura» (dcvdcyrn 4riScrewc) (P. Lux ENTRAcco, op. cit., 101-105). Contro questa inter-
pretazione vd. ora W. D. FURLEY, Antiphon..., cit., p. 205 nota 15.
Platone, Antifonte e la medicina di Zalmossi 83
87 B 58 D.-K.
Stob. 3, 20, 66: Colui che, avendo l'intenzione di danneggiare il prossimo sia
preso dalla paura che, per un suo errore, non riesca a fare ciò che vuole, e al
contrario compia ciò che non vuole, è un uomo molto temperante (otoopové-
otepog). Infatti mentre teme, indugia; e intanto che indugia, il tempo interpo-
sto distoglie la mente dai suoi intenti; e mentre, se una cosa è compiuta, non è
possibile tornare indietro, lo è quando si indugia ... Non si può giudicare tem-
peranza più retta di quella di un uomo (cruxppomívnv SÈ avSpòg (Aie etv ciaXoy
Opeótepeèv 11.; xpívetev) che si astiene dai piaceri improvvisi dell'animo ed è
stato capace di dominare e vincere se stesso. Colui che invece vuole asseconda-
re subito il suo animo, vuole il peggio piuttosto che il meglio.
87 B 59 D.-K.
Stob. 3, 5, 57: Chi non ha mai desiderato né sperimentato le cose turpi e mal-
vagie, non è temperante (oirK part. auí0pcov); non può mostrarsi equilibrato chi
non ha mai esercitato il dominio su nulla.
73 Cf. W. D. FURLEY, Antiphon..., cit., p. 202. Vd. anche H. NORTH, op. cit., p. 89.
74 La North la confronta con la sophrosyne propugnata dal Discorso Giusto nelle Nuvole
aristofanee e con le definizioni offerte dal giovane Carmide nel dialogo platonico (159 b;
160 e): H. NORTH, op. cit., pp. 86-89. Vd. anche ibidem, pp. 88-91. È significativo che anche
l'idea aristocratica di sophrosyne sostenuta da Crizia nelle sue elegie risenta del pensiero di
Antifonte: vd. in particolare l'Elegia 6 D.-K., vv. 22 s. yàp intèp 1.térpov )(atm.« napà
xpfUta / Tépvaaca Amartier' ri tòv anavra xpóvov): M. UNTERSTEINER, I Sofisti. Testimonianze e
frammenti, IV (Firenze 1962), p. 143; B. Wrrre, op. cit., pp. 87 ss.
75 Vd. F. ALTHEIM, Staat und Individuum bei Antiphon dem Sophisten, •Mio•, 20 (1926), pp.
266 ss.; G. B. KERFERD, op. cit., pp. 147 ss.
84 Francesca D'Alfonso
l'affiato sociale del sofista, il rapporto tra kínci e yvoíLti e la ricerca della
sophrosyne mirano a recuperare anche nell'intimo del singolo la óptóvota su
cui dovrebbe fondarsi la società 77 Possedere la sophrosyne significa dunque
.
e ciò è in evidente contrasto con la conclusione cui arriva Platone nel Car-
mide, secondo cui non è la sophrosyne comunemente intesa ad assicurare la
felicità 79 ma la scienza del bene e del male. Nel sofista, gli esempi particola-
,
ri (consigli sul matrimonio e cattivo uso della ricchezza: B49 e B54) mostra-
no come tò icociwig OpovEiv sia in entrambi i casi decisivo e risolutivo per un
buon equilibrio psicofisico. L'«edonismo utilitario» 8° di Antifonte è come
temperato dall'ideale di acoOpoatívi 81 perché per ottenere il piacere biso-
,
gna che essa prevalga attraverso un lungo esercizio che può ben identificarsi
con la téxvi óta.u7Giag 82 .
76 G. CASERTANO, art. cit., p. 453. Vd. anche F. HEINIMANN, Nomos und Physis. Herkunft und
Bedeutung eines Antithese im griechischen Denken des 5. Jhdts. (Basel 1945), pp. 133 ss.
77 M. UNTEKSTFINFB, op. cit. (nota 62), pp. 295 ss.; cf. E. A. HAVELOCK, The Liberai Temper in
Greek Politics (London-New Haven 1957), p. 278.
78 G. CASERTANO, art. cit., p. 450. Si tratta della ripresa di un termine tipicamente democri-
teo, come fa notare G. Vusros, Ethics and Physics in Democritus. Part 2, •Ph12•, 55 (1946), p.
583 nota 30.
79 Per la critica platonica alla sophrosyne sofistica intesa come techne vd. W. T. SCHMID, op.
cit., pp. 20-39.
'Così E. BIGNONE, Antifonte..., cit., p. 67.
a.
81 Democr. 68 B 211 D.-K.: per le affinità con la morale edonistica moderata di Demo-
crito vd. E. BIGNONE, Antifonte..., cit., pp. 83 ss. e C. MourroN, Antiphon the Sophist and Demo-
critus, •MI-1•, 31 (1974), pp. 137 ss. (per la méxvii vma5 vd. p. 138 nota 30). E. A. Havelock
(op. cit., pp. 255 ss.), al contrario, operava una distinzione tra il concetto democriteo di Tlpling
(più morale e intellettuale) e quello di ilExwq proposto da Antifonte, naturalistico e biologico.
82 Vd. W. D. FURLEY, Antiphon..., cit., p. 205.
Platone, Antifonte e la medicina di Zalmossi 85
ttrócriv: Phl. 44 b), «vaticinano» secondo una loro natura non ignobile, ma
difficile e pessimista (tivì. Svaxepapc OnScreo.); oùic ciyevvotg: ibidem 44 c), e
soprattutto sostengono che «la cosa più piacevole di tutte è trascorrere la
vita intera senza dolore» (Otcycov ICCilVTOW ècl'etv daúlcon Stocreit.eiv tòv(kov
eacavux: ibidem 43 d). Tali elementi richiamano la figura e il pensiero di
Antifonte, come sostenne E. Bignone in uno studio del 1938 83 il lkog :
83 E. BIGNONE, Studi sul pensiero antico (Napoli 1938), pp. 221-226, discute anche le altre
ipotesi proposte dalla critica, analizzandone accuratamente i pro e i contra.
84 Del resto, Platone fa riferimento a diversi filosofi, sinteticamente definiti oi SoaxEpEig
(Phl. 46a), e Bignone ritiene probabile che accanto ad Antifonte vadano considerati anche
Democrito e Speusippo: E. BIGNONE, Studi..., cit., pp. 221-226. Per l'identificazione con Speu-
sippo è M. SCHOFIELD, Who were oí Svóxepeis in Plato, Philebus 44a ff •MH•, 28 (1971), pp. 2-
?,
20; IDEM, More on oi Svcropegq, •MH», 28 (1971), p. 181. Sul dialogo vd. da ultimo S.
CERASUOLO, La trattazione del comico nel Filebo, in Il Filebo di Platone e la sua fortuna. Atti del
Convegno di Napoli. 4-6 novembre 1993 (Napoli 1996), pp. 173 190. -
85 F. DECLEVA CA zzI, «Hysteron Proteron»: la nature de la loi selon Antiphon et Platon, «RMM•,
91 (1986), pp. 291-310.
86 Non è privo di interesse il fatto che Antifonte si fosse interessato anche di medicina,
come testimoniano i frr. 87 B 34-38 D.-K. Si tratta di una serie di termini tecnici citati da Pol-
luce riguardanti il sangue (B 35), la placenta (B 36), l'omento (B 37) e più in generale
l'aborto (B 38) e la bile (Nachtrdge 29 D.-K.= II, p. 426). Essi rivelano un interesse non gene-
rico ed è perciò da segnalare il fr. B 34 in cui Antifonte allude proprio alle cefalee e alla sen-
sazione di pesantezza da esse indotta: B34 (Poll. 2, 41): ice0ocIalytoc icot icapriPotpta icaì
icaprfficepticov iroròv TOlit0 noteiv impotv 'A. Oncrív. (•dolor di testa e pesantezza
di testa ... e anche, bevanda o cibo che dà pesantezza alla testa. Per indicare questo effetto
Antifonte usa il verbo icapotv [stordirei.) Cf. la descrizione che dà Crizia del disturbo di Car-
mide (Chrm. 155 b): "Evayxóg tot 411 flotpxívecreaí Tl rtiv icsOocidiv hollev dcvtatecgevog.
86 Francesca D'Alfonso
87 W. T. SCHMID, op. cit., p. 78. Più che di èlenchos, che nell'accezione data da G. VLASTOS
(The Socratic Elenchus, Oxford Studies in Ancient Greek Philosophy 1, 1983, pp. 23-58)
appartiene piuttosto alla pratica sofistica, si tratterebbe di un'gétoio -ig, secondo quanto ora
sostiene H. Tarrant, che analizza l'occorrenza del termine èkeyxog nei primi dialoghi, condi-
zionata dalla presenza di interlocutori sofisti: Elenctic Logos and Cathartic Drugs in the Charmi-
des and other Dialogues (relazione tenuta al V Simposio Platonico, Toronto 19-23 Agosto 1998,
dedicato ai dialoghi Carmide, Lisíde ed Eutidemo, i cui atti sono in corso di stampa). Ringra-
zio il prof. Tarrant di avermi inviato una copia del suo intervento.
88 Che la cnoilipocrúvrt socratica si identifichi con la scienza del bene e del male. è soste-
nuto tra gli altri da T. G. TUCKEY, Plato's Charmides (Amsterdam 1968 2 ), pp. 86-87 e da T.
IRwIN, Plato's Ethics (Oxford 1995), p. 42.
Platone, Antifonte e la medicina di Zalmossi 87
sulle cose alle quali noi ora diamo il nome di esseri, ma quella che è vera-
mente scienza in ciò che è veramente essere (àXXà Tfiv èv tqi 8 éCrliV 6v &TU);
bnicrrituiriv oixsccv)» (247 d) 89 L'opposizione tra le due forme di croxppoo-úvi
.
Dunque, se vincono le parti più elevate dell'anima che conducono a una vita
ordinata e alla filosofia, essi trascorrono la vita di quaggiù in modo felice e in
armonia, perché hanno il dominio di sé e sono moderati, avendo sottomesso
ciò da cui deriva nell'anima il male e liberato ciò da cui deriva la virtù. [...]
Queste cose così grandi e così divine, ragazzo mio, ti porterà in dono l'amicizia di
chi è innamorato. Invece la compagnia di uno che non sia innamorato, mescolata
con temperanza mortale (00.100Cr6V1) OVITI ► KExpaLtévii), capace di amministrare
cose mortali e povere, dopo aver infuso nell'anima amata una grettezza, che dalla
moltitudine viene elogiata come virtù (exveXt1)0Eptocv intò bratvougviv
d.); àpertiv), la farà girare priva di intendimento intorno alla terra e sotto la terra
per novemila anni.
89 Phdr. 254 b: •Quando l'auriga lo vede, la sua memoria viene riportata alla natura del
Bello, e di nuovo la vede collocata insieme alla Temperanza su un piedistallo immacolato
(ocint'iv !Avrà att4pocrúvri; kv &No) peci:)(p Ber3oicrav)•. La traduzione dei passi del Fedro citati è
di G. REALE, Platone. Fedro (Milano 1998). Sul nuovo ideale di sophrosyne nel Fedro vd.
ibidem, p. 231.
" Vd. K. GAISER, L'oro della sapienza, tr. di G. REALE (Milano 1990), pp. 71-75. Sulla con-
trapposizione tra i veri sapienti e i Seivot (sofisti) riguardo al ruolo della cccoOpoe6vri vd.
Phdr. 245 bc. Nel Fedro la sophia del dialettico si oppone a quella ostentata dai sofisti e fon-
data sulla dóza, proprio in quanto tende alla conoscenza dell'intero e della verità (269 d-271
b; 270 c).
91 Phdr. 244 d: «Tanto più, come attestavano gli antichi, la mania che proviene da un dio
è migliore della temperanza che proviene dagli uomini (ooxtipoxrúvrt; 7Z cr.p' ecv0fxhiscov
yryvoitévrig)•. Sulla visione mantica che si verifica in uno stato di Opocr6vri vd. Ti. 71 d-72 b.
92 K. GAISER, op. cit., p. 81. Cf. anche H. Nowrit, op. cit., p. 180.
88 Francesca D'Alfonso
FRANCESCA D'ALFONSO