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Capitolo 1

Il segnale televisivo

Questo capitolo, che serve come introduzione alle dispense, contiene la descrizione del segnale
televisivo composito, primo esempio in grande scala di trasmissione di immagini. In più, tanto
per entrare nel tema di immagini ed elaboratori, vengono presentate le più semplici architetture
per grafica ed elaborazione di immagini. Il motivo per cui ho deciso di inserire la parte sul segnale
televisivo, nonostante sia argomento di corsi precedenti, è duplice: da un lato penso che conoscerne la
struttura sia molto utile per una corretta comprensione del seguito e dall’altro, che io sappia, non c’è
un testo in cui sia presentato in modo decente, ovvero in maniera esauriente ma non eccessivamente
prolissa. Ad esempio, il segnale televisivo è descritto su [Car86] in modo troppo schematico e su
[Gul80] troppo in dettaglio (sono oltre 700 pagine). Se, dopo aver letto questo capitolo, pensate che
anche qui non è presentato in modo decente fatemelo sapere (magari dopo aver passato l’esame, dato
che sono piuttosto permaloso).

1.1 Cenni sui dispositivi per la visualizzazione e


l’elaborazione delle immagini
I dispositivi (sistemi) considerati sono quelli più semplici, giusto per capire come si possano
visualizzare immagini mediante un calcolatore: architetture più sofisticate verranno presentate nel
seguito.
La grafica all’elaboratore è nata poco dopo la comparsa dei calcolatori elettronici, con la
disponibilità dei CRT (tubi a raggi catodici) e dei plotter. Da allora (non sono molti anni, nel
1980 usavo le schede perforate e facevo grafici su di una stampante poco più piccola di una utilitaria,
ovviamente non grafica) è cresciuta molto, fino ad arrivare ad essere indispensabile nella maggior
parte delle applicazioni. Oggi quasi tutti i calcolatori si presentano all’utente con una veste grafica,
ed il modo normale di lavorare prevede la presenza di più ”finestre” sullo schermo, di icone grafiche e
l’interazione mediante mouse (letteralmente “topo”, non esiste, che io sappia, una traduzione italiana
passabile) collegato ad un cursore grafico. Inoltre la continua crescita delle potenzialità di calcolo
degli elaboratori pone il problema dell’interpretazione dei dati prodotti: avendo un applicativo che
genera alcuni milioni di numeri (a volte al secondo..) la vecchia tecnica di stamparli e guardarseli
non è particolarmente efficiente. L’unica soluzione (a parte l’interpretazione automatica) è quella di
visualizzare i dati in forma grafica o pittorica, sfruttando le notevoli capacità di sintesi del sistema
visivo umano.
Esistono svariati tipi di dispositivi di presentazione grafica, come ad esempio terminali vettorizzati
con tubo catodico a lunga persistenza, plotter, stampanti e sistemi per l’esposizione diretta di pellicola
fotografica mediante laser. Quelli di gran lunga più diffusi sono i cosiddetti sistemi raster: in
questi sistemi è sempre presente una memoria video, organizzata logicamente come una matrice
bidimensionale, i cui elementi sono in corrispondenza uno a uno con i punti luminosi generati da un
tubo a raggi catodici a bassa/media persistenza. Gli elementi della matrice contengono numeri interi
che vengono convertiti in tensioni dal dispositivo che si occupa della generazione del segnale televisivo
da inviare al monitor. Siccome i fosfori usati nei monitor rimangono luminosi, una volta attivati, per
pochissimo tempo, è necessario che la matrice dei numeri venga convertita in intensità luminose più
volte al secondo (da 25 a circa 100, a seconda dei sistemi). Ovviamente si potrebbero fare monitor
con fosfori a lunga persistenza (infatti ci sono), ma naturalmente qualsiasi cursore si muova su di
essi lascia una scia a lunga persistenza (per non parlare di cosa succede con le animazioni). La
corrispondenza fra i numeri nella matrice immagine e l’intensità luminosa risultante (in bianco e

3
4 CAPITOLO 1. IL SEGNALE TELEVISIVO

nero o a colori) è in genere modificabile mediante programmazione, anche se esistono sistemi in cui
tale corrispondenza è fissata una volta per tutte dal costruttore. Nei sistemi in cui è modificabile
esiste una memoria molto veloce, detta tabella di Look-up, che contiene i valori di conversione ed è,
in un qualche modo, accessibile da programma.

Memoria di massa
Host Computer Periferiche
Keyboard
RAM Mouse

Frame Buffer
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000111111111111111111111000000000000000000000000
0000000000000111111111111111111111000000000000000000000000
0000000000000111111111111111111111000000000000000000000000
Controllore
0000000000000111111111111111111111000000000000000000000000
Video
0000000000000111111111111111111111000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000

Figura 1.1 Architettura di un semplice dispositivo di uscita raster.

In Fig. 1.1 viene presentato uno schema generale di sistema raster semplice. La memoria di
immagine (Frame Buffer) viene scandita svariate volte al secondo dal controllore video (Video
Controller), che si occupa anche di generare il segnale televisivo adatto a pilotare il monitor di uscita.
La memoria video ed il video controller sono i soli due elementi che devono essere presenti, insieme
con i circuiti che permettono l’accesso alla memoria video da parte di un calcolatore. Nei sistemi
più semplici di fatto non c’è quasi altro: le varie schede grafiche dei personal computer (Hercules,
CGA, EGA) sono fatte cosı̀. Il calcolatore ospite si occupa di gestire le operazioni di scrittura e, in
genere, lettura dalla memoria video, nel tempo lasciato libero dal controllore video. Da notare che
per generare il segnale di uscita è necessario scandire la memoria continuamente: questo può lasciare
molto poco tempo libero per l’accesso da parte del calcolatore.
Keyboard
Mouse
Memoria di massa
Host Computer Periferiche

RAM

Frame Buffer
Display Controller
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000111111111111111111111000000000000000000000000
0000000000000111111111111111111111000000000000000000000000
0000000000000111111111111111111111000000000000000000000000
0000000000000111111111111111111111000000000000000000000000
Controllore
0000000000000111111111111111111111000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000 Video
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000

Figura 1.2 Architettura di un dispositivo di uscita raster.

Un ulteriore componente dei sistemi grafici può essere il Display Controller (vedi Fig. 1.2): questo
è di fatto un processore più o meno specializzato, a volte anche programmabile, che esegue i comandi
che provengono dal calcolatore ospite. I tipi più semplici si occupano della gestione dei caratteri
alfanumerici, dello spostamento di regioni rettangolari di immagini, della gestione delle tabelle di
look-up eccetera. Quelli più sofisticati generano segmenti, poligoni, primitive grafiche in genere e
possono anche gestire prospettiva, illuminazione ed altro: si arriva facilmente, specie nei PC, ad
avere display controllers con potenza di calcolo (e prezzo) maggiore di quella del calcolatore ospite.
Spesso la memoria video può contenere immagini più grandi di quelle visualizzate (o più immagini,
che è lo stesso) per velocizzare le operazioni o gestire animazioni.
I dispositivi per elaborazione di immagini hanno in genere la possibilità di acquisire immagini
1.1. DISPOSITIVI PER LA VISUALIZZAZIONE DELLE IMMAGINI 5

in tempo reale da un segnale video composito. Per poter fare questo è necessario un campionatore
veloce (da 8 a 13 MHz, per un segnale televisivo standard) e la circuiteria adatta ad interpretare i
vari impulsi di sincronismo (vedi più avanti nel capitolo) e a scrivere sulla memoria di immagine. Nei
sistemi più costosi sono in genere presenti processori specializzati per eseguire operazioni comuni,
quali ad esempio la convoluzione con maschere.
Il motivo per cui sono presenti dei processori dedicati è che la quantità di operazioni richiesta per
generare od elaborare una immagine è molto alta e che, almeno sui calcolatori economici, la velocità
di trasferimento dei dati sul BUS interno (ovvero fra unità centrale e dispositivo grafico) è troppo
lenta.

1.1.1 Tabelle di Look–up


La definizione dell’intensità e del colore con il quale un punto luminoso appare su di un monitor
avviene per mezzo di tre coordinate cromatiche. Queste sono le quantità di tre colori primari rosso,
verde e blu (RGB, red, green, blue), scelti in base alle caratteristiche del sistema visivo umano, che
possono generare tutti i colori visibili (non è proprio vero, ma lo vedremo nel capitolo sul colore). Da
notare che i tre colori RGB si sommano, essendo i monitor delle sorgenti di luce, in sintesi additiva:
per cui rosso più verde genera il giallo, R + G + B il bianco eccetera. Da notare la differenza con
la sintesi sottrattiva a cui sono abituati i pittori: se mischiate tre colori ad olio rosso, verde e blu
ottenete un nero sporco, non un bianco.

Controllore Video

R
Tabella di Look-Up D/A
8
0 : r0 g0 b0
Frame Buffer G
ADDR 1 : r1 g1 b1
8 BIT D/A
2 : r2 g2 b2 8
..................... B
D/A
255: r255 g255 b255 8

Figura 1.3 Schema di funzionamento di una tabella di Look–Up per un ipotetico sistema con 256
colori selezionabili fra 224 = 16777216.

Le quantità dei tre colori primari RGB vengono definite mediante tre tensioni continue generate,
all’interno del controllore video, da tre convertitori numerico–analogici (D/A, o Digitale/Analogico)
a partire da tre numeri interi. Nei sistemi di fascia alta la memoria di immagine contiene tre numeri
per ogni punto, in genere tre bytes, ciascuno dei quali rappresenta la quantità di uno dei tre colori
primari (con 3 bytes si possono rappresentare 224 = 16777216 colori diversi, anche se su di un monitor
se ne distinge un numero inferiore).
Nei sistemi più economici c’è un solo numero per punto, spesso fra 0 e 255 (un byte). In questi
sistemi è possibile associare liberamente un colore a ciascun numero per mezzo di una tabella di
Look–Up. Questa non è altro che una memoria che contiene, in ogni locazione, i tre numeri che
determinano i valori di RGB: il numero che proviene dalla memoria di immagine viene usato come
indirizzo per selezionare il colore corrispondente (vedi Fig. 1.3). Se arriva un byte e la tabella di
Look–Up contiene tre bytes per locazione allora sullo schermo si possono avere contemporameamente
256 colori diversi, ciascuno scelto fra i 16777216 disponibili. Su di una VGA (scheda grafica per
personal computer, piuttosto comune) funzionante in uno dei modi grafici che prevedono 8 bit per
punto, la tabella di Look–Up contiene solo 6 bit per ciascun colore primario RGB: si possono quindi
visualizzare 256 colori scelti fra 218 = 262144 = 256K (K vale qui 1024) possibili. In questo caso le
immagini in bianco e nero possono essere visualizzate con un massimo di 64 gradazioni di grigio (il
grigio si ottiene quando i valori di R, G e B sono uguali).
Basta riscrivere il contenuto della tabella per cambiare assegnazione: siccome le locazioni da
scivere sono poche (qualche centinaio, contro le centinaia di migliaia di punti di una immagine)
l’operazione è praticamente istantanea. Naturalmente la tabella di Look–Up deve essere inserita
in una memoria molto veloce, dato che il flusso dei punti da visualizzare è estremamente rapido:
per una immagine 1024 × 1024 visualizzata 60 volte al secondo arriva un nuovo punto in media
ogni 15.9 nanosecondi. Nei sistemi con tre bytes per punto in memoria di immagine (detti a colore
6 CAPITOLO 1. IL SEGNALE TELEVISIVO

vero) non è possibile inserire la tabella di Look–Up; il costo di una memoria molto veloce con 2 24
locazioni sarebbe astronomico, e comunque si fa prima a riscrivere l’immagine (che ha un numero
di punti nell’ordine di 220). In questi sistemi esistono spesso tre tabelle separate, una per ogni
colore primario (trasformano Rin in Rout, Gin in Gout e Bin in Bout ), utili essenzialmente per il
bilanciamento cromatico e la linearizzazione della scala di luminosità (vedi Fig. 1.4).

Controllore Video
Tabella del rosso
R R
Frame Buffer 0 : r0 D/A
1 : r1
ADDR 8
24 bit per punto .....................
255: r255
G
( 8 per colore )
G
D/A
Tabella del verde
B 8

B
Tabella del blu D/A
8

Figura 1.4 Schema di funzionamento delle tabelle di Look–Up per un ipotetico sistema a colore
vero.

1.2 Il segnale televisivo: introduzione


Nella restante parte di questo capitolo si descrive il segnale televisivo: il testo di riferimento è [Gul80],
che contiene una quantità di informazioni veramente notevole 1 .
Il problema base da risolvere è ovviamente quello di riuscire a trasmettere delle sequenze
di immagini (quindi una funzione a tre dimensioni, due spaziali ed una temporale, ignorando
per il momento il colore) su di un canale monodimensionale. La soluzione adottata è quella
di campionare in verticale ciascuna immagine, ottenendo quindi un certo numero di linee (cioè
funzioni monodimensionali continue di luminosità) per ogni immagine, e poi di inviare in sequenza
temporale tutte le righe di ciascuna immagine. Il segnale televisivo si compone dei tratti che portano
l’informazione relativa alla luminosità delle righe più i segnali, detti di sincronismo, che permettono
la ricostruzione corretta delle varie immagini. La differenza fra i vari sistemi televisivi è nel numero
di righe di ogni immagine, nel numero di immagini trasmesse al secondo, nella codifica del colore e
nella larghezza di banda assegnata (che influenza la risoluzione).
Attualmente sono in uso nel mondo diversi formati di segnale televisivo incompatibili fra loro.
Ciò è dovuto al fatto che, come usa, all’inizio ognuno ha scelto il sistema che preferiva: in seguito i
costi per cambiare i sistemi di trasmissione e, soprattutto, i milioni di televisori in funzione hanno
impedito una standardizzazione. All’inizio, in assenza di specifiche internazionali, si sono sviluppati
tre diversi sitemi di televisione in bianco e nero: quello americano a 525 linee, quello europeo a 625
linee e quello francese (che devono sempre fare di testa loro, un po’ come gli inglesi) a 819 linee
per immagine. In realtà anche gli inglesi avevano il loro standard privato (da scommetterci) a 415
linee, ma poi, forse per la bassa qualità, sono passati alle 625 linee (comunque con un formato un
po’ diverso dagli altri).
I tre differenti standard di TV in bianco e nero si sono poi trasformati in altrettanti standard a
colori, ciascuno ovviamente compatibile con il corrispondente in bianco e nero. I primi sono stati
gli americani, che hanno iniziato a trasmettere regolarmente a colori nel 1954 con un sistema noto
come NTSC. Gli altri due standard, il PAL per l’Europa ed il SECAM per la Francia, sono stati
derivati dall’NTSC con piccoli miglioramenti. Il PAL è nato nei laboratori della Telefunken ed è in
uso dal 1967. Il SECAM, anche lui usato dal 1967, è stato adottato con varianti dall’USSR, alcuni
paesi dell’est e dall’Algeria. Nel seguito si descrive il sistema PAL più o meno nella versione adottata
in Italia: da notare che sono attualmente in uso nel mondo diversi standard PAL, che differiscono
fra loro giusto quanto basta a creare problemi di compatibilità. A complicare poi le cose, pare che
i paesi che usavano il sistema a 819 linee siano passati alle 625 linee, mantenendo però la codifica
colore SECAM (e alcuni canali a 819, ma non ne sono certo).
1 Si ringraziano Luisa Cotta, Marilena De Ceglia ed Eduardo Ruiz Calatayud per aver steso la versione preliminare

di una parte delle dispense sul segnale televisivo.


1.3. STRUTTURA GENERALE 7

1.3 Struttura generale


Gli elementi da tener presente per una corretta trasmissione delle immagini televisive sono:
1. proporzioni geometriche,
2. continuità delle immagini,
3. numero di linee di scansione,
4. sfarfallio e scansione interallacciata,
5. risoluzione spaziale.

Proporzioni geometriche. In tutti i sistemi televisivi le immagini sono rettangolari con un


rapporto fra larghezza ed altezza pari a 4/3. Questo deriva sia dal fatto che il campo visivo umano
è più esteso in larghezza che in altezza, che dal fatto che il rapporto 4/3 era quello delle pellicole
cinematografiche dell’epoca (prima del cinemascope).

Continuità delle immagini. Le immagini vengono costruite sullo schermo del televisore mediante
un procedimento (detto scanning process o scansione) sequenziale studiato in modo da creare una
illusione di continuità fra le varie immagini. In realtà sullo schermo, ad ogni istante, è presente solo
una piccola parte di una immagine: il sistema visivo umano ha però una persistenza tale per cui
lo stimolo luminoso resta presente per circa 1/16 di secondo dopo la scomparsa dello stimolo fisico.
E’ quindi sufficiente che vi siano più di sedici immagini al secondo per permettere l’illusione della
continuità. Nel sistema PAL vi sono 25 immagini complete al secondo (30 nell’NTSC), costruite riga
per riga dal sistema di scansione.

Numero di linee di scansione. La stima del numero di linee necessarie per una buona visione
del segnale televisivo può essere fatta come segue: fissando una distanza minima dell’osservatore
dallo schermo pari a quattro volte l’altezza dello stesso (più o meno ragionevole, comunque hanno
scelto questa) e considerando che l’occhio risolve particolari che distano fra loro non meno di 1/60 di
grado, un semplice calcolo indica in circa 860 il numero di linee necessario per uguagliare il potere
di risoluzione del sistema visivo. In pratica, anche a causa del fatto che le immagini sono presentate
in rapida successione, sono sufficienti fra 500 e 600 linee per raggiungere una risoluzione accettabile
(cioè tale per cui ogni aumento di risoluzione risulta quasi impercettibile).

Sfarfallio. Lo sfarfallio (flicker) è un fenomeno che si verifica quando il numero di immagini al


secondo è sufficiente a dare un’illusione di continuità, ma non è rapido abbastanza per permettere
alla luminosità di una immagine di mescolarsi in modo omogeneo con quella dell’immagine successiva.
Il risultato è un noioso sfarfallio di luminosità che affatica rapidamente la vista.
Il numero di immagini al secondo è di 24 per il cinematografo, 25 per il segnale televisivo PAL (30
per l’NTSC): senza qualche artificio lo sfarfallio è piuttosto evidente. Nei film questo inconveniente
è risolto proiettando ciascuna immagine due volte, mostrando quindi 48 immagini al secondo (a due
a due uguali). Nel segnale televisivo lo sfarfallio viene combattuto mediante la cosiddetta scansione
interallacciata: ciascuna immagine (quadro) viene divisa in due sottoimmagini (detti semiquadri
o campi, in inglese field) composte rispettivamente dalle righe pari e da quelle dispari. Ciascun
semiquadro viene scandito nella metà del tempo rispetto all’intera immagine, quindi vi sono il doppio
di immagini al secondo (ciascuna a metà risoluzione verticale). Il modo di funzionamento della
scansione interallacciata è mostrato in Fig. 1.5: da notare che la presentazione dei due semiquadri è
tale che le righe del secondo campo cadono in posizione intermedia rispetto a quelle del primo.
Nei sistemi con 625 linee totali (PAL) queste sono divise in due gruppi di 312.5 linee e ciascun
insieme è scandito alternativamente per coprire l’intera area dell’immagine. Per ottenere ciò,
l’oscillatore di movimento orizzontale lavora ad una frequenza di 15625 Hz (312.5 × 50 = 15625),
che è la stessa frequenza necessaria per la scansione non interallacciata (625 × 25 = 15625), mentre
l’oscillatore di movimentazione verticale usa una frequenza di 50 Hz (invece che di 25 Hz). Si noti che,
dal momento che ora il raggio è deflesso dall’alto al basso in metà tempo e l’oscillatore orizzontale sta
ancora operando a 15625Hz, solo metà delle linee totali, cioè 312.5, viene scandita durante ciascun
movimento verticale. La scansione interallacciata permette di eliminare lo sfarfallio senza aumentare
il numero di linee trasmesse al secondo. Si noti che la ripetizione di un frame a 25 immagini/secondo,
piuttosto che a 24 come usato nei film, è stata scelta per fare in modo che la frequenza di semiquadro
sia uguale a quella della rete di alimentazione di 50Hz (in america la frequenza di rete è di 60 Hz, pari
alla frequenza di semiquadro dell’NTSC). In questo modo si evitano i battimenti fra le due frequenze
ed i disturbi conseguenti.
8 CAPITOLO 1. IL SEGNALE TELEVISIVO

Inizio del secondo semiquadro


Inizio del
primo semiquadro 1
313
2
314
3
315
4
316
5

Linee di ritraccia non mostrate

310
622
311
623
312
624
313
625

Fine del primo semiquadro Fine del secondo semiquadro

Figura 1.5 Principio di scansione interallacciata. Le righe sono numerate in sequenza temporale
(come arrivano).

In Fig. 1.5, per semplicità, sono ignorate le linee spese durante la ritraccia verticale (venti per
semiquadro): nel seguito si precisa meglio.

Deflessione orizzontale f = 15625 Hz

Traccia
Ritraccia

t
52 µ s 64 µ s
12 µ s

Deflessione verticale f = 50 Hz

Traccia Ritraccia

18.720 ms 20 ms
1.280 ms

Figura 1.6 Forme d’onda per la deflessione. I due grafici hanno scala temporale diversa.

Scansione orizzontale e verticale Il sistema per produrre l’immagine sullo schermo del televisore
è quello di generare due forme d’onda triangolari per pilotare i circuiti di scansione del tubo catodico
(orizzontale e verticale). Ovviamente lo stesso meccanismo è usato nelle telecamere a tubo per
“leggere” le immagini, mentre nelle telecamere a stato solido viene simulato da circuiti numerici.
In Fig. 1.6 sono mostrate le forme d’onda necessarie a pilotare entrambi i circuiti di scansione.
Il tempo dedicato alla ritraccia è necessario per vincere le inerzie (elettromagnetiche) del sistema di
scansione e non può essere usato per la trasmissione delle immagini. Nel tempo di ritraccia verticale
vengono invero trasmesse le informazioni di televideo (e ci starebbe ancora parecchia roba), ma
questo è un altro discorso...
La durata nominale della linea orizzontale, illustrata nel grafico in alto di Fig. 1.6 è di 64 µs
1
( 15625 s) di cui 52 µs sono di periodo attivo e 12 µs di periodo di ritorno di linea: il raggio ritorna,
durante questo intervallo, al lato sinistro del quadro per ripartire a tracciare la linea successiva.
Analogamente, essendo la frequenza di semiquadro 50Hz, la durata nominale della traccia verticale
1.3. STRUTTURA GENERALE 9

1
è di 20 ms ( 50 s): di questi, 18.720 ms sono usati per portare il raggio dall’alto al basso e i
rimanenti 1.280 ms sono usati dal raggio per ritornare in alto e cominciare il semiquadro successivo.
Dal momento che gli oscillatori di movimento orizzontale e verticale operano continuamente (non
possono fare altro), 20 linee orizzontali ( 1280
64
) vengono tracciate durante ciascun intervallo di ritraccia
verticale: ovviamente il fascio di elettroni è spento durante la ritraccia verticale, per cui le 20 linee
non si vedono. In questo modo si perdono 40 linee di scansione per immagine durante l’intervallo di
ritraccia dei 2 semiquadri e quindi il numero effettivo di linee utilizzate per la scansione dell’immagine
è uguale a 585 (delle 625 nominali).
La geometria completa del modello di scansione interallacciata è illustrata in Fig. 1.7. Si noti
che le linee sono numerate nella sequenza in cui sono effettivamente scandite. Durante la prima
traccia verticale vengono scandite 292.5 linee. Il raggio parte da A e si muove attraverso il quadro
con velocità uniforme per disegnare la prima linea orizzontale. Alla fine di questa traccia il raggio
ritorna rapidamente al lato sinistro del quadro, come mostrato dalla linea tratteggiata in figura, per
cominciare la successiva linea orizzontale. Le linee orizzontali tendono a scendere nella direzione di
scansione perchè il circuito di deflessione verticale produce un movimento verticale continuo, peraltro
molto lento rispetto a quello orizzontale. L’abbassamento della traccia orizzontale da sinistra a destra
è maggiore che durante la ritraccia da destra a sinistra di un rapporto 52/12.
Il processo continua fino a quando non si arriva alla metà dell’ultima linea del primo semiquadro,
cioè nel punto B, quando sono state disegnate 292.5 linee. Ora il raggio viene spento ed impiega il
tempo equivalente a 20 linee per tornare in alto (nel punto C). Da notare che è la partenza a metà
della prima linea che permette alle linee del secondo semiquadro di essere posizionate sfalsate (a
mezza via) rispetto a quelle del primo semiquadro lasciando invariate le temporizzazioni in verticale
(questo spiega il perchè il numero di linee per immagine sia, in tutti i sistemi, dispari). Ora viene
scandito il secondo semiquadro, fino al completamento della ritraccia della linea 605 (punto D). Le
20 linee necessarie per riposizionare il raggio in A portano infine il numero complessivo di linee a
625.
C C
A A

B B D D
primo semiquadro ritraccia verticale secondo semiquadro seconda ritraccia verticale
( 292.5 linee ) ( 20 linee ) ( 292.5 linee ) ( 20 linee )

linee 1 - 292.5 292.5 - 312.5 312.5 - 605 605 - 625

primo semiquadro, 1 - 312.5 secondo semiquadro, 312.5 - 625

Figura 1.7 Scansione interallacciata: viene mostrato un quadro completo pari a 625 linee in 1/25
di secondo. L’inclinazione delle righe è esagerata.

Risoluzione spaziale. La risoluzione verticale dipende dal numero di linee di scansione


visualizzate, secondo
Vr = N a × k
dove Vr è la risoluzione verticale espressa in numero di linee. Na è il numero di linee attive e k è
il fattore di risoluzione (noto anche come fattore di Kell). Assumendo (come in [Gul80, pagina 23])
per k il valore di 0.69 si ottiene VrP AL = 585 × 0.69 = 400 linee2 .
Il calcolo della risoluzione orizzontale è leggermente più complesso in quanto dipende dalla
larghezza di banda assegnata al segnale video (le righe non sono campionate). Assumendo di
desiderare una risoluzione orizzontale pari a quella verticale moltiplicata per 4/3 (che è il rapporto
delle dimensioni orizzontale e verticale dell’immagine) si ottiene un valore di 585 × 0.69 × 4/3 = 533.
Facendo un po’ di conti viene fuori che serve una larghezza di banda pari a circa 5 MHz, il che
spiega perchè la larghezza di banda assegnata ai sistemi a 625 linee è pari a 7 MHz (ci devono stare
2 Il fattore k secondo il teorema di Nyquist sul campionamento dovrebbe essere 0.5, credo che la differenza nasca

dal fatto che le immagini sono in presentate in rapida successione e che quella che conta è la risoluzione visibile, non
quella teorica
10 CAPITOLO 1. IL SEGNALE TELEVISIVO

anche i sincronismi, l’audio, la banda vestigiale ed i margini di guardia). Il valore di 5 MHz si ricava
notando che per risolvere 533 colonne è all’incirca necessario che la banda sia sufficiente a contenere
una sinusoide con 533/2 cicli completi in un periodo attivo di linea (52µs), da cui:
533 1 533 106 1
= = 5.1M Hz
2 52µs 2 52 s
Per il sistema NTSC (a 525 linee) lo stesso calcolo porta a VrN T SC = 485 × 0.69 = 335 e ad una
banda di 4 MHz ( 34 335 1
2 57µs = 3.9M Hz), mentre quella allocata è di 6 MHz. Il sistema francese con
819 linee ha una richiesta di banda di 10.4 Mhz ed una allocazione pari a 14 MHz.

1.4 Segnale video composito


Il segnale video composito monocromatico è formato dalle informazioni sulla immagine desiderata,
cioè l’intensità luminosa delle linee, più gli impulsi di sincronizzazione orizzontali (alla fine di ogni
riga) e verticali (alla fine di ogni semiquadro) necessari per la corretta ricostruzione dell’immagine,
più gli impulsi di cancellazione necessari a rendere invisibili le ritracce.
L’ampiezza degli impulsi di sincronizzazione orizzontali e verticali è la stessa (questo migliora
l’efficienza) e gli impulsi sono separati temporalmente rispetto alle informazioni pittoriche in una
specie di Time Division Multiplexing.
V/Vmax %
Impulsi di sync Durata di una linea
orizzontali
100 64 µ s 64 µ s 0.4

Piu‘ nero del Periodo di linea


0.2
Livello di attivo 52 µ s S
nero 80
cancellazione
(( (( 0

0.2
60 altezza
altezza Ped.
Ped.
Segnale Video Composito
0.4
Livello del altezza
P
40 nero Ped.
dettagli
immagine 0.6
Livello D.C.
Livello di
20 picco del bianco Livello D.C. 0.8

Livello D.C.
12.5 1.0

Figura 1.8 Dettagli di tre linee scandite con differenti livelli di luminosità media. Il rapporto fra le
ampiezze dedicate alla informazione di luminanza (Picture) e ai Sincronismi è P/S = 10/4. Le linee
sono di tre quadri diversi (vedi testo).

In Fig. 1.8 sono visualizzate tre linee di una immagine insieme agli impulsi che formano il
segnale video composito. Le tre linee sono ad altezze diverse perchè corrispondono a diversi livelli di
luminosità della scena. La figura mostra come vi sia una separazione sia temporale che di livello fra
il segnale di luminanza delle righe e gli impulsi di sincronismo e cancellazione. Il segnale composito
illustrato è con sincronismo positivo, se si ribalta alto–basso si ottiene l’equivalente con sincronismo
negativo. La separazione sulle ampiezze si realizza nel modo seguente: l’intervallo fra il 10–12
percento del valore massimo (livello del bianco di picco, cioè il bianco più bianco da trasmettere) e
il 72 percento circa (valore del nero) è dedicato alle informazioni di luminanza delle righe, trasmesse
nei 52 µs di competenza. I livelli oltre il 72 %, più neri del nero, sono riservati ai sincronismi:
attorno al 75 % vengono trasmessi gli impulsi di cancellazione (così si è sicuri di spegnere il pennello
elettronico) mentre l’intervallo che resta (dal 75 al 100 %) è dedicato agli impulsi di sincronizzazione
veri e propri.
Da notare che il 10–12 % basso dell’intervallo sulle ampiezze non viene usato al fine di ridurre
l’effetto del rumore e di permettere sporadici picchi di super–bianco senza avere distorsioni di
modulazione. Ovviamente i ricevitori sono fatti in modo da assegnare il bianco al 10–12 % ed il
nero al 72–75 % del livello massimo ricevuto: poi ci sono i comandi di luminosità e contrasto per
variare il tutto.
1.4. SEGNALE VIDEO COMPOSITO 11

Componente continua del segnale video. Il ricevitore ha bisogno di conoscere il livello di grigio
medio della immagine che deve visualizzare. Questa informazione è contenuta nella componente
continua (D.C. level) delle linee, come evidenziato in Fig. 1.8. Da notare che l’informazione sulla
luminanza media riguarda un intero quadro, non le singole righe; infatti, in figura, le tre linee
appartengono a quadri diversi, ciascuno con il suo valore medio (i solutori più che abili lo avranno
già capito osservando le piccole interruzioni fra una riga e l’altra).
La distanza fra il livello di Pedestal (che è il livello di cancellazione) ed il livello della componente
continua è detto Pedestal height ed indica la luminosità media dell’immagine. Conviene usare questo,
anzichè il valore assoluto della componente continua, perchè si mantiene anche quando il segnale perde
il riferimento assoluto di ampiezza, come succede ad esempio se passa attraverso un condensatore di
disaccoppiamento.

AMPIEZZA %

100

Impulsi di sync Impulsi di sync verticale


90
aggiunti qui (25%) aggiunti qui ( 25% ) Livello di cancellazione

80
72 % 75
70

livello
60 64µ s
del
nero Cancellazione verticale
Impulsi di
50
cancellazione ( nessuna informazione sulla Luminosita‘
orizzontale di una riga
40 immagine durante questo
intervallo )
30

20
12.5 %
10
Livello di picco del bianco
t

Figura 1.9 Impulsi di cancellazione orizzontale e verticale nel segnale video. Gli impulsi di
sincronizzazione sono aggiunti sopra il livello di cancellazione.

Impulsi di cancellazione. Il segnale video composito contiene impulsi di cancellazione per rendere
invisibili le linee di ritraccia; per fare questo è sufficiente tenere l’ampiezza del segnale appena
sopra il livello del nero (75%) durante il tempo in cui i circuiti di scansione generano le ritracce.
In Fig. 1.9 si possono notare gli impulsi di cancellazione orizzontale e verticale per cancellare
i corrispondenti intervalli di ritraccia. La frequenza di ripetizione dell’impulso di cancellazione
orizzontale è ovviamente uguale alla frequenza di scansione della linea, cioè di 15625Hz, mentre la
frequenza degli impulsi di cancellazione verticale è di 50Hz. Da notare che gli impulsi di cancellazione
non sono usati per la sincronizzazione in quanto il loro livello è troppo simile a quello della luminanza
(basterebbe una zona nera–nera per desincronizzare tutto).

Impulsi di sincronizzazione. Per ottenere una corretta sincronizzazione si usano degli impulsi
situati nel 25 % più alto del segnale composito, abbastanza lontano dai valori usati per trasmettere
l’informazione di luminanza. Di fatto il 65 % dell’ampiezza disponibile viene dedicata al segnale video
vero e proprio, mentre il 25 % alle informazioni di sincronismo. Il rapporto è quindi pari a 10 4 (come
mostrato in Fig. 1.8). Questo valore è stato scelto come compromesso. Al diminuire del rapporto
S/N succedono due cose: la qualità dell’immagine visualizzata diminuisce in modo circa continuo e
gli impulsi di sincronizzazione diventano sempre più deboli fino al punto in cui gli oscillatori perdono
il sincronismo (effetto discreto a soglia). Il rapporto 10/4 è stato scelto in modo che si perdano i
sincronismi all’incirca quando la qualità dell’immagine non è più sufficiente per la comprensione.

1.4.1 Sincronismo orizzontale


In Fig. 1.10 sono illustrati in dettaglio il sincronismo orizzontale e l’impulso di cancellazione
orizzontale. Una linea dura in tutto 64 µs, di questi 52 sono il periodo attivo e 12 l’impulso di
cancellazione. Sull’impulso di cancellazione viene inserito quello di sincronismo, che dura 4.7 µs e
12 CAPITOLO 1. IL SEGNALE TELEVISIVO

Immagine visualizzata

Hor. sync = 4.7 µ s


Ampiezza %
64 µ s Back porch
100 = 5.8 µ s
Front porch = 1.5 µ s
75
52 µ s
60

40

20
12.5

t
Inizio della
ritraccia Fine della
cancellazione

Ritraccia Inizio della t

Fine della ritraccia Traccia cancellazione

Figura 1.10 Dettaglio della scansione di una linea e dei relativi impulsi di sincronismo e
cancellazione.

corrisponde al periodo di ritraccia vero e proprio. Rimangono due intervalli cancellati, detti back
porch e front porch, di durata diseguale. Alla fine della linea si trova il front porch, di durata 1.5 µs,
che serve al circuito video del ricevitore per tornare al livello del nero prima dell’arrivo dell’impulso
di sincronismo (anche se a volte non è sufficiente se la linea termina con un bianco molto intenso,
col che c’è un errore nel determinare l’inizio del sincronismo e la riga seguente appare leggermente
spostata a sinistra). All’inizio di ogni linea si trova il back porch, 5.8 µs, che serve per lasciare
il tempo al circuito che genera il dente di sega della scansione di invertire la corrente ed arrivare
al tratto lineare e per fornire il corretto riferimento di ampiezza utile al calcolo della componente
continua.
Le durate indicate sono nominali, è ammesso un certo intervallo di variazione pari a:
durata nominale di una linea 64 µs,
periodo attivo di una linea 52 µs,
impulso di cancellazione orizzontale 12 ± 0.3 µs,
impulso di sincronismo orizzontale 4.7 ± 0.2 µs,
front porch 1.5 ± 0.3 µs,
back porch 5.8 ± 0.3 µs.

1.4.2 Sincronismo verticale


Il metodo scelto per ottenere la corretta sincronizzazione verticale è piuttosto complesso e,
all’apparenza, macchinoso. Il fatto è che deve soddisfare una serie di richieste molto stringenti.
Per questo motivo lo vedremo in dettaglio passo dopo passo.
In Fig. 1.11 sono mostrati i sincronismi verticali aggiunti alla fine dei due semiquadri pari e
dispari. Da subito si nota come i sincronismi verticali siano molto più lunghi di quelli orizzontali:
questo permette di riconoscerli facilmente al ricevitore (gli standard prevedono una lunghezza fra 2.5
e 3 volte la durata di una linea).
Nei sistemi con 625 linee sono dedicati al sincronismo verticale 2.5 linee, pari a 2.5 × 64 = 160µs.
Quindi l’inizio del sincronismo verticale alla fine del primo semiquadro è in corrispondenza con la
metà della linea 313 e termina alla fine della linea 315. Analogamente, dopo 20ms esatti, cioè alla
fine del secondo semiquadro, l’impulso di sincronismo verticale occupa le linee 1, 2 e la prima metà
della linea 3 del semiquadro successivo.
Da notare che in Fig. 1.11 gli impulsi di sincronismo verticale sono allineati fra di loro e uno è
in corrispondenza con la fine di una linea mentra l’altro cade a metà linea. Questo disallineamento
1.4. SEGNALE VIDEO COMPOSITO 13

Fine del secondo semiquadro Inizio del primo semiquadro


623 624 625
H H H 1 - 3.5 3.5 - 17 18 19

(a)
((
Sincronismo
verticale

Impulso di cancellazione verticale


Fine del primo semiquadro Inizio del secondo semiquadro
310 311 312 313.5
H H H 314 316 - 330 331 332
315

(b) 2.5 H
(160 µs) ((

20 linee = ( 20 x 64 µ s = 1280 µ s )

Figura 1.11 Forme d’onda del segnale video composito alla fine dei due semiquadri pari e dispari.
La lunghezza degli impulsi di cancellazione e sincronismo è esagerata per chiarezza.

rispetto alle righe permette ai due semiquadri di interallacciarsi, ovvero posiziona le righe del secondo
semiquadro in posizione intermedia rispetto a quelle del primo. Da notare che la cadenza degli impulsi
di sincronismo orizzontale segue comunque la temporizzazione di 64µs esatti.
L’informazione sulla posizione degli impulsi di sincronismo orizzontale viene estratta dal segnale
video composito mediante differenziazione, cioè usando un filtro passa–alto. Gli impulsi diferenziati
che corrispondono al fronte di salita dei sincronismi sono usati per sincronizzare l’oscillatore
orizzontale (vedi Fig. 1.12), mentre quelli che corrispondono ai fronti di discesa (negativi) sono
tagliati via da un diodo.
Il problema è che mancano gli impulsi differenziati durante le due linee e mezzo in cui è presente
l’impulso di sincronizzazione verticale: l’oscillatore orizzontale tende a perdere il ritmo durante questo
intervallo, senza contare che spesso tutto è comandato da un monostabile che richiede comunque gli
impulsi. Da notare che alle fine del primo semiquadro la situazione è ancora peggiore, in quanto il
fronte di salita dell’impulso di sincronizzazione verticale cade a metà di una riga, ovvero nel posto
sbagliato.

R1

Segnale video
Separatore dei
C1
L.P.F. Uscita dall’integratore
composito (1) sincronismi (2)

(3) Uscita dal


(1) differenziatore
C2 H.P.F.
R2

(2)

(3)

Figura 1.12 Separazione dei sincronismi e generazione degli impulsi di sincronizzazione alla fine
del primo semiquadro.

La soluzione adottata è quella di ritagliare degli impulsi di riga negativi durante il sincronismo
verticale, fatti in modo che il fronte di salita sia nel posto giusto (vedi Fig. 1.13). Durante il
sincronismo verticale il segnale viene riportato al livello di cancellazione 4.7µs prima del posto dove
serve l’impulso orizzontale, e riportato al massimo livello nell’istante giusto. Da notare che l’impulso
integrato che fornisce la sincronizzazione verticale non viene praticamente influenzato da queste
tacche, in quanto sono molto brevi.
In questo modo esiste sempre un impulso orizzontale ogni 64µs: il fatto che ne esistano ogni tanto
a metà strada non è importante (basta che i progettisti di televisori lo sappiano). Da notare che gli
14 CAPITOLO 1. IL SEGNALE TELEVISIVO

impulsi negativi aggiunti sono gli stessi alla fine di entrambi i semiquadri: quelli non usati alla fine
del primo sono usati alla fine del secondo e viceversa.

Fine del secondo semiquadro

623 624 625 1 2 3

1 2 3 4 5

4.7 µ s 27.3 µ s

623 624 625 1 2 3 4 5

Fine del primo semiquadro


311 312 313 314 315 316

1 2 3 4 5

311 312 313 314 315 316 317

Figura 1.13 Forme d’onda differenziate alla fine del secondo e del primo semiquadro. Gli impulsi
utilizzati per la sincronizzazione sono solo quelli numerati.

Impulsi equalizzatori. Non è ancora finita. Resta un problema di temporizzazione. Come


mostrato in Fig. 1.12, l’istante di inizio della sincronizzazione verticale viene determinato dall’uscita
di un filtro passa–basso con costante di tempo molto maggiore di 4.7µs, in modo che gli impulsi
di sincronizzazione orizzontale non abbiano il tempo di caricare C1, mentre i verticali sı̀. L’istante
opportuno viene scelto mediante una soglia fissa sull’uscita del filtro passa–basso. Alla fine del
secondo semiquadro (vedi Fig. 1.14) l’impulso di sincronismo verticale arriva una riga (64 − 4.7µs)
dopo l’ultimo impulso orizzontale, quando C1 è più o meno scarico. Invece alla fine del primo
semiquadro c’ è solo mezza riga di tempo dall’ultimo impulso orizzontale e C1 ha ancora una tensione
tale da provocare un errore nella temporizzazione.
Non è che ci voglia molto a progettare un circuito in ricezione che non abbia errori di
temporizzazione, ma la logica è che ci sono migliaia (milioni ?) di ricevitori per ogni trasmettitore e
che quindi i ricevitori devono essere i più semplici possibile. Quindi si inseriscono cinque impulsini
di equalizzazione prima e dopo ogni impulso di sincronismo verticale, ciascuno di durata 2.3µs, e
spaziati di mezza riga, cioè 32µs. In Fig. 1.15 si vedono gli impulsi di equalizzazione e come agiscono.
Gli impulsi di post–equalizzazione servono per scaricare velocemente il condensatore, ma francamente
non li ho capiti un gran che.
In totale il sincronismo verticale si compone quindi di 2.5 linee occupate dai cinque impulsi di
pre–equalizzazione, 2.5 linee di sincronismo, altre 2.5 linee con i cinque impulsi di post–equalizzazione
e 12.5 linee vuote. In tutto sono 20 linee senza informazione sull’immagine, durante le quali il segnale
rimane sempre oltre il livello del nero.
Tutto questo sistema di sincronismi è stato studiato in modo che i circuiti di ricezione siano
semplici e analogici. Ricordatevi che all’inizio, e per molti anni ancora, i televisori funzionavano a
valvole: provate un po’ a progettare un contatore numerico a triodi...

1.5 Trasmissione del segnale video monocromatico


Vediamo ora come viene trasmesso il segnale televisivo monocromatico. Naturalmente si assume che
siano noti i principi delle varie modulazioni, come si trovano, ad esempio, in [Car86].
Nel sistema CCIR a 625 linee (il nostro) il segnale video viene modulato in ampiezza ed il segnale
audio in frequenza (lo stesso avviene nella maggior parte dei sistemi).
Nel sistema TV a 625 linee, in cui le componenti in frequenza del segnale video monocromatico
vanno da 0 Hz a 5 MHz, la trasmissione AM double sideband richiederebbe una larghezza di banda
1.5. TRASMISSIONE DEL SEGNALE VIDEO MONOCROMATICO 15

Fine del secondo semiquadro

623 624 625 1 2 3

Fine del primo semiquadro

311 312 313 314 315 316

Uscita del L.P.F.

Livello di soglia
Alla fine del primo
semiquadro

Alla fine del secondo


Errore di temporizzazione
semiquadro

Figura 1.14 Forme d’onda integrate alla fine dei due semiquadri. Si può notare l’errore di
temporizzazione. Ovviamente mancano gli impulsi equalizzatori.

Linee attive Impulsi di pre-equalizzazione Sync verticale Impulsi di post-equalizzazione

Fine del secondo semiquadro

622 623 624 625 1 2 3 4 5

Fine del primo semiquadro

310 311 312 313 314 315 316 317

Uscita del L.P.F.

Livello di soglia

Alla fine del primo


semiquadro
Alla fine del secondo
semiquadro

Figura 1.15 Impulsi di equalizzazione di post– e pre–sincronismo e loro effetto dopo il L.P.F.
16 CAPITOLO 1. IL SEGNALE TELEVISIVO

di 10 MHz. A questi vanno aggiunti 0.5 MHz di banda di guardia prima e dopo il segnale per
tener conto delle caratteristiche non ideali dei filtri reali: in totale quindi 1 MHz in più. Inoltre
si deve aggiungere il segnale del sonoro modulato in frequenza (FM): la sua portante viene posta
immediatamente dopo la fine del segnale video (alla massima frequenza), cioè 5.5 MHz più in alto
della portante video. Considerando la larghezza del segnale audio FM ed un’altra piccola zona di
sicurezza il sonoro aggiunge 0.25 MHz alla banda totale, che quindi diventa pari a 11.25 MHz (vedi
Fig. 1.16).

larghezza totale del canale = 11.25 MHz

P S

5.5 MHz 5.5 MHz Banda di guardia


Ampiezza 0.25 MHz
Portante video

Portante audio
Lower sideband (LSB) Upper sideband (USB)

f (MHz)
5.5 5 4 3 2 1 0 1 2 3 4 5 5.5
5.75
Frequenze relative alla portante dell’immagine

Figura 1.16 Larghezza di banda totale del canale TV se si usasse una modulazione AM. P è la
portante dell’immagine ed S la portante audio.

Frequenze relative alla portante dell’immagine


4.25 MHz Larghezza totale del canale

P S

1.25 MHz 5.5 MHz 0.25 MHz


0.5 MHz
Margine di
Ampiezza 0.75 MHz guardia
Parte di LSB rimossa
dal filtro USB

VLSB
f (MHz)
5.5 5 4 2 1 0 2 4 5.5
1.25 5.75

Figura 1.17 Larghezza di banda totale del canale televisivo trasmesso mediante VSB. In totale
sono 7 MHz.
Questa larghezza di banda è eccessiva e se fosse usata limiterebbe troppo il numero di canali
televisivi disponibili. Si potrebbe usare una modulazione SSB (Single SideBand), con il vantaggio
di eliminare una delle due bande laterali risparmiando 5 MHz. Questo non può essere fatto per
diversi motivi: il principale è che il segnale video ha una notevole energia alle frequenze molto
basse, che verrebbero inevitabilmente tagliate dei filtri (reali) usati per eliminare una banda. Inoltre
l’eliminazione della portante video complicherebbe notevolmente i ricevitori.
La soluzione adottata è quella di trasmettere la banda laterale superiore (USSB, Upper SSB)
intera più parte della portante più le basse frequenze della banda laterale bassa, eliminando il
resto. Questo tipo di trasmissione si chiama in generale a banda laterale vestigiale ( VSB, Vestigial
SideBand), quella usata per modulare il segnale video composito è detta in particolare trasmissione
A5C. Nei sistemi a 625 linee (escluso l’inglese) si lasciano i primi 0.75 MHz della banda laterale
inferiore e si taglia il resto, lasciando sempre 0.5 MHz di banda di guardia (vedi Fig. 1.17).
Il segnale audio, modulato in FM, occupa circa 75 KHz per lato (150KHz totali) attorno alla
portante audio: considerando anche le bande di guardia si ottiene una occupazione totale effettiva
di 7 MHz. In Fig. 1.18 si vede lo spettro completo di un canale CCIR 625 linee indiano o europeo (il
sistema inglese lascia 1.25 MHz di banda vestigiale, anzichè 0.75, ed ha una larghezza video di 5.5
MHz, anzichè 5, occupando quindi 8 MHz in totale). Anche il sistema americano NTSC è simile, ma
ha 3.58 MHz di banda video e occupa 6 MHz totali.
1.6. TRASMISSIONE DEL COLORE 17

larghezza totale 7 MHz

5.5MHz
P C S
4.433MHz 0.25MHz

Sottoportante colore
150 KHz

- 0.75 0 1 2 3 4 5 5.5 f (Mhz)

USB
1.25 5 MHz 0.75

Figura 1.18 Spettro di un canale televisivo CCIR 625 linee (usato in India ed in Europa, esclusa
la GranBretagna). C è la sottoportante colore.

La Fig. 1.19 mostra come sono posizionati due canali adiacenti (CCIR 625 linee) nella banda
VHF–1.
P=55.25 S=60.75 P=62.25 S=67.75
MHz MHz MHz MHz
5.5MHz 5.5MHz

BANDA 1 BANDA 1
CANALE 3 CANALE 4

54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 f (MHz)

54 - 61 61 - 68
( 7 MHz ) ( 7 MHz )

Figura 1.19 Posizione di due canali adiacenti nella banda VHF–1.

1.6 Trasmissione del colore


Quando3 si è trattato di svilupare i sistemi necessari per la trasmissione del segnale video a colori
esistevano già le trasmissioni in bianco e nero, ed un sacco di gente aveva ricevitori adatti a queste.
Ciò ha imposto una serie di vincoli al fine di garantire la compatibilità del nuovo segnale con i
ricevitori esistenti. In particolare il segnale video a colori deve sottostare ai seguenti vincoli:

1. deve avere la stessa occupazione di banda del segnale monocromatico.

2. Le portanti video e audio devono mantenere la loro posizione in frequenza.

3. Il segnale colore deve avere la stessa informazione di luminanza (luminosità) che avrebbe un
segnale B/N della stessa immagine.

4. Il segnale composito a colori deve contenere le informazioni sul colore e le informazioni


necessarie a decodificarlo.

5. L’informazione di colore deve essere tale che un televisore in B/N non si accorga della sua
presenza (cioè visualizzi l’immagine in B/N senza alcun artefatto).

6. Il nuovo segnale deve avere le stesse frequenze di deflessione orizzontale e verticale e gli stessi
segnali di sincronismo del segnale B/N.
3 Fine del ringraziamento a Luisa Cotta, Marilena De Ceglia ed Eduardo Ruiz Calatayud
18 CAPITOLO 1. IL SEGNALE TELEVISIVO

In pratica bisogna codificare l’informazione colore in modo da trasmetterla nello stesso canale del
segnale B/N e senza disturbare i segnali di luminanza e audio.
Il primo passo per fare questo è quello di convertire l’informazione sul colore, specificata mediante
le tre coordinate R,G,B, in modo da avere una componente di luminanza (detta Y) e due di
crominanza. La Y deve essere tale da coincidere con la luminanza che avrebbe un segnale B/N
della stessa scena. Senza entrare nei dettagli (riprenderemo l’argomento nel capitolo sul colore), il
segnale di luminanza, cioè Y, si ottiene da R,G e B mediante

Y = 0.3R + 0.59G + 0.11B

Almeno intuitivamente dovrebbe essere evidente come la componente verde (G) debba pesare di più
di quella blu, siccome l’occhio risponde molto meglio alla prima che alla seconda (questo è ovviamente
conseguenza del fatto che lo spettro della luce solare ha i valori massimi sulle frequenze del giallo–
verde). Da notare che un grigio, per cui R = B = G = α, ha Y = α e che se RGB sono tutte fra
0 e 1 anche Y lo è. Il segnale Y viene quindi trasmesso come il segnale monocromatico nella TV in
bianco e nero. Per inviare l’informazione sui colori si scelgono i segnali differenza fra RGB ed Y. Si
potevano trasmettere direttamente due a scelta fra R, G e B, ma i segnali differenza hanno alcuni
vantaggi, il principale dei quali è che valgono zero per una immagine in bianco e nero. Si trasmettono
quindi (R − Y ) e (B − Y ), mentre si trascura (G − Y ), dato che ne bastano solo due. I motivi per
cui non si trasmette proprio (G − Y ) sono:
1) il fatto che (G − Y ) si ricava dagli altri due mediante (G − Y ) = − 0.51(R − Y ) − 0.186(B − Y )
e poichè i coefficienti sono minori di uno bastano due resistenze, mentre per ricavare gli altri due
usando (G − Y ) sono necessari coefficienti maggiori di uno, cioè degli amplificatori (che costano di
più). Infatti (R − Y ) = − 1.97(G − Y ) − 0.37(B − Y ) e (B − Y ) = − 5.4(G − Y ) − 2.7(R − Y ).
2) Siccome la proporzione di G in Y è grande, l’ampiezza di (G − Y ) è, nella maggior parte delle
immagini, piuttosto piccola. Comunque si dimostra facilmente che o è la componente minore delle
tre o è uguale alla più piccola delle altre due. Questo, sommato al fatto che deve essere amplificata,
può provocare problemi in caso di basso rapporto S/N.
In sintesi l’informazione necessaria per trasmettere una immagine a colori viene convertita dalle
tre coordinate RGB, che sono quelle che escono, ad esempio, da una telecamera, ad altre tre
coordinate, la luminanza Y, pari all’informazione in bianco e nero, e le due coordiante di crominanza
(R − Y ) e (B − Y ). Queste ultime due non possono ovviamente essere trasmesse cosı̀ come sono,
visto che manca la banda necessaria ed il segnale risultante non sarebbe compatibile con quello
monocromatico, ma il modo di trasmetterle dipende dallo standard specifico. Di per se la conversione
da RGB alle altre tre coordiante non causa ovviamente alcuna perdita di informazione ma la nuova
rappresentazione permette di ottenere una forte compressione di banda senza degradare troppo la
qualità percepita.
I diversi standard in uso sono l’americano NTSC (National Television Systems Committee), il
tedesco PAL (Phase Alteration by Line) ed il francese SECAM (SEquential Couleures A Memoire).
Esistono poi sottovarianti: ad esempio lo standard in bianco e nero a 625 linee CCIR (detto standard
B) è compatibile con il sistema PAL–G, mentre non lo è con il PAL–I, che ha la portante audio 6
Mhz dopo quella video e larghezza di canale pari a 8 Mhz. Le tecniche impiegate per NTSC e PAL
sono in molte parti simili, e quindi la trattazione sarà in parte comune. Il SECAM è invece molto
diverso e necessita di una trattazione separata (lo vedremo senza scendere troppo in dettaglio).

1.6.1 Sistema PAL.


Il problema è evidentemente quello di aggiungere due segnali indipendenti di crominanza in un canale
che è già quasi interamente occupato dal segnale di luminanza Y. La soluzione adottata, piuttosto
ingegnosa, prevede di combinare i due segnali in più in uno solo e di inserirlo nello stesso canale
usando la tecnica nota come frequency interleaving. Si parte considerando lo spettro del segnale
video monocromatico mostrato in Fig. 1.20 (la stima dello spettro del segnale televisivo si trova, ad
esempio, in [Car86], pag. 295 e seguenti). Si nota che esso è formato da ”montagnette“ separate fra
di loro, centrate su multipli interi della frequenza di riga fH = 15625 Hz. Ciascuna è poi formata
da sbarrette verticali distanziate fra di loro di multipli interi della frequenza di semiquadro, ossia 50
Hz. Le montegnette, di intensità decrescente al crescere della frequenza, sono separate fra di loro da
intervalli di frequenza vuoti, tanto più estesi quanto più si sale in frequenza. Questo è il motivo per
il quale l’informazione colore può essere inserita in quella della luminanza: il meccanismo è quello di
inserire lo spettro del segnale colore (che è simile allo spettro della luminanza, solo meno esteso) negli
1.6. TRASMISSIONE DEL COLORE 19

50 Hz
C

fH 2 fH 283 fH 284 fH 285 fH f

Figura 1.20 Spettro del segnale video di luminanza (Y). fH vale 15625 Hz (standard europeo a
625 linee, 50 Hz).

spazi vuoti, a partire da una frequenza (sottoportante colore) che sia esattamente a metà strada fra
due armoniche di fH (vedi Fig. 1.21). Nel tempo si può notare come il segnale colore produca delle
piccole variazioni sinusoidali sul segnale di luminanza: siccome tutte le sinusoidi sono multiple di
mezza frequenza di linea invertono la loro fase da una riga alla successiva e da un semiquadro all’altro.
Questo effetto viene facilmente mediato via dall’osservatore, col che si è ottenuta la compatibilità
con il segnale monocromatico.
C = 4.43 MHz

281 fH 282 fH 283 fH 284 fH 285 fH 286 fH f

Figura 1.21 Spettro del segnale video di luminanza (Y, linee continue) e del segnale colore PAL
(tratteggiato).

Nel sistema PAL la sottoportante colore è situata fra le armoniche 283 e 284, ovvero in f scP AL =
283.5 × fH = 283.5 × 15625 = 4.43M Hz circa. Nell’NTSC, che ha minore banda per canale, la
sottoportante colore è dopo l’armonica 227, ovvero in fscN T SC = 227.5 × 15750 = 3.58M Hz.
Il segnale monocromatico di luminanza Y viene trasmesso a piena banda, cioè 5 MHz, per non
perdere dettagli di immagine. Il segnale colore non necessita di una banda cosı̀ larga, in quanto
l’occhio umano distingue il colore solo per aree piuttosto grosse. Da studi effettuati pare che l’occhio
distingua bene i colori per aree di larghezza maggiore o uguale ad un venticinquesimo della larghezza
dello schermo4 : aree cosı̀ grosse hanno componenti spettrali solo fino a circa 0.5 MHz. Inoltre, per
aree di dimensione media, con componenti spettrali fra 0.5 e 1.5 MHz, la visione del colore è ridotta
in modo tale che un solo segnale di crominanza è sufficiente a portare l’intera informazione visibile.
Infatti, per tali aree, l’occhio non distingue le tinte magenta e verde–giallo dal grigio, e per aree
ancora minori anche il rosso si perde nel grigio. In totale si può asserire che le frequenze fra 1.5 e
5 MHz sulle componenti di crominanza non portano informazione che possa essere riconosciuta dal
sistema visivo umano e che, quindi, la banda necessaria per trasmettere il segnale di colore è circa
di 3 MHz (± 1.5 MHz attorno alla portante colore) per ciascuno dei due segnali di crominanza.
I due segnali (R − Y ) e (B − Y ) vengono trasmessi simultaneamente sulla stessa portante usando
una modulazione QAM. In pratica vengono entrambi modulati con la stessa frequenza portante, ma
con una differenza di fase di 90 gradi (se non ricordate la QAM rileggetevi [Car86]). In questo modo
i due segnali sono in quadratura sulla stessa portante e possono essere demodulati separatamente
senza interferenze (purchè il ricevitore sia in grado di ricostruire frequenza e fase della portante).
Chiamando C il segnale ottenuto combinando insieme (R−Y ) e (B−Y ) si può notare come l’ampiezza
(cioè il modulo) di C, il cui valore istantaneo corrisponde alla differenza fra (R − Y ) e (B − Y ), non
sia altro che la saturazione istantanea, mentre sua fase porta l’informazione di tinta (hue). La
rappresentazione dei colori in termini di luminanza, saturazione e tinta viene descitta in dettaglio
nel capitolo sul colore.
4 Dipende ovviamente dalla distanza dell’osservatore: i valori indicati sono per la solita distanza (4 volte l’altezza

dello schermo).
20 CAPITOLO 1. IL SEGNALE TELEVISIVO

Vediamo alcuni esempi di colori base definendo C in termini di modulo e fase:


 
p
2 2
R−Y
|C| = (R − Y ) + (B − Y ) , θc = tan −1
B−Y

Colore R G B Y (R - Y) (B - Y) |C| θc
bianco 1 1 1 1 0 0 0 –
grigio 0.5 0.5 0.5 0.5 0 0 0 –
nero 0 0 0 0 0 0 0 –
rosso 1 0 0 0.3 0.7 -0.3 0.76 113.2o
rosa 1 0.5 0.5 0.65 0.35 -0.15 0.38 113.2o
verde 0 1 0 0.59 -0.59 -0.59 0.83 225o
verdino 0.5 1 0.5 0.795 -0.295 -0.295 0.417 225o
blu 0 0 1 0.11 -0.11 0.89 0.897 353o
azzurro 0.5 0.5 1 0.55 -0.055 0.445 0.448 353o
giallo 1 1 0 0.89 0.11 -0.89 0.897 173o
marrone 0.5 0.5 0 0.445 0.055 -0.445 0.448 173o

Da notare come i tre colori primari RGB siano separati di 120 gradi e come blu e giallo, colori
complementari, siano opposti, ossia separati da 180 gradi. Inoltre i colori completamente desaturi
(bianco, grigi e nero) hanno modulo di C pari a zero: in questo caso la tinta (fase) non ha ovviamente
importanza alcuna e la parte di segnale che porta l’informazione sul colore (C) svanisce.
Le tre componenti del segnale televisivo a colori possono essere ricavate dalla rappresentazione
RGB mediante:

Y = 0.3R + 0.59G + 0.11B


(R − Y ) = 0.7R − 0.59G − 0.11B
(B − Y ) = 0.89B − 0.59G − 0.3R

In realtà non si possono trasmettere (R − Y ) e (B − Y ) come sono, in quanto la loro ampiezza


relativa a Y è eccessiva e può provocare sovramodulazioni sul segnale ottenuto sommando Y e C.
Per questo motivo vengono applicati due pesi diversi, 0.877 per (R − Y ) e 0.493 per (B − Y ). Questo
non cambia, ovviamente, il discorso su tinta e saturazione (sposta solo i valori, come mostrato nella
parte sinistra di Fig. 1.23). Anche cosı̀ può ancora succedere, per colori molto saturi, che il segnale
totale Y + C moduli per più del 100 % la portante (si arriva al 133 %): d’altra parte scene normali
ben difficilmente contengono colori di quel tipo (cioè con saturazione oltre il 75 %). Purtroppo le
immagini generate su elaboratore elettronico hanno spesso zone con colori molto saturi e la loro
conversione a segnale TV PAL viene usualmente piuttosto male (come sanno bene tutti quelli che ci
hanno provato): comprare un convertitore RGB–PAL costoso non migliora molto i risultati.
I due segnali scalati, detti U e V per brevità, e cioè

V = 0.877 × (R − Y )
U = 0.493 × (B − Y )

sono quelli che formano il cosiddetto spazio colore YUV. Vi lascio come esercizio esprimere YUV in
funzione di RGB.
Il segnale colore CP AL (pari a C pesato) si ottiene quindi da U e V mediante:

CP AL = U (t) sin 2πfscP AL t ± V (t) cos 2πfscP AL t (1.1)

o anche, in modo equivalente,


p
CP AL = U 2 + V 2 sin(2πfscP AL t ± θ(t)) (1.2)

essendo tan θ(t) = V (t)/U (t) e fscP AL la frequenza della sottoportante colore, pari esattamente a
4.43361875 MHz. Questo valore si ottiene come segue: nel sistema PAL se si sceglie una frequenza pari
ad un multiplo dispari della metà della frequenza di riga succede che, per certe tinte, compaiono dei
puntini allineati in verticale. Per evitarli si sceglie una frequenza che corrisponde ad una armonica di
quella di riga meno un quarto, lievemente modificata aggiungendo 25 Hz (pari a metà della frequenza
1.6. TRASMISSIONE DEL COLORE 21

di quadro) per ottenere una inversione di fase ad ogni semiquadro (avranno avuto i loro motivi...).
Quindi
1 fv
fscP AL = fh (284 − ) + = 283.75 × 15625 + 25 = 4433618.75Hz
4 2
Naturalmente i due segnali U(t) e V(t) devono essere filtrati prima di essere uniti a formare
CP AL : in base alle considerazioni viste sulla risposta al colore del sistema visivo umano si sono scelti
due filtri uguali passa basso che tagliano a circa 1.3 MHz.
Il segno “±” nelle due equazioni 1.1 e 1.2 c’è perchè la fase della sottoportante del modulatore
della V(t) viene rovesciata di 180 gradi ad ogni linea, saltellando quindi fra + 90 e - 90 gradi rispetto
a U(t) (ecco spiegato il ”Phase Alteration by Line“ !). In questo modo vengono cancellati gli errori
di tinta (hue) che risultano da variazioni di fase nel segnale trasmesso (nell’NTSC tali errori non sono
compensati). Infatti uno spostamento di fase di CP AL rispetto al riferimento, cosa che può avvenire
sia in trasmissione che durante la propagazione, provoca chiaramente una variazione di tinta nel
colore visualizzato. Se però, come spesso accade, due linee vicine hanno colori simili allora il fatto
di invertire la fase di 180 gradi ad ogni linea fa in modo che l’errore di colore della seconda linea sia
opposto a quello della prima: il sistema visivo umano, che integra il colore su aree piuttosto grosse,
media allora le due tinte ottenendo il colore giusto.
In realtà questo succede solo per variazioni di fase piuttosto limitate. Per ottenere un risultato
buono in ogni caso è stata sviluppata una variante, detta PAL–D, che memorizza, in una linea
di ritardo da 64µs, la riga precedente ed esegue la media dei segnali di crominanza prima della
presentazione. Gli errori di tinta sono eliminati ma naturalmente la risoluzione verticale del colore è
la metà.
Per finire resta da spiegare come il ricevitore possa conoscere frequenza e fase della sottoportante
colore con precisione sufficiente per demodulare correttamente la QAM, considerando che, per
risparmiare potenza ed evitare interferenze con il segnale di luminanza, il segnale colore viene
modulato DSB, cioè a doppia banda laterale con portante soppressa.
L’informazione sulla portante viene fornita al ricevitore inserendo alcuni cicli di essa (fra 8 e
11 in generale, 10 nel PAL) insieme ai sincronismi. Questo esempio di portante, detto Colour
Burst Signal, è posizionato nella parte finale o Back Porch di ciascun sincronismo di linea e
non interferisce con i sincronismi perchè è di ampiezza inferiore e posizionato dopo l’impulso di
sincronismo orizzontale vero e proprio (vedi Fig. 1.22). La fase del Colour Burst varia di 90 (±45)
gradi fra una linea e la successiva, fornendo quindi sempre il riferimento corretto per la decodifica.
Tale fase è quella del vettore −(B − Y ) ± (R − Y ).

Hor. sync = 4.7 µ s


Ampiezza %

100 Colour Burst


8 - 11 cicli
75

60 Front porch = 1.5 µ s


Back porch = 5.8 µ s
40

20
12.5
t

Figura 1.22 Posizione del Colour Burst (fra 8 e 11 cicli della sottoportante colore) nel Back Porch
di ciascun impulso di sincronismo orizzontale.

1.6.2 Sistema NTSC.


Il sistema NTSC è ovviamente compatibile con lo standard a 525 linee americano, ed è stato il primo
standard colore adottato nel mondo. Rispetto al sistema PAL è disponibile una banda inferiore: per
questo motivo l’informazione sul colore è stata ridotta. Si è notato infatti come la risposta del sistema
visivo umano al colore non sia uniforme, ma vari con la tinta. In particolare la risoluzione al colore
ha un massimo sui colori arancio (rosso + verde) e ciano (blu + verde) ed un minimo dalle parti dei
colori viola (blu + rosso) e verde–giallo. Di conseguenza sono stati generati due segnali colore nuovi,
detti I e Q (vedi Fig. 1.23), approssimativamente posti nelle regioni di massima e minima risoluzione
22 CAPITOLO 1. IL SEGNALE TELEVISIVO

0.877 (R - Y) = V 0.877 (R - Y)

+I
0.63 rosso 0.59 magenta
o 33 o +Q
o
119
76.5 o
57
0.44 giallo
13 o 0.493 (B - Y) = U

- 0.493 (B - Y) 0.44 blu


- 0.493 (B - Y) 0.493 (B - Y)

-Q
0.59 verde 0.63 ciano
-I

- 0.877 (R - Y) - 0.877 (R - Y)

Figura 1.23 Sinistra: ampiezza e fase dei colori primari e complementari dopo lo scalamento di
(R- Y) e (B - Y). Destra: posizione degli assi I e Q del sistema NTSC.

al colore. Questi segnali sono generati ruotando di 33 gradi in senso antiorario gli assi U e V:

I = cos 33V − sin 33U = 0.74(R − Y ) − 0.27(B − Y ) = 0.60R − 0.28G − 0.32B

Q = sin 33V + cos 33U = 0.48(R − Y ) + 0.41(B − Y ) = 0.21R − 0.52G + 0.31B


A questo punto si è deciso di assegnare a I una banda di ± 1.5 MHz e a Q di ± 0.5 MHz, in accordo
con la diversa sensibilità dell’occhio ai diversi colori. Q viene trasmessa usando una modulazione
a doppia banda laterale e quindi occupa 1 MHz attorno alla sottoportante colore. I viene invece
trasmesso tenendo l’intera banda inferiore (1.5 MHz) ma solo 0.5 MHz della superiore, utilizzando
una modulazione vestigiale che occupa 2 MHz in tutto. Siccome poi I e Q sono poste in quadratura
sulla stessa sottoportante si ha che l’intero segnale colore occupa 2 MHz, cioè da -1.5 a +0.5 MHz.
La frequenza esatta della sottoportante colore nel sistema NTSC è stata fissata pari a 3579545 Hz.
Infatti per evitare l’interferenza fra colore e luminanza (che apparirebbe come una serie di puntini
luminosi sullo schermo) si è scelto di usare un multiplo dispari di metà della frequenza di riga, ovvero
metà frequenza di riga dopo la 227 armonica. Questo porterebbe la sottoportante colore in 227.5 ×
fh = 227.5 × 15750 = 3583125Hz. Purtroppo tale frequenza, pur non interferendo con il segnale
di luminanza, interferisce con la portante audio producendo una nota di 0.92 MHz che, a sua volta,
inteferisce con la luminanza. Il problema potrebbe essere evitato sa la sottoportante audio, posta a
4.5 MHz, fosse un multiplo dispari esatto di metà frequenza di riga. Siccome non lo è e non può essere
spostata (il segnale deve essere compatibile con quello in bianco e nero), la soluzione adottata è stata
quella di spostare la frequenza di riga. Infatti se si sceglie fhN T SC = 4.5M Hz/286 = 15734.26 Hz
si ottiene quanto voluto. La variazione fra fhN T SC per il segnale in bianco e nero (pari a 15750
Hz) e quella per il colore è sufficientemente piccola (15.74 Hz) da non creare problemi di aggancio
agli oscillatori dei televisori in bianco e nero e quindi la compatibilità è mantenuta. Ovviamente,
siccome il numero di linee non varia, cambia anche la frequenza di scansione verticale, da 60 a
59.94 Hz (15734.26/262.5). Anche in questo caso la differenza è talmente piccola (0.06 Hz) da
non creare problemi di aggancio. La frequenza della sottoportante colore si ottiene quindi come
227.5 × 15734.26 = 3579545Hz.
La trasmissione di I e Q avviene poi con una QAM a portante soppressa. Siccome non è stata
prevista l’inversione della fase ad ogni linea (come nel PAL), il sistema NTSC è sensibile agli errori di
fase sul segnale ricevuto. Tali errori sono visibili come variazioni di tinta per cui i televisori americani
dispongono di un circuito di controllo automatico di tinta (ATC) che tanto automatico non è, visto
che è presente un comando manuale di correzione.

1.6.3 Sistema SECAM.


Il sistema SECAM, sviluppato in Francia, differisce da PAL ed NTSC nel modo con cui viene
trasmessa l’informazione sul colore. Il principio base è quello di inviare una sola componente di colore
per ogni riga di immagine. Il ricevitore la immagazzina poi in una linea di ritardo (a ultrasuoni)
1.7. TELEVISIONE AD ALTA DEFINIZIONE 23

e la combina con l’informazione della riga precedente per ottenere i colori. Il nome, sequential a
memorie, deriva appunto da questo meccanismo di trasmissione. Se una riga porta l’informazione
su (R - Y) nella successiva c’è (B - Y): poichè il numero di linee per immagine è dispari, se la riga
n di un quadro contiene (R - Y) la riga n del quadro dopo contiene (B - Y). E’ quindi necessario un
impulso di identificazione che permetta al ricevitore di associare la componente colore giusta ad ogni
riga: questo impulso viene trasmesso durante la ritraccia verticale.
Le componenti di crominanza, opportunamente filtrate, vengono alternativamente trasmesse
mediante una modulazione di frequenza con preenfasi. Vi sono stati diversi sistemi SECAM, anche
incompatibili fra loro (certi con 819 linee ed altri con 625). Il sistema SECAM–III prevede 625 linee
a 50 Hz con un canale di larghezza di banda 8 MHz: le sottoportanti colore sono due, una per (R -
Y) posta in 282fh = 4.40625 MHz ed una per (B - Y) in 272fh = 4.250 MHz (questo minimizza
le interferenze con il segnale monocromatico). Le due componenti di crominanza sono filtrate a 1.5
MHz e pesate in modo da ottenere

DR = − 1.9(R − Y ), DB = 1.5(B − Y ).

La trasmissione FM prevede una deviazione di 280 DR KHz e 230 DB KHz per i due segnali, con una
deviazione massima ammessa di 500 KHz verso il basso e 350 KHz verso le alte frequenze. In questo
modo certi colori sono meglio definiti di altri: la scelta di DR e DB ne tiene ovviamente conto.

1.7 Televisione ad alta definizione


Attualmente sono allo studio diversi sistemi di televisione ad alta definizione o HDTV. Lo scopo è
quello di arrivare ad una qualità ricevuta simile a quella del cinematografo. Sono stati proposti sistemi
sia analogici che numerici, con un numero di linee un po’ maggiore di 1000 ed un numero di colonne fra
circa 1200 e 2000 (per i numerici, per gli altri è una indicazione della risoluzione orizzontale). Questi
sistemi, tutti rigorosamente incompatibili fra loro, hanno un rapporto larghezza/altezza maggiore
di 4/3, prevedono una presentazione non interallacciata e sono incompatibili con i segnali televisivi
tradizionali. Tutti prevedono una qualche forma di compressione dei dati, al fine di ridurre la
larghezza di banda del canale associato dai circa 100 MHz necessari per la trasmissione non codificata
a circa 30 MHz (il sistema allo studio presso la RAI–TV prevede una codifica digitale basata sulla
DCT, trasformata discreta coseno).
Di fatto credo che tutti i paesi abbiano già da qualche anno la tecnologia necessaria per partire con
trasmissioni regolari. I motivi per i quali si ritarda sono molteplici: uno dei principali, secondo me, è
che la dimensione dei televisori HDTV è eccessiva per pensare che la gente se li metta in casa. Quelli
che ho visto sono più di un metro sia in larghezza che in profondità, richiedono una stanza molto
grande per permettere la visione alla distanza giusta dallo schermo e necessitano di quattro persone
normali (o due energumeni) per essere spostati. Si aspetta che i giapponesi riescano finalmente a
produrre schermi a cristalli liquidi (con matrice attiva) a colori di risoluzione e dimensioni sufficienti:
se ci riescono i televisori assomiglieranno a grossi quadri da appendere alle pareti.

1.8 Sistemi grafici e segnale TV


I sistemi per grafica ed elaborazione di immagini producono in uscita un segnale analogico adatto a
pilotare il monitor di visualizzazione. Questo segnale non è, in genere, un segnale televisivo standard.
I motivi sono piuttosto evidenti: non c’è infatti alcuna necessità di ridurre la banda o di degradare
la presentazione per essere compatibili con il segnale monocromatico. Questo significa che, in quasi
tutti i sistemi, l’uscita (ovviamente non modulata) è su tre diversi fili, uno per colore primario RGB,
e non è presente la codifica del colore. Inoltre non c’è alcun bisogno di interallacciare i semiquadri,
e quindi vengono presentate da 50 a circa 100 immagini complete al secondo (a seconda dei sistemi).
I sincronismi sono invece necessari: questi possono essere divisi in orizzontali e verticali (su due
fili diversi), uniti sullo stesso filo oppure mischiati ad uno dei colori primari (in genere il verde).
Questi sincronismi sono in tutto simili a quelli visti per il segnale televisivo standard, a parte per le
temporizzazioni e l’assenza di impulsi equalizzatori e “color burst”.
Questi tipi di segnali non possono ovviamente essere videoregistrati: i sistemi più recenti hanno,
a volte come opzione, l’uscita video indipendente a standard PAL o NTSC, con una qualità in genere
piuttosto bassa (ma dipende molto dal tipo di immagine visualizzata).

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