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1.

CONVINZIONI E CONVENZIONI ANTIFONDAZIONALISTE


La concezione antifondazionalista offre un modello esplicativo che rende conto della teoria
postmoderna.
La teoria fondazionalista1 è riconducibile al tentativo di adeguare la riflessione filosofica alla presunta
oggettività del modello scientifico.
L’antifondazionalismo coincide per Rorty con “cultura post-filosofica” vale a dire la cultura
secolarizzata del paradigma post-moderno. Nel contesto antifondazionalista, per Rorty,
l’epistemologia è divenuta ermeneutica cioè si è trasformata in un’indagine filosofica che si configura
come un “genere di scrittura” tra i tanti, indifferente al problema della “verità ”. La verità si trova ad
essere analizzata in quando inscindibile dalle convinzioni-convenzioni del lettore. Nel contesto
antifondazionalista l’analisi delle convinzioni che regolano il dialogo sociale sostituisce la ricerca di
una verità conclusiva: nella cultura post-filosofica contemporanea l’epistemologia lascia il posto
all’ermeneutica. “L’ermeneutica è ciò che otteniamo quando non siamo più epistemologici”.
La strategia della teoria antifondazionalista sarebbe dunque quella di dimostrare come:

the norms and standards and rules that foundationalist theory would oppose to history,
convention and local practice are in every instance a function or extension of history,
convention and local practice.

Nella prospettiva antifondazionalista i riferimenti a una verità essenziale (del bello/eticamente


accettabile) lasciano il posto all’attenzione nei confronti delle condizioni che rendono possibile
l’articolazione di una determinata accezione del “vero”. Tali premesse hanno ripercussioni in
ambito letterario poiché evocano alcune questioni: che cos’è un testo, come si rapporta
all’autore, che ruolo ha l’intervento del lettore…
Il testo viene inteso come entità riconoscibile e avvicinabile solo come conseguenza delle nostre
attività interpretative.
Il lettore produce il testo in modo autonomo (si pensi alla teoria di W. Iser). Fish ipotizza un “lettore
informato” che gode di una libertà quasi assoluta e costruisce un testo che non esiste come entità
indipendente dall’atto interpretativo.
Secondo Fish sottolineare la collocazione storica e contestuale di ogni modello culturale porta a vedere
in ogni lettore un’entità che non agisce mai nel vuoto bensì sempre all’interno del campo di possibilità
delimitato dalla rete di criteri accettati all’interno di quel sistema – storicamente e geograficamente
determinato – in cui il suo giudizio è riconosciuto come pertinente.
Fish riconosce che la teoria antifondazionalista è un modello esplicativo capace di liberare tradizioni e
nozioni da quella patina di naturalità che il tempo vi aveva depositato. Non è possibile fare a meno di
agire secondo le norme e le consuetudini che formano la struttura stessa della nostra coscienza. E

1
Fondazionalismo: In filosofia della scienza, tendenza a fondare ogni conoscenza su premesse ultime evidenti di
per sé, che non abbisognino di altre giustificazioni.
1
questo nonostante sia sicuramente possibile modificare alcune idee. Non succederà mai di modificare
una propria credenza solo perché se ne riconosce l’origine storicamente determinata.

2. PROSPETTIVE BRITANNICHE: CHRISTOPHER NORRIS E TERRY EAGLETON

L’aver sostenuto che la riflessione teorica non può , per definizione, avere alcun tipo di conseguenza ha
attirato su Fish accuse di conservatorismo.
Norris: invoca una versione politicamente “corretta” della decostruzione, una teoria che non abdichi
allo scetticismo passivo.
Il relativismo, l’enfasi sull’indecidibilità … stessi elementi che erano serviti a mettere in discussione
“naturalità e legittimità sono ora indicati da Norris quali strumenti di una politica dell’interpretazione
ripiegata su se stessa, produttrice di testi che conferiscono autorità al lettore”.

Eagleton: affronta il problema della cancellazione messa in atto nelle comunità interpretative di ogni
forma di dissenso. L’indagine razionale viene contrapposta all’irrazionalismo irresponsabile del
sofismo postmoderno. Eagleton accusa inoltre Fish di attribuire a “desideri e convinzioni” una
legittimità quasi metafisica. La decostruzione dei discorsi sulla natura intesa come dato oggettivo
messa in atto grazie al concetto di comunità interpretativa costituisce infatti il fulcro dell’intero
panorama antifondazionalista. E le implicazioni teoriche del neo-pragmatismo possono permetterci di
trasformare lo scetticismo epistemologico della postmodernità in uno strumento critico e politico
duttile e rigoroso.
Le capacità di ridescrivere e ricreare il testo culturale in cui ci troviamo a vivere è indicata anche da
Culler come una delle caratteristiche principali della teoria.
Proposta di Rorty: scrittura critica coincide con l’elaborazione filosofica. La scrittura
antifondazionalista elabora una proposta etica proprio a partire dall’abbandono di ogni modello
assoluto di Verità e dalla ridefinizione dei valori che ne consegue. In questo senso appaiono rilevanti le
affinità con il compito che la comunità interpretativa femminista sta svolgendo da anni, rielaborando
le coordinate di un discorso interpretativo ed etico. In quest’ottica la produzione letteraria indicata
come gender studies emerge come forma di scrittura esemplare della temperie antifondazionalista e
collega le istanze politiche a questioni di ordine più strettamente formale. La visione della teoria
postmoderna come intrinsecamente reazionaria e nichilista, proposta da Eagleton e Norris, dimostra
la propria fragilità nell’incapacità di tenere conto del modo in cui la differenza sessuale si è inscritta
come – sia come premessa, sia come esito – nella produzione culturale degli anni Settanta.
Le femministe richiedono una maggiore visibilità nel canone letterario; problema analogo c’è stato con
afroamericani.
Il canone occidentale è infatti da sempre basato sull’esclusione delle identità eccentriche rispetto a un
gruppo dominante di sesso maschile, razza bianca, e orientamento eterosessuale. Il canone si propone
come nel caso della Columbia University come monumento levigato e solido, depositario di valori
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tangibili e universalmente condivisi. Tale modello di tradizione può essere modificato – secondo Miller
– solo da gesti esemplari ma estemporanei, come la performance eseguita proprio presso la biblioteca
della Columbia da Laura Hotchkins Brown, un’artista americana che nel 1989 ha affiancato alla cornice
marmorea originale, su cui sono incisi i nomi dei classici della tradizione, uno striscione lungo più di
quaranta metri su cui erano stati impressi i nomi di grandi autrici escluse dal “perimetro canonico”. Lo
striscione di Laura Brown rappresenta adeguatamente, anche a livello metaforico, la provvisorietà del
canone femminista – facile vittima di intemperie e di addetti alla manutenzione un po’distratti –
contrapposto alle algide, indifferenti mura che con-servano per l’eternità il catalogo dei nomi prescelti
quali rappresentanti della tradizione.

3. L’ERMENEUTICA SESSUATA DI JUDITH FETTERLEY E PATROCINIO SCHWEICKHART

Millet, 1969. Nuovo modo di fare e pensare la critica letteraria. Nella prefazione alla raccolta Images of
Women in Fiction, la curatrice S. Cornillon esplicitava le finalità della nuova critica nel modo se-guente:

This book will be an useful tool for raising consciousness not only in classrooms, but for
those not involved in the academic world who are committed to personal growth.

La feminist critique si propone principalmente come strumento di auto coscienza e crescita


personale. Priorità assoluta viene dunque assegnata all’azione del letto-re/lettrice, libero di
muoversi attraverso il testo alla ricerca di immagini femminili da decodificare, così da mettere in
rilievo la natura misogina e riduttiva di rappresentazioni precedente-mente considerate
espressione di una visione asessuata e uni-versale. Questo aspetto coesisteva però con il
riconoscimento di una forza inscritta nel testo stesso e in grado di agire sulla lettrice forzandone
scelte e strategie di lettura; la lettura “against the grain” femminista era legittimata infatti dalla
necessità di offrire uno strumento critico che permettesse alle donne di di-fendersi dal processo
di “mascolinizzazione” che il testo patriarcale metteva in atto nei loro confronti. L’incontro con
la letteratura androcentrica costringeva infatti la donna a una schizofrenica identificazione con
un punto divista la cui presunta universalità coincideva con valenze specifica mente maschili,
come Judith Fetterley nel 1978 osservava nel suo The Resisting Reader: A Feminist Approach to
American Fiction un pioneristico studio sulla letteratura americana riletta dal punto di vista di
un lettore consapevole, per la prima volta, della propria sessuazione al femminile.
L’ipotesi che merge nel reader-response individua nell’identificazione forzata con una
prospettiva maschile un elemento decisivo nella definizione del percorso interpretativo
possibile per le lettrici. L’adozione, spesso inconsapevole, di uno sguardo sessualmente neutro,
maschile accresce secondo Fetterley il peso dell’assenza di figure femminili che esulino
stereotipi, frutto di aspettative sessiste.
L’ipotesi di una lettrice ribelle che opponga resistenza alle strategie del testo per sottrarsi
all’altrimenti inevitabile processo di mascolinizzazione. La teoria della ricezione femminista
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presenta un’incongruenza di fondo: la focalizzazione sull’intentio lectoris non nasce da una
riflessione sul rapporto tra testualità e significato; il testo viene invece considerato depositario
di una strategia tanto forte e definita da poter agire attivamente sull’identità del lettore. La
centralità assegnata al lettore si trova a convivere con l’autorità assoluta del testo e continuano
ad essere rintracciabili anche riferimenti all’intenzione autoriale.
Fetterley propone l’analisi di “The Birthmark” , il racconto di Hawthorne la vicenda riguarda la
relazione coniugale tra Aylmer e Georgiana. Aylmer esprime tutta la sua insofferenza per un neo
sul volto della moglie, simbolo dell’imperfezione della natura umana, e decide di fare il possibile
per rimuoverlo. Georgiana accetta di essere rinchiusa nel laboratorio del marito, e lì, dopo alcuni
tentativi falliti, beve una pozione che rimuove finalmente la macchia dal suo viso ma cau-sa in
pochi minuti la sua morte.

The word “man” refers both to male people and to all people. Be-cause of the conventions
of this system, Aylmer is able to equate his peculiarly male needs with the needs of all
human beings.

Tuttavia, se Georgiana, e noi con lei, si trova “costretta” a identificarsi con una prospettiva
misogina e autodistruttiva, l’orientamento sull’atto di lettura si rivela strumentale e
inconsapevole: la scelta di privilegiare l’intentio lectoris è resa necessaria dalla forza persuasiva
di un significato imposto alla coscienza del fruitore dall’azione congiunta dell’intenzione
autoriale e testuale. La storia di Georgiana diventa così sineddoche dell’esperienza di lettura di
ogni donna alle prese con un testo sessista.
Per mettere in luce la forza ideologica dell’erotizzazione della violenza sulle donne, Fetterley
diventa una lettrice “resistente” (“a resisting reader”) che rifiuta di leggere il testo con
l’intenzione autoriale. Anni 70, gender criticism.
1986, Schweickhart, nel suo saggio ipotizza la necessità di due diverse strategie di lettura a
seconda del sesso dell’artista:
-testi femminili: ermeneutica positiva caratterizzata da un devoto rispetto nei confronti
dell’intenzione autoriale
-testi maschili: ermeneutica negativa
Schweickhart si propone di affiancare al progetto gynocriticism (=dà voce all’interno degli studi
femministi all’esigenza di una maggiore coerenza teorica ) una riflessione condotta alla luce
della teoria della ricezione e del reader-response criticism. L’assenza di un terreno di scambio
con il dibattito metodologico era ancora un dato di fatto nel 1986. L’indicazione di dedicare
un’attenzione maggiore alla produzione femminile (così come previsto dallo gynocriticism) non è
del tutto soddisfacente secondo Schweickhart confrontarsi con la differenza della scrittura
femminile senza aver prima stabilito delle coordinate comuni sul rapporto tra testi e significati
rischia, infatti, di relegare le analisi femministe entro modelli critici condannati alla ripetizione
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di tecniche di lettura limitate e limitanti. Il ruolo fondante dell’identità di genere nella critica
femminista ha dato vita ad analisi di tipo eterogeneo + rilettura deli classici della tradizione
maschile in un’ottica attenta alla politica del sesso ha rappresentato uno dei filoni più diffusi.
Ma che cosa succede poi quando l’attenzione viene diretta al modo in cui testo e lettore
interagiscono nel momento interpretativo?
E quali cambiamenti sono determinati dalla presenza di una lettrice in sostituzione del lettore?
domande che si intersecano necessariamente con quelle alla base di ogni riflessione
sull’argomento vale a dire:
1) È il Testo a controllare e manipolare il Lettore o viceversa? E poi:
2) Che cosa c’è nel Testo che possa permetterci di distinguere tra l’identità del testo e quella del
Lettore?
Una strategia teorica a sé dovrebbe caratterizzare i percorsi teorici attraverso la scrittura
femminile. Nei confronti degli esempi di scrittura androcentrica l’indicazione di Schweickart
prevede la decostruzione del paradigma “mascolinizzante” imposto alle lettrici attraverso due
fasi principali:
a) riconosce la forza plasmante del testo nei confronti delle lettrici
b) consapevolezza femminista segna l’emancipazione della lettrice dal giogo testuale

The woman reader realizes that the text has the power to structure her experience.
Without androcentric texts she will not suffer immasculination. However, the power of the
text is matched by her awareness of her essential role in the process of reading. Without
her the text is nothing.

La lettrice può salvare se stessa solo se riesce ad affrontare il testo ignorando l’ intentio operis. A
questo punto le affinità con Fish cessano. Nell’ipotesi di Fish, infatti, non sarebbe possi-bile
leggere un testo “contro se stesso”, perché una tale formulazione rimanda alla presenza di un
significato privilegiato insito nell’oggetto di analisi e non nel soggetto che la esegue.
Una via d’uscita si era già profilata all’orizzonte nella nozione di “comunità interpretativa”
elaborata da Fish.

4. LE COMUNITÀ INTERPRETATIVE FEMMINISTE

Nel contesto fondazionalista il testo è il parametro delle proprie interpretazioni: esibisce aspetti
riconoscibili in modo oggettivo e oppone quindi una naturale resistenza alle letture faziose;
esiste una coerenza testuale che permette al testo stesso di controllare e selezionare le proprie
interpretazioni, di essere a un tempo l’oggetto delle descrizioni e il giudice dell’efficacia delle
descrizioni medesime. A questo modello si conformano –con rare eccezioni, come abbiamo visto

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– sia la critica femminista orientata verso la centralità dell’atto di lettura sia quella attratta dal
recupero della figura autoriale.

A book is not only a book; it is a means by which an author actually preserves [her] ideas,
[her] feelings, [her] modes of dreaming and living. It is a means of saving [her] identity
from death [...]To understand a literary work, then, is to let the in-dividual who wrote it
reveal [herself] to us in us. (1989, p. 36)

I presupposti dell’antifondazionalismo sono invece radicati nella negazione del concetto stesso
di verità. Fish, il lettore crea quindi il testo nel momento in cui gli conferisce (con l’atto di
lettura) forma ed esistenza. I lettori sono, quindi, estensioni delle comunità interpretative di
appartenenza. Una comunità interpretativa è quindi un insieme di pratiche istituzionali e queste
pratiche sono in continuo mutamento.
Tuttavia, benché Fish non le con-templi, esistono situazioni, come quelle esemplificate dagli esiti
del progetto femminista, nelle quali si sono verificati mutamenti effettivi. Nonostante il palese
disinteresse evidenziato da Fish nei confronti dei women’s studies. La nozione di comunità
interpretativa fornisce una strumentazione argomentativa di notevole utilità .
Le strategie di lettura sono patrimonio della comunità cui il lettore appartiene: sono i
presupposti condivisi su nozioni come quelle di “letteratura” o “for-ma” a determinare
l’atteggiamento adottato e, quindi, il tipo di lettura che verrà messa in atto. I membri di una
medesima comunità condivideranno dunque determinate strategie non per leggere ma per
scrivere.
La comunità interpretativa offre una terza via equidistante tra l’ideale dell’oggettività del testo e
il timore dell’anarchia interpretativa.
Le comunità di Fish non hanno dunque maggiore stabilità dei testi, perché così come i significati
non sono rintracciati ma prodotti nell’atto di lettura dalle strategie interpretative che li rendono
intelligibili, in modo analogo le stesse strategie sono apprese.
La teoria di Fish permette di utilizzare le intuizioni sui processi di significazione
dell’antifondazionalismo senza tuttavia approdare al relativismo assoluto della “scuola di Yale”,
che ne estremizzava, invece, le premesse fino a negare la possibilità di porre un limite allo
slittamento del significato lungo la catena dei significanti. Nel testo non è in-scritto alcun
significato specifico, tuttavia ogni testo presenta alla lettura una rete di possibilità di
significazione ben definite. A definirle è la comunità interpretativa. In altri termini, la validità
dell’interpretazione è sempre istituzionalmente definita, ma le istituzioni presentano un
margine di modificabilità , ne ridefiniscono i confini a seconda della capacità dei membri che ne
fanno parte.
Studiare forme e aspetti dell’identità sessuale nella creazione artistica è la scelta che caratterizza
una comunità interpretativa, quella femminista, che ha esteso la propria base di consenso. La
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comunità interpretativa esiste e continua ad esistere finché si dimostra in grado di originare una
forza persuasiva tale da rendere maggiormente stabile il sistema che accoglie le sue istanze
rispetto a quello che le ignora. L’ipotesi di un lettore “informato” – ovvero in grado di adeguarsi
alle pratiche previste dalla comunità cui vuole appartenere – getta un ponte tra approcci
fondazionalisti e antifondazionalisti e permette un incontro tra la prospettiva femminista e le
premesse antifondazionaliste.
Le conseguenze della teoria, quindi, hanno proprio a che vedere con la possibilità del
cambiamento, e cioè – nel sistema di scambio regolato delle comunità interpretative – con la for-
za persuasiva di una proposta e con la sua capacità di coagula-re intorno a sé gli interessi della
comunità di cui aspira a far parte – o di quella che vuole creare.

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