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Codice Penale Italiano Aggiornatto 2009 - 2
Codice Penale Italiano Aggiornatto 2009 - 2
Vista la legge 24 dicembre 1925, n. 2260, che delega al Governo del Re la facol-
tà di emendare il codice penale;
Sentito il parere della Commissione parlamentare, a’ termini dell’articolo 2 della
legge predetta;
Udito il Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del Nostro guardasigilli, Ministro Segretario di Stato per la giusti-
zia e gli affari di culto;
Abbiamo decretato e decretiamo:
1. Il testo definitivo del codice penale portante la data di questo giorno è appro-
vato ed avrà esecuzione a cominciare dal 1° luglio 1931.
2. Un esemplare del suddetto testo definitivo del codice penale, firmato da Noi e
contrassegnato dal Nostro Ministro Segretario di Stato per la giustizia e gli affari di
culto, servirà di originale e sarà depositato e custodito nell’Archivio del Regno.
3. La pubblicazione del predetto codice si eseguirà col trasmetterne un esempla-
re stampato a ciascuno dei Comuni del Regno, per essere depositato nella sala comu-
nale, e tenuto ivi esposto, durante un mese successivo, per sei ore in ciascun giorno,
affinché ognuno possa prenderne cognizione.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella
raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque
spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a S. Rossore, addì 19 ottobre 1930.
VITTORIO EMANUELE
MUSSOLINI - ROCCO
TITOLO I
DELLA LEGGE PENALE
petenza giurisdizionale con riguardo al reato di La dottrina suggerisce in questo caso un modus
guida in stato d’ebbrezza, previsto e punito dall’art. procedendi che necessariamente diversifica le
186 della L. n. 214/2003 (cd. Codice della situazioni nel loro concreto manifestarsi, a seconda
Strada). del tempo trascorso dalla commissione del reato:
Innovando rispetto alla previgente previsione, que- infatti, allorquando la legge intervenga a termine
sto reato - per ragioni di politica criminale legate prescrizionale già spirato, è ovvio (e corrisponde ad
alle drammatiche e ricorrenti “stragi del sabato un principio di giustizia sostanziale) che la nuova
sera” sulle strade italiane - è stato nuovamente san- disciplina non sarà applicabile.
zionato con la pena dell’arresto, in luogo dell’origi- Più complesso il problema quando la legge succes-
naria ammenda. Questa modifica, determinando la siva interviene sui termini di prescrizione prima che
traslazione della competenza a conoscerlo dal giu- la prescrizione sia maturata. In questo frangente,
dice di pace al Tribunale in sede monocratica, ha infatti, possiamo sia applicare il principio tempus
evidenziato un problema di competenza intertem- regit, e quindi attribuire efficacia lato sensu retro-
porale. Segnatamente il problema si è prospettato attiva alla norma, sia applicare i principi dell’art. 2,
con riferimento ai reati, commessi nel periodo ante- e quindi ritenere o meno applicabile la normativa
riforma, per i quali il P.M. ha esercitato l’azione sopravvenuta a seconda del se essa abbrevi o allun-
penale in un momento successivo, mediante emis- ghi i termini prescrizionali.
sione di decreto di citazione a giudizio. La Corte Costituzionale con la sentenza n.
Un primo orientamento, anche giurisprudenziale, 452/1999 - salutata con favore dalla dottrina pre-
ha ritenuto che vada individuato nel Tribunale il valente - aveva optato per la tesi della retroattività.
giudice competente a conoscere del reato, anche se L’Alto Consesso ebbe a motivare la sua decisione
tale organo giurisdizionale, in applicazione dei cri- sostenendo che quella ad un predeterminato termi-
teri di cui all’art. 2, comma 3, c.p., dovrà applica- ne di prescrizione non è un’aspettativa giuridica-
re la pena più favorevole fra quelle previste. mente rilevante che esiste in quanto tale, nel com-
Viceversa, altre sentenze hanno sostenuto che, in pendio patrimoniale dell’imputato, tanto in consi-
questo caso, la competenza debba rimanere in derazione del fatto che - a dire della Corte - il favor
capo all’ufficio competente al momento del com- rei è concetto, per così dire, “intraprocessuale” e
messo reato, e dunque hanno considerato perdu- non extraprocessuale, e come tale non si può riferi-
rante la competenza del giudice di pace, conferen- re anche all’intenzione del privato di sottrarsi al
do ultrattività, almeno da un punto di vista proces- processo. Il problema della prescrizione nei suoi
suale, alla previgente disposizione. rapporti con l’art. 2 c.p. si è poi posto in particola-
Le S.U. della Cass. con la sentenza 31-1-2006, n. re con la cd. legge Cirielli che ha operato sui termi-
3821 hanno tuttavia accolto la prima teoria soste- ni di prescrizione.
nendo la competenza del tribunale con riferimento Interessanti applicazioni in materia di successioni
a reati originariamente puniti con pena dell’am- di leggi penali speciali, si sono avute con riferi-
menda. mento alla normativa in materia di sicurezza sul
Altro problema - posizionantesi al confine tra norma lavoro. In tal senso vedasi Cassazione penale , sez.
processuale e norma sostanziale - si è avuto con III, 07 maggio 2009 , n. 23976 secondo cui
riferimento alla prescrizione. Il dilemma si pone in “Anche dopo l'entrata in vigore del D.Lgs. 9 aprile
particolare allorquando un intervento legislativo 2008, n. 81 (cosiddetto T.U. sulla sicurezza) che
prolunghi o abbrevi i termini di prescrizione, prefi- ha abrogato il d.P.R. 27 aprile 1955, n. 547,
gurando un dubbio in ordine al trattamento di tale costituisce reato la violazione delle prescrizioni
modifica: in altre parole, occorre considerare la dirette a conformare i luoghi di lavoro a norme di
modifica quale intervento processuale, e quindi prevenzione per garantire la sicurezza dei lavorato-
procedere ad applicarla, senza indugio, anche ai ri, sussistendo continuità normativa tra l'art. 8 del-
processi in corso, o, viceversa, ritenere che la stes- l'abrogato d.P.R. n. 547 e la nuova fattispecie pre-
sa abbia natura meramente sostanziale e quindi far vista dal combinato disposto degli artt. 63, 64 e
scattare il dispositivo, improntato al favor rei, di cui 68, lett. b), in relazione all'All. IV, punto 1.4.1,
all’art. 2 del codice penale? D.Lgs. n. 81 del 2008.
3 • Libro I - Dei reati in generale • 52
consuetudinaria benché nel complesso di indi- Per analogia, si estendono le immunità appena
scusso valore culturale, possano essere praticate viste anche ai rappresentanti delle organizzazioni
solo fuori dall'ambito di operatività della norma internazionali (O.N.U., U.E., F.A.O. etc.).
penale. Il principio assume particolare valore Diversa dall’immunità diplomatica è quella prevista
morale e sociale allorché - come nella specie - la da alcune norme dell’ordinamento e connessa alle
tutela penale riguardi materie di rilevanza costitu- funzioni di rappresentanza politica che alcuni sog-
zionale, come la famiglia, che la legge fondamen- getti svolgono: è il caso dei parlamentari, nazionali
tale dello Stato riconosce quale società naturale, o regionali, dei giudici della Corte costituzionale e
ordinata sull'uguaglianza morale e giuridica dei dei membri del CSM, che non possono essere chia-
coniugi (art. 29 cost.), uguaglianza che costituisce mati a rispondere dei voti dati e delle opinioni
pertanto un valore garantito, in quanto inserito in espresse nell’esercizio delle loro funzioni (cd.
un ordinamento incentrato sulla dignità della per- immunità funzionale).
sona umana e sul rispetto e la garanzia dei diritti La Corte Costituzione si è recentemente soffermata
insopprimibili a lei spettanti (nella specie, l’impu- sui limiti dell’immunità da riconoscere ai parlamen-
tato nordafricano era stato condannato per il reato tari per le opinioni espresse nell’esercizio delle loro
di cui all'art. 572 c.p. per maltrattamenti nei con- funzioni ex art. 68, 1° comma, Cost., ribadendo -
fronti della moglie, e si difendeva adducendo il quanto alle opinioni espresse dai componenti
dato che i coniugi- e la famiglia nella quale i reati dell’Assemblea al di fuori della sede del Paramento
erano stati commessi - erano portatori di cultura, - che anche queste ultime sono coperte dalla pre-
religione e valori differenti da quelli italiani, tali da detta insindacabilità, purché siano legate da un
influire sotto il profilo sia della gravità del reato nesso funzionale alle attività proprie di membro del
che dell'entità della pena e sulla sussistenza delle parlamento. Nesso che si concretizza se e quando
attenuanti generiche). nell’attività esterna del deputato portata all’atten-
Limiti a questo principio sono comunque dati dalle zione del giudice, il parlamentare abbia sostanzial-
immunità previste dal diritto internazionale. È il mente riproposto, con le sue dichiarazioni, le stes-
caso degli agenti diplomatici e consolari, i quali se espressioni anche verbali e le medesime argo-
godono di un’immunità assoluta (cd. immunità mentazioni oggetto della propria attività parlamen-
diplomatica). Al contrario, gli impiegati degli uffici tare (Corte Cost., sent. n. 53/2007).
diplomatici e consolari godono di un’immunità rela- Ancora diversa è la posizione del Capo dello Stato,
tiva, che li sottrae alla giurisdizione penale del che è penalmente irresponsabile e può essere chia-
nostro Stato solo per quanto concerne gli atti da mato a rispondere – davanti alla Corte
loro compiuti nell’esercizio delle corrispondenti Costituzionale - solo di due reati: alto tradimento e
funzioni. attentato agli organi costituzionali ex art. 96 Cost.
È illegittimo l’art. 5 c.p. nella parte in cui non esclude dall’inescusabilità dell’ignoran-
za della legge penale l’ignoranza inevitabile, atteso il combinato disposto dei commi 1 e 3
dell’art. 27 Cost., nel quadro delle fondamentali direttive del sistema costituzionale de-
sunte soprattutto dagli art. 2, 3, 25, 2° comma, 73, 3° comma, Cost., le quali pongono
l’effettiva possibilità di conoscere la legge penale quale ulteriore requisito minimo d’im-
putazione, che viene ad integrare e completare quelli attinenti alle relazioni psichiche tra
soggetto e fatto, consentendo la valutazione e, pertanto, la rimproverabilità del fatto
complessivamente considerato (Corte cost. 24-3-1988, n. 364).
La tematica dell’ignoranza della legge penale ha avuto un ritorno inaspettato ed occa-
sionale, in ambito europeo, in relazione ad una vicenda di cronaca non solo giudiziaria,
avente ad oggetto la demolizione di un complesso immobiliare, già confiscato dalla Ma-
gistratura penale, nel territorio del comune di Bari, sulla costa di Punta Perotti.
Infatti, in relazione a tale complesso edilizio - benché il processo si fosse concluso con
l’assoluzione degli imputati, per insussistenza dell’elemento psicologico,dovuta ad erro-
re scusabile nell’interpretazione della legge - era stata disposta dal giudice italiano la con-
fisca (ritenuta, comunque, obbligatoria) sia dei suoli abusivamente lottizzati che dell’in-
tero complesso immobiliare, a norma dell’art.19 L.47/85.
Per contro l a Corte europea dei diritti dell’uomo con sentenza emessa il 20 gennaio
2009 dalla II Sezione ha ritenuto che – dal momento che la confisca in questione ha co-
munque natura sanzionatoria – fossero ravvisabili, nel caso di specie, una violazione sia
dell'art. 7 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (che sancisce il principio di le-
galità dei reati e delle pene) che dell'art. 1 del Protocollo n. 1 (che enuncia il principio del
rispetto della proprietà, ne sottopone la privazione a determinate condizioni, e riconosce
agli Stati il potere di regolamentare l'uso dei beni conformemente all'interesse generale).
Ai fini della procedibilità a richiesta del Ministro della giustizia, non è possibile di-
stinguere tra i concorrenti che hanno materialmente compiuto l’azione tipica del rea-
to nel territorio dello Stato e quelli che hanno operato esclusivamente all’estero nella
fase ideativa e preparatoria dei reati stessi, in quanto, per i principi sul concorso, il rea-
to si considera commesso in Italia da tutti coloro che vi abbiano concorso e la richiesta
non è perciò necessaria, se taluno di essi, straniero, abbia agito, materialmente rima-
nendo all’estero (Cass., I, 28-6-1985).
La nozione di delitto politico, ai fini estradizionali, trova la sua definizione nel bi-
lanciamento tra il valore insito nel principio costituzionale del rifiuto di consentire al-
la persecuzione del cittadino e dello straniero per motivi politici, e quello di tutela dei
valori primari umani, pur consacrati nella carta costituzionale e gravemente offesi dai
delitti di ispirazione politica (Cass., I, 17-2-1992).
condo la legge medesima, sempre che si trovi nel territorio dello Stato.
Se si tratta di delitto per il quale è stabilita una pena restrittiva della libertà per-
sonale di minore durata, il colpevole è punito a richiesta del Ministro della giusti-
zia, ovvero a istanza o a querela della persona offesa.
Nei casi preveduti dalle disposizioni precedenti, qualora si tratti di delitto com-
messo a danno delle Comunità europee, di uno Stato estero (2) o di uno straniero,
il colpevole è punito a richiesta del Ministro della giustizia, sempre che l’estradizio-
ne di lui non sia stata conceduta, ovvero non sia stata accettata dal Governo dello
Stato in cui egli ha commesso il delitto.
(1) La pena di morte per i delitti contemplati nel codice penale è stata soppressa e sostituita con l’ergastolo dal
d.lgs.lgt. 10-8-1944, n. 224.
L’art. 27, ultimo comma, della Costituzione ha stabilito che non è ammessa la pena di morte se non nei casi
previsti dalle leggi militari di guerra.
Il d.lgs. 22-1-1948, n. 21, ha soppresso la pena di morte per i delitti previsti da leggi penali speciali diverse
da quelle militari, e l’art. 1 della l. 13-10-1994, n. 589, ha abolito la pena di morte prevista dal codice penale mi-
litare di guerra e dalle leggi militari di guerra, sostituendola con la pena massima prevista dal codice penale.
(2) Le parole “a danno di uno Stato estero” sono state sostituite dalle attuali “a danno delle Comunità euro-
pee, di uno Stato estero” dall’art. 5 della l. 29-9-2000, n. 300, a decorrere dal giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nella G.U.
Analoga a quella dell’articolo precedente è la Giuliana Sgrena, rapita qualche mese prima
ratio della previsione in commento: evitare che il nella capitale irachena, la Cassazione ha ritenu-
territorio italiano divenga terra d’asilo per sogget- to non sussistente la giurisdizione penale dello
ti che abbiano commesso reati nel nostro territo- Stato italiano né di quello iracheno, non ricorren-
rio. do, nel fatto contestato, “né le caratteristiche
La norma prevede una diversa disciplina a proprie della grave violazione del diritto interna-
seconda che il soggetto passivo del reato sia lo zionale umanitario…..nè quelle di un crimine
Stato o il cittadino italiano o uno Stato o un cit- contro l’umanità o crimine di guerra… ritenendo
tadino straniero. perciò sussistente la sola giurisdizione esclusiva
In relazione alla nota vicenda del Dirigente del degli Stati Uniti d’America”. In sostanza così
Sismi, dr. Nicola Callipari, assassinato a escludendo che questa fattispecie, fosse inqua-
Baghdad nel marzo del 2005 ad un posto di drabile in alcuna delle ipotesi previste dall’arti-
blocco dell’esercito americano, subito dopo aver colo 10 del codice penale. Vedasi: Cassazione
ottenuto la liberazione della giornalista italiana penale , sez. I, 19 giugno 2008 , n. 31171.
Condanna principale
Mai oggetto di ricoscimento
13 • Estradizione
L’estradizione è regolata dalla legge penale italiana, dalle convenzioni e dagli usi
internazionali (1).
L’estradizione non è ammessa, se il fatto che forma oggetto della domanda di
estradizione non è preveduto come reato dalla legge italiana e dalla legge straniera.
L’estradizione può essere conceduta od offerta anche per reati non preveduti
nelle convenzioni internazionali, purché queste non ne facciano espresso divieto.
Non è ammessa l’estradizione del cittadino, salvo che sia espressamente con-
sentita nelle convenzioni internazionali.
(1) La l. cost. 21-6-1967, n. 1 (Estradizione per i delitti di genocidio), in sede di interpretazione autentica delle
disposizioni contenute negli artt. 10, ultimo comma, e 26, ultimo comma, Cost., che escludono l’estradizione
per reati politici, ha stabilito che esse non si applicano ai delitti di genocidio, sui quali si veda la l. 9-10-1967, n.
962 (Prevenzione e repressione del delitto di genocidio).
norme per l’estradizione attiva sono dettate dal paese tadini italiani la giurisprudenza ha sempre optato per
richiesto e non da quello richiedente. un’interpretazione abbastanza elastica di questa
norma.
2 • DOPPIA INCRIMINAZIONE E SPECIALITÀ ❐ Ai sensi della nostra Costituzione, infine, non è mai
ammessa l’estradizione per un reato politico e
L’estradizione si regge sul principio della doppia comunque per un reato per il quale lo Stato richie-
incriminazione, enunciato dal presente articolo, dente preveda la pena di morte.
secondo cui la consegna del responsabile - atto di
rilevanza politica e non solo giudiziaria - può avveni-
re se risulta motivata dalla commissione di un fatto
3 • NATURA GIURIDICA ❐
previsto come reato dalla legge penale italiana e da Quanto alla natura giuridica dell’estradizione, dal
quella dello Stato richiedente. punto di vista del diritto internazionale la dottrina
Sul punto, peraltro, si discute in ordine all’individua- dominante esclude che essa possa essere espressio-
zione del concetto di punibilità, ritenendo alcuni che ne di un principio di diritto consuetudinario. Al con-
essa vada individuata in concreto, mentre altri pro- trario, si ritiene che essa possa essere esclusivamen-
pendono per una valutazione in astratto. te di origine pattizia (Manzini la definisce un “atto
Nessuno dubita, invece che, quand’anche un fatto amministrativo internazionale di mutua assistenza
di reato, formalmente e sostanzialmente identico, repressiva”).
riceva due qualificazioni giuridiche diverse da due Parte della dottrina internazionalistica, al contrario,
ordinamenti giuridici diversi , ricorra il requisito della afferma che l’estradizione è un istituto che esprime
doppia incriminazione.Vedasi in questo senso un principio di diritto internazionale generalmente
Cassazione penale , sez. VI, 17 giugno 2009 , n. riconosciuto.
31764.
Altro principio che regola l’istituto in argomento è
quello di specialità (peraltro contenuto nell’art. 699
4 • PROFILI FORMALI ❐
c.p.p.), alla luce del quale all’estradato non può esse- La Corte d’appello del luogo di residenza, domicilio
re contestato un reato diverso da quello per il quale etc. dell’estradando è competente per la corrispon-
l’estradizione è stata concessa. dente valutazione. Il controllo giurisdizionale è tutta-
A differenza del cittadino italiano, estradabile nei soli via vincolato, limitandosi ad una pura delibazione
casi espressamente previsti da convenzioni interna- della legittimità estrinseca del procedimento avviato
zionali (ad esempio, cittadino italiano responsabile e della esistenza dei requisiti formali richiesti.
della commissione di crimini contro l’umanità), L’atto finale di estradizione è di competenza ministe-
l’estradizione dello straniero è consentita con mag- riale ed è qualificabile quale atto politico. Tuttavia,
giori margini di elasticità. stante la sua rilevanza, il Consiglio di Stato lo ritiene
Tuttavia, anche nei confronti dell’estradizione di cit- impugnabile dinanzi al giudice amministrativo.
ESTRADIZIONE
PASSIVA Consentita, sulla base della doppia incriminazione, e nel ri-
DEL CITTADINO spetto, da parte dello Stato richiedente, del principio di spe-
ITALIANO cialità solo per reati previsti da Convenzioni internazionali
14 • Libro I - Dei reati in generale • 66
1 • IL CALCOLO SECONDO IL CALENDARIO COMUNE ❐ indicazione legislativa (1° comma: è il caso della
durata della pena, all’esito della cui espiazione il
Questo articolo disciplina il criterio per il calcolo dei condannato è liberato) oppure, viceversa, la legge
termini in diritto penale, attribuendo al calendario può stabilire un termine per il verificarsi di un effet-
comune valore di unità di riferimento. Il decorso del to giuridico (2° comma: è il caso della prescrizione).
tempo rileva, in diritto penale, a vari fini (per esem- La disposizione in commento ribadisce un principio
pio, prescrizione del reato, decadenza dalla facoltà di fondamentale, già vigente in diritto romano, secon-
presentare una querela, maggiore età del penalmen- do il quale il giorno dal quale partire nel calcolo dei
te imputabile etc.), tutte occasioni nelle quali esso termini non va computato nel calcolo complessivo
ha, come si usa dire, efficacia costitutiva. (dies a quo non computatur in termine). Si discute
Quest’efficacia costitutiva è conseguenza di due se questo criterio di calcolo sia applicabile anche ai
diversi meccanismi operativi: un effetto giuridico può casi disciplinati dal 1° comma o ai soli casi previsti
dipendere dal mero decorso del tempo, senza alcuna dal 2° comma.
1 • PRINCIPIO DI COMPLEMENTARIETÀ ❐ penale, la necessità che, nel corso del tempo, fosse-
ro introdotte nuove fattispecie incriminatrici.
Il codice penale non esaurisce tutte le fattispecie Per tale motivo, quest’articolo estende le norme
penali incriminatrici, sia perché alcuni reati conte- generali di diritto penale a tutte le disposizioni incri-
nuti nelle disposizioni di leggi speciali preesistevano minatrici contenute in leggi speciali, le quali ultime
all’entrata in vigore del codice stesso, sia perché non sono nient’altro che norme integratrici del codice
poteva escludersi, al momento del varo del codice penale stesso (cd. principio di complementarietà).
• 69 Titolo II - Delle pene • 17
TITOLO II
DELLE PENE
CAPO I
DELLE SPECIE DI PENE, IN GENERALE
PENE PRINCIPALI
Delitti Contravvenzioni
PENE ACCESSORIE
Delitti Contravvenzioni
CAPO II
DELLE PENE PRINCIPALI, IN PARTICOLARE
22 • Ergastolo (1)
La pena dell’ergastolo è perpetua, ed è scontata in uno degli stabilimenti a ciò
destinati, con l’obbligo del lavoro e con l’isolamento notturno.
Il condannato all’ergastolo può essere ammesso al lavoro all’aperto (2).
[...] (3).
(1) La Corte costituzionale, con sentenza 28-4-1994, n. 168, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del
presente articolo, “nella parte in cui non esclude l’applicazione della pena dell’ergastolo al minore imputabile”.
(2) Comma così sostituito dall’art. 1 della l. 25-11-1962, n. 1634 (Modificazioni alle norme del codice penale
relative all’ergastolo e alla liberazione condizionale).
(3) I commi 3 e 4 sono stati abrogati dall’art. 1 della l. n. 1634/1962, cit.
23 • Reclusione
La pena della reclusione si estende da quindici giorni a ventiquattro anni (1), ed
è scontata in uno degli stabilimenti a ciò destinati (2), con l’obbligo del lavoro (3) e
con l’isolamento notturno.
Il condannato alla reclusione, che ha scontato almeno un anno della pena, può
essere ammesso al lavoro all’aperto.
• 75 Titolo II - Delle pene • 24
Sono applicabili alla pena della reclusione le disposizioni degli ultimi due capo-
versi dell’articolo precedente (4).
(1) Si veda l’art. 442, comma 2, c.p.p., il quale, in caso di condanna a seguito di giudizio abbreviato, stabilisce
che la pena che il giudice determina tenendo conto di tutte le circostanze sia diminuita di un terzo.
(2) Per l’individuazione dei relativi istituti penitenziari si vedano gli artt. 59 e 61 della l. 26-7-1975, n. 354
(Norme sull’ordinamento penitenziario) e gli artt. 110 e 111 del d.P.R. 30-6-2000, n. 230 (Regolamento recante
norme sull’ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà). Si veda, inoltre, l’art. 95 del
d.P.R. 9-10-1990, n. 309 (Testo unico delle leggi in materia delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e so-
stanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza), il quale stabilisce che la
pena detentiva comminata al condannato per reati commessi in relazione al proprio stato di tossicodipendenza
deve essere scontata in istituti idonei allo svolgimento di programmi terapeutici e socio-riabilitativi.
(3) Gli artt. 20 e 21 della l. n. 354/1975, cit., prevedono rispettivamente l’obbligo del lavoro negli istituti pe-
nitenziari e la possibilità per i detenuti di essere assegnati al lavoro all’esterno.
(4) Il presente comma deve ritenersi implicitamente abrogato dall’art. 1 della l. 25-11-1962, n. 1634 (Modi-
ficazioni alle norme del codice penale relative all’ergastolo e alla liberazione condizionale).
24 • Multa (1)
La pena della multa consiste nel pagamento allo Stato di una somma non infe-
riore a euro 50 (2) , né superiore a euro 50.000 (3) (133 bis).
Per i delitti determinati da motivi di lucro, se la legge stabilisce soltanto la pena
della reclusione, il giudice puòaggiungere la multa da euro 50 a euro 25.000 (4) .
(1) Questo articolo è stato sostituito dall'art. 101 della L. 24 novembre 1981, n. 689, in tema di depenalizzazione.
(2) Le parole: «non inferiore a euro 5» sono state così sostituite dalle attuali: «non inferiore a euro 50» dall'art.
3, comma 60, della L.15 luglio 2009, n. 94.
(3)Le parole: «né superiore a euro 5.164» sono state così sostituite dalle attuali: «né superiore a euro 50.000»
dall'art. 3, comma 60, della L. 15 luglio 2009, n. 94.
(4) Le parole: «da euro 5 a euro 2.065» sono state così sostituite dalle attuali: «da euro 50 a euro 25.000» dal-
l'art. 3, comma 60, della L. 15 luglio 2009, n. 94.
1 • LA CONVERSIONE DELLA PENA PECUNIARIA ❐ dal precedente articolo in tema di reclusione; dun-
que, mutatis mutandis, valgono le stesse conside-
Questo articolo, relativamente alla pena pecuniaria razioni ivi articolate in tema di sussidiarietà della
della multa, riveste la stessa funzione adempiuta disposizione.
25-26 • Libro I - Dei reati in generale • 76
Vi è solo da aggiungere che, nel nostro ordinamen- una multa non è in grado di corrisponderne l’impor-
to, con la l. n. 689/1981 è stato introdotto il prin- to, può chiedere che la pena sia convertita in quel-
cipio di conversione della pena pecuniaria in pena la della libertà controllata (per un periodo massimo
personale, che opera in caso di insolvibilità del con- di 1 anno) o in quella del lavoro sostitutivo (art.
dannato: se colui al quale è stata inflitta la pena di 102, l. n. 689/1981).
25 • Arresto
La pena dell’arresto si estende da cinque giorni a tre anni, ed è scontata in uno
degli stabilimenti a ciò destinati (1) o in sezioni speciali degli stabilimenti di reclu-
sione, con l’obbligo del lavoro (2) e con l’isolamento notturno.
Il condannato all’arresto può essere addetto a lavori anche diversi da quelli or-
ganizzati nello stabilimento, avuto riguardo alle sue attitudini e alle sue precedenti
occupazioni.
(1) Per una più precisa individuazione dei relativi istituti di pena si vedano gli artt. 59 e 61 della l. 26-7-1975,
n. 354 (Norme sull’ordinamento penitenziario) e gli artt. 110 e 111 del d.P.R. 30-6-2000, n. 230 (Regolamento re-
cante norme sull’ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà). Si veda, inoltre, l’art.
95 del d.P.R. 9-10-1990, n. 309 (Testo unico delle leggi in materia delle leggi in materia di disciplina degli stupefa-
centi e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza), il quale stabilisce
che la pena detentiva comminata al condannato per reati commessi in relazione al proprio stato di tossicodipen-
denza deve essere scontata in istituti idonei allo svolgimento di programmi terapeutici e socio-riabilitativi.
(2) Gli artt. 20 e 21 della l. n. 354/1975, cit., prevedono rispettivamente l’obbligo del lavoro negli istituti pe-
nitenziari e la possibilità per i detenuti di essere assegnati ad un lavoro all’esterno.
1 • DIFFERENZA TRA RECLUSIONE E ARRESTO ❐ quanto agli effetti che conseguono alla loro applica-
zione, e segnatamente con riferimento all’applica-
Anche questo articolo - come i precedenti - discipli- bilità, ad esse, delle misure alternative alla deten-
na, in funzione integrativa, i limiti contenutistici zione. Ed infatti, i condannati all’arresto possono
generali, questa volta della pena dell’arresto, che sempre essere ammessi al beneficio della semili-
può estendersi da un limite minimo di cinque gior- bertà; al contrario, gli individui ai quali è stata
ni ad un massimo di tre anni di detenzione. inflitta la pena della reclusione sono ammessi al
La differenza tra reclusione ed arresto, come indi- suddetto beneficio a condizione che gli sia stata
rettamente si desume anche da questa norma, non inflitta una pena massima non superiore a sei mesi.
è ontologica ma effettuale, ossia le due sanzioni Ai sensi dell’art. 50 della l. n. 354/1975, la pena
non sono diverse fra loro per le caratteristiche dell’arresto può sempre essere scontata in regime
intrinseche alla loro struttura, ma unicamente di semilibertà.
26 • Ammenda (1)
La pena dell'ammenda consiste nel pagamento allo Stato di una somma non
inferiore a euro 20 (2) né superiore a euro 10.000 (3) (133 bis; 8 coord.) (4) .
(1)Questoarticoloèstatocosìsostituitodall'art.101dellaL.24novembre1981,n.689,intemadidepenalizzazione.
(2) Le parole: “non inferiore a euro 2”sono state così sostituite dalle attuali: “non inferiore a euro 20” dall'art. 3,
comma 61, della L. 15 luglio 2009, n. 94.
• 77 Titolo II - Delle pene • 27
(3) Le parole: “né superiore a euro 1.032” sono state così sostituite dalle attuali: “né superiore a euro 10.000”
dall'art. 3, comma 61, della L. 15 luglio 2009, n. 94.
(4) L'art. 10 della L. 24 novembre 1981, n. 689, in tema di depenalizzazione, così come modificato dall'art. 3,
comma 63, della L. 15 luglio 2009, n. 94, prevede che:
“La sanzione amministrativa pecuniaria consiste nel pagamento di una somma non inferiore a euro 10 e non su-
periore a euro 15.000. Le sanzioni proporzionali non hanno limite massimo.”
“Fuori dei casi espressamente stabiliti dalla legge, il limite massimo della sanzione amministrativa pecuniaria non
può, per ciascuna violazione, superare il decuplo del minimo”.
1 • PROPORZIONALITÀ COSTANTE E PROGRESSIVA ❐ to evaso aumentato del doppio, del triplo etc. a
seconda della singola disposizione incriminatrice.
Le pene pecuniarie fisse consistono nel pagamento
di una somma invariabile di denaro. In quelle pro-
porzionali, invece, la misura varia in relazione
2 • CONCORSO DI REATI ❐
all’entità del reato posto in essere. Le pene pecuniarie proporzionali non sono sogget-
In quest’ultimo caso, si distingue ulteriormente fra te, per loro natura, ad alcun limite massimo, come
“proporzionalità costante” - la pena è aumentata espressamente disposto dall’art. 27, seconda
sempre in identico modo - e “proporzionalità pro- parte. Ne deriva che, in caso di concorso di reati,
gressiva”, alla luce della quale la pena aumenta in le norme sulla continuazione (➠ 81, 2° comma) e
modo esponenziale con aumenti di volta in volta quelle sul cumulo giuridico (➠ 78) non possono
maggiori. trovare applicazione limitatamente a quella parte
Un esempio del primo tipo di pena pecuniaria pro- delle violazioni che siano punite con pene pecu-
porzionale è rappresentato dalle disposizioni penali niarie proporzionali. In particolare, per quel che
incriminatrici in materia fiscale - ad esempio, in attiene alla continuazione, la legge, quando stabi-
tema di contrabbando di tabacco lavorato estero -, lisce che una pena sia proporzionale all’entità o al
laddove la pena pecuniaria applicabile va determi- numero delle infrazioni, esclude implicitamente
nata avendo quale parametro di riferimento il tribu- l’applicabilità della normativa sulla continuazio-
28 • Libro I - Dei reati in generale • 78
ne, dato che questa non prevede la proporzionali- giudice di merito aveva ritenuto la continuazione
tà della pena in rapporto all’entità o al numero tra il reato di contrabbando e quello di resistenza
delle violazioni che vengono a confluire nel reato a pubblico ufficiale, e considerato più grave que-
continuato ed atteso che il giudice non ha il pote- st’ultimo, aveva applicato un aumento della pena
re di sovvertire il meccanismo della proporzionali- detentiva per il reato satellite, sulla scorta del
tà sostituendovi - quando la pena proporzionale principio di cui sopra ha censurato la decisione in
inerisca alla violazione meno grave - quello del- questione affermando che il giudice di merito
l’aumento fino al triplo della pena base pecunia- avrebbe dovuto invece applicare per il reato di
ria ovvero detentiva. La sentenza della Cassazione contrabbando la pena pecuniaria proporzionale
4-9-1992, n. 9361, in una fattispecie in cui il della multa.
PENE DETENTIVE
Delitti Contravvenzioni
PENE PECUNIARIE
Delitti Contravvenzioni
CAPO III
DELLE PENE ACCESSORIE, IN PARTICOLARE
Il tribunale di ..., ... sez. penale, letti gli artt. 533 e 535 c.p.p. dichiara l’imputato
colpevole dei reati lui ascritti, e lo condanna alla pena di anni dieci di reclusione ed euro
tremila di multa.
Letto l’art. 29 c.p., dichiara l’imputato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.
Così deciso in ... il ...
Il tribunale di ..., ... sez. penale, letti gli artt. 533 e 535 c.p.p. dichiara l’imputato
colpevole dei reati lui ascritti, e lo condanna alla pena di anni tre di reclusione ed euro
mille di multa.
Letto l’art. 29 c.p., dichiara l’imputato interdetto dai pubblici ufficiali per la durata
di anni cinque.
Così deciso in ... il ...
Per l’applicabilità della pena accessoria della interdizione dalla professione di gior-
nalista non è sufficiente un isolato comportamento diffamatorio nel quale pure può
ipotizzarsi la violazione dei principi di etica professionale sanciti nell’ordinamento
della professione di giornalista (obbligo del rispetto della verità unitamente a quello
dei doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede), ma occorrono gravi e ripetute
lesioni dei menzionati principi, determinati da un comportamento corrivo e, quin-
di, produttivo di danno sociale (Cass., V, 3-6-1983).
1 • L’ABUSO. L’AGGRAVANTE EX ART. 61, N. 9 ❐ diritto ad esercitare una data professione, con
l’intento di conseguire uno scopo diverso da quel-
Questa norma completa la funzione preventiva già lo al quale l’abilitazione è strumentale (ad esem-
condensata nella norma precedente, tracciando il pio, sussiste tale forma di abuso nella condotta di
presupposto per l’applicazione della pena acces- un medico che aveva reiteratamente consentito a
soria ivi prevista. soggetto non abilitato di utilizzare il suo nome e
Essa, nel disciplinare la pena accessoria dell’inter- la sua posizione fiscale per l’esercizio abusivo
dizione temporanea dai pubblici uffici, tende a della professione di dentista: Cass., VI, 20-12-
scongiurare che la persona condannata per aver 1999).
strumentalizzato un pubblico ufficio possa reitera- Secondo la giurisprudenza, la pena accessoria del-
re il crimine mantenendo la posizione che ha reso l’interdizione temporanea dai pubblici uffici è
possibile o ha, comunque, agevolato il compimen- applicabile anche qualora non sia stata contestata,
to di un reato. L’abuso, in quest’ultimo caso, è al condannato, l’aggravante di cui all’art. 61 n. 9
integrato quando i poteri connessi ad un pubblico (abuso di pubblica funzione), a meno che non si
ufficio sono esercitati in modo non corretto, ossia tratti del reato di interruzione di un ufficio o servi-
per la realizzazione di un fine che non riveste inte- zio pubblico o di un servizio di pubblica necessità
resse pubblico. (➠ 340). In tal caso, infatti, la condotta criminosa
Quanto all’abuso di una professione, è integrato non rivela di per sé l’abuso di poteri o la violazione
quando il soggetto usi in modo abnorme il proprio dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o un
• 83 Titolo II - Delle pene • 32
pubblico servizio, con la conseguenza che detto distinzione tra condanne per delitti tentati e con-
abuso può configurarsi soltanto se è stata ritenuta danne per delitti consumati, sia nell’un caso che
sussistente l’aggravante di cui all’art. 61, n. 9. nell’altro è legittima l’applicazione della pena
Inoltre, poiché l’art. 31 non contiene alcuna accessoria.
32 • Interdizione legale
Il condannato all’ergastolo è in stato di interdizione legale.
La condanna all’ergastolo importa anche la decadenza dalla potestà dei genito-
ri (1).
Il condannato alla reclusione per un tempo non inferiore a cinque anni è, du-
rante la pena, in stato d’interdizione legale; la condanna produce altresì, durante la
pena, la sospensione dall’esercizio della potestà dei genitori, salvo che il giudice di-
sponga altrimenti (1).
Alla interdizione legale si applicano, per ciò che concerne la disponibilità e
l’amministrazione dei beni, nonché la rappresentanza negli atti ad esse relativi, le
norme della legge civile sulla interdizione giudiziale.
(1) Comma così sostituito dall’art. 119 della l. 24-11-1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale).
1 • INTERDIZIONE LEGALE E GIUDIZIALE ❐ causa: art. 427 c.c.), l’annullabilità del negozio even-
tualmente compiuto dal condannato in violazione del
L’interdizione legale priva il condannato della capa- divieto derivante dall’interdizione legale è assoluta
cità di diritto privato, ossia, sostanzialmente, della (Padovani), e quindi può essere fatta valere da qua-
capacità di porre in essere negozi giuridici, per l’in- lunque interessato (art. 1441, 1° comma, c.c.).
tera durata della pena principale. A norma dei commi 2 e 3 della norma in esame, il
A differenza dell’interdizione dichiarata dal giudice condannato all’ergastolo è automaticamente
all’esito dell’apposito procedimento previsto in sede dichiarato decaduto dalla potestà genitoriale; al
di volontaria giurisdizione (cd. interdizione giudizia- contrario, la sospensione da detta potestà di colui
le), che comporta l’annullabilità relativa del negozio che sia stato condannato alla reclusione per un
compiuto dall’interdetto (tale annullabilità, cioè, può tempo superiore a cinque anni, è oggetto di una
essere fatta valere soltanto da determinati soggetti, valutazione discrezionale del giudice, che può
ovvero il tutore, l’interdetto, i suoi eredi o aventi anche non applicare tale sanzione accessoria.
32bis-32ter • Libro I - Dei reati in generale • 84
Secondo Cass. S.U. 27-5-1998, ai fini dell’applicazione della sanzione accessoria pre-
vista dall’art. 32 c.p. occorre verificare quale sia stata, in concreto, la pena effettivamente
irrogata dal giudice, compresa la diminuente prevista per la scelta del rito abbreviato.
Tuttavia, più di recente qualche pronuncia è andata di contrario avviso (Cass., VI, 26-1-
2000), affermando che, nell’ipotesi di condanna con rito abbreviato, per stabilire se il giu-
dice debba o meno applicare la pena accessoria dell’interdizione legale di cui all’art. 32
c.p. deve aversi riguardo alla pena determinata per il reato giudicato, quale risultante
prima della riduzione per la diminuente prevista dall’art. 442, 2° comma, c.p.p.
1• DELITTI COLPOSI ED ECCESSO COLPOSO ❐ La portata limitatrice di questa norma si spiega, evi-
dentemente, con l’intento del legislatore, giustifica-
Il condannato per un reato colposo non è interdetto bile e comprensibile, di sottrarre l’autore di condotte
dai pubblici uffici, né può essere dichiarato decadu- colpose a pene accessorie che sarebbero del tutto
to dall’esercizio della potestà genitoriale, neppure inutili, attesa la natura del fatto commesso e la loro
quando gli venga inflitta una condanna superiore a funzione preventiva (Antolisei).
cinque anni di reclusione. Tanto meno può essere La giurisprudenza ritiene che la previsione derogatri-
interdetto dall’esercizio di un pubblico ufficio o di ce contenuta in questa disposizione si applichi
una professione quando sia condannato ad una pena anche a chi ha commesso un fatto per eccesso col-
inferiore a tre anni o alla sola pena pecuniaria. poso nella legittima difesa (➠ 55).
Nelle ipotesi previste dai commi precedenti, quando sia concessa la sospensio-
ne condizionale della pena, gli atti del procedimento vengono trasmessi al tribuna-
le dei minorenni, che assume i provvedimenti più opportuni nell’interesse dei mi-
nori (3).
(1) Articolo così sostituito dall’art. 122 della l. 24-11-1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale).
(2) Per l’applicazione del presente comma, vedi l’art. 71, comma 3, della l. 4-5-1983, n. 184 (Disciplina del-
l’adozione e dell’affidamento dei minori).
(3) Comma aggiunto dall’art. 5 della l. 7-2-1990, n. 19 (Modifiche in tema di circostanze, sospensione condi-
zionale della pena e destituzione dei pubblici dipendenti).
1 • RINVIO AD ALTRE PARTI DEL CODICE ❐ nozione come comportamento che si concreta in
un uso abnorme delle prerogative connesse al
Questa disposizione rinvia, per quanto concerne ruolo ricoperto, ossia non coerente con le finali-
la decadenza dalla potestà dei genitori, ad una tà per cui il potere è attribuito e, in definitiva, in
serie di norme contenute in altre parti del codi- contrasto con gli interessi dello stesso minore.
ce penale. Oltre a quella già vista ex art. 32, altri In caso, poi, di mancata indicazione della dura-
rinvii sono, ad esempio, all’art. 564 (incesto) ed ta della sospensione dall’esercizio della potestà
all’art. 569 (alterazione di stato). genitoriale, ciò non ne comporta la nullità, data
Per quanto concerne la sospensione, oltre che la sua predeterminazione legislativa in un perio-
nel caso previsto dall’art. 32, la stessa consegue do di tempo pari al doppio della pena inflitta,
ad ogni reato commesso con abuso della potestà senza possibilità alcuna di determinazione da
genitoriale. La giurisprudenza interpreta questa parte del giudice (Cass., I, 9-5-1992).
La legge determina gli altri casi (165, 186, 347, 448, 475, 498, 501 bis, 518, 722)
nei quali la sentenza di condanna deve essere pubblicata. In tali casi la pubblicazione
ha luogo nei modi stabiliti nei due capoversi precedenti (536, 694 c.p.p.) (5).
(1) Si veda il R.D.L. 9 luglio 1936, n. 1539, relativo alla pubblicazione delle sentenze penali nei giornali.
(2) La pena di morte per i delitti contemplati nel codice penale, è stata soppressa e sostituita con l'ergastolo
dal D.L.vo Lgt. 10 agosto 1944, n. 224.
L'art. 27, ultimo comma, della Costituzione, così come modificato dall'art. 1 della L. cost. 2 ottobre 2007,
n. 1, ha stabilito che non è ammessa la pena di morte.
Il D.L.vo 22 gennaio 1948, n. 21, ha soppresso la pena di morte per i delitti previsti da leggi penali speciali di-
verse da quelle militari, e l'art. 1 della L. 13 ottobre 1994, n. 589, ha abolito la pena di morte prevista dal codice
penale militare di guerra e dalle leggi militari di guerra, sostituendola con la pena massima prevista dal codice pe-
nale.
(3) Si veda la nota 1 sub art. 9.
(4) Le parole: “e nel sito internet del Ministero della giustizia. La durata della pubblicazione nel sito è stabilita dal
giudice in misura non superiore a trenta giorni. In mancanza, la durata è di quindici giorni.” sono state aggiunte dal-
l'art. 67, comma 1, della L. 18 giugno 2009, n. 69, a decorrere dal 4 luglio 2009.
(5) Per altri casi di pubblicazione si vedano le seguenti disposizioni:
a) art. 9 della L. 8 febbraio 1948, n. 47, recante disposizioni sulla stampa, in tema di reati commessi median-
te pubblicazione in un periodico;
b) art. 6 della L. 30 aprile 1962, n. 283, recante disciplina igienica della produzione e della vendita delle so-
stanze alimentari;
c) artt. 28, quinto comma, e 38 della L. 20 maggio 1970, n. 300, recante norme sulla tutela della libertà e di-
gnità dei lavoratori, in tema di violazioni alla citata legge;
d) art. 6 della L. 20 novembre 1971, n. 1062, recante norme sulla tutela delle opere d'arte;
e) art. 12 del D.L.vo 10 marzo 2000, n. 74, recante nuova disciplina sui reati fiscali;
f) art. 26 del D.L.vo 22 maggio 1999, n. 251, recante disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei
metalli pericolosi;
g) art. 76 del D.L.vo 8 giugno 2001, n. 231, sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridi-
che.
1 • CONDANNA ALL’ERGASTOLO ED ALTRI CASI ❐ l’afflittività della pena principale, dal momento
che la pubblicazione della sentenza espone il reo
La pubblicazione della sentenza è obbligatoria nei alla riprovazione di tutta la collettività, e dunque è
soli casi espressamente previsti dalla legge. particolarmente disonorevole.
Uno di questi è quello della condanna all’ergasto- Fra gli altri casi indicati dalla legge vi sono le
lo. In quest’ipotesi, la pubblicazione avverrà disposizioni che prescrivono la pubblicazione
mediante affissione nei luoghi indicati dal 1° delle sentenze di condanna per abuso di onorifi-
comma dell’articolo in esame, oltre che su alcuni cenza e quelle in materia di reati a mezzo stampa.
giornali che il giudice potrà discrezionalmente Quanto alle modalità di pubblicazione, salvo che il
individuare. giudice disponga altrimenti, la sentenza è pubbli-
Di solito, la legge impone la pubblicazione della cata per estratto.
sentenza o per esigenze di divulgazione, connesse Nella scelta del giorno in cui deve essere effettua-
alla necessità di rendere edotta la collettività del ta la pubblicazione della sentenza di condanna, il
rischio insito nella circolazione di notizie non vere, giudice, nell’esercizio del potere discrezionale in
o allo scopo di impedire al condannato di com- ordine alle modalità esecutive della detta pena
mettere altri reati in danno di soggetti ignari, accessoria, può anche valutare l’opportunità che la
approfittando della loro ignoranza. pubblicazione avvenga in un giorno festivo, in cui
Questa pena accessoria tende altresì ad aggravare solitamente maggiori sono i lettori dei giornali.
37-39 • Libro I - Dei reati in generale • 90
Il tribunale di ..., ... sez. penale, letti gli artt. 533 e 535 c.p.p. dichiara l’imputato colpevo-
le dei reati lui ascritti, e lo condanna alla pena di anni tre di reclusione ed euro mille di multa.
Letto l’art. 29 c.p., dichiara l’imputato interdetto dai pubblici uffici per la durata di anni cinque.
Ordina la pubblicazione della presente sentenza, una volta sola e per estratto sul quotidiano ...
Così deciso in ... il ...
TITOLO III
DEL REATO
CAPO I
DEL REATO CONSUMATO ETENTATO
40 • Rapporto di causalità
Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se
l’evento dannoso o pericoloso, da cui dipende la esistenza del reato, non è conse-
guenza della sua azione od omissione.
Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a
cagionarlo.
41 • Concorso di cause
Il concorso di cause preesistenti o simultanee o sopravvenute, anche se indi-
pendenti dall’azione od omissione del colpevole, non esclude il rapporto di causa-
lità fra l’azione od omissione e l’evento.
Le cause sopravvenute escludono il rapporto di causalità quando sono state da so-
le sufficienti a determinare l’evento. In tal caso, se l’azione od omissione precedente-
mente commessa costituisce per sé un reato, si applica la pena per questo stabilita.
Le disposizioni precedenti si applicano anche quando la causa preesistente o si-
multanea o sopravvenuta consiste nel fatto illecito altrui.
• 97 Titolo III - Del reato • 41
1 • LA NOZIONE DI “CAUSA DA SOLA SUFFICIENTE” ❐ primo non sia strettamente dipendente dall’altro e
che si ponga al di fuori di ogni prevedibile linea di
Al 1° comma la norma sembra voler abbracciare la sviluppo dello stesso (Cass., I, 22-10-1998).
teoria condizionalistica, dal momento che dà per
implicito che qualsiasi concausa è ritenuta condi-
zione necessaria, e quindi penalmente rilevante,
2 • IL FATTO ILLECITO ALTRUI ❐
per la produzione dell’evento. Tra le cause che escludono il rapporto di causalità,
Tuttavia, il 2° comma contiene una precisazione il 3° comma della disposizione citata indica anche
che consente un correttivo del metodo proposto nel il fatto illecito altrui. In dottrina (Dubolino) non si
senso della teoria della causalità adeguata, perché dubita che tale possa essere sia il fatto doloso che
esclude il rapporto di causalità in presenza di fatto- il fatto colposo di un terzo estraneo come anche
ri causali (anche quelli posti in essere da altri indi- della stessa persona offesa dal reato.
vidui) che, sopravvenuti rispetto al momento in cui Su quest’ultimo punto, tuttavia, la giurisprudenza
è stata posta in essere la condotta del soggetto esclude che gli eventuali comportamenti negligenti
agente, hanno avuto efficienza causale esclusiva del lavoratore siano idonei ad escludere la respon-
nella produzione dell’evento. sabilità penale del datore di lavoro, a meno che non
Quanto al concetto di causa da sola sufficiente a si siano manifestati quali abnormi esorbitanze dai
determinare l’evento, lo stesso va individuato in doveri elementari di attenzione che il prestatore
concreto, mediante una ricostruzione ex post (suc- doveva necessariamente rispettare.
cessiva alla commissione del reato) del decorso Minor rigore la giurisprudenza assume nel caso di
causale. reati colposi contestati in occasione di incidenti stra-
Con l’espressione “causa da sola sufficiente”, il legi- dali, dove viene attentamente valutato, alla luce della
slatore ha inteso alludere ad una serie causale auto- ordinaria diligenza richiesta dal codice della strada,
noma da quella innestatasi a seguito della condotta anche il comportamento della persona offesa. In par-
del soggetto agente. Più precisamente, il concetto di ticolare, si ritiene fattore esclusivo della colpevolez-
causalità sopravvenuta, da sola sufficiente ad esclu- za, e se non addirittura del rapporto causale, il movi-
dere il rapporto causale a norma dell’art. 41, 2° mento repentino della vittima che, in violazione di
comma, anche se non postula necessariamente la qualunque norma di normale prudenza, intraprenda
completa autonomia del fattore causale prossimo manovre avventate ed imprevedibili, cogliendo alla
rispetto a quello più remoto, esige comunque che il sprovvista il conducente di altra vettura.
Gli esempi che di solito vengono addotti per spiegare il concetto di fattore con-
causale che esclude il nesso di causalità, sono quelli del soggetto emofiliaco, lieve-
mente percosso dall’aggressore, inconsapevole di questa patologia, che muore dissan-
guato (fattore concausale concomitante), o del soggetto ferito a seguito di incidente
stradale, che muore per le cure errate che gli somministra il medico del pronto soc-
corso (causa sopravvenuta).
Un altro esempio, questa volta di fatto illecito altrui che si pone quale fattore
interruttivo del rapporto di causalità, è il seguente: dopo che Tizio ha esploso due
colpi di pistola all’indirizzo di Caio, attingendolo in modo non grave ad una gamba,
Sempronio, intervenuto per accompagnare Caio in ospedale con la sua macchina, -
violando elementari regole della circolazione stradale (attraversa un incrocio, a sema-
foro rosso a forte velocità) – provoca un incidente nel corso del quale Caio muore.
Tizio risponderà delle sole lesioni, e non dell’omicidio di Caio, che sarà addebitato,
a titolo di colpa, a Sempronio.
42 • Libro I - Dei reati in generale • 98
In realtà, è quanto meno dubbia la legittimità costi- to e l’ipotesi del reato diverso voluto da taluno dei
tuzionale della responsabilità oggettiva, dal momen- concorrenti.
to che l’art. 27 Cost. prevede che la responsabilità Anche per questo motivo, la Corte costituzionale ha
penale è personale; tuttavia, è innegabile che esista- più volte avuto occasione di ritornare sul concetto,
no ancora, nel sistema penale, numerosi casi di sif- circoscrivendone figura e limiti. Fra le più importan-
fatta forma di responsabilità. Fra questi, si possono ti sentenze in tale ambito va senz’altro ricordata la n.
ricordare l’aberratio ictus, i reati aggravati dall’even- 364/1988, già segnalata all’art. 5.
delittuoso ma, ciò nonostante, agisce nella certez- per circostanze indipendenti dalla mia volontà –
za che quell’evento non si verificherà. ad esempio, una situazione di debolezza di questi
La categoria della colpa cosciente è stata adottata – ne cagiono la morte.
da una decisione giudiziaria, in occasione di una La preterintenzione, quindi, prevede la realizzazio-
vicenda di cronaca giudiziaria che fece molto cla- ne di un evento diverso e più grave rispetto a quel-
more (il caso Marta Russo), quando due giovani lo voluto, ma omogeneo rispetto ad esso; e ciò vale
professionisti furono condannati per l’omicidio di a distinguerla dall’illecito di cui all’art. 586 (morte
una studentessa attinta da colpi d’arma da fuoco o lesioni come conseguenza di altro delitto), che
mentre passeggiava per i viali di una pubblica uni- costituisce espressione del principio contenuto
versità. In quell’occasione – condannando uno nell’art. 83 e prevede l’ipotesi di un evento quale
degli imputati per omicidio colposo – la Corte ha conseguenza non voluta di un reato diverso dalle
ritenuto che costui aveva esploso almeno un colpo lesioni e dalle percosse. Essa non contrasta col
d’arma da fuoco all’indirizzo della malcapitata, ma principio costituzionale di colpevolezza fissato dal-
che, fidando sulla sua abilità di ottimo tiratore, l’art. 27 Cost., poiché è costituita da dolo misto a
avesse agito nella convinzione che giammai avreb- colpa, giacché l’evento più grave si pone come la
be attinto la sua vittima. Cosa che invece purtrop- progressione di quello voluto ed è, pertanto, anche
po accadde. prevedibile.
Particolarmente ardua è la distinzione, in concre- Anche la dottrina rimarca la progressione verso la
to, fra colpa cosciente e dolo eventuale. La miglio- realizzazione di un fatto più grave che, tuttavia,
re dottrina propone il criterio fondato sull’accerta- implica la lesione di interessi omogenei. Va rileva-
mento dell’esistenza di un consenso al fatto che to d’altro canto, che anche l’orientamento che
caratterizzerebbe l’atteggiamento doloso, rispetto ravvisa nella preterintenzione non dolo misto a
alla colpa. colpa, ma unicamente la volontà di infliggere per-
In tema di reati colposi, e di differenza con il reato cosse o provocare lesioni (Cass., V, 13-2-2002),
preterintenzionale, recentemente si sono espresse riconosce la compatibilità della preterintenzione
le Sezioni Unite della Cassazione con riferimento con l’art. 27 Cost., dal momento che l’agente
ai criteri per imputare al cedente la morte del ces- risponde per fatto proprio, sia pure in relazione ad
sionario di sostanze stupefacenti. un evento diverso da quello effettivamente voluto,
In questa prospettiva la Corte Suprema ha rite- che, per esplicita previsione legislativa, aggrava il
nuto che detto evento sia imputabile allo spac- trattamento sanzionatorio. Ed infatti, la
ciatore, a condizione che “oltre al nesso di cau- Cassazione ha ritenuto che la sentenza n.
salità materiale, sussista [nel comportamento di 364/1988 della Corte costituzionale non contie-
costui] la colpa in concreto per violazione di una ne un tassativo divieto di responsabilità oggettiva,
regola precauzionale (diversa dalla norma che ma si preoccupa di affermare la necessità del col-
incrimina la condotta di cessione) e con preve- legamento psicologico tra condotta ed evento del
dibilità ed evitabilità dell'evento, da valutarsi delitto. Orbene, nella figura più eclatante di pre-
alla stregua dell'agente modello razionale, tenu- terintenzione, rappresentata dall’omicidio prete-
to conto delle circostanze del caso concreto rintenzionale (➠ 584), il nesso causale fra con-
conosciute o conoscibili dall'agente reale” dotta ed evento rende attribuibile l’evento mag-
Cassazione penale , sez. un., 22 gennaio 2009 giore all’agente, che risponde per fatto proprio, in
, n. 22676. armonia col dettato dell’art. 27 Cost. Il principio
di colpevolezza, nel suo aspetto minimale ed
3 • LA PRETERINTENZIONE ED IL PRINCIPIO
DI COLPEVOLEZZA ❐ indefettibile, costituzionalmente canonizzato,
richiede, infatti, che il soggetto sia tenuto a
La preterintenzione si ha quando il soggetto vuole rispondere penalmente solo per quelle azioni che
un evento meno grave rispetto a quello che effet- egli era in grado di controllare e governare finali-
tivamente si realizza e, pertanto, il risultato della sticamente, e non per comportamenti che solo
condotta oltrepassa la sua volontà. Ad esempio, fortuitamente producano conseguenze penalmen-
voglio ferire gravemente il mio rivale in amore ma, te vietate.
44 • Libro I - Dei reati in generale • 102
46 • Costringimento fisico
Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato da altri costretto, me-
diante violenza fisica alla quale non poteva resistere o comunque sottrarsi.
In tal caso, del fatto commesso dalla persona costretta risponde l’autore della
violenza.
Il delitto previsto dall’art. 611 c.p. (violenza o minaccia per costringere a com-
mettere un reato) è reato di pericolo che si consuma nel momento stesso dell’uso
della violenza o della minaccia, indipendentemente dal realizzarsi del reato-fine. Se,
però, quest’ultimo reato poi si realizza per effetto dell’azione o della compartecipa-
zione del soggetto passivo della coazione, anche tale soggetto ne risponde in base alle
norme sul concorso nel reato, a meno che non sia configurabile a suo favore una
causa di esclusione della punibilità, come ad esempio quelle previste dagli artt. 46,
54, 86 c.p. (costringimento fisico, stato di necessità, determinazione dello stato di
incapacità) (Cass., VI, 24-11-1989).
47 • Errore di fatto
L’errore sul fatto che costituisce il reato esclude la punibilità dell’agente. Non-
dimeno, se si tratta di errore determinato da colpa, la punibilità non è esclusa,
quando il fatto è preveduto dalla legge come delitto colposo.
L’errore sul fatto che costituisce un determinato reato non esclude la punibilità
per un reato diverso.
L’errore su una legge diversa dalla legge penale esclude la punibilità, quando ha
cagionato un errore sul fatto che costituisce il reato (1).
(1) Vedi l’art. 8 del d.l. 10-7-1982, n. 429 (Norme per la repressione della evasione in materia di imposte sui red-
diti e sul valore aggiunto e per agevolare la definizione delle pendenze in materia tributaria).
L’errore su legge diversa da quella penale (art. 47, 3° comma) non rileva nel
caso di norme da ritenersi incorporate nel precetto penale, fra le quali, tuttavia,
non vanno annoverate quelle che - come nel caso delle norme privatistiche che
disciplinano il trasferimento della proprietà - siano destinate in origine a regolare
rapporti giuridici di carattere non penale (in applicazione di tale principio, la
Corte ha ritenuto che erroneamente il giudice di merito avesse escluso la possibi-
le rilevanza dell’errore di diritto in un caso in cui all’imputato erano stati addebi-
tati i reati di cui agli artt. 632 e 639 c.p. per avere egli apposto dei cordoli di
cemento su di un’area da lui erroneamente ritenuta di sua proprietà) (Cass., II, 19-
4-2002).
• 107 Titolo III - Del reato • 48-49
3 • L’ADEMPIMENTO DEL DOVERE ❐ tà, possano autorizzare la deroga del diritto penale.
Quest’ultima scriminante presuppone, quale ulte-
Per quanto concerne i criteri identificativi del dove- riore requisito, la legittimità dell’ordine.
re l’adempimento del quale esclude la punibilità, Allorquando l’ordine sia illegittimo, il soggetto che
mutatis mutandis, essi corrispondono a quelli visti lo esegue non è scriminato, salvo che, per errore di
per l’esercizio del diritto. fatto, non si sia reso conto dell’illegittimità dell’at-
Si discute se, tra le fonti del dovere, possa ricono- to; come pure il soggetto è responsabile allorquan-
scersi efficacia scriminante anche all’ordine privato. do l’ordine fosse sindacabile.
La dottrina maggioritaria (Pulitanò, Manzini) lo nega, Anche nell’ipotesi di ordine insindacabile, il sogget-
nel presupposto che solo finalità pubbliche, quali to non è tenuto ad adempierlo allorquando esso sia
quelle sottintese da un ordine della pubblica autori- manifestamente criminoso.
52 • Difesa legittima
Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessi-
tà di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa
ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa.
Nei casi previsti dall’articolo 614, primo e secondo comma, sussiste il rapporto
di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittima-
mente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenu-
ta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:
a) la propria o altrui incolumità;
52 • Libro I - Dei reati in generale • 114
b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione (1).
La disposizione di cui al secondo comma si applica anche nel caso in cui il fatto
sia avvenuto all’interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività com-
merciale, professionale o imprenditoriale (1).
(1) Comma aggiunto dall’art. 1 della l. 13-2-2006, n. 59 (Modifica all’articolo 52 del codice penale in materia
di diritto all’autotutela in un privato domicilio).
aggiunto i commi 2 e 3 all’articolo 52, stabilendo la sussistenza, nella fattispecie, dei presupposti
che nei casi previsti dall'articolo 614 del codice della scriminante. Al contrario, chi subisce l’aggres-
penale, primo e secondo comma, sussista il rap- sione nei luoghi predetti - dato che la proporziona-
porto di proporzione di cui al primo comma dell'ar- lità della reazione è presunta dal legislatore -, gode
ticolo 52 (sempre del codice penale) se taluno, di una situazione di deciso vantaggio rispetto a chi
legittimamente presente in uno dei luoghi indicati, è aggredito in luogo diverso, tanto che sul punto è
usa un'arma o altro mezzo per difendere: a) la pro- in astratto prospettabile anche un problema di
pria o altrui incolumità; b) i beni propri o altrui, costituzionalità per trattamento diseguale riservato
quando non vi è desistenza e vi è pericolo d'aggres- a due situazioni identiche.
sione. Proprio per tale marcata differenza, si è detto
La stessa disposizione si applica anche nel caso in che, in realtà, questa norma non disciplina un
cui il fatto sia avvenuto all'interno di ogni altro ampliamento dei casi di legittima difesa, ma ha
luogo ove venga esercitata un'attività commerciale, bensì creato un vero e proprio diritto soggettivo
professionale o imprenditoriale. all’autotutela. Seguendo tale prospettiva, dun-
Può dunque ritenersi che attualmente la legge pre- que, le disposizioni contenute nei commi aggiun-
suma, in astratto, che tali comportamenti, attivati ti non configurano più norme eccezionali, fun-
nelle descritte situazioni (ossia all’interno di un genti da limite al diritto penale, ma norme costi-
luogo di privata dimora e in ogni altro luogo ove sia tutive di una nuova situazione giuridica in capo al
esercitata un'attività commerciale, professionale o soggetto passivo di reati perpetrati mediante
imprenditoriale), siano in rapporto di proporzionali- aggressione violenta che si trovi nelle condizioni
tà con le aggressioni poste in essere. Che in tal caso ivi descritte.
la proporzionalità sia prevista per legge, lo ha con- Va inoltre evidenziato che nelle disposizioni in com-
fermato recentemente la Cassazione: “in tema di mento sono state individuate alcune lacune: ad
legittima difesa, a seguito delle modifiche apporta- esempio, la disposizione non spiega se l’esimente
te dalla l. 13-2-2006, n. 59 all’art. 52 c.p., si è possa essere invocata esclusivamente dal legittimo
stabilita per legge la proporzionalità nel caso di vio- detentore dell’arma o anche da terzi soggetti pre-
lazione del domicilio da parte dell’aggressore a cui senti sul luogo del delitto.
si contrappone, per salvaguardare la propria incolu- Sarebbe preferibile ritenere che, in quest’ultimo
mità o propri beni, l’uso di arma legittimamente caso, debbano tornare applicabili i principi di cui al
detenuta” (Cass., sez. V, 28-6-2006, n. 25339). comma 1 dell’articolo 52, con onere della prova
Nonostante lo scopo originario dell’intervento legisla- della proporzionalità a carico dell’aggredito.
tivo fosse quello sopra descritto, in realtà la sua rile- Inoltre, non è meglio specificato il concetto di
vanza è andata ben oltre. Infatti, con l’aggiunta dei arma, con la conseguenza che non è dato compren-
due nuovi commi, non ci si è limitati ad ampliare la dere se, con questo termine, il legislatore abbia
sfera di operatività della legittima difesa, ma è stata voluto limitare l’operatività della scriminante
introdotta nell’ordinamento una nuova forma di auto- all’uso, contro l’aggressore, delle sole armi per la
tutela a favore di una persona aggredita nel proprio cui detenzione sia necessario un provvedimento
domicilio o nel luogo in cui svolge la propria attività. dell’autorità amministrativa, o se, al contrario, la
La dottrina (Zaina) ha subito sottolineato che que- causa di giustificazione possa coprire anche l’uso di
sta disposizione - offrendo obiettivamente un regi- cd. “armi bianche o improprie” (es.: coltelli da
me probatorio favorevole alla vittima di un’aggres- cucina, cacciavite e quant’altro)
sione portata in casa propria o all’interno del pro- La Cassazione, anche con riferimento alla nuova
prio pubblico esercizio - ha in realtà creato una fattispecie, ha in ogni caso ritenuto tuttora sussi-
seconda ipotesi di legittima difesa, che ha caratte- stente il requisito della necessità della reazione, di
ristiche anche strutturali diverse da quella discipli- tal che la reazione deve essere, nelle circostanze
nata, in generale, dal comma 1. della vicenda apprezzate "ex ante", l'unica possibi-
In base a quest’ultimo, infatti, è esclusa la punibi- le, non sostituibile con altra meno dannosa egual-
lità del fatto commesso da chi è stato ingiustamen- mente idonea alla tutela del diritto. Cassazione
te aggredito, purché sia quest’ultimo a dimostrare penale , sez. V, 14 maggio 2008 , n. 25653.
53 • Libro I - Dei reati in generale • 116
54 • Stato di necessità
Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessi-
tà di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo
da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia
proporzionato al pericolo.
Questa disposizione non si applica a chi ha un particolare dovere giuridico di
esporsi al pericolo.
La disposizione della prima parte di questo articolo si applica anche se lo stato di
necessità è determinato dall’altrui minaccia; ma, in tal caso, del fatto commesso
dalla persona minacciata risponde chi l’ha costretta a commetterlo.
55 • Eccesso colposo
Quando, nel commettere alcuno dei fatti preveduti dagli articoli 51, 52, 53 e
54, si eccedono colposamente i limiti stabiliti dalla legge o dall’ordine dell’Autori-
tà ovvero imposti dalla necessità, si applicano le disposizioni concernenti i delitti
colposi, se il fatto è preveduto dalla legge come delitto colposo.
1 • NOZIONE E NATURA GIURIDICA ❐ 2 • ECCESSO COLPOSO NELLA LEGITTIMA DIFESA ❐
La disposizione regola il caso del cd. eccesso col- Il presupposto su cui si fondano sia l’esimente
poso, che si verifica quando, per colpa, il soggetto della legittima difesa che l’eccesso colposo è
agente eccede i limiti oggettivi imposti all’operati- costituito dall’esigenza di rimuovere il pericolo di
vità delle scriminanti tipiche. In tal caso, se il fatto un’aggressione mediante una reazione proporzio-
è previsto dalla legge come delitto colposo, si appli- nata e adeguata, cosicché l’eccesso colposo si
cano le norme corrispondenti. Secondo alcuni distingue per un’erronea valutazione del pericolo e
Autori (Pannain), questo è un caso che impropria- dell’adeguatezza dei mezzi usati: ne deriva che,
mente è definito come reato colposo, perché in una volta esclusi gli elementi costitutivi della scri-
realtà il soggetto agente vuole effettivamente porre minante - per l’inesistenza di una offesa dalla
in essere l’azione eccedente i limiti della fattispe- quale difendersi - non vi è alcun obbligo per il giu-
cie, e dunque si configura un caso di reato doloso dice di una specifica motivazione in ordine ad un
punito come delitto colposo (cd. colpa impropria). eccesso colposo in tale scriminante, pur se
Per altri (Fiandaca-Musco, Antolisei), invece, si espressamente prospettato dalla parte interessata
tratta di un reato colposo a tutti gli effetti, perché (Cass., I, 4-12-1997).
in realtà l’agente vuole l’evento, ma poiché la sua Ciò significa che l’eccesso di legittima difesa si può
volontà è viziata da un errore inescusabile che crea avere rispetto alla valutazione del pericolo o ai
una falsa rappresentazione della realtà, l’evento mezzi impiegati nella reazione o, al contempo,
non può dirsi concretamente voluto. rispetto alla valutazione ed ai mezzi.
Se si considera un reato doloso, si deve conseguen- Un esempio del primo tipo è la convinzione che
temente ritenere che ad esso sia applicabile l’ag- il ladro, entrato nella mia abitazione per sottrar-
gravante della previsione dell’evento disciplinata re soldi ed altri beni mobili, intenda in realtà
dall’art. 61, n. 3 (➠). uccidermi, e quindi esplodo al suo indirizzo
La causa di giustificazione e l’eccesso colposo stan- numerosi colpi d’arma da fuoco cagionandone la
no e cadono insieme: se mancano i presupposti per morte.
la causa di giustificazione, inevitabilmente non Un esempio del secondo tipo è il seguente: voglio
potrà neppure operare la disposizione in commen- reagire all’azione furtiva del ladro che è entrato
to, proprio perché l’eccesso presuppone un’esorbi- nella mia abitazione, utilizzo un pesante candela-
tanza dal mezzo che comunque sussisteva, causata bro per colpirlo ripetutamente al capo e ne cagio-
da un abnorme esercizio di esso. no la morte.
56 • Delitto tentato
Chi compie atti idonei, diretti in modo non equivoco a commettere un delitto,
risponde di delitto tentato, se l’azione non si compie o l’evento non si verifica.
Il colpevole di delitto tentato è punito: con la reclusione da ventiquattro a tren-
ta anni, se dalla legge è stabilita per il delitto la pena di morte (1); con la reclusione
non inferiore a dodici anni, se la pena stabilita è l’ergastolo; e, negli altri casi, con la
pena stabilita per il delitto, diminuita da un terzo a due terzi (2).
Se il colpevole volontariamente desiste dall’azione, soggiace soltanto alla pena
per gli atti compiuti, qualora questi costituiscano per sé un reato diverso.
Se volontariamente impedisce l’evento, soggiace alla pena stabilita per il delitto
tentato, diminuita da un terzo alla metà.
(1) La pena di morte per i delitti contemplati nel codice penale è stata soppressa e sostituita con l’ergastolo dal
d.lgs.lgt. 10-8-1944, n. 224.
L’art. 27, ultimo comma, Cost., ha stabilito che non è ammessa la pena di morte se non nei casi previsti dalle
leggi militari di guerra.
Il d.lgs. 22-1-1948, n. 21 (Disposizioni di coordinamento in conseguenza dell’abolizione della pena di morte),
ha soppresso la pena di morte per i delitti previsti da leggi penali speciali diverse da quelle militari, e l’art. 1 della l.
13-10-1994, n. 589 (Abolizione delle pena di morte nel codice penale militare di guerra) ha sostituito la pena di
morte prevista dal codice penale militare di guerra e dalle leggi militari di guerra, sostituendola con la pena mas-
sima prevista dal codice penale.
(2) L’art. 293 del d.P.R. 23-1-1973, n. 43 (Approvazione del Testo unico delle disposizioni legislative in materia
doganale), stabilisce l’equiparazione tra il tentativo di contrabbando e il reato consumato.
1 • UNA NORMA NECESSARIA ❐ parte speciale, si creano tante nuove figure autono-
me di reato tentato, ciascuna indipendente e diver-
Il delitto tentato consiste nella condotta di colui sa dalla corrispondente ipotesi consumata.
che, mosso dall’intenzione di commettere un reato,
non riesce a portare a termine la propria condotta
e, tuttavia, pone in essere atti che comunque ledo-
2 • GLI ATTI IDONEI E NON EQUIVOCI ❐
no o mettono in pericolo il bene-interesse tutelato Uno dei problemi più delicati agitati in dottrina ed
dalla norma penale incriminatrice. in giurisprudenza attiene all’individuazione del
La ragione della punibilità del tentativo dipende, momento oltrepassato il quale la condotta diventa
perciò, da due fattori: punibile.
- la pericolosità manifestata dal soggetto agente; Qualcuno (Antolisei) distingue fra atti preparatori,
- il grado di offensività in concreto raggiunto dalla non punibili, ed atti esecutivi, punibili.
condotta posta in essere. Tuttavia, per come è oggi disciplinato, l’istituto del
La norma in esame è indispensabile per la punibi- delitto tentato, nel sistema del codice penale, “non
lità della fattispecie tentata, perché, in ossequio al prevede una distinzione fra atti preparatori e atti
principio di legalità, non si potrebbe, altrimenti, esecutivi, in quanto la relativa struttura si fonda sul
punire la condotta di colui che si limita ad avviare compimento di atti idonei diretti in modo non equi-
l’esecuzione dell’iter criminis senza portarlo a com- voco a commettere un delitto. Ne deriva che, per
pimento. Si dice, in questo senso, che la disposi- ritenere il tentativo, non si richiede che l'azione
zione di cui all’art. 56 ha funzione estensiva dell’or- esecutiva sia già iniziata e ne deriva, altresì, che
dinamento penale, poiché, alla luce dell’innesto di anche un atto preparatorio può integrare gli estremi
questa norma sulle singole norme incriminatrici di del tentativo quando sia idoneo e diretto in modo
56 • Libro I - Dei reati in generale • 120
non equivoco a commettere un delitto. In altri ter- tura del tentativo sulla base della distinzione fra atti
mini, il criterio legale per la qualificazione del ten- preparatori ed atti esecutivi Cassazione penale , sez.
tativo punibile è quello dell'individuazione, nello I, 24 settembre 2008 , n. 40058 secondo cui: nel
sviluppo assunto dalla condotta, degli elementi delitto tentato gli atti diretti in modo non equivoco a
distintivi del delitto consumato attraverso l'univoci- commettere un reato possono essere esclusivamen-
tà della direzione degli atti compiuti verso la com- te gli atti esecutivi, ossia gli atti tipici, corrisponden-
missione di tale delitto e la contemporanea idonei- ti, anche solo in minima parte, alla descrizione lega-
tà degli atti stessi a commetterlo (la Corte di le di una fattispecie delittuosa a forma libera o vin-
Cassazione, escludendo potesse trattarsi di atti colata, in quanto la univocità degli atti indica non un
meramente preparatori, ha ritenuto configurabile parametro probatorio, ma un criterio di essenza e
un tentativo di omicidio nella condotta degli impu- una caratteristica oggettiva della condotta; ne con-
tati che, in concorso con altri separatamente giudi- segue che non sono punibili, a titolo di tentativo, i
cati, allo scopo di eliminare una ragazza, l'avevano meri atti preparatori. (Nella specie, in applicazione
stordita facendole bere acqua nella quale era stata di tale principio, la Corte ha escluso la sussistenza
sciolta una sostanza a base di barbiturici, avevano del tentativo punibile di omicidio in un caso in cui,
predisposto una siringa contenente una overdose di essendo stato effettuato un sopralluogo presso l'abi-
eroina, avevano trasportato la ragazza in stato di tazione della vittima designata ed essendo stato
incoscienza in zona periferica, frequentata da tossi- compiuto il furto di un'autovettura destinata ad
codipendenti, non riuscendo però nell'intento per essere utilizzata per il delitto, era stato rinvenuto un
cause indipendenti dalla loro volontà) (Cass, sez. I, fucile a pompa con relativo munizionamento all'in-
15-12-2006, n. 4359). terno della predetta autovettura, parcheggiata nei
E difatti ormai la giurisprudenza ha definitivamente pressi dell'abitazione di uno degli imputati)
escluso che il nostro codice, all’art. 56 c.p., abbia
inteso riproporre la distinzione tra atti preparatori e
atti esecutivi, perché appunto il criterio di riferimen-
3 • LIMITI DI COMPATIBILITÀ ❐
to è unanimemente individuato nella chiave causa- Quanto all’elemento soggettivo, è evidente che si
listica espressa dalla nozione di idoneità, piuttosto tratta di un reato doloso, dal momento che è previ-
che in quella temporalistica delle due fasi, presup- sto testualmente che gli atti siano diretti a commet-
posta dalla distinzione di cui al codice previgente. tere un reato.
Per questo motivo, la dottrina maggioritaria Di conseguenza, si esclude, per motivi logico-strut-
(Mantovani, Fiandaca-Musco) afferma che il tenta- turali, che il tentativo sia compatibile con il reato
tivo diventa punibile quando, alla luce dei criteri di colposo, ed analogo discorso vale per il reato prete-
idoneità ed univocità, si manifesta il concreto peri- rintenzionale.
colo che si realizzi il reato perfetto. Quanto all’applicabilità dell’art. 56 ai delitti di
In particolare, l’idoneità degli atti attiene all’effica- attentato, (anche detti “a consumazione anticipa-
cia causale della condotta posta in essere: alla luce ta”), la migliore dottrina (Mantovani) è negativa-
del rapporto di causalità analizzato al momento in mente orientata, dal momento che la condotta
cui la condotta è stata posta in essere, e calandosi necessaria ad integrare il tentativo rappresentereb-
nelle concrete circostanze di tempo e luogo di que- be la consumazione del delitto di attentato.
st’ultima, si deve valutare se la stessa – considera- Per analoghi motivi, in giurisprudenza, salvo qual-
ta in sé e per sé – possedeva un’efficienza causale che voce isolata, si esclude la compatibilità tra ten-
adeguata alla produzione dell’evento programmato tativo e dolo eventuale, dal momento che l’espres-
dal soggetto agente. sione utilizzata sembra voler direttamente evocare
L’univocità, invece, è un concetto riferibile al signi- esclusivamente il dolo diretto.
ficato dell’azione criminosa, quale si manifesta È pacificamente ammissibile, invece, il tentativo
all’esterno, mentre la condotta si compie. Dagli atti circostanziato di delitto, che si ha quando, in un
compiuti deve, pertanto, rivelarsi il proposito crimi- delitto tentato, sono configurabili circostanze
noso del soggetto. aggravanti o attenuanti (ad esempio il tentato omi-
Sembra chiaramente orientata a riproporre la strut- cidio posto in essere per futili motivi).
• 121 Titolo III - Del reato • 57
Si discute in dottrina sulla configurabilità del ten- esecutiva è già compiuta, e dunque in un momen-
tativo di delitto circostanziato: in quest’ultimo caso, to in cui nessuna efficacia interruttiva potrebbe
si richiede la presenza di atti idonei univocamente avere un’eventuale volontà contraria del soggetto
diretti a realizzare la condotta prevista quale circo- agente. Conseguente-mente, quest’ultima potrà
stanza. rivolgersi, al più, nei confronti dell’evento non anco-
ra venuto ad esistenza nonostante il completamen-
4 • DESISTENZA E RECESSO ATTIVO ❐ to della condotta. Il ravvedimento, perciò, presup-
pone un tentativo compiuto.
La desistenza è il comportamento di colui che, nel In dottrina si ritiene che caratteristica essenziale di
corso dell’esecuzione del delitto, decide di desiste- entrambe queste condotte sia la loro volontarietà, la
re dalla condotta posta in essere. La desistenza quale non va intesa come spontaneità, ma come
consiste, pertanto, nell’interruzione volontaria della scelta libera. Pertanto, il ravvedimento o la desi-
condotta prima che il reato, anche nella sola forma stenza indotti da cause esterne, quali la resistenza
tentata, sia portato a compimento, ossia nel man- della vittima o l’intervento della polizia, non sono
cato proseguimento della condotta antigiuridica. idonei a far operare la disciplina in argomento.
In dottrina si ritiene che presupposto della desi- Le diversità di presupposti e la differente offensività
stenza sia il cd. “tentativo incompiuto” (Fiandaca- delle situazioni cui danno luogo spiegano perché colui
Musco, Antolisei, Magliaro). che desiste dall’azione sia punibile solo se gli atti già
Il ravvedimento operoso, al contrario, richiede una compiuti integrino di per sé reato, mentre è prevista
condotta positiva ed interviene quando l’attività solo una riduzione per il ravvedimento operoso.
57bis • Reati commessi col mezzo della stampa non periodica (1)
Nel caso di stampa non periodica, le disposizioni di cui al precedente articolo si
applicano all’editore, se l’autore della pubblicazione è ignoto o non imputabile,
ovvero allo stampatore, se l’editore non è indicato o non è imputabile.
(1) Articolo aggiunto dall’art. 1 della l. 4-3-1958, n. 127 (Modificazioni alle disposizioni del codice penale re-
lative ai reati commessi col mezzo della stampa).
58 • Stampa clandestina
Le disposizioni dell’articolo precedente (1) si applicano anche se non sono sta-
te osservate le prescrizioni di legge sulla pubblicazione e diffusione della stampa
periodica e non periodica.
[…] (2).
• 123 Titolo III - Del reato • 58bis-59
(1) A seguito dell’introduzione dell’art. 57bis, le disposizioni di questo articolo vanno intese con riferimen-
to ai due articoli precedenti.
(2) Comma abrogato dall’art. 2 della l. 4-3-1958, n. 127 (Modificazioni alle disposizioni del codice penale re-
lative ai reati commessi col mezzo della stampa).
1 • UNA NORMA DI COMPLETAMENTO ❐ zione non abbia ottemperato agli obblighi di regi-
strazione presso la cancelleria del tribunale e,
Questa norma estende l’applicazione delle disposi- quindi, debba appunto considerarsi stampa clan-
zioni precedenti anche al caso in cui la pubblica- destina.
58bis • Procedibilità per i reati commessi col mezzo della stampa (1)
Se il reato commesso col mezzo della stampa è punibile a querela, istanza o ri-
chiesta, anche per la punibilità dei reati preveduti dai tre articoli precedenti è ne-
cessaria querela, istanza o richiesta.
La querela, la istanza o la richiesta presentata contro il direttore o vicedirettore
responsabile, l’editore o lo stampatore, ha effetto anche nei confronti dell’autore
della pubblicazione per il reato da questo commesso.
Non si può procedere per i reati preveduti nei tre articoli precedenti se è neces-
saria una autorizzazione di procedimento per il reato commesso dall’autore della
pubblicazione, fino a quando l’autorizzazione non è concessa. Questa disposizio-
ne non si applica se l’autorizzazione è stabilita per le qualità o condizioni personali
dell’autore della pubblicazione.
(1) Articolo aggiunto dall’art. 3 della l. 4-3-1958, n. 127 (Modificazioni alle disposizioni del codice penale re-
lative ai reati commessi col mezzo della stampa).
CAPO II
DELLE CIRCOSTANZE
DEL REATO
Un caso clamoroso di legittima difesa putativa (art. 59, ultimo comma) è quello,
purtroppo conclusosi tragicamente, che vide protagonista un giocatore di calcio
della serie A. Questo, entrato in una gioielleria di cui conosceva il titolare, per scher-
zo gli intimò di consegnare tutti i gioielli simulando una rapina. Il gestore, che in
quel momento gli dava le spalle e quindi non lo aveva riconosciuto, voltandosi
esplose al suo indirizzo dei colpi d’arma da fuoco che lo attinsero mortalmente.
patologia mentale che affligge il soggetto agente. Il n. 3) disciplina la figura della colpa cosciente.
Allorché siano contestate, in relazione al medesimo Questo criterio di imputazione psicologica ricorre
reato, le circostanze aggravanti di aver agito sia al allorquando il soggetto, pur rappresentandosi l’even-
fine di agevolare l'attività di un'associazione di tipo to come possibile conseguenza della sua condotta,
mafioso, che per motivi abietti, le due circostanze ha escluso che esso si possa in concreto verificare.
concorrono se quella comune, nei termini fattuali Quindi, rispetto al dolo eventuale - ipotesi nella
della contestazione e dell'accertamento giudiziale, quale il soggetto accetta il rischio della verificazione
risulta autonomamente caratterizzata da un quid dell’evento - vi è, da parte del soggetto, la non voli-
pluris rispetto alla finalità di consolidamento del zione di esso. Il fatto, pertanto, rimane colposo.
prestigio e del predominio sul territorio del gruppo Le sevizie e la crudeltà (n. 4) consistono nell’infli-
malavitoso. (Fattispecie in cui la circostanza del zione alla vittima di sofferenze fisiche e morali non
motivo abietto era consistita nell'intento punitivo necessarie per la commissione del reato. Il dato
dell'autore di un omicidio, dettato da spirito di testuale differenzia la crudeltà dalle sevizie sotto il
mera sopraffazione, e quella dell'agevolazione profilo della destinazione, poiché la crudeltà rileva
mafiosa nella volontà di riaffermare, attraverso il anche se adoperata verso terze persone, al contra-
delitto così connotato, la persistente supremazia rio delle sevizie che integrano la circostanza aggra-
del sodalizio criminale). Cassazione penale, sez. vante solo quando siano rivolte in danno della per-
un., 18 dicembre 2008 , n. 337. sona offesa dal reato.
L’aggravante del nesso teleologico e consequenzia- La minorata difesa (n. 5) è integrata da tutte quel-
le (n. 2) si spiega perché il soggetto si rappresenta le circostanze che – conosciute dal soggetto agente
un programma criminoso più ampio ed articolato, – lo abbiano agevolato nella commissione del reato.
tale che non può non sottintendere una maggiore Non è necessario che l’agente abbia, con la sua
pericolosità sociale del suo autore. Dunque, l’aggra- azione, propiziato le circostanze, ma è sufficiente
vante ha certamente natura soggettiva. che ne approfitti.
Il reato commesso per eseguirne un altro configura La latitanza (n. 6) è una circostanza soggettiva che
l’aggravante del nesso teleologico; quello commes- dipende da un presupposto processuale: l’emissio-
so per occultare un altro reato o per assicurare a sé ne di un provvedimento cautelare nei confronti del
o ad altri l’impunità, il prodotto, il profitto o il prez- soggetto agente, alla cui esecuzione il soggetto si
zo di altro reato, configura l’aggravante del nesso sia volontariamente sottratto.
consequenziale. Il danno patrimoniale di rilevante entità (n. 7) è
Per quanto riguarda la prima, la giurisprudenza non un’aggravante oggettiva. Quanto al criterio di valu-
ritiene necessario che il secondo reato, cd. reato- tazione del danno, in giurisprudenza si sono alter-
fine, sia effettivamente perpetrato; ai fini della sua nati due orientamenti: secondo una prima lettura,
configurazione, è sufficiente che, al momento della va interpretato in senso oggettivo, quindi per esso è
commissione del reato-mezzo, il reo si sia prospet- indifferente la situazione patrimoniale del danneg-
tato il compimento di quell’ulteriore reato. giato. Per l’altro orientamento, al contrario, l’entità
Al contrario, per la configurazione dell’aggravante del danno (e quindi la sua maggiore o minore gra-
del nesso consequenziale, è necessario che il reato vità) va parametrata specificamente al patrimonio
precedente sia stato effettivamente commesso. della vittima del reato.
Altro problema relativo a quest’ultima aggravante è Colui che si adopera ad aggravare le conseguenze
la sua compatibilità con la disciplina del reato con- del danno (n. 8) dimostra una maggiore pervicacia
tinuato (➠ 81), perché quest’ultima – struttural- nel delinquere; l’aggravante in parola ha, pertanto,
mente assimilabile al nesso consequenziale – con- natura soggettiva (Antolisei).
figura, al contrario di quest’ultimo, un trattamento Il n. 9, che fa riferimento all’abuso di poteri e alla
penale più favorevole per il reo. Secondo una certa violazione di doveri, disciplina una circostanza aggra-
interpretazione giurisprudenziale, vi sarebbe com- vante propria, dal momento che si può configurare
patibilità fra le due figure, perché il programma cri- solo a carico di soggetti che svolgono una pubblica
minoso di cui all’art. 81 è più vasto e generico di funzione o un pubblico servizio, nonché di chi riveste
quello oggetto della disciplina dell’art. 61, n. 2. la qualità di ministro di culto; di conseguenza, ha
62 • Libro I - Dei reati in generale • 128
anche natura soggettiva. Quanto alla nozione di commettere un reato - si configura la circostanza
abuso, essa si identifica nell’uso illegittimo dei pote- aggravante dell’abuso di autorità (n. 11) che ha natu-
ri connessi al servizio o all’ufficio pubblico ricoperto. ra soggettiva. L’abuso di autorità è riferibile ai rappor-
Per quanto concerne la configurazione dell’aggra- ti di diritto privato, evidentemente perché quelli pub-
vante di cui al n. 10 – che ha natura oggettiva – blici sono già disciplinati dal n. 9 dell’articolo.
occorre che il colpevole sia a conoscenza della qua- Quanto all’abuso di relazioni d’ufficio, esso presup-
lifica rivestita dalla persona offesa. Quindi, si esclu- pone un rapporto tra due soggetti motivato dalla
de che essa possa operare nei reati colposi. Infine, comune appartenenza o almeno frequentazione
non è configurabile quando la qualità personale del (Padovani) del medesimo ufficio. L’abuso di relazio-
soggetto passivo sia elemento costitutivo del reato ni di prestazione è propiziato invece da rapporti
(si pensi, ad esempio, al reato di resistenza a pub- contrattuali. La relazione di coabitazione e quella di
blico ufficiale ex art. 337). ospitalità sono, invece, situazioni di coabitazione
Infine, se la legge prescrive e disciplina una partico- tendenzialmente stabile la prima e temporanea la
lare relazione e, di essa, il soggetto attivo fa un uso seconda, che possono propiziare - se scorrettamen-
illegittimo o scorretto - e cioè la strumentalizza per te adoperate – la commissione di reati.
Una circostanza aggravante deve essere ritenuta, oltre che riconosciuta, anche
applicata, non solo allorquando nella realtà giuridica di un processo viene attivato il
suo effetto tipico di aggravamento della pena, ma anche quando se ne tragga, ai sensi
dell’art. 69, un altro degli effetti che le sono propri e cioè quello di paralizzare un’at-
tenuante, impedendo a questa di svolgere la sua funzione di concreto alleviamento
della pena irroganda per il reato. Invece non è da ritenere applicata l’aggravante solo
allorquando, ancorché riconosciuta la ricorrenza dei suoi estremi di fatto e di dirit-
to essa non manifesti concretamente alcuno degli effetti che le sono propri a cagio-
ne della prevalenza attribuita all’attenuante, la quale non si limita a paralizzarla, ma
la sopraffa, in modo che sul piano dell’afflittività sanzionatoria l’aggravante risulta
tamquam non esset (Cass. S.U. 18-6-1991).
In ogni caso, l'assenza di precedenti condanne per altri reati a carico del con-
dannato non può essere, per ciò solo, posta a fondamento della concessione delle
circostanze di cui al primo comma (2).
(1) Questo articolo, aggiunto dall'art. 2 del D.L.vo Lgt. 14 settembre 1944, n. 288, è stato così sostituito dal-
l'art. 1, comma 1, della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
(2) Questo comma è stato aggiunto dall'art. 1, comma 1, lett. f bis), del D.L. 23 maggio 2008, n. 92, conver-
tito, con modificazioni, nella L. 24 luglio 2008, n. 125.
1 • LA DISCREZIONALITÀ DEL GIUDICE ❐ riche non può derivare dall’applicazione dei criteri
di cui all’art. 133, 1° comma, n. 3, e 2° comma
Le circostanze attenuanti generiche sono state (intensità del dolo e capacità a delinquere del reo):
introdotte per consentire un più preciso adegua- in questo modo, è limitata la discrezionalità del giu-
mento della norma penale al fatto posto in essere dice, sul quale grava un obbligo di “motivazione
dal soggetto agente. rafforzata”, nel senso che egli dovrà specificamen-
Secondo alcuni (Albamonte), il sistema delle atte- te individuare gli elementi di segno positivo, diver-
nuanti generiche rappresenta un momento comple- si da quelli sopra indicati, che giustificano il rico-
mentare all’operatività dell’art. 133 (➠), altra noscimento delle attenuanti generiche (G. Amato).
disposizione che, come si vedrà, tende a meglio La dottrina (Padovani) considera questa previsione
graduare la pena alla reale entità del fatto. discriminatoria ed irrazionale, atteso che la condi-
L’applicazione delle circostanze attenuanti generi- zione di recidivo non esclude di per sé che il dolo
che, come del resto quella dei criteri di cui al cita- possa essere meno intenso, né che i motivi a delin-
to art. 133, è il frutto di una scelta discrezionale quere possano essere anche di valore relativamente
del giudice, che egli opera quando ha individuato, positivo.
nella condotta del soggetto agente, elementi meri- Nessuna considerazione può darsi, infine, al grado
tevoli di una valutazione benigna. In tal senso indu- della colpa - pure rientrante nella previsione ex art.
ce a deporre la formulazione testuale della norma 133, 1° comma, n. 3 - dal momento che oggi la
secondo la quale “il giudice può…”. Pertanto, non recidiva è applicabile solo ai “delitti non colposi”.
è accoglibile la tesi, pur affacciatasi in giurispru-
denza, dell’obbligatorietà della concessione delle
attenuanti generiche.
2 • IL RUOLO DELL’ART. 133 ❐
La concessione o meno delle attenuanti generiche, Il giudizio di meritevolezza delle attenuanti generi-
cioè, è un giudizio di fatto lasciato alla discreziona- che può anche fondarsi sugli elementi indicati dal-
lità del giudice, che può essere motivato implicita- l’art. 133 che, in questo modo, gioca un duplice
mente attraverso l’esame esplicito di tutti i criteri di ruolo, come criterio per la determinazione quanti-
cui all’art. 133 (Cass., VI, 22-9-2003). tativa della pena applicabile e come elemento sin-
Tanto meno il giudice è obbligato a motivare, quan- tomatico per meglio graduare la pena alla reale
do ritenga di non concedere le attenuanti in parola. entità del fatto. Il giudice, cioè, può valutare, ad
Il 2° comma della norma in esame, introdotto dalla esempio, la gravità del fatto e la personalità del-
L. n. 251/2005, ha lo scopo di limitare la suddet- l’imputato, già presi in considerazione ai fini della
ta discrezionalità, individuando dei limiti alla con- determinazione della pena ai sensi dell’art. 133, in
cedibilità delle attenuanti generiche in presenza di quanto lo stesso elemento può essere rivalutato in
due presupposti: che il reo sia recidivo reiterato ai vista di una diversa finalità (Cass., IV, 25-10-
sensi dell’art. 99, 4° comma, c.p. e che si proce- 2002).
da per taluno dei delitti previsti dall’art. 407, 2° Peraltro, la considerazione negativa dell’intensità
comma, lett. a), c.p.p., purché puniti con pena del dolo e della capacità a delinquere del reo oggi
edittale minima non inferiore a cinque anni. contenuta nel secondo capoverso della norma in
In questi casi, la concessione delle attenuanti gene- commento, induce taluno (G. Amato) a ritenere che
63 • Libro I - Dei reati in generale • 132
tale disposizione sia destinata a riverberare i suoi Il contenuto concreto delle attenuanti generiche
effetti anche al di là delle questioni di applicabilità non è specificato, e in dottrina (Padovani, Manzini)
delle circostanze attenuanti generiche, a livello si ritiene, per tale motivo, che esse possono conno-
stesso della determinazione della pena ai sensi del- tarsi nel modo più vario, purché non ripropongano
l’art. 133, obbligando il giudice, che individui quelle disciplinate dall’art. 62, cioè le attenuanti
come pena base una pena prossima o coincidente specifiche. Tra gli altri elementi che, in genere, in
col minimo edittale, a specificare i motivi per i giurisprudenza giustificano la loro concessione, si
quali non ritenga di considerare negativamente, a devono ricordare la confessione spontanea e la col-
tal fine, i due parametri suindicati. laborazione prestata alle indagini.
Nel giudizio sulla concedibilità delle attenuanti generiche nel caso di reato con-
tinuato, il giudice ha il più ampio potere discrezionale, nell’esercizio del quale può
prendere in considerazione le caratteristiche del singolo fatto-reato isolatamente
considerato, se si tratti di circostanze di fatto riguardanti specificamente ed esclusi-
vamente il singolo fatto, ma, in caso contrario, ben può procedere ad una valutazio-
ne globale del complesso dei fatti in continuazione, essendo anzi evidente che è tale
valutazione globale a consentire di accertare aspetti fondamentali ai fini del menzio-
nato giudizio, come la capacità a delinquere, l’intensità del dolo, la condotta del reo
antecedente, contemporanea e susseguente al singolo fatto, e così via dicendo: ele-
menti tutti rilevanti nell’individuazione della congrua pena per il “fatto più grave”
ex art. 81, 2° comma, e per i fatti in continuazione (Cass. S.U. 24-1-1996).
(1) Comma così sostituito dall’art. 5 della l. 31-7-1984, n. 400 (Nuove norme sulla competenza penale e sul-
l’appello contro le sentenze del pretore).
1 • OPERATIVITÀ DEGLI ARTT. 24 E SS. ❐ La norma non specifica quale debba essere il
limite minimo di pena irrogabile per i reati
Quando la legge non determina la diminuzio- sanzionati diversamente dalla reclusione; in
ne di pena prevista per una circostanza atte- dottrina (Padovani) e in giurisprudenza si ritie-
nuante, la pena del reato semplice è diminui- ne che valgano, in tal caso, le disposizioni di
ta fino ad un terzo. cui agli artt. 24 e ss.
A seguito della sostituzione del testo dell’art. 118 ad opera dell’art. 3 della l. 7-2-
1990, n. 19, al concorrente non si comunicano più le circostanze soggettive concer-
nenti i motivi a delinquere, l’intensità del dolo, il grado della colpa e quelle relative
all’imputabilità ed alla recidiva. Conseguentemente, sono ancora valutate riguardo a
lui le altre circostanze soggettive indicate dall’art. 70, 1° comma, n. 2, cioè quelle
attinenti alle qualità personali del colpevole ed ai rapporti tra il colpevole e la perso-
na offesa. Si estendono, dunque, al concorrente - il quale ne sia a conoscenza o le
ignori per colpa - le circostanze relative al munus publicum del colpevole. (applica-
zione in tema di estensione della circostanza aggravante della qualità di custode al
concorrente nel reato di violazione di sigilli) (Cass., VI, 21-5-1993).
CAPO III
DEL CONCORSO DI REATI
3) euro 15.493 per la multa e euro 3.098 per l’ammenda; ovvero euro 64.557
per la multa e euro 12.911 per l’ammenda, se il giudice si vale della facoltà di au-
mento indicata nel capoverso dell’articolo 133bis (2).
Nel caso di concorso di reati preveduto dall’articolo 74, la durata delle pene da
applicare a norma dell’articolo stesso non può superare gli anni trenta. La parte
della pena eccedente tale limite, è detratta in ogni caso dall’arresto.
(1) Articolo così sostituito dall’art. 101 della l. 24-11-1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale).
(2) In deroga a quanto previsto dal presente numero, la pena della multa o dell’ammenda non può comunque
eccedere la somma di euro 7.746, ovvero la somma di euro 30.987 se il giudice si avvale della facoltà di aumento in-
dicata dall’art. 133bis, comma 2, c.p., a norma dell’art. 58, comma 4, del d.lgs. 28-8-2000, n. 274 (Disposizioni
sulla competenza penale del giudice di pace, a norma dell’articolo 14 della legge 24 novembre 1999, n. 468).
1 • IL LIMITE DEI TRENT’ANNI ❐ sempre non espiare una parte della pena.
Al contrario, altri ritengono che questo
Questa disposizione mitiga i rigori della comunque si risolverebbe in una sorta di
somma aritmetica delle pene e rappresenta, bonus concesso al soggetto che delinque,
come anticipato, l’opzione del legislatore perché, una volta raggiunto il termine com-
per un cumulo materiale “temperato” o, più plessivo dei trent’anni di condanna, egli
palesemente, di un cumulo giuridico. sarebbe libero di commettere qualsiasi reato
D’altra parte, la norma stabilisce un principio senza rischiare di essere ulteriormente incri-
importantissimo, imponendo un tetto massi- minato: per tale motivo, si ritiene che il limi-
mo alle pene detentive. Prevede, infatti, che, te dei trent’anni sia comunque relativo ad
nella determinazione della pena detentiva un’unica condanna, alla quale potrà sempre
definitiva, la reclusione non possa mai supe- seguirne un’altra che, unita alla precedente,
rare i trent’anni. Analogo principio esiste, comporti il superamento del tetto previsto
come vedremo, in tema di pene accessorie. da questa disposizione.
Il limite dei trent’anni è riferito ad un’unica Sul punto è intervenuta di recente la
condanna; pertanto, a rigore, nulla impedi- Cassazione, affermando che dalla previsione
rebbe che ad un soggetto che abbia ricevu- dell’art. 78, 1° comma, n. 1, non discende
to più condanne venga irrogata una sanzio- che non si possa essere detenuti, nel corso
ne superiore a detto limite. della vita, per un tempo complessivamente
Tuttavia, sul punto (cd. della sopravvenienza eccedente tale limite, giacché ciò comporte-
di nuovi titoli) non v’è unanimità di vedute. rebbe, una volta che esso fosse raggiunto,
Secondo un primo orientamento (Prosdocimi, l’impunità per qualsiasi delitto successiva-
Greco), il problema non attiene tanto alla fase mente commesso, ma solo che il criterio
di cognizione, ma a quella esecutiva. Se moderatore in questione operi, nel caso di
l’espiazione si protrae, perciò, ininterrotta- reiterazione di reati, con riguardo alla somma
mente, a fronte di reati commessi in tempi tra il residuo della pena da espiare all’atto
diversi, non potrà mai superare i trent’anni; della commissione (in stato di libertà o in
dunque, seppure la somma delle pene fosse detenzione) di ogni nuovo reato e la pena per
superiore a questo limite, il soggetto potrà quest’ultimo inflitta (Cass., I, 3-6-2004).
Anche per l’isolamento diurno, che è una sanzione penale con caratteristica di
temporaneità, si applica il principio, analogo a quello proprio del calcolo di pene con-
correnti, secondo cui il limite massimo previsto dalla legge, se non può essere supera-
79-80 • Libro I - Dei reati in generale • 144
to nella formazione del cumulo, non può, però, individuare un “tetto” insuperabile
nel corso del “curriculum” delinquenziale del condannato, in quanto, ove durante
l’esecuzione del provvedimento di cumulo, o in seguito, il soggetto commetta un
nuovo reato e riporti per esso condanna, alla quale consegua ulteriore periodo di iso-
lamento diurno, nella nuova determinazione del cumulo non si tiene conto di quel-
lo eventualmente già sofferto, sicché è ben possibile il superamento, in concreto, del
limite dei tre anni fissato dall’art. 72, 1° comma, c.p. (Cass., I, 5-12-2000).
1 • PENE PIÙ MITI ❐ riale. Anche in tal caso, può esservi un proble-
ma di sopravvenienza di nuovi titoli esecutivi,
Per le pene accessorie è adottato lo stesso cri- la quale dà spazio ai medesimi problemi appli-
terio di mitigazione per evitare il cumulo mate- cativi visti alla norma che precede.
do trascorso in sede di custodia cautelare. dall’art. 137 dove l’argomento è affrontato più
Questo rapporto è peraltro disciplinato anche approfonditamente.
(1) Articolo così sostituito dall’art. 8 del d.l. 11-4-1974, n. 99 (Provvedimenti urgenti sulla giustizia penale),
convertito, con modificazioni, dalla l. 7-6-1974, n. 220.
(2) Per una particolare applicazione della continuazione dei reati si vedano l’art. 8 della l. 7-1-1929, n. 4
(Norme sulle violazioni finanziarie) e l’art. 53 della l. 24-11-1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale).
(3) Comma aggiunto dall’art. 5, comma 1, della l. 5-12-2005, n. 251 (Modifiche al codice penale e alla legge 26
luglio 1975, n. 354, in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione delle circostanze di
reato per i recidivi, di usura e di prescrizione)
la previsione dell'evento: ipotesi nella quale, quin- visto a favore del reo: perciò, i reati già avvinti dal
di, è contestata la circostanza aggravante di cui vincolo della continuazione devono essere scissi
all'art. 61, n. 3, c.p. (cd. colpa con previsione). quando il vincolo rischi di danneggiare il condan-
Né è applicabile nel caso di concorso tra reati dolo- nato. È il caso, ad esempio, in cui venga dichiara-
si e colposi. Cassazione penale , sez. IV, 19 giugno to estinto un delitto già riconosciuto in rapporto di
2007 , n. 35665. Sulla base di queste premesse, continuazione con una contravvenzione. Se si rite-
la Corte di Cassazione ha escluso che potesse rite- nesse, ciò nonostante, in vigore il vincolo imposto
nersi il vincolo della continuazione tra il reato di dal regime della continuazione, quest’ultima
omicidio colposo e i reati contravvenzionali com- sarebbe suscettibile di essere punita con la pena
messi in violazione delle norme sulla sicurezza nei della reclusione e non con quella dell’arresto, con
luoghi di lavoro (Cass., sez. IV, 29-11-2006, n. effetti chiaramente svantaggiosi per il reo.
626). Come pure si esclude che esso sia configu- Il 4° comma della norma in esame, inserito dalla
rabile nei cd. delitti d’impeto, caratterizzati dalla L. n. 251/2005, si ricollega alle limitazioni alla
repentinità della determinazione criminosa. discrezionalità del giudice nel calcolo dell’aumen-
Al contrario, il reato continuato è configurabile nei to di pena per i recidivi (➠ 99): in questo caso, è
reati associativi, dal momento che non vi è incom- previsto che per i recidivi reiterati l’aumento di
patibilità logica fra le due fattispecie: anche il pena derivante dal concorso formale o dalla conti-
reato associativo, infatti, presuppone l’elaborazio- nuazione non può essere inferiore ad un terzo della
ne di un programma criminoso, anche se generico; pena stabilita per il reato più grave.
viceversa, affinché ricorra l’identità del vincolo cri- La norma pone anzitutto alcuni problemi interpre-
minoso, è necessaria, come sopra osservato, la tativi: il riferimento ad una recidiva applicata al reo
delineazione di un programma criminoso nei suoi induce a ritenere che la previsione si riferisca
aspetti essenziali. anche a coloro che siano stati riconosciuti recidivi
in una precedente condanna, relativa a reato estra-
3 • LA PENA PIÙ GRAVE ❐ neo alla continuazione o al concorso formale, e non
soltanto a chi sia riconosciuto recidivo per la prima
Ai fini dell’individuazione della nozione di pena più volta nel medesimo contesto in cui si applica l’au-
grave, da utilizzare quale base di calcolo per la mento di pena; inoltre, parlando di aumento sulla
determinazione della pena, dopo accesi dibattiti in pena stabilita per il reato più grave, il legislatore
giurisprudenza si è addivenuti alla conclusione che lascia aperta la questione se si faccia riferimento
occorre guardare alla pena prevista, in astratto, dal alla pena edittale prevista per tale reato, ovvero alla
legislatore (Cass. S.U. 26-11-1997). Pertanto, pena in concreto determinata dal giudice.
poiché nel vigente sistema penale la previsione dei Peraltro, si è osservato da taluno (Pistorelli) che la
reati quali delitti o contravvenzioni esprime la valu- norma presenta profili di irrazionalità, introducen-
tazione legislativa di maggiore o minore gravità del- do nel calcolo dell’aumento di pena elementi atti-
l’illecito, nel reato continuato i primi vanno sempre nenti alla personalità del reo, che nessuna connes-
considerati più gravi delle seconde, anche nel caso sione hanno con la determinazione della pena per
che i valori della sanzione per il reato contravven- i casi di concorso formale e continuazione, che
zionale siano equivalenti o più elevati rispetto a dovrebbero essere basati unicamente sulla valuta-
quelli concernenti l’ipotesi delittuosa (Cass., I, 10- zione del profilo soggettivo ed oggettivo dei reati
6-2004). coinvolti nell’operazione; inoltre, ove contestual-
Inoltre, si è affermato che, in caso di continuazione mente al reo sia anche riconosciuta la recidiva,
fra reati puniti con pene diverse (ad esempio, alcu- quest’ultima viene ad incidere due volte nella
ni con la pena della reclusione ed altri con quella determinazione della pena (una volta ex art. 99 e
della multa), l’entità complessiva della pena va com- l’altra ai sensi della norma in esame).
misurata su quella prevista per il reato più grave e In ogni caso, sono espressamente fatti salvi i limi-
che, conseguentemente, il reato minore, perde, per ti di cui al terzo comma, e pertanto la pena non
così dire, la sua autonomia sanzionatoria. potrà mai essere superiore a quella che derivereb-
È pacifico che la continuazione sia un istituto pre- be dal cumulo materiale delle pene.
82-83 • Libro I - Dei reati in generale • 148
Dopo un travagliato dibattito giurisprudenziale infi- prescrizione del reato continuato iniziava a decor-
ne, la Cassazione a Sezioni Unite ha finalmente rere dalla consumazione dell’ultimo dei reati uniti
risolto il problema del rapporto tra circostanze del dal vincolo della continuazione, fermo restando il
reato connesse all’entità del danno patrimoniale periodo prescrittivo proprio di ciascun reato (Cass.,
arrecato ed il reato continuato. Sul punto si è defi- III, 6-4-2004).
nitivamente acquisito che, “nel caso di reato con- A seguito della modifica apportata con la L. n.
tinuato, la circostanza aggravante del danno patri- 251/2005, la disciplina è la stessa di un qualsia-
moniale di rilevante gravità (art. 61, n. 7, c.p.) e le si concorso materiale di reati, e pertanto per cia-
circostanze attenuanti della speciale tenuità (art. scun reato il termine decorre dal momento della
62, n. 4, c.p.) e della integrale riparazione del rispettiva consumazione: la dottrina (Padovani)
danno (art. 62, n. 6, c.p.) si applicano solo ai reati ha evidenziato da un lato la stranezza della solu-
cui si riferiscono Cassazione penale , sez. un., 27 zione, in un contesto normativo che invece attri-
novembre 2008 , n. 3286. buisce estrema rilevanza alla reiterazione crimi-
nosa ed alla recidiva, e dall’altro che essa com-
4 • PRESCRIZIONE ❐ porta il venir meno di ogni possibile effetto sfavo-
revole della continuazione, che si trasforma
In base all’originario disposto dell’art. 158 (➠), la esclusivamente in un beneficio per il reo.
Qualora un reato continuato sia attribuito ad un soggetto che era ancora mino-
renne all’inizio dell’attività criminosa poi protrattasi con ulteriori reati aventi distin-
ta autonomia, ma unificati dall’identità del disegno criminoso, è possibile operare
una scissione delle condotte del soggetto e distinguere, pertanto, tra episodi realiz-
zati in data antecedente ed episodi realizzati in data successiva al raggiungimento
della maggiore età, attribuendo la competenza a conoscere i primi al tribunale per i
minorenni ed attribuendo la competenza a conoscere i secondi al tribunale ordina-
rio (Cass., II, 19-4-2004).
aberratio ed art. 116 (cd. concorso anomalo). te che non c’è spazio per l’art. 83.
Che succede se, oltre al reato non voluto, Se, invece, il reato diverso si è realizzato senza
viene realizzato anche quello programmato? Si che questo evento fosse in alcun modo preve-
dice che i concorrenti debbano rispondere dibile, si applicherà la normativa in materia di
entrambi, dal momento che l’art. 116 prevale aberratio. Cioè, in sostanza, la fattispecie
sulla disciplina del reato aberrante, perché disciplinata dall’art. 116 non si configura
quando il reato diverso manifesta il logico e quale norma speciale rispetto all’art. 83, ma
prevedibile sviluppo della condotta, è eviden- disciplina un caso del tutto diverso.
Mario intende uccidere il suo acerrimo nemico Silla. Nel momento in cui porta
l’aggressione a costui, utilizzando maldestramente il coltello, colpisce Pompeo,
cagionando la morte di quest’ultimo.
Il capo d’imputazione nei confronti di Mario, sarebbe così configurabile:
“artt. 82 c.p. e 575 c.p. perché, mediante l’uso di un coltello, ed avendo l’inten-
zione di ferire mortalmente Silla, per un uso maldestro dell’arma, colpiva ripetuta-
mente alla testa ed all’addome Pompeo, intervenuto per trattenerlo, cagionando la
morte di quest’ultimo”.
In Roma 1-1-2005
ESEMPIO DI ABERRATIO DELICTI (ART. 83)
Nel corso di una manifestazione, un giovane lancia una bomba molotov in dire-
zione di un autobus del servizio di linea per danneggiarlo, sennonché, nella foga del-
l’atto, indirizza l’ordigno verso un poliziotto che lo fronteggiava, tentando di impe-
dirgli il compimento di quell’azione delittuosa. Il milite riporta lesioni gravi a segui-
to di questo incidente.
Il capo d’imputazione sarebbe così configurabile:
“artt. 83, 582, 583 c.p. perché, nel corso di una manifestazione, avendo l’inten-
zione di danneggiare l’autobus di linea n. … di proprietà dell’azienda pubblica tra-
sporti di Roma, lanciava una bottiglia di vetro, che aveva previamente provveduto a
riempire di benzina, cospargendo di detto liquido anche l’esterno di essa, all’indiriz-
zo di detto mezzo. Per errore nel lancio, il predetto soggetto agente colpiva con l’or-
digno esplosivo così approntato, il sottufficiale di PS Tizio, che riportava lesioni
gravi consistenti nella perdita dell’uso della mano destra”.
In Roma 1-1-2005
84 • Reato complesso
Le disposizioni degli articoli precedenti non si applicano quando la legge consi-
dera come elementi costitutivi, o come circostanze aggravanti di un solo reato, fat-
ti che costituirebbero, per se stessi, reato.
84 • Libro I - Dei reati in generale • 152
Qualora la legge, nella determinazione della pena per il reato complesso, si rife-
risca alle pene stabilite per i singoli reati che lo costituiscono, non possono essere
superati i limiti massimi indicati negli articoli 78 e 79.
1 • PROFILI STRUTTURALI DEL REATO COMPLESSO ❐ questo secondo caso, si discute se agli elemen-
ti che fungono da circostanze aggravanti si
Il codice Rocco fornisce espressamente una debba o meno applicare il regime di cui all’art.
definizione di reato complesso, prevedendo 59 in tema di imputazione delle circostanze e
anche la relativa disciplina. In particolare, oltre quello di cui all’art. 69 in tema di concorso fra
alla disposizione in commento, si ritrovano circostanze.
norme riferite ad esso nell’art. 131, circa la
procedibilità del reato complesso, nell’art.
170, 2° comma, circa l’inestensibilità delle
2 • LA DISTINZIONE DELLA DOTTRINA ❐
cause estintive del reato, ed ancora nell’art. Alcuni autori (Mantovani) individuano due
301, ultimo comma. diverse forme di reato complesso, corrispon-
L’insieme di queste disposizioni consente di denti a diversi gradi di intensità del profilo fun-
ricostruire la disciplina operativa del reato zionale unitario e della connessione tra le ipo-
complesso. tesi costitutive:
Nella ricostruzione tradizionale unitaria della - reato complesso in senso stretto, o anche
fattispecie si suole distinguere tra due ipotesi necessariamente complesso, dove vi è una fat-
strutturali di reato complesso, corrispondenti tispecie astratta che manifesta un’indole com-
alle opzioni contenute nell’art. 84: la prima, plessa;
nella quale i due reati confluenti si presentano - reato eventualmente complesso, in cui la
entrambi come elementi costitutivi del reato complessità può manifestarsi eventualmente
complesso; la seconda, nella quale uno dei due nell’attuazione concreta della condotta astratta-
reati assume la funzione di elemento aggrava- mente prevista dalla fattispecie unitaria. La
tore. complessità costituisce una mera modalità
Si pensi, ad esempio, al reato di cui all’art. attuativa incidentale del reato. Ciò avviene nelle
522 (ratto al fine di matrimonio), ora abrogato, ipotesi in cui il reato complesso costituisca,
dove la minaccia o la violenza ed il sequestro rispetto alle condotte semplici, una sorta di
di persona, realizzato per un esplicito fine spe- terzo reato, la cui condotta astratta corrisponde
cifico, costituivano autonoma (e terza) forma di in parte ad un’ipotesi semplice di reato ed in
reato, rispetto alle ipotesi base costitutive. parte (eventualmente) ad altra, come nel caso
Oppure, con riferimento alla seconda ipotesi, si del delitto di rapina impropria, nel quale, alla
pensi alla minaccia o violenza, che divengono condotta base tipica del furto, si aggiunge la
circostanze aggravanti del delitto di danneggia- realizzazione della violenza che solo eventual-
mento (➠ 635, 2° comma, n. 1). Si tratta di mente e non necessariamente - nei limiti in cui
ipotesi sottoposte alla medesima disciplina integri gli estremi della percossa - può costitui-
unitaria, operando il legislatore l’unificazione re anche condotta sussumibile sotto altra fatti-
normativa di due reati in una nuova fattispecie specie astratta (artt. 612, 581, 610).
incriminatrice o in una fattispecie aggravata di In ogni caso, il requisito dell’eventualità dell’as-
uno dei due reati componenti (quello con valo- sunzione della veste complessa della condotta
re costitutivo). deriva dalla descrizione legale della fattispecie
Il reato complesso si può presentare, come incriminatrice: quindi, se il dato normativo è
detto, in due forme: quello “speciale”, nel generico rispetto a singole condotte delittuose
quale gli elementi costitutivi sono sullo stesso eventualmente componenti (si pensi agli artifizi
piano, e quello “circostanziato”, in cui un reato e raggiri previsti dall’art. 640 rispetto alla falsifi-
funge da circostanza aggravante dell’altro. In cazione di monete o all’emissione di assegno a
• 153 Titolo IV - Del reo e della persona offesa dal reato • 85
vuoto o sostituzione di persona), non potremmo la lettura tradizionale, la figura intende scongiu-
mai avere un reato eventualmente complesso. rare il rischio della doppia incriminazione: se
non ci fosse l’art. 84, ci si potrebbe trovare di
3 • IL FONDAMENTO DEL REATO COMPLESSO ❐ fronte, ad esempio, alla possibilità di condan-
nare il responsabile di una rapina anche per il
Quanto alla ratio del reato complesso, secondo furto, dalla prima necessariamente implicato.
TITOLO IV
DEL REO E DELLA PERSONA OFFESA DAL REATO
CAPO I
DELLA IMPUTABILITÀ
to giuridico, secondo cui causa causae est cagionato un evento più grave, che è giusto
causa causati e quindi, essendoci il dolus addebitare allo stesso secondo i principi gene-
generalis, il soggetto agente, che ha volonta- rali dell’ordinamento.
riamente posto in essere una condotta che lo D’altro canto, il presupposto del dolo diretto
ha portato all’incapacità, risponde di quanto non esclude che il soggetto possa commettere
ha commesso anche in quello stato. A voler nello stato d’incapacità anche reati colposi:
accoglierla fino in fondo, questa teoria lascia decido di ubriacarmi per uccidere il mio peg-
intravedere, in questa figura, un caso di gior nemico; però, nel recarmi, ubriaco, pres-
responsabilità oggettiva. so la sua abitazione, investo, con la macchina,
Altra parte della dottrina è, invece, diversamen- un ignaro viandante.
te orientata: questa interpretazione, si afferma, Dunque, se il titolo di responsabilità è normal-
sarebbe contraria ai principi costituzionali e, mente doloso, ciò non esime il giudice dal
quindi, al principio di responsabilità personale; valutare, caso per caso, la dinamica dei fatti,
perciò, si dice, in assenza dell’art. 87 queste perché in concreto essa può presentarsi in
condotte non sarebbero punibili. Dunque, la modo difforme da questo schema tipico.
norma avrebbe carattere costitutivo. Si discute, altresì, sull’individuazione del
momento al quale va riferito l’accertamento
3 • ELEMENTO SOGGETTIVO ❐ del dolo.
L’art. 87 presuppone il dolo di un reato
Quanto al titolo di responsabilità, secondo l’in- determinato, che deve essere presente al
terpretazione dominante il soggetto risponde a momento in cui il soggetto si è procurato
titolo di dolo, perché si tratta di un dolo inten- l’incapacità al fine di commettere un reato
zionale. o, comunque, di procurarsi una scusa.
Ciò non significa che sia esclusa la categoria Tuttavia, alcuni autori ritengono che il dolo
della preterintenzione, perché è possibile che debba necessariamente sussistere anche nel
il soggetto risponda a titolo di dolo per la con- momento successivo della commissione del
dotta e che poi da questa condotta venga fatto.
1 • L’AMPIA NOZIONE DI “INFERMITÀ PSICHICA” ❐ tali, ma anche i gravi disturbi della personalità, pur
se non inquadrabili nel novero delle malattie men-
Il vizio totale di mente è lo stato patologico che alte- tali, a condizione che il giudice ne accerti la gravi-
ra tutte le capacità elaborative e volitive del soggetto. tà e l’intensità, tali da escludere o da far scemare
La giurisprudenza, attesa la generalità del termine grandemente la capacità di intendere o di volere, e
utilizzato dalla legge, ritiene che qualsiasi forma di il nesso eziologico con la specifica condotta crimi-
infermità – e dunque non necessariamente quella nosa (Cass. S.U. 25-1/8-3-2005).
psichica, ma anche una malattia fisica (ad esem- Da un punto di vista casistico, non rientrano nell’in-
pio, il diabete) che abbia, quale conseguenza, que- fermità di mente, tra le altre, l’epilessia, se non nel
sto effetto – possa essere idonea ad integrare la fat- momento del raptus, e lo stato di senilità.
tispecie in argomento.
La nozione di infermità psichica è estremamente
ampia, poiché, ai fini del riconoscimento del vizio
2 • ALTRE QUESTIONI ❐
totale o parziale di mente, rientrano nel concetto di Deve esserci contestualità tra l’incapacità e la com-
“infermità” non solo le vere e proprie malattie men- missione del fatto e, d’altro canto, il fatto commes-
89-90 • Libro I - Dei reati in generale • 158
so deve essere espressione della patologia che un punto di vista quantitativo: il vizio totale rappre-
affligge il soggetto. Ad esempio, se soffro di manie senta una patologia che esclude del tutto la capa-
di persecuzione, devo aver colpito colui che ritengo cità di intendere o di volere del soggetto.
essere il mio persecutore. Quanto all’accertamento della suddetta patologia,
Alcuni autori (Antolisei, Padovani) ritengono, al con- lo stesso va effettuato in concreto e con specifico
trario, che, non essendo prevista dalla legge, non riferimento al momento della consumazione del
può affermarsi la necessità di siffatta derivazione. fatto. In genere, si procede mediante il conferimen-
La differenza con il vizio parziale esiste soltanto da to di apposito incarico peritale.
Sotto un profilo definitorio, l’emozione si distingue Ovviamente, questo articolo non esclude né è in
dalla passione per durata e profondità: si tratta, contrasto con quanto disposto dall’art. 62, n. 2,
infatti, di un turbamento temporaneo e superficia- che prevede un’attenuante a favore di chi abbia
le, a differenza della passione che, invece, rappre- agito in stato d’ira provocato da un fatto ingiusto
senta un’alterazione dei sensi profonda e duratura. altrui.
La circostanza aggravante del motivo futile può essere applicata anche nel caso in
cui il colpevole abbia agito in stato di ubriachezza. Infatti, ai sensi dell’art. 92,
l’ubriachezza volontaria o colposa non esclude l’imputabilità, di guisa che i motivi
che hanno determinato l’ubriaco al delitto debbono essere valutati con criteri analo-
ghi a quelli adottati per la persona normale (Cass., I, 7-3-1996).
94 • Ubriachezza abituale
Quando il reato è commesso in stato di ubriachezza, e questa è abituale, la pena
è aumentata.
Agli effetti della legge penale, è considerato ubriaco abituale chi è dedito all’uso
di bevande alcooliche e in stato frequente di ubriachezza.
L’aggravamento di pena stabilito nella prima parte di questo articolo si applica
anche quando il reato è commesso sotto l’azione di sostanze stupefacenti da chi è
dedito all’uso di tali sostanze.
96 • Sordomutismo
Non è imputabile il sordomuto (1) che, nel momento in cui ha commesso il fat-
to, non aveva, per causa della sua infermità la capacità d’intendere o di volere.
Se la capacità d’intendere o di volere era grandemente scemata, ma non esclusa,
la pena è diminuita.
(1) A norma dell’art. 1 della l. 20-2-2006, n. 95, in tutte le disposizioni legislative vigenti, il termine “sordo-
muto” è sostituito con l’espressione “sordo”.
que, la maturità psichica. È sufficiente, per- rosi medici specialisti e docenti universitari.
tanto che dalla decisione risulti che il detto Sul piano socio-culturale si osserva che il ter-
accertamento sia stato compiuto e che il giu- mine sordomuto appare connotato da una
dice abbia congruamente motivato sul punto certa valenza discriminatoria, determinata da
(Cass., VI, 30-9-1996). pregiudizi insorti in fasi storiche nelle quali
Va infine evidenziato che la L. 20-2-2006, n. questa patologia poteva effettivamente deter-
95 ha sostituito, in tutte le disposizioni legi- minare fenomeni di emarginazione, mentre
slative vigenti, il termine “sordomuto” con attualmente le potenzialità insite negli inter-
l’espressione “sordo”. venti medico-riabilitativi risultano considere-
Si è ritenuto, infatti, che la qualificazione di voli.
“sordomuto”, attribuita a livello normativo ai Anche sul piano della tecnica legislativa, la
soggetti affetti da sordità congenita o acqui- sostituzione del termine “sordomuto” con
sita in età infantile, risulta inadeguata sia quello di “sordo” non sembra dar luogo ad
sotto il profilo medico che sotto il profilo alcun inconveniente di tipo interpretativo, in
socio-culturale. Sul piano medico-scientifico, quanto i requisiti richiesti dai principali atti
infatti, il termine sordomutismo sembrerebbe legislativi che definiscono questa categoria di
presupporre una connessione fisico-patologi- handicap per qualificare un soggetto “sordo-
ca fra sordità e mutismo, che nella normalità muto”, e che pertanto ne giustificano una nor-
dei casi non sussiste, in quanto il mutismo mativa a tutela, sono la sordità congiunta alla
nel sordo non si ricollega a nessuna alterazio- circostanza dell’incapacità di apprendere per
ne o menomazione organica dell’apparato via normale il linguaggio. Tale secondo profilo
vocale, restando potenzialmente intatte nel sussiste nelle situazioni in cui la sordità sia
soggetto affetto da sordità le potenzialità congenita o acquisita in età evolutiva, atteso
fisiologiche e neurofunzionali del suo appara- che il linguaggio si apprende esclusivamente
to vocale: in tal senso si sono espressi nume- in tale fase.
CAPO II
DELLA RECIDIVA, DELL’ABITUALITÀ E PROFESSIONALITÀ NEL REATO
E DELLA TENDENZA A DELINQUERE
99 • Recidiva (1)
Chi, dopo essere stato condannato per un delitto non colposo, ne commette un
altro, può essere sottoposto ad un aumento di un terzo della pena da infliggere per
il nuovo delitto non colposo.
La pena può essere aumentata fino alla metà:
1) se il nuovo delitto non colposo è della stessa indole;
2) se il nuovo delitto non colposo è stato commesso nei cinque anni dalla con-
danna precedente;
3) se il nuovo delitto non colposo è stato commesso durante o dopo l’esecuzio-
ne della pena, ovvero durante il tempo in cui il condannato si sottrae volontaria-
mente all’esecuzione della pena.
Qualora concorrano più circostanze fra quelle indicate al secondo comma,
l’aumento di pena è della metà.
Se il recidivo commette un altro delitto non colposo, l’aumento della pena, nel
caso di cui al primo comma, è della metà e, nei casi previsti dal secondo comma, è di
due terzi.
Se si tratta di uno dei delitti indicati all’articolo 407, comma 2, lettera a), del co-
dice di procedura penale, l’aumento della pena per la recidiva è obbligatorio e, nei
casi indicati al secondo comma, non può essere inferiore ad un terzo della pena da
infliggere per il nuovo delitto.
In nessun caso l’aumento di pena per effetto della recidiva può superare il cu-
mulo delle pene risultante dalle condanne precedenti alla commissione del nuovo
delitto non colposo.
(1) Articolo da ultimo così sostituito dall’art. 4 della l. 5-12-2005, n. 251 (Modifiche al codice penale e alla leg-
ge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione delle circostan-
ze di reato per i recidivi, di usura e di prescrizione).
della fattispecie, sia, soprattutto, alla tecnica dotta la ricollega direttamente ad un intento
utilizzata dal legislatore per l’individuazione dei punitivo. In tale ottica, è stato pure osservato dai
reati che escludono la discrezionalità giudiziale primi commentatori (Pistorelli) che l’eccessiva
nell’applicazione della recidiva. severità del trattamento riservato al reo compor-
Come si è appena detto, infatti, la disposizione ta ormai uno spostamento della direzione del-
rinvia ai reati di cui all’art. 407, comma 2, lett. l’istituto dalla “recidiva” quale dato oggettivo al
a), del codice di procedura penale che, tuttavia, “recidivo” quale persona meritevole in quanto
rappresentano una categoria varia ed eterogenea. tale, e non per l’azione commessa, di una pena
Al contrario - si osserva - sarebbe stato preferibi- maggiore.
le, per porre un limite alla discrezionalità giudi- La giurisprudenza nelle prime pronunce succes-
ziale ed al contempo evitare disparità di tratta- sive alla modifica legislativa ha mostrato di privi-
mento, individuare i reati ai quali applicare un legiare, tendenzialmente, un’interpretazione
trattamento deteriore in materia di recidiva sulla restrittiva delle innovazioni. Si consideri, a tal
base della pena edittale prevista per ciascuno di proposito che “In tema di misure alternative alla
essi. detenzione, la previsione di cui all’art. 47ter,
La terza innovazione cui si faceva riferimento in comma 1bis, della L. n. 354/1975, come sosti-
principio è costituita dalla modifica dell’art. 81 tuita dall’art. 7, comma 4, della L. n. 251/2005
(➠) in tema di concorso formale e di continua- - che preclude la detenzione domiciliare ai con-
zione. A questa disposizione è stato infatti dannati cui sia stata applicata la recidiva previ-
aggiunto un 4° comma che prevede che se i reati sta dall’art. 99, comma 4, c.p. - si riferisce con
in concorso formale o in continuazione con quel- l’espressione “applicata” tanto al riconoscimen-
lo più grave sono commessi da soggetti ai quali to della recidiva con la sentenza di condanna
sia stata applicata la recidiva prevista dal 4° quanto al fatto che, in virtù del suo riconosci-
comma dell’art. 99 (ossia nel caso di recidiva mento, sia conseguito, ai sensi dell’art. 69 c.p.,
reiterata), l’aumento della quantità di pena non uno degli effetti che le sono propri e cioè quello
può essere comunque inferiore ad un terzo della di paralizzare un’attenuante, impedendo a que-
pena stabilita per il reato più grave. st’ultima lo svolgimento della funzione di con-
creto alleviamento della pena irroganda per il
4 • LA RATIO DELLA RECIDIVA ❐ reato. Ne deriva che la preclusione di cui al
novellato art. 47ter, comma 1bis, succitato, non
Sotto altro versante, come pure si accennava al è operativa qualora la recidiva non sia applicata,
§ 1, con questa modifica il legislatore ha rite- e cioè allorquando, ancorché riconosciuta la
nuto di precisare, con l’opportuna previsione ricorrenza degli estremi di fatto e di diritto, essa
dell’applicabilità della recidiva ai soli delitti non manifesti concretamente alcuno degli effet-
non colposi, quale sia specificamente la sua ti che le sono propri, in ragione della prevalenza
ratio. Dopo l’intervenuta modifica, infatti, è attribuita alla attenuante, la quale non si limiti a
chiaro che la reiterazione della condotta crimi- paralizzarla ma ne determini il superamento in
nosa viene punita più gravemente proprio per- modo che sul piano della afflittività sanzionato-
ché il soggetto si è posto volontariamente in ria la recidiva risulti tamquam non esset” (In
una dimensione di maggiore rimproverabilità, applicazione di questo principio la S.C. ha cen-
dal momento che ha intenzionalmente reiterato surato l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di
un reato. La funzione della recidiva si può dun- inammissibilità dell’istanza di detenzione domi-
que definitivamente individuare, dopo la rifor- ciliare - fondata sulla preclusione dovuta alla
ma, in una dimensione penale retributiva contestazione nel titolo in esecuzione della reci-
(Pistorelli). diva di cui all’art. 99, comma 4, c.p. -, rilevan-
L’esclusione dei delitti colposi, in questo senso, do l’applicazione delle attenuanti generiche e la
rappresenta lo scorporo da questo istituto della riduzione della pena per effetto della prevalenza
funzione general-preventiva della pena perché il delle stesse sulla recidiva contestata e ricono-
richiamo alla necessaria intenzionalità della con- sciuta) (Cass, I, 13-7-2006, n. 27846).
99 • Libro I - Dei reati in generale • 168
5 • IL PROBLEMA DELLE NORME TRANSITORIE ❐ re nella facoltatività del giudice, mentre al con-
trario tutti gli altri effetti legali previsti dalla
La nuova disposizione, come detto, prevede che legge sarebbero obbligatori ed indisponibili; di
la recidiva non si debba applicare ai reati colpo- tal che, anche se il giudice ritenga di non appli-
si. Si pone perciò il problema del se questa care l’aumento di pena, giammai potrà ritenere
disposizione più favorevole si possa applicare ai le attenuanti prevalenti in presenza di un con-
processi in corso. La legge di modifica, sotto il dannato recidivo proprio in conseguenza del-
profilo della sua efficacia, ha previsto all’art. 10 l’operare automatico degli altri effetti della reci-
una deroga alla cd. “vacatio legis” disponendo diva.
che le nuove norme entrano in vigore il giorno A soluzione esattamente opposta è pervenuta la
successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta sentenza n. 16750/2007, secondo cui, non
Ufficiale, avvenuta l’8-12-2005. essendovi dubbio che l’aumento di pena sia
Per la parte che ci interessa, nella prima parte facoltativo nella decisione discrezionale del
del 2° comma del citato art. 10, sono fatte salve giudice, anche il divieto di prevalenza delle
le disposizioni di cui all’art. 2 c.p. e cioè i prin- attenuanti rispetto ad essa viene a cadere se il
cipi della irretroattività delle disposizioni penali giudice, in concreto, ritenga di non doverlo
più sfavorevoli e, di contro, la ultrattività o retro- applicare nella determinazione in concreto
attività delle disposizioni più favorevoli; dunque della pena.
non vi è dubbio che la disciplina più favorevole, La decisione è stata confermata da Cass. n.
che esclude l’applicazione della recidiva ai reati 6761/2008 secondo cui la recidiva ex art. 99,
colposi, trattandosi di norma sostanziale, sia 4° comma, c.p. è facoltativa nell’applicazione e,
immediatamente applicabile ai processi in quindi, se non è applicata dal giudice non può
corso. dispiegare alcun effetto, non potendosi distin-
guere tra effetti maggiori o minori, con precisa-
6 • I PRIMI ORIENTAMENTI GIURISPRUDENZIALI ❐ zione che non trova alcun riscontro testuale nella
legge.
In tema di recidiva, dopo circa un anno e mezzo Tale soluzione è stata confermata dalla Corte
di applicazione della norma, si registra un con- Costituzionale che, chiamata a pronunciarsi
trasto giurisprudenziale nelle pronunce di legitti- sulla legittimità costituzionale del sistema
mità, con particolare riguardo al concetto di legislativo nato dalla riforma, ha sostenuto
obbligatorietà e dell’applicazione e dell’aumento che “qualora si ammettesse che la recidiva
della recidiva, per come esso è previsto dal reiterata, da un lato, mantenga il carattere di
comma 4 dell’art. 99 c.p. e per come esso si facoltatività, ma dall’altro abbia efficacia
incrocia con il disposto del comma 4 dell’art. 69 comunque inibente in ordine all’applicazione
c.p. di circostanze attenuanti concorrenti, ne deri-
Il conflitto riguarda il quesito relativo al se le verebbe la conseguenza - all’apparenza para-
disposizioni che prevedono l’obbligatoria preva- dossale - di una circostanza “neutra” agli
lenza della recidiva sulle circostanze attenuanti effetti della determinazione della pena (ove
debbano trovare applicazione anche nell’ipotesi non indicativa di maggiore colpevolezza o
in cui il giudice - come pure è nel suo potere - pericolosità del reo), nell’ipotesi di reato non
non ritenga di disporre l’aumento di pena nei (ulteriormente) circostanziato; ma in concreto
confronti del condannato recidivo. Ci si doman- “aggravante” - eventualmente, anche in rile-
da, in altre parole, se il divieto di prevalenza vante misura - nell’ipotesi di reato circostan-
delle attenuanti sulla recidiva sia valido in asso- ziato “in mitius” (in sostanza, la recidiva rei-
luto o soltanto quando il giudice ritenga di terata non opererebbe rispetto alla pena del
disporre l’aumento di pena, ai sensi dell’art. 99, delitto in quanto tale e determinerebbe, inve-
4° comma, c.p. ce, un sostanziale incremento di pena rispet-
Secondo un primo orientamento (Cass. n. to al delitto attenuato) (Corte cost., 30-11-
18302/2007) è solo l’aumento di pena a rientra- 2007, n. 409).
• 169 Titolo IV - Del reo e della persona offesa dal reato • 100-101
L'art. 671, comma 2bis, c.p.p., come modificato dall'art. 5 della L. n. 251/2005,
prevede che quando la richiesta di continuazione in sede esecutiva riguardi condan-
ne nelle quali debba ritenersi applicata la recidiva prevista dall'art. 99, comma 4, c.p.
come modificato dall'art. 4 della stessa legge, l'aumento della pena per i reati mino-
ri non può essere inferiore a un terzo della pena stabilita per il reato più grave.
Qualora tale calcolo porti ad individuare una pena superiore a quella inflitta dal giu-
dice di merito per il reato meno grave, l'aumento in continuazione dovrà essere
determinato in una misura non inferiore al cumulo materiale delle pene inflitte dai
giudici di merito (Cass., I, 10-1-2007, n. 3656).
È manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale degli
artt. 69, quarto comma, 99, quinto comma, e 81, quarto comma, cod. pen., censu-
rati, in riferimento all'art. 27, terzo comma, nella parte in cui prevedono rispettiva-
mente il divieto di prevalenza delle attenuanti sulla recidiva reiterata, l'obbligatorie-
tà, in tal caso, di un aumento di pena predeterminato e, in caso di continuazione o
concorso formale di reati, un aumento minimo di pena pari ad un terzo della pena
stabilita per il reato più grave. Infatti, non solo il rimettente non si pone il proble-
ma interpretativo di stabilire quale reato debba rientrare nell'elenco dell'art. 407,
comma 2, lettera a), cod. proc. pen. affinché divenga operante il nuovo regime di
obbligatorietà, ma anche non fornisce adeguata motivazione in ordine alla violazio-
ne dell'unico parametro evocato. Corte costituzionale, 29 maggio 2009 , n. 171
la recidiva. Per essere dichiarata nella sentenza, delinquente abituale concerne una condizione
l’abitualità deve essere stata oggetto di espressa personale del reo, come tale non vietata, nell’am-
contestazione nell’imputazione. Ai fini della con- bito del rito di cui agli artt. 444 e ss. c.p.p., dal-
testazione dell’abitualità, occorre indicare gli ele- l’art. 445 c.p.p., che fa divieto al giudice di appli-
menti di fatto che comportano necessariamente la care pene accessorie e misure di sicurezza (ad
dichiarazione di abitualità. eccezione della confisca obbligatoria).
La sentenza che la riconosce ha natura dichiara- Sempre in tema di rapporti tra sentenza di patteg-
tiva, contrariamente a quella ex art. 103 che ha giamento e dichiarazione di abitualità (che può
natura costitutiva. fungere da condizione ostativa alla relativa pronun-
cia) si veda: ai fini della preclusione di cui all'art.
2 • ABITUALITÀ E PATTEGGIAMENTO ❐ 444, comma 1 bis, c.p.p. (sono esclusi dall'appli-
cazione della pena su richiesta i procedimenti con-
La dichiarazione di abitualità nel reato, tanto se tro coloro "che siano stati dichiarati delinquenti
ritenuta dal giudice (➠ 103) quanto se presunta abituali, professionali e per tendenza, o recidivi ai
dalla legge, è incompatibile con la pronuncia sensi dell'art. 99, comma 4, c.p.") occorre distin-
della sentenza di applicazione della pena su guere, la condizione dei delinquenti abituali, pro-
richiesta delle parti (art. 444 c.p.p.). In particola- fessionali e per tendenza da quella dei recidivi sol-
re, deve ritenersi che, in tema di delinquenza abi- tanto per i primi è prevista la sussistenza della
tuale, ancorché presunta dalla legge ai sensi del- relativa dichiarazione al momento della richiesta di
l’art. 102, è da escludere che la relativa declara- applicazione della pena, non anche per i recidivi,
toria possa essere pronunciata con la sentenza di cosicché, per il sorgere della detta preclusione,
applicazione della pena su richiesta, prevista dal- non è necessario che il sospetto sia stato dichiara-
l’art. 444 c.p.p., non potendosi, nella procedura to recidivo, ma è sufficiente che si trovi nelle con-
di patteggiamento, verificare che il reato oggetto dizioni per esserlo, anche con la sentenza nel pro-
di detta pronuncia, non implicante la certezza cedimento in cui è proposto il patteggiamento. Del
della responsabilità dell’imputato, sia della stessa resto, come emerge, dalla lettura degli art. 102,
indole dei precedenti (Cass., V, 22-6-2004). 103, 104, 105 e 108 c.p., in tema di abitualità,
Nello stesso senso, con riguardo, però, all’abitua- professionalità e tendenza a delinquere, e 99 c.p.,
lità ritenuta dal giudice, si veda Cass., V, 29-10- in tema di recidiva, solo nelle prime ipotesi è pre-
1998, secondo cui l’applicazione dell’ipotesi di vista la "dichiarazione" del giudice, mentre in caso
abitualità, di cui all’art. 103, comporta una valu- di recidiva si fa luogo direttamente all'aumento di
tazione discrezionale da parte del giudice di vari pena per chi si trovi nelle condizioni richieste dalla
elementi, che esula dai poteri a lui spettanti ai norma. Né, in senso contrario, potrebbe rilevare la
sensi dell’art. 444 c.p.p., limitati alla verifica del- circostanza che, per effetto del bilanciamento
l’astratta corrispondenza della fattispecie concre- delle circostanze, la recidiva, pur ritualmente con-
ta con quella legale, alla valutazione in ordine alla testata, ceda di fronte a un'attenuante, perché, nel
corretta comparazione delle circostanze, alla veri- caso di specie, la recidiva non è circostanza aggra-
fica dell’assenza di elementi che escludono la vante ad applicazione facoltativa che la volontà
sussistenza del reato e alla valutazione della con- delle parti possa liberamente escludere, bensì con-
gruità della pena con riferimento al caso concre- dizione ostativa, posta dalla legge, all'ammissibili-
to. In senso contrario, invece, si è espressa Cass., tà del rito speciale. Cassazione penale , sez. II, 27
IV, 23-9-1994, secondo cui la dichiarazione di ottobre 2006 , n. 44604
In giurisprudenza si ritiene che questa norma il soggetto abbia posto in essere un delitto
qualifichi uno stato del soggetto che, pur che riveli una speciale inclinazione a delin-
integrando un’anormalità sotto il profilo quere, e comunque che essa si sia manife-
morale, non è idonea ad incidere sulle capa- stata in modo da esprimersi pienamente nel
cità rappresentative e volitive del soggetto fatto commesso.
agente, che rimane pertanto imputabile. Ai Nella pratica, questa norma ha trovato scarse
fini della sua configurazione, si richiede che applicazioni.
CAPO III
DEL CONCORSO DI PERSONE
NEL REATO
fatto, che rappresenta appunto un’entità immate- tà o connivenza, risolvendosi, invece, in una forma
riale per la cui individuazione è necessario un giu- di concorso penalmente rilevante se la medesima
dizio probabilistico fondato su di una valutazione si attua in modo da realizzare un rafforzamento del
ex ante dell’idoneità della condotta a determinare proposito dell'autore materiale del reato e da age-
o rafforzare l’altrui azione. volare la sua opera, sempre che il concorrente
La rigidità è, infine, temperata dall’ampio ricorso morale si sia rappresentato l'evento del reato e
che si fa in giurisprudenza all’art. 133 per diffe- abbia partecipato a esso esprimendo una volontà
renziare i contributi causali dei singoli concorren- criminosa uguale a quella dell'autore materiale
ti. (Cass., II, 21-6-2006, n. 23838).
Quanto all’elemento soggettivo, la dottrina tradi-
3 • ELEMENTI COSTITUTIVI DEL REATO
CONCORSUALE ❐ zionale riteneva – in ossequio al criterio dell’acces-
sorietà ed al concetto di reato unico – che vi fosse
Quanto agli elementi costitutivi del reato, si distin- un elemento soggettivo peculiare, rappresentato
gue un elemento oggettivo ed uno soggettivo. dal cd. previo concerto.
Quello oggettivo è composto dalla pluralità di Questo orientamento è stato superato, ed oggi, per
agenti, dalla realizzazione di un fatto materiale di la giurisprudenza e la dottrina dominanti, l’ele-
reato e dal contributo prestato da ciascuno alla mento soggettivo doloso si sostanzia unicamente
realizzazione di questo fatto. L’elemento soggetti- nella consapevolezza di cooperare con l’altrui azio-
vo, invece, è rappresentato dal dolo o dalla colpa. ne. Diventa invece irrilevante la volontà di realiz-
Per quanto concerne gli elementi oggettivi, vi sono zare un risultato comune.
state molteplici discussioni, in dottrina, a proposi- Quanto al suo contenuto, il dolo del partecipe in
to dell’individuazione del concetto di contributo nulla differisce dall’ordinaria struttura del dolo ed
causale. occorre, dunque, la volontà di cooperare, la cui
A tale proposito, secondo una prima impostazione esistenza va valutata in riferimento al momento
occorre guardare l’efficacia in senso condizionali- della condotta del partecipe rispetto alla condotta
stico di ciascuna condotta del partecipe. complessiva di concorso.
Secondo altri, al contrario, poiché vi può essere un Il partecipe dovrà, in tale momento, rappresentar-
contributo partecipativo che non ha forza causale, si il significato del proprio contributo nel più
per tipizzare una condotta occorre ricorrere ad un ampio ambito della condotta complessiva. Ciò
principio di causalità ipotetica, con giudizio pro- significa che i singoli partecipi possono anche
gnostico: cioè, eliminare mentalmente l’apporto avere un titolo di partecipazione diverso, ed, in
contributivo del soggetto e, rispetto all’evento, particolare, che è configurabile un concorso con
verificare se su di esso abbia avuto, anche a livel- dolo generico in una fattispecie a dolo specifico.
lo meramente ipotetico, incidenza causale il com- In tema di elemento soggettivo del concorso di
portamento del soggetto eliminato. persone del reato non può non essere segnalato il
Per la giurisprudenza occorre rivalutare il profilo recente arresto giurisprudenziale delle S.U. con
programmatico organizzativo del reato, perché riferimento alla problematica distinzione fra dolo
concorrere nel reato significa, appunto, contribui- ex art.110 c.p. e dolo ex art.116 c.p. In tale dire-
re alla sua organizzazione, a livello programmati- zione, il Supremo Collegio ha ritenuto che:
co, potendosi poi anche prescindere dall’analisi di l'espressa adesione del concorrente a un'impresa
una diretta concausazione dell’evento. criminosa, consistente nella produzione di un
Contributo punibile sarà, dunque, quello che, in evento gravemente lesivo mediante il necessario e
concreto, ha arricchito, in termini di funzionalità, concordato impiego di micidiali armi da sparo,
l’apparato organizzativo delittuoso. implica comunque il consenso preventivo all'uso
La sola presenza fisica di un soggetto allo svolgi- cruento e illimitato delle medesime da parte di
mento dei fatti illeciti commessi da altri non assu- colui che sia stato designato come esecutore
me univoca rilevanza ai fini della configurabilità materiale, anche per fronteggiare le eventuali eve-
della sua corresponsabilità penale, ma alla condi- nienze peggiorative della vicenda o per garantirsi
zione che si mantenga in termini di mera passivi- la via di fuga. Ne consegue che ricorre un'ipotesi
110 • Libro I - Dei reati in generale • 178
di concorso ordinario a norma dell'art. 110 c.p. e mente rifiutata dalla dottrina maggioritaria sul pre-
non quella di concorso cosiddetto anomalo, ai supposto della unicità del reato in concorso.
sensi del successivo art. 116, nell'aggressione Si dice che esistono almeno tre indici testuali con-
consumata con uso di tali armi in relazione all'ef- trari all’ammissibilità di siffatta figura:
fettivo verificarsi di qualsiasi evento lesivo del - il primo è dato dall’art. 113 (➠) che prevede la
bene della vita e dell'incolumità individuale, sola ipotesi di cooperazione nel delitto colposo;
oggetto dei già preventivati e prevedibili sviluppi, - il secondo è quello contenuto nell’art. 42, 2°
quantunque concretamente riconducibile alla comma, che esclude la possibilità di un illecito
scelta esecutiva dello sparatore sulla base di una colposo che non sia previsto espressamente da
valutazione della contingente situazione di fatto, una legge;
la quale rientri comunque nel novero di quelle già - il terzo è quello direttamente contenuto nell’art.
astrattamente prefigurate in sede di accordo crimi- 110 che sembra presupporre appunto una confi-
noso come suscettibili di dar luogo alla produzio- gurazione dolosa, anche in virtù dello stesso art.
ne dell'evento dannoso. (Fattispecie di preventiva- 42, 2° comma, appena menzionato.
ta "gambizzazione" della vittima, conclusasi poi
con la sua morte, in riferimento alla quale la Corte
ha ritenuto che, pure in mancanza di una prova
5 • DESISTENZA E RECESSO ATTIVO ❐
certa circa l'effettivo "animus necandi", i concor- Vi sono molte discussioni in ordine al modo in cui
renti avessero consapevolmente accettato il operano questi istituti in materia di concorso di
rischio che le gravi lesioni programmate potessero persone.
trasmodare in omicidio). Cassazione penale , sez. In primo luogo, si ritiene, nonostante il silenzio del
un., 18 dicembre 2008 , n. 337. legislatore, che per aversi desistenza e recesso
Quanto all’individuazione del “tempus commissi attivo occorra qualcosa di più rispetto alle fattispe-
delicti” nel reato commesso in concorso di perso- cie-base di cui all’ art. 56, 3° e 4° comma.
ne, secondo la Suprema Corte è importante accer- Si reputa, infatti, necessario, quanto alla desisten-
tare “la data in cui si è verificata l’ultima condot- za, che il correo non solo interrompa la sua azio-
ta criminosa, senza che rilevi chi sia il concorren- ne, ma impedisca, più in generale, quella colletti-
te che l’abbia materialmente realizzata, perché il va, questo almeno quando a desistere sia il com-
reato concorsuale è una realtà unitaria, sicché partecipe e non l’esecutore principale.
tutti i partecipi rispondono a ogni effetto penale Si fa l’esempio di colui che deve portare le armi
della condotta degli altri, che essi si sono rappre- per fare la rapina e, all’ultimo momento, decida di
sentata e hanno voluto, contribuendo a un deter- non portarle: non sarà punibile solo se la rapina
minato risultato (Cass., VI, 5-6-2007, n. 31690). non viene eseguita o se i complici decidono di
effettuarla procurandosi altrove le armi.
4 • CONCORSO NEL REATO COLPOSO E
NEL REATO DOLOSO ❐ Altri, in minoranza, ritengono che in questo caso
la fattispecie sia qualificabile come “desistenza
La teoria della fattispecie plurisoggettiva consen- dal concorso nel reato”, anzi da un tentativo di
te, inoltre, di configurare anche un concorso dolo- concorso nel reato, e che pertanto vi sia sempre
so nell’altrui fatto colposo perché, essendoci tanti possibilità di desistenza finché non sia portata a
reati quante sono le condotte, può ben accadere termine la condotta che apporta il contributo, indi-
che vi sia una diversa forma di colpevolezza fra i pendentemente dall’eliminazione delle conse-
compartecipi. Si fa l’esempio dell’istigazione ad guenze e, a maggior ragione, indipendentemente
avvelenare le acque sfruttando l’inconsapevolezza dall’impedimento dell’evento.
inescusabile della veneficità della sostanza L’altro problema sul quale la dottrina si interroga è
immessa, e senza che questa ignoranza sia stata quello relativo al se l’eventuale desistenza di cui
prodotta dallo stesso istigatore (che altrimenti fruisce uno dei compartecipi possa essere estesa
risponderebbe ex art. 48) ai correi: giurisprudenza e dottrina dominanti
L’ipotesi del concorso colposo nel delitto doloso è, ritengono che, essendo causa personale di esclu-
invece, più problematica e sempre tradizional- sione della pena, ciò non possa accadere, e dun-
• 179 Titolo IV - Del reo e della persona offesa dal reato • 110
que che debba operare solo a vantaggio del desi- di realizzare il programma predeterminato com-
stente. prendente condotte lecite ed illecite, vuol dire che
Il ravvedimento operoso è circostanza soggettiva, e lo stesso concorrente eventuale, per divenire tale,
quindi si applica solo al soggetto che lo pone in dovrebbe realizzare siffatta condotta agendo con la
essere. Ovviamente, affinché scatti, occorre che il consapevolezza che questa azione contribuisce a
fatto collettivo sia stato interamente compiuto e che realizzare gli scopi ulteriori della societas sceleris:
uno o più dei concorrenti si siano adoperati effica- ma se questo è il grado ed il contributo richiesto,
cemente per impedire il verificarsi dell’evento. si dice, il fatto si immedesima con il comporta-
mento necessario a configurare, in capo al singolo
6 • IL CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE
MAFIOSA ❐ membro, la responsabilità di partecipazione all’as-
sociazione mafiosa. Quindi, non è possibile un
Notevoli problemi si pongono in tema di rapporto concorso ex art. 110, cioè un concorso eventuale,
tra gli artt. 110 e 416bis, in particolare per quan- perché automaticamente, quando si potrebbe pro-
to concerne il cd. concorso esterno in associazione spettare, non c’è più un concorrente ma già un
mafiosa. Il problema sorge storicamente quando la associato.
giurisprudenza prende atto di un dato di fondo: Altra parte della giurisprudenza ha ritenuto, inve-
l’associazione di stampo mafioso consente di incri- ce, configurabile il concorso esterno in associazio-
minare anche comportamenti di per sé non punibi- ne mafiosa sottolineando la differenza fra affectio
li, se posti in essere attraverso lo sfruttamento del societatis e semplice concorso eventuale: la prima
vincolo e l’utilizzo dell’assoggettamento omertoso. si sostanzia, da un punto di vista soggettivo, nella
Orbene, se taluni pongono in essere queste condot- consapevolezza e volontà di fare parte dell’organiz-
te allo scopo di agevolare un’associazione mafiosa, zazione condividendone gli scopi ed i fini e, da un
senza adottare il metodo di assoggettamento punto di vista oggettivo, nel concreto inserimento
mafioso e senza far parte dell’associazione, e tutta- dell’interessato nella compagine mafiosa.
via, così facendo, obiettivamente agevolano l’attivi- Il secondo, invece, consiste nell’attività di un sog-
tà di questa, possono rispondere a titolo di concor- getto che abbia determinato o istigato i singoli
so? Si fa l’esempio del socio d’affari (non mafioso) componenti alla costituzione della associazione o
di un imprenditore mafioso: se costui lavora sapen- abbia prestato ad essa un proprio contributo, pur
do che la sua attività aziendale è aiutata dal vinco- rimanendo, in entrambi i casi, per scelta propria o
lo di assoggettamento omertoso e che i suoi profit- degli altri che lo hanno escluso, al di fuori dell’as-
ti tendono a rafforzare quell’associazione, deve o sociazione stessa. Questo indirizzo è stato fatto
no rispondere ex 416bis, a lui applicandosi la pre- proprio dalle Sezioni Unite della Cassazione con la
visione dell’art. 110 c.p.? “sentenza Dimitry” del 5-10-1994, ribadita in
Un primo indirizzo nega che tale evenienza sia successive occasioni.
configurabile, sul presupposto che ex art. 110 i La Cassazione è poi (S.U. 12 luglio 2005, n.
concorrenti devono realizzare il medesimo reato, 33748) ritornata sulla problematica relativa al cd.
ossia concorrere nel medesimo reato. Tutte le con- “concorso esterno” ribadendo che riveste tale figu-
dotte diverse di partecipazione devono essere fina- ra colui che “non inserito stabilmente nella strut-
listicamente orientate verso un evento comune, tura organizzativa dell’associazione e privo dell’af-
che poi è quello che dà rilevanza penalistica al fectio societatis, fornisce un concreto, specifico,
fatto; in questo caso, però, se sussiste tale presup- consapevole e volontario contributo, sempre che
posto, risulta integrata la fattispecie incriminatrice questo esplichi un’effettiva rilevanza causale e
speciale, cioè l’associazione di tipo mafioso. quindi si configuri come condizione necessaria per
In altri termini, se l’elemento materiale del reato la conservazione o il rafforzamento delle capacità
di associazione mafiosa è dato dalla condotta di operative dell’associazione”.
partecipazione, che significa stabile permanenza E ancora, “in tema di reati associativi, assume il
del vincolo associativo tra gli autori, e l’elemento ruolo di concorrente esterno quel soggetto che,
soggettivo è la consapevolezza di partecipare, in non intraneo all’associazione criminosa, e quindi
modo permanente, a questa organizzazione al fine privo dell’affectio societatis, fornisce tuttavia un
111 • Libro I - Dei reati in generale • 180
concreto, specifico, consapevole e volontario con- sito di altra fattispecie: “Nel delitto di corruzione,
tributo alla stessa, purché questo abbia un’effetti- che è a concorso necessario ed ha una struttura
va rilevanza causale ai fini della conservazione o bilaterale, è ben possibile il concorso eventuale di
del rafforzamento dell’associazione e sia comun- terzi, sia nel caso in cui il contributo si realizzi
que diretto alla realizzazione, anche parziale, del nella forma della determinazione o del suggeri-
suo programma criminoso (Cass., I, 28-6-2007, mento fornito all'uno o all'altro dei concorrenti
n. 37119). necessari, sia nell'ipotesi in cui si risolva in un'at-
Sull’ammissibilità di un concorso eventuale in un tività di intermediazione finalizzata a realizzare il
reato a concorso necessario si è comunque di collegamento tra gli autori necessari (Cass., VI, 4-
recente pronunciata la Cassazione anche a propo- 5-2006, n. 33435).
1 • NORMA DI RICHIAMO O NORMA AUTONOMA? ❐ tant’è che consente di distinguere la mera ipotesi
del concorso di cause in termini oggettivi, dalla
Questa norma disciplina il caso della cd. coopera- vera e propria cooperazione colposa. E questo si
zione colposa. desume proprio dal termine utilizzato dal legislato-
Il primo problema che si pone è se sia una mera re, che parla di “cooperazione” per indicare che
norma di richiamo delle disposizioni in tema di con- occorre un qualcosa in più, consistente nella con-
cause (➠ 41) o abbia sua propria autonomia. sapevolezza, da parte del soggetto agente, del con-
Secondo il primo orientamento, l’art. 113 sarebbe tributo altrui alla determinazione del fatto costi-
una norma di disciplina, e, dunque, avrebbe solo la tuente reato.
funzione di estendere le norme previste per il con- Si sottolinea, a tale proposito, la differenza che esi-
corso anche alle ipotesi di cooperazione colposa. ste tra il caso dei due automobilisti scellerati che
Altri (Mantovani), invece, ritengono che questa procedono ad alta velocità e causano un incidente,
norma abbia una valenza ulteriore ed autonoma, senza avere l’uno consapevolezza dell’apporto cau-
• 183 Titolo IV - Del reo e della persona offesa dal reato • 114
sale al fatto portato dall’altro (➠ 41), dal caso del partecipare al fatto altrui, e l’elemento psicologico
titolare di un autonoleggio che affitta la macchina ha, pertanto, funzione costitutiva.
ad una persona senza patente che poi causa un Inoltre per configurare il concorso di persone nel
incidente: in questo secondo caso, per punire reato colposo è sufficiente la coscienza della parte-
anche il noleggiatore occorrerà dimostrare che l’in- cipazione altrui, mentre non è necessario che il sog-
cidente è stato determinato dall’imperizia del con- getto agente sia a conoscenza delle specifiche con-
ducente, propiziata, a sua volta, dalla imprudenza dotte dei partecipi né della loro identità. La coope-
del noleggiatore. Cioè, a differenza del caso prece- razione colposa è quindi possibile anche quando un
dente, in quest’ultima ipotesi le due condotte devo- soggetto interviene essendo genericamente consa-
no essere avvinte da una reciproca consapevolezza pevole che una determinata attività competa anche
perché si abbia, ex art. 113, l’incriminazione anche ad altri soggetti, senza sapere precisamente quale
del noleggiatore. fosse il ruolo attribuito a ciascuno di essi (fattispe-
In questi termini può, quindi, indicarsi la differen- cie in tema di concorso in omicidio colposo, conte-
za fra gli artt. 41 e 113: nella fattispecie descritta stato ad alcuni tecnici per la morte di un uomo fol-
dall’art. 41, le condotte sono casualmente e solo gorato da un macchinario che stava utilizzando
casualmente collegate; nella fattispecie descritta Cassazione penale , sez. IV, 29 aprile 2009 , n.
dall’art. 113 occorre, invece, la scienza e volontà di 26020
(1) Comma così modificato dall’art. 7 del d.l. 31-12-1991, n. 419 (Istituzione del Fondo di sostegno per le vit-
time di richieste estorsive), convertito, con modificazioni, nella l. 18-2-1992, n. 172.
Qualora la istigazione non sia stata accolta, e si sia trattato d’istigazione a un de-
litto, l’istigatore può essere sottoposto a misura di sicurezza.
1 • QUASI-REATO ❐ La dottrina dominante ritiene, inoltre, che
con il termine accordo il legislatore abbia
La disposizione in esame disciplina i casi, inteso alludere alla corrispondente nozione di
anche detti di quasi-reato, di accordi finalizza- diritto civile, ossia abbia richiesto l’incontro
ti alla commissione di un reato (o di un’istiga- di due volontà dirette alla commissione del
zione) ai quali, però, non segue la realizzazio- reato.
ne. L’inciso iniziale della disposizione salva “i casi
La norma, dunque, ha ad oggetto le condotte in cui l’accordo o l’istigazione siano considera-
concorsuali morali di agevolazione in mancan- te autonome figure di reato”, come, a certe
za della commissione di un reato. condizioni, accade nel caso dell’associazione
In questi casi viene stabilita la non punibilità per delinquere di cui all’art. 416 o nell’art.
per mancanza della concreta offensività del 245 c.p. o, ancora, a proposito dell’art. 73 del
fatto. T.U. n. 309/1990 (Testo Unico sugli stupefa-
Secondo altri (Profeta), la spiegazione della centi).
non punibilità è da rinvenirsi nella natura L’articolo in commento non si applica allor-
meramente preparatoria di tali condotte, che quando accordo ed istigazione siano seguiti
non raggiungono la soglia del tentativo punibi- dalla commissione di un delitto tentato. Anzi,
le. sotto questo profilo si dice che, rappresentan-
Quanto ai requisiti che le condotte morali do l’art. 56 la soglia minima di punibilità, la
devono possedere, si ritiene che, per essere norma in commento indica, in modo specu-
efficaci, l’accordo e l’istigazione debbano larmente inverso, il limite massimo entro il
essere idonei e diretti in modo non equivoco a quale un comportamento può ritenersi non
far commettere un reato. punibile.
L’art. 115, secondo il quale in caso di accordo per commettere un reato nessuno
può essere punito se il reato non è commesso, non trova applicazione nell’ipotesi di
accordo per la cessione di sostanze stupefacenti in quanto, tra le condotte alternati-
ve punite dall’art. 73 del d.P.R. 9-10-1990, n. 309, è prevista l’“offerta” di droga, che
costituisce reato di pericolo presunto per scelta di politica criminale del legislatore e
che si pone pertanto fra le eccezioni legislative che il suddetto art. 115 fa espressa-
mente salve (Cass., VI, 26-6-1995, n. 9774).
zione di un evento gravemente lesivo mediante il mente riconducibile alla scelta esecutiva dello spa-
necessario e concordato impiego di micidiali armi ratore sulla base di una valutazione della contin-
da sparo, implica comunque il consenso preventivo gente situazione di fatto, la quale rientri comunque
all'uso cruento e illimitato delle medesime da parte nel novero di quelle già astrattamente prefigurate in
di colui che sia stato designato come esecutore sede di accordo criminoso come suscettibili di dar
materiale, anche per fronteggiare le eventuali eve- luogo alla produzione dell'evento dannoso.
nienze peggiorative della vicenda o per garantirsi la (Fattispecie di preventivata "gambizzazione" della
via di fuga. Ne consegue che ricorre un'ipotesi di vittima, conclusasi poi con la sua morte, in riferi-
concorso ordinario a norma dell'art. 110 c.p. e non mento alla quale la Corte ha ritenuto che, pure in
quella di concorso cosiddetto anomalo, ai sensi del mancanza di una prova certa circa l'effettivo "ani-
successivo art. 116, nell'aggressione consumata mus necandi", i concorrenti avessero consapevol-
con uso di tali armi in relazione all'effettivo verifi- mente accettato il rischio che le gravi lesioni pro-
carsi di qualsiasi evento lesivo del bene della vita e grammate potessero trasmodare in omicidio).
dell'incolumità individuale, oggetto dei già preven- Cassazione penale , sez. un., 18 dicembre 2008 ,
tivati e prevedibili sviluppi, quantunque concreta- n. 337.
117 • Mutamento del titolo del reato per taluno dei concorrenti
Se, per le condizioni e le qualità personali del colpevole, o per i rapporti fra il col-
pevole e l’offeso, muta il titolo del reato per taluno di coloro che vi sono concorsi,
anche gli altri rispondono dello stesso reato. Nondimeno, se questo è più grave, il
giudice può, rispetto a coloro per i quali non sussistono le condizioni, le qualità o i
rapporti predetti, diminuire la pena.
Il reato di abuso di ufficio è certamente un reato proprio; esso, cioè, può esse-
re commesso soltanto da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico ser-
vizio. Sennonché, anche gli estranei al pubblico ufficio o al pubblico servizio pos-
sono concorrere a detto reato, quando vi sia compartecipazione di questi all’attivi-
tà criminosa del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio (Cass., VI,
25-5-1995).
Il sistema così congegnato non va esente da criti- offerta di integrale risarcimento. (Fattispecie di
che e da dubbi di irragionevolezza: ad esempio, non estorsione in concorso nella quale uno dei ricorren-
si comprende perché l’aggravante connessa ai rap- ti lamentava il mancato riconoscimento dell'atte-
porti tra persona offesa e colpevole vada valutata a nuante del risarcimento del danno, già riconosciuta
carico del correo anche se da lui non conosciuta, al solo concorrente che aveva provveduto al risarci-
mentre invece non sarà estesa l’aggravante della mento del danno alla persona offesa) Cassazione
premeditazione, quando al contrario essa ha un’in- penale , sez. un., 22 gennaio 2009 , n. 5941.
dubbia valenza agevolatrice anche della condotta
2 • LA TRASMISSIBILITÀ DELL’AGGRAVANTE
prestata dai correi.
Si ritiene, in dottrina, che questa norma si riferisca
DELLA PREMEDITAZIONE ❐
alle circostanze tipiche del reato monosoggettivo e Nell’ipotesi di concorso di persone nel reato, anche
che, dunque, non vada estesa alle circostanze dopo la modifica dell’art. 118 c.p. a opera della l.
disciplinate dall’art. 111 (➠). 7 febbraio 1990, n. 19, deve ritenersi che, pur se
In tema di distinzione fra operatività ex post dell’at- non è sufficiente, perché l’aggravante della preme-
tenuante e sua estensibilità agli altri concorrenti, ditazione possa comunicarsi al concorrente nel
recentemente le Sezioni Unite si sono pronunciate, reato, la mera conoscibilità da parte di costui, la
statuendo che: l'estensione dell'attenuante del conoscenza effettiva legittimi, invece, l’estensione
risarcimento del danno al colpevole non può dell’aggravante stessa: infatti, se il concorrente, pur
discendere dal semplice soddisfacimento dell'ob- non avendo direttamente premeditato l’omicidio,
bligazione risarcitoria ad opera del coobbligato soli- tuttavia a esso partecipa nella piena consapevolez-
dale e dalle norme che presidiano l'estinzione delle za dell’altrui premeditazione, maturata prima del-
obbligazioni da illecito, perché si richiede "una con- l’esaurirsi del proprio volontario apporto alla realiz-
creta, tempestiva, volontà di riparazione del danno zazione dell’evento criminoso, la sua volontà adesi-
cagionato", di tal che se uno dei correi ha già prov- va al progetto investe e fa propria la particolare
veduto in via integrale, l'altro, dovrà in tempi utili intensità dell’altrui dolo, sicché la relativa aggra-
rimborsare il complice più diligente o comunque vante va riferita anche a lui (Cass., I, 10-10-2007,
dimostrare di aver avanzato una seria e concreta n. 40237).
getto abbia inteso sporgere querela. Quanto alla forma della querela, la stessa
Non è necessario che la persona offesa quali- può essere scritta o orale, e può anche esse-
fichi giuridicamente il fatto e tanto meno che re espressa mediante procuratore speciale.
sia identificato l’autore del reato. Quando è orale deve essere raccolta a verbale.
La querela è inammissibile solo quando sia stata già proposta, davanti al giudice
civile, l’azione per il risarcimento del danno conseguente al fatto-reato o quella per
le restituzioni. Non impedisce, invece, l’esercizio del diritto di querela ogni altra
azione di cognizione, cautelare o esecutiva promossa o promuovibile in sede civile
(ad esempio, è ammissibile la querela per omesso versamento dell’assegno divorzile
dopo che è stata promossa azione in sede civile diretta ad ottenere la corresponsio-
ne: Cass. S.U. 28-1-1985).
1 • INDIVISIBILITÀ ATTIVA DEL DIRITTO DI QUERELA ❐ passivi (si parla di “indivisibilità attiva”).
Coloro che non hanno presentato querela
Si è già visto (➠ 120) che, in caso di reati potranno costituirsi parte civile nel processo
plurioffensivi, essendo molteplici le persone penale.
offese, ciascuna di esse può presentare que- Diventa perciò molto importante capire quan-
rela. do siamo in presenza di un unico reato con più
La disposizione in commento precisa che il soggetti passivi – ed in questo caso la norma
diritto di querela è indivisibile. Questo signi- in commento sarà applicabile – e quando,
fica che a ciascun soggetto passivo spetta invece, siamo in presenza di un’unica azione
un autonomo diritto di querela e che il reato che configura più reati in danno di più perso-
è procedibile anche se il corrispondente ne (➠ 80), ipotesi nella quale l’art. 122 evi-
diritto è esercitato solo da uno dei soggetti dentemente non opera.
1 • INDIVISIBILITÀ PASSIVA DELLA QUERELA ❐ querela di cui all’art. 123 c.p. (principio in
forza del quale la querela si estende di diritto
Questa disposizione stabilisce l’indivisibilità a tutti coloro che hanno commesso il reato),
della querela sotto il profilo passivo: l’efficacia occorre distinguere l’ipotesi della cooperazio-
della condizione di procedibilità si estende, ne prevista dall’art. 113 c.p. da quella del
infatti, nei confronti di tutti i correi, e cioè di concorso di azioni od omissioni colpose costi-
tutte le persone che abbiano eventualmente tuenti cause indipendenti dell’evento, poiché
commesso il reato in concorso ex art. 110 o in solo nella prima ipotesi la querela è estensibi-
cooperazione colposa ex art. 113. le ai concorrenti, a norma dell’art. 123 c.p.,
Questa norma è, peraltro, coerente con mentre nella seconda essa ha efficacia soltan-
quanto affermato sub art. 120 a proposito to nei riguardi di colui o di coloro che sono
dell’individuazione del reato. Difatti, la que- indicati nella stessa come autori dei singoli
rela è strumento per la punizione del fatto- fatti colposi (Cass., IV, 20-3-2007, n.
reato e non per la punizione di un individuo 15262).
specifico. Per quanto concerne il caso specifico dell’art.
Nel caso di reati colposi, ai fini dell’applicabi- 58bis, si rinvia al commento elaborato in quel-
lità del principio dell’effetto estensivo della la sede.
125 • Querela del minore o inabilitato nel caso di rinuncia del rap-
presentante
La rinuncia alla facoltà di esercitare il diritto di querela, fatta dal genitore o dal
tutore o dal curatore, non priva il minore, che ha compiuto gli anni quattordici, o
l’inabilitato, del diritto di proporre querela.
126-127 • Libro I - Dei reati in generale • 194
1 • FAVOR QUERELAE ❐ genitore non impedisce al minore ultraquat-
tordicenne di esercitare il corrispondente
Questa norma completa il dettato dell’art. diritto.
120. In questo caso, infatti, viene stabilito È un’altra espressione del cd. favor quere-
che l’eventuale rinuncia del curatore o del lae.
1 • TUTELA RAFFORZATA DEL CAPO DELLO STATO ❐ sa di questo organo, che è irresponsabile per
gli atti compiuti, ad eccezione delle due
Questa norma si spiega in chiave di tutela figure specifiche disciplinate dall’art. 90
delle prerogative del Capo dello Stato. La pri- Cost.
vazione della titolarità, in capo a quest’ulti- L’atto di presentazione della querela da parte
mo, del diritto di querela e la sua attribuzio- del Ministro ha natura di atto amministrativo
ne al Ministro della giustizia, è giustificata e, dal punto di vista processuale, ha la mede-
dall’intenzione del legislatore di sottrarre il sima struttura della querela, dunque anch’es-
Presidente della Repubblica al dilemma rap- so è condizione di procedibilità.
presentato dal tutelare se medesimo o, piut- Ovviamente, questa norma è residuale e, qua-
tosto, mantenere un distacco dalla sua lora l’offesa al Presidente integri un delitto
immagine privata e personale. Peraltro, la contro la personalità dello Stato, come nel
disposizione si specifica anche in altra dire- caso dell’art. 276, il reato diviene procedibile
zione, per la dimensione costituzionale stes- d’ufficio.
• 195 Titolo IV - Del reo e della persona offesa dal reato • 128-130
TITOLO V
DELLA MODIFICAZIONE, APPLICAZIONE ED ESECUZIONE DELLA PENA
CAPO I
DELLA MODIFICAZIONE E APPLICAZIONE DELLA PENA
sistema del procedimento cautelare, evidenzia l’art. 657 c.p.p. che, al 4° comma, dispone:
la fungibilità fra pena e custodia cautelare “In ogni caso sono computate soltanto la
detentiva. custodia cautelare subita o le pene espiate
Il principio di fungibilità è operante a condi- dopo la commissione del reato per il quale
zione che la custodia cautelare sia stata sof- deve essere determinata la pena da eseguire”.
ferta dopo la commissione del reato per il Ai fini dell’individuazione del momento di
quale è intervenuta sentenza definitiva di con- commissione del reato occorre guardare alla
danna, altrimenti essa si risolverebbe in una condotta e, in caso di reato permanente, a
sorta di bonus concesso al condannato che quello di cessazione della permanenza (Cass.,
avrebbe la possibilità di commettere un reato I, 24-10-1994).
facendo valere, a fronte di esso, un periodo di La possibilità di conversione è rimessa alla
carcerazione cautelare pre-sofferto per la com- scelta del condannato, che può decidere se
missione di un altro fatto. avvalersi o meno del disposto di questo artico-
Oggi, il principio è espressamente ribadito dal- lo.
1 • UNA NORMA ESPRESSIONE DEL NE BIS IN IDEM ❐ (inteso come fatto storico, a prescindere dalla
sua qualificazione giuridica) sia oggetto di
Risponde ad un principio generale – quello diversi giudizi. Sul punto, non sorge alcun pro-
del ne bis in idem – la possibilità di compu- blema allorquando la pena inflitta all’estero
tare la carcerazione sofferta all’estero su sia omogenea alla pena irrogata con la senten-
quella da scontare, in Italia, per il medesimo za italiana: in tal caso, infatti, la pena deten-
reato. E’ evidente, infatti, che sarebbe ingiu- tiva o la custodia preventiva saranno valutate
sto sommare le due condanne, anziché in rapporto di uno ad uno, ovvero un giorno per
applicarne una sola, ed evidentemente, in tal ogni giorno. Quando, invece, le pene sono ete-
caso, si applicherà quella più favorevole per rogenee, dovrà operare il meccanismo di con-
il condannato. versione previsto dall’art. 135.
Il necessario presupposto perché si applichi la Si discute se questa norma sia applicabile
presente disposizione è che un identico fatto anche alle misure di sicurezza (➠ 201).
CAPO II
DELLA ESECUZIONE DELLA PENA
141•144 (1)
(1) Articoli abrogati dall’art. 89 della l. 26-7-1975, n. 354 (Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla ese-
cuzione delle misure privative e limitative della libertà).
1 • UNA NORMA ISPIRATA AL SENSO DI UMANITÀ ❐ pena, e non sono idonee - per ovvii motivi - a con-
sentire la sospensione della custodia cautelare
In questo, come nei due articoli seguenti, il legi- data la diversità di ratio di quest’ultimo istituto.
slatore impone il rinvio dell’esecuzione della pena Oltre allo stato di gravidanza ed al puerperio della
nel rispetto delle condizioni fisiche o di salute del donna condannata (n. 1 e 2), la norma prevede,
condannato. Si tratta di un’applicazione del prin- quale causa di rinvio obbligatorio della pena, l’af-
cipio di umanità nell’esecuzione della pena. fezione dal virus da HIV (n. 3). Tale disposizione
Anche queste norme vanno correlate ai più recen- rappresenta l’approdo di un percorso travagliato,
ti interventi in materia (in particolare, alla l. n. transitato attraverso una serie di vicende proces-
165/1998, che ha modificato l’art. 256 c.p.p. e suali e legali. Infatti, il d.l. 14-5-1993, n. 139,
gli artt. 47ter e 43quater della l. n. 354/1975). aveva introdotto, nel 1° comma dell’articolo in
Le cause che legittimano il rinvio dell’esecuzione esame, il n. 3, che sanciva il rinvio obbligatorio
devono essere insorte prima dell’esecuzione della dell’esecuzione della pena nei confronti di perso-
147 • Libro I - Dei reati in generale • 206
na affetta da infezione da HIV nei casi di incom- bilanciare la tutela della salute dei detenuti con le
patibilità con lo stato di detenzione ai sensi del- esigenze di sicurezza della collettività.
l’art. 286bis, 1° comma, c.p.p. Pertanto, ai fini del rinvio obbligatorio dell’ese-
Tale disposizione, però, era stata censurata dalla cuzione della pena, nel caso previsto dall’art.
Corte costituzionale con la sentenza n. 438/1995, 146, 1° comma, n. 3, c.p., non basta che il con-
che aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale dannato sia affetto da AIDS conclamata o da
dell’art. 146, 1° comma, n. 3, c.p., nella parte in grave deficienza immunitaria, ma occorre che
cui prevedeva che il differimento avesse luogo sussista anche l’ulteriore condizione, riferibile a
anche quando l’espiazione della pena potesse tutte le ipotesi precedentemente indicate nella
avvenire senza pregiudizio della salute del sogget- norma, che la malattia sia giunta ad una fase
to e di quella degli altri detenuti. così avanzata da escludere la rispondenza del
Prendendo atto di ciò, la l. n. 231/1999 ha modi- soggetto ai trattamenti disponibili o alle terapie
ficato il n. 3 della norma in esame cercando di curative.
1 • LE IPOTESI DI RINVIO FACOLTATIVO ❐ to. Tuttavia, perché ciò possa avvenire occorre la
sussistenza di una situazione di pericolosità del
I presupposti di operatività della norma sono analo- condannato, pur in presenza di una malattia grave.
ghi a quelli della disposizione precedente. Anche In tema di patologie che portano grave infermità fisica
questa norma, infatti, è ispirata al principio di uma- la S.C. ha statuito che “è legittimo il rigetto di istanza
nità nell’esecuzione della pena. di differimento dell’esecuzione presentata da condan-
Tuttavia, a differenza dell’ipotesi disciplinata dal- nato sottoposto a intervento di nefrectomia parziale
l’art. 146, in questo caso il giudice (tribunale di resa necessaria per la rimozione di carcinoma del rene,
sorveglianza) gode di discrezionalità in ordine al se una volta che la patologia neoplastica sia controllata e
rinviare o meno l’esecuzione della sanzione. In par- gli accertamenti e le cure conseguenti siano eseguiti
ticolare, il giudice può rinviare l’esecuzione della presso la struttura carceraria, senza che la permanen-
pena in caso di: za in questa esponga il detenuto a pericolo di vita o
- presentazione della domanda di grazia; comunque a condizioni inumane e, come tali, inaccet-
- stato di puerperio oltre il sesto mese; tabili (Cass., I, 26-9-2007, n. 37337).
- grave infermità fisica del condannato, da valutare Così come che lo stato di salute incompatibile con il
tenendo conto delle sue condizioni fisiche e delle regime carcerario, idoneo a giustificare il differimen-
concrete condizioni ambientali dello stabilimento to dell'esecuzione della pena per infermità fisica o la
carcerario, al fine di evitare al condannato tratta- applicazione della detenzione domiciliare, non è
menti inumani e la sua sottomissione ad una pena limitato alla patologia implicante un pericolo per la
di fatto più grave di quella inflitta (Cass., I, 4-2- vita, dovendosi avere riguardo ad ogni stato morboso
1997). Si ritiene, peraltro, che rilevino le sole con- o scadimento fisico capace di determinare una situa-
dizioni di infermità fisica e che, pertanto, non pos- zione di esistenza al di sotto di una soglia di dignità
sano essere prese in considerazione le condizioni da rispettarsi pure nella condizione di restrizione car-
connesse a disturbi psichici della personalità, che ceraria. (Fattispecie in materia di depressione mag-
potranno rilevare ai sensi dell’art. 148 (Cass., I, 2- giore ricorrente, con rischio di suicidio, incapacità di
5-1995). Non è escluso che, in presenza di gravi reggere la stazione eretta, e condizioni generali sca-
patologie, purché la gravità del quadro patologico dute con ipotonia e ipertrofia muscolare). Cassazione
non implichi un contrasto fra la corrispondente penale , sez. I, 08 maggio 2009 , n. 22373.
decisione ed il principio di umanità, il giudice Questa disposizione è richiamata, in tema di misure
possa disporre, invece del rinvio, la prosecuzione di sicurezza, dall’art. 211bis e, dunque, il regime da
della detenzione presso il domicilio del condanna- essa previsto è applicabile anche a queste ultime.
148 • Libro I - Dei reati in generale • 208
TITOLO VI
DELLA ESTINZIONE DEL REATO E DELLA PENA
CAPO I
DELLA ESTINZIONE DEL REATO
151 • Amnistia
L’amnistia estingue il reato, e, se vi è stata condanna, fa cessare l’esecuzione del-
la condanna e le pene accessorie (1).
151 • Libro I - Dei reati in generale • 210
Nel concorso di più reati, l’amnistia si applica ai singoli reati per i quali è conceduta.
L’estinzione del reato per effetto dell’amnistia è limitata ai reati commessi a tutto
il giorno precedente la data del decreto (2), salvo che questo stabilisca una data di-
versa.
L’amnistia può essere sottoposta a condizioni o ad obblighi.
L’amnistia non si applica ai recidivi, nei casi preveduti dai capoversi dell’art. 99,
né ai delinquenti abituali, o professionali o per tendenza, salvo che il decreto (2) di-
sponga diversamente.
(1) La Corte costituzionale, con sentenza 14-7-1971, n. 175, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del
presente comma “nella parte in cui esclude che l’imputato, rinunciando all’applicazione dell’amnistia possa ot-
tenere di essere giudicato nel merito, con conseguente applicazione della sanzione penale a suo carico ove egli ri-
sulti colpevole, ma anche col riconoscimento della sua completa innocenza ove ciò emerga dalla prosecuzione e
definizione del giudizio”.
(2) Ora “legge”, in seguito alla modifica dell’art. 79 Cost. ad opera della l. cost. 6-3-1992, n. 1.
indagini preliminari (Cass., V, 12-12-1991). nato quali requisiti per ottenere l’amnistia: si
Quanto alla forma della rinuncia, occorre che tratta, a volte, di condizioni soggettive atti-
la dichiarazione provenga da soggetto legitti- nenti alla persona del reo (es.: precedenti
mato e sia rivolta al giudice. penali o esistenza di sentenze passate in giu-
Può anche accadere che il legislatore preve- dicato), e, altre volte, di condizioni oggettive
da condizioni o obblighi a carico del condan- (es.: tipi di reati posti in essere).
Con sentenza della Corte Costituzionale n. 393 del 23 novembre 2006 è stata
dichiarata la parziale illegittimità costituzionale dell’art. 10, comma 3, della legge 5
dicembre 2005, n. 251, nella parte in cui escludeva l’applicazione della nuova disci-
plina in tema di prescrizione dei reati ai “processi già pendenti in primo grado ove
vi sia stata la dichiarazione di apertura del dibattimento”.
La Corte, richiamando la propria giurisprudenza, costante nell’affermare che il
regime giuridico riservato alla lex mitior, e segnatamente la sua retroattività, non
riceve nell’ordinamento la tutela privilegiata di cui all’art. 25, comma 2, Cost., ha
ritenuto che la deroga al regime della retroattività deve ritenersi ammissibile nei con-
fronti di norme che riducano la durata della prescrizione del reato, purché tale dero-
ga sia non solo coerente con la funzione che l’ordinamento oggettivamente assegna
all’istituto, ma anche diretta a tutelare interessi di non minore rilevanza di quello
ricavabile dall’art. 2, comma 4, del codice penale.
Ciò posto, il giudice delle leggi ha escluso la ragionevolezza della deroga con rife-
rimento alla scelta - compiuta dal legislatore con l’impugnato art. 10, comma 3,
della legge n. 251 del 2005, peraltro nei limiti di quanto da esso previsto con riferi-
mento ai dibattimenti di primo grado - di individuare il momento della dichiarazio-
ne di apertura del dibattimento come discrimine temporale per l’applicazione delle
nuove norme sui termini di prescrizione del reato nei processi in corso di svolgimen-
to in primo grado alla data di entrata in vigore della l. n. 251/2005.
L’apertura del dibattimento - ha affermato la Corte - non è in alcun modo ido-
nea a correlarsi significativamente ad un istituto di carattere generale come la pre-
• 217 Titolo VI - Della estinzione del reato e della pena • 158
(1) Le parole fra parentesi quadrate sono state soppresse dall’art. 6, comma 2, della l. 5-12-2005, n. 251 (Mo-
difiche al codice penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio
di comparazione delle circostanze di reato per i recidivi, di usura e di prescrizione).
(2) Si veda l’articolo 10, commi 2 e 3, della l. n. 251/2005, cit., pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, Serie gen.,
n. 285 del 7 dicembre 2005 ed entrata in vigore il giorno successivo, di cui si riporta il testo:
“2. Ferme restando le disposizioni dell’articolo 2 del codice penale, quanto alle altre norme della presente
legge, le disposizioni dell’articolo 6 non si applicano ai procedimenti e ai processi in corso se i nuovi termini di
prescrizione risultano più lunghi di quelli previgenti.
3. Se, per effetto delle nuove disposizioni, i termini di prescrizione risultano più brevi, le stesse si applicano ai
procedimenti e ai processi pendenti alla data di entrata in vigore della presente legge, ad esclusione dei processi
già pendenti in primo grado ove vi sia stata la dichiarazione di apertura del dibattimento, nonché dei processi già
pendenti in grado di appello o avanti alla Corte di cassazione”.
La Corte costituzionale, con sentenza n. 393 del 23 novembre 2006, ha dichiarato l'illegittimità costituzio-
nale del comma 3 da ultimo citato, limitatamente alle parole: “dei processi già pendenti in primo grado ove vi sia
stata la dichiarazione di apertura del dibattimento, nonché”.
1 • UN ISTITUTO ISPIRATO AL FAVOR REI ❐ In relazione alla disciplina intertemporale della pre-
scrizione dettata dalla L. n. 251/2005, la modifica
Le regole in materia di decorrenza del termine di per il reato continuato, non incidendo sul termine
prescrizione sono ispirate al principio del favor rei; di durata della prescrizione, non appare soggetta al
il predetto termine, in particolare, decorre dalle ore criterio limitativo previsto dall’art. 10, commi 2 e 3,
zero del giorno successivo a quello di consumazio- della stessa legge, secondo cui i nuovi termini non
ne del reato, mentre spira alla mezzanotte dell’ulti- si applicano ai processi in corso se gli stessi risul-
mo giorno del periodo individuato ex art. 157. tano più lunghi di quelli previgenti (irretroattività
Se vi è incertezza tra due o più termini di decorren- della disciplina più sfavorevole), ma semplicemen-
za, si ritiene, in giurisprudenza, che debba essere te alla disciplina ordinaria di cui all’art. 2 (➠).
individuato il termine più risalente nel tempo, in
applicazione del principio del favor rei sopra richia-
mato.
2 • CASISTICA ❐
La L. n. 251/2005, analizzata in dettaglio nel com- In caso di reato aggravato dall’evento, perché si
mento all’art. 157 (➠), ha modificato il termine di abbia consumazione occorre la realizzazione del-
decorrenza della prescrizione in ipotesi di reato l’evento aggravatore. La realizzazione dell’evento è
continuato, eliminando il riferimento del dies a quo richiesta anche in caso di reato colposo.
al momento in cui la continuazione è cessata. Ne È evidente la diversa ratio che anima la prescrizione
deriva l’applicazione delle norme ordinarie in tema nel caso di reato permanente: poiché solo nel
di concorso materiale di reati, con conseguente momento in cui cessa la permanenza comincia a
frammentazione ai fini della prescrizione delle sin- decorrere il termine trascorso il quale lo Stato non ha
gole ipotesi criminose. più interesse a punire, soltanto a partire da quel
Rimane comunque fermo il principio secondo cui, momento, e cioè da quando è venuta a cessare - per
per il computo della durata del termine di prescri- qualsiasi causa - la condotta antigiuridica del sogget-
zione occorre guardare alle singole pene stabilite in to agente, inizia a decorrere il termine ex art. 158.
relazione a ciascuno dei delitti che compongono il Invece, nei reati istantanei con effetti permanenti, la
reato continuato (Cass., II, 10-11-2003). prescrizione decorre dal venir meno di tali effetti.
• 219 Titolo VI - Della estinzione del reato e della pena • 159
Pertanto, in caso di usura, se il soggetto passivo si è l’ultima consegna del denaro a favore dell’agente.
impegnato a prestare, nel tempo, interessi usurari, Con riferimento al delitto tentato, la prescrizione
occorre considerare, ai fini della decorrenza del ter- decorre dal giorno in cui il soggetto ha compiuto
mine di prescrizione, la data in cui si è verificata l’ultimo atto qualificabile come tentativo.
(1) Articolo così sostituito dall’art. 6, comma 3, della l. 5 dicembre 2005, n. 251 (Modifiche al codice penale e
alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione delle
circostanze di reato per i recidivi, di usura e di prescrizione).
(2) Si veda l’articolo 10, commi 2 e 3, della l. n. 251/2005, cit., pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, Serie gen.,
n. 285 del 7 dicembre 2005 ed entrata in vigore il giorno successivo, di cui si riporta il testo:
“2. Ferme restando le disposizioni dell’articolo 2 del codice penale, quanto alle altre norme della presente
legge, le disposizioni dell’articolo 6 non si applicano ai procedimenti e ai processi in corso se i nuovi termini di
159 • Libro I - Dei reati in generale • 220
prescrizione risultano più lunghi di quelli previgenti.
3. Se, per effetto delle nuove disposizioni, i termini di prescrizione risultano più brevi, le stesse si applicano ai
procedimenti e ai processi pendenti alla data di entrata in vigore della presente legge, ad esclusione dei processi
già pendenti in primo grado ove vi sia stata la dichiarazione di apertura del dibattimento, nonché dei processi già
pendenti in grado di appello o avanti alla Corte di cassazione”.
La Corte costituzionale, con sentenza n. 393 del 23 novembre 2006, ha dichiarato l'illegittimità costituzio-
nale del comma 3 da ultimo citato, limitatamente alle parole: “dei processi già pendenti in primo grado ove vi sia
stata la dichiarazione di apertura del dibattimento, nonché”.
giurisprudenza è quello relativo al rapporto tra que- prescrizione, poiché esso non è compreso nell’elen-
sto istituto e l’art. 415bis c.p.p. E difatti, taluni co degli atti espressamente previsti dall’art. 160,
ritenevano di attribuire efficacia di interruzione 2° comma, c.p., i quali costituiscono un numerus
della prescrizione anche all’avviso di conclusione clausus e non sono suscettibili di ampliamento per
delle indagini preliminari, inviato dal P.M. all’inda- via interpretativa, stante il divieto di analogia in
gato ai sensi del citato art. 415bis, benché lo stes- malam partem in materia penale.
so non fosse testualmente ricompreso tra gli atti ai In questo senso, perciò, il Supremo Collegio ha
quali la legge riconosce tale effetto. escluso la legittimità di una “operazione additiva e
Con la sentenza resa a Sezioni Unite, 22 febbraio manipolativa in malam partem del catalogo di cui
2007, n. 21833, la Cassazione ha invece ritenuto all’art. 160 c.p., violando […] i principi di legalità
che “l’avviso di conclusione delle indagini ex art. e di riserva di legge in materia penale nonché il
415bis c.p.p. non ha efficacia interruttiva della divieto di analogia in malam partem”.
gico tra i reati per i quali si procede. Il verificar- non interessati dall’atto di impulso. In un obiter
si di una causa di interruzione o sospensione per dictum peraltro la Cassazione Penale Sez. Un.,
taluno dei reati non avrà effetto per gli altri. Si 28.2. - 15.5.2008, n. 19601, Piccoli ha ritenu-
pensi, ad esempio, ad un invito alla presentazio- to che, ai fini dell'applicazione delle disposizioni
ne a rendere interrogatorio all’indagato ovvero ad transitorie di cui all'art. 10, comma terzo, L. n.
ordinanza applicativa di misura cautelare emes- 251 del 2005, la pendenza del grado d'appello,
sa solo in relazione a talune fattispecie di reato. che rileva per escludere la retroattività delle
L’effetto di sospensione o di interruzione della norme sopravvenute più favorevoli, ha inizio nel
prescrizione non si applicherà ai reati connessi momento del deposito dell'atto d'appello.
prende a cosa intenda alludere quando indica nella Secondo altri, invece, si tratta di un mero richiamo
gravità del fatto una causa ostativa alla concessione ad uno dei criteri indicati dall’art. 133.
del beneficio. Secondo alcuni, infatti, si tratta di un L’incertezza, ovviamente, rende difficoltosa l’indivi-
rinvio tecnico alla dizione enunciativa contenuta nel duazione dei margini applicativi della norma, con-
2° comma dell’art. 648, in tema di ricettazione. ferendo ancora maggiore discrezionalità al giudice.
ficato le caratteristiche dell’istituto, peraltro oggetto di neato la previsione del limite di pena sospendibile
plurimi interventi legislativi anche in passato. con quella prevista per il patteggiamento ordinario
La novità più importante introdotta dal suindicato e questo non potrà che incrementare il ricorso a
provvedimento legislativo è la possibilità offerta al questo rito alternativo da parte degli imputati.
giudice di sospendere la sola pena detentiva se Infatti, l’art. 444 c.p.p. prevede, per l’ammissibili-
questa rimane nel limite di due anni, senza tener tà del patteggiamento, che la pena detentiva in
conto della pena pecuniaria. Quest’ultima, pertan- concreto irrogabile a seguito dell’accordo delle
to, sarà comunque eseguita. Si è venuta ad enu- parti, non superi complessivamente i due anni.
cleare, per questa via, una vera e propria autono- Altra innovazione è contenuta nella previsione di
mia del beneficio in argomento rispetto alla pena una sospensione breve della pena. Il giudice, infat-
pecuniaria, la cui determinazione è divenuta indif- ti, a norma del 6° comma dell’art. 163, come modi-
ferente rispetto alla concessione di detto beneficio. ficato dalla legge in argomento, potrà sospendere
Il legislatore ha, in tal modo, risolto un problema l’esecuzione della pena per il termine di un anno,
che da tempo si era affacciato nella pratica giuri- decorso il quale il reato sarà estinto, purché ricorra-
sprudenziale, derivante dall’applicazione di fatti- no le seguenti condizioni:
specie di reato - quali ad esempio quella prevista - la pena irrogata non deve essere superiore ad un
dall’art. 291bis del d.P.R. n. 43/1973 - per le quali anno;
erano previste pene pecuniarie edittali, anche nel - il colpevole, prima della condanna, abbia risarcito
minimo, di notevole entità e tale da non consentire il danno creato dal reato o si sia adoperato sponta-
mai la concessione del beneficio della sospensione neamente per elidere o attenuare le conseguenze
condizionale della pena. dannose o pericolose del reato.
Per la verità, il sistema previgente, era stato porta- La previsione in argomento è chiaramente struttu-
to all’attenzione della Corte costituzionale che tut- rata in modo da risultare di applicazione ecceziona-
tavia, con l’ordinanza n. 475/2002, aveva ritenuto le, dal momento che il beneficio viene concesso
manifestamente infondata la questione di legittimi- solo a chi si sia adoperato a ridimensionare le con-
tà costituzionale. seguenze del reato commesso, prima della senten-
Come è stato notato (Pezzella), la novella ha rialli- za di condanna di primo grado.
seguito di intervenuta depenalizzazione. Così come cuzione riferibili a un unico reato continuato e non
non è revocabile la sospensione condizionale della risultino superati i limiti di pena di cui all'art. 163
pena a causa di una terza condanna, allorché le due cod. pen.. Cassazione penale , sez. I, 13 maggio
precedenti siano state ritenute dal giudice dell'ese- 2009 , n. 24285.
non si rifiutano di prestare tale attività. opponga: ciò significa che, se è impossibile con-
Inoltre, prima della l. n. 145/2004 il giudice, dizionare la concessione della seconda pena
quando era già stata concessa una pena sospe- sospesa agli obblighi restitutori ex art. 165, 1°
sa, poteva concederne un’altra al condannato comma, e vi è anche il rifiuto del condannato a
(fatti salvi i limiti complessivi di pena di cui prestare attività lavorativa non retribuita, il giu-
all’art 163) solo se subordinata all’effettuazio- dice non può concedere la seconda pena sospe-
ne di uno degli obblighi restitutori o risarcitori sa al condannato (altrimenti, sarebbe fin troppo
di cui al 1° comma, salvo che ciò fosse impos- facile, per il condannato che rifiuta di prestare
sibile. In altri termini, se non era possibile la sua attività lavorativa, beneficare della secon-
subordinare la sospensione della pena all’assol- da pena sospesa senza sottostare ad alcun
vimento di tali obblighi, il giudice poteva con- obbligo, e ciò sarebbe palesemente irrazionale e
cedere la seconda pena sospesa senza alcuna discriminatorio nei confronti degli imputati che
condizione aggiuntiva. Con la novella del non esprimono alcun rifiuto).
2004, invece, il giudice - anche quando la pre- Infine, se il condannato a pena sospesa condi-
stazione degli obblighi restitutori è impossibile zionata all’effettuazione di lavori di pubblica
- può sempre condizionare la pena sospesa utilità decide, successivamente alla condan-
all’effettuazione di lavori di pubblica utilità non na, di non effettuare la prestazione lavorativa,
retribuita, per cui, se intende concedere una il giudice dell’esecuzione dovrà revocare la
seconda pena sospesa, deve subordinarla: pena sospesa, poiché la condizione alla quale
- all’effettuazione degli obblighi restitutori di era subordinata è divenuta impossibile a
cui al 1° comma dell’art. 165; causa dell’imputato: mantenere la pena
- in alternativa, e comunque nei casi di impos- sospesa nonostante il rifiuto alla prestazione
sibilità di effettuazione dei predetti obblighi lavorativa sarebbe una decisione discriminato-
restitutori, all’effettuazione di lavori di pubblica ria rispetto ai condannati che accettino di
utilità non retribuiti, salvo che l’imputato non si effettuare la prestazione lavorativa.
In materia di reati edilizi, ai fini della revoca della sospensione condizionale della
pena inflitta per reato edilizio, quando il beneficio sia stato sottoposto alla condizio-
ne che venisse effettuata, entro un certo termine, la demolizione del manufatto abu-
sivo, è irrilevante l’allegata acquisizione gratuita del manufatto medesimo al patri-
monio comunale, ove non si dimostri che con espressa delibera sia stata dichiarata
la prevalenza di interessi pubblici al mantenimento dell’opera o, quanto meno, che
il Comune abbia voluto consentire la demolizione (Cass., III, 27-7-2004).
limiti stabiliti dall’articolo 163, il giudice, tenuto conto dell’indole e della gravità
del reato, può revocare l’ordine di sospensione condizionale della pena.
La sospensione condizionale della pena è altresì revocata quando è stata conces-
sa in violazione dell’articolo 164, quarto comma, in presenza di cause ostative. La
revoca è disposta anche se la sospensione è stata concessa ai sensi del comma 3 del-
l’articolo 444 del codice di procedura penale (2).
(1) Articolo così sostituito dall’art. 13 del d.l. 11-4-1974, n. 99 (Provvedimenti urgenti sulla giustizia penale),
convertito, con modificazioni, nella l. 7-6-1974, n. 220.
(2) Comma aggiunto dall’art. 1, comma 1, della l. 26-3-2001, n. 128 (Interventi legislativi in materia di tute-
la della sicurezza dei cittadini).
Poiché la sentenza emessa all’esito della procedura di cui agli art. 444 e ss. c.p.p. non
ha natura di sentenza di condanna, difettandole l’accertamento giudiziale dell’avvenuta
“commissione” del fatto reato, essa non può costituire titolo idoneo alla revoca, a norma
dell’art. 168, 1° comma, n. 1, c.p., di sospensione condizionale della pena precedente-
mente concessa (in motivazione, la Cassazione ha precisato che la pena applicata all’esi-
to di patteggiamento può essere ostativa alla concessione di una successiva sospensione
condizionale della pena in quanto, “applicando la pena”, essa, sotto tale profilo, è legit-
timamente equiparabile ad una pronuncia di condanna) (Cass. S.U. 26-2-1997).
169 • Libro I - Dei reati in generale • 236
tà dei due istituti, giunga alla conclusione, - che prevede una misura innovativa che perse-
evidenziando anche uno solo dei criteri indica- gue i medesimi scopi di quella in commento,
ti dall’art. 133 ed altri elementi di rilievo ai attraverso un procedimento più articolato nel
fini del giudizio valutativo - dell’effetto positi- corso del quale si dovrebbero poter esercitare
vo che in concreto può derivare dal beneficio più accurati poteri di vigilanza nei confronti
prescelto (Cass., II, 24-7-1991). del minore. In particolare, il perdono giudizia-
Quanto al rapporto con l’amnistia, in giuri- le deve ritenersi limitato a fatti no cos tenuti
sprudenza si ritiene che essa debba essere da legittimare una sentenza di no luogo a pro-
applicata a preferenza del perdono. cedere per irrilevanza ex art. 27 del d.P.R. n.
Con questa fattispecie è destinato, infine, ad 448/1988, e neanche ricollegabili ad una per-
avere interferenze nella pratica l’istituto della sonalità tale da suggerire il ricorso al periodo
sospensione del processo con messa alla prova di prova in pendenza della sospensione del
del minore introdotto dal d.P.R. n. 448/1988, processo ex art. 28 del d.P.R. n. 448/1988.
CAPO II
DELLA ESTINZIONE DELLA PENA
172 • Estinzione delle pene della reclusione e della multa per decorso
del tempo
La pena della reclusione si estingue col decorso di un tempo pari al doppio della
pena inflitta e, in ogni caso, non superiore a trenta e non inferiore a dieci anni.
La pena della multa si estingue nel termine di dieci anni.
Quando, congiuntamente alla pena della reclusione, è inflitta la pena della
multa, per l’estinzione dell’una e dell’altra pena si ha riguardo soltanto al decorso
del tempo stabilito per la reclusione (1).
Il termine decorre dal giorno in cui la condanna è divenuta irrevocabile, ovvero
dal giorno in cui il condannato si è sottratto volontariamente alla esecuzione già
iniziata della pena.
Se l’esecuzione della pena è subordinata alla scadenza di un termine o al verifi-
carsi di una condizione, il tempo necessario per la estinzione della pena decorre dal
giorno in cui il termine è scaduto o la condizione si è verificata.
Nel caso di concorso di reati si ha riguardo, per l’estinzione della pena, a ciascu-
no di essi, anche se le pene sono state inflitte con la medesima sentenza.
L’estinzione delle pene non ha luogo, se si tratta di recidivi, nei casi prevedu-
ti dai capoversi dell’articolo 99, o di delinquenti abituali, professionali o per
tendenza; ovvero se il condannato, durante il tempo necessario per l’estinzione
della pena, riporta una condanna alla reclusione per un delitto della stessa indo-
le.
(1) Si veda, in deroga a questa disposizione, l’art. 111 della l. 24-11-1981, n. 689 (Modifiche al sistema pe-
nale), di cui riportiamo il comma 2: “In deroga a quanto disposto dall’articolo 172 c.p., la pena della multa in-
flitta, anche congiuntamente a quella della reclusione, per reati commessi prima dell’entrata in vigore della
presente legge, si estingue col decorso del termine di dieci anni dalla data di entrata in vigore della presente leg-
ge; tuttavia, se la sentenza di condanna è divenuta irrevocabile successivamente alla data di entrata in vigore
della presente legge, la pena della multa si estingue col decorso di dieci anni dal passaggio in giudicato della
sentenza”.
pla l’ergastolo, e ciò vuol dire che l’esecu- concreta esecuzione della pena.
zione di questa pena non è soggetta a pre- Inoltre, all’estinzione della pena per decorso
scrizione. del tempo non è di ostacolo la condanna che
La pena-parametro sulla quale calcolare il abbia ad oggetto delitti commessi prima del-
decorso del termine prescrizionale è quella l’inizio del termine prescrizionale, ancorché
“inflitta”. intervenuta successivamente ad esso (Cass., I,
Si discute se, con questo termine, il legisla- 22-4-2004).
tore abbia voluto alludere alla pena irrogata
dal giudice di cognizione (Cass., I, 8-11-
1999) o a quella in concreto da scontare
3 • DECORRENZA DEL TERMINE DI ESTINZIONE ❐
(Cass., VI, 14-5-1997) che, rispetto alla Il termine di estinzione della pena decorre, di
prima, può essere minore in virtù di diminu- regola, dal giorno in cui la condanna è divenu-
zioni dovute all’ottenimento di benefici da ta irrevocabile, sul presupposto che l’esecuzio-
parte del condannato (indulto, liberazione ne della pena non sia in corso, mentre in caso
anticipata etc.). contrario essa può essere interrotta per fatto
La seconda interpretazione è preferita, per- volontario del condannato che si sottrae all’ese-
ché è più favorevole al reo. cuzione della pena già iniziata, in cui il termine
estintivo inizia a decorrere dal giorno della
2 • PRESUPPOSTI ❐ volontaria sottrazione. Ne consegue che, nel
caso in cui il condannato, sottoposto ad esecu-
Quanto ai presupposti oggettivi di operatività zione della pena a seguito di sentenza irrevoca-
dell’istituto, si ritiene che il mero decorso del bile di condanna, si sottragga volontariamente
tempo sia sufficiente per la sua operatività, all’esecuzione, il termine di cui all’art. 172, 1°
senza che sia necessario l’accertamento del- comma, decorre dal giorno in cui tale condotta
l’inerzia degli organi competenti ad avviare la è posta in essere (Cass., V, 30-7-2003).
1 • DISPOSIZIONE “GEMELLA” DELL’ART. 172 ❐ prescrive solo quando sia prescritta la pena
congiunta dell’arresto.
Questa disposizione ribadisce il principio di L’estinzione della pena per prescrizione è,
cui all’art. 172, estendendolo alle pene del- comunque, impedita dalla conversione della
l’arresto e dell’ammenda. pena pecuniaria per insolvibilità del condan-
In questo caso, la pena dell’ammenda non nato, anche se poi non concretamente esegui-
ottiene un trattamento favorevole, perché si ta (Cass., III, 22-3-2001).
174 • Libro I - Dei reati in generale • 240
La regola di cui all'art. 174, comma 3, c.p. - che stabilisce che in caso di concor-
so di reati l'indulto si applica una sola volta dopo aver cumulato le pene - opera solo
alla condizione che tutte le pene siano condonabili, giacché nessuna causa di estin-
zione della pena può incidere su un cumulo che comprenda pene sulle quali la stes-
sa causa non può esplicare i suoi effetti; in tal caso occorre procedere alla separazio-
ne delle pene condonabili e quindi procedere unificando le pene non condonabili
con la parte di quelle condonabili che è residuata dopo l'applicazione dei benefici
indulgenziali, effettuando la riduzione prevista dall'art. 78 c.p. solo all'esito di tale
operazione (Cass., I, 11-5-2006, n. 19339). In tema di indulto, in caso di reati uniti
nel vincolo della continuazione, alcuni dei quali - compreso quello più grave - siano
stati commessi entro il termine fissato per la fruizione del beneficio ed altri succes-
sivamente, la pena rilevante ai fini della revoca dell'indulto va individuata, con
riguardo ai reati-satellite, nell'aumento di pena in concreto inflitto a titolo di conti-
nuazione per ciascuno di essi, e non nella sanzione edittale minima prevista per la
singola fattispecie astratta; a tal fine, ove la sentenza non abbia specificato la pena
applicata per ciascun reato, spetta al giudice dell'esecuzione interpretare il giudicato.
Cassazione penale , sez. un., 23 aprile 2009, n. 21501.
175 • Non menzione della condanna nel certificato del casellario giu-
diziale (1)
Se, con una prima condanna, è inflitta una pena detentiva non superiore a due
anni, ovvero una pena pecuniaria non superiore a euro 516, il giudice, avuto ri-
guardo alle circostanze indicate nell’articolo 133, può ordinare in sentenza che
non sia fatta menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale, spe-
dito a richiesta di privati, non per ragione di diritto elettorale (2).
La non menzione della condanna può essere altresì concessa quando è inflitta
congiuntamente una pena detentiva non superiore a due anni ed una pena pecu-
niaria che, ragguagliata a norma dell’articolo 135 e cumulata alla pena detentiva,
priverebbe complessivamente il condannato della libertà personale per un tempo
non superiore a trenta mesi.
Se il condannato commette successivamente un delitto, l’ordine di non fare
menzione della condanna precedente è revocato.
[…] (3).
(1) Articolo così sostituito dall’art. 104 della l. 24-11-1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale).
(2) La Corte costituzionale:
- con sentenza 7-6-1984, n. 155, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del presente comma, nel testo in-
trodotto con l’art. 104 della l. n. 689/1981, cit., “nella parte in cui esclude che possano concedersi ulteriori non
menzioni di condanne nel certificato del casellario giudiziale spedito a richiesta di privati, nel caso di condanne,
per reati anteriormente commessi, a pene che, cumulate con quelle già irrogate, non superino i limiti di applica-
bilità del beneficio”;
175 • Libro I - Dei reati in generale • 242
- con sentenza 17-3-1988, n. 304, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del presente comma, “nel-
la parte in cui prevede che la non menzione nel certificato del casellario giudiziale di condanna a sola pena
pecuniaria possa essere ordinata dal giudice quando non sia superiore a un milione (euro 516), anziché a
somma pari a quella risultante dal ragguaglio della pena detentiva di anni due, a norma dell’art. 135 c.p.”.
(3) Comma abrogato dall’art. 7 della l. 7-2-1990, n. 19 (Modifiche in tema di circostanze, sospensione condi-
zionale della pena e destituzione dei pubblici dipendenti).
La sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti non può costituire
causa di revoca del beneficio della non menzione concesso in relazione a condanna
per fatto precedentemente commesso (Cass., I, 26-9-2002. In motivazione, la Corte
ha ritenuto irrilevante, ai fini della decisione, la modificazione dell’art. 168 c.p.
intervenuta sul tema affine della revoca della sospensione condizionale della pena ad
opera della l. n. 128/2001, in quanto quest’ultima si limita a sancire la revoca auto-
matica di quest’ultimo beneficio, ove disposto per una sentenza di patteggiamento,
allorché esso sia stato concesso in violazione del limite legale di reiterabilità).
• 243 Titolo VI - Della estinzione del reato e della pena • 176
vocate le misure di sicurezza personali, ordinate dal giudice con la sentenza di con-
danna o con provvedimento successivo.
(1) Articolo così sostituito dall’art. 2 della l. 25-11-1962, n. 1634 (Modificazioni alle norme del codice penale
relative all’ergastolo e alla liberazione condizionale).
(2) L’art. 9 della l. 29-5-1982, n. 304 (Misure per la difesa dell’ordinamento costituzionale), prevede la revoca
della liberazione condizionale qualora la persona liberata commetta successivamente un delitto non colposo
per il quale sia prevista la pena della reclusione superiore nel massimo a quattro anni, ovvero se risulti che la libe-
razione condizionale sia stata ottenuta a mezzo di dichiarazioni di cui sia stata accertata giudizialmente la falsità.
(3) La Corte costituzionale:
- con sentenza 25-5-1989, n. 282, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del presente comma, “nel-
la parte in cui, nel caso di revoca della liberazione condizionale, non consente al tribunale di sorveglianza di
determinare la pena detentiva ancora da espiare, tenendo conto del tempo trascorso in libertà condizionale
nonché delle restrizioni di libertà subite dal condannato e del suo comportamento durante tale periodo”;
- con sentenza 4-6-1997, n. 161, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’ultimo periodo del presente
comma, “nella parte in cui non prevede che il condannato alla pena dell’ergastolo, cui sia stata revocata la liberazio-
ne condizionale, possa essere nuovamente ammesso a fruire del beneficio ove ne sussistano i relativi presupposti”;
- con sentenza 23-12-1998, n. 418, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del presente comma, “nel-
la parte in cui prevede la revoca della liberazione condizionale nel caso di condanna per qualsiasi delitto o
contravvenzione della stessa indole, anziché stabilire che la liberazione condizionale è revocata se la condotta
del soggetto, in relazione alla condanna subita, appare incompatibile con il mantenimento del beneficio”.
1 • IL TERMINE ❐ Italia.
In tal caso, il termine per la riabilitazione
Questa disposizione stabilisce l’equipollenza decorre dal giorno dell’esecuzione o dell’estin-
delle sentenze penali emesse all’estero e rico- zione della pena e non da quello del riconosci-
nosciute ai sensi delle norme ordinamentali in mento della sentenza.
• 249 Titolo VI - Della estinzione del reato e della pena • 182-183
CAPO III
DISPOSIZIONI COMUNI
1 • L’ORDINE DI PREVALENZA FISSATO DALLA NORMA ❐ che estingue la pena, deve sempre avere la
prevalenza una causa che estingue il reato, in
La disposizione in esame individua il momen- applicazione del principio del favor rei.
to di operatività della causa estintiva stabilen- Se più cause estintive intervengono contem-
do che essa ha efficacia dal momento in cui si poraneamente, prevale la causa più favorevo-
manifesta. L’eventuale sentenza che ne rico- le. Se, invece, esse intervengono in tempi
nosca la sussistenza ha, pertanto, natura diversi, per il principio contenuto nel 1°
dichiarativa. comma della disposizione, dovrà applicarsi la
Nella sua parte più importante, la disposizio- prima apparsa in ordine cronologico e, solo in
ne stabilisce, inoltre, un’opportuna graduazio- via residuale, per gli effetti accessori che
ne dell’applicazione delle diverse cause estin- ancora residuano, la causa (o le cause) suc-
tive, prevedendo che, rispetto ad una causa cessiva.
184-185 • Libro I - Dei reati in generale • 250
TITOLO VII
DELLE SANZIONI CIVILI
concessione al condannato della sospensione l’art. 543 c.p.p. intitolato “Ordine di pubbli-
condizionale della pena non inibisce l’esecu- cazione della sentenza come riparazione del
zione di questa misura che ha, appunto, scopo danno” che così recita: “La pubblicazione
risarcitorio e non afflittivo. della sentenza di condanna a norma dell’ar-
ticolo 186 del codice penale è ordinata dal
2 • PRESUPPOSTI ❐ giudice su richiesta della parte civile con la
stessa sentenza. La pubblicazione ha luogo
I presupposti della misura in oggetto sono a spese del condannato e, se del caso,
l’esistenza di un danno non patrimoniale sca- anche del responsabile civile, per una o due
turente da reato e l’idoneità della pubblicazio- volte, per estratto o per intero, in giornali
ne a ripararlo. indicati dal giudice. Se l’inserzione non
Di solito, esso trova applicazione nei pro- avviene nel termine stabilito dal giudice con
cessi aventi ad oggetto il reato di diffama- la sentenza, la parte civile può provvedervi
zione. direttamente con diritto a ripetere le spese
La norma va letta in coordinamento con dall’obbligato”.
L’art. 316 c.p.p., stabilisce che “1. Se vi è fondata ragione di ritenere che manchi-
no o si disperdano le garanzie per il pagamento della pena pecuniaria, delle spese di
procedimento e di ogni altra somma dovuta all’erario dello Stato, il pubblico mini-
stero, in ogni stato e grado del processo di merito, chiede il sequestro conservativo
dei beni mobili o immobili dell’imputato o delle somme o cose a lui dovute, nei
limiti in cui la legge ne consente il pignoramento.
2. Se vi è fondata ragione di ritenere che manchino o si disperdano le garanzie
delle obbligazioni civili derivanti dal reato, la parte civile può chiedere il sequestro
conservativo dei beni dell’imputato o del responsabile civile, secondo quanto previ-
sto dal comma 1.
3. Il sequestro disposto a richiesta del pubblico ministero giova anche alla parte civile.
• 257 Titolo VII - Delle sanzioni civili • 191-192
4. Per effetto del sequestro i crediti indicati nei commi 1 e 2 si considerano pri-
vilegiati, rispetto a ogni altro credito non privilegiato di data anteriore e ai crediti
sorti posteriormente, salvi, in ogni caso, i privilegi stabiliti a garanzia del pagamen-
to dei tributi”.
L’art. 193 c.p. (così come l’art. 2901 c.c. per la revocatoria ordinaria) esige la
prova della malafede del terzo contraente, ossia della consapevolezza, da parte di
quest’ultimo, di ledere i diritti altrui, senza, peraltro, richiedere lo specifico proposi-
to del reo di concorrere a cagionare pregiudizio ai creditori, bastando la possibilità
di conoscenza del medesimo ovvero l’ignoranza determinata da colpa grave, valuta-
ta secondo il criterio dell’id quod plerumque accidit (Cass., I, 9-3-1979).
1 • RINVIO AGLI ARTT. 2901 E SS. C.C. ❐ terzi in buona fede, salvi gli effetti della tra-
scrizione.
Questa disposizione rinvia, per quanto concer- A tale proposito, i diritti dei terzi subacquirenti
ne i diritti dei terzi aventi causa dalle contrat- a titolo gratuito verranno sacrificati solo in rela-
tazioni poste in essere dal colpevole del reato, zione alle categorie di creditori di cui all’art.
alla vigente legislazione civile, ossia agli artt. 316 c.p.p. Al contrario, i subacquirenti a titolo
2901 e ss. c.c. oneroso, se in buona fede al momento della sti-
In particolare, il 2901 c.c. prevede che l’inef- pulazione, non dovrebbero subire danni, salvi gli
ficacia dell’atto non pregiudica i diritti dei effetti della domanda di trascrizione.
rivesta una posizione di autorità, direzione e Infine, ulteriore condizione è, come visto,
vigilanza rispetto al condannato è tenuto a quella data dall’insolvibilità del condan-
corrispondere le sanzioni pecuniarie dovute nato.
da quest’ultimo, in caso di sua insolvibilità,
a condizione che le violazioni da questi com-
messe siano conseguenza di un omesso o
3 • DISTINZIONI ❐
imperfetto esercizio di detti poteri da parte La differenza con l’obbligazione del civil-
sua. mente obbligato è, tanto premesso, di con-
Questa disposizione, pur essendo contenuta tenuto: per quest’ultima, infatti, la respon-
nel codice penale, ha in realtà natura di sabilità del danneggiato è destinata a copri-
sanzione civilistica – come dimostra l’inciso re i danni intesi in senso civilistico prodotti
del 1° comma, che esclude l’assoggettabili- dal reato, al contrario quest’obbligazione è
tà a questa conseguenza, allorquando l’ob- destinata a coprire l’ammontare della pena
bligato debba rispondere penalmente di pecuniaria.
dette violazioni – e, quindi, non è in contra- L’imputato nel processo penale può citare il
sto con il principio di responsabilità perso- civilmente obbligato, il quale potrà, pertan-
nale. to, essere condannato dal giudice al paga-
Per la dottrina dominante (Fiandaca-Musco, mento della sanzione pecuniaria inflitta al
Antolisei, Mantovani, Romano), proprio a primo, ricorrendo le altre condizioni richie-
causa della sua natura, l’obbligazione pecu- ste dalla norma.
niaria è trasmissibile agli eredi del civilmen- In caso di insolvibilità della persona civil-
te obbligato. mente obbligata, si procede alla conversio-
Altri (Foschini) propendono per la natura ne della pena pecuniaria irrogata al con-
penale della descritta obbligazione, trovan- dannato.
dosi questa in stretto collegamento con il Sul punto, in tema di illeciti amministrativi,
reato. occorre segnalare il 2° comma dell’art. 6
della l. n. 689/1981, che così recita “Se la
2 • PRESUPPOSTI ❐ violazione è commessa da persona capace
di intendere e di volere ma soggetta all’al-
I presupposti del sorgere dell’obbligazione trui autorità, direzione o vigilanza, la perso-
sono, oltre alla condanna passata in giudica- na rivestita dell’autorità o incaricata della
to ad una pena pecuniaria, l’esistenza di un direzione o della vigilanza è obbligata in
obbligo giuridico di controllo del destinatario solido con l’autore della violazione al paga-
della sanzione rispetto al condannato, l’as- mento della somma da questo dovuta, salvo
senza di penale responsabilità in capo al pre- che provi di non aver potuto impedire il
ponente. fatto”.
Questo, ovviamente, è prescritto nell’intento tenze ritenevano che quel rinvio fosse da limi-
di omogeneizzare l’azione civile ordinaria con tare ai soli termini massimi, e non al più gene-
la possibilità per il danneggiato di costituirsi rale regime disciplinato dal codice penale,
parte civile nel processo penale. comprese le cause di interruzione e di sospen-
Quanto al rinvio operato dall’art. 2947, 3° sione della prescrizione.
comma, c.c., alla disciplina penalistica in Le Sezioni Unite hanno abbracciato il primo
tema di prescrizione, vi è stato un acceso con- orientamento, statuendo l’autonomia delle
trasto in giurisprudenza, perché alcune sen- due discipline.
Quando il fatto dannoso è considerato dalla legge come reato e per il reato è sta-
bilita una prescrizione più lunga, quest’ultima si applica anche all’azione civile, ma
le eventuali cause di interruzione o sospensione della prescrizione relative al reato
non rilevano ai fini della decorrenza della prescrizione del diritto al risarcimento del
danno (Cass. S.U. 18-2-1997).
TITOLO VIII
DELLE MISURE AMMINISTRATIVE DI SICUREZZA
CAPO I
DELLE MISURE DI SICUREZZA PERSONALI (1)
(1) Ai sensi dell’art. 31, comma 2, della l. 10-10-1986, n. 663 (Modifiche alla legge sull’ordinamento peniten-
ziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà), tutte le misure di sicurezza personali sono
ordinate previo accertamento che colui il quale ha commesso il fatto è persona socialmente pericolosa.
SEZIONE I
DISPOSIZIONI GENERALI
1 • LE MISURE DI SICUREZZA SONO RETROATTIVE? ❐ regit actum. Perciò, quanto alle modalità di esecu-
zione della misura, si ritiene che vada sempre
La disposizione in commento è ambigua perché, applicata la disciplina vigente al momento della sua
affermando che le misure di sicurezza sono “rego- esecuzione.
late dalla legge in vigore al tempo della loro appli- Anche allo straniero sono applicabili le misure di
cazione”, non chiarisce se esse sono applicabili sicurezza, sia con riferimento a fatti commessi in
retroattivamente, ossia ad un fatto che, al momen- Italia che all’estero, ma a condizione si trovi nel ter-
to della sua commissione, non costituiva reato. ritorio dello Stato.
Sul punto, si assiste ad un dibattito dottrinario e In caso di irrogazione di un decreto di espulsione è
giurisprudenziale piuttosto articolato. quest’ultimo provvedimento a prevalere, purché
La giurisprudenza maggioritaria ritiene che non può non sia già iniziata l’esecuzione della misura.
applicarsi una misura di sicurezza per un fatto che, Sul punto è recentemente intervenuta la
al momento della sua commissione, non costituiva Cassazione, affermando che: lo strumento di cui
reato. Al contrario, si può applicare una misura per all'art. 12 sexies d.l n. 306/92 ( conv. con l. n.
un fatto previsto all’epoca quale reato anche se, per 356/92) assolve essenzialmente una funzione spe-
esso, originariamente, non era prevista l’applicazio- cial-preventiva, assume i connotati di una misura di
ne di una misura. sicurezza patrimoniale - sia pure atipica - finalizza-
Una parte della dottrina (Mantovani, Antolisei, ta ad evitare l'accumulo di ricchezze di provenien-
Bricola, Grasso) concorda, sul punto, con la giuri- za delittuosa. Pertanto, tale strumento può essere
sprudenza, ritenendo che le misure di sicurezza, a disposto anche per fatti anteriori alla sua entrata in
differenza delle pene, sono rivolte a fronteggiare vigore, atteso che, ai sensi degli art. 199 e 200 c.p.
una situazione attuale, cioè la pericolosità del sog- e dei principi contenuti nell'art. 25 cost., deve
getto, e dunque è giusto applicarle con riferimento escludersi che in tema di applicazione di una misu-
alla legge in quel momento in vigore, anche se, ra di sicurezza operi il principio di irretroattività
quando il fatto venne commesso, non ne era previ- della legge penale, con l'effetto che detta misura è
sta l’applicazione. D’altro canto, siffatto sistema – applicabile anche ai reati commessi nel tempo in
si sostiene – è anche logico, perché occorre “reagi- cui non era legislativamente prevista ovvero era
re alla pericolosità con le misure più adeguate, via diversamente disciplinata. Cassazione penale , sez.
via scoperte nel tempo” (Mantovani) e, dunque, VI, 06 marzo 2009 , n. 25096
non ha senso cristallizzarle con riferimento al
tempo della commissione del delitto. Quanto ai rapporti tra misure di sicurezza e sospen-
Altri (Pagliaro, Fiandaca-Musco) ritengono, al con- sione condizionale della pena, la giurisprudenza
trario, che il principio di irretroattività debba opera- ritiene che l'applicazione della misura di sicurezza,
re anche nel caso delle misure di sicurezza, trattan- quando sia accertata la pericolosità, è incompatibi-
dosi di un principio generale del diritto penale. le con la concessione del beneficio della sospensio-
Questa tesi trova conforto nell’art. 7 della ne condizionale della pena, che presuppone una
Convenzione europea dei diritti dell’uomo, a norma prognosi di astensione dalla commissione di altri
del quale “Nessuno può essere condannato per reati. Discende che misura di sicurezza obbligatoria
un’azione o un’omissione che, nel momento in cui (nel senso di applicazione necessaria della misura
è stata commessa non costituiva reato secondo la di sicurezza una volta che sia stata accertata in
legge nazionale o internazionale. Parimenti non può concreto la pericolosità) e sospensione condiziona-
essere applicata una pena più grave di quella che le della pena non possono essere congiuntamente
sarebbe stata applicata al tempo in cui il reato è disposte (nella specie, la Corte ha cassato con rin-
stato consumato”. vio la sentenza che aveva concesso all'imputato la
Quanto all’applicazione degli altri principi previsti sospensione condizionale della pena ma che con-
dall’art. 2 (➠), la maggioranza della dottrina è più temporaneamente aveva applicato la misura di
possibilista, e ritiene, ad esempio, operante il sicurezza della assegnazione a una casa di cura e di
disposto di cui al 3° comma dell’articolo citato. custodia). Cassazione penale , sez. VI, 12 maggio
La norma ribadisce, inoltre, il principio del tempus 2009 , n. 23061.
201-202 • Libro I - Dei reati in generale • 266
Non si richiede, invece, che il fatto sia anche assoluto, dal momento che il 2° comma specifi-
punibile: dunque, è possibile applicare una ca che dette misure possono essere applicate
misura di sicurezza anche a seguito della com- anche nel caso di fatti non previsti dalla legge
missione di un fatto non punibile per difetto di come reato.
imputabilità. In quest’ultima disposizione è agevole cogliere
il richiamo agli artt. 49 e 115, al cui commen-
2 • LA LIBERTÀ VIGILATA PER FATTI NON COSTITUENTI
REATO ❐ to si rinvia. In tali casi, non è indicata quale
sia in concreto la misura da irrogare e dunque,
Il presupposto della necessaria commissione di ai sensi dell’art. 215, 4° comma, andrà appli-
un fatto previsto dalla legge come reato non è cata la misura della libertà vigilata.
mento, da parte del giudice della cognizione o della esecuzione, della persistente pericolosità sociale derivante
dalla infermità medesima al tempo dell’applicazione della misura”.
Nel procedere al riesame della pericolosità, il anche il pubblico ministero, possano propor-
giudice deve disporre la convocazione dell’in- re appello innanzi al tribunale di sorveglian-
teressato, dandogli la possibilità di assicurarsi za, avverso le decisioni prese dal magistrato
un difensore (Cass., I, 25-7-1972). di sorveglianza in tema di misure di sicurez-
È previsto, inoltre, che l’interessato, come za.
1 • UNIFICAZIONE DELLE MISURE DI SICUREZZA tenendo conto dell’entità e dei modi di mani-
E VALUTAZIONE UNITARIA DELLA PERICOLOSITÀ
SOCIALE ❐ festazione della pericolosità sociale del sog-
getto agente.
Nel caso una persona commetta più fatti per
2 • APPLICABILITÀ, AL MEDESIMO FATTO,
ognuno dei quali sia prevista l’applicazione di
misure di sicurezza della stessa specie, il giu-
DI PIÙ MISURE DI SICUREZZA ❐
dice ne dispone l’unificazione. Questione diversa si pone in relazione all’ap-
Misura della medesima specie è quella che plicabilità di più misure ad un fatto unico al
prevede l’imposizione all’interessato di un trat- quale siano, in astratto, applicabili più misure
tamento uguale o sostanzialmente analogo. di sicurezza.
Quando, a seguito della commissione di una La norma non regola espressamente la fatti-
pluralità di fatti, siano applicabili misure di specie. Per una parte della giurisprudenza, in
sicurezza di specie diversa, i fatti che astratta- questo caso sarebbe ammissibile cumulare le
mente potrebbero condurre alla loro applica- diverse misure, perché nessuna norma vieta
zione devono essere valutati unitariamente. Il esplicitamente questa possibilità, a condizio-
corrispondente giudizio potrà concludersi con ne che il giudice verifichi, di volta in volta ed
l’applicazione di un’unica misura di sicurezza adottando i criteri di cui all’art. 15, se, per
fra quelle previste dalla legge o di più misure, avventura, non si sia di fronte ad un caso di
purché nei limiti previsti dalla legge (cd. prin- “concorso apparente di norme”.
cipio della valutazione unitaria della pericolo- Secondo un diverso filone giurisprudenziale,
sità sociale). al contrario, la possibilità di cumulare le diver-
Si ritiene, tuttavia, che l’applicazione di più se misure, oltre a risultare contraria al princi-
misure sia un fatto eccezionale e vada limita- pio di riserva di legge di cui all’art. 199, si
ta ai casi in cui sia effettivamente necessaria, risolverebbe in una violazione del sistema
210 • Libro I - Dei reati in generale • 274
della pericolosità sociale, che presuppone to, non è più vigente.
sempre un giudizio unitario sul fatto e sulle L’ultimo comma prevede, infine, l’operatività
misure che appaiano più idonee a fronteggia- del principio di unificazione nel caso di ulte-
re lo stesso. riori misure di sicurezza che debbano appli-
Il 3° comma della disposizione in commento, carsi prima che abbia inizio l’esecuzione del-
in virtù dell’abolizione delle figure che davano l’originaria misura. Dunque, anche in questo
luogo ad una pericolosità presunta disciplina- caso, più misure di sicurezza possono ridursi
te dall’art. 204, oggi opportunamente abroga- ad un’unica misura.
alle ipotesi in cui intervenga l’estinzione della ta, l’intervento ne impedisce l’esecuzione,
pena. A tal fine, va precisato che per “estin- salvo non si tratti di misure accessorie.
zione” si intende l’estinzione totale della La norma non si estende alla misura di sicu-
pena, e dunque non vanno computati i casi di rezza della confisca, misura di sicurezza di
estinzione parziale della pena. natura patrimoniale che rimane efficace
Se la causa estintiva si verifica prima dell’ap- anche in caso di estinzione del reato, in virtù
plicazione, la sua esecuzione è del tutto impe- del disposto dell’art. 236, 2° comma, c.p.
dita; se, invece, la misura è già stata applica- (Cass., IV, 12-1-1988).
Il principio, desumibile dal combinato disposto degli artt. 210 e 236, secondo il
quale l’estinzione del reato non impedisce l’applicazione della confisca, si riferisce
solo alle cose oggettivamente criminose, a quelle cioè di cui sono vietati in modo
assoluto la fabbricazione, l’uso, la detenzione, il porto o l’alienazione (Cass. S.U. 25-
3-1993).
1 • SOSTANZIALE IDENTITÀ, SOTTO IL PROFILO può porre in essere. Questo comma è stato
AFFLITTIVO, DELLE MISURE DI SICUREZZA
E DELLE SANZIONI PENALI ❐ introdotto dalla l. n. 40/2001, che è intervenu-
ta innovandolo, come si vedrà, sul settore delle
Questo articolo è stato inserito dalla l. n. misure di sicurezza applicabili al minore.
231/1999, che rappresenta la presa d’atto, da La possibilità di disporre il ricovero dell’inte-
parte del legislatore, della sostanziale identità, ressato in dette strutture è subordinata alla
quanto a natura afflittiva, delle misure di sicu- ricorrenza di due presupposti:
rezza rispetto alle sanzioni penali. In effetti, si - la commissione di un delitto con violenza
prevede che l’esecuzione dell’applicata misura alle persone e con l’uso di armi;
di sicurezza possa (o debba, a seconda dei casi) - il rischio di reiterazione di analoghi reati, la
essere sospesa quando il destinatario di essa si cui sussistenza, in ossequio all’attuale siste-
trovi in una condizione, fisica o giudiziaria, par- ma, va accertata in concreto.
ticolare (donna incinta, persona che ha inoltra- La norma va coordinata con l’art. 147 – cui fa
to domanda di grazia, soggetto che si trovi in espresso rinvio –, ai sensi del quale il differimen-
condizioni di salute particolarmente gravi etc.). to dell’esecuzione della pena può aversi solo
Nondimeno, se la misura va applicata nei con- quando si accerti la mancanza di pericolosità
fronti di persona socialmente pericolosa resasi sociale del condannato. Perciò, rappresenta una
responsabile di delitti particolarmente gravi ed “terza via” concessa al giudice che, pur ravvisan-
allarmanti per l’ordine pubblico, si può ordina- do la pericolosità sociale del soggetto, può non
re, ai sensi del 2° comma, il suo ricovero in differire del tutto l’applicazione di misure di sicu-
strutture che possano, da un lato, consentirgli rezza, ma sostituire quelle già irrogate con altre
la somministrazione di adeguate cure e, dall’al- più adeguate, dal punto di vista terapeutico, al
tro, proteggere la collettività da atti lesivi che tipo di patologia dalla quale è affetto il soggetto.
• 277 Titolo VIII - Delle misure amministrative di sicurezza • 212-213
1 • FINALITÀ RIEDUCATIVA DELLA NORMA ❐ ultimi, misure premiali più estese a vantag-
gio dei primi.
Questa norma elenca, con disposizioni La ratio di tutta la normativa che prevede isti-
enunciative, il regime di trattamento degli tuti di rieducazione è il recupero del soggetto
internati nei luoghi destinati allo svolgimen- deviante, anche consentendogli di prestare
to delle misure di sicurezza detentive. La attività lavorativa remunerata all’interno della
disciplina va raccordata con le norme previ- struttura.
ste in tema di ordinamento penitenziario. Ciò comporta la necessaria differenziazione e
Tuttavia, il trattamento degli internati diffe- specializzazione degli istituti, onde calibrare
risce, in parte, da quello previsto per i con- la misura sulle esigenze di individualizzazione
dannati, essendo previste, rispetto a questi del trattamento rieducativo.
SEZIONE II
DISPOSIZIONI SPECIALI
215 • Specie
Le misure di sicurezza personali si distinguono in detentive e non detentive.
Sono misure di sicurezza detentive:
1) l’assegnazione a una colonia agricola o ad una casa di lavoro;
2) il ricovero in una casa di cura e di custodia;
3) il ricovero in un manicomio giudiziario (1);
4) il ricovero in un riformatorio giudiziario.
Sono misure di sicurezza non detentive:
1) la libertà vigilata;
2) il divieto di soggiorno in uno o più Comuni, o in una o più Province;
3) il divieto di frequentare osterie e pubblici spacci di bevande alcooliche;
4) l’espulsione dello straniero dallo Stato.
Quando la legge stabilisce una misura di sicurezza senza indicarne la specie, il
giudice dispone che si applichi la libertà vigilata, a meno che, trattandosi di un con-
dannato per delitto, ritenga di disporre l’assegnazione di lui a una colonia agricola
o ad una casa di lavoro.
(1) L’art. 62 della l. 26-7-1975, n. 354 (Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure
privative e limitative della libertà) e l’art. 111 del d.P.R. 30-6-2000, n. 230 (Regolamento recante norme sull’ordi-
namento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà), indicano gli ospedali psichiatrici giudizia-
ri come istituti per l’esecuzione delle misure di sicurezza, al posto dei manicomi giudiziari.
216 • Libro I - Dei reati in generale • 280
1 • MISURE DETENTIVE E NON DETENTIVE ❐ agricola o ad una casa di lavoro.
218 • Esecuzione
Nelle colonie agricole e nelle case di lavoro i delinquenti abituali o professiona-
li e quelli per tendenza sono assegnati a sezioni speciali.
Il giudice stabilisce se la misura di sicurezza debba essere eseguita in una colonia
agricola, ovvero in una casa di lavoro, tenuto conto delle condizioni e attitudini
219 • Libro I - Dei reati in generale • 282
della persona a cui il provvedimento si riferisce. Il provvedimento può essere modi-
ficato nel corso della esecuzione.
1 • UNA NORMA RIMASTA LETTERA MORTA ❐ pandoli a seconda delle caratteristiche soggetti-
ve e prevedendo, in particolare, che i recidivi
La disposizione in esame è espressione delle qualificati siano assegnati a sezioni speciali.
teorie illuministiche dell’800, che, per quanto Non essendo mai state create queste ultime, la
concerne la criminologia, erano utopistica- norma è rimasta praticamente inattuata.
mente convinte di poter procedere ad una Il 2° comma prescrive di distinguere tra colo-
classificazione casistica delle devianze. nia agricola e casa di lavoro a seconda delle
Ed infatti, questo articolo intende esattamente caratteristiche e delle attitudini del soggetto.
offrire al giudice criteri di parametrazione per Il criterio che tende a prevalere è quello che si
ripartire, all’interno delle colonie agricole e delle fonda sulla pregressa attività svolta dal sogget-
case di lavoro, i destinatari delle misure, accor- to nella vita civile.
te prevista dal codice penale militare di guerra e dalle leggi militari di guerra, sostituendola con la pena massima
prevista dal codice penale.
(3) La Corte costituzionale, con sentenza 15-7-1983, n. 249, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del
presente comma, “nella parte in cui non subordina il provvedimento di ricovero in una casa di cura e di custodia
dell’imputato condannato ad una pena diminuita per cagione d’infermità psichica per un delitto per il quale è
stabilita dalla legge la pena dell’ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo a dieci anni, al previo accer-
tamento da parte del giudice della persistente pericolosità sociale derivante dalla infermità medesima, al tempo
della applicazione della misura di sicurezza”.
(4) La Corte costituzionale, con sentenza 13-12-1988, n. 1102, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale
del presente comma, “nella parte in cui, per i casi ivi previsti, subordina il provvedimento di ricovero in una casa
di cura e di custodia al previo accertamento della pericolosità sociale derivante dalla seminfermità di mente, sol-
tanto nel momento in cui la misura di sicurezza viene disposta e non anche nel momento della sua esecuzione”.
1 • RATIO DELLA NORMA E PRESUPPOSTI
DI APPLICABILITÀ ❐ incide sulla capacità d’intendere e di volere.
Infatti, l’art. 89 ritiene idonea, quale causa
La misura di sicurezza disciplinata da que- che esclude la colpevolezza del soggetto,
st’articolo è applicabile nei confronti di sog- anche l’infermità di mente transeunte, mentre
getti, autori di reato, portatori di patologie che l’articolo in commento presuppone che l’infer-
incidono sulla capacità d’intendere e di volere mità non abbia carattere temporaneo.
e che sono state la causa della commissione La durata della misura corrisponde alla gravi-
del reato. tà del reato e, dunque, è proporzionata alla
Le esigenze che il legislatore intende persegui- pena stabilita dalla legge in astratto.
re con questa norma sono di due tipi: da un Il 3° comma prevede che, se la misura deve
lato, scongiurare i pericoli per la pubblica essere applicata per un periodo di sei mesi,
incolumità che potrebbero derivare da atti può essere sostituita dalla misura della libertà
delittuosi compiuti dal soggetto a causa della vigilata.
patologia che lo affligge; dall’altro, ottenere il In questa possibilità c’è chi ha visto (Fassone)
recupero sociale del prevenuto. l’intenzione del legislatore di riconoscere
In nome del perseguimento di quest’ultima anche a quest’ultima misura una funzione rie-
esigenza, si spiega la previsione di strutture ducativa e curativa del soggetto infermo. Anzi,
specializzate ed attrezzate dal punto di vista sotto questo profilo, risulta incomprensibile il
terapeutico – quali dovrebbero essere le case perché analoga possibilità di sostituzione non
di cura e di custodia – che, allo stato, sono sia stata prevista a favore dei soggetti intossi-
però ben lungi dall’essere operative. cati da cronica assunzione di alcol o di sostan-
Quanto ai presupposti, la misura di sicurezza ze stupefacenti.
in esame si applica in presenza di un’infermi-
tà mentale e dell’accertamento della persi-
stente pericolosità sociale del soggetto, riferi-
3 • DIVIETO DI CUMULO ❐
ta al momento dell’applicazione della misura L’ultimo comma esclude il concorso della casa
(Cass., I, 1-12-1999). di cura con altre misure di sicurezza detentive
per gli imputati dichiarati delinquenti abituali
2 • ESCLUSIONE DI PATOLOGIE TEMPORANEE.
DURATA ❐ o professionali e contemporaneamente suc-
cessivamente o anteriormente riconosciuti
La legge individua i soggetti destinatari della affetti da vizio parziale di mente; detta disci-
misura dividendoli in due categorie, a secon- plina risponde alle esigenze di cura del reo e
da delle sanzioni da costoro subite e preveden- produce effetti limitatamente al genere di
do, per essi, una diversa durata della misura. misura di sicurezza da applicare (esclusiva-
Il concetto di infermità psichica qui tratteggiato mente il ricovero in una casa di cura) (Cass.,
non è analogo a quello che, disciplinato dal legi- II, 22-12-1972). La ratio della disposizione è,
slatore all’art. 89 (➠), costituisce una causa che chiaramente, quella di evitare l’applicazione
220 • Libro I - Dei reati in generale • 284
di misure che non appaiono in grado di assi- dalla disposizione in caso di applicazione di
curare le necessarie cure al deviante che sia misure di sicurezza non detentive, che potran-
anche infermo. no, perciò, concorrere senza problemi con
Analogo divieto di cumulo non è espresso quella qui disciplinata.
norma, rispetto alle istanze di natura custodia- prevedendo che l’internamento subìto in anti-
le. cipo dall’interessato venga detratto dalla pena
De iure condendo, c’è chi suggerisce al legi- che il condannato dovrà complessivamente
slatore di effettuare un nuovo passo avanti, espiare.
nella parte in cui prevede che la misura sia va, infatti, in un clima culturale e politico
indistintamente applicabile anche agli indivi- completamente diverso da quello attuale e,
dui minori d’età. Il giudice delle leggi riten- non a caso, presenta spiccate finalità di sicu-
ne, in quell’occasione, che la misura non sia rezza e difesa sociale. Oggi, al contrario, si
adatta a fronteggiare le esigenze di recupero reputa del tutto sbagliata quest’impostazio-
di quest’ultima categoria di devianti, compo- ne, la quale - neanche troppo velatamente -
sta da persone di particolare fragilità e abbi- ritiene di poter curare le malattie mentali
sognevole di interventi particolarmente quali- attraverso la custodia e la segregazione,
ficati. quando, al contrario, attualmente si ritiene
Più recentemente, la Corte è nuovamente che il modo migliore per trattare queste pato-
intervenuta (sent. n. 253/2003), stabilendo logie sia l’integrazione sociale e non l’emar-
l’illegittimità di questa disposizione nella ginazione.
parte in cui non consente al giudice, nei casi Oltre a patologie della mente, l’altro presuppo-
previsti, di adottare, in luogo del ricovero in sto è la commissione di un delitto doloso puni-
ospedale psichiatrico giudiziario, una diversa to in via edittale con pena superiore nel mas-
misura di sicurezza. Con detta pronuncia, la simo a due anni, perciò la durata minima del
Corte ha sottolineato – in linea con i più recen- ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario si
ti interventi legislativi – la necessità che il trat- determina con riferimento alla gravità del
tamento sanzionatorio e di recupero del reato. In particolare, si è affermato che, ai fini
deviante sia improntato a criteri di individua- della determinazione della durata della misu-
lizzazione che, per definizione, rifuggono da ra di sicurezza del ricovero in manicomio giu-
classificazioni generali per tipi, contenute diziario, rileva la pena che la legge stabilisce
nelle previsioni legislative. per il reato addebitato e, pertanto, non è valu-
tabile la riduzione di pena prevista in caso di
2 • LA CRITICABILE EMARGINAZIONE DEI SOGGETTI
NON IMPUTABILI ❐ giudizio abbreviato dall’art. 442 c.p.p., stante
il carattere processuale di detto istituto (Cass.,
I destinatari del provvedimento sono i sogget- I, 16-4-2004).
ti non imputabili per infermità psichica o per La giurisprudenza, per determinare l’entità
cronica assunzione di alcol o di sostanze stu- della pena astrattamente irrogabile, applica,
pefacenti, socialmente pericolosi. anche in questo caso, la disposizione dell’art.
La norma è molto criticata in dottrina; nasce- 157 (➠).
1 • UNA NORMA PARZIALMENTE INOPERANTE ❐ che sussiste la pericolosità sociale del minore.
Devono, ovviamente, ricorrere le condizioni
Questa norma disciplina il caso delle misure indicate negli articoli precedenti (il minore
applicabili al minore imputabile. Quando il deve essere ritenuto socialmente pericoloso e
minore ultraquattordicenne è riconosciuto deve aver riportato condanna per uno dei delit-
imputabile, ossia capace di intendere e di vole- ti ivi indicati).
re, il giudice può disporre che questi, a pena Il 2° comma, come accennato nella nota 2,
interamente espiata, sia sottoposto alla misura deve ritenersi inoperante a seguito dell’aboli-
di sicurezza del riformatorio o della libertà vigi- zione, ad opera della l. n. 663/1986, del
lata. Questo, secondo la dottrina, potrà avveni- sistema presuntivo in tema di pericolosità
re soltanto dopo aver previamente accertato sociale.
Il periodo trascorso in libertà vigilata dal soggetto che fruisce della liberazione
condizionale deve considerarsi esecuzione della pena a tutti gli effetti. Ne consegue
che, ai fini della revoca della liberazione anticipata, nell’ipotesi di cui all’art. 54, 3°
comma, della l. n. 354/1975, la condanna per delitto non colposo commesso duran-
te la libertà vigilata conseguente ad ammissione a liberazione condizionale è da rite-
nere come condanna per delitto commesso nel corso dell’esecuzione della pena
(Cass., I, 22-12-1999).
1 • RATIO, CONTENUTO E VIOLAZIONE DEL DIVIETO ❐ assidua ed abituale frequentazione degli stessi.
Pertanto, la sporadica presenza in un locale non
Anche questa misura, com’è evidente, ha una integra una violazione della misura in argomento.
ratio precisa: scongiurare la frequentazione di Non si ritiene che l’eventuale trasgressione del
esercizi di spaccio di bevande alcoliche (bar, divieto configuri il reato di cui all’art. 650
osterie etc.) a tutti i soggetti condannati per reati (Inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità).
connessi all’abuso di esse. Piuttosto, ad essa consegue la possibilità, per il
In giurisprudenza, con il termine frequentare si giudice, di aggiungere, alla misura già in atto,
indica un’attività che consiste in una stabile pre- quella della libertà vigilata o quella della presta-
senza all’interno di detti esercizi, ossia in una zione di una cauzione di buona condotta.
Esiste un quarto tipo di espulsione, quella dello l’esecuzione del provvedimento viene sospesa fino
straniero sottoposto a procedimento penale, disci- a quando l’autorità giudiziaria comunica la cessa-
plinata dal 3° comma del citato art. 13. In partico- zione delle esigenze processuali.
lare, quando lo straniero sottoposto a procedimento Infine, è configurabile il reato di ingiustificata per-
penale non si trova in stato di custodia cautelare in manenza nel territorio dello Stato dello straniero
carcere, il questore, prima di eseguire l’espulsione, previsto dall'art. 14, comma 5ter, d.lgs. n.
richiede il nulla osta all’autorità giudiziaria che può 286/1998 anche nel caso in cui l'ordine impartito-
negarlo solo in presenza di inderogabili esigenze gli dal questore di lasciare il territorio dello Stato
processuali valutate in relazione all’accertamento entro cinque giorni sia stato emesso a seguito di
della responsabilità di eventuali concorrenti nel espulsione disposta dal giudice ai sensi dell'art.
reato o imputati in procedimenti per reati connessi, 235 c.p., e non di espulsione disposta dal prefetto
e all’interesse della persona offesa. In tal caso, (Cass., I, 7-4-2006, n. 18051).
CAPO II
DELLE MISURE DI SICUREZZA PATRIMONIALI
hanno comportato l’inadempimento della presta- Al contrario, poiché dovrebbe pur sempre valu-
zione, che potrebbero anche condurre ad un giu- tarsi la sussistenza della pericolosità sociale in
dizio favorevole all’imputato. concreto, l’eventuale impossibilità della pre-
Secondo un’altra opinione (Grasso), invece, il pro- stazione può divenire un elemento su cui fon-
blema si pone in termini diversi, nel senso che dare un giudizio prognostico favorevole e,
l’eventuale impossibilità soggettiva del condannato quindi, per questa via, privare di rilevanza
di prestare la cauzione imposta giammai rilevereb- l’eventuale trasgressione compiuta dal condan-
be sotto il profilo della scusabilità del trasgressore. nato.
240 • Confisca
Nel caso di condanna, il giudice può ordinare la confisca delle cose che serviro-
no o furono destinate a commettere il reato, e delle cose che ne sono il prodotto o il
profitto (1).
È sempre ordinata la confisca (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8):
1) delle cose che costituiscono il prezzo del reato;
2) delle cose, la fabbricazione, l’uso, il porto, la detenzione o l’alienazione delle
quali costituisce reato, anche se non è stata pronunciata condanna.
Le disposizioni della prima parte e del n. 1 del capoverso precedente non si ap-
plicano se la cosa appartiene a persona estranea al reato.
La disposizione del n. 2 non si applica se la cosa appartiene a persona estranea al
reato e la fabbricazione, l’uso, il porto, la detenzione o l’alienazione possono essere
consentiti mediante autorizzazione amministrativa.
(1) La confisca è invece obbligatoria nei casi indicati dall’art. 446 del presente codice.
(2) La confisca è inoltre prevista dalle seguenti disposizioni:
a) art. 6, comma 1, della l. 22-5-1975, n. 152 (Disposizioni a tutela dell’ordine pubblico), il quale estende la con-
fisca obbligatoria a tutti i reati concernenti le armi, ogni altro oggetto atto ad offendere, nonché le munizioni e gli
esplosivi;
b) art. 3, comma 3, della l. 8-8-1977, n. 533 (Disposizioni in materia di ordine pubblico), il quale prevede
240 • Libro I - Dei reati in generale • 302
la confisca dell’immobile, in cui siano state rinvenute armi, esplosivi o ordigni esplosivi o incendiari, qualo-
ra appartenga al condannato;
c) art. 85 del d.P.R. 9-10-1990, n. 309 (Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e so-
stanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza), il quale prevede fra
le pene accessorie, la confisca delle sostanze stupefacenti o psicotrope;
d) art. 21 della l. 24-11-1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale), che prevede la confisca del veicolo o
natante qualora siano stati posti in circolazione senza la copertura assicurativa;
e) art. 2ter, comma 3, della l. 31-5-1965, n. 575 (Disposizioni contro la mafia), sulla confisca dei beni a
persone indiziate di appartenenza ad associazioni di tipo mafioso;
f ) art. 44 del d.P.R. 6-6-2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia
edilizia. Testo A).
(3) Ipotesi particolari di confisca sono inoltre previste dall’art. 12sexies del d.l. 8-6-1992, n. 306 (Modi-
fiche urgenti al nuovo codice di procedura penale e provvedimenti di contrasto alla criminalità mafiosa), conver-
tito, con modificazioni, nella l. 7-8-1992, n. 356.
(4) Per la confisca nei casi di contrabbando, si veda l’art. 301 del d.P.R. 23-1-1973, n. 43 (Approvazione
del testo unico delle disposizioni legislative in materia doganale).
(5) La confisca è inoltre prevista come pena accessoria nel caso di condanna per i delitti previsti dagli
artt. 600bis-600quinquies c.p. (norme contro la pedofilia).
(6) A norma dell’art. 4, comma 7, della l. 29-12-2000, n. 422 (Disposizioni per l’adempimento di
obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2000), è
disposta la confisca dei prodotti e tecnologie oggetto delle operazioni di esportazione senza auto-
rizzazione.
(7) A norma dell’art. 12, comma 4, del d.lgs. 25-7-1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernen-
ti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), è disposta la confisca del mezzo di
trasporto utilizzato per i reati di immigrazione clandestina.
(8) A norma dell’art. 53, comma 2, del d.lgs. 5-2-1997, n. 22 (Attuazione delle direttive 91/156/Cee sui
rifiuti, 91/689/Cee sui rifiuti pericolosi e 94/62/Ce sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio), è sempre di-
sposta la confisca dei mezzi di trasporto utilizzati per i reati di traffico illecito di rifiuti.
tato di corruzione commessa prima dell'entra- moniale ottenuto dal reo dall’esecuzione mate-
ta in vigore della l. 29 settembre 2000, n. 300 riale del reato.
e dichiarata prescritta). Tanto perché ha opina-
to la Corte deve ritenersi corretta l'interpreta-
zione secondo la quale la formula normativa "è
3 • LA CONFISCA OBBLIGATORIA ❐
sempre ordinata" di cui all'art. 240 c.p., Il 2° comma prevede il caso della cd. confisca
comma 2 si contrappone a quella "può ordina- obbligatoria, che viene eseguita sulle cose che
re" di cui al comma 1, fermo rimanendo il pre- costituiscono il prezzo del reato e sulle cose la
supposto "nel caso di condanna" fissato dallo cui fabbricazione, uso, porto, detenzione e
stesso comma 1 ed esplicitamente derogato alienazione costituiscono reato.
solo con riferimento alle cose di cui al n. 2, Per la giurisprudenza, il prezzo rappresenta il
comma 2. E cioè in altri termini, secondo la motivo per il quale è stato commesso il reato
Corte, “l'avverbio "sempre" è finalizzato solo a o, in alternativa, il corrispettivo ottenuto dal
contrapporre la confisca obbligatoria alla con- soggetto per commetterlo.
fisca facoltativa, ma non la confisca in presen- Riguardo alle cose la fabbricazione, l’uso, il
za o in assenza di condanna. Cassazione pena- porto, la detenzione e l’alienazione delle quali
le , sez. un., 10 luglio 2008 , n. 38834. costituisce reato, secondo la dottrina (Grasso)
si deve distinguere tra cose la cui fabbricazio-
2 • LA CONFISCA FACOLTATIVA ❐ ne, detenzione etc. sia, in assoluto, vietata (ad
esempio, armi da guerra) e cose per le quali è
Come per le altre misure di sicurezza è richie- richiesta una speciale autorizzazione.
sto, anzitutto, l’accertamento in concreto della Nel primo caso, la confisca segue automatica-
pericolosità del soggetto agente cui si aggiun- mente al rinvenimento del bene e, ai sensi del
ge, data la particolarità della misura in argo- 4° comma, può essere effettuata anche in
mento, la pericolosità della cosa. danno del terzo estraneo al reato.
In secondo luogo, è necessario che il soggetto Nel secondo caso, invece, prima di emettere il
abbia subito una condanna, con sentenza o provvedimento occorre accertare in concreto
con decreto penale. l’assenza di autorizzazione in capo al reo.
Infine, occorre che la cosa non appartenga ad
un terzo estraneo al reato, ossia ad un sogget-
to che non sia concorrente nel reato principa-
4 • LA CONFISCA PER EQUIVALENTE ❐
le o che non abbia commesso un reato con Il legislatore negli anni scorsi ha introdotto
questo connesso o collegato. questa nuova ipotesi di confisca prevedendo
In presenza di questi presupposti, “il giudice che, in determinati casi - ad esempio per il
può ordinare la confisca delle cose che servi- delitto di usura ex lege n. 108 del 1996 -, si
rono o furono destinate a commettere il reato, potessero sequestrare, in alternativa al denaro
e delle cose che ne sono il prodotto o il profit- profitto del reato, anche beni diversi, per un
to”. Si parla, in tal caso, di confisca facoltati- importo pari al valore degli interessi o degli
va. altri vantaggi o compensi usurari, posseduti
Sono suscettibili di essere apprese con questo dal condannato anche per interposta persona.
mezzo tutte le cose appositamente predisposte Misura analoga è prevista in materia di rici-
dal reo, anche se non da lui utilizzate, per claggio, dall’articolo 727 bis c.p.p.
commettere il reato, oltre quelle che rappre- La Cassazione, soprattutto nel 2005, ha avuto
sentano il profitto del reato. modo più volte di tornare su questa figura,
Per distinguere quest’ultimo concetto da quel- specificando innanzitutto che in essa manca
lo di prezzo del reato, che invece impone la quel rapporto di pertinenzialità tra reato com-
confisca obbligatoria, si afferma, in giurispru- messo e profitto ottenuto, e quindi che presen-
denza, che con questo termine il legislatore ha ta aspetti agevolativi sotto il profilo probatorio
inteso alludere al risultato, cioè al ricavo patri- (Cass., VI, 19-11-2005, n. 7250). “Il presup-
240 • Libro I - Dei reati in generale • 304
posto logico e giuridico della confisca per - può riguardare (a differenza dell'ordinaria
equivalente, anzi, è costituito proprio dalla confisca prevista dall'art. 240 c.p., che può
mancata individuazione o apprensione dei avere ad oggetto soltanto cose direttamente
beni che, fisicamente, costituiscano il prezzo riferibili al reato) beni che, oltre a non avere
od il profitto del reato preso in considerazione alcun rapporto con la pericolosità individuale
(Cass. 25-10-2005, n. 41936). del reo, neppure hanno alcun collegamento
Inoltre la Suprema Corte ha anche affermato diretto con il singolo reato. Con questo istituto
che questo tipo di confisca “è applicabile, nei si intende infatti privare il reo di un qualunque
casi di concorso di persone nel reato, nei con- beneficio economico derivante dall'attività cri-
fronti di uno qualsiasi dei concorrenti e per minosa, anche di fronte all'impossibilità di
l’intero importo del prezzo o profitto del reato, aggredire l'oggetto principale, nella convinzio-
pur quando risulti che né il profitto né il prez- ne della capacità dissuasiva e disincentivante
zo siano mai entrati a far parte del patrimonio di tale strumento, che assume “i tratti distin-
di quel concorrente, o siano transitati nel suo tivi di una vera e propria sanzione”.
patrimonio per una minima parte, e che inve- Quanto alle nozioni di “prezzo” e di “profitto”
ce sono stati materialmente appresi da altro del reato la medesima sentenza ha chiarito
concorrente” (Cass. 2-12-2004). che si tratta di due nozioni tra loro chiaramen-
Recentemente la Cassazione è intervenuta a te distinte dall'art. 240 c.p. e che devono rite-
delineare i limiti dell’istituto, chiarendo che:la nersi presupposte nella loro diversa valenza
previsione della “confisca per equivalente”, tecnica dall'art. 322 ter dello stesso codice.
nel caso in cui i beni costituenti il profitto o il Infatti, il profitto a cui fa riferimento l'art. 240,
prezzo del reato non siano aggredirli per qual- comma 1, c.p., deve essere identificato col
siasi ragione, è rivolta a superare gli ostacoli e vantaggio economico ricavato in via immedia-
le difficoltà per la individuazione dei beni in ta e diretta dal reato e si contrappone al “pro-
cui si “incorpora” il profitto iniziale, nonché dotto” e al “prezzo” del reato. Il prodotto è il
per ampliare gli effetti della confisca dei beni risultato empirico dell'illecito, cioè le cose
di scambio o di quelli che ne costituiscono il create, trasformate, adulterate o acquisite
reimpiego, che è per ovvii motivi operativa- mediante il reato; il prezzo va individuato nel
mente più limitata. compenso dato o promesso ad una determina-
Questo significa che la confisca per equivalen- ta persona, come corrispettivo dell'esecuzione
te - alla quale è funzionale il sequestro preven- dell'illecito Per entrambe le massime vedasi
tivo di ciò che a tale provvedimento ablativo Cassazione penale , sez. un., 25 giugno 2009
può essere soggetto all'esito del procedimento , n. 38691.