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ÈSTIMO

(collazione irrispettosa)

Luca Zanini
Inverno. Moto perpetuo

inverso - State. Abbandonate. E, le ultimate [l’aaa.affitto le staminali gli animali, lì sfamati come cambiare
come appassire la strada e quel ricordo dell’amatissimo-matisse bois de boulogne lasciàti raffreddare (làsciati
e, sul tavolo di formica che minaccia di apparire marmo o marmorizzato, e mancano le misurazioni le
pressioni e riportate con minuziosa impazienza, collocate. Ricollocate mandate ad asciugare e les liaisons
con tutto-ma-tutto l’armamentario del dizionario trucchi pesantissimi tali da rimorchiare le labiali, o la cera
che ha i decimi sfatti le rime e poi si batton le mani fino ad asciugarsi farsi da centrifughe e scava e metti da
parte le visite le piaghe dopotutto una maceria sta lì nella foto, sgrana, annuisce E, le voci attraverso le pareti
non danno la giusta quiete case casematte che si direbbero popolari sulla carta poi basta un niente-

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Curculionidi: riflessi mortali e vitali*

Se osservati da vicino alcuni insetti smettono di elaborare il lutto. ( frammento)

Del fare: fare il morto o la mortalità che salva

Del fare: fare il vivo in attesa della im-mortalità (allora

(Nota: lo spirito di emulazione del mammifero (riflettere – neuroni specchio ( lo spirito


spettacolare del curculionide, spettacolo e specie hanno radice comune nel guardare così come
specchio è io guardo)

Il curculionide istigato-impaurito assume la posizione da morto (per istinto o autocoscienza? : i


confini dell’istinto) la morte-presunta lo rende già preda o il predatore (predatore-spettatore…) non
si fida della preda morta…ma da quanto tempo? Quando la morte animale diventa inoffensiva o la
morte che non pretende.
Il curculionide ha come riferimento il tempo dell’attendere: quando tornare a vivere? Il tempo
necessario è assunto nelle abitudini dell’insetto, il tempo è misurabile con gli
accadimenti…l’esperienza è il tempo complesso degli accadimenti.

Da chi impara il curculionide? Da chi ha imparato? Imparare non è solo necessario ma vitale…,
Lui sa che mettersi di schiena con le zampe unite è posizione mortale, lo sa davvero? Fingere la
morte lo mette nella scena della vita-per-finta dove questi animali fingono e si costruiscono o
meglio ricostruiscono una vita consapevolmente altra, dove il confine tra vivere e morire,
appartiene finalmente anche per loro alla vita animale inscenata dall’uomo (scena-mondo). Ci sarà
del tempo necessario per tornare alla posizione vitale? Osservo: si sta inscenando una morte-
suicidio rituale…lo fa per non essere ucciso-o-predato…ci sarà tempo, poi, per recuperarsi alla
vita… Il curculionide consapevole del suo vivere, mette in scena una morte apparente altrettanto
vitale perché estrema finzione e: prova di una scrittura animale non scritta ma tracciata, transitante.
Fare il morto non è solo strategia per salvarsi ma mimesi vitale, doppia interpretazione vivere-
morire-vita, microdrammaturgia nel suo palcoscenico-habitat.

Lo spettatore ripete all’infinito la scena condivisa dello spettacolo (Peter Brook)

Finzioni (insetti e alfabeti muti) fingere è toccare-dare altra forma

Il curculionide attraverso la morte-apparente entra nella scena condivisa della vita-apparente e


appariscente…metascena, metamorfosi…qui l’istinto è talento. Tagliato fuori-

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Ecco, non bisogna

calcare la mano, il cartongesso lo buchi e lo puoi vedere, disposto a fine di pagina una bianchissima
manciata, la perdita è irrilevante, si fanno e sfanno sfoghi, ibridi, spettrometri di massa tolti dalle
casse con una certa solerzia, sulla panchina ammiccano, non solo il soporifero il riassunto messo
velocemente in tasca, foglietti, la specie qui si volatilizza (è volubile) incalcolabile il danno lo si
capisce dalle labiali. È presto, è fresco-

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Oh!

la danse e miscela inchiostrando l’aria di guerra-e-pace sola lingua d’assolo l’inafferrabile che le
scomposte mettono e rimettono al suono della ribalta ai lumi dei cori sembrano scritte ma
scintillano e spariscono bendaggi poi altri bendaggi una mina di zolfo prepara l’inizio costume che
qui funziona si dilaziona in millibar per l’anno percorso fino al mare pressappoco morto-

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Fuori o dentro dal mondo?*

In effetti e per affetto, tra gli elenchi possibili di “rifiuto” troviamo e collochiamo immondizia.

E per utilitas “rifiuto” ha etimo complesso e incerto di passo, perché è il verbale “rifiutare” e il
riflessivo “rifiutarsi”, così la parola nel suo verbale fare-agire ovvero togliersi dall’incanto e per
intenzione è radice in addietro e completato in spandere, è un/il fare dietro alle spalle (figurativo) in
un tempo che vuole essere di profonda dimenticanza…rifiuto è pensiero abbandonante perché mai
dominato e compreso,è il “non volere” e per seconda figura si lega a quell’immondizia che è
immonda e quindi fuori dal mondo. Per estensione di rifiuto-negazione l’immondizia si ri-crea per
accumulazione in un nuovo mondo che non ci appartiene, che si vuole in altro luogo, un non-luogo
che pericolosamente diventa luogo-identità, senza che io chiudendo gli occhi acceda alla
pericolosità dell’immaginazione, dell’ombra di oggetti. Guardare al rifiuto come rebus (per mezzo
di oggetti io scorgo il mondo, la res-cosa che risolve e determina una distanza).
Immondizia è altra distanza, irraggiungibile e quindi spostata dalla nostra attenzione e
compassione, non più luogo delle urgenze, ma spazio inclassificabile dove: l’uomo ebbe l’urgenza e
imparò a classificare il mondo. Il suo mondo è catastrofe al rallentatore?
Creazione di un mondo nella dimensione del fluttuante: guardiamo l’isola di rifiuti plastici che le
correnti marine hanno agglomerato nell’Oceano Pacifico…vortice in movimento e
sfuggente…Ecco quel mondo rifiutato e alle spalle di ciò che guardiamo, apparire nella concretezza
di un luogo da colonizzare e abitare (detto Rifiuto – Rifugio), usare il rifiuto come abito e transitare
nella dimensione del compiacente. Risorsa pervasiva. Apparenza che non inganna-

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La bici di Fausto

è quasi inafferrabile l’ombra si allunga e spaccia i raggi, serve un metronomo,le Panda verdi di quel verdefiat
sembrano le uniche qui a passare nei risvolti del cavalcavia intatto e compatto ci sono sotto piccioni grigi
intonati e composti aspettano certa lo scultore il canova del cemento che al centro li aggiri li calchi e lo
sbriciolarsi metti una pioggia di troppo o soffocare per l’asfalto emana brusii particole radiocomandate certi
pianeti hanno giardini a balze come la terra per ora non visitabili non raggiungibili ma su plastiche
trasparenti sono lì nominati il nome del cane il nome del primogenito il nome della gatta il latino lapsus lo
stesso armadio contiene crani fossili piccole bugie di peltro il pane secco per i piccioni-

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Tutto

ma tutto le impedisce di crescere così è l’andirivieni ma tutto il pomeriggio filtra da una cremisi
macchiata se passa la mano si accorge sporge per trovarsi pronta e il tacco regge non può l’umidità
ascendente compromettere una vita smettere di caricare programmi l’iride è simile allo sguardo nei
musei frequentati pochissimo ora chiude ed è già fuori stagione, il peso di un aculeo non
compromette il paesaggio, il suo dosaggio-

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(Non calpestare il lupo) *

Eco-oikos-casa sommano, e

habitat è abito-abituale (ad esempio la sposa che si alza presto quel mattino e ha lo scatto
dell’animale e, giura di averlo visto oppure
A perdita d’occhio
A perdifiato
Nel limitare del.
finito

L’abitare è (abituarsi a-buia risata-anagramma : sottofondo spettacolare del crepuscolo:


götterdämmerung alla radio non pacifico

Abito da avere /avere con noi A-bythos è profondo


A ritroso: esser profondo in greco e sanscrito rimanda a immergersi-battezzarsi

Il battesimo del lup


o

Abitudine è costituzione del corpo-finimento di lup


o

Il corpo è costituito in percentuale di acqua. Il corpo è1 immerso è2 battezzato,


encàusto-preparazione al fuoco, oppure
sostituire il corpo dell’ a. (
Corpo che abita che porta in sé l’habitat estremo cedere il passo.

Fuori dal corpo – il sentire estroverso (dissipazione in minuscole il

Corpo (sparso (del-magico (De Martino con o senza troupe della RAI

(decantazione, abbreviazione

Attraversati dal racconto-dal mito come indice di appartenenza e confluenza sezioni:


corteccia-libro…….il racconto è concentrico e verso l’apparato disperdente (voce o racconto orale
che indica l’animale che lo appartiene, il racconto mitico è una prima descrizione dell’animale che
appare e scompare nel luogo oppure l’animale è traccia orale ricalcata sulle orme, il mito africano
Dogon dove noi passiamo-ricalchiamo le-sulle orme degli avi.
La traccia è il filo tra racconto e corpo-animale. Il richiamo a quale corpo appartiene.
Camminare. Sentire. Rischiare (portare al chiaro) l’incontro con l’animale e) l’uomo selvatico: dalla
trascendenza all’inappagato (il perturbante/unheimliche-ponte…….il rimosso che è
familiare….omissis) (dice : frammento-firmamento
Nascita dal sentire dell’
O (per
Oscillazioni
Griot
oTo
Corpuscoli
Ricordo Joseph Beyus nell’Aktionen mettersi in contatto col lupo distante-in altro luogo: il lup

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o
rispondeva a quel richiamo (e tutto d’un fiato il)fiato) animale-disperso e condensato [ero lì / tempo
dopo]. E disperso come controverso. Descrivere il luogo di nascita senza averlo mai visto ma: per
sentito (u) dire. Scrittura. Lo sciamano e la sua scrittura: compilazione, annotazione, o il tempo
necessario al trasformarsi, rendersi sottoforma di: . Una prima coscienza della trasparenza e
dell’attraversamento. Leucos. Mare come “campo lucido” galileiano. L’apparente affievolirsi della
voce di Carmelo Bene (lui-melòs: carme:carne-nera c-onsumazione….omissis) . Il racconto come
condensazione della presenza (azzardo un noi o “nello stesso habitat”, azzardo un dello). La
dilatazione dell’orma e la perdita del contorno-confine per lo stesso piano-orizzonte circolare che
comprende, che ci abita necessariamente e inverosimilmente-------il racconto che descrive e non
spiega (perché è tra le pieghe che l’animale col mio corpo dorme (e -

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Microgranuli.

Rivediamolo a grandissima richiesta, la trattativa in corso in microgranuli si sa sotto la lingua darsi


alle ferite alle sparatorie alle feritoie per questo mese si spostano con le prime piogge si cancellano
nella nebbia dove, in forse, si formano, scrivono e scricchiolano sotto una matrice fatta a pelle
sottilissima, rivede e se possibile tratta tutti con piglio severo, esauriti i figli finiti i figli, alcuni
anche finti si, spoglia ma, non ne vale più la pena-

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È accettata una

forma ridotta di addio, senza il punto ma con il punto e virgola, spacciata quindi per non definitiva e
di malavoglia è quella forma di nudità dove tutto scivola le punte si sono arrotondate con la tecnica
della goccia per alfabetizzare e per zittire come tutto intorno l’erbicida il cesto di paglie aguzze e
ricorre una cecità rituale, una pagina del manuale strappata quella fondamentale-

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Si rischia che al

primo accenno di luce le case abbrevino, crollino scomposte come ritirate dai ferri, ogni ipotetica
traccia è lì per autocombustione, un alone leggero che il sentiero prosciuga senza precisa
indicazione o indagine l’avvenimento prima e, prima di procedere tutto sfilacciato stare anche a
sentire ma sopra le sedie ordinati, stancanti da ore che si dismettono una colonna senza andare a
capo lasciato il berretto da qui sembra grigio e spesso le focali le ali nello stemma da qui sembra
tutto più chiaro-

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Per pura invisibilità.*

Il cammino ipnotico:
“Milton H. Erickson ha definito l'ipnosi come un tipo molto particolare di comportamento
complesso e insolito, ma normale, che in condizioni opportune puo' essere sviluppato
probabilmente da tutte le persone comuni e anche dalla gran parte di quelle che hanno problemi di
salute. Si tratta principalmente di una speciale condizione sia psicologica sia neuro-fisiologica
nella quale la persona funziona in un modo speciale, un modo in cui la persona può pensare, agire,
e comportarsi come nel normale stato di coscienza o anzi anche meglio, grazie all'intensità della
sua attenzione e alla forte riduzione delle distrazioni…..”1

L’opaco.
Ecco, un raptus che somma l’ombra al buio, ci piove dentro, poi.
Il buio rende incapaci: imparare ad essere capaci nel buio.
La posizione delle nuvole rispetto al suolo.
La castità dei luoghi (come tenere in disordine?)
“Poi piovve dentro a l’alta fantasia” Dante, Purgatorio XVII 25

frammento sottratto]

La ( ) natura ha il suo senso nel suo fluireinsensato, il non


senso (nonsense) è una forma di protezione.

Innesco –disinnesco:

Illimiti2

Iperscopìe3

Immagine contro natura4

-
1
fonte non rintracciata
2
“…divento un bulbo oculare trasparente. Non sono nulla. Vedo tutto. (…)”
R.W.Emerson

3
“…l’occhio gioca le sue possibilità più raffinate nell’incessante desiderio di un’oggettiva irrealtà e di un’illusione
percettiva.”
Italo Mussa
4
“Da questo punto di vista, che l’opera sia concepita come effimera, o che invece aspiri a durare indefinitamente, può
perfino rivelarsi qualcosa di secondario rispetto, appunto, al tipo di esperienza che essa propizia.”
Paolo D’Angelo
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Incluso

il pentimento per non aver compreso il signor Alberto Giacometti da Stampa, fino in fondo e
nemmeno in controluce. Si scotta colando metallo. Rivestito da una carta bianca, il naso sporge.
Dirige-

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Rimandi

Qui, il cielo è sopra, quindi ispezionabile, nella casella esatta l’appunto bene ma a matita così se si
sciupa se ne va anche nel trascorrere sbiadisce in proporzione di durezza di mina o passandoci il
dito umettato, vedi che così la casella include una nebulosa in grigio dalle diverse gradazioni,
ricopre per intero la carta e la stanza e il cielo, quello, è ben marcato, a disposizione il ritmo
ondulato del sonar, lo specchio, il radar e quanto basta poi lo rimandi con timbro inchiostrabile
all’ufficio, quindi, attendi la risposta-

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Mancherebbe anche poco

al raccordo, un filare lapidato per cura di prato e cordolo comunale la sua automobile è bianca e non
la si distingue al volo, non sai di cosa parlano, la voce è sottratta dai vetri, la caccia ha mantenuto
due-tre lepri e le vedi dal treno dovrebbe una carta congiungersi, almeno di quale velocità parli, il
tessuto che ti dà candida, l’effetto pictureshow il brano è nato negli anni sessanta e, non è più
ripetibile, praticabile, nell’edicola di Milano vendono una riproduzione della torre di Pisa, parziale,
dello scambio scaldato a gas per l’inverno si provvede vedi qui le mani affogate nella miopia nella
laguna lo scalmo prova inevitabilmente a correggere, si sorregge, lustra la storia e la commette-

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All’occorrenza

il jazz cerca la quietanza, il saldo, e apre da uno spiraglio soffocandola, il gesso o l’impronta per un
decantato free, noise reduction,
all’occorrenza il jazz colma il ritardo, è striscia galvanica, strappo sopra i rimedi della saliva
all’occorrenza il jazz se ne va a capo, strilla per distillarsi e farsi fango all’occorrenza il jazz allinea
e sposta sacchi di carbone mette i tamponi e raschia i muri dal vecchiume all’occorrenza il jazz
fiata-rifiata fa le doppie lo specchio lucidatissimo degli ottoni e di qui non passi se all’occorrenza, il
jazz, inciampi-

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* Questi testi sono stati scritti come contributo per una ricerca di “Educazione ambientale”.

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