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Copyright © 1994 Meltemi editore srl, Roma
Collana “Gli Argonauti” diretta da
Luigi M. Lombardi Satriani
Meltemi editore
via Merulana, 38 - 00185 Roma
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Luigi M. Lombardi Satriani
La stanza
degli specchi
MELTEMI
Indice
p. 7 Introduzione
Parte prima
Il viaggio nell’alterità
13 Capitolo primo
L’etnologo e il bastone
26 Capitolo secondo
La stanza degli specchi
43 Capitolo terzo
Antropologia ed etica
50 Capitolo quarto
L’intervista: ascolto e cecità
59 Capitolo quinto
L’“altro” nell’esperienza antropologica
74 Capitolo sesto
Della stupidità
Parte seconda
La datità dell’io e la comunità del noi
91 Capitolo settimo
Amicizia, coppia, tradimento
163 Bibliografia
Introduzione
1
Il primo capitolo rappresenta la relazione al I Congresso nazionale di
Antropologia delle Società complesse svoltosi a Roma e pubblicata in Tentori,
a cura, 1990, pp. 83-92; il secondo la relazione al Convegno internazionale di
Antropologia storica su “Cultura planetaria o pianeta multiculturale” svoltosi
a Cassino nell’aprile 1994 i cui Atti sono ancora inediti; il terzo l’intervento a
un Colloquio sul tema “Scienza e Etica” promosso dal Centro-Culturale a
Saint-Vincent, da cui è stato tratto Jacobelli, a cura, 1980, pp. 107-112; il
quarto l’intervento presentato al Convegno svoltosi a Roma nel marzo 1986
sul tema “L’intervista: strumenti di documentazione. Giornalismo - antropo-
logia - storia orale” e pubblicato negli Atti editi dall’Istituto Poligrafico dello
Stato, Roma, 1987, pp. 103-109; il quinto la relazione al Convegno internazio-
nale svoltosi a Pavia nell’ottobre 1991 su “Il sapere dell’antropologia. Pensa-
re, comprendere, descrivere l’Altro” e pubblicato in Fabietti, a cura, 1993,
pp. 141-153; il sesto è stato pubblicato con il titolo Elogio della stupidità in
«OZ - Rivista internazionale di utopie», 1, 1994, pp. 63-71; il settimo la rela-
zione presentata a una serie di incontri promossi dal Comune di Firenze pub-
blicata in Bianca, a cura, 1986, pp. 121-129; l’ottavo la relazione presentata a
un Convegno su “Il piacere e il dolore” svoltosi a Roma e pubblicata in «Riza
Scienze», 10, dicembre 1985; il nono la relazione presentata al VII Congresso
internazionale di Studi Antropologici svoltosi a Palermo nel dicembre del
1986 su “Il dolore - pratiche e segni” i cui Atti sono stati pubblicati in D’A-
gostino, Vibaek, a cura, 32/33, pp. 129-138; il decimo l’introduzione a Faran-
da 1992; l’undicesimo la relazione presentata con il titolo Il silenzio dell’amo-
re - L’amore del silenzio: venti tesi per una ricerca al VI Congresso internazio-
nale svoltosi a Palermo nel dicembre 1984 su “Amore e cultura - Ritualizza-
zione e socializzazione dell’Eros” i cui Atti sono stati pubblicati in D’Ono-
frio, a cura, 1985, pp. 299-312.
Parte prima
Il viaggio nell’alterità
Capitolo primo
L’etnologo e il bastone
1
de Martino, in A. Pierro, “Il mio villaggio”, in Brienza, a cura, 1959, p.
95, che ha premesso agli scritti demartiniani una densa introduzione.
Capitolo secondo
La stanza degli specchi
1
Per una messa a fuoco di alcuni tratti di tale complessa problematica
vedi Musio, a cura, 1993, con interventi di F. Cardini, Z. Ciuffoletti, P. Delo-
gu, P. Desideri, M. Fantoni, R. Fubini, M. Martellone, N. Migliorini, G. Mu-
sio, E. Ruffaldi, B. Wandrooij, C. Wickham. Il volume comprende fra l’altro
“una rassegna dei contributi più significativi di storici e antropologi culturali
al dibattito su ‘Storiografia e antropologia storica’ svoltosi in sei incontri di
studio in Firenze tra gli anni ’82-’90”.
2
Relazione tenuta da Gadamer al Goethe Institute di Roma il 17 marzo
1994.
Capitolo terzo
Antropologia ed etica
1
Pp. 302-305; il riferimento è a Lacan 1973 pp. 75 e 106.
Capitolo quinto
L’“altro” nell’esperienza antropologica
te trascurabile che gli stessi dati che in una certa epoca ve-
nivano considerati come le prove di certe tesi sono stati poi
citati come prove delle tesi opposte.
Già ai suoi albori, cioè in un’epoca che si può definire,
di fatto, se non cronologicamente, premendeliana (tra
Mendel e la riscoperta delle sue leggi), la genetica dava per
scontato, in assenza della benché minima prova, che la raz-
za caucasica era geneticamente più intelligente delle altre.
Ed era questo appunto che ci si aspettava da essa: alla fine
dell’Ottocento il colonialismo è al suo apice.
Con l’inizio del Novecento si entra in epoca mendelia-
na. Il razzismo raggiunge il suo massimo sviluppo nel pe-
riodo compreso tra le due guerre mondiali. Malgrado che
in questo stesso periodo la genetica conosca un rigoglio ec-
cezionale, ciò non impedisce che si affermino quasi senza
opposizione (almeno così risulta dalla letteratura genetica
dell’epoca) idee come le seguenti: caratteri come la crimi-
nalità e il nomadismo sono caratteri mendeliani unifattoria-
li; gli incroci tra i Bianchi e i Negri sono una forma di al-
truismo dei primi – che si abbassano – verso i secondi –
che si elevano – col risultato di una perdita netta di intelli-
genza da parte della società; la prole di questi incroci è
esposta a forti rischi di essere disarmonica in base alla sor-
prendente teoria (che ha avuto molti seguaci) che i caratte-
ri quantitativi sono ereditati settorialmente, per cui la prole
di un genitore alto e di un genitore basso potrebbe eredita-
re braccia lunghe da uno e gambe corte dall’altro o presen-
tare addirittura gravi discrepanze tra i visceri e lo scheletro
che li contiene (‘large frames and inadequate viscera’). Va
da sé che la prole di individui di statura anche altrettanto
diversa, ma appartenenti alla stessa razza non correrebbe
rischi di questo genere.
Si tenga conto che alcune di queste affermazioni ‘scien-
tifiche’ erano basate su dati che – solo che fossero stati
guardati senza idee preconcette – avrebbero dimostrato il
contrario” (Modiano 1980, p. 1050).
Non sembri ormai superato tutto ciò. Abbiamo assistito
in questi ultimi anni a un’esplosione di manifestazioni raz-
LUIGI M. LOMBARDI SATRIANI
1
Le affermazioni di Mathieu de Paris sono riportate da Roux 1961, p. 30
e, successivamente, da Affergan 1987, p. 57.
2
Ernesta Cerulli (1986, p. 77), soffermandosi su tale opera sottolinea: “Il
resoconto di Turnbull, in effetti, è più vicino al genere ‘thrilling’ che alla mo-
nografia etnologica e per questo motivo esso ha ottenuto poco favore tra gli
specialisti, mentre è evidentemente piaciuto al di fuori di questa ristretta cer-
chia, se il ben noto autore Peter Brook ne ha tirato fuori una pièce teatrale,
recentemente presentata al festival di Spoleto. Noi stessi siamo rimasti incre-
duli o per lo meno perplessi di fronte a questo saggio: e, se qui ne parliamo,
non è sulla scia di un successo di pubblico, ma perché l’autore, nelle sue ope-
re passate, almeno una delle quali ‘L’africano solitario’, ha ottenuto larghissi-
mi consensi a tutti i livelli, ha dato prova di grande acume nella ricerca, rive-
landosi una personalità forte e moderna, capace di una analisi non solo passi-
va delle culture altre, ma anche di una profonda comprensione delle stesse.
L’“ALTRO” NELL’ESPERIENZA ANTROPOLOGICA
Gli vogliamo quindi dare credito anche per quest’opera, che apparentemente
mira più a scioccare che non a informare, e presentare la tragica situazione at-
tuale di un popolo di cacciatori-raccoglitori nomadi che, alla vigilia dello
scoppio del secondo conflitto mondiale, fu incoraggiato a trasferirsi dalla se-
de avita, trasformatasi in riserva di caccia, nella zona attuale ove, non essen-
dovi selvaggina, l’unica occupazione possibile poteva essere l’agricoltura, con
la conseguenza della sedentarizzazione”.
3
Questo brano, assieme ad altri, è riportato da Clifford Geertz (1988,
pp. 81-82, 107), che dichiara: “Ho fuso insieme dei paragrafi, unito delle fra-
si, sciolto delle abbreviazioni, interpretato dei termini indigeni, e compiuto
alcuni altri ritocchi cosmetici per rendere la lettura un po’ più scorrevole” .
4
F. Papi, Introduzione al seminario “Comprendere, descrivere e inter-
pretare l’altro”, organizzato dal Dipartimento di Filosofia dell’Università di
Pavia e svoltosi nell’ottobre 1991, i cui Atti sono stati pubblicati.
Capitolo sesto
Della stupidità
a Giulia
questa teoria del valore. Almeno per coloro che non fanno
attenzione quando cambiano!”.
Bachisio Bandinu ha rilevato che “c’è una ricca aned-
dotica sulla vicenda della compravendita dei terreni che
poi formeranno la Costa Smeralda. ‘Quanto denaro vuole
per i suoi terreni?’ viene chiesto a un anziano capraio.
‘Molto denaro’ risponde. ‘Un miliardo?’. ‘Eh no, molto di
più’ replica quello, ‘dovete sborsare molti milioni’. Quella
aneddotica ci dice che lo stazzo della Gallura è un mondo,
e la banca di Zurigo è un altro mondo, e che il gioco del
dare e dell’avere regolato da una scala di valori non si
svolge nel riconoscimento di classifiche sociali comuni al-
l’indigeno e al conquistatore. Quella casistica a volte tra-
boccante di comicità è invece il ritorno di una afasia e cioè
di un disturbo del linguaggio causato dall’ordine del di-
scorso turistico”.
Mariano Meligrana ha commentato a questo riguardo:
“Nella forma del contratto si scambiano – senza che il pa-
store ne avverta il rapporto, la proporzionalità, l’equiva-
lenza, se non in termini indefiniti e, direi, per un sospetto
metodologico, – due ‘beni’, la terra e il denaro, come fos-
sero due ‘doni’, prestazioni separate e parallele che nel-
l’incantesimo giuridico e per il capriccio del compratore
possono incontrarsi. ‘Il dono – commenta conclusivamen-
te Bandinu – è stato la metafora del potere, la forma di
una violenza istituzionalizzata dal contratto”. Nel luogo
della transazione, nella forma del contratto si incontrano
e si consegnano due culture già reciprocamente segnate a
tal punto che l’una vivrà della morte dell’altra: la cultura
egemone, industriale, urbana; la cultura paesana, agro-pa-
storale, subalterna”.
In ogni caso, quand’anche si volesse assegnare a un’in-
telligenza non meglio definita la supremazia assoluta, non
si potrebbe attribuire a essa l’onnipotenza. Se dell’intelli-
genza, infatti, è possibile accedere a molti piani e a buona
parte di realtà, una parte consistente di questa non si la-
scia rischiarare dalla luce dell’intelligenza e richiede altro
ordine di investigazioni.
DELLA STUPIDITÀ
Nel testo, l’anno che accompagna i rinvii bibliografici secondo il sistema au-
tore-data è sempre quello dell’edizione in lingua originale, mentre i rimandi
ai numeri di pagina si riferiscono sempre alla traduzione italiana, qualora ne-
gli estremi bibliografici qui sotto riportati vi si faccia esplicito riferimento.
Tanizaki, J., 1924, Chijin no ai, Shinchô bunko edition; trad. it.
1994, L’amore di uno sciocco, intr. di A. Moravia, Milano,
Bompiani.
Tentori, T., a cura, 1990, Antropologia delle società complesse, Ro-
ma, Armando Armando.
Thevet, A., 1983, Les singularités de la France antarctique, n.e.
Paris, La Découverte-Maspero.
Turnbull, C. M., 1972, The mountain people, London, Jonathan
Cape.
Turner, V., 1986, The Anthropology of performance, New York,
PAJ Publications; trad. it. 1993, Antropologia della performan-
ce, a cura di S. De Matteis, Bologna, il Mulino.
Vespucci, A., 1745, Les lettres de voyage d’A. Vespucci, Paris, Let-
tere, a cura di A. M. Bandini, Firenze, s.e.
Zolla, E., 1976-78, I mistici dell’Occidente, Milano, Rizzoli, 10
voll.
Stampato per conto della casa editrice Meltemi
nel mese di novembre 2005
presso Arti Grafiche La Moderna, Roma
Impaginazione: Studio Agostini