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PERICOLO DI ESPLOSIONE
5.0 AMBIENTI 15
12.0DOCUMENTAZIONE 30
13.0DISPOSIZIONI 30
1.0 OGGETTO E SCOPO
La presente relazione ha per oggetto la classificazione aree con pericolo di esplosione per la
presenza di gas infiammabili c/o l’impianto di produzione di Biodiesel presso lo stabilimento
MASOL s.r.l. sito a Livorno in via Leonardo da Vinci, 35/A.
La presente classificazione è esclusivamente riferita allo Skid della linea 3 per la produzione del
biodiesel.
Per maggiori dettagli sulle aree oggetto della presente classificazione si rimanda alla planimetria
allegata al progetto, alla presente relazione ed agli altri allegati.
La classificazione dei luoghi con la relativa ripartizione in zone 0, 1 e 2, rientra nelle attività di
valutazione dei rischi di esplosione che il datore di lavoro ha l’obbligo di effettuare per il rispetto del
D.Lgs. 626/94 e della direttiva 1999/92/CE.
Pertanto, essa può essere utilizzata anche per la corretta scelta degli apparecchi e sistemi di
protezione non elettrici destinati ad essere utilizzati in tali luoghi nel rispetto della Direttiva 94/9/CE
del Parlamento Europeo e del Consiglio, recepita in Italia con il D.P.R. del 23/03/1998, n. 126.
La classificazione dei luoghi è un metodo per analizzare e classificare l’ambiente dove si possono
formare delle atmosfere esplosive, al fine di permettere una corretta individuazione dei requisiti di
sicurezza degli impianti elettrici e dei relativi componenti.
Dopo aver determinato la possibile frequenza e durata dell’emissione (e quindi il grado delle
emissioni), la portata, la concentrazione, la velocità di emissione, la ventilazione e gli altri fattori che
influenzano il tipo e/o l’estensione delle zone, si dispone di una solida base per stabilire la possibile
presenza di un’atmosfera esplosiva. Questo approccio richiede pertanto considerazioni dettagliate
per ciascun componente di processo contenente sostanze infiammabili e che potrebbe perciò essere
una sorgente di emissione.
Quando le zone di pericolo sono state determinate, non si devono fare modifiche di processo e/o
tecnologiche senza accertare le implicazioni sulla classificazione già eseguita, coinvolgendo nelle
decisioni il responsabile della gestione della classificazione (ad esempio il tecnico della sicurezza
dell’impianto). Nel caso in cui le modifiche abbiano delle implicazioni sulla classificazione già
eseguita, questa ultima dovrà essere adeguata.
Per il rispetto di quanto sopra definito è opportuno che il gestore dell’impianto preveda a stabilire
una procedura di autorizzazione su ogni intervento e sulle verifiche programmate nell’impianto in
oggetto, tale procedura dovrà essere riportata sul “Documento sulla protezione contro le esplosioni”.
Scopo del documento in oggetto è quello di definire il grado di pericolosità delle aree con presenza
di sostanze esplosive relativamente all’impianto c/o di produzione di Biodiesel presso lo
stabilimento MASOL s.r.l. sito a Livorno in via Leonardo da Vinci, 35/A.
Tutti gli apparecchi elettrici e non installati all’interno di una zona pericolosa devono essere quindi
costruiti, installati ed assemblati in modo da non comportare rischi di esplosione.
Le apparecchiature, i componenti, la loro progettazione, costruzione, assemblaggio e collaudi,
dovranno comunque essere in accordo alle seguenti norme:
Norme CEI EN relative al comitato tecnico 31 per quanto applicabili;
Raccomandazioni IEC (quando non coperte da CEI)
Leggi e norme generali per impianti elettrici;
Leggi e norme generali in materia di prevenzione incendi;
Nella classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione si è affrontata la valutazione del rischio
derivante dalla presenza di sostanze infiammabili facendo riferimento alle norme europee CEI EN
60079-10 convertita in Italia nella norma CEI 31-30 e successiva guida CEI 31-35 e 31-35/A.
La direttiva 94/9/CE del 23 marzo 1994, G.U.C.E L 100 del 19/4/94, si applica agli apparecchi e
sistemi di protezione elettrici e non elettrici utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva, ad
esclusione di:
Apparecchiature mediche destinate ad impiego in ambiente medico.
Apparecchi e sistemi di protezione quando il pericolo di esplosione è dovuto esclusivamente
alla presenza di sostanze esplosive o di sostanze chimiche instabili.
Apparecchi destinati ad impieghi in ambiente domestico e non commerciale, ove
un’atmosfera esplosiva può essere provocata soltanto raramente ed unicamente in
conseguenza di una fuga accidentale di gas.
Dispositivi di protezione individuale (DPI).
Navi marittime e unità mobili offshore, nonché attrezzature utilizzate a bordo di dette navi o
unità.
Mezzi di trasporto (veicoli e loro rimorchi); N.B.: non solo esclusi i mezzi di trasporto
utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva.
Prodotti contemplati dall’art. 223 par. 1 lettera B del trattato.
Inoltre si precisa che, per prevenire i rischi, si devono considerare anche le scariche elettrostatiche
provenienti sia dai lavoratori sia dall’ambiente di lavoro.
Gli impianto ed i materiali utilizzati devono risultare adatti alla classificazione del luogo e
rispondere alla direttiva 94/9/CE.
Prima della messa in servizio deve essere verificata la sicurezza degli impianti e si deve definire le
zone con pericolo di esplosione, graduate in base alla frequenza e durata di presenza di atmosfera
esplosiva; ZONA 0, 1, 2 per gas, vapori o nebbie infiammabili.
Si deve inoltre indicare il gruppo e la categoria di apparecchi e sistemi di protezione per ogni tipo di
zona.
Dove necessario, le zone con pericolo di esplosione verranno contrassegnate nei punti di accesso con
il segnale previsto dalla direttiva qui di seguito riportato:
Forma triangolare,
Lettere in nero su fondo giallo e bordo nero,
Il colore giallo deve costituire almeno il 50% della superficie del cartello,
Dimensione adeguata al luogo di ubicazione, nel rispetto delle proporzioni sopra riportate.
Devono altresì essere predisposte, se del caso, uscite di emergenza e mezzi di fuga e salvataggio per
l’abbandono rapido ed in sicurezza dei luoghi a rischio.
Le norme e le guide CEI integrano ma non sostituiscono le norme di carattere generale relative agli
impianti quale ad esempio la norma CEI 64-8 “Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non
superiore a 1000 Vca e 1500 Vcc”.
Documenti di riferimento:
- Planimetrie e sezioni SKID.
Inoltre la committente MASOL s.r.l., ha dichiarato che gli impianti ed i relativi componenti sono
eserciti, verificati e mantenuti correttamente nel tempo; in particolare che le parti usurabili
sono/saranno sostituite con la periodicità stabilite in base alle informazioni fornite dai costruttori e
dall’esperienza del conduttore dell’impianto.
Tutto il personale operante nelle aree con pericolo di esplosione è stato o sarà opportunamente
addestrato.
In caso di guasto non gestibile, in sicurezza, da un solo operatore si provvederà a chiamare una
squadra di intervento che provvederà a mettere in sicurezza l’impianto (previo le prime manovre di
sezionamento eseguite dall’operatore reperibile).
Si richiama l’attenzione sulla necessità di non effettuare modifiche ai dati ed alle informazioni
utilizzate per i calcoli qui di seguito allegati e/o riportati nella presente relazione, al fine di non
invalidare la presente documentazione di classificazione delle aree con pericolo di esplosione.
2.7 Legenda simboli Norme CEI 31-30 / 31-35 / 31-35 A
Item Descrizione
La principale attività controllata nell’area risulta essere la produzione del Biodiesel. Le fasi di
lavorazioni ovviamente giudicate più pericolose sono quelle in cui il metanolo viene stoccato,
caricato , e inviato all’impianto per il processo di lavorazione.
Trattandosi di Metanolo il pericolo di esplosione deriva ovviamente da perdite in fase di stoccaggio,
deposito o quando viene inviato al processo che viene a contatto con l’ambiente a seguito di una
perdita.
La situazione comporta la classificazione di tutti gli sfiati e/o valvole del serbatoio di stoccaggio.
Maggiori dettagli sulle considerazioni della funzionalità dell’impianto verranno fatte di seguito.
Occorre inoltre ricordare che tutta l’area di stoccaggio si trova all’esterno in zona ben ventilata e che
per impedire la dispersione del metanolo in caso di perdita è prevista una vasca di primo
contenimento. Il metanolo avente una densità relativa rispetto l’aria di 1,11 si è considerato che si
possano avere delle zone con presenza dell’alcool metilico in corrispondenza del basso come
indicato dalla planimetria allegata.
Come anticipato precedentemente si deve premettere che la fase di lavorazioni necessarie per il
processo e di stoccaggio avviene durante le sole ore lavorative alla presenza del personale
dell’impianto. Tali manovre e/o operazioni non sono previste durante le ore notturne e/o festive
quando l’impianto non è presidiato.
L’ambiente viene sempre mantenuto libero e pulito ed eventuali residui di lavorazione e/o accumuli
sono eliminati prima della fine del turno.
Occorre inoltre precisare che l’ambiente è ventilato in modo naturale.
Le sostanze sopra esposte sono classificati come sostanze infiammabili e come tale devono essere
presi gli opportuni accorgimenti tecnici per la possibilità di creazione di miscele con aria che
possono dar luogo ad esplosione (CEI 31-35, Tabella GA-2, progressivo 45).
In allegato 1 viene inserito “L’elenco delle sostanze infiammabili comprese le loro caratteristiche”
come definito dalla CEI 31-30.
Le aree in strutture chiuse sono provviste di ventilazione forzata e/o naturale, a tal riguardo Vi
rimandiamo alle descrizioni inserite nel capitolo riguardante la ventilazione degli ambienti.
La ventilazione dei locali può essere:
Naturale (vento o gradiente di temperatura);
Artificiale localizzato (ottenuta con mezzi artificiali locali sopra le SE);
Artificiale generale (ottenuta con mezzi artificiali generali dentro il locale);
Naturale assistita (naturale + mezzi artificiali).
Ventilazione naturale
La ventilazione naturale è ottenuta dal movimento dell’aria dovuto al vento ovvero a gradienti di
temperatura. Nella norma CEI 31-30, per ventilazione naturale, si intende quella ottenuta con i
movimento naturale dell’aria ed è detto che la ventilazione naturale all’aperto è caratterizzata dai
parametri velocità e direzioni diverse nel tempo, tuttavia è spesso (non sempre) sufficiente ad
assicurare la dispersione dell’atmosfera esplosiva, per cui, ad una certa distanza dalla SE, la
concentrazione scende al di sotto del limite inferiore di esplosività.
La ventilazione naturale può essere efficace anche in determinate situazioni al chiuso, quando esiste
la possibilità di ricambio dell’atmosfera attraverso delle aperture di idonea dimensione.
Ventilazione artificiale
La ventilazione artificiale può essere generale (ad esempio: la ventilazione di un edificio ottenuta
con ventilatori a parete o a soffitto) o locale (ad esempio con sistema di estrazione applicato ad una
SE o ad un piccolo locale).
dVtot / dt
Co ≤
Vo
Quando nell’ambiente chiuso esistono aperture di ventilazione o interstizi, anche non appositamente
predisposti, l’aria entra per l’azione del vento originando dei ricambi dell’aria interna (C ).
Sono considerate aperture solo quelle verso l’aperto e non verso altri locali. Le aperture possono
essere intenzionali cioè predisposte allo scopo oppure aperture di fatto quali ad esempio gli interstizi
di giunzione nei serramenti, eccetera.
Le aree delle aperture (A, A1, A2, A3, A4) possono essere ottenute da una sola apertura o da
un’insieme di aperture. Le aperture A3 e A4 devono trovarsi sul lato opposto a quello con le aperture
A1 e A2; le eventuali aperture sugli altri lati devono essere trascurate ai fini del calcolo.
Quando le aperture di ventilazione sono su due lati consecutivi devono essere considerate solo quelle
di un lato a scelta (si considerano quelle del lato opposto alla direzione prevalente del vento che è
stata ricavata dalle informazioni contenute nell’appendice GC della guida CEI 31-35).
Quando esistono aperture sui quattro lati è possibile effettuare il calcolo della portata aria nelle due
direzioni, considerando sempre solo i lati opposti, quindi scegliere quella maggiore.
Quando esistono differenze di temperatura tra ambiente chiuso e luogo aperto (almeno uno o due
gradi), come avviene ad esempio quando nell’ambiente chiuso sono presenti sorgenti di calore
oppure per l’inerzia termica dell’edificio rispetto all’ambiente esterno in relazione alle escursioni
termiche tra giorno e notte si generano delle differenze di densità dell’aria che determinano moti
dell’aria più pesante verso il basso e di quella più leggera verso l’alto; al centro esiste un livello
neutro.
Come si può rilevare dalle formule di calcolo ai fini del calcolo della portata d’aria per effetto
camino, le aperture vanno distinte tra quelle in alto e quelle di basso.
Un apertura si intende in alto quando si trova al di sopra del livello neutro, si intende in basso
quando si trova al di sotto di detto livello.
Per stabilire l’altezza del livello neutro in modo preciso occorre fare riferimento alla lettera
specialistica; tuttavia indicativamente si può considerare che, in presenza di aperture poste in alto ed
in basso di uguali dimensioni, il livello neutro si trova sulla mezzeria dell’altezza dell’ambiente
chiuso e che, in presenza di aperture poste in alto ed in basso di diverse dimensioni, il livello neutro
si sposta in proporzione al rapporto tra le aree di aperture in alto e quelle in basso, verso l’area
maggiore.
Se non esistono le condizioni sopra indicate è inutile procedere al calcolo della portata della
ventilazione per effetto camino (Qat).
5.0 AMBIENTI
Per ambiente si intende la parte di un luogo nella quale esistono condizioni di ventilazione e
ambientali univoche, capaci di condizionare la dispersione o l’accumulo delle sostanze pericolose.
Con riferimento al capitolo 3 gli ambienti nei quali sono presenti sostanze infiammabili, considerati
ai fini della classificazione dei luoghi pericolosi sono i seguenti:
A0 AREA INTERNA AL SERBATOIO
Le porte, le finestre e gli infissi in genere presenti nelle aree classificate, dovranno essere ubicate in
modo da limitare i casi in cui esse sono interessate da zone pericolose stesse.
L'area è servita da un impianto antincendio; le caratteristiche dello stesso sono escluse dalla presente
relazione. Si consiglia la consultazione della pratica di prevenzione incendi per verificare ulteriori
prescrizioni riguardanti le aree oggetto della presente classificazione delle aree.
Le fogne oleose o chimiche sono o devono essere di tipo invasato, cioè con sifoni nei pozzetti
per evitare il travaso di vapori da uno all'altro.
Tutti i pozzetti di transito impianto elettrico ed i cavidotti elettrici, quando risultano
posizionati all’interno e/o nelle zone limitrofe (raggio di 3-5 metri) di area classificata a rischio
di esplosione, dovranno essere riempiti di sabbia per impedire che o gas pesanti (idrocarburi o
altri) possano convogliarsi nelle tubazioni elettriche fino alle sale quadri e/o ad altri locali
collegati al cavidotto stesso. Tutti gli ingressi dei cavidotti nei locali dovranno, ad ogni modo,
essere idoneamente sigillati in modo tale da garantire una assoluta tenuta al gas. Le tubazioni
dovranno essere, come minimo, poste ad una profondità di 600-800 mm dal piano di calpestio.
La copertura con sabbia andrà verificata con cadenze definite dal manuale di manutenzione.
Grado della
emissione
(Zona 0 (Zona 0
(Zona 0 Zona 0
NE)(1) luogo NE)(1) Zona 0 +
Continuo NE)(1) + Zona 0 + Zona 0
non + Zona 2
Zona 2 Zona 1
pericoloso Zona 2
(Zona 1 (Zona 1
(Zona 1 Zona 1
NE)(1) luogo NE)(1) Zona 1 +
Primo NE)(1) + Zona 1 + Zona 1 o Zona 0(3)
non + Zona 2
Zona 2 Zona 2
pericoloso Zona 2
(Zona 2
(Zona 2 (Zona 2 Zona 2
NE)(1)
NE)(1) luogo NE)(1) luogo Zona 2 ++ Zona 1 o anche
Secondo + Zona 2
non non Zona 2(4) Zona Zona 0(3)
Zona
pericoloso pericoloso 2(4)
2(4)
(1) Zona 0 NE,1 NE o 2 NE indicano una zona teorica dove, in condizioni normali, l'estensione è trascurabile.
(2) La zona 2 creata da una emissione di secondo grado può superare quella imputabile ad una emissione di
primo grado o di grado continuo; in tal caso, si dovrebbe la distanza maggiore.
(3) E' zona 0 se la ventilazione è così debole e l'emissione è tale che un'atmosfera esplosiva esiste praticamente
in continuazione (cioè si è vicini ad una situazione di assenza di ventilazione).
(4) Vedere il para. 2.2.1.
Nota " + " significa " circondata da ".
8.4 Tipo ed estensione delle zone pericolose
Il luogo pericoloso è un luogo in cui è, o può essere, presente un’atmosfera esplosiva per la presenza
di gas in quantità tale da richiedere provvedimenti particolari per la costruzione degli impianti e
delle apparecchiature da installare al suo interno. In relazione alla frequenza di formazione ed alla
permanenza di un’atmosfera esplosiva, i luoghi pericolosi sono classificati con le seguenti ZONE.
ZONA 0
Luogo dove è presente continuamente o per lunghi periodi un’atmosfera esplosiva per la presenza di
gas.
ZONA 1
Luogo dove è possibile sia presente durante il normale funzionamento un’atmosfera esplosiva per la
presenza di gas.
ZONA 2
Luogo dove non è possibile sia presente un’atmosfera esplosiva per la presenza di gas durante il
funzionamento normale o, se ciò avviene, è possibile sia presente per brevi periodi.
Il tipo di zona è strettamente correlato da un legame causa – effetto al grado dell’emissione, per cui
in generale:
- una emissione di grado continuo genera una ZONA 0.
- una emissione di primo grado genera una ZONA 1.
- una emissione di secondo grado genera una ZONA 2.
La ventilazione è l’elemento che può alterare questa corrispondenza biunivoca, per cui una cattiva
ventilazione o la sua assenza, potrebbe condurre ad un aggravio di tipo di ZONA.
Ad esempio una sorgente di emissione di secondo grado alla presenza di una bassa ventilazione
provoca una ZONA 1 anziché una ZONA 2.
Emissioni continue
Per definire il grado di ventilazione relativo alle emissioni continue queste sono state considerate
tutte contemporaneamente tra loro.
Ambienti chiusi
L’ambiente chiuso ha un volume Va limitato, quindi di non essere infinitamente ricettivo di sostanze
infiammabili, per cui le zone con pericolo di esplosione possono essere presenti sia nell’intorno della
SE (campo vicino), sia lontano dalla SE (campo lontano).
In questi ambienti occorre considerare generalmente il numero di ricambi d’aria Co uguale al
numero di ricambi d’aria dell’intero ambiente Ca e il volume interessato dalla zona pericolosa, o
volume totale da ventilare, Vo uguale al volume dell’intero ambiente Va; tuttavia, quando la
concentrazione media di sostanza infiammabile Xm% nell’atmosfera del volume totale
dell’ambiente Va rispetta la condizione 2.2.n, per definire il grado di ventilazione è ragionevole
considerare Vo<Va e Co>Ca.
Condizione 2.2.n:
k * LELmix%vol.
Xm% ≤
f
Come descritto in precedenza negli ambienti aperti il grado di ventilazione può essere: MEDIO
(VM) quando Vz non è trascurabile, ALTO (VH) quando Vz è trascurabile.
Grado di ventilazione in ambienti chiusi
- Il grado della ventilazione è ALTO (VH) quando la concentrazione Xm% rispetta largamente la
condizione (2.2.n) ed il volume Vz è trascurabile.
In generale, per essere trascurabile la zona pericolosa, e di conseguenza il volume Vz, deve
rispettare entrambe le seguenti condizioni:
a) Deve avere un volume piccolo (alcuni dm3); inoltre,
b) Se l’atmosfera esplosiva corrispondente fosse innescata, l’entità del danno prevedibile
dovuto all’aumento repentino della temperatura e/o della pressione, definito tramite una
valutazione del rischio, è ritenuto trascurabile, considerando la situazione al contorno e gli
effetti indotti (effetto domino). Ad esempio: all’aperto l’entità del danno è generalmente
minore che al chiuso; al chiuso, l’entità del danno è tanto maggiore quanto più piccolo è il
volume dell’ambiente (effetto di demolizione maggiore).
Quando il Volume Vz è trascurabile, il tempo “t” non influisce sulla valutazione del grado della
ventilazione. La trascurabilità o meno del volume Vz è stata valutata durante la realizzazione della
classificazione stessa.
- Il grado della ventilazione è BASSO (VL) quando la concentrazione media Xm% non rispetta la
condizione (2.2.n).
- Il grado della ventilazione è MEDIO (VM) quando non è né ALTO (VH) né BASSO (VL) e la
concentrazione media Xm% rispetta la condizione (2.2.n).
Per tutte le sorgenti di emissione sono stati eseguiti i calcoli e le considerazioni per la definizione del
grado della ventilazione e dell’estensione delle zone pericolose, per ciascun grado di emissione
(continua, primo e secondo grado).
Per le zone pericolose in considerazione del tipo di sorgente di emissione presente e della densità
relativa all’aria delle sostanze pericolose presenti (metano) sono state definite alcune forme di
estensione dell’area pericolosa qui di seguito riportate.
Occorre innanzitutto precisare che quando le zone pericolose originate dalle singole sorgenti di
emissione sono limitate da ostacoli tendono ad allargarsi nelle altre direzioni anche in relazione alla
densità relativa all’aria del gas presente, pertanto, considerando che l’acetilene presenta una densità
relativa intermedia pari a circa 0,9 sono stati, per queste SE, applicati criteri di calcolo validi sia per
gas di tipo pesante che leggero. Per tutte le sorgenti di emissione sono stati eseguiti i calcoli e le
considerazioni per la definizione del grado della ventilazione e dell’estensione delle zone pericolose,
per ciascun grado di emissione (continua, primo e secondo grado).
Per le sorgenti di emissione presenti sull’impianto in oggetto vengono in particolare evidenziate le
seguenti forme di estensione “Forma sferica”.
8.6 Tipiche estensioni aree pericolose da SE
Tipica forma sferica e/o ellittica valida per perdite su valvole manuali, automatiche, flangie, ecc.:
TIPICO VALVOLA
e
r=
ion
ve
l az
di
i re
re
ed
laz
v
io n
r=
e
r=
ve
di
r= vedi relazione
re
la
zio
ne
gas 1,9x10-8
Connessioni (a flangia o prodotti petroliferi leggeri (1) 2,1x10-8
filettate), accessori di prodotti petroliferi pesanti (2) 5,2x10-10
tubazioni gas e/o prodotti petroliferi in
3,0x10-9
piattaforme a mare (offshore)
gas 5,6x10-7
Valvole manuali e
prodotti petroliferi leggeri (1) 1,0x10-7
automatiche (escluse le (2)
valvole di sicurezza e di prodotti petroliferi pesanti 1,0x10-9
rilascio dell'atmosfera) gas e/o prodotti petroliferi in
1,1x10-7
piattaforme a mare (offshore)
(1) Perdite massime ammesse sulla linea del gas del bruciatore e le apparecchiature di sicurezza e regolazione ivi inserite.
(2) Il DM 12 Aprile 1996 prescrive che eventuali riduttori di pressione siano collocati all'esterno dell'edificio.
(3) Perdite in kg/s riferite al "gas naturale".
8.9 Tabella perdite da valvole di sicurezza
PRESSIONE DI Tenuta esterna -
VALVOLA DI
ESERCIZIO Perdite massime
SICUREZZA
[MPa] ammissibili [kg/s]
Per le valvole di sicurezza in impianti relativi al gas con tenuta soffice ( es. in teflon), nelle prove di
collaudo di tenuta della sede della valvola non sono ammesse perdite.
ZONA 0
Nell’impianto sono previste le seguenti aree classificate ZONA 0:
- Interno Serbatoio, tubazioni ed apparecchi.
ZONA 1
Nell’impianto è prevista ZONA 1 nei seguenti luoghi:
- Interno del pozzetto,
- Sfiati serbatoi di accumulo e stoccaggio con sfera di raggio da 1,5 m di estensione (area
pericolosa presente durante il caricamento dei silo ed il funzionamento dell’impianto e nel
funzionamento delle pompe di ricircolo).
ZONA 2
Nell’impianto sono previste le seguenti aree classificate ZONA 2:
- Area esterna zona serbatoio di stoccaggio, come da planimetria,
- Area di estensione all’esterno delle zone 1 con raggio 1,0 m dalle portelle di ispezione o
aperture stesse,
ZONA NON AD
Nell’impianto sono previste le seguenti aree classificate ZONA NON AD.
La trascurabilità della zona è dovuta ad alcune sicurezze presenti nell’area, a tal proposito Vi
rimandiamo a quanto sopra descritto sulle funzionali e sui sensori gas previsti a progetto, altri
riferimenti sono rilevabili nelle schede inserite nell’allegato 3 dove vengono descritte le prescrizioni
necessarie per poter considerare l’area ZONA NON AD:
- Esterne alle zone classificate come da planimetria allegata;
10.0 SIMBOLOGIE ADOTTATE SULLE PLANIMETRIE E SEZIONI
IMPIANTI NESSUNO
ELETTRICI
In base alle indicazioni fornite dalla CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), all'interno delle varie zone
classificate secondo le regole generali, dovranno essere utilizzate le seguenti tipologie impiantistiche
come realizzazione minima adatta al caso relativo:
ZONA 0
Costruzioni elettriche per uso in zona 0
Costruzioni e circuiti elettrici possono essere impiegati in zona 0 se sono in accordo con la norma
EN 50020 (categoria “ia” – sicurezza intrinseca), e con quanto richiesto al paragrafo 12.3 della CEI
31-33.
ZONA 1
Costruzioni elettriche per uso in ZONA 1
In Zona 1 possono essere impiegate costruzioni elettriche per Zona 0 o costruzioni con uno o più dei
seguenti modi di protezione:
- “d” secondo la EN 50018
- “p” secondo la EN 50016
- “q” secondo la EN 50017
- “o” secondo la EN 50015
- “e” secondo la EN 50019
- “i” secondo la EN 50020
- “m” secondo la EN 50028
Si raccomanda per questo impianto apparecchiature e custodie del tipo Eex-d IIA T1 o in
esecuzione a sicurezza aumentata con apparecchiature e custodie del tipo Ee-xe.
Tutti i tipi di esecuzione impiantistica non menzionati quando destinati ad essere tolti e a permanere
fuori tensione in caso di presenza di sostanze pericolose; eventuali gradi di protezione o particolari
necessità di robustezza meccanica, sono subordinati ad esigenze di gestione e di esercizio degli
impianti.
ZONA 2
Costruzioni elettriche per uso in ZONA 2
Le seguenti costruzioni elettriche possono essere installate in ZONA 2:
a) Costruzioni elettriche per ZONA 0 o ZONA 1; oppure
b) Costruzioni elettriche progettate specificatamente per la ZONA 2 (ad esempio con il modo
di protezione “n” secondo la IEC 60079-15); oppure
c) Costruzioni elettriche conformi alle prescrizioni di una norma riconosciuta relativa a
costruzioni industriali che non hanno, durante il funzionamento normale, superfici calde in
grado di provocare accensione e
1) Non producono durante il funzionamento normale, archi o scintille; oppure
2) Durante il funzionamento normale producono archi e scintille ma, sempre in
funzionamento normale, i valori dei parametri elettrici (U, I, L, C) nel circuito
(compresi i cavi) non superano quelli specificati nella norma EN50020 con un
fattore di sicurezza uguale ad 1. La valutazione deve essere eseguita in conformità
con le indicazioni relative agli apparecchi e ai circuiti a limitazione di energia forniti
dalla norma IEC 60079 –15.
A meno che la sicurezza non venga dimostrata con una prova, una superficie viene considerata
capace di accensione se la temperatura della stessa supera la temperatura di accensione
dell’atmosfera esplosiva circostante.
Questa costruzione elettrica devono essere contenute in custodie con grado di protezione e resistenza
meccanica adeguate ai luoghi non pericolosi con condizioni ambientali analoghe. Non sono richiesti
contrassegni speciali per queste costruzioni, ma deve essere chiaramente identificato, sulle
costruzioni stesse o nella documentazione, che esse sono state valutate da una persona la quale deve:
- essere a conoscenza delle prescrizioni dell’insieme di norme e guide relative e della loro
interpretazione corrente;
- avere l’accesso a tutte le informazioni necessarie per effettuare la valutazione;
- dove necessario, avere utilizzato apparecchiature e procedure di prova equivalenti a quelle
utilizzate dagli organismi nazionali;
d) costruzioni elettriche conformi al paragrafo 5.2.4 della norma CEI 31-33.
Nel caso di macchine elettriche rotanti conformi alle precedenti pos. b, c, d non deve potersi
verificare alcuno scintillio pericoloso durante l’avviamento a meno che non siano presi
provvedimenti per assicurare che non sia presente atmosfera esplosiva.
Tutti i tipi di esecuzione impiantistica non menzionati quando destinati ad essere tolti e a permanere
fuori tensione in caso di presenza di sostanze pericolose; eventuali gradi di protezione o particolari
necessità di robustezza meccanica, sono subordinati ad esigenze di gestione e di esercizio degli
impianti.
Gruppi e classi di temperatura delle costruzioni elettriche
Le costruzioni elettriche di sicurezza sono suddivise in gruppi con il seguente significato:
- Gruppo I: Costruzioni elettriche per miniere con presenza di grisou
- Gruppo II: Costruzioni elettriche per impianti diversi dalle miniere con presenza di grisou
Le costruzioni elettriche a prova di esplosione “d” (Eex-d) e quelle a sicurezza intrinseca “i” (Eex-i)
del gruppo II sono suddivise in IIA, IIB, IIC, in base all’interstizio sperimentale massimo di
sicurezza che non provoca l’esplosione dell’atmosfera esterna (MESG – Maximum Experimental
Safe Gap) per le costruzioni a prova di esplosione “d” e in base alla corrente minima di accensione
(MIC – Minimum Ignition Current) per le costruzioni a sicurezza intrinseca.
Siccome il MESG ed il MIC dipendono dalle caratteristiche delle sostanze infiammabili pericolose,
il gruppo di appartenenza deve essere indicato nei documenti di classificazione del luogo.
Chiaramente le costruzioni elettriche certificate per un particolare gruppo possono essere utilizzate
anche nei luoghi dove è consentito un Gruppo che prevede un MESG o una MIC maggiore.
Precisamente una costruzione del Gruppo IIB può essere utilizzata in luoghi che richiedono
costruzioni del Gruppo IIA ed una costruzione del Gruppo IIC può essere utilizzata in luoghi che
richiedono costruzioni dei Gruppi IIA e IIB.
Nel nostro caso sono richieste costruzioni di Gruppo IIA per cui nei locali con presenza di potranno
essere utilizzate costruzioni di tutti e tre i gruppi (IIA – IIB – IIC).
La temperatura superficiale delle costruzioni elettriche di sicurezza non deve superare la temperatura
di accensione delle sostanze pericolose presenti sull’impianto.
Per le costruzioni elettriche del Gruppo II, le massime temperature superficiali sono suddivise in
Classi da T1 a T6 con il seguente significato:
Le costruzioni elettriche certificate per una determinata classe di temperatura possono essere
utilizzate anche per i luoghi dove è richiesta una Classe che prevede una massima temperatura
superficiale maggiore. Ad esempio una costruzione della Classe T3 può essere utilizzata in luoghi
che richiedono costruzioni di Classe T1 e T2 e di conseguenza una costruzione della Classe T6 può
essere utilizzata in tutti i luoghi pericolosi.
Nei luoghi con presenza di Alcool Metilico potranno essere utilizzate costruzioni con tutte le classi
di temperatura da T1 a T6 e la costruzione dovrà essere come minimo la seguente:
IIA-T1
Nelle ZONE 2 le costruzioni elettriche che nel funzionamento normale non producono archi o
scintille o temperature pericolose devono avere uno dei modi di protezione per la ZONA 1 oppure
Eex-nC, Eex-nL, Eex-nP, Eex-nR conformi a specifiche norme di costruzione, alcune costruzioni
Eex-nC e Eex-nL devono essere certificate da un laboratorio riconosciuto.
11.3 Scelte delle costruzioni elettriche di sicurezza in relazione al tipo di zona pericolosa
A seguito dell’emissione della Direttiva 94/9/CE relativa agli apparecchi e sistemi di protezione
destinati ad essere utilizzati in atmosfere potenzialmente esplosive, recepita dallo stato Italiano con
D.P.R. 23 Marzo 1998 n. 126, le costruzioni elettriche di sicurezza possono rispondere ai soli
requisiti essenziali di sicurezza della Direttiva; a partire dal 1° Settembre 2003 non è più possibile
commercializzate ed installate costruzioni non rispondenti alla Direttiva di cui sopra.
Nella Direttiva 94/9/CE gli apparecchi ed i sistemi di protezione per i diversi tipi di Zona (0,1,2)
sono classificati in modo diverso. La classificazione secondo la Direttiva di cui sopra non è esaustiva
come quella delle norme CENELEC e CEI per cui nelle richieste di acquisto, volendo materiali
rispondenti sia alle norme CENELEC e CEI sia alla Direttiva 94/9/CE, devono essere sempre
indicate le sigle di identificazioni di entrambe le norme.
Esempio doppia siglatura delle apparecchiature:
- CE 0722 Ex II 2 G (Direttiva 94/9/CE)
- Eex d IIA T1 (Norme CENELEC e CEI)
12.0 DOCUMENTAZIONE
La documentazione è costituita dalla presente relazione e dai documenti allegati; essa costituisce un
insieme organico, pertanto, l'uso separato dei singoli documenti può condurre ad errate
interpretazioni. Nei disegni, dove sono evidenziati i componenti dell'impianto di processo o
tecnologico, sono indicate le zone pericolose. La simbologia utilizzata è quella delle norme di
riferimento (CT 31), vedi legenda inserita in relazione e sugli allegati planimetrici.
Le norme C.E.I. 31-30 / 31-33 / Guida CEI 31-35 e CEI 31-35/A (Edizione 2012) ed altre alle quali
è stato fatto riferimento per la classificazione dei luoghi pericolosi in oggetto, costituisce la Regola
dell'Arte riconosciuta dallo Stato italiano con la Legge n. 186 del 1.3.1968 (G.U. n. 77 del
23.3.1968) " Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature, macchinari,
installazioni e impianti elettrici ed elettronici". Tutte le sigle di identificazione delle apparecchiature
dovranno essere secondo la direttiva 94/9/CE o successive.
13.0 DISPOSIZIONI
Seguono disposizioni operative e di manutenzione degli impianti di processo tecnologici.
Si richiama l'attenzione sul fatto che il "grado" di una Sorgente di Emissione (SE), come
esemplificato nelle norme, cessa di essere tale e diventa indeterminabile qualora esso cambi le sue
caratteristiche di emissione (probabilità e quantità) durante la vita dell'impianto e non si provveda al
tempestivo ripristino delle sue caratteristiche iniziali.
I serramenti muniti di congegno di autorichiusura consentono di non considerare "aperture di Tipo
A0" i vani che essi chiudono e pertanto, quando non sono utilizzati, devono essere mantenuti chiusi.
Questi serramenti sono realizzati con requisiti particolari (interstizi, battenti) al fine di non
consentire il passaggio dell'atmosfera pericolosa da un locale all'altro e pertanto tali requisiti devono
essere mantenuti. In alcuni casi, essi sono muniti di guarnizioni di tenuta, che deve essere mantenuta
in buono stato nel tempo. I serramenti apribili solo con attrezzi o mezzi speciali devono essere
mantenuti chiusi.
Gli impianti elettrici a sicurezza posseggono requisiti particolari che li rendono adatti ad essere
utilizzati in zone con pericolo di esplosione. Ragioni di sicurezza impongono che tali requisiti siano
conservati per tutta la loro vita e pertanto, essi necessitano di ispezioni periodiche e interventi
manutentivi mirati allo scopo; particolare attenzione deve essere posta in questi interventi, per non
alterare i requisiti di sicurezza originali. Gli interventi che comportano modifiche dell'esecuzione di
sicurezza di un componente dell'impianto devono essere autorizzate dal costruttore e/o se del caso
dal laboratorio riconosciuto. Gli interventi di manutenzione e le eventuali modifiche devono essere
registrati e conservati per una eventuale richiesta da parte dell'autorità ispettiva.
Il corretto funzionamento dell'impianto elettrico in condizioni ordinarie di servizio, non significa che
i suoi componenti abbiano mantenuto integri i loro requisiti di sicurezza.
I contrassegni contenuti nelle targhe e nelle incisioni o rilievi delle Costruzioni elettriche Ex, dei
Componenti Ex, degli Accessori Ex e delle Costruzioni elettriche associate, hanno una importanza
assoluta per conoscerne i requisiti di sicurezza e correlarle alla documentazione di collaudo; deve
essere quindi curata in modo particolare la loro conservazione nel tempo.
Si richiama l’attenzione sul fatto che il grado di una emissione, come esemplificato nelle norme di
riferimento e nella presente relazione, cessa di essere tale e diventa indeterminabile qualora essa
cambi le sue caratteristiche (probabilità e quantità di sostanza infiammabile emessa) durante la vita
dell’impianto e non si provveda al tempestivo ripristino delle sue caratteristiche iniziali.
Si raccomanda di predisporre un adeguato programma di manutenzione e sostituzione delle parti
usurabili. La manutenzione degli impianti tecnologici e dei dispositivi di sicurezza è un preciso
obbligo del datore di lavoro come previsto dal D.Lgs 81/08, il quale è personalmente responsabile di
programmare la manutenzione stessa.
L’attività di manutenzione deve essere svolta a regola d’arte, seguendo le prescrizioni contenute
nelle norme tecniche (CEI 31-34; CEI 31-26; CEI 0-10 ed altre normative vigenti) e le indicazioni
dei costruttori dei componenti dell’impianto.
La classificazione dei luoghi non prende in esame interventi di manutenzione, in casi particolari,
devono essere adottate misure tecniche e/o organizzative adeguate alle circostanze, per evitare
pericoli di esplosione.
I tempi di intervento considerati ai fini della classificazione dei luoghi pericolosi e che devono
essere rispettati, sono i seguenti:
- Devono essere conformi alla norma CEI 31-30 3 CEI 31-35:
Copia dei certificati di conformità alle norme di riferimento e di quelli di controllo, rilasciati da
laboratori riconosciuti, nonché del collaudo da parte del fornitore, deve essere conservata a
disposizione dell'Autorità preposta alla verifica delle installazioni elettriche in luoghi pericolosi.
Trattandosi di impianto già esistente sul quale sono state eseguite solo alcune modifiche, in base alla
tabella qui di seguito riportata, non se si deve eseguire di nuovo la denuncia dell’impianto in area
pericolosa in riferimento al nuovo D.P.R. 462/01.