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CLASSIFICAZIONE AREE CON

PERICOLO DI ESPLOSIONE

SECONDO LE NORME CEI 31-30

E GUIDA 31-35 / 31-35 A (III° edizione)

SKID LINEA 3 PRODUZIONE BIODIESEL


SOMMARIO

1.0 OGGETTO E SCOPO 4

2.0 NORME E DOCUMENTI DI RIFERIMENTO 4


2.1 Introduzione generale legislativa 4
2.2 Riferimenti legislativi nazionali ed internazionali 5
2.3 Norme e guide tecniche di riferimento 7
2.4 Altre norme tecniche e/o guide 8
2.5 Documentazione di riferimento 8
2.6 Dati ed informazioni utilizzate 8
2.7 Legenda simboli Norme CEI 31-30 / 31-35 / 31-35 A 9

3.0 DESCRIZIONE DELL'IMPIANTO 11


3.1 Luogo di installazione e condizioni ambientali 11
3.2 Considerazioni generali 11
3.3 Descrizione dell’impianto e delle aree interessate alla classificazione delle aree
pericolose 12
3.4 Descrizione delle sostanze infiammabili e/o esplosive presenti sull’impianto 12
3.5 Strutture e tipi di ventilazioni 12

4.0 PROCEDIMENTO DI CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI PERICOLOSI 14

5.0 AMBIENTI 15

6.0 SOSTANZE INFIAMMABILI 16


6.1 Sostanze considerate nella classificazione delle aree 16
6.2 Superfici calde 16
6.3 Scarichi e spurghi manuali 17

7.0 CARATTERISTICHE DELLE OPERE EDILI 17

8.0 SORGENTI DI EMISSIONE E GRADI DI EMISSIONE 17


8.1 Sorgenti di emissione 17
8.2 Punti o parti di impianto non considerate sorgenti di emissione 18
8.3 Influenza della ventilazione sui tipi di zone 18
8.4 Tipo ed estensione delle zone pericolose 19
8.5 Contemporaneità delle emissioni e grado di ventilazione 19
8.6 Tipiche estensioni aree pericolose da SE 22
8.7 Tabella emissioni strutturali 22
8.8 Tabella perdite da apparecchiature 23
8.9 Tabella perdite da valvole di sicurezza 24
8.10 Forme estensioni in riferimento alla direzione del vento 24

9.0 CARATTERISTICHE E RIEPILOGO “SE” 25


9.1 Riepilogo delle SE principali e delle aree di rispetto presenti sull’impianto 25

10.0SIMBOLOGIE ADOTTATE SULLE PLANIMETRIE E SEZIONI 26

11.0IMPIANTI ELETTRICI E RELATIVI MATERIALI PER I LUOGHI CON


PERICOLO DI ESPLOSIONE 26
11.1 Esecuzione degli allacci elettrici previsti c/o l’impianto in oggetto 26
11.2 Accumulo cariche elettrostatiche 30
11.3 Scelte delle costruzioni elettriche di sicurezza in relazione al tipo di zona
pericolosa 30
11.4 Sistemi di ventilazione forzata 30

12.0DOCUMENTAZIONE 30

13.0DISPOSIZIONI 30
1.0 OGGETTO E SCOPO
La presente relazione ha per oggetto la classificazione aree con pericolo di esplosione per la
presenza di gas infiammabili c/o l’impianto di produzione di Biodiesel presso lo stabilimento
MASOL s.r.l. sito a Livorno in via Leonardo da Vinci, 35/A.

La presente classificazione è esclusivamente riferita allo Skid della linea 3 per la produzione del
biodiesel.
Per maggiori dettagli sulle aree oggetto della presente classificazione si rimanda alla planimetria
allegata al progetto, alla presente relazione ed agli altri allegati.

La classificazione dei luoghi con la relativa ripartizione in zone 0, 1 e 2, rientra nelle attività di
valutazione dei rischi di esplosione che il datore di lavoro ha l’obbligo di effettuare per il rispetto del
D.Lgs. 626/94 e della direttiva 1999/92/CE.
Pertanto, essa può essere utilizzata anche per la corretta scelta degli apparecchi e sistemi di
protezione non elettrici destinati ad essere utilizzati in tali luoghi nel rispetto della Direttiva 94/9/CE
del Parlamento Europeo e del Consiglio, recepita in Italia con il D.P.R. del 23/03/1998, n. 126.
La classificazione dei luoghi è un metodo per analizzare e classificare l’ambiente dove si possono
formare delle atmosfere esplosive, al fine di permettere una corretta individuazione dei requisiti di
sicurezza degli impianti elettrici e dei relativi componenti.

Dopo aver determinato la possibile frequenza e durata dell’emissione (e quindi il grado delle
emissioni), la portata, la concentrazione, la velocità di emissione, la ventilazione e gli altri fattori che
influenzano il tipo e/o l’estensione delle zone, si dispone di una solida base per stabilire la possibile
presenza di un’atmosfera esplosiva. Questo approccio richiede pertanto considerazioni dettagliate
per ciascun componente di processo contenente sostanze infiammabili e che potrebbe perciò essere
una sorgente di emissione.
Quando le zone di pericolo sono state determinate, non si devono fare modifiche di processo e/o
tecnologiche senza accertare le implicazioni sulla classificazione già eseguita, coinvolgendo nelle
decisioni il responsabile della gestione della classificazione (ad esempio il tecnico della sicurezza
dell’impianto). Nel caso in cui le modifiche abbiano delle implicazioni sulla classificazione già
eseguita, questa ultima dovrà essere adeguata.
Per il rispetto di quanto sopra definito è opportuno che il gestore dell’impianto preveda a stabilire
una procedura di autorizzazione su ogni intervento e sulle verifiche programmate nell’impianto in
oggetto, tale procedura dovrà essere riportata sul “Documento sulla protezione contro le esplosioni”.
Scopo del documento in oggetto è quello di definire il grado di pericolosità delle aree con presenza
di sostanze esplosive relativamente all’impianto c/o di produzione di Biodiesel presso lo
stabilimento MASOL s.r.l. sito a Livorno in via Leonardo da Vinci, 35/A.

2.0 NORME E DOCUMENTI DI RIFERIMENTO


2.1 Introduzione generale legislativa
Il D.Lgs. 81 del 2008 “Testo unico in materia di Salute e Sicurezza dei lavoratori”, all’articolo 289
punto 1, cita: “Ai fini della prevenzione e della protezione contro le esplosioni, sulla base della
valutazione dei rischi e dei principi generali di tutela di cui all'articolo 15, il datore di lavoro adotta
le misure tecniche e organizzative adeguate alla natura dell'attività; in particolare il datore di lavoro
previene la formazione di atmosfere esplosive.”
L’articolo 290 cita: “Nell'assolvere gli obblighi stabiliti dall'articolo 17, comma 1, il datore di lavoro
valuta i rischi specifici derivanti da atmosfere esplosive”. Di seguito sono specificati i criteri adottati
per la valutazione stessa.
L’articolo 294 richiede al datore di lavoro, per assolvere gli obblighi stabiliti dall’articolo 290, di
elaborare e tenere aggiornato un documento denominato: “Documento sulla protezione contro le
esplosioni”.
La classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione è un ottimo strumento per valutare l’entità
ed i rischi derivanti dalla formazione di eventuali atmosfere esplosive. Questo documento diventa
parte integrante del documento sulla protezione contro le esplosioni.
Nella valutazione del rischio occorre individuare tutti i fattori di rischio esistenti in azienda e le loro
reciproche interazioni, nonché valutare la loro entità con metodi analitici o strumentali.
Risulta chiaro che nei luoghi con presenza di sostanze infiammabili ed esplosive, il rischio di
esplosione è uno dei rischi da valutare in fase progettuale.
Le cause d’innesco di un’esplosione possono essere di vario genere, qui di seguito ne elenchiamo
alcune tra le più significative:
Superfici calde (ad esempio surriscaldamento).
Fiamme o gas caldi (ad esempio gas di scarico).
Scintille di origine meccanica.
Compressione adiabatica e/o onde di pressione.
Reazioni esotermiche (compresa autocombustione di polveri).
Materiali elettrici (archi, scintille o temperature elevate).
Correnti vaganti e protezioni catodiche.
Cariche elettrostatiche.
Scariche di origine atmosferica.
Radiazioni ionizzanti.
Radio-frequenze ed onde elettromagnetiche.
Energie acustiche (ultrasuoni).
Radiazioni ottiche (raggi laser).
Altre cause.

Tutti gli apparecchi elettrici e non installati all’interno di una zona pericolosa devono essere quindi
costruiti, installati ed assemblati in modo da non comportare rischi di esplosione.
Le apparecchiature, i componenti, la loro progettazione, costruzione, assemblaggio e collaudi,
dovranno comunque essere in accordo alle seguenti norme:
Norme CEI EN relative al comitato tecnico 31 per quanto applicabili;
Raccomandazioni IEC (quando non coperte da CEI)
Leggi e norme generali per impianti elettrici;
Leggi e norme generali in materia di prevenzione incendi;
Nella classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione si è affrontata la valutazione del rischio
derivante dalla presenza di sostanze infiammabili facendo riferimento alle norme europee CEI EN
60079-10 convertita in Italia nella norma CEI 31-30 e successiva guida CEI 31-35 e 31-35/A.

2.2 Riferimenti legislativi nazionali ed internazionali


Le principali disposizioni legislative italiane relative all’argomento in oggetto sono le seguenti:
D.Lgs. n° 81 del 09/04/2008 “Testo unico in materia di Salute e Sicurezza dei lavoratori”;
D.P.R. 689 del 26 maggio 1959 “Determinazione delle aziende e lavorazioni soggette, ai fini
della prevenzione incendi, al controllo del Corpo dei Vigili del Fuoco”.
Legge 6 dicembre 1971 n° 1083 “Norme per la sicurezza dell’impiego del gas combustibile”
e relativo D.M. del Ministero dell’industria per approvazione delle tabelle UNI-CIG.
D.P.R. 675 del 21 luglio 1982 “Attuazione della direttiva CEE n. 196 del 1979 relativa al
materiale elettrico destinato ad essere utilizzato in atmosfera esplosiva, per il quale si
applicano taluni metodi di protezione”.
D.M. del 16.2.1982 “Modifiche al D.M. del 27.9.1965 concernente la determinazione delle
attività soggette alle visite di prevenzione incendi”.
D.P.R. 727 del 21 luglio 1982 “Attuazione della direttiva CEE n. 76 / 117 relativa al
materiale elettrico destinato ad essere utilizzato in atmosfera esplosiva”.
Legge n. 150 del 17 aprile 1989 “Attuazione della direttiva 82 / 130 / CEE e norme
transitorie concernenti la costruzione e la vendita di materiale elettrico destinato ad essere
utilizzato in atmosfera esplosiva”.
Decreto n° 37 del 22/01/2008 “Regolamento concernente l'attuazione dell’articolo 11-
quaterdecies, comma 13, lettera a) della legge n. 248 del 2 dicembre 2005, recanti riordino
delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli
edifici;
D.M. del 12 aprile 1996 “Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la
progettazione, la costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da combustibili
gassosi;
DPR 462 del 22 ottobre 2001 “Regolamento di semplificazione del procedimento per la
denuncia di installazione e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di
dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi (G.U. N° 6
del 8/1/2002).
94/9/CE, relativa agli apparecchi e sistemi di protezione (elettrici e non), destinati ad essere
utilizzati in atmosfere potenzialmente esplosive.
EN 1127-1: 1997, Atmosfere esplosive - Prevenzione dell'esplosione e protezione contro
l'esplosione - Parte 1 : concetti fondamentali e metodologia.

La direttiva 94/9/CE del 23 marzo 1994, G.U.C.E L 100 del 19/4/94, si applica agli apparecchi e
sistemi di protezione elettrici e non elettrici utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva, ad
esclusione di:
Apparecchiature mediche destinate ad impiego in ambiente medico.
Apparecchi e sistemi di protezione quando il pericolo di esplosione è dovuto esclusivamente
alla presenza di sostanze esplosive o di sostanze chimiche instabili.
Apparecchi destinati ad impieghi in ambiente domestico e non commerciale, ove
un’atmosfera esplosiva può essere provocata soltanto raramente ed unicamente in
conseguenza di una fuga accidentale di gas.
Dispositivi di protezione individuale (DPI).
Navi marittime e unità mobili offshore, nonché attrezzature utilizzate a bordo di dette navi o
unità.
Mezzi di trasporto (veicoli e loro rimorchi); N.B.: non solo esclusi i mezzi di trasporto
utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva.
Prodotti contemplati dall’art. 223 par. 1 lettera B del trattato.

La direttiva 99/92/CE definisce gli obblighi del datore di lavoro:


Prevenire la formazione di atmosfere esplosive e valutarne la probabilità e durata.
Valutare la probabilità di innesco dell’atmosfera esplosiva.
Valutare l’entità degli effetti prevedibili e limitare i danni.
Consentire lo svolgimento del lavoro in sicurezza.
Assicurare una adeguata sorveglianza di lavoro.
Assicurare la formazione professionale dei lavoratori.
Provvedere ad istruzioni scritte ed autorizzazioni al lavoro.
Assicurare le misure di protezione contro le esplosioni.
Elaborare il documento sulla protezione contro le esplosioni, prima della messa in servizio
dell’impianto e rivederlo in caso di modifiche.

Inoltre si precisa che, per prevenire i rischi, si devono considerare anche le scariche elettrostatiche
provenienti sia dai lavoratori sia dall’ambiente di lavoro.
Gli impianto ed i materiali utilizzati devono risultare adatti alla classificazione del luogo e
rispondere alla direttiva 94/9/CE.
Prima della messa in servizio deve essere verificata la sicurezza degli impianti e si deve definire le
zone con pericolo di esplosione, graduate in base alla frequenza e durata di presenza di atmosfera
esplosiva; ZONA 0, 1, 2 per gas, vapori o nebbie infiammabili.
Si deve inoltre indicare il gruppo e la categoria di apparecchi e sistemi di protezione per ogni tipo di
zona.
Dove necessario, le zone con pericolo di esplosione verranno contrassegnate nei punti di accesso con
il segnale previsto dalla direttiva qui di seguito riportato:

Forma triangolare,
Lettere in nero su fondo giallo e bordo nero,
Il colore giallo deve costituire almeno il 50% della superficie del cartello,
Dimensione adeguata al luogo di ubicazione, nel rispetto delle proporzioni sopra riportate.

Devono altresì essere predisposte, se del caso, uscite di emergenza e mezzi di fuga e salvataggio per
l’abbandono rapido ed in sicurezza dei luoghi a rischio.

2.3 Norme e guide tecniche di riferimento


Norma CEI 31-30, EN 60079-10 “Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas - Parte 10 - Classificazione dei luoghi pericolosi”.
Norma CEI 31-33, EN 60079-14 “Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas – Requisiti degli impianti elettrici”.
Norma CEI 31-34, EN 60079-17 “Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas – Verifiche ai fini della manutenzione”.
Norme CEI del Comitato Tecnico 31 “Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente
esplosive” (costruzioni o, p, q, m, d, e, i, eccetera).
Guida alla classificazione dei luoghi pericolosi CEI 31 – 35, fascicolo 5024 (I° edizione
sostituita nel gennaio 2001 dalla II° edizione qui di seguito riportata).
Guida alla classificazione dei luoghi pericolosi CEI 31 – 35 (II° edizione sostituita nel
Febbraio 2007 dalla III° edizione qui di seguito riportata), suddivisa in due fascicoli 31-35
(Fascicolo 5925 - Guida + Appendici GA, GB, GC) e 31-35/A (Fascicolo 5926 – Appendici
GD – Esempi e appendice GE).
Guida alla classificazione dei luoghi pericolosi CEI 31 – 35 (III° edizione del Febbraio
2007), suddivisa in due fascicoli 31-35 (Fascicolo 8705 - Guida applicazione Norma +
Appendici GA, GB, GC, GD) e 31-35/A (Fascicolo 8851 - Guida applicazione Norma +
Appendici GE-GF).

Si segnalano inoltre le seguenti guide o direttive:


Guida CEI/ISPESL 64-14 – Fascicolo 2930 “Guida alla verifica degli impianti elettrici
utilizzatori”;
Guida CEI/ISPESL Fascicolo 3683R “Guida per la verifica delle installazioni elettriche in
luoghi pericolosi”;
Guida CEI 31-25, fascicolo 2284G “Luoghi con pericolo di esplosione – guida per la
costruzione e l’uso di locali o edifici pressurizzati in luoghi di classe I” (presenza di gas o
vapori infiammabili);
Guida CEI 31-26, fascicolo 3565R “Guida per la manutenzione delle costruzione elettriche
utilizzate nei luoghi con pericolo di esplosione di classe I e III (diverse dalle miniere)”;
Norme CEI che trattano i requisiti particolari delle costruzioni elettriche per atmosfere
esplosive, (serie 31) “Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive”;

Le norme e le guide CEI integrano ma non sostituiscono le norme di carattere generale relative agli
impianti quale ad esempio la norma CEI 64-8 “Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non
superiore a 1000 Vca e 1500 Vcc”.

2.4 Altre norme tecniche e/o guide


UNI 7543/1 - 2004 “Colori e segnali di sicurezza. Prescrizioni generali.”
UNI 7543/2 – 2004 “Colori e segnali di sicurezza. Proprietà colorimetriche e fotometriche
dei materiali.”
UNI 7543/3 – 2009 “Colori e segnali di sicurezza. Avvisi.”

2.5 Documentazione di riferimento


Nello sviluppo del progetto sono stati utilizzati alcuni documenti di riferimento presenti
sull’impianto e/o rilevati dalla documentazione di progetto.
Inoltre sono state considerate in accordo con il committente alcune procedure di gestione e di
manutenzione attuate sull’impianto. Le procedure di gestione ed i limiti di intervento durante il
periodo in cui l’impianto non è presidiato e le condizioni normali di lavoro e di sicurezza adottate
sull’impianto sono state riportate nel capitolo 3.3 della presente relazione tecnica.

Documenti di riferimento:
- Planimetrie e sezioni SKID.

2.6 Dati ed informazioni utilizzate


La documentazione di cui al paragrafo 2.5 e le altre informazioni assunte come dati di base sono
state fornite, nell’ambito delle rispettive competenze, dalle imprese qui di seguito indicati:
Proprietà e gestore dell’impianto MASOL s.r.l. sito a Livorno in via Leonardo da Vinci, 35/A.

Inoltre la committente MASOL s.r.l., ha dichiarato che gli impianti ed i relativi componenti sono
eserciti, verificati e mantenuti correttamente nel tempo; in particolare che le parti usurabili
sono/saranno sostituite con la periodicità stabilite in base alle informazioni fornite dai costruttori e
dall’esperienza del conduttore dell’impianto.
Tutto il personale operante nelle aree con pericolo di esplosione è stato o sarà opportunamente
addestrato.
In caso di guasto non gestibile, in sicurezza, da un solo operatore si provvederà a chiamare una
squadra di intervento che provvederà a mettere in sicurezza l’impianto (previo le prime manovre di
sezionamento eseguite dall’operatore reperibile).
Si richiama l’attenzione sulla necessità di non effettuare modifiche ai dati ed alle informazioni
utilizzate per i calcoli qui di seguito allegati e/o riportati nella presente relazione, al fine di non
invalidare la presente documentazione di classificazione delle aree con pericolo di esplosione.
2.7 Legenda simboli Norme CEI 31-30 / 31-35 / 31-35 A

Item Descrizione

a distanza pericolosa assunta;


sezione del foro di emissione o area della pozza o area di evaporazione dalla superficie libera di un
A
liquido in contenitore, [m2];
reale sezione libera totale delle aperture poste in alto, una su una parete e l'altra sulla parete opposta,
A1 e A3
[m2];
reale sezione libera totale delle aperture poste in alto, una su una parete e l'altra sulla parete opposta,
A2 e A4
[m2];
B area dell'apertura del contenitore verso l'ambiente, [m2];
c coefficiente di efflusso dei gas (emissione);
valore fornito dal costruttore; oppure:
- per valvole di sfioro e di sicurezza =0,97;
- negli altri casi in genere =0,80;
C2 costante = (-18+0,19*Tb);
cd coefficiente di diffusione dei gas, [m2/h];
clv calore latente di vaporizzazione, [J/kg];
cp calore specifico a pressione costante, [J/kg*K];
cp coefficiente di pressione dell'aria d'ingresso;
cs coefficiente di scarico di un'apertura;
cv calore specifico a volume costante, [J/kg*K];
csl calore specifico medio del liquido, [J/kg*K];
Da diametro equivalente dell'area A, [m];
Db diametro equivalente dell'area B, [m];
distanza pericolosa, distanza dalla SE a partire dalla quale la concentrazione dei gas o vapori
dz
infiammabili nell'aria è inferiore a (k*LEL), [m];
e base dei logaritmi naturali = 2,71828;
g accelerazione di gravità, [9,81 m/s2];
altezza libera minima tra il livello del liquido ed il bordo del contenitore (lunghezza del cammino di
hd
diffusione), [m];
hliq altezza del liquido rispetto alla base del contenitore, [m];
hf altezza del foro di emissione rispetto alla base del contenitore, [m]
hm profondità della pozza di liquido, [m];
distanza verticale tra la mezzeria delle aperture di ventilazione poste in alto e quelle poste in basso,
L
[m];
limite inferiore di esplodibilità in aria, [kg/m3]; ricavabile con la seguente formula valida per
LEL
condizioni atmosferiche normali (101300 Pa e 20°C): LEL (kg/m3) = 0,41*610-3*M*LEL%vol;
LELmix limite inferiore di esplodibilità della miscela, %volume;
LELi limite inferiore di esplodibilità del vapore i-esimo, %volume;
LEL%vol limite inferiore di esplodibilità in aria, espresso in percento del volume m3/m3*100;
k fattore di sicurezza applicato al LEL pari a :
- 0,25 per emissioni di grado continuo e primo;
Item Descrizione

- 0,5 per emissioni di secondo grado;


kA fattore di estensione della pozza;
kF fattore di forma del contenitore;
kt conducibilità termica del substrato, [kW/m*K];
M massa molare, [kg/kmol];
Pa pressione atmosferica = 101300 Pa;
Plh pressione del battente di liquido, [Pa];
Pi pressione imposta sulla superficie del liquido, [Pa];
P pressione assoluta all'interno del sistema di contenimento nel punto di emissione, [Pa];
- per valvole di sfioro e di sicurezza P= valore di taratura + 10%
Prel pressione relativa;
Pv pressione (tensione) di vapore della sostanza infiammabile, [Pa];
Qa effettiva portata d'aria, [m3/s];
Qat quantità di aria dovuta alla differenza di temperatura, [m3/s];
Qaw quantità di aria dovuta alla spinta del vento, [m3/s];
Qg portata di emissione di gas o vapore, [kg/s];
nelle Appendici B e C della Norma CEI EN 60079-10 è denominata: (dG/dt)max;
Qgs portata specifica di emissione di vapore, [kg/s*m2];
Qgte portata di emissione di vapore trascorso il tempo te, [kg/s];
Ql portata della frazione liquida, [kg/s];
Qt portata totale di emissione, liquido o liquido più vapore, [kg/s];
R costante universale dei gas = 8314 J/kmol*K oppure 1,987 se espressa in [cal/mol*K];
req raggio equivalente della pozza di qualunque forma, riferito all'area superficiale, [m];
t tempo di persistenza;
T temperatura assoluta di efflusso, [K];
Tb temperatura normale di ebollizione, [K];
Te temperatura media dell'aria all'esterno dell'ambiente considerato, [K];
Tg temperatura del terreno, [K];
Ti temperatura media dell'aria all'interno dell'ambiente considerato a "livello neutro" (ved. GB.6.3), [K];
Tie media tra le temperature dell'aria interna ed esterna all'ambiente considerato, [K];
te tempo trascorso a partire dall'inizio dell'evaporazione (te iniziale = 1 ), [s];
tp tempo di emissione o alimentazione della pozza, [s];
V portata volumetrica di emissione, [m3/s];
Vz volume ipotetico di atmosfera potenzialmente esplosiva;
w velocità dell'aria, [m/s];
X coefficiente di porosità del pavimento;
yi frazione molare o volumetrica del vapore i-esimo;
Zb fattore di comprimibilità alla temperatura di ebollizione = 0,97;
a diffusibilità termica del substrato, [m2/s];
Item Descrizione

g rapporto tra i calori specifici (indice di espansione) = cp/cv ;


per molti gas può variare da 1,1 a 1,8; l'uso di 1,3 nella generalità dei casi può essere adeguato ai fini
della presente guida (1,41 per idrogeno);
raria densità (massa volumica) dell'aria, [kg/m3];
rgas densità (massa volumica) della massa gassosa, [kg/m3];
rliq densità (massa volumica) della massa liquida, [kg/m3];
f rapporto critico del flusso;
ff frazione della massa di vapore nella miscela, [p.u.];
fs frazione della massa di nebbia (spray) nella miscela, [p.u.];

3.0 DESCRIZIONE DELL'IMPIANTO

3.1 Luogo di installazione e condizioni ambientali


Si riportano qui di seguito i dati ambientali relativi al luogo di installazione:
- Località: Livorno
- Luogo di installazione: Impianto produzione Biodiesel
- Temperatura minima assoluta ambiente esterno: -7 °C
- Temperatura massima ambiente esterno: + 37,8°C
- Altitudine: 5 m s.l.m.
- Pressione atmosferica: 101.300 Pa
- Umidità relativa: 40-90 %

3.2 Considerazioni generali


La presente classificazione delle aree potenzialmente esplosive è stata eseguita sulla base delle
informazioni ricevute e/o rilevate dai documenti costruttivi delle singole apparecchiature e dalle
informazioni rilevate sull’impianto e/o messe a disposizione dal gestore e proprietario dell’impianto,
risulta evidente che i risultati dello studio risultano validi solo in riferimento alle condizioni di
esercizio indicate nella presente relazione e negli allegati progettuali.
I criteri adottati per la valutazione del grado di pericolosità delle sorgenti di emissione e dei
quantitativi di sostanza emessa, sono quelli riportati sulla guida CEI 31-35 e 31-35/A (III° edizione –
anno 2007) redatta dal Comitato Tecnico 31 del CEI.
Fanno da corredo alla presente relazione e gli schemi planimetrici approntati per l'individuazione
immediata dei centri di pericolo e dell'estensione delle zone classificate presenti presso l’impianto in
oggetto. La classificazione delle aree pericolose è composta oltre che dalla presente relazione dagli
allegati di progetto qui di seguito elencati.
• Planimetria delle aree classificate PD001-E-028
3.3 Descrizione dell’impianto e delle aree interessate alla classificazione delle aree pericolose
IMPIANTO LINEA 3 BIODIESEL

La principale attività controllata nell’area risulta essere la produzione del Biodiesel. Le fasi di
lavorazioni ovviamente giudicate più pericolose sono quelle in cui il metanolo viene stoccato,
caricato , e inviato all’impianto per il processo di lavorazione.
Trattandosi di Metanolo il pericolo di esplosione deriva ovviamente da perdite in fase di stoccaggio,
deposito o quando viene inviato al processo che viene a contatto con l’ambiente a seguito di una
perdita.
La situazione comporta la classificazione di tutti gli sfiati e/o valvole del serbatoio di stoccaggio.
Maggiori dettagli sulle considerazioni della funzionalità dell’impianto verranno fatte di seguito.
Occorre inoltre ricordare che tutta l’area di stoccaggio si trova all’esterno in zona ben ventilata e che
per impedire la dispersione del metanolo in caso di perdita è prevista una vasca di primo
contenimento. Il metanolo avente una densità relativa rispetto l’aria di 1,11 si è considerato che si
possano avere delle zone con presenza dell’alcool metilico in corrispondenza del basso come
indicato dalla planimetria allegata.
Come anticipato precedentemente si deve premettere che la fase di lavorazioni necessarie per il
processo e di stoccaggio avviene durante le sole ore lavorative alla presenza del personale
dell’impianto. Tali manovre e/o operazioni non sono previste durante le ore notturne e/o festive
quando l’impianto non è presidiato.
L’ambiente viene sempre mantenuto libero e pulito ed eventuali residui di lavorazione e/o accumuli
sono eliminati prima della fine del turno.
Occorre inoltre precisare che l’ambiente è ventilato in modo naturale.

3.4 Descrizione delle sostanze infiammabili e/o esplosive presenti sull’impianto

Nell’impianto di depurazione oggetto dell’intervento sono presenti le seguenti sostanze pericolose:


- Alcool metilico (metanolo)

Le sostanze sopra esposte sono classificati come sostanze infiammabili e come tale devono essere
presi gli opportuni accorgimenti tecnici per la possibilità di creazione di miscele con aria che
possono dar luogo ad esplosione (CEI 31-35, Tabella GA-2, progressivo 45).
In allegato 1 viene inserito “L’elenco delle sostanze infiammabili comprese le loro caratteristiche”
come definito dalla CEI 31-30.

3.5 Strutture e tipi di ventilazioni

Le aree in strutture chiuse sono provviste di ventilazione forzata e/o naturale, a tal riguardo Vi
rimandiamo alle descrizioni inserite nel capitolo riguardante la ventilazione degli ambienti.
La ventilazione dei locali può essere:
Naturale (vento o gradiente di temperatura);
Artificiale localizzato (ottenuta con mezzi artificiali locali sopra le SE);
Artificiale generale (ottenuta con mezzi artificiali generali dentro il locale);
Naturale assistita (naturale + mezzi artificiali).

Ventilazione naturale
La ventilazione naturale è ottenuta dal movimento dell’aria dovuto al vento ovvero a gradienti di
temperatura. Nella norma CEI 31-30, per ventilazione naturale, si intende quella ottenuta con i
movimento naturale dell’aria ed è detto che la ventilazione naturale all’aperto è caratterizzata dai
parametri velocità e direzioni diverse nel tempo, tuttavia è spesso (non sempre) sufficiente ad
assicurare la dispersione dell’atmosfera esplosiva, per cui, ad una certa distanza dalla SE, la
concentrazione scende al di sotto del limite inferiore di esplosività.
La ventilazione naturale può essere efficace anche in determinate situazioni al chiuso, quando esiste
la possibilità di ricambio dell’atmosfera attraverso delle aperture di idonea dimensione.

Ventilazione artificiale
La ventilazione artificiale può essere generale (ad esempio: la ventilazione di un edificio ottenuta
con ventilatori a parete o a soffitto) o locale (ad esempio con sistema di estrazione applicato ad una
SE o ad un piccolo locale).

Con la ventilazione artificiale è possibile ottenere:


La riduzione di estensione delle zone.
La diminuzione del tempo di permanenza dell’atmosfera esplosiva al cessare della
emissione.
La prevenzione della formazione di atmosfera esplosiva quando la sostanza infiammabile
viene diluita nell’aria al di sotto del Limite Inferiore di Esplodibilità nelle immediate
vicinanze della SE.
Perché la ventilazione artificiale sia adatta allo scopo occorre quanto segue:
Deve essere un sistema di controllo del suo grado (flusso d’aria, portata).
Deve essere valutata la necessità o meno di classificare il luogo nell’intorno dello scarico
dell’aria del sistema di estrazione.
L’aria deve essere prelevata da un luogo non pericoloso.
Il dimensionamento deve essere fatto tenendo conto della quantità ed ubicazione delle SE,
nonché del grado e portata di emissione.
Le bocche di mandata o aspirazione devono essere ubicate tenendo conto della densità
relativa dei gas o vapori e della variazione di densità al variare della temperatura.
Devono essere considerati gli ostacoli o impedimenti alla circolazione dell’aria.

Dati ambientali all’aperto


Le condizioni atmosferiche di riferimento sono state rilevate dalla tabella inserita nell’appendice GC
della guida CEI 31-35. I dati della località inserita in tabella, più prossima al luogo oggetto della
classificazione sono quelli di Grosseto.
Nella tabella inserita nella guida è anche fornito un criterio di definizione delle temperature per
luoghi ad altitudine sul livello del mare e/o situazioni ambientali diverse, nonché la pressione e la
massa volumica dell’aria a diverse altitudini.
Per quanto si riferisce alle velocità del vento è confermato dai dati statistiche che, generalmente, una
velocità minima del vento di 0,25 m/s, è un valido riferimento per l’intero territorio nazionale;
tuttavia possono esistere località particolari con velocità minima del vento inferiore e temperature
più elevate o comunque diverse.
Nel nostro caso, vista la condizione ambientale in cui si trova l’impianto, è stata considerata una
velocità del vento pari a 0,25 m/s per SE situate a quote inferiori a 3 m e 0,5 m/s per SE situate a
quote superiori.

Dati ventilazione naturale di ambienti chiusi


Per la valutazione dell’idoneità della ventilazione naturale di ambienti chiusi è stato fatto riferimento
a norme specifiche e alla letteratura tecnica esistente.
Allo scopo, nell’appendice GB della guida CEI 31-35 sono riportate formule di calcolo della portata
della ventilazione per effetto della spinta del vento (Qaw) e per effetto camino (Qat), che forniscono
dati cautelativi per la definizione dei tipi e delle estensioni delle zone pericolose, le formule sono qui
di seguito riportate.
La portata complessiva di ventilazione Dvtot/dt = Qa è uguale a Qaw quando la ventilazione è
dovuta solo all’effetto del vento mentre è uguale a Qat quando la ventilazione è dovuta solo
all’effetto camino.
Quando sono presenti entrambe gli effetti combinati, la portata di aria di ventilazione (Qa) è data dal
valore più alto tra Qaw e Qat (non la somma delle due portate).
Noto Qa ed il volume totale da ventilare Vo, che per gli ambienti chiusi si assume generalmente
uguale al volume del locale Va, il numero di ricambi d’aria nell’unità di tempo (Co) può essere
definito con la formula seguente ricavata dalla norma CEI EN 60079-10, qui di seguito riportata.

dVtot / dt
Co ≤
Vo

Quando nell’ambiente chiuso esistono aperture di ventilazione o interstizi, anche non appositamente
predisposti, l’aria entra per l’azione del vento originando dei ricambi dell’aria interna (C ).

Sono considerate aperture solo quelle verso l’aperto e non verso altri locali. Le aperture possono
essere intenzionali cioè predisposte allo scopo oppure aperture di fatto quali ad esempio gli interstizi
di giunzione nei serramenti, eccetera.
Le aree delle aperture (A, A1, A2, A3, A4) possono essere ottenute da una sola apertura o da
un’insieme di aperture. Le aperture A3 e A4 devono trovarsi sul lato opposto a quello con le aperture
A1 e A2; le eventuali aperture sugli altri lati devono essere trascurate ai fini del calcolo.

Quando le aperture di ventilazione sono su due lati consecutivi devono essere considerate solo quelle
di un lato a scelta (si considerano quelle del lato opposto alla direzione prevalente del vento che è
stata ricavata dalle informazioni contenute nell’appendice GC della guida CEI 31-35).
Quando esistono aperture sui quattro lati è possibile effettuare il calcolo della portata aria nelle due
direzioni, considerando sempre solo i lati opposti, quindi scegliere quella maggiore.

Quando esistono differenze di temperatura tra ambiente chiuso e luogo aperto (almeno uno o due
gradi), come avviene ad esempio quando nell’ambiente chiuso sono presenti sorgenti di calore
oppure per l’inerzia termica dell’edificio rispetto all’ambiente esterno in relazione alle escursioni
termiche tra giorno e notte si generano delle differenze di densità dell’aria che determinano moti
dell’aria più pesante verso il basso e di quella più leggera verso l’alto; al centro esiste un livello
neutro.
Come si può rilevare dalle formule di calcolo ai fini del calcolo della portata d’aria per effetto
camino, le aperture vanno distinte tra quelle in alto e quelle di basso.

Un apertura si intende in alto quando si trova al di sopra del livello neutro, si intende in basso
quando si trova al di sotto di detto livello.
Per stabilire l’altezza del livello neutro in modo preciso occorre fare riferimento alla lettera
specialistica; tuttavia indicativamente si può considerare che, in presenza di aperture poste in alto ed
in basso di uguali dimensioni, il livello neutro si trova sulla mezzeria dell’altezza dell’ambiente
chiuso e che, in presenza di aperture poste in alto ed in basso di diverse dimensioni, il livello neutro
si sposta in proporzione al rapporto tra le aree di aperture in alto e quelle in basso, verso l’area
maggiore.
Se non esistono le condizioni sopra indicate è inutile procedere al calcolo della portata della
ventilazione per effetto camino (Qat).

4.0 PROCEDIMENTO DI CLASSIFICAZIONE DEI LUOGHI PERICOLOSI


La classificazione dei luoghi pericolosi è stata eseguita in conformità alle CEI EN 60079-10 (CEI
31-30) ed alla guida CEI 31-35 e CEI 31-35/A (III° edizione 2007). Nello sviluppo del progetto si è
cercato di minimizzare i pericoli di atmosfere esplosive e ridurre al minimo il numero e le estensioni
delle ZONE 0 e ZONE 1.
Come primo passo del progetto sono stati individuati gli ambienti interessati dalle zone pericolose e
sono state definite le loro caratteristiche (temperatura, pressione, dati di ventilazione).
Per la definizione delle caratteristiche della ventilazione, ai soli fini della classificazione dei luoghi
con pericolo di esplosione, è stato fatto riferimento all’appendice B della Norma CEI EN 60079-10.
Dove presente una ventilazione del tipo naturale in ambienti chiusi si è proceduto nel calcolo della
portata d’aria e del numero di ricambi ora presenti nell’ambiente interessato. Successivamente si è
proceduto all’identificazione delle sostanze infiammabili presenti e le loro caratteristiche
significative (vedi allegato 1). Per ciascun ambiente sono state individuate le sorgenti di emissione
(S.E.) ed i relativi gradi e modalità di emissione. Per ciascun gradi di emissione sono stati
successivamente definiti i tipi e le estensioni delle zone pericolose. Per la definizione delle zone
pericolose è stato adottato il criterio di individuare alcune S.E. rappresentative con caratteristiche
costruttive omogenee.
Le zone pericolose sono state definite per le sole SE rappresentative ed applicate a tutte quelle da
esse rappresentate. La definizione dei tipi di zone è stata effettuata in conformità alla tabella B.1
della norma CEI EN 60079-10, considerando insieme i gradi delle emissioni e le caratteristiche della
ventilazione (grado e disponibilità). Per la definizione delle estensioni delle zone sono state
considerate le caratteristiche chimiche-fisiche delle sostanze infiammabili presenti, le condizioni di
manipolazione e/o processo delle stesse, nonché le condizioni ambientali del luogo di installazione.
L’estensione delle zone pericolose originate da ciascuna emissione è stata eseguita in due fasi:
definizione della forma e definizione delle dimensioni (dz). Per la forma delle zone si è fatto
riferimento all’appendice C della norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30) ed agli esempi riportati
nell’appendice GD della guida CEI 31-35.
Per le dimensioni sono stati eseguiti calcoli utilizzando le formule contenute nell’appendice B della
norma CEI EN 60079-10 e nella Guida CEI 31-35, come di seguito indicato:
1) Viene prima calcolato il volume ipotetico di atmosfera esplosiva (Vz) ed il tempo di
persistenza;
2) Viene successivamente calcolata la distanza “dz” della SE, a partire dalla quale la
concentrazione di vapori infiammabili nell’aria è inferiore a (k * LEL) ed è stata utilizzata
per definire le dimensioni della zona pericolosa;
3) Infine è stato verificato che il volume della zona (V), definito in base alla distanza “dz”
fosse uguale o maggiore del volume ipotetico di atmosfera esplosiva (Vz) nei casi in cui
detta condizione non era rispettata, le dimensioni sono state aumentate fino al rispetto di
detto requisito.
Non sono state chiaramente considerate SE i punti e/o le parti dell’impianto da cui possono essere
emesse nell’atmosfera sostanze infiammabili con modalità tali da originare atmosfere esplosive solo
a causa di “guasti catastrofici” non compresi nel concetto di anormalità considerato nella norma CEI
EN 60079-10 (anormalità ragionevolmente prevedibili in sede di progetto). Inoltre, non sono stati
considerati gli effetti dovuti da altri guasti consequenziali (indotti da un guasto primario).

5.0 AMBIENTI
Per ambiente si intende la parte di un luogo nella quale esistono condizioni di ventilazione e
ambientali univoche, capaci di condizionare la dispersione o l’accumulo delle sostanze pericolose.
Con riferimento al capitolo 3 gli ambienti nei quali sono presenti sostanze infiammabili, considerati
ai fini della classificazione dei luoghi pericolosi sono i seguenti:
A0 AREA INTERNA AL SERBATOIO

A1 AREA ESTERNA STOCCAGGIO METANOLO


Per proseguire nella classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione sono stati esaminati
singolarmente tutti gli ambiente presenti sull’impianto per determinare il loro grado di ventilazione e
la disponibilità della ventilazione stesa.
Ambiente A0
Trattasi della zona all’interno del serbatoio dove viene stoccato il metanolo;
Ambiente A1
Ambiente aperto esterno area stoccaggio Metanolo
Trattasi di ambiente aperto con minimali impedimenti alla libera circolazione dell’aria che
potrebbero ridurre in modo non molto significativo l’effettiva capacità di diluizione dell’atmosfera
esplosiva presente nel volume interessato dalle emissioni di sostanze infiammabili. Nel presente
ambiente sono presenti alcune sorgenti di emissione di grado continuo, di primo e di secondo grado.
Dati ambientali:
- Altitudine: 5 m s.l.m.
- Pressione: 101.300 Pa
- Temperatura media: 35 °C (308 °K)
- Velocità minima dell’aria (w): 0,5 m/s
- Numero ricambi aria (c): 0,03
- Grado di ventilazione: Medio
- Disponibilità della ventilazione: Buona
- Fattore di efficacia: 1

6.0 SOSTANZE INFIAMMABILI


6.1 Sostanze considerate nella classificazione delle aree
Come descritto precedentemente sull’impianto in oggetto è presente una sostanza infiammabili,
Alcool Metilico.
L’ Alcool Metilico (Metanolo) quale fluido utilizzato per il processo della depurazione è considerata
sostanza pericolosa (CEI 31-35 pagina 120 – numero tabella 45) con densità alta e superiore
all’aria, pertanto identificabile come gas “pesante”; le caratteristiche chimico/fisiche di tali sostanze,
sono rilevabili dalla tabella allegata.
Per le strutture all'aperto, i gas di tipo leggero non possono provocare sacche di accumulo verso
l'alto, con conseguenti estensioni delle zone pericolose, mentre i gas di tipo pesante possono
provocare pericolose sacche di accumulo verso il basso con conseguente estensione in caso di
cunicoli e/o vasche. Per le strutture al chiuso, i gas di tipo leggero possono provocare sacche di
accumulo verso l'alto, con conseguenti estensioni delle zone pericolose, mentre i gas di tipo pesante
possono provocare pericolose sacche di accumulo verso il basso con conseguente estensione in caso
di cunicoli e/o vasche.

6.2 Superfici calde


Quando sono previste, nei vari ambienti, superfici calde, queste dovranno essere munite di idonei
cuscinetti di coibentazione in modo da ridurre drasticamente la temperatura come indicato dalle
norme CEI 31-35.
6.3 Scarichi e spurghi manuali
Tutti gli scarichi condense e/o troppo pieno eseguite in manuale dall’operatore e/o in automatico
devono essere convogliati in un barilotto completo di guardia idraulica e/o in pozzetti con sifoni e/o
in ambienti provvisti di controlli sulla eventuali produzione di gas.
Tali considerazioni valgono quando non è previsto uno scarico condense completo di tenuta
idraulica. Si ricorda che le tenute idrauliche andranno controllata con cadenza giornaliera dal
personale di gestione; l’operatore dovrà provvedere a rimboccare la tenuta stessa fino al livello
massimo indicato dal libretto di uso e manutenzione dell’impianto.

7.0 CARATTERISTICHE DELLE OPERE EDILI

Le porte, le finestre e gli infissi in genere presenti nelle aree classificate, dovranno essere ubicate in
modo da limitare i casi in cui esse sono interessate da zone pericolose stesse.
L'area è servita da un impianto antincendio; le caratteristiche dello stesso sono escluse dalla presente
relazione. Si consiglia la consultazione della pratica di prevenzione incendi per verificare ulteriori
prescrizioni riguardanti le aree oggetto della presente classificazione delle aree.

Le fogne oleose o chimiche sono o devono essere di tipo invasato, cioè con sifoni nei pozzetti
per evitare il travaso di vapori da uno all'altro.
Tutti i pozzetti di transito impianto elettrico ed i cavidotti elettrici, quando risultano
posizionati all’interno e/o nelle zone limitrofe (raggio di 3-5 metri) di area classificata a rischio
di esplosione, dovranno essere riempiti di sabbia per impedire che o gas pesanti (idrocarburi o
altri) possano convogliarsi nelle tubazioni elettriche fino alle sale quadri e/o ad altri locali
collegati al cavidotto stesso. Tutti gli ingressi dei cavidotti nei locali dovranno, ad ogni modo,
essere idoneamente sigillati in modo tale da garantire una assoluta tenuta al gas. Le tubazioni
dovranno essere, come minimo, poste ad una profondità di 600-800 mm dal piano di calpestio.
La copertura con sabbia andrà verificata con cadenze definite dal manuale di manutenzione.

8.0 SORGENTI DI EMISSIONE E GRADI DI EMISSIONE

8.1 Sorgenti di emissione


Per SORGENTE DI EMISSIONE si intende un punto o parte dell’impianto da cui può essere
emesso nell’atmosfera un gas, un vapore o un liquido infiammabile con modalità tali da originare
un’atmosfera esplosiva.
I gradi di emissione delle singoli sorgenti SE sono stati stabiliti sulla base delle definizioni della
Norma CEI-EN 60079-10 / CEI 31-30 e CEI 31-35 / 31-35/A considerando la loro frequenza e
durata. I gradi stabiliti dalla norma CEI 31-30 sono tre e vengono elencati qui di seguito in ordine
decrescente di probabilità di emissione nell’ambiente di sostanza infiammabile.
Emissione di grado CONTINUO
Emissione continua o che può avvenire per lunghi periodi (oltre le 1.000 h annue)
Emissione di grado PRIMO
Emissione che può avvenire periodicamente od occasionalmente durante il funzionamento normale
(da 10 a 1000 h annue)
Emissione di grado SECONDO
Emissione che non è prevista durante il funzionamento normale e che se avviene è possibile
raramente e per brevi periodi (da 0,1 h fino ad un massimo di 10 h annue)Le modalità di emissione
della seguente classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione sono state definite considerando
lo stato e le condizioni di lavorazione o deposito delle sostanze precedentemente citate in relazione.
Le sorgenti di emissione considerate nella presente classificazione sono riepilogate nella tabella
posta in calce come allegato 2.
Per definire la durata complessiva di atmosfera esplosiva in 365 giorni si è proceduto nel modo
seguente: Si valuta la durata dell’emissione e la somma con il tempo di persistenza dell’atmosfera
esplosiva al cessare dell’emissione, quindi la risultante durata complessiva di atmosfera esplosiva
per ogni evento deve essere moltiplicata per il numero presunto di emissioni in 365 giorni.

8.2 Punti o parti di impianto non considerate sorgenti di emissione


In riferimento a quanto descritto sulla norma CEI 31-35 (edizione 2012), paragrafo 2.4, non sono
considerate sorgenti di emissione i seguenti punti o parti di impianto:
- le tubazioni saldate e i contenitori saldati a regola d’arte;
- i collegamenti di tubazioni e contenitori mediante dispositivi di giunzione a tenuta se
costruiti in conformità a quanto richiesto da enti e normative vigenti;
- i contenitori di sostanze infiammabili con coperchi chiusi a regola d’arte;
- le doppie tenute applicate su alberi rotanti o traslanti;
- le prese campione e gli spurghi degli apparecchi di controllo (livelli, eccetera).

8.3 Influenza della ventilazione sui tipi di zone


Riportiamo qui di eseguito la tabella B1 della Norma CEI 31-30 e riportata sulla guida CEI 31-35 e
31-35/A a riguardo della definizione del tipo di zona in funzione della sorgente di emissione e del
grado e disponibilità di ventilazione dell’ambiente.
INFLUENZA DELLA VENTILAZIONE SUI TIPI DI ZONE
GRADO DELLA VENTILAZIONE
ALTO MEDIO BASSO
DISPONIBILITA' DELLA VENTILAZIONE
Buona Adeguata Scarsa Buona Adeguata Scarsa Buona, Adeguata o scarsa

Grado della
emissione

(Zona 0 (Zona 0
(Zona 0 Zona 0
NE)(1) luogo NE)(1) Zona 0 +
Continuo NE)(1) + Zona 0 + Zona 0
non + Zona 2
Zona 2 Zona 1
pericoloso Zona 2

(Zona 1 (Zona 1
(Zona 1 Zona 1
NE)(1) luogo NE)(1) Zona 1 +
Primo NE)(1) + Zona 1 + Zona 1 o Zona 0(3)
non + Zona 2
Zona 2 Zona 2
pericoloso Zona 2

(Zona 2
(Zona 2 (Zona 2 Zona 2
NE)(1)
NE)(1) luogo NE)(1) luogo Zona 2 ++ Zona 1 o anche
Secondo + Zona 2
non non Zona 2(4) Zona Zona 0(3)
Zona
pericoloso pericoloso 2(4)
2(4)
(1) Zona 0 NE,1 NE o 2 NE indicano una zona teorica dove, in condizioni normali, l'estensione è trascurabile.
(2) La zona 2 creata da una emissione di secondo grado può superare quella imputabile ad una emissione di
primo grado o di grado continuo; in tal caso, si dovrebbe la distanza maggiore.
(3) E' zona 0 se la ventilazione è così debole e l'emissione è tale che un'atmosfera esplosiva esiste praticamente
in continuazione (cioè si è vicini ad una situazione di assenza di ventilazione).
(4) Vedere il para. 2.2.1.
Nota " + " significa " circondata da ".
8.4 Tipo ed estensione delle zone pericolose
Il luogo pericoloso è un luogo in cui è, o può essere, presente un’atmosfera esplosiva per la presenza
di gas in quantità tale da richiedere provvedimenti particolari per la costruzione degli impianti e
delle apparecchiature da installare al suo interno. In relazione alla frequenza di formazione ed alla
permanenza di un’atmosfera esplosiva, i luoghi pericolosi sono classificati con le seguenti ZONE.

ZONA 0
Luogo dove è presente continuamente o per lunghi periodi un’atmosfera esplosiva per la presenza di
gas.
ZONA 1
Luogo dove è possibile sia presente durante il normale funzionamento un’atmosfera esplosiva per la
presenza di gas.
ZONA 2
Luogo dove non è possibile sia presente un’atmosfera esplosiva per la presenza di gas durante il
funzionamento normale o, se ciò avviene, è possibile sia presente per brevi periodi.

Il tipo di zona è strettamente correlato da un legame causa – effetto al grado dell’emissione, per cui
in generale:
- una emissione di grado continuo genera una ZONA 0.
- una emissione di primo grado genera una ZONA 1.
- una emissione di secondo grado genera una ZONA 2.

La ventilazione è l’elemento che può alterare questa corrispondenza biunivoca, per cui una cattiva
ventilazione o la sua assenza, potrebbe condurre ad un aggravio di tipo di ZONA.
Ad esempio una sorgente di emissione di secondo grado alla presenza di una bassa ventilazione
provoca una ZONA 1 anziché una ZONA 2.

8.5 Contemporaneità delle emissioni e grado di ventilazione


Nel progetto sono state analizzate le influenze di tutte le emissioni sulla classificazione del luogo
considerando il loro grado e tenendo in particolare considerazione le parti di impianto con elevata
concentrazione di SE che potrebbero dar luogo ad emissioni contemporanee ed influenzarsi
reciprocamente. Per definire il grado della ventilazione è stata considerata la contemporaneità delle
emissioni come di seguito indicato

Emissioni continue
Per definire il grado di ventilazione relativo alle emissioni continue queste sono state considerate
tutte contemporaneamente tra loro.

Emissioni di primo grado


Per definire il grado di ventilazione relativo alle emissioni di primo grado sono state considerate
contemporaneamente tutte le emissioni continue più quelle di primo grado che possono essere
contemporanee.

Emissioni di secondo grado


Per definire il grado di ventilazione relativo alle emissioni di secondo grado devono essere
considerate tutte le emissioni continue, più le emissioni di primo grado considerate contemporanee,
più ciascuna emissione di secondo grado considerate singolarmente o tutte assieme se dipendenti da
cause comuni.
Ovviamente l’emissione determinante è stata quella più gravosa (con Vz maggiore) presente
nell’ambiente considerato nel calcolo.
Gradi di ventilazione
Il grado di ventilazione è indicativo della quantità di aria di ventilazione che investe la SE in
rapporto alla quantità di sostanza infiammabili emesse nell’ambiente; questo rapporto può essere tale
da limitare in varia misura la presenza di atmosfera esplosiva e ridurre o meno il tempo di
persistenza della stessa al cessare dell’emissione.
- ALTO (VH)
- MEDIO (VM)
- BASSO (VL)
Grado di ventilazione alto (VH)
Quando la ventilazione è in grado di ridurre la concentrazione al di sotto del “LEL” in prossimità
della “SE”; ne risulta una zona di estensione trascurabile negli ambienti aperti: quando il volume Vz
è trascurabile negli ambienti chiusi: quando la concentrazione media nell’ambiente Xm% rispetta
largamente la condizione (2.2.n) e il volume è trascurabile.

Grado di ventilazione medio (VM)


Quando la ventilazione è in grado di ridurre la concentrazione al di sotto del “LEL” oltre una certa
distanza dalla “SE” e dove l’atmosfera esplosiva non persiste eccessivamente al cessare
dell’emissione; ne risulta una zona di estensione non trascurabile.
Negli ambienti aperti: quando il volume Vz non è trascurabile.
Negli ambienti chiusi: quando la concentrazione media nell’ambiente Xm% rispetta la condizione
(2.2.n) della guida CEI 31-35 – il volume Vz non è trascurabile – il tempo “t” è compatibile con il
tipo di zona previsto.

Grado di ventilazione medio (VL)


Quando la ventilazione non è in grado di ridurre la concentrazione al di sotto del “LEL” oltre una
certa distanza dalla “SE” e dove l’atmosfera esplosiva può persistere eccessivamente al cessare
dell’emissione; ne risulta una zona che si estende a tutto l’ambiente.
Negli ambienti aperti: dove dovrebbero esistere luoghi con grado di ventilazione basso (fosse e
sottotetti sono da escludere).
Negli ambienti chiusi: quando la concentrazione media nell’ambiente Xm% non rispetta la
condizione (2.2.n) – il tempo “t” non è compatibile con il tipo di zona previsto.

Ambienti chiusi
L’ambiente chiuso ha un volume Va limitato, quindi di non essere infinitamente ricettivo di sostanze
infiammabili, per cui le zone con pericolo di esplosione possono essere presenti sia nell’intorno della
SE (campo vicino), sia lontano dalla SE (campo lontano).
In questi ambienti occorre considerare generalmente il numero di ricambi d’aria Co uguale al
numero di ricambi d’aria dell’intero ambiente Ca e il volume interessato dalla zona pericolosa, o
volume totale da ventilare, Vo uguale al volume dell’intero ambiente Va; tuttavia, quando la
concentrazione media di sostanza infiammabile Xm% nell’atmosfera del volume totale
dell’ambiente Va rispetta la condizione 2.2.n, per definire il grado di ventilazione è ragionevole
considerare Vo<Va e Co>Ca.
Condizione 2.2.n:

k * LELmix%vol.
Xm% ≤
f

Come descritto in precedenza negli ambienti aperti il grado di ventilazione può essere: MEDIO
(VM) quando Vz non è trascurabile, ALTO (VH) quando Vz è trascurabile.
Grado di ventilazione in ambienti chiusi
- Il grado della ventilazione è ALTO (VH) quando la concentrazione Xm% rispetta largamente la
condizione (2.2.n) ed il volume Vz è trascurabile.

In generale, per essere trascurabile la zona pericolosa, e di conseguenza il volume Vz, deve
rispettare entrambe le seguenti condizioni:
a) Deve avere un volume piccolo (alcuni dm3); inoltre,
b) Se l’atmosfera esplosiva corrispondente fosse innescata, l’entità del danno prevedibile
dovuto all’aumento repentino della temperatura e/o della pressione, definito tramite una
valutazione del rischio, è ritenuto trascurabile, considerando la situazione al contorno e gli
effetti indotti (effetto domino). Ad esempio: all’aperto l’entità del danno è generalmente
minore che al chiuso; al chiuso, l’entità del danno è tanto maggiore quanto più piccolo è il
volume dell’ambiente (effetto di demolizione maggiore).

Quando il Volume Vz è trascurabile, il tempo “t” non influisce sulla valutazione del grado della
ventilazione. La trascurabilità o meno del volume Vz è stata valutata durante la realizzazione della
classificazione stessa.
- Il grado della ventilazione è BASSO (VL) quando la concentrazione media Xm% non rispetta la
condizione (2.2.n).
- Il grado della ventilazione è MEDIO (VM) quando non è né ALTO (VH) né BASSO (VL) e la
concentrazione media Xm% rispetta la condizione (2.2.n).

Per tutte le sorgenti di emissione sono stati eseguiti i calcoli e le considerazioni per la definizione del
grado della ventilazione e dell’estensione delle zone pericolose, per ciascun grado di emissione
(continua, primo e secondo grado).
Per le zone pericolose in considerazione del tipo di sorgente di emissione presente e della densità
relativa all’aria delle sostanze pericolose presenti (metano) sono state definite alcune forme di
estensione dell’area pericolosa qui di seguito riportate.
Occorre innanzitutto precisare che quando le zone pericolose originate dalle singole sorgenti di
emissione sono limitate da ostacoli tendono ad allargarsi nelle altre direzioni anche in relazione alla
densità relativa all’aria del gas presente, pertanto, considerando che l’acetilene presenta una densità
relativa intermedia pari a circa 0,9 sono stati, per queste SE, applicati criteri di calcolo validi sia per
gas di tipo pesante che leggero. Per tutte le sorgenti di emissione sono stati eseguiti i calcoli e le
considerazioni per la definizione del grado della ventilazione e dell’estensione delle zone pericolose,
per ciascun grado di emissione (continua, primo e secondo grado).
Per le sorgenti di emissione presenti sull’impianto in oggetto vengono in particolare evidenziate le
seguenti forme di estensione “Forma sferica”.
8.6 Tipiche estensioni aree pericolose da SE
Tipica forma sferica e/o ellittica valida per perdite su valvole manuali, automatiche, flangie, ecc.:
TIPICO VALVOLA

e
r=

ion
ve

l az
di

i re
re

ed
laz

v
io n

r=
e

r=
ve
di
r= vedi relazione

re
la
zio
ne

8.7 Tabella emissioni strutturali

COMPONENTI TIPI DI SOSTANZE EMISSIONI STRUTTURALI (Qg) [kg/s]

gas 1,9x10-8
Connessioni (a flangia o prodotti petroliferi leggeri (1) 2,1x10-8
filettate), accessori di prodotti petroliferi pesanti (2) 5,2x10-10
tubazioni gas e/o prodotti petroliferi in
3,0x10-9
piattaforme a mare (offshore)

gas 5,6x10-7
Valvole manuali e
prodotti petroliferi leggeri (1) 1,0x10-7
automatiche (escluse le (2)
valvole di sicurezza e di prodotti petroliferi pesanti 1,0x10-9
rilascio dell'atmosfera) gas e/o prodotti petroliferi in
1,1x10-7
piattaforme a mare (offshore)

Sfiati, drenaggi, spurghi e gas 5,6x10-8


prese-campione prodotti petroliferi leggeri (1) 1,8x10-7
intercettati da valvole
prodotti petroliferi pesanti (2) 5,0x10-9
(escluse le valvole di
sicurezza e di rilascio gas e/o prodotti petroliferi in
5,1x10-8
dell'atmosfera) piattaforme a mare (offshore)

Sfiati di valvole di gas 1,5x10-6


sicurezza chiuse (3), prodotti petroliferi leggeri (1) 5,2x10-7
valvole di rilascio
prodotti petroliferi pesanti (2) 3,0x10-9
all'atmosfera chiuse,
boccaporti, passi d'uomo, gas e/o prodotti petroliferi in
bracci di carico ed ogni piattaforme a mare (offshore) 5,4x10-7
altro componente

(1) Prodotti con densità inferiore a 934 kg/m3 a 15°C;


(2) Prodotti con densità superiore a 934 kg/m3 a 15°C;
(3) Per le valvole di sicurezza vedere anche la tabella GB.3.2-2 seguente.
8.8 Tabella perdite da apparecchiature

Norma Tenuta esterna - Perdite massime ammissibili


Titolo
UNI-CIG
cm3/h kg/s(3)
Apparecchi di utilizzazione dei Per dispositivi multifunzionali:
8275 (12/81) combustibili gassosi. Dispositivi di DN fino a 10 mm; 60 1,2x10-8
F.A. 4/84 intercettazione, regolazione e DN da 10 a 25 mm; 120 2,4x10-8
sicurezza. Prescrizioni. DN da 25 a 80 mm; 120 2,4x10-8

DN fino a 10 mm; 20 4x10-9


Apparecchi di utilizzazione dei DN da 10 a 25 mm; 40 8x10-9
combustibili gassosi. Dispositivi
8917 (04/87) DN da 25 a 80 mm; 60 1,2x10-8
automatici di intercettazione e/o
regolazione. Valvole automatiche. DN da 80 a 150 mm; 100 2x10-8
DN oltre 150 mm; 150 3x10-8

Apparecchi di utilizzazione dei DN fino a 10 mm; 20 4x10-9


8978 (11/85) combustibili gassosi. Dispositivi DN da 10 a 25 mm; 40 8x10-9
termoelettrici. DN da 25 a 80 mm; 60 1,2x10-8

Potenza termica <= 100kW 70 1,4x10-8


8042 (04/88) Bruciatori di gas ad aria soffiata. Potenza termica <= 350kW 140 2,8x10-8
F.A. 12/92 Prescrizioni di sicurezza. (1) Potenza termica <= 2000kW 210 4,2x10-8
Potenza termica > 2000kW 280 5,7x10-8

Generatori di aria calda Potenza termica <= 100kW 70 1,4x10-8


8125 (12/82) funzionanti a gas con bruciatore ad Potenza termica <= 350kW 140 2,8x10-8
F.A. 12/87 aria soffiata. Prescrizioni di
sicurezza. Potenza termica <= 2000kW 210 4,2x10-8

Regolatori singoli 30 6x10-9


Regolatori di pressione per
Regolatori multifunzionali 60 1,2x10-8
apparecchi alimentati da gas
7430 (11/75) Perdita dallo sfiato in caso di
canalizzati. Prescrizioni di
sicurezza. danneggiamento della membrana 50000 1x10-5
(2)

7271 (04/88) Caldaie ad acqua funzionanti a gas


La fuga totale del circuito gas
F.A. 4/90 con bruciatore atmosferico. 140 2,8x10-8
non deve essere maggiore di :
F.A. 12/91 Prescrizioni di sicurezza.

(1) Perdite massime ammesse sulla linea del gas del bruciatore e le apparecchiature di sicurezza e regolazione ivi inserite.
(2) Il DM 12 Aprile 1996 prescrive che eventuali riduttori di pressione siano collocati all'esterno dell'edificio.
(3) Perdite in kg/s riferite al "gas naturale".
8.9 Tabella perdite da valvole di sicurezza
PRESSIONE DI Tenuta esterna -
VALVOLA DI
ESERCIZIO Perdite massime
SICUREZZA
[MPa] ammissibili [kg/s]

0,103 - 6,896 1,4x10-7


Valvole con orifizio di
10,3 2,2x10-7
scarico di diametro <= 7,8
mm 13,0 2,8x10-7
17,2 - 41,4 3,6x10-7

0,103 - 6,896 7,1x10-8


10,3 1,1x10-7
13,0 1,4x10-7
Valvole con orifizio di 17,2
1,8x10-7
scarico con diametro >= 7,8
20,7 2,2x10-7
mm
27,6 2,8x10-7
38,5 3,6x10-7
41,4 3,6x10-7

Per le valvole di sicurezza in impianti relativi al gas con tenuta soffice ( es. in teflon), nelle prove di
collaudo di tenuta della sede della valvola non sono ammesse perdite.

8.10 Forme estensioni in riferimento alla direzione del vento

Gas pesanti Gas intermediGas leggeri


CASI CONSIDERATI Direzione del vento
densità >1,2 densità 0,8-1,2 densità <0,8
(a) Emissione verso
l'alto,assenza di vento;
(b) Emissione verso
l'alto,presenza di vento;
(c) Emissione verso il
basso,assenza di vento;
(d) Emissione verso il
basso,presenza di vento;
(e) Emissione
orizzontale,assenza di vento;
(f) Emissione
orizzontale,presenza di vento
nella direzione dell'emissione;
(g) Emissione
orizzontale,presenza di vento
nella direzione opposta all'
emissione;
9.0 CARATTERISTICHE E RIEPILOGO “SE”

9.1 Riepilogo delle SE principali e delle aree di rispetto presenti sull’impianto


Nello sviluppo del progetto di classificazione aree pericolose delle aree comprese nel presente
intervento c/o l’impianto di depurazione della TASM S.p.A. sono emerse dai calcoli le seguenti
ZONE pericolose:

ZONA 0
Nell’impianto sono previste le seguenti aree classificate ZONA 0:
- Interno Serbatoio, tubazioni ed apparecchi.

ZONA 1
Nell’impianto è prevista ZONA 1 nei seguenti luoghi:
- Interno del pozzetto,
- Sfiati serbatoi di accumulo e stoccaggio con sfera di raggio da 1,5 m di estensione (area
pericolosa presente durante il caricamento dei silo ed il funzionamento dell’impianto e nel
funzionamento delle pompe di ricircolo).

ZONA 2
Nell’impianto sono previste le seguenti aree classificate ZONA 2:
- Area esterna zona serbatoio di stoccaggio, come da planimetria,
- Area di estensione all’esterno delle zone 1 con raggio 1,0 m dalle portelle di ispezione o
aperture stesse,

ZONA NON AD
Nell’impianto sono previste le seguenti aree classificate ZONA NON AD.
La trascurabilità della zona è dovuta ad alcune sicurezze presenti nell’area, a tal proposito Vi
rimandiamo a quanto sopra descritto sulle funzionali e sui sensori gas previsti a progetto, altri
riferimenti sono rilevabili nelle schede inserite nell’allegato 3 dove vengono descritte le prescrizioni
necessarie per poter considerare l’area ZONA NON AD:
- Esterne alle zone classificate come da planimetria allegata;
10.0 SIMBOLOGIE ADOTTATE SULLE PLANIMETRIE E SEZIONI

11.0 IMPIANTI ELETTRICI E RELATIVI MATERIALI PER I LUOGHI CON


PERICOLO DI ESPLOSIONE

11.1 Esecuzione degli allacci elettrici previsti c/o l’impianto in oggetto


Impianti previsti in ZONA 0
IMPIANTI ELETTRICI E RELATIVI MATERIALI PER I LUOGHI CON PERICOLO DI
ESPLOSIONE
Unità d'impianto: vedi paragrafo 9.9
Tipo di zona installazione Zona : Zona 0 ⌧
ITEM ESECUZIONI ADOTTATE NORME DI COSTRUZIONE
IMPIANTI

IMPIANTI NESSUNO
ELETTRICI

STRUMENTI Eex-i CEI 31-33 + CEI 31-9


NOTE : (CERTIFICAZIONI ATEX)
Impianti previsti in ZONA 1
IMPIANTI ELETTRICI E RELATIVI MATERIALI PER I LUOGHI CON PERICOLO DI
ESPLOSIONE
Unità d'impianto: vedi paragrafo 9.9
Tipo di zona installazione Zona : Zona 1 ⌧
ITEM ESECUZIONI ADOTTATE NORME DI COSTRUZIONE
IMPIANTI
Eex-d CEI 31-33 + CEI 31-1
IMPIANTI Eex-e CEI 31-33 + CEI 31-7
ELETTRICI Eex-p CEI 31-33 + CEI 31-2
Eex-q CEI 31-33 + CEI 31-6
Eex-o CEI 31-33 + CEI 31-5
Eex-m CEI 31-33 + CEI 31-13

STRUMENTI Eex-i CEI 31-33 + CEI 31-9


NOTE : (CERTIFICAZIONI ATEX)

Impianti previsti in ZONA 2

IMPIANTI ELETTRICI E RELATIVI MATERIALI PER I LUOGHI CON PERICOLO DI


ESPLOSIONE
Unità d'impianto: vedi paragrafo 9.9
Tipo di zona installazione Zona : Zona 2 ⌧
ITEM ESECUZIONI ADOTTATE NORME DI COSTRUZIONE
IMPIANTI

IMPIANTI Eex-n CEI 31-33 + CEI 31-11


ELETTRICI

STRUMENTI Eex-i CEI 31-33 + CEI 31-9

NOTE : (CERTIFICAZIONI ATEX)

In base alle indicazioni fornite dalla CEI EN 60079-14 (CEI 31-33), all'interno delle varie zone
classificate secondo le regole generali, dovranno essere utilizzate le seguenti tipologie impiantistiche
come realizzazione minima adatta al caso relativo:

ZONA 0
Costruzioni elettriche per uso in zona 0
Costruzioni e circuiti elettrici possono essere impiegati in zona 0 se sono in accordo con la norma
EN 50020 (categoria “ia” – sicurezza intrinseca), e con quanto richiesto al paragrafo 12.3 della CEI
31-33.
ZONA 1
Costruzioni elettriche per uso in ZONA 1
In Zona 1 possono essere impiegate costruzioni elettriche per Zona 0 o costruzioni con uno o più dei
seguenti modi di protezione:
- “d” secondo la EN 50018
- “p” secondo la EN 50016
- “q” secondo la EN 50017
- “o” secondo la EN 50015
- “e” secondo la EN 50019
- “i” secondo la EN 50020
- “m” secondo la EN 50028
Si raccomanda per questo impianto apparecchiature e custodie del tipo Eex-d IIA T1 o in
esecuzione a sicurezza aumentata con apparecchiature e custodie del tipo Ee-xe.
Tutti i tipi di esecuzione impiantistica non menzionati quando destinati ad essere tolti e a permanere
fuori tensione in caso di presenza di sostanze pericolose; eventuali gradi di protezione o particolari
necessità di robustezza meccanica, sono subordinati ad esigenze di gestione e di esercizio degli
impianti.

ZONA 2
Costruzioni elettriche per uso in ZONA 2
Le seguenti costruzioni elettriche possono essere installate in ZONA 2:
a) Costruzioni elettriche per ZONA 0 o ZONA 1; oppure
b) Costruzioni elettriche progettate specificatamente per la ZONA 2 (ad esempio con il modo
di protezione “n” secondo la IEC 60079-15); oppure
c) Costruzioni elettriche conformi alle prescrizioni di una norma riconosciuta relativa a
costruzioni industriali che non hanno, durante il funzionamento normale, superfici calde in
grado di provocare accensione e
1) Non producono durante il funzionamento normale, archi o scintille; oppure
2) Durante il funzionamento normale producono archi e scintille ma, sempre in
funzionamento normale, i valori dei parametri elettrici (U, I, L, C) nel circuito
(compresi i cavi) non superano quelli specificati nella norma EN50020 con un
fattore di sicurezza uguale ad 1. La valutazione deve essere eseguita in conformità
con le indicazioni relative agli apparecchi e ai circuiti a limitazione di energia forniti
dalla norma IEC 60079 –15.
A meno che la sicurezza non venga dimostrata con una prova, una superficie viene considerata
capace di accensione se la temperatura della stessa supera la temperatura di accensione
dell’atmosfera esplosiva circostante.

Questa costruzione elettrica devono essere contenute in custodie con grado di protezione e resistenza
meccanica adeguate ai luoghi non pericolosi con condizioni ambientali analoghe. Non sono richiesti
contrassegni speciali per queste costruzioni, ma deve essere chiaramente identificato, sulle
costruzioni stesse o nella documentazione, che esse sono state valutate da una persona la quale deve:
- essere a conoscenza delle prescrizioni dell’insieme di norme e guide relative e della loro
interpretazione corrente;
- avere l’accesso a tutte le informazioni necessarie per effettuare la valutazione;
- dove necessario, avere utilizzato apparecchiature e procedure di prova equivalenti a quelle
utilizzate dagli organismi nazionali;
d) costruzioni elettriche conformi al paragrafo 5.2.4 della norma CEI 31-33.

Nel caso di macchine elettriche rotanti conformi alle precedenti pos. b, c, d non deve potersi
verificare alcuno scintillio pericoloso durante l’avviamento a meno che non siano presi
provvedimenti per assicurare che non sia presente atmosfera esplosiva.
Tutti i tipi di esecuzione impiantistica non menzionati quando destinati ad essere tolti e a permanere
fuori tensione in caso di presenza di sostanze pericolose; eventuali gradi di protezione o particolari
necessità di robustezza meccanica, sono subordinati ad esigenze di gestione e di esercizio degli
impianti.
Gruppi e classi di temperatura delle costruzioni elettriche
Le costruzioni elettriche di sicurezza sono suddivise in gruppi con il seguente significato:
- Gruppo I: Costruzioni elettriche per miniere con presenza di grisou
- Gruppo II: Costruzioni elettriche per impianti diversi dalle miniere con presenza di grisou

Nel nostro caso si tratta chiaramente di GRUPPO II

Le costruzioni elettriche a prova di esplosione “d” (Eex-d) e quelle a sicurezza intrinseca “i” (Eex-i)
del gruppo II sono suddivise in IIA, IIB, IIC, in base all’interstizio sperimentale massimo di
sicurezza che non provoca l’esplosione dell’atmosfera esterna (MESG – Maximum Experimental
Safe Gap) per le costruzioni a prova di esplosione “d” e in base alla corrente minima di accensione
(MIC – Minimum Ignition Current) per le costruzioni a sicurezza intrinseca.
Siccome il MESG ed il MIC dipendono dalle caratteristiche delle sostanze infiammabili pericolose,
il gruppo di appartenenza deve essere indicato nei documenti di classificazione del luogo.
Chiaramente le costruzioni elettriche certificate per un particolare gruppo possono essere utilizzate
anche nei luoghi dove è consentito un Gruppo che prevede un MESG o una MIC maggiore.
Precisamente una costruzione del Gruppo IIB può essere utilizzata in luoghi che richiedono
costruzioni del Gruppo IIA ed una costruzione del Gruppo IIC può essere utilizzata in luoghi che
richiedono costruzioni dei Gruppi IIA e IIB.
Nel nostro caso sono richieste costruzioni di Gruppo IIA per cui nei locali con presenza di potranno
essere utilizzate costruzioni di tutti e tre i gruppi (IIA – IIB – IIC).
La temperatura superficiale delle costruzioni elettriche di sicurezza non deve superare la temperatura
di accensione delle sostanze pericolose presenti sull’impianto.
Per le costruzioni elettriche del Gruppo II, le massime temperature superficiali sono suddivise in
Classi da T1 a T6 con il seguente significato:

Classe di temperatura Massima temperatura superficiale delle Temperatura di accensione


costruzioni elettriche
T1 450 °C > 450 °C
T2 300 °C > 300 °C
T3 200 °C > 200 °C
T4 135 °C > 135 °C
T5 100 °C > 100 °C
T6 85 °C > 85 °C

Le costruzioni elettriche certificate per una determinata classe di temperatura possono essere
utilizzate anche per i luoghi dove è richiesta una Classe che prevede una massima temperatura
superficiale maggiore. Ad esempio una costruzione della Classe T3 può essere utilizzata in luoghi
che richiedono costruzioni di Classe T1 e T2 e di conseguenza una costruzione della Classe T6 può
essere utilizzata in tutti i luoghi pericolosi.

Nei luoghi con presenza di Alcool Metilico potranno essere utilizzate costruzioni con tutte le classi
di temperatura da T1 a T6 e la costruzione dovrà essere come minimo la seguente:

IIA-T1
Nelle ZONE 2 le costruzioni elettriche che nel funzionamento normale non producono archi o
scintille o temperature pericolose devono avere uno dei modi di protezione per la ZONA 1 oppure
Eex-nC, Eex-nL, Eex-nP, Eex-nR conformi a specifiche norme di costruzione, alcune costruzioni
Eex-nC e Eex-nL devono essere certificate da un laboratorio riconosciuto.

11.2 Accumulo cariche elettrostatiche


Per prevenire l'accumulo di cariche elettrostatiche, dovranno essere collegate a terra e rese
equipotenziali le masse, le masse estranee e le altre parti metalliche degli impianti di lavorazione o
deposito e i mezzi di convogliamento e trasporto, nel rispetto delle prescrizioni della norma CEI 31-33.

11.3 Scelte delle costruzioni elettriche di sicurezza in relazione al tipo di zona pericolosa
A seguito dell’emissione della Direttiva 94/9/CE relativa agli apparecchi e sistemi di protezione
destinati ad essere utilizzati in atmosfere potenzialmente esplosive, recepita dallo stato Italiano con
D.P.R. 23 Marzo 1998 n. 126, le costruzioni elettriche di sicurezza possono rispondere ai soli
requisiti essenziali di sicurezza della Direttiva; a partire dal 1° Settembre 2003 non è più possibile
commercializzate ed installate costruzioni non rispondenti alla Direttiva di cui sopra.
Nella Direttiva 94/9/CE gli apparecchi ed i sistemi di protezione per i diversi tipi di Zona (0,1,2)
sono classificati in modo diverso. La classificazione secondo la Direttiva di cui sopra non è esaustiva
come quella delle norme CENELEC e CEI per cui nelle richieste di acquisto, volendo materiali
rispondenti sia alle norme CENELEC e CEI sia alla Direttiva 94/9/CE, devono essere sempre
indicate le sigle di identificazioni di entrambe le norme.
Esempio doppia siglatura delle apparecchiature:
- CE 0722 Ex II 2 G (Direttiva 94/9/CE)
- Eex d IIA T1 (Norme CENELEC e CEI)

11.4 Sistemi di ventilazione forzata


Nella classificazione delle aree NON sono state previste portate minime dei ventilatori di estrazione
forzata dai vari locali chiusi:

12.0 DOCUMENTAZIONE
La documentazione è costituita dalla presente relazione e dai documenti allegati; essa costituisce un
insieme organico, pertanto, l'uso separato dei singoli documenti può condurre ad errate
interpretazioni. Nei disegni, dove sono evidenziati i componenti dell'impianto di processo o
tecnologico, sono indicate le zone pericolose. La simbologia utilizzata è quella delle norme di
riferimento (CT 31), vedi legenda inserita in relazione e sugli allegati planimetrici.
Le norme C.E.I. 31-30 / 31-33 / Guida CEI 31-35 e CEI 31-35/A (Edizione 2012) ed altre alle quali
è stato fatto riferimento per la classificazione dei luoghi pericolosi in oggetto, costituisce la Regola
dell'Arte riconosciuta dallo Stato italiano con la Legge n. 186 del 1.3.1968 (G.U. n. 77 del
23.3.1968) " Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature, macchinari,
installazioni e impianti elettrici ed elettronici". Tutte le sigle di identificazione delle apparecchiature
dovranno essere secondo la direttiva 94/9/CE o successive.

13.0 DISPOSIZIONI
Seguono disposizioni operative e di manutenzione degli impianti di processo tecnologici.
Si richiama l'attenzione sul fatto che il "grado" di una Sorgente di Emissione (SE), come
esemplificato nelle norme, cessa di essere tale e diventa indeterminabile qualora esso cambi le sue
caratteristiche di emissione (probabilità e quantità) durante la vita dell'impianto e non si provveda al
tempestivo ripristino delle sue caratteristiche iniziali.
I serramenti muniti di congegno di autorichiusura consentono di non considerare "aperture di Tipo
A0" i vani che essi chiudono e pertanto, quando non sono utilizzati, devono essere mantenuti chiusi.
Questi serramenti sono realizzati con requisiti particolari (interstizi, battenti) al fine di non
consentire il passaggio dell'atmosfera pericolosa da un locale all'altro e pertanto tali requisiti devono
essere mantenuti. In alcuni casi, essi sono muniti di guarnizioni di tenuta, che deve essere mantenuta
in buono stato nel tempo. I serramenti apribili solo con attrezzi o mezzi speciali devono essere
mantenuti chiusi.

Gli impianti elettrici a sicurezza posseggono requisiti particolari che li rendono adatti ad essere
utilizzati in zone con pericolo di esplosione. Ragioni di sicurezza impongono che tali requisiti siano
conservati per tutta la loro vita e pertanto, essi necessitano di ispezioni periodiche e interventi
manutentivi mirati allo scopo; particolare attenzione deve essere posta in questi interventi, per non
alterare i requisiti di sicurezza originali. Gli interventi che comportano modifiche dell'esecuzione di
sicurezza di un componente dell'impianto devono essere autorizzate dal costruttore e/o se del caso
dal laboratorio riconosciuto. Gli interventi di manutenzione e le eventuali modifiche devono essere
registrati e conservati per una eventuale richiesta da parte dell'autorità ispettiva.
Il corretto funzionamento dell'impianto elettrico in condizioni ordinarie di servizio, non significa che
i suoi componenti abbiano mantenuto integri i loro requisiti di sicurezza.
I contrassegni contenuti nelle targhe e nelle incisioni o rilievi delle Costruzioni elettriche Ex, dei
Componenti Ex, degli Accessori Ex e delle Costruzioni elettriche associate, hanno una importanza
assoluta per conoscerne i requisiti di sicurezza e correlarle alla documentazione di collaudo; deve
essere quindi curata in modo particolare la loro conservazione nel tempo.

Si richiama l’attenzione sul fatto che il grado di una emissione, come esemplificato nelle norme di
riferimento e nella presente relazione, cessa di essere tale e diventa indeterminabile qualora essa
cambi le sue caratteristiche (probabilità e quantità di sostanza infiammabile emessa) durante la vita
dell’impianto e non si provveda al tempestivo ripristino delle sue caratteristiche iniziali.
Si raccomanda di predisporre un adeguato programma di manutenzione e sostituzione delle parti
usurabili. La manutenzione degli impianti tecnologici e dei dispositivi di sicurezza è un preciso
obbligo del datore di lavoro come previsto dal D.Lgs 81/08, il quale è personalmente responsabile di
programmare la manutenzione stessa.
L’attività di manutenzione deve essere svolta a regola d’arte, seguendo le prescrizioni contenute
nelle norme tecniche (CEI 31-34; CEI 31-26; CEI 0-10 ed altre normative vigenti) e le indicazioni
dei costruttori dei componenti dell’impianto.
La classificazione dei luoghi non prende in esame interventi di manutenzione, in casi particolari,
devono essere adottate misure tecniche e/o organizzative adeguate alle circostanze, per evitare
pericoli di esplosione.

La presenza di sostanze infiammabili presuppone che l’operazione di manipolazione e deposito


avvengano in luoghi ben ventilati. Inoltre, devono essere presi tutti gli accorgimenti atti
all’eliminazione di cause di innesco capaci di provocare l’accensione di atmosfere potenzialmente
esplosive per la presenza di gas. Gli addetti devono essere istruiti addestrati e muniti di mezzi idonei
a fronteggiare tempestivamente eventuali situazioni anomale di pericolo (rotture dei dispositivi di
contenimento delle sostanze, eccetera), al fine di ridurre le durate e le quantità di emissione, nonché
di contenere al minimo i danni ambientali conseguenti.

I tempi di intervento considerati ai fini della classificazione dei luoghi pericolosi e che devono
essere rispettati, sono i seguenti:
- Devono essere conformi alla norma CEI 31-30 3 CEI 31-35:
Copia dei certificati di conformità alle norme di riferimento e di quelli di controllo, rilasciati da
laboratori riconosciuti, nonché del collaudo da parte del fornitore, deve essere conservata a
disposizione dell'Autorità preposta alla verifica delle installazioni elettriche in luoghi pericolosi.

Trattandosi di impianto già esistente sul quale sono state eseguite solo alcune modifiche, in base alla
tabella qui di seguito riportata, non se si deve eseguire di nuovo la denuncia dell’impianto in area
pericolosa in riferimento al nuovo D.P.R. 462/01.

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