Per chi ama Milano e la sua cultura La cultura è un bisogno primario dell’uomo e la disseminazione di nuovi orizzonti culturali è la strada per costruire una società più consapevole, più giusta, più umana. Nella Milano post pandemia appare indispensabile spostare l’asse di questo settore – in verità strategico per lo sviluppo sostenibile della città e per il suo posizionamento internazionale – dalla gestione dei grandi eventi al coordinamento di una pluralità di occasioni di crescita culturale radicate in tutto il territorio, secondo la formula della ‘città policentrica in 15 minuti’ e del paradigma del ‘long life learning’.
La cultura dal centro deve trovare occasioni di disseminazione in tutti i
quartieri della città, e anche la nascente infrastruttura culturale cittadina finanziata dal Recovery Fund (che nei prossimi anni vedrà Milano arricchirsi della Biblioteca Europea di Informazione e Cultura, del Museo della Resistenza e del Museo delle Arti Digitali) avrà, tra i suoi obiettivi, quello di dialogare con i territori in una relazione di prossimità.
foto di repertorio rendering del futuro Museo della Resistenza.
Allo stesso tempo, sempre in tema di risorse del Recovery, il Comune di
Milano sarà chiamato in futuro a supportare tutte le istituzioni culturali milanesi rispetto a tre asset strategici: la digitalizzazione (sviluppare siti web e app efficienti e multilingue, ma anche ripensare i processi logistici e amministrativi), la transizione ambientale (ridurre i consumi energetici e riorganizzare lo smaltimento dei rifiuti), l’inclusione sociale (potenziare i percorsi trasversali di crescita permanente per ridurre le disuguaglianze sociali, ampliare il perimetro della cittadinanza attiva, dare spazio di accoglimento e partecipazione a ogni diversità e fragilità). àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM
In tale prospettiva, saremo dunque chiamati a innovare la città mettendo in
gioco una rete coordinata di servizi culturali orientati alle persone, che interagiscano con la galassia dei servizi educativi e di welfare, anche in materia di accesso alle fonti di finanziamento. Il coordinamento può nascere però solo da una preventiva condivisione di visioni di medio-lungo periodo e di strategie di crescita cittadina. Una richiesta forte da parte di tanti operatori di settore è dunque quella di istituire tavoli permanenti di coordinamento, ripartiti per settore, che vedano in dialogo perenne l’amministrazione cittadina con le istituzioni pubbliche e private presenti nella città, ma anche con le realtà indipendenti attive sul territorio e con una rappresentanza dei lavoratori tutti del comparto della cultura.
Non andrà infatti dimenticato
che i lavoratori della cultura hanno subito pesantemente gli effetti della pandemia, ma hanno saputo dare prova di proattività e resilienza: il loro apporto sarà dunque determinante nel ripensare i servizi culturali cittadini negli foto di Andrea Cherchi, manifestazione dei bauli, piazza Duomo anni che verranno.
Milano, infatti, non ha bisogno di un direttore artistico, ma di occasioni di
condivisione e coordinamento nel settore cultura, facilitate dall’amministrazione comunale. Inoltre, Milano potrà fare tesoro dell’esperienza dei tavoli di lavoro anche per offrire uno spazio di ascolto e partecipazione sul tema cultura ai suoi concittadini, per accoglierne e interpretarne bisogni, proposte e suggestioni. Per la fase di rilancio post pandemico, inoltre, tanti operatori di settore (in particolare del mondo dello spettacolo) hanno segnalato la diffidenza del pubblico a tornare a fruire dell’offerta culturale cittadina dentro spazi chiusi. Questo fenomeno, pur comprensibile, si aggiunge alle limitazioni delle capienze massime degli ambienti, rendendo di fatto insostenibili le nuove produzioni artistiche, tanto più per il rischio che questo stato di fatto perduri a lungo. àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM
Una proposta è dunque quella di varare una campagna di comunicazione
mirata, per rassicurare il pubblico in merito all’organizzazione degli spazi della cultura secondo gli standard di sicurezza vigenti in tema di normativa emergenziale, e un piano di comunicazione integrato, creativo ed efficace, per ingaggiare e coinvolgere nuovi pubblici, che affianchi alla comunicazione web (gestita da YesMilano con personale dedicato in sinergia con quello dei singoli istituti) anche forme di comunicazione tradizionale: sportelli informativi, distribuzione di materiali cartacei, affissioni gratuite in spazi dinamici e riservati ai singoli istituti, come già accade in altre città europee.
campagna di comunicazione
i luoghi della cultura sono sicuri
Inoltre, per sostenere la logica di una “città a 15 minuti” - quindi diffusa, partecipata, di interazione fra le diverse discipline e i diversi segmenti culturali – sarebbe importante incentivare i consumi trasversali e la circolazione inedita dei pubblici, allargando per esempio il sistema di convenzioni di “Invito a Teatro”, ma anche attuando nuove forme di facilitazioni integrate (card o bonus), che consentano con un unico carnet di biglietti per accedere contemporaneamente a musei, teatri, cinema, palestre di ogni distretto culturale cittadino (a partire dai quattro già individuati dall’amministrazione comunale, ma aggiungendone altri, come per esempio il Polo Milano Sud). In parallelo, resta forte la richiesta (avanzata anche da operatori turistici, oltre che culturali) di istituire un biglietto unico integrato per tutti gli istituti museali milanesi, afferenti a qualsivoglia ico i titolarità. Dal Castello a Brera, dal Cenacolo a o un use tt ei m lie Palazzo Reale, dal Museo del Novecento alla Big ato d esi r lan eg int mi Pinacoteca Ambrosiana, dalle Gallerie d’Italia al MUDEC, in una parola ‘ovunque’ dovrebbe essere possibile accedere ai luoghi che raccolgono le collezioni museali cittadine con un’unica card. àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM
Il Comune, parimenti, dovrebbe favorire
l’uniformità degli orari di apertura degli Istituti museali cittadini e lo scaglionamento dei giorni di chiusura, garantendo che ogni giorno della settimana resti aperta e accessibile parte delle collezioni, in base alla logica distrettuale già richiamata, nell’arco di fasce orari il più possibili uniformi. Parallelamente, sarebbe fondamentale offrire (anche accedendo alle risorse previste dal Recovery Fund per la digitalizzazione) un accesso unico tramite portale web a tutti i servizi culturali cittadini, per comunicare insieme tutta l’offerta artistica milanese, in italiano e in traduzione inglese, ma anche per consentire di accedere a sportelli e biglietterie on-line coordinati a livello cittadino (anche con offerte last minute).
Per rafforzarci a livello nazionale e internazionale come “sistema cultura
Milano” sembra infatti indispensabile muoverci adesso verso una rielaborazione coordinata e integrata di tutti gli istituti e luoghi della cultura della città, arrivando a ipotizzare un unico sistema di gestione degli accessi e della bigliettazione, ma anche in futuro di servizi logistici e di base, come per esempio le pulizie e le traduzioni in lingua straniera, da affidare a enti gestori chiamati a operare trasversalmente nella città, indipendentemente dalla titolarità dei singoli istituti.
Il posizionamento strategico di Milano città della cultura a livello nazionale
e internazionale sembra richiedere anche il ripensamento del sistema dei palinsesti e delle weeks. L’offerta culturale cittadina è stata, negli anni pre- covid, estremamente ricca, soprattutto sul versante quantitativo. In epoca post-covid, data la scarsità di risorse, è forse preferibile indirizzare la città verso selezioni artistiche più mirate, capaci di attrarre pubblici nuovi. àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM
In pratica, si tratta di spendere in modo coordinato le poche risorse
disponibili.
E dunque, più che riproporre a scopo
comunicativo grandi contenitori di raccordo per moltissime iniziative già previste a costo zero, sembra utile confrontarsi con anticipo almeno biennale tra tutti i settori della cultura, attraverso lo strumento dei tavoli permanenti, per convergere su temi condivisi e puntuali in modo sinergico, e su questi far confluire le risorse. Per risultare competitivi anche a livello internazionale, inoltre, sarà importante innalzare il livello dell’offerta culturale cittadina, attraverso proposte coordinate e di rete (come per esempio cartelloni e festivals delle arti), da condividere tra tutti gli stakeholders di settore già in fase di programmazione congiunta, in modo da accedere anche a linee di finanziamento nazionali ed europee.
Del resto, l’intero settore cultura del
Comune di Milano sarà chiamato a un costante ripensamento delle modalità di lavoro per progetti, in sinergia con il privato convenzionato, ma anche con altre direzioni dello stesso Comune (a partire dalle Direzioni Educazione e Politiche Sociali), proprio per accrescere la competitività nel partecipare a bandi di livello sovracomunale.
In questa ottica, non andranno considerate attrattive solo le proposte
progettuali delle grandi istituzioni culturali: tutte le proposte culturali qualificate possono trovare un segmento di fruitori, e quindi attrarre finanziamenti. àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM
In particolare, andranno valorizzate le proposte che attengono alla
creatività contemporanea (brand milanese per eccellenza nel settore cultura), nella logica di una attività culturale diffusa su tutto il territorio cittadino.
Andrà dunque incentivata la rete di street
art di periferia, attraverso installazioni artistiche come i murales (ma non solo) che sappiano interpellare i territori, favorendo la partecipazione dei cittadini alla costruzione della memoria identitaria del quartiere, e parimenti innovando il tessuto urbanistico per dare vita a una città-museo di arte contemporanea a cielo aperto, dove ogni spazio suscita nuove esperienze di educazione permanente intergenerazionale, a partire dai quartieri posti ai margini del cuore pulsante della vita culturale cittadina, per una città realmente policentrica, a partire dalla vitalità creativa dai suoi luoghi della foto di un murales degli "Ortica Noodles" cultura. sulla storia della cooperazione
Sarebbe anche interessante se Milano
incentivasse la presenza della danza nelle programmazioni teatrali e valorizzasse accademie di danza poco note a livello cittadino, per rendere attrattivi anche quartieri più periferici della nostra città per pubblici locali e per il turismo nazionale e internazionale. In tal senso, sarà utile procedere di concerto con i Municipi a una mappatura (con conseguente piano di sviluppo) degli spazi polifunzionali della cultura, accompagnata dal ripensamento del sistema di concessione degli immobili di proprietà comunale e del sistema di sostegno ai luoghi della cultura. àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM
Ma, se da una parte è fondamentale assicurare la presenza di offerte
culturali qualificate e luoghi della cultura dotati di identità propria su tutto il territorio cittadino, a partire dalle periferie, è parimenti importante continuare a favorire la frequentazione dei grandi luoghi della cultura cittadina, storicamente ubicati in centro, da parte di tutti i milanesi (a partire dai più fragili), invitati a conoscere – anche con la mediazione di operatori di settore – il cuore pulsante della propria città, ma anche ad approfondire i temi della memoria identitaria dei quartieri e delle comunità che li abitano. Pensiamo per esempio a luoghi come il Memoriale della Shoah e il Giardino dei Giusti, che raccolgono le più profonde e vissute memorie storiche, umane e civili della nostra città, oppure a istituti culturali come gli archivi, scrigni del passato che potranno aprirsi sempre più ai territori, fino a diventare presidio urbano e sociale di quartiere
(come gli archivi di architettura del
Novecento che troveranno spazio al CASVA al QT8, intrecciando il brand “Milano città dell’architettura contemporanea” con la rigenerazione di un intero quartiere nato sulla base di un innovativo progetto urbanistico post-bellico).
Infine, dal momento che la cultura accompagna la crescita e la
formazione permanente di tutti noi (bambini, adolescenti, anziani, migranti, uomini e donne nella piena maturità), è fondamentale continuare a sostenere la rete di strutture comunali disseminate sul territorio, in primo luogo le biblioteche di pubblica lettura, che storicamente hanno rappresentato e rappresentano tutt’ora un argine forte contro il rischio di marginalizzazione di molti quartieri della nostra città. àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM
Le biblioteche sono nodi importanti della
rete del benessere urbano e possono utilmente intercettare altri mondi, come quello della prima infanzia (si vedano iniziative come Nati per leggere) o di quanti affrontano le sfide di una vita con In foto biblioteca Gallaratese, foto di repertorio. disabilità (come i non vedenti). Rafforzare questo segmento culturale significa dunque rafforzare anche i servizi di inclusione sociale che possono utilmente fare perno sul sistema bibliotecario urbano esistente, favorendo il modello di sviluppo sostenibile del long life learning degli individui e della comunità tutta. È una città che si rinnova nel quotidiano rinnovarsi dei suoi abitanti, a qualunque età e ceto sociale appartengano. È una città che si rinnova attraverso la dimensione trasversale della cultura, capace di animare i luoghi e costruire nuove reti di socialità.