Dalla seconda metà del Quattrocento gli europei alimentati dalla curiosità di oltrepassare le
cosiddette “colonne d’Ercole” le quali nella tradizione occidentale rappresentavano la linea di
demarcazione tra noto e ignoto cioè tra mondo conosciuto e terre inesplorate, intrapresero impegnativi viaggi di esplorazione e stabilirono relazioni con parti del mondo fino ad allora sconosciute. Il movimento di scoperta fu favorito dalle nuove conoscenze in ambito geografico, nautico con lo sviluppo della cartografia come portolani e carte nautiche, nuovi tipi di imbarcazioni come la caravella o il galeone, un miglioramento della strumentazione di bordo con la diffusione della bussola o dell’astrolabio, accompagnate da uno studio dei venti, gli alisei, che si rivelò fondamentale per la navigazione. La motivazione alla base di tali viaggi fu quello di stabilire un raccordo commerciale diretto, via mare, con l’Oriente per approvvigionarsi alla fonte di risorse preziose, soprattutto spezie. Un secondo motivo fu la ricerca dell’oro, sempre più necessario in un’economia in espansione, come era quella dell’Europa del Quattrocento. Accanto alle motivazioni economiche, molto forte fu la spinta religiosa, cioè la volontà di diffondere nel mondo la fede cristiana. Il primo Stato ad affrontare viaggi di esplorazione fu il Portogallo, per iniziativa della dinastia degli Aviz e in particolare del principe Enrico il Navigatore. Nel 1402 i portoghesi raggiunsero le isole Canarie, l’arcipelago di Madeira e nel 1427 le Azzorre. Queste isole diventarono la base di partenza per successive navigazioni lungo le coste atlantiche dell’Africa. Nel 1486 il comandante Bartolomeu Dias raggiunse il capo Tormentoso, ribattezzato di Buona Speranza e dieci anni dopo Vasco da Gama grazie alle mappe realizzate anni prima da Dias raggiunse Mombasa e Malindi e, attraversato l’oceano indiano, approdò a Calicut, ricca città dell’India. Da Gama tentò di stabilire rapporti con il signore del luogo, l’indiano Samundri, i quali si rivelarono vani e si rassegnò rientrando in patria. Nel 1502, Vasco da Gama tornò in India con una potente flotta dove ingaggiò una battaglia navale contro Samundri e lo sconfisse, diventando il principale scalo per i traffici con l’Occidente con il porto di Macao in Cina. A seguito dell’impresa di Vasco da Gama, il sovrano Manuel I finanziò un ulteriore spedizione e ne affidò il comando al navigatore Pedro Alvares Cabral il quale raggiunse il 22 aprile le coste del Brasile che divenne per il Portogallo una importante risorsa economica e commerciale. Un altro dei viaggi di esplorazione più significativa intrapresi nel XV secolo fu quello del navigatore genovese Cristoforo Colombo che sulla base dello studio di mappe, carte e libri di viaggio riteneva che si potesse arrivare in Asia attraverso l’Atlantico. Dopo aver ottenuto dalla regina Isabella di Castiglia l’autorizzazione e i mezzi per l’esplorazione, il 3 agosto 1492 Cristoforo Colombo insieme al suo equipaggio e tre navi: la Pinta, la Nina e la Santa Maria salpò dal porto di Palos il quale, il 12 ottobre 1492 approdò sull’isola di Guanahani, ribattezzata in San Salvador. Egli pensando di essere giunto in Estremo Oriente toccò invece Cuba e Haiti che chiamò Hispaniola ed erroneamente venne identificata con il Giappone. Organizzò ulteriori spedizioni e nel 1500 fu accusato e processato dall’inquisitore Francisco de Bobadilla di aver tenuto gli indios in condizione di schiavitù e di aver torturato gli spagnoli ribelli. Colombo morì convinto di aver raggiunto l’Oriente attraverso l’oceano Atlantico, fu il fiorentino Amerigo Vespucci che dopo aver costeggiato il Brasile e raggiunto la Patagonia, a comprendere che quelle terre non appartenessero all’Asia, ma che rappresentassero le coste di un nuovo continente che il tedesco Martin Waldseemuller identificò con il nome di “America, cioè terra di Amerigo”. Fin dal primo viaggio di Colombo, la scoperta del Nuovo mondo ebbe l’effetto di inasprire i rapporti tra la Corona spagnola e quella portoghese. Con la firma del trattato di Tordesillas, vennero divisi i territori attraverso una linea immaginaria di demarcazione, la cosiddetta raya, alla Spagna andò la parte ovest della raya e al Portogallo quella est. Nei primi decenni del Cinquecento si moltiplicarono dall’Europa le spedizioni armate verso il Nuovo mondo da parte dei conquistadores, condottieri spagnoli che grazie alla propria superiorità numerica e alle loro armi efficaci riuscirono nel 1519 a penetrare nel cuore del dominio degli aztechi e con Francisco Pizarro a sottomettere l’Impero inca, impossessandosi dei territori in Perù. L’impero coloniale spagnolo in America fu organizzato nei due vicereami della Nuova Spagna e del Perù e gestito attraverso l’istituto dell’encomienda, cioè una porzione di territorio affidata ad un colono il quale si occupava della gestione e della conversione al cristianesimo della popolazione che vi abitava.