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ASSOCIAZIONE INFORMAZIONI SU CRISTO

Torino, 28 novembre 2010


Vangelo e consumismo
«C’è più felicità nel dare che nel ricevere» (Atti degli Apostoli 20,35)
Relatore: mons. Luigi Bettazzi

(appunti non rivisti dal Relatore)

Grazie per il vostro invito e anche per la vostra presenza, avete sfidato anche le intem-
perie!
Di vescovi in Italia che hanno partecipato al Concilio Vaticano II siamo ancora sei. Io
sono il più giovane e che gira ci sono solo io. Se parlo del Concilio è… per forza, anzi
per amore.
Il tema del consumismo mi fa venire in mente quello che diceva S. Agostino: se uno
mi chiede se so che cosa è il tempo, lo so; ma se mi si chiede di definirlo, non lo saprei.
Credo che più o meno sappiamo tutti che cos’è il consumismo. Ma se uno volesse proprio
descriverlo, non è facile. Io provo.
Consumismo: io penso che sia quando uno vuole avere sempre di più e avere sempre
le cose ultime, le cose moderne. E a questo è spinto da chi produce, che fa in modo anche
attraverso la propaganda, di illustrare le cose, di far vedere sempre le cose moderne.
Io credo che anche i nostri bambini vogliono l’ultimo zainetto, vogliono l’ultimo paio
di scarpe, se no che figura ci fanno! Uno è orientato ad avere sempre di più da coloro che
producono – che in questo modo guadagnano sempre di più – e da coloro che in qualche
modo affermano se stessi, cioè: io devo essere qualche cosa. Questo richiama il possesso,
la centralità della persona richiusa su di sé.

Allora viene in mente Adamo. Noi lo chiamiamo peccato originale perché è alle origini.
Io dico che è originale anche perché l’origine è dentro. Io sono così importante che faccio
di testa mia. Ma guarda che Dio ha detto… ma dica quel che vuole, io faccio quel che mi
pare! E gli altri? Se mi serve bene, se no peggio per loro. È la centralità di se stessi, quella
è l’origine del male!
Abbiamo tutti l’istinto che ci dev’essere qualche cosa di più grande di noi. Tutti i popoli,
lo diceva già Cicerone, anche i primitivi, hanno una religione. Ma come se lo immaginano
Dio? Fanno Dio a loro immagine e somiglianza. Gli uomini sentono che c’è un Dio, ma se
lo immaginano come se fosse uno di loro, ma più grande. Pensiamo ai nostri avi romani.


Guardate le divinità: Venere era sposata con un tale che era brutto e vecchio, allora lei cor-
reva dietro a Marte, perché si vede che le donne facevano così allora. Mercurio era il dio
dei traffici, del commercio, aveva le ali ai piedi, era il patrono dei ladri. Giove che era il
capo di tutti, di notte andava a donne qui sulla terra, faceva i semidei.
Questo per dire che noi immaginavamo Dio come l’umano più grande, facevamo Dio
a nostra immagine e somiglianza. Così le religioni primitive. I Maya, gli Aztechi offrivano
anche gli uomini migliori in sacrificio agli dei per tenerli buoni, perché facevano Dio a loro
immagine somiglianza.

E invece Dio dice: no, qui bisogna che spieghi che è diverso.
Si sceglie un popolo per cominciare a spiegare che non è l’uomo che deve fare Dio a sua
immagine e somiglianza, ma è Dio che ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza.
Chiama il popolo ebraico e dice: guardate, Dio è al di sopra del modo con cui possiamo
pensarlo. Neanche immaginarlo, non fatevi delle immagini di Dio. È uno dei comandamenti.
Se voi entrate in una sinagoga, anche in una moschea, non ci sono immagini, perché?
Se tu ne fai un’immagine, diventi uguale a lui. Dio sarà il solo Dio che ti aiuta: Jahwé,
Colui che è vuol dire: colui che è per te. Tant’è vero che quando fanno il tempio e poi il
santo dei santi che sarebbe la residenza di Dio, dentro cosa c’è? Le tavole della Legge e la
manna, quello che Dio fa a te: di darti la Legge, di darti la manna.
Dio è al sopra di tutto, il Separato, il Santo. Dio è Santo, Santo, Santo, al di sopra di
tutto quello che puoi pensare. Quindi non te lo fai a tua immagine, devi cercare di vedere
cosa Lui rivela che è e così capisci che devi essere tu a immagine e somiglianza di Dio. E
la prima cosa che ti chiede, siccome la tendenza è a chiudersi: devi amare!
Comincia ad amare il prossimo, il prossimo vuol dire quello che è più vicino. Noi amia-
mo soprattutto chi sta bene, chi è ricco. No, devi amare quelli che non contano niente. In
un popolo così maschilista le vedove erano alla mercé di tutti, così gli orfani. Gli stranieri,
se erano da soli, finivano schiavi: ama la vedova, l’orfano, lo straniero.
Ma comincia a imparare cosa vuol dire amare. Vuol dire: dare senza aspettare il ricambio.
Aspettare il ricambio è il tuo interesse. No, dare a chi non ti può dar niente.
Questo è l’inizio. Quando arriva Gesù Cristo, lui allora è la pienezza. Perché Dio è
amore: Padre Figlio e Spirito Santo.
Ieri sera ero a parlare di Tonino Bello in Puglia. Era eccezionale. Riferiva di aver im-
parato da un prete che faceva il cappellano al Luna Park il quale gli diceva: sai, io devo
parlar semplice alla mia gente, come faccio a spiegare il mistero della SS. Trinità? Io faccio
così: vedi, se fossero uno + uno + uno fa tre. Ma sono uno x uno x uno: fa uno. Cioè, sono
talmente uno per l’altro che sono un Dio solo. Questo è importante perché vuol dire che se
noi siamo fatti a immagine di Dio, non dobbiamo esser uno per sé, ma dobbiamo esser uno
per l’altro. Questa è la grande intuizione.

Secondo la filosofia noi abbiamo due dimensioni nel nostro modo di pensare: uno è
quello per cui ragioniamo sulle cose, le dominiamo e le facciamo progredire. È quello che fa
capire che l’uomo è diverso dall’animale. Gli animali fanno delle cose perfette. Per esempio,
pensate a una ragnatela, credo che non riusciremo mai a far delle ragnatele. Ma il ragno
fa la ragnatela da quando ha cominciato fino alla fine del mondo, perché ha una specie di
computer dentro, l’istinto. Gli alveari. Siete capaci di fare come le api? Ma le api fanno
così dal principio e lo faranno fino alla fine del mondo. Invece l’uomo progredisce. I primi
si sono trovati di fronte alla grandine, allora sono entrati dentro a una grotta. Poi hanno
pensato che, se siamo in aperta campagna, ci costruiamo la grotta, così ci entriamo. Hanno
fatto la capanna. Poi hanno visto che la terra diventa dura e hanno inventato i mattoni. È la


capacità che ha l’uomo di capire gli schemi delle cose e di progredire. Questa è la scienza,
la tecnica e con questa l’uomo diventa il padrone del mondo. Ecco, il consumismo deriva
di lì, dal fatto di dire: io progredisco così ne ho sempre di più, così sto sempre meglio.

Nella Bibbia, su quando il Signore ha fatto Adamo e l’ha messo nel mondo ci sono due
storie: il capitolo primo e il capitolo secondo. Nel primo capitolo si dice: fece l’uomo a
sua immagine e somiglianza, maschio e femmina li fece. L’immagine e somiglianza di Dio
significa l’individuo non chiuso in sé, ma è la persona aperta all’altra. Nel secondo dice che
l’ha messo nel mondo e gli ha fatto conoscere le bestie, le cose alle quali l’uomo ha dato
il nome. Dare il nome vuol dire capire a che cosa serve, dare un nome adatto.
E Adamo dice: sai che mi annoio? Sì, avrei bisogno di aver qualcuno con cui trovarmi
in rapporto. E allora il racconto dice che lo addormenta, gli cava una costola e fa Eva.
Non che abbia fatto l’operazione. È per dire che era della sua stessa natura: ossa delle mie
ossa… d’ora in avanti l’uomo lascerà suo padre e sua madre… È l’intuizione che questa è
veramente qualche cosa con cui ci incontriamo.

Le due dimensioni della mente umana: una è quella della ragione che domina la scienza,
la tecnica e l’altra è quella dell’apertura ai valori, ai grandi ideali, la bellezza.
Credo sia Dostoevskij (e piaceva al Card. Martini): è la bellezza che salverà il mondo,
per il senso di aprirsi alle cose.
Perché Dio lo puoi ridurre anche con la ragione, fai un Dio con cui fai i patti come
facevano certi farisei: io ho osservato tutta la legge, ho pagato le decime anche più del
dovuto, quindi il Signore deve trattarmi bene.
A volte capita di metterci a tu per tu con il Signore: ma come… io ho fatto…! Magari
facciamo le offerte, facciamo dire le Messe perché il Signore faccia e poi se non lo fa,
smettiamo di andare in chiesa. La riduciamo a un contratto la nostra fede. La fede elabo-
rata così secondo la ragione, a modo umano. E invece, ci si deve aprire ai valori. Dio è al
disopra di tutti i valori.
E ti apri all’altro perché anche l’altro puoi trattarlo sul piano della ragione, cioè trattarlo
come una cosa. Nei campi di concentramento facevano gli esperimenti sulla gente per vedere
a che livello di temperatura morivano. Cioè, questo è morto a 80 gradi sotto, ma questo
è morto a 70. Hanno trovato delle regole che valgono per la scienza, che possono servire,
ma utilizzando, strumentalizzando gli altri. Senza tener conto che l’altro è un essere umano
come sei tu. Di qui questo rispetto profondo per il valore dell’essere umano.
Da una parte la ragione ci vuole per regolare il mondo, per il servizio della vita, ma
senza mai dimenticare che ti trovi dentro un mondo più ampio e che Dio lo trovi veramente
se ti apri al mondo più grande, al mondo di Dio.
Questo è anche il mondo del consumismo, che poi diventa il mondo della violenza
perché per ottenere quello che tu vuoi e che ha l’altro, gli fai la guerra per aver sempre di
più. Sì, ci mettiamo tutte le etichette che vogliamo, ma tutte le guerre sono tutte quante per
interesse. Magari ci mettiamo anche l’etichetta religiosa, una guerra religiosa, la guerra santa.
Adesso lo diciamo dei mussulmani, ma l’abbiamo fatta anche noi a suo tempo. Dicevamo:
tu non sei cristiano e io ti faccio fuori. Tu sei un eretico? E io ti brucio. Quanti ne abbia-
mo bruciati qui nelle Valli di Lanzo! In due secoli abbiamo bruciato più di 500 streghe. Si
diceva: quella lì è una strega, allora l’Inquisizione la prendeva, la metteva sotto tortura. E
quella per finire diceva di sì, così la bruciavano.
Ciò significa utilizzare, mettere la religione in questo campo di rapporto di dominio e
di violenza.


Dobbiamo mettere delle regole. Allora ecco io qui tiro fuori il Concilio, perché il Con-
cilio è stata una grande intuizione per aprirci.
Dicevamo che se uno non è battezzato, niente Paradiso. Allora i bambini, poverini quelli
non battezzati, li mandiamo al limbo? Il limbo è un posto dove si sta bene, mangiano il
gelato, vanno al cinema, hanno la televisione ma senza la visione di Dio. Sapete chi è stato
rivoluzionario che ha detto: non è così? Papa Ratzinger. I teologi hanno studiato per dieci
anni e poi hanno fatto un documento: il limbo non c’è nella Bibbia; l’abbiamo tirato fuori
per spiegare l’importanza del Battesimo. E il Papa Ratzinger l’ha firmato!
Noi pensiamo tutti ad Adamo, è vero, ma aprite la Bibbia. Nella lettera ai Colossesi
cosa dice san Paolo? Dice: Gesù è il primogenito di ogni creatura; tutto è stato fatto da Lui
e in vista di Lui. Altro che Adamo! Cioè, se tutto il mondo è stato fatto da Gesù Cristo,
è un mondo soprannaturale! Se uno ci nasce, nasce nel soprannaturale. Tant’è vero che gli
Innocenti mica li hanno battezzati, li hanno uccisi e sono Santi Innocenti.
Certo, il Signore vuole che quando uno arriva all’età della ragione sia anche una con-
quista sua, debba dire di sì. Ma dicendo di si può anche dire di no.
C’è una frase di san Giovanni, cap. 3 versetto 16 che dice: «chi crede in Cristo sarà salvo,
chi non crede, niente». La virgola non c’è in greco. Però come è scritta la frase, la virgola
va messa prima: «chi crede, in Cristo sarà salvo». Vuol dire che Cristo salva tutti, l’impor-
tante è credere. E allora quando guardo un musulmano, dico: se vanno a Dio come l’hanno
conosciuto, se credono, sono salvi per Gesù Cristo. Lui salva tutti purché si creda.

Il Concilio ha fatto una Costituzione chiamata con le prime parole latine Gaudium et
spes. Papa Giovanni XXXIII aveva scritto la Pacem in terris. Ma qual era la cosa importante
della Pacem in terris? I papi scrivono di cose religiose per i cattolici. Lui aveva scritto su
un valore umano, la pace, per tutti gli uomini di buona volontà.
C’era stata la crisi di Cuba, sembrava che stessero per fare la guerra America e Russia.
Il Papa nell’ottobre del ’62 fece un famoso appello: politici del mondo fermatevi, il mondo
non vuole la guerra, vuole la pace! Fu facile per Kennedy dire: per la Russia mai, per il
Papa mi fermo. Anche Krusciov: per l’America mai, per il papa non mi interessa tanto, ma
per questa volta mi fermo. Il Papa fu così colpito che fece questa lettera enciclica. Disse-
ro: ma non son cristiani. Non importa, io dico quello che il Signore mi ha rivelato. E tutti
quanti possono ricavarne un invito a vivere meglio la loro vita umana, secondo i grandi
valori, come ciascuno può e rispettando e amando gli altri. È una cosa laica, se volete, ma
ispirata dalla Rivelazione cristiana.
E fu così che noi vescovi al Concilio abbiamo detto: ma che figura ci facciamo se non
facciamo qualche cosa anche noi! Mettemmo insieme degli argomenti che c’erano e abbia-
mo fatto questa Costituzione Gaudium et spes che, dalle prime parole latine, vuol dire le
gioie e le speranze. In italiano significa: le gioie e le speranze degli uomini sono le gioie e
le speranze della Chiesa. E i lutti e le angosce degli uomini sono i lutti e le angosce della
Chiesa.
Perché non è la Chiesa di qua e l’umanità di là. La Chiesa è l’umanità in quanto cerca
di aprirsi a Dio e di aprirsi agli altri. Noi dobbiamo esser grati persino al Card. Ballestrero
che allora era generale dei carmelitani perché la costituzione cominciava con i lutti e le
angosce e lui disse: ma… mettiamo almeno prima le gioie e le speranze. E Tonino Bello,
un vescovo morto giovane ed equilibrato: finalmente una volta la Chiesa dice le gioie e le
speranze, i lutti, le angosce dei giovani, dei papà, delle mamme, dei lavoratori, dei poveretti,
dei sofferenti, degli emarginati sono le gioie e le speranze, i lutti, le angosce della Chiesa
e di ogni cristiano. Perché questa Costituzione dice il valore dell’essere umano, gli aspetti
materiali, spirituali, individuali, collettivi, ma ogni essere umano.


E poi fa degli esempi: la famiglia, l’economia, la cultura, la pace. Ricordo che quando si
è discusso c’erano dei vescovi che dicevano: ma queste sono cose umane, dove va a finire
Gesù Cristo! Noi non abbiamo cambiato, alla fine di ogni capitolo abbiamo detto il motivo
di fede, il valore dell’essere umano, di ogni persona umana.
Tanto più tu cristiano che sai che Dio si è fatto uomo, i valori della famiglia, di ogni
famiglia come trasmettitrice di valori, tanto più tu cristiano!
I valori dell’economia. Adesso siamo nella crisi perché c’è qualcuno che ha fatto i suoi
interessi a spese degli altri. Tanto più tu cristiano che sai che cosa ha detto, che cosa ha
fatto Gesù Cristo! La fede non è per isolarti tu da una parte e gli altri dall’altra ma ti dice:
tanto più tu devi essere generoso nel vivere quello che ogni essere umano deve vivere. Tu
lo vivi per fede e l’altro lo vivrà per ragione. Ma tu lo incoraggi a vivere.
Voi capite allora la rivoluzione: non chiuderci noi come Chiesa. A me verrebbe da dire
che è la costituzione laica. Per laico intendo umano, ragionevole.

Siccome ho lavorato per la pace, io cito sempre la Carta dei diritti umani, 10 dicembre
1948, che dice il valore di ogni persona umana prima di ogni differenza di razza, di sesso,
di nazionalità, di cultura. Il diritto alla vita, il diritto alla salute, il diritto alla cultura, il
diritto alla famiglia, il diritto alla partecipazione alla vita politica, il diritto all’immigrazione
di ogni persona umana.
Qualcuno ha detto: ma quello è Vangelo! Sì, l’avranno sentito dal Vangelo. Ma se aves-
sero detto: questo è il Vangelo, l’altro diceva: io ho il Corano, io sono di Budda. Allora, si
sono ispirati al Vangelo, ma l’hanno detto in modo laico, in maniera che anche quello del
Corano, anche quello di Budda, anche quello ateo dicessero: sì, ha ragione. Hanno firmato
più di 150 paesi.
Sei paesi arabi non hanno firmato perché c’era l’uguaglianza dell’uomo e della donna.
E la Russia allora si astenne. Il Vangelo secondo l’ONU l’hanno chiamato.
Questa costituzione del Concilio è la costituzione con la carica cristiana ma che dice: tu
devi in mezzo agli uomini, portarli avanti perché rendano sempre più il mondo come Dio
lo vuole, il Regno di Dio!
Vedete come questa Costituzione che sembra una Costituzione umana, laica, in fondo è
quella che dice: tu devi pensare che ogni uomo è amato da Dio. Quando diciamo: ama il
prossimo come te stesso, vuol dire: quando Dio ha creato il mondo, ha pensato a ognuno di
noi. Il Signore quando ha pensato il mondo disse: mi piace un mondo in cui ci sia quella lì,
quella lì, quella lì, quello lì, quello lì, questo qui. Il 28 novembre del 2010 ci sta pensando
ed amando.
Allora l’impegno è quello di contribuire a creare un mondo, il Regno di Dio, in cui ci
si apra ai valori, a Dio come uno lo ha conosciuto e ci si apra agli altri.

Allora la Chiesa è inutile? No! C’è un’altra Costituzione: la Chiesa sacramento. Sa-
cramento vuol dire segno sensibile e strumento efficace. Cioè, Dio ama tutti, vuol salvare
tutti, ma ci vuole qualcuno che lo faccia vedere, che lo faccia capire, allora la Chiesa è il
segno sensibile dell’amore di Dio verso di noi e lo strumento efficace. Non vuol dire che
è soltanto lì.
Se non ci fosse la Chiesa, ci sarebbe nessuno a ricordarti, a farti sapere come Dio vuole
salvare tutti gli uomini.
Il Signore ha creato il mondo pensando al meglio, ma è difficile pensare che Dio è
amore, che gli altri bisogna amarli. Allora, ecco la Chiesa come sacramento, segno sensibi-
le e strumento efficace. Essere cristiani non è il privilegio di dire: io sì e gli altri no. È la
responsabilità: io ti faccio conoscere di più, ti do degli aiuti di più perché tu viva in modo


da aiutare anche quelli che non son cristiani ad esser migliori.
Tant’è vero che in un mondo di individualismo, di consumismo, il grande sacramento,
il grande segno, è quello della comunione, del volersi bene. Quando la gente non sapeva
che cos’era esser cristiani, diceva dei primi cristiani: guarda come si vogliono bene! È la
testimonianza della comunione, dell’amore.
Non so se riusciamo a darla sempre, a parte il fatto delle divisioni: protestanti, ortodossi.
Ci dicono: i cristiani non sanno neanche star bene insieme. E poi gli esempi che diamo!
Quando penso a quella soldatessa famosa che aveva spogliato gli iracheni! I musulmani
dicono: guarda i cristiani come sono! Quella era una. Però per loro gli occidentali sono i
cristiani. Credo che con questo fatto sono cento anni in più di difficoltà, perché noi li con-
sideriamo da meno, li trattiamo da meno e non pensiamo che loro diranno: guarda i cristiani
cosa sono!
E invece noi dovremmo essere testimoni di comunione.
Anche i movimenti che ci sono, sono molto belli, ma qualche volta se uno è del loro
movimento, bene, se no, niente! Io capisco, se uno ha ritrovato la fede in una certa linea, gli
sembra che quello sia il vero modo d’essere cristiani. E invece dovrebbe essere la testimo-
nianza della comunione, del volersi bene. Il Signore ti ha fatto scoprire questo, aiuta anche
gli altri con umiltà, con semplicità e con gioia. Ecco allora la Chiesa come comunione.
Per poter vivere noi il nostro cristianesimo non come isolamento ma come un lievito,
come un fermento per tutto il mondo, bisogna essere uniti a Gesù Cristo: è Lui il vero Regno
di Dio. Allora Lui si rende presente.

La Costituzione sulla Liturgia. Una volta noi andavamo a Messa ma si pregava dopo. La
Messa era il momento in cui il prete consacrava l’Ostia e poi andavamo ad adorare l’Ostia.
Tant’è vero che durante la Messa dicevamo il Rosario. Già vuol dire che per noi non era
una preghiera se dovevamo dirne un’altra. In Seminario si faceva meditazione, primo punto
all’inizio…
No, non è la preghiera del prete, è la preghiera della gente. E io aggiungo una cosa in
più: è la preghiera di Gesù Cristo. Noi quando usciamo da questo mondo, entriamo nell’eter-
nità. Noi non riusciamo ad immaginare l’eternità perché abbiamo gli schemi dello spazio e
del tempo, ma di là non c’è il tempo.
L’eternità è fuori del tempo e allora di là noi siamo come siamo entrati. Come è entrata
l’umanità di Gesù nell’eternità? È entrata dicendo: Padre, nelle tue mani, Padre perdona loro!
La pienezza dell’amore al Padre e la pienezza della dedizione agli altri.
Egli si rende presente non perché noi assistiamo ma perché noi partecipiamo, perché
noi ci uniamo a Lui, perché unendoci a Lui anche la nostra vita diventi: Padre, nelle Tue
mani, Padre, perdona loro!
Anche nel fare le cose più semplici. Io sono sempre molto colpito dai trent’anni della
vita nascosta a Nazaret di Gesù: perché Dio che si fa uomo per trent’anni fa il falegname?
C’era bisogno che Dio si facesse uomo per fare il falegname?
Sì, c’era bisogno di far capire che anche facendo il falegname salvava il mondo, perché
lo faceva per amore del Padre e lo faceva per la dedizione agli altri. E noi andiamo a unirci
a Gesù.
Nella Messa si rende presente perché noi ci uniamo, perché la nostra vita di tutti i giorni
sia «Padre, nelle Tue mani, Padre perdona loro». E siccome non ce la faremmo, perché il no-
stro spirito umano è lo spirito del consumismo, ci dà il suo Spirito che è lo Spirito Santo.
Noi diciamo che è morto e tre giorni dopo è risorto, che ha lasciato la Sindone, dopo
40 giorni ha fatto l’Ascensione, dopo 50 la Pentecoste. Ma agli Apostoli il giorno di Pasqua
ha detto: ricevete lo Spirito Santo.


Io ho sempre immaginato che Tommaso – che era un tipetto – abbia detto: se ci dà lo
Spirito Santo oggi cosa fa a Pentecoste? Perché Pentecoste è il momento della Rivelazione.
Ma san Giovanni che scrive per ultimo mette i puntini sulle i e dice: e inclinato il capo
– noi dicevamo – spirò. No, trasmise lo Spirito! Cioè in quel momento muore, risorge, dà
lo Spirito.
Tanto è vero che quando gli aprono il costato, uscirono sangue e acqua. Chi vide, lo
attesta, lo dice perché voi crediate. Come dal costato di Adamo dormiente è nata la sposa,
Eva, così dal costato di Gesù dormiente sulla croce nasce la sposa, la Chiesa. Acqua, Sangue,
Battesimo, Eucaristia. Noi andiamo lì per immergerci in Gesù Cristo che ci dà lo Spirito
perché noi possiamo vivere la vita.
All’ultimo i diaconi dicono: «ite Missa est»! La Messa è finita andate in pace! Come
dire: ti ho tolto un po’ di scompiglio, quindi andate pure in pace!
E invece: «Missa est» può voler dire: è la missione! Siete venuti a immergervi nell’amo-
re di Cristo morto e risorto! La missione è di portare questa vita nella vostra vita di tutti i
giorni. Vedete che grande rivoluzione ci dà la Costituzione sulla Liturgia.

Una volta non si leggeva la Bibbia. Racconto sempre che ero a Manfredonia in Puglia
e andavo all’abbazia di Pulsano e chi mi accompagnava era un dottore che aveva studiato
a Bologna dove c’era il Card. Lercaro. Aveva comprato la Bibbia. Quando sua mamma ha
visto che aveva la Bibbia, è andata a far la spia al parroco e il parroco è arrivato e ha detto:
non si legge la Bibbia!
Ai nostri tempi vedere uno con la Bibbia si diceva: è un protestante. Perché… la Bibbia
è difficile. La Bibbia la leggono il Papa e i vescovi bravi. Poi loro fanno il catechismo e
la gente impara il catechismo.
E invece perché è importante? Vi ho detto che Dio è amore e noi siamo chiusi, Lui
vuole invece insegnarci l’amore, come ha fatto? Noi avremmo fatto una guerra. Lui no, ci
tratta da esseri umani, ha preso il popolo eletto, è arrivato Gesù Cristo. Allora per insegnarci
l’amore, lui s’è rivolto al popolo ebraico e poi a tutta la Chiesa.
Non è vero che se voi andate in Inghilterra per capire cosa dicono gli inglesi dovete
imparare la lingua con cui gli inglesi parlano tra di loro?
E siccome Dio quando ha pensato il mondo ha pensato a ognuno di noi, e chiama ognuno
di noi all’amore. La vocazione non l’hanno solo i preti e le suore, ognuno ha la chiamata
all’amore.
Come facciamo a sapere che cosa Dio vuol dire a ognuno di noi? Dobbiamo imparare la
lingua con cui Dio parla agli uomini. La Bibbia è la lingua con cui Dio parla agli uomini.
Quanto più impariamo dalla Bibbia, diventiamo famigliari, tanto più siamo in grado di
sapere che cosa Dio dice, chiede, a ognuno di noi.
È difficile, si può anche non capire. Una delle pagine più consolanti del Vangelo è quando
a 12 anni portano Gesù nel tempio.
È un po’ come la nostra Cresima. Quando i ragazzi arrivavano a 12 anni li portavano
al tempio e davano loro la Legge. Se voi andate a Gerusalemme al muro del pianto che è
quello che resta del tempio, trovate sempre dei ragazzini di 12 anni cui danno un rotolo
della Legge.
Dunque, portano Gesù, gli danno il rotolo della Legge e poi tornano a casa. I ragazzi
potevano andare o col padre o con la madre. La Madonna dice: è sempre in bottega con
Giuseppe, vedrai che è con Giuseppe. E Giuseppe dice: è tanto devoto della Madonna,
vedrai che è con la Madonna. Quando arrivano a Ramallah (se voi andate a Ramallah c’è
la chiesa della dedicata alla S. Famiglia): ma non era con te? Ma credevo che fosse con
te! E tornano a Gerusalemme. Lo trovano il terzo giorno, come la Resurrezione, e dicono:


ma Gesù, come mai, perché hai fatto così? Mamma, non sai che devo essere nelle cose del
Padre mio? E loro non capirono!
Ah, che bello! Se non hanno capito loro, qualche volta possiamo non capire anche noi.
L’importante è continuare ad ascoltare, ad essere aperti. Diventare famigliari con la Parola
di Dio, con la Bibbia per riuscire a sapere che cosa Dio chiede a ognuno di noi.
La fede non è eseguire dei comandi, è dire di sì a Dio che ci sta parlando, ci sta pen-
sando, ci sta amando, ci sta chiamando. La fede è dirgli di sì.
E il Vangelo è proprio questo: dir di sì al Signore in Gesù Cristo, nella grazia di Gesù
Cristo, vivendo la comunione della Chiesa che ci aiuta ad ascoltare la Parola, ci rende pre-
sente Gesù Cristo, pensando che Lui vuol salvare tutti gli uomini.
Questo è il Vangelo che ci apre a Dio e agli altri; ci aiuta a vincere il consumismo e il
chiuderci in noi stessi.

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