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La cicloide

Equazioni della cicloide


La cicloide è la curva descritta da un punto di una circonferenza mentre questa rotola su una retta.
La cicloide fu studiata per la prima volta da Nicola Cusano e ricevette il suo nome
nel 1599 da Galileo, che formò il nome kykloeidés utilizzando le parole greche kýklos 'cerchio' e
oeidés 'forma', che vuol dire quindi ‘fatto da un cerchio’. Si dedicarono allo studio di questa curva
anche (tra i più celebri) Torricelli, Fermat, Cartesio, Huygens, Bernoulli e Isaac Newton.
Per ricavare le equazioni della cicloide scegliamo l’asse x come asse su cui rotoli la circonferenza.
Inoltre poniamo che la posizione iniziale della circonferenza sia con il centro sull’asse y e che il
punto che descriverà la cicloide sia nell’origine, come in figura 1.

Figura 1

C C’
α
P’

y
P
x

Dopo che la ruota avrà ruotato di un angolo α il punto P(0,0) si sarà portato in P’(x,y), le cui
coordinate si ricavano facilmente dal disegno:
x = rα − r sin α = r (α − sin α )
(1
y = r − r cos α = r (1 − cos α )
Le (1) sono le equazioni parametriche della cicloide. Se si elimina il parametro α si ottiene
un’equazione piuttosto scomoda
2
x ⎛ y⎞ ⎛ y⎞
= arccos ⎜1 − ⎟ − 1 − ⎜1 − ⎟ che vale per 0≤ y≤ 2r, 0≤ x≤ πr. (1b
r ⎝ r⎠ ⎝ r⎠
Riportiamo anche l’espressione parametrica delle (1) in coordinate polari
⎛ α⎞ ⎛ 1- cos α ⎞
ρ = r ⎜ α 2 − 2α sin α + 4sin 2 ⎟ θ = arctan ⎜ ⎟. (1c
⎝ 2⎠ ⎝ α − sin α ⎠
valida per 0≤ α≤ 2π.

1
Proprietà geometriche della cicloide
La cicloide ha proprietà geometriche molto interessanti. Qual è la sua lunghezza? Possiamo
calcolarla integrando l’elemento infinitesimo di lunghezza ds, espresso in funzione di α, per una
rotazione completa della ruota, cioè
2 2
⎛ dx ⎞ ⎛ dy ⎞
ds = dx + dy = ⎜ ⎟ +⎜ ⎟ dα
2 2

⎝ dα ⎠ ⎝ dα ⎠
2π 2 2
⎛ dx ⎞ ⎛ dy ⎞
L= ∫0 ⎜⎝ dα ⎟⎠ + ⎜⎝ dα ⎟⎠ dα
dx dy
= r (1 − cos α ); = r sin α
dα dα
2π 2π
L = r ∫ 1 − 2 cos α + cos α + sin α dα = r 2 ∫ 1 − cos α dα =
2 2

0 0
2π 2π
(2
α ⎡ α⎤
2r ∫ sin dα = 4r ⎢ − cos ⎥ = 8r
0
2 ⎣ 2 ⎦0
Curiosamente la lunghezza della cicloide non contiene il fattore π.
La lunghezza di un tratto di cicloide dopo un angolo di rotolamento α si ottiene allo stesso modo
α α
x ⎡ x⎤ ⎛ α⎞ α
L(α ) − L(0) = 2r ∫ sin dx = 4r ⎢ − cos ⎥ = 4r ⎜1 − cos ⎟ = 8r sin 2 . (3
0
2 ⎣ 2 ⎦0 ⎝ 2⎠ 4
Quale sarà l’area della cicloide? Basta eseguire l’integrale
2π r 2π
A= ∫
0
ydx = ∫ r (1 − cos α )(r − r cos α )dα =3π r 2 .
0
(4

1 2 3

Figura 2
Così l’area della cicloide è il triplo di quella del cerchio che genera la curva di modo che le tre
regioni nella figura 2 hanno la stessa area.

La proprietà di Tautocrona della cicloide


L’aggettivo tautocrono significa “lo stesso tempo” (dal greco tautòs=lo stesso e khrònos=tempo).
Nel nostro caso l’aggettivo è riferito alla cicloide rovesciata: se una massa puntiforme vincolata su
di essa è lasciata andare sotto l’azione della gravità questa oscillerà lungo la curva con un periodo
sempre uguale indipendentemente dall’ampiezza dell’oscillazione, ovvero dal punto della cicloide
da cui la massa viene lasciata andare. Questo significa che un pendolo cicloidale è esattamente
isocrono, contrariamente ad un pendolo circolare che è solo approssimativamente isocrono nel
limite delle piccole oscillazioni. Iniziamo con la dimostrazione di questa proprietà e poi faremo
altre considerazioni e confronti con il pendolo circolare.

2
Sappiamo che il moto armonico è tautocrono, dato che la frequenza di oscillazione non dipende
dall’ampiezza. Quindi scriviamo l’equazione del moto sulla cicloide e vediamo se otteniamo quella
di un oscillatore armonico, nel qual caso la proprietà di tautocronia è dimostrata. Prima di tutto
dobbiamo scrivere le equazioni della cicloide rovesciata, che si ottengono dalle (1) cambiando
segno alla coordinata y. Inoltre per comodità trasliamo di πr
lungo l’asse x in modo che la cicloide sia simmetrica rispetto Figura 3
all’asse y. t
x′ = r [α − π − sin α ]
(5 ds
y′ = r (cos α − 1) dy
In ultimo ridefiniamo il parametro α come
α′ = α −π dx
in modo che il punto più basso della cicloide corrisponda ad
α=0. Le (5) si riscrivono
x′ = r [α ′ + sin α ′] mg
(6
y′ = −r (1 + cos α ′)
D’ora in poi faremo sempre riferimento alle (6) ed
ometteremo gli apici.
Passiamo quindi a scrivere la seconda legge di Newton per la massa vincolata su questa traiettoria.
Ci occorre la componente della forza peso tangenziale alla curva in funzione della posizione sulla
curva stessa. Per una curva qualsiasi la componente tangenziale è (vedi Fig. 3)
dy
FS = −mg cos( y, t ) = −mg . (7
ds
Per la cicloide otteniamo dalle (6):
dx = r (1 + cos α )dα dy = r sin α dα
ds 2 = dx 2 + dy 2 = r 2 (2 + 2 cos α )dα 2
α
ds = 2r cos dα (8
2
e quindi
α
r sin 2 dα
dy 2 α
= = sin . (9
ds 2r cos dα α 2
2
Ora calcoliamo la lunghezza dell’arco s di cicloide dalla posizione di equilibrio utilizzando la (8):
s (α ) α α
α ⎡ α ⎤ α
s (α ) = ∫ ds = 2r ∫ cos dα = 4r ⎢sin ⎥ = 4r sin .
 (10
0 0
2 ⎣ 2 ⎦0 2
Scriviamo la seconda legge della dinamica e usiamo la (9) e la (10),
dy α mg
FS = −mg = −mg sin = − s (11
ds 2 4r
cioè la forza agente sulla massa è proporzionale allo spostamento sull’arco di cicloide. L’equazione
è quindi quella di un moto armonico
g
ms = FS → s+ s = 0 (12
4r

3
g
di periodo T = 2π , che è la conclusione
4r
cercata1. Osserviamo anche che il pendolo
cicloidale corrisponde ad un pendolo circolare
nel limite delle piccole oscillazioni se L=4r,
come mostrato in Fig.4.
Dopo aver dimostrato che la cicloide è una
tautocrona possiamo mostrare il contrario,
cioè che una tautocrona deve essere una
cicloide.
Sappiamo che una tautocrona deve essere un
oscillatore armonico. Per essere tale la forza
Figura 4. Confronto fra cicloide e circonferenza. É
deve essere proporzionale allo spostamento s indicato anche il cerchio che genera la cicloide e il campo
sulla curva da trovare. L’angolo θ dovrà di oscillazione di un pendolo con ampiezza di mezzo
quindi variare in funzione di s in modo tale decimo di radiante (A/L=0.05).
che la
ks = mg sin θ
sia vera. Ne segue
ds = k −1mg cos θ dθ
dx = ds cos θ = k −1mg cos 2 θ dθ
dy = ds sin θ = k −1mg sin θ cos θ dθ
ovvero
dx mg 1 + cos 2θ
=
dθ k 2
dy mg sin 2θ
=
dθ k 2
che integrate danno
mg
x= (2θ + sin 2θ ) + C1
4k
mg
y= (1 − cos 2θ ) + C2
4k
Se poniamo x=y=0 per θ=0 allora C1=C2=0. Infine definiamo α=2θ e otteniamo
x = R(α + sin α )
y = R(1 − cos α )
che sono le equazioni di una cicloide con
R=mg/4k, c.v.d.
Vediamo adesso un interessante teorema
geometrico che consentì a Huygens2 di
realizzare con facilità il vincolo per un pendolo
cicloidale. Il teorema afferma: “L’evoluta di
una cicloide è un’altra cicloide, uguale alla E
prima, traslata di π lungo l’asse x e di 2r E
lungo l’asse y ”. Naturalmente per
comprendere il teorema è necessario conoscere
la definizione di evoluta: l’evoluta di una curva
A è la curva E luogo dei punti dei centri dei
Figura 5. Evoluta della cicloide.
cerchi osculatori di A. Corrisponde anche
A
4
all’inviluppo di tutte le rette normali alla curva A, come mostrato in fig. 5. La curva A è
un’evolvente di E. Tralasciamo la definizione di evoluta basata sui cerchi osculatori e ricaviamo
l’evoluta E della cicloide come inviluppo delle rette normali alla cicloide. Cominciamo con la
pendenza della cicloide. A partire dalle (6) per la cicloide rovesciata abbiamo:
dx dy
= r (1 + cos α ) = r sin α (13
dα dα
il coefficiente angolare della tangente è quindi
dy sin α
= (14
dx 1 + cos α
e quello della perpendicolare sarà
1 dx 1 + cos α
− =− =− (15
dy / dx dy sin α
L’equazione della normale alla curva nel punto di parametro α sarà
y + r (1 + cos α ) 1 + cos α
=− . (16
x − r (α + sin α ) sin α
che riscritta diviene
x(1 + cos α ) + y sin α − rα (1 + cos α ) = 0 . (17
Come si può ricavare l’inviluppo del fascio di rette espresso dalla (17)? Le ragioni del
procedimento usato sono spiegate nell’appendice A. Il metodo che ne deriva è semplice:
per ricavare l’equazione dell’evoluta, cioè l’inviluppo della (17) al variare di α, deriviamo
l’equazione (17) rispetto ad α e mettiamola a sistema con se stessa
⎧ x(1 + cos α ) + y sin α − rα (1 + cos α ) = 0
⎨ (18
⎩− x sin α + y cos α − r (1 + cos α ) + rα sin α = 0
quindi possiamo ricavare facilmente l’equazione parametrica di x eliminando y. Per fare ciò
moltiplichiamo la prima equazione per cosα e la seconda per sinα e sottraiamo membro a membro.
Poi procediamo in modo analogo per ricavare y. Si ottiene
⎧ x = r (α − sin α )
⎨ (18
⎩ y = r (1 + cos α )
Queste equazioni sono quelle cercate
dell’evoluta della cicloide, il cui grafico è
riportato in rosso in fig.6. Nella (17) si Figura 6 T
riconoscono le equazioni di una cicloide,
identica alla prima, ma traslata di 2r nella
direzione dell’asse y di rπ nella direzione
dell’asse x. Solo la cicloide e la spirale
logaritmica possiedono questa singolare N
proprietà, che l’evoluta della curva è identica
alla curva madre (evolvente).
Per capire come utilizzare questa proprietà
consideriamo il fatto che ciascuna retta espressa dalla (16) è normale alla cicloide di partenza in N e
tangente alla evoluta in T. Conosciamo le coordinate di questi due punti: per un dato valore di α le
(18) esprimono il punto di tangenza fra retta ed evoluta, mentre le (6) esprimono il punto di
intersezione fra la cicloide e la normale N. Calcoliamo la lunghezza del tratto TN:
α
TN = ⎡⎣ r (α − sin α ) − r (α + sin α )⎤⎦ + [r (1 + cos α ) + r (1 + cos α ) ] = 4r cos
2 2

2
quindi calcoliamo l’arco di evoluta fra la cuspide C e il punto di tangenza T

5
α α
α ⎡ α⎤ ⎛ α⎞
CT = ∫ ds = ∫ 2r sin dα = ⎢ −4r cos ⎥ = 4r ⎜1 − cos ⎟
0
2 ⎣ 2 ⎦0 ⎝ 2⎠
dalle quali si vede che
CT + CN = 4r
Quindi, se appendiamo una massa m ad una corda sottile lunga 4r vincolata alla cuspide
dell’evolvente e la facciamo oscillare, durante il moto oscillatorio la corda si distende sull’evolvente
e poi da lì parte tangenzialmente fino alla massa oscillante. Dalle proprietà suddette discende che la
traiettoria della massa descrive è una cicloide, esattamente l’evolvente della cicloide superiore.
Abbiamo quindi realizzato con facilità un pendolo cicloidale, perfettamente isocrono per qualunque
ampiezza del moto. In figura 6 abbiamo riportato la configurazione descritta per qualche valore di
α.

La proprietà di brachistocrona della cicloide


Nel 1969 Johann Bernoulli propose una sfida a tutti i matematici d’Europa, consistente nel seguente
problema: vengono dati due punti in un piano verticale A e B, con A più alto di B, ma non sulla
verticale di B, e un sottile filo di ferro sul quale una perlina può scorrere senza attrito. Trovare quale
forma dare al filo di ferro affinché la perlina impieghi il minor tempo possibile per andare da A a B
sotto l’azione della gravità.
In altre parole la “forma da dare al filo di ferro” corrisponde alla traiettoria che il corpo (a questa
vincolato senza attrito) deve seguire per impiegare il minor tempo fra A e B sotto l’azione della
gravità. A questa traiettoria diamo il nome di brachistocrona.
Furono cinque i matematici che risolsero il problema nel tempo stabilito (due anni? RIV) I. Newton,
Huygens, G. de l’Hôpital, G. W. Leibniz, Jakob Bernouilli (fratello di Johann, zio di Daniel)...
quest' ultimo diede una soluzione originalissima che diede origine a un nuovo ramo della
matematica, il calcolo variazionale. In questa sede però esamineremo il metodo di Johann
Bernouilli, una miscela di fisica e matematica veramente geniale, anche se non altrettanto feconda
come quella del fratello Jakob.
Vediamo insieme i passi principali del ragionamento fatto da Jackob Bernouilli.
Per prima cosa sappiamo che quando un corpo cade di un altezza h acquisisce un’energia cinetica
pari a mgh e quindi una velocità pari a 2gh , solo che non sappiamo quale deve essere la direzione
di questa velocità; il problema è quindi come ricavare la direzione della velocità man mano che il
corpo scende. Per fare questo possiamo utilizzare un’analogia con la luce. Sappiamo dal principio di
Fermat che la luce, per andare da un punto A ad un punto B, sceglie il percorso per cui impiega il
minor tempo possibile; se il mezzo attraversato è omogeneo il cammino più veloce è anche quello
geometricamente più breve, la linea retta. Ma se fra A e B sono interposti più mezzi con diverso
indice di rifrazione il cammino sarà generalmente diverso dalla linea retta. La luce ha una velocità
diversa a seconda del mezzo che attraversa, che è la ragione del fenomeno della rifrazione descritto
dalla legge di Snell
sinθ1 sinθ 2
= = costante .
v1 v2 A

Per esempio se A è in aria e B e


in acqua sappiamo che se A non
è sulla verticale di B il percorso
della luce subisce una flessione,
perché conviene accorciare il
percorso in acqua, dove è più
lenta, anche se ne deve fare uno B

più lungo in aria, dove però è Figura 7. Analogo ottico del problema della brachistocrona.
più veloce.

6
Per sviluppare l’analogia ottica del nostro problema meccanico immaginiamo un mezzo ottico
formato da molte sottili lamine orizzontali sovrapposte di indice di rifrazione decrescente, di modo
che la velocità della luce aumenti scendendo, come nel caso del problema meccanico. Il raggio di
luce che partendo da A arriva in B sceglie il percorso (a velocità variabile, vedi figura 7)
sinθ j
complessivamente più rapido, di modo che = K , dove vj è la velocità nel j-esimo strato e θj è
vj
l’angolo che il raggio forma con la verticale nel j-esimo strato. Nel caso del nostro caso sappiamo
quale deve essere il modulo della velocità al variare dell’altezza, v = 2gh . Quindi il cammino
cercato sarà quello seguito da un raggio di luce la cui velocità aumenta continuamente al
(de)crescere di h, precisamente
sinè
=K, (18
2gh
essendo θ l’angolo che forma il raggio (la velocità) con la verticale. L’integrazione della (18) è
piuttosto laboriosa, per chi è interessato la riportiamo nell’appendice B. Verificare che la cicloide
soddisfa l’equazione (18) è più facile, quindi procediamo in questo senso. Dalle (6) abbiamo
dx dy
= r (1 + cos α ) = r sin α
dα dα
e quindi, utilizzando la (8) per ds
α
2 cos 2
dx r (1 + cos α )dα 2 = cos α
sin θ = = =
ds α α 2
2r cos dα 2 cos
2 2
α
e ricordando che h = y = r (1 + cos α ) = 2r cos 2
2
α
v = 2 gh = 2 gr (1 + cos α ) = 2 gr cos
2
si vede subito che la (18) è verificata:
α
cos
sinè 2 1
= = =K
v α 2 gr
2 gr cos
2
che non cambia durante la discesa. Notiamo che per una data posizione di A e B, il raggio del
cerchio che genera la cicloide è fissato: esiste una sola brachistocrona che passa per due punti A e B
dati.

Appendice A

Calcolo della Evoluta di una curva (non molto intuitivo)


Sia data una curva G nel piano, descritta dalle equazioni
⎧ X G = X G (α )
⎨ (a0
⎩ YG = YG (α )
al variare del parametro α. I coefficienti angolari della retta tangente e della retta normale alla curva
G al variare di α sono
dX G dY dYG dX G
dX G = dα dYG = G dα = mT (α ) = −mN (α )
dα dα dX G dYG
e l’equazione della retta normale a G è

7
y − YG dY dX
= mN (α ) oppure ( y − YG ) G = − (x − X G ) G . (a1
x − XG dα dα
Ci proponiamo di ricavare la curva I, inviluppo del fascio di rette descritto dalla (a1), curva alla
quale daremo il nome di Evoluta di G.
Possiamo ragionare nel seguente modo: ciascuna retta della (a1) ha un punto tangente all’inviluppo
(Evoluta), quindi ∀ α corrisponde ad un punto dell’inviluppo I.
Supponiamo per un momento di conoscere l’equazione parametrica dell’inviluppo I cercato
⎧ X I = X I (α )

⎩ YI = YI (α )
e ricaviamo l’equazione della retta tangente nel punto di parametro α:
dX I dY dYI
dX I = dα dYI = I dα = mT (α )
dα dα dX I
e quindi
y − YI dX dY
= mT (α ) oppure ( y − YI ) I = (x − X I ) I . (a2
x − XI dα dα
Le equazioni (a1) e (a2) esprimono la stessa retta, quindi confrontando i termini corrispondenti
abbiamo
dX I dYG dYI dX
= =− G
dα dα dα dα
(a3
dX I dYI dYG dX G
YI − XI = YG + XG
dα dα dα dα
conosciamo la pendenza della retta, tuttavia non possiamo ricavare le coordinate incognite XI e YI
perché abbiamo una sola equazione. Possiamo avere una seconda equazione derivando la (a2)
rispetto ad α
dY dX I d2XI dX I dYI d 2YI
− I + ( y − YI ) = − + ( x − X I )
dα dα dα 2 dα dα dα 2
(a4
d2XI d 2YI
( y − YI ) 2 = (x − X I ) 2
dα dα
e osserviamo che la retta così ottenuta passa ancora per l’inviluppo, ma con diversa pendenza (non è
più tangente). Possiamo quindi determinare il punto dell’inviluppo di parametro α come soluzione
del sistema fra (a2) e (a4). Tuttavia è necessario prima tradurre la (a4) in termini delle funzioni note
XG e YG : per fare questo usiamo l’equivalenza fra la (a1) e la (a2) e deriviamo la (a1) rispetto ad α,
per ottenere
2 2
d 2YG d 2 X G ⎛ dYG ⎞ ⎛ dX G ⎞
( y − YG ) 2 + (x − X G ) 2 − ⎜ ⎟ − ⎜ ⎟ =0 (a5
dα dα ⎝ dα ⎠ ⎝ dα ⎠
equivalente alla (a4), ma espressa in termini delle funzioni XG e YG note. Il sistema fra le equazioni
(a1) e (a5)
⎧ dY dX
⎪ ( y − YG ) G + (x − X G ) G = 0
⎪ dα dα
⎨ 2 2 2 2 (a6
⎪( y − Y ) d YG + (x − X ) d X G − ⎛ dYG ⎞ − ⎛ dX G ⎞ = 0
⎪⎩ dα 2 ⎜⎝ dα ⎟⎠ ⎜⎝ dα ⎟⎠
G G
dα 2
ha come soluzioni le equazioni parametriche dell’inviluppo cercato

8

⎪XI = x +
(
y ′ x′2 + y ′2 )
⎪ y′x′′ − x′y′′
⎨ (a7
⎪ (
x′ x′2 + y ′2 )
⎪ YI = y − ′ ′′ ′ ′′
⎩ yx −xy
dove
x = XG e y = YG sono date dalle (a0), mentre
dX G dYG d 2 XG d 2YG
x′ = , y′ = e x′′ = , y′′ = .
dα dα dα 2 dα 2

Calcolo Evoluta (più semplice e intuitivo)


Supponiamo di avere l’equazione delle rette che formano l’inviluppo in funzione di un parametro t.
r(t) : a(t)x + b(t)y + c(t) = 0
Le funzioni che descrivono le rette devono essere derivabili, il che implica che siano continue e
biunivoche: ad ogni valore del parametro t deve corrispondere una retta diversa. È evidente che
ogni retta è tangente all’inviluppo in un punto, ma non sapendo quale punto della retta appartiene
all’inviluppo non possiamo ricostruire l’inviluppo.
Allo scopo di determinare questo punto sulla retta P’
consideriamo due rette che differiscono di ∆t nel valore
P(t) P(t+∆t)
del parametro t, come in figura A1. Non sappiamo dove
si trovano P(t) e P(t+∆t), ma l’intersezione fra le due
rette nel punto P’ deve essere fra i due punti, e al tendere
di Δt a zero P’ deve tendere a P(t). Scriviamo quindi il
Figura A1
sistema fra le equazioni delle rette r(t) e r(t+∆t), che
determinerà il punto P’,
⎧⎪ a(t)x + b(t)y + c(t) = 0

a(t + Δt)x + b(t + Δt)y + c(t + Δt) = 0
⎩⎪
Alla seconda sottraiamo la prima e dividiamo per ∆t
⎧ a(t)x + b(t)y + c(t) = 0

⎨ ⎡ a(t + Δt) − a(t) ⎤ ⎡ b(t + Δt) − b(t) ⎤ ⎡ c(t + Δt) − c(t) ⎤
⎪ ⎢⎣ ⎥ x+⎢ ⎥ y+⎢ ⎥⎦ = 0
⎩ ∆ t ⎦ ⎣ ∆ t ⎦ ⎣ ∆ t
Se facciamo il limite per ∆t→0 il punto P’→P(t) mentre la seconda equazione tende alla derivata
della prima
⎧⎪ a(t)x + b(t)y + c(t) = 0

a′(t)x + b′(t)y + c′(t) = 0
⎩⎪
quindi la soluzione di quest’ultimo sistema è il luogo dei punti dell'inviluppo cercato.

Appendice B

Integrazione dell’equazione differenziale della brachistocrona


Partiamo dalla (18), che riscriviamo per comodità

9
sinθ
=K. (18
2gh
Per proseguire il calcolo conviene utilizzare un sistema di riferimento con l’asse x orizzontale,
l’asse y verticale rovesciato, l’origine in A. La condizione (18) si scrive
sin θ
=K. (b1
2 gy
Abbiamo bisogno di scrivere il senθ in un altro modo. Notiamo che
dx dy dy
sin θ = cos θ = cot θ =
ds ds dx
e utilizziamo l’identità trigonometrica
1 1
sin θ = =
1 + cot 2 θ ⎛ dy ⎞
2

1+ ⎜ ⎟
⎝ dx ⎠
che inserita nella (b1) da
2
1 K 1 ⎛ dy ⎞
= → = K 1+ ⎜ ⎟ . (b2
2 gy sin θ 2 gy ⎝ dx ⎠
Dalla (b2) ricaviamo
dy 1
= 2
−1
dx K 2 gy
che si può integrare separando le variabili
dy
dx = . (b4
1
−1
K 2 2 gy
Poniamo
1
r= (b5
4 K 2 gy
e moltiplichiamo numeratore e denominatore del secondo membro della (b4) per y/r otteniamo
y
dx = r dy . (b6
2
2y ⎛ y ⎞
−⎜ ⎟
r ⎝r⎠
Aggiungendo e togliendo 1 sotto il segno di radice, dividendo per r entrambi i membri, riscriviamo
la (b6) nel seguente modo
y
dx r dy
= (b7
r ⎛ y⎞ r
2

1 − ⎜1 − ⎟
⎝ r⎠
Infine aggiungiamo e togliamo 1 al numeratore del secondo membro della (b7) che riscriviamo
⎡ ⎤
⎢ y ⎛ y⎞ ⎥
dx ⎢ ⎜1 − ⎟
r ⎠ ⎥ dy
=⎢ r − ⎝ (b8
r 2 2 ⎥ r
⎢ 1 − ⎛1 − ⎞y ⎛ y ⎞
1 − ⎜1 − ⎟ ⎥
⎢⎣ ⎜ ⎟
⎝ r ⎠ ⎝ r ⎠ ⎥⎦

10
Il secondo membro della (b8) è composto da due termini facilmente integrabili. Si ottiene
2
x ⎛ y⎞ ⎛ y⎞
= arccos ⎜1 − ⎟ − 1 − ⎜1 − ⎟ (b9
r ⎝ r⎠ ⎝ r⎠
espressione che è identica alla (1b) esprimente la cicloide in forma implicita.
1
Un modo alternativo di dimostrare la tautocronicità della cicloide consiste nel calcolo diretto del periodo, che è molto
più complicato, si veda G. L. Backer, J.A. Blackburn, The Pendulum, pag. 239-241.
2
C. Huygens Orologium Oscillatorium (1656?)

11

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