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Che cosa conviene aspettarsi allora sulla base dello scenario macroeconomico
dagli indici dei principali mercati borsistici ? Tratteremo ora in rassegna cinque
indici azionari, tenendo bene in considerazione che la locomotiva l'hanno sempre
fatta i mercati statunitensi, mentre i mercati orientali hanno generalmente
anticipato crisi che poi si sono riversate anche su quelli occidentali. Pertanto il
piccolo e ridicolo mercato italiano niente potrà fare se non scimmiottare o
perfettamente replicare l'andamento di quello statunitense. Cominciamo perciò
con l'indice principe al mondo: lo Standard & Poor's 500 (S&P500).
Il grafico parla da sé: durante l’estate del 2007 si è realizzata una classica figura
di doppio massimo in prossimità dei 1.500 punti indice, un pattern notoriamente
ribassista. I prezzi soggiacciono sotto la media mobile a 200 periodi, di riprendere
a salire pertanto non se ne parla. A questo punto gli spazi di discesa potrebbero
trovare un primo obiettivo di contenimento in area 1.100 punti, vale a dire ancora
un potenziale ribassista superiore ad un 10 % rispetto ai valori attuali. Tutto
dipenderà dalle semestrali con i dati di profitto societari attesi per il prossimo
mese: una raffica di profit warning potrebbe innescare un altro sell off e
conseguente discesa delle quotazioni.
Qui sotto troviamo il fratello indice DJIA30, Dow Jones Industrial Average, con una
dinamica di comportamento differente: questo indice ha segnato nuovi massimi
assoluti in Luglio 2007 a dispetto dello S&P500. Ricordiamo comunque che questi
due indici hanno una diversa composizione in termine di paniere titoli, il primo
rappresenta infatti i 30 titoli industriali classici come IBM e Coca Cola, il secondo
raccoglie le prime 500 corporations per capitalizzazione di borsa. In questo
momento la rottura del 12.000 punti lascia presagire il proseguimento della
correzione fino area 10.500.
Infine chiudiamo con il NIKKEI 225, l’indice giapponese: anche qui stesse
considerazioni fatte per gli altri.
Ne avevo parlato ancora nella primavera del 2007 con uno specifico redazionale
sulla situazione di insostenibilità delle quotazioni cinesi, lo Shanghai Composite
Index ha perso qualcosa come il 50 % da ottobre 2007, passando dai 6.000 punti
a meno dei 3.000 attuali.
Rappresenta una delle peggiori performance della storia borsistica di tutti i tempi,
significa perdere quasi un dieci per cento ogni mese per sei mesi di fila.
Di questo tuttavia non se ne parla con il dovuto peso nei massmedia finanziari e
nemmeno nelle trasmissioni televisive a livello nazionale. Mi permetto di riportare
un breve passo di quel redazionale per rammentarvi come i mercati azionari sono
quasi sempre anticipatori di effetti shock che poi si materializzano nell’economia
reale. Tratto da Shanghai Surprise (Prove tecniche di crash), postato il
23/05/2007 e scaricabile nella sezione Recensioni del mio sito:
ETF CONSIGLIATO
Nome del Fondo DB-X TRACKERS SP500 SHORT
Emittente DB - X TRACKERS
Indice Sottostante USA SP500 SHORT
Codice ISIN LU0322251520
Market Maker DEUTSCHE BANK
Informazioni www.dbxtrackers.com
ETF CONSIGLIATO
Nome del Fondo SGAM BEAR S&PMIB
Emittente SGAM INVESTMENTS
Indice Sottostante ITALIA SPMIB40 SHORT
Codice ISIN FR0010446146
Market Maker SOCIETE GENERALE
Informazioni www.sgametf.it
Non che sia una novità, ma non possono coesistere nel lungo termine una moneta
straordinariamente forte con un’economia debole (tipica situazione da scenario
argentino), nella fattispecie ormai si desume come l'euro sia in realtà un marco
tedesco travestito più che una moneta comunitaria. Alla Germania questa veste
nascosta consente non pochi vantaggi visto che le sue esportazioni sono
maggiormente concentrate all'interno della comunità stessa: per altri paesi, vedi il
caso italiano, questa dinamica valutaria non è destinata a durare a lungo: o salta
l'euro (eventualità molto remota) o salta l'Italia e con essa tutte le altre economie
comunitarie allineate (ipotesi molto attendibile). Nel dettaglio si paventa quello
che avevo inserito nella copertina del mio primo saggio economico, Duri e Puri, in
cui una moneta da un euro si splittava in due parti prima di collassare in una
tragedia stile Titanic. Il messaggio che si vuol trasmettere è proprio questo: la
spaccatura dell'euro con la nascita di una seconda valuta (più debole) che
dovrebbe circolare ed essere la moneta di riferimento per il Club Med ovvero
Italia, Spagna, Francia (forse), Portogallo, Grecia, Cipro e Malta.
Tutti questi paesi sono accomunati da livelli di indebitamento pubblico (in
percentuale sul PIL) notevolmente superiori alla media europea e con condizioni
socioeconomiche molto simili tra loro (elevata disoccupazione, elevato export
extracomunitario e crescita sostanzialmente invariata).
Pertanto la creazione di una seconda valuta darebbe maggior slancio competitivo
e consentirebbe di creare una Europa più forte una volta messi fuori dalla porta i
sei paesi in stadio terminale (ricordo comunque che questa è una mia personale
supposizione). Scendendo sui dettagli tecnici cerchiamo di fare alcune ipotesi
sull'andamento del cross valutario per i prossimi trimestri: come potete vedere dal
relativo grafico sin tanto che il cross EUR/USD rimane imprigionato all'interno del
canale rialzista evidenziato, l'ipotesi di continui e ripetuti rialzi rimane sempre la
più probabile. Non mi stupirei di vedere il cambio in area 1:2 nei prossimi anni
(ovvero ci vorranno due dollari per acquistare un euro). Dopotutto, la continua
svalutazione del dollaro ormai è un elemento determinante dell'epoca che stiamo
vivendo ovvero la crisi di fiducia nei confronti degli USA. Lo Zio Sam è il paese più
indebitato del mondo sia a livello storico che reale, con famiglie ed imprese ormai
in piena saturazione debitoria: il mercato dei consumi è in pesante contrazione,
segno evidente della recessione appena iniziata, che si trasformerà presto in
depressione stile 1929. Tutti stanno scappando dal dollaro, governi, fondi,
investitori e corporations: sarebbe il caso di imitare questa view e replicare il
comportamento dei grandi interlocutori del mercato. Pertanto sulla base di
questo, il mio consiglio è quello di evitare assolutamente il posizionamento in
assets quotati in dollari americani (tranne casi molto particolari).
IL PETROLIO ED IL PEAKOIL
Quanto sta avvenendo sui mercati petroliferi è diretta conseguenza del peakoil
(www.peakoil.org) ovvero del picco di produzione petrolifero, il quale comporta un
lento ed inesorabile processo di esaurimento del petrolio convenzionale. La teoria
del peak oil avanzata dal Prof. Hubbert nel 1956 trova piena manifestazione con
l'attuale evolversi dello scenario energetico mondiale (www.hubbertpeak.com).
Per semplificare all'estremo questo processo di esaurimento, immaginate che un
giacimento di petrolio possa essere idealmente rappresentato graficamente come
una torta con due strati di crema, il primo strato rappresenta il petrolio leggero
(quello facile da estrarre e poco costoso da raffinare in virtù di una assenza di
zolfo), mentre il secondo strato è costituito dal greggio pesante (di qualità
bituminosa, molto costoso da estrarre e soprattutto da raffinare). Per ragioni di
natura geofisica la quasi totalità dei giacimenti del mondo ha piccato tra il 2003 ed
il 2005 ovvero ha raggiunto un livello estrattivo per cui la qualità di greggio
leggero è destinata a diminuire costantemente con il tempo. Questo determina
una contrazione progressiva dell'offerta petrolifera, che oggi immette sul mercato
quotidianamente oltre 80 milioni di barili, domani saranno 75, poi 70 e così via
scemando per i prossimi decenni. La domanda invece si trova esattamente con un
trend di crescita opposto, aumenta del 4 % ogni anno, a causa del contributo
massiccio di paesi come la Cina e l'India che hanno iniziato ad assorbire
quantitativi di greggio sempre maggiori di mese in mese. Pertanto, il prezzo del
petrolio è destinato a salire costantemente nei prossimi due/tre anni arrivando a
livelli insostenibili che comprometteranno molte attività umane per la loro
sopravvenuta antieconomicità (immaginate le conseguenze sulla vita di tutti i
giorni quando un barile costerà 300 $). Le conseguenze potrebbero essere molto
più disastrose per gli europei qualora, per motivazioni macroeconomiche
improvvise ed inaspettate, il cross EUR/USD dovesse deprezzarsi passando magari
da 1.60 a 1.20. In questa eventualità prepariamoci a vedere in Europa un tasso di
inflazione galoppante stile Germania nel 1920: l'euro infatti in questi ultimi anni è
stato un fenomenale ammortizzatore socioeconomico per tutti gli abitanti
dell'Unione Europea.
Riguardo al rally del prezzo del petrolio si evidenzia dal grafico (Future e-Mini NY
Light Crude Oil) un trend al rialzo decisamente marcato con brevi momenti di
correzione (probabilmente prese di beneficio): sentiamo ormai da mesi parlare i
massmedia di come questo mercato sia oggetto di una eccessiva e fuorviante
speculazione finanziaria che ha fatto lievitare le quotazione del barile a prezzi
ormai esageratamente gonfiati. Sia governi che agenzie di stato parlano solo di
interventi volti alla tassazione degli elevati livelli di utile delle società petrolifere e
di come limitare la speculazione alzando i cosidetti margini di negoziazione sui
contratti futures. A riguardo sappiate che un future sul petrolio CLZ8 ovvero un
contratto derivato quotato al NYMEX con consegna a Dicembre 2008 di 1.000
barili di petrolio (quindi con un controvalore di circa 140.000 $) richiede un
margine di negoziazione e mantenimento di circa 9.000 $. Questo significa che
con un importo sostanzialmente modesto posso godere di un potenziale profitto
pari a 10.000 $ (e quindi realizzare oltre il 100 %) qualora il prezzo del petrolio
dovesse arrivare a 150 $ dagli iniziali 140.
Per limitare la speculazione finanziaria si sta pensando di aumentare il suddetto
margine portandolo da 9.000 $ agli oltre 25.000 $, questo a sentire le fonti
istituzionali ridurrebbe sensibilmente il numero degli speculatori. Purtroppo ancora
una volta massmedia ed istituzioni non percepiscono il problema per come sta
emergendo: a riguardo è opportuno considerare l'effetto contango che descrive in
modo molto tecnico che cosa sta avvenendo sui mercati petroliferi. Con questo
termine, negli ambienti borsistici legati alla compravendita delle merci, si suole
identificare una singolare condizione di mercato in cui i prezzi a pronti sono
inferiori di quelli a termine. In buona sostanza questo significa che acquistare
petrolio attraverso un contratto future che abbia consegna fisica a 3 mesi costa
meno rispetto ad una medesima fornitura che invece abbia consegna a 12 mesi.
Questa condizione di mercato è piuttosto insolita, infatti nella prassi mercantile
avviene il contrario, almeno avveniva il contrario fino a qualche settimana fa: per
fare un esempio, immaginate un uragano che colpisce la costa atlantica negli
States, questo evento atmosferico inatteso compromette le potenzialità estrattive
di alcune piattaforme offshore e perciò causa una impennata nel breve termine
delle quotazioni in seguito ad una momentanea contrazione dell'offerta che
tuttavia nel medio/lungo termine tende successivamente a stabilizzarsi e ad
assorbire questo evento occasionale. In questa eventualità, quindi, i prezzi a
pronti sono più elevati di quelli a termine (con scadenze molto distanti). Invece
quanto sta avvenendo recentemente è piuttosto inquietante in quanto, man mano
che si allontana la data di consegna (e quindi l'orizzonte temporale), più il prezzo
del greggio aumenta. Questa dinamica dei prezzi, continuamente in ascesa,
conferma dal punto di vista tecnico l'ipotesi che il prezzo del greggio sia
determinato da fenomeni strutturali della domanda piuttosto che da tanto
propagandate istanze speculative.
In vero quindi chi si sta posizionando al rialzo con le scadenze a termine molto
lontane lo fa perchè necessita di certezze in merito al prezzo di consegna del
greggio nell'imminente futuro e quindi cerca quanto prima una sorta di polizza di
assicurazione sul prezzo della fornitura nel lungo periodo (i contratti future sono
nati originariamente per soddisfare proprio questa esigenza e non per pura
speculazione).
Dal punto di vista dell'analisi tecnica possiamo ipotizzare una possibile correzione
in area 120 $ per consentire lo scarico degli indicatori in ipercomprato: a quel
livello di prezzo è presumibile ritenere la ripresa della salita con prossimo target
200 $. Qualora il prezzo dovesse scendere con volumi rilevanti sotto il supporto
psicologico e tecnico dei 100 $ a quel punto l’impostazione rialzista potrebbe
essere completamente rivista.
Ricordo infine che oltre i 150 $ si raggiunge il cosiddetto punto di inversione
ovvero il prezzo diventa talmente elevato da causare una pesante contrazione dei
consumi, e chi produce greggio inizia a subire una rilevante diminuzione dei ricavi
di vendita. Anche qui si potrebbero aprire molti scenari, ma diamo tempo al
tempo.
LA CRISI ALIMENTARE
Quanto è accaduto sul mercato petrolifero con il triplicare del prezzo del greggio in
meno di due anni, si sta lentamente riproponendo anche sul prezzo di numerose
materie prime necessarie oltre che alle produzioni industriali anche al
sostentamento alimentare del genere umano. Purtroppo la nostra epoca è
caratterizzata da una convergenza molto spiacevole di variabili macroeconomiche
determinanti per consentire un equilibrio ed una crescita sostenibile nel lungo
periodo. Con Cina ed India che vogliono replicare lo stile di vita occidentale,
quindi, oltre all'automobile ed ai vari prodotti di intrattenimento, anche il nostro
tenore alimentare, siamo entrati in una fase di inflazione galoppante sul mercato
Potete rendervi conto di quanto è accaduto a livello di quotazione di borsa sui due
mercati alimentari di riferimento rappresentati dal relativo grafico a quattro anni:
CORN (mais) e SOYBEAN (soia). Entrambi sono triplicati di valore in meno di due
anni. Si aggiunga infine che un significativo contributo alla impennata delle
quotazioni è identificabile nella follia suicida di investire e far sviluppare il business
dei biocarburanti, sottraendo quindi imponenti distese di terreni alla coltivazione di
derrate agricole per uso alimentare umano.
banca, più questa è probabile sia esposta con queste formule di utilizzo degli
impieghi: non a caso fenomeni di default o crisi hanno colpito proprio grandi realtà
bancarie in tutto il mondo, UBS in Svizzera, Northern Rock nel Regno Unito, City
Bank in USA, Nomura in Giappone, Deutche Bank in Germania e Societe Generale
in Francia (molto presto anche l'Italia avrà la sua Northern Rock).
La quasi totalità dei titoli bancari quotati sui mercati azionari ha subito crolli delle
quotazioni superiori al 50 % in meno di un semestre (guardate che cosa è
successo ai tre gruppi bancari italiani): questa pesante correzione sembra
tutt'altro che terminata, ma solo all'inizio.
Diventa di basilare importanza quindi, sulla base di quanto sta accadendo a causa
di comportamenti e strategie bancarie sconsiderate, ridefinire il proprio appoggio
bancario. A tal proposito sconsiglio di detenere le proprie disponibilità liquide
(attraverso p/t o conti di deposito) presso grandi gruppi bancari italiani
(soprattutto per quello che è accaduto ai grandi gruppi bancari all'estero): cercate
piuttosto una piccola ed indipendente banca di credito cooperativo nel territorio di
vostra residenza, accertatevi che non abbia cartolarizzato mutui, che non abbia
erogato denaro con interventi integrali (esempio i mutui al 100 %), che non abbia
manie di grandezza e si accontenti della sua limitata vocazione territoriale.
Non che il circuito del credito cooperativo debba essere preso per integro e sicuro
nella sua totalità, anche nello specifico dovete provvedere a verificare come viene
gestita la tesoreria della banca e quali sono le principali strategie di portafoglio per
gli impieghi dei depositi. Per una volta tanto dovete invertire il ruolo allo sportello:
dovrete essere voi (prima di aprire il conto corrente) che vorrete verificare la
solvibilità e grado di patrimonialità della banca in questione e richiedere opportuna
documentazione alla banca (per esempio lo stato patrimoniale) che dimostri il
buono stato di salute dell'istituto. Se percepirete ostacolo o diffidenza
nell'ostentare quanto sopra dal personale bancario preposto, lasciate perdere e
provvedete a cercare altri concorrenti (dando tuttavia adeguata pubblicità a
conoscenti ed amici sul fatto che la banca in questione non ha assecondato le
vostre richieste di rassicurazione).
Qui sotto potete trovare i grafici dei tre gruppi bancari italiani: si sconsiglia per
adesso di valutare acquisti per speculazioni al rialzo visto che il sentiment è
ancora molto negativo (ridimensionamento accentuato del livello dei profitti ed
incognita sull'effettivo ammontare delle perdite subite per processi di
svalutazione). Chi possedesse gli strumenti opportuni, valuti di posizionarsi con
una vendita allo scoperto (speculazione ribassista) utilizzando dei CFD (contract
for difference) soprattutto per il titolo Unicredito (attualmente la banca più
esposta con i subprime e la più in difficoltà con i processi di cartolarizzazione e i
contratti di copertura sui tassi di interesse).
Il titolo Banca Monte dei Paschi è quello con la peggiore performance, passando
dai 5 euro agli 1.75 attuali, con una contrazione superiore al 60 %. La view sui
fondamentali della banca è piuttosto negativa in seguito allo sforzo finanziario per
l’acquisto di Banca Antonveneta.
Dopo i moniti lanciati da Alan Greenspan, George Soros e Warren Buffet ora anche
alcune testate finanziarie indipendenti hanno iniziato ad ammonire le comunità
finanziarie sul prossimo bubbone che si affiancherà a quello dei mutui subprime
ovvero i CDS (Credit Default Swap). Nella terminologia finanziaria infatti
rappresentano un accordo tra un acquirente ed un venditore per mezzo del quale
il compratore paga un premio periodico a fronte di un pagamento da parte del
venditore in occasione di un evento relativo ad un credito (come ad esempio il
fallimento del debitore) cui il contratto è riferito. Lungi dal tediarvi con pesanti e
noiose interpretazioni tecniche su che cosa siano questi famigerati prodotti, ma
immaginate a livello pratico a dei contratti molto sofisticati che consentono ad una
controparte di assicurarsi nel caso in cui un emettitore di obbligazioni risulti
insolvente. L'avidità umana purtroppo ha spinto all'estremo l'utilizzo di questi
strumenti di copertura del rischio, trasformandoli in strumenti pesantemente
speculativi. Per fare un esempio, essendo un mercato totalmente non
regolamentato, alcune società (con modesti livelli di capitalizzazione) possono
emettono coperture sul rischio di insolvenza per altre società con lo scopo principe
di incassare il premio di assicurazione e realizzare così un profitto netto
(confidando sul fatto che la società non diventi effettivamente insolvente).
Significa trasformarsi in compagnia di assicurazione, incassare i premi delle
relative coperture offerte al mercato e confidare che non si verifichino MAI
richieste di risarcimento perchè in questo caso non si potrebbe onorare
integralmente il proprio impegno risarcitorio. I mercati finanziari globalizzati si
reggono su delicati equilibri e formule matematiche costruiti attraverso castelli di
CDS. Il controvalore di questi prodotti in circolazione e riferiti ad ogni singolo
debitore è ampiamente superiore alle obbligazioni in circolazione dei debitori
stessi. Ad esempio, a fronte di un prestito obbligazionario di 10 MLN di USD,
potrebbero trovarsi in circolazione 50 MLN di USD in CDS. Qualora questo prestito
andasse in default e potesse essere rimborsato solo per il 30 %, la perdita per gli
investitori che detengono queste obbligazioni ammonterebbe a 7 MLN di USD,
mentre la perdita per coloro che hanno emesso CDS ammonterebbe invece a 35
MLN di USD. Alla fine l'utilizzo speculativo di questi strumenti, invece di contenere
il rischio, lo ha profondamente amplificato.
Ancora nella primavera del 2006 consigliavo vivamente di acquistare oro fisico con
target price rispettivamente prima a 750 e successivamente 1.000 $ l'oncia.
Adesso il posizionamento in oro non è più facilmente gestibile come due anni fa in
quanto lo slancio propulsivo ha iniziato a smorzarsi una volta raggiunto e superato
la soglia dei 1.000 $. Sempre nello stesso periodo consigliavo anche azioni di
società aurifere e minerarie, ma ora vi rimando nella sezione relativa ai fondi
comuni di investimento consigliati che hanno nelle loro pance questi titoli,
piuttosto che indicare un ingresso diretto sulle varie Barrick Gold o Newmont
Mining. In questa fase di mercato infatti è preferibile affidarsi ad uno stock picking
effettuato da un fund manager in epoche temporali separate (quindi con diverse
tecniche di scaling e timing) che riesce a girare il portafoglio di un fondo con
maggiore dinamicità e con maggiore diversificazione. Questa lettura è data dal
fatto che il target di prezzo è stato raggiunto e pertanto il possibile proseguimento
del trend di mercato deve essere idealmente ipotizzato. Tuttavia considerando il
Il franco svizzero rimane il secondo bene rifugio per eccellenza dopo l'oro, la
Svizzera detiene uno status di neutralità ed indipendenza economica e militare che
l'hanno eletta a forziere più sicuro del pianeta, oltre ai vantaggi tipici riconosciuti
dal suo sistema bancario. A tal riguardo aprire un conto in Svizzera e detenervi
1.60 e 1.62 si può considerare appetibile per una conversione di liquidità ed una
delocalizzazione finanziaria: in caso anche nella confederazione elvetica si
alzeranno i tassi potremmo aspettarci un rafforzamento della divisa svizzera in
area 1.55 con un rendimento di oltre il 4 %.
Qui sotto sono riportati i riferimenti di alcune banche di deposito e di gestione di
investimento molto conosciute e prestigiose nel Cantone Ticino.
Cominciamo subito con il segnalare che i titoli di stato italiani hanno un rating pari
a quelli del Botswana ovvero AA- (mentre Germania, Francia, Spagna ed
Inghilterra possono vantare il massimo giudizio di rating AAA ovvero possibilità di
insolvenza pari a zero). Il giudizio AA- presuppone un sostanziale livello di
solvibilità del debitore che tuttavia potrebbe essere smentito a causa di eventi
macroeconomici inattesi o improvvisi: questo significa che il nostro paese
sostanzialmente è in grado di rimborsare il suo debito, ma tuttavia potrebbero
presentarsi delle motivazioni di natura economica che impediscano il rimborso.
Queste motivazioni potrebbero essere dovute ad un crescente e sempre più
insostenibile peso del debito pubblico rapportato al PIL (oltre il 107 %) e ad una
risibile capacità di risanamento del paese per merito della sua classe politica. Si
aggiunga a questo l’inesistente crescita produttiva del paese associata ad una
inefficiente metodica di controllo della spesa pubblica.
Se proprio devo investire allora in titoli di stato eviterò di caricare sul portafoglio
titoli italiani ed opterò per quelli tedeschi, attualmente i titoli più sicuri al mondo:
nella fattispecie sostituirò il BTP con il BUND ovvero il titolo decennale tedesco. A
tal riguardo è significativo notare come il rendimento di un BUND è inferiore a
quello di un BTP (circa 50 basis point in meno) pur essendo entrambi titoli di stato
dell’area euro di due grandi paesi membri dell'Unione Europea. Il Bund rende
meno del Btp perchè comporta un grado di rischio inferiore al titolo italiano.
Evitate di acquistare queste obbligazioni di stato attraverso banche che vi
chiedono commissioni di acquisto del tipo lo 0,3 % dell'importo, cercate piuttosto
banche online che vi consentono di acquistarli a commissioni fisse tipo 19 o 36
euro a prescindere dall'importo.
PRODOTTI POSTALI
La crisi innescata nell'estate del 2007 è tutt'altro che passata o risolta, anzi
potremmo aggiungere che si trova ancora solo all'inizio. Tanto per dare qualche
indicazione sappiate che negli States le agenzie immobiliari propongono in alcuni
quartieri residenziali il BUY 1 AND GET 1 FREE (letteralmente compra una casa e
te ne diamo una seconda in omaggio). Ricordiamo che gli USA anticipano sempre
tutti gli altri mercati: in Europa il peggior mercato immobiliare per contrazione è
quello spagnolo. L'Italia ha appena iniziato a percepire la contrazione, l'erogazione
di mutui ipotecari è crollata del 40 % nel primo semestre e con il rialzo
progressivo dei tassi sembra non esserci grandi speranze per una ripresa. Il
mercato è stato trainato unicamente dal mutuo facile che ha creato la fuorviante
illusione che tutti potevano acquistare casa grazie ai finanziamenti integrali con
durate più che trentennali e tassi di interesse molto contenuti. La bolla è iniziata
così tra il 2003 ed il 2005 dando la possibilità anche di rinegoziare (vista la
convenienza temporanea) mutui contratti qualche anno prima facendosi
addirittura aumentare il montante di prestito che serviva per creare liquidità per
spese di consumo secondario (suv, viaggi vacanza e hi-tech). Anche il mercato
degli affitti italiano sta subendo un sensibile ridimensionamento: nel triveneto un
miniappartamento che veniva dato in affitto per 600 euro ora lo si può trovare
anche per 400 euro: ed è solo l'inizio, infatti ovunque il cartello AFFITTASI o
VENDESI è all'ordine del giorno. Il consiglio è sempre lo stesso: non comprate è
ancora presto. Le migliori opportunità le avrete entro 18/24 mesi presso le aste
giudiziarie comprando per 70 (o forse meno) quello che oggi trovate sul mercato a
100. Lasciate perdere i suggerimenti e i consigli degli agenti immobiliari
(specialmente quelli in franchising) hanno dimostrato di non sapere interpretare il
mercato: sono venditori ed in quanto tali devono raggiungere il budget mensile.
Adesso è il momento di risparmiare ed accantonare il più possibile risorse liquide
che vi serviranno a breve per fare la voce grossa quando comprerete in cash
quello che gli altri dovranno svendere. Dico dovranno perchè di impresari edili
ormai in agonia finanziaria ce ne sono sempre di più ogni mese: incapaci di
comprendere quello che sta accadendo e forti di una erronea ideologia che il
mattone ha sempre pagato, questi soggetti non fanno (per adesso) concessioni sui
prezzi di vendita e mantengono i prezzi sostanzialmente ai livelli di qualche anno
fa. Chi si intende veramente di mercato immobiliare non solo ha abbandonato per
sempre il Titanic Italia, ma ha provveduto a spostarsi in altre aree in pieno
sviluppo (India, Dubai ed Australia). La contrazione sull'erogazione di mutui
interromperà quel fiume in piena di liquidità che ha permesso il rally degli ultimi
tre anni. Inoltre sempre tra 18/24 mesi inizieranno ad essere disponibili sul
CONTI DI LIQUIDITA
Facciamo alcune considerazione sui conti di liquidità: sino allo scorso anno li
consigliavo per essere un contenitore privo di rischio e per l'assenza di costi di
mantenimento, ma ora lo scenario è cambiato. Recentemente siamo bombardati
alla televisione da proposte allettanti di numerose banche online che offrono
fenomenali condizioni di remunerazione della liquidità: personalmente eviterei di
aderire specie a chi propone remunerazione al di fuori della media. Con
presunzione personale posso pensare che siano espedienti volti a raccogliere
nuove risorse finanziarie in un momento di forte crisi di liquidità (vedi il caso
CheBanca alle cui spalle troviamo il colosso MedioBanca). Nel dubbio preferisco
soluzioni di deposito offerte dalla piccola banca indipendente sotto casa mia: non
abboccate alla pubblicità assillante, non sarà uno 0,5 % in più che che cambierà la
vostra vita, quanto piuttosto il fatto che dopo uno tsunami finanziario la vostra
banca ed i vostri risparmi esisteranno ancora. Tanto per farvi un esempio ed
anche pubblicità personale, come azionista fondatore e Presidente del Consiglio di
Amministrazione di Deltoro Holding S.p.A. (la prima società di capitali in Italia
configurata per essere un'arca di Noè finanziaria: www.deltoroholding.com) ho
deciso di appoggiare l'operatività della holding presso una piccola ed indipendente
banca di credito cooperativo della mia provincia. Questo istituto di credito viene
ridicolizzato dalle altre grandi realtà bancarie della zona per essere una banca di
sempliciotti visto che non ha mai cartolarizzato, non ha erogato mutui oltre il 70
%, non ha contratto swaps e tante altre porcherie bancarie di ultima generazione.
Vedremo tra qualche anno chi riderà per ultimo: tra l'altro proprio nel Triveneto si
trovano due prestigiose banche in situazioni tutt'altro che rassicuranti !
FONDO CONSIGLIATO
Società BNY MELLON GLOBAL FUNDS
Nome del Fondo BRAZIL EQUITY FUND A
Tipologia del Fondo AZIONARIO AMERICA LATINA
Codice ISIN IE00B23S7K36
Valore Quota (Euro) 1,12
Data Valorizzazione Quota 02/07/2008
FONDO CONSIGLIATO
Società BLACK ROCK GLOBAL FUNDS
Nome del Fondo WORLD MINING E2 EURO
Tipologia del Fondo AZIONARIO ENERGIA & MATERIE PRIME
Codice ISIN LU0172157363
Valore Quota (Euro) 56,23
Data Valorizzazione Quota 02/07/2008
FONDO CONSIGLIATO
Società LEMANIK SICAV
Nome del Fondo DYNAMIC GROWTH CAP ACC
Tipologia del Fondo OBBLIGAZIONARIO GLOBALE
Codice ISIN LU0162046923
Valore Quota (Euro) 1.165,04
Data Valorizzazione Quota 02/07/2008
FONDO CONSIGLIATO
Società SOPRARNO SGR
Nome del Fondo RITORNO ASSOLUTO 0/6
Tipologia del Fondo ABSOLUTE RETURN
Codice ISIN IT0004245525
Valore Quota (Euro) 5,07
Data Valorizzazione Quota 02/07/2008
FONDO CONSIGLIATO
Società PHARUS SICAV
Nome del Fondo MARKET NEUTRAL ACC
Tipologia del Fondo ABSOLUTE RETURN
Codice ISIN LU0291569134
Valore Quota (Euro) 106,70
Data Valorizzazione Quota 02/07/2008
CHF
Petroliferi 10% O ro
10% 10%
Umbrella
Fund P/T 3M
20% 25%
BUND
25%
All’interno di questa rubrica desidero portare alla vostra attenzione tre titoli
azionari italiani che potrebbero offrire delle interessanti occasioni di acquisto
qualora la discesa delle quotazioni si facesse ulteriormente accentuata. Confermo
in ogni caso il mio outlook negativo per il medio periodo per i seguenti settori:
Banche: la maggior parte dei titoli bancari ha ceduto anche oltre il 40 % in meno
di nove mesi, non vi sono certezze sui livelli tecnici (prezzi di supporto) in questa
fase di continua discesa, la crisi si potrebbe ulteriormente aggravare nei prossimi
trimestri. Molte perdite non sono ancora state dichiarate, né ci saranno le
condizioni patrimoniali per coprirle integralmente. A riguardo si potrebbe cavalcare
questo trend utilizzando un ETF molto peculiare che investe sul settore bancario
con strategia ribassista, quindi più scendono le quotazioni dei titoli bancari, più il
fondo si apprezza:
Auto: Fiat & Company sono destinate a subire le conseguenze della contrazione
dei consumi in aggiunta allo scenario petrolifero. Le tre grandi di Detroit (GM, Ford
e Chrysler) hanno subito un crollo delle vendite nell’ultimo semestre nell’ordine del
30 % (anche gli statunitensi stanno cambiando i loro gusti automobilistici, adesso
ai SUV preferiscono le compact car giapponesi).
Il titolo General Motors è ai minimi storici degli ultimi cinquant’anni: un’azienda
che ormai è sulla via del fallimento aziendale (GM = Gigante Morente).
invece che scenda sotto 1.00 euro. In ogni caso ricordiamo la situazione di
indebitamento ormai insostenibile dell’azienda: non vi lamentate se dovesse finire
come la Parmalt ovvero in pieno stato di insolvenza. Chi ha il titolo in portafoglio
se ne dovrebbe liberare, capitalizzando la perdita, ed immaginare di essersi
estirpato un tumore.
Qui di seguito potete trovare tre titoli, ENEL, ITALCEMENTI, SAIPEM, che
potrebbero dare notevoli soddisfazioni nei prossimi semestri a patto di aver
effettuato uno scaling di posizione legato a diversi periodi di timing (significa che
se decido di acquistare complessivamente un pacchetto di 7.500 azioni ENEL non
dovrò effettuare un acquisto unico in blocco per 7.500 azioni, ma dovrò per
esempio suddividerlo in tre tranche di 2.500 azioni acquistate in momenti
temporali separati).
ENEL: una possibile area di ingresso potrebbe trovarsi intorno ai 5.00/5.25 euro,
azienda con elevata redditività e posizione strategica di mercato. Presente in quasi
tutto il mondo: sta sviluppando ingenti aumenti di capacità produttiva e
distributiva anche nel mercato del gas naturale.
Consiglio di seguire con attenzione anche l’evolversi dei corsi di queste tre azioni
quotate sui mercati statunitensi che potrebbero avere una dinamica antitetica
rispetto agli indici azionari presso cui sono quotate: APPLE, CATERPILLAR e EBAY.
APPLE INC, quotata al Nasdaq con il simbolo AAPL, i suoi prodotti innovativi
stanno conquistando il mondo, a discapito del concorrente di sempre Microsoft.
Particolarmente richiesto è il lettore musicale iPod e tutto il merchandising e
licensing ad esso legato. In prossimità di 150/155 $ potrebbe dimostrarsi molto
reattiva e riprendere la progressione al rialzo.
CATERPILLAR INC, quotata al NYSE con il simbolo CAT, è il più grande produttore
al mondo di macchinari e veicoli per la costruzione edile e l’estrazione mineraria: il
core business dovrebbe risentire di un aumento del fatturato in virtù della crescita
sostenuta e progressiva di Cina ed India. Area 60 $ potrebbe dimostrarsi un valido
livello di supporto per un trade di posizione di medio/lungo periodo.
EBAY INC, quotata al Nasdaq con il simbolo EBAY, è il più grande marketplace del
mondo per le aste online, ha recentemente rilevato Skype ed è proprietaria del
Operare con una precisa strategia: ogni vostra decisione non deve essere lasciata
al caso, non si deve entrare in un mercato se non si conoscono i fondamentali del
titolo e non si è ben definito un prezzo di ingresso, supportato da uno studio di
analisi tecnica sul grafico. Mai comprare perchè lo si è letto di sfuggita sul tal
giornale di turno o perchè ne abbiamo sentito parlare in palestra (per questo
motivo molti italiani hanno ancora in carico Seat a 4 euro, Telecom a 10, Tiscali a
50, Enel a 8 e cosi via).
Usare sempre gli stop loss: devono essere sempre definiti in anticipo rispetto ad
ogni ingresso il prezzo di vendita in profitto ed il prezzo di vendita in caso di
perdita sulla posizione aperta, possibilmente facendo ricorso agli stop loss ovvero
gli ordini di vendita automatici condizionati al verificarsi di un evento (come il
raggiungimento di un determinato livello di prezzo).
Mai sfidare il mercato: o per dirla all'inglese, don't fight the market. Mai
intestardirsi su una posizione, mai permettere che una perdita del 5 % si trasformi
in una del 50 %, mai mettersi contro il mercato per spirito di rivalsa, perchè le
conseguenze sono statisticamente devastanti. Il peggior nemico quando fate
trading azionario siete proprio voi stessi, motivati dalla paura di perdere e
dall'avidità di facili guadagni.
Mai calmierare: questo è un tipico errore che commette il pubblico retail spesso
spinto da promotori o dagli sportellisti di banca. Se avete acquistato 5.000 ENEL a
7.00 Euro ed il mercato se ne scende a 6.50 non acquistatene altre 5.000,
confidando in un rimbalzo per chiudere in pari la posizione, ma liquidate in perdita
la posizione concentrandovi su un nuovo titolo. Il prezzo potrebbe tranquillamente
scendere prima a 6.00 euro e poi a 5.50 !
Iniziamo con il cross GBP/USD, ovvero sterlina inglese contro dollaro americano,
da come si evince dal grafico potete notare un robusto canale rialzista che
supporta l’evoluzione del cross da oltre cinque anni: è possibile ipotizzare un
proseguimento del rialzo con primo target in area oltre 2.20 nel medio/lungo
periodo.
ATTESTAZIONE DI RISCHIO