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INVESTMENT & STRATEGY


FINANCIAL REPORT 2008

OVERVIEW: ANALISI MACROECONOMICA

Dopo la crisi di fiducia dell'estate 2007, i conseguenti default finanziari di


numerosi istituti di credito ed i tanto propagandati interventi a sostegno delle
banche centrali di tutto il mondo, l'outlook generale dell'economia è tutt'altro che
migliorato e rincuorante. Anzi. Lo scenario che ci aspetta prende via via i connotati
di una preoccupante stagflazione ovvero una miscela esplosiva tra stagnazione dei
consumi ed inflazione galoppante delle materie prime. Per la prima volta dopo
interi decenni si contrae pesantemente il PIL del pianeta che diviene sostenuto
sempre più dai mercati orientali rispetto a quelli occidentali. Consideriamo che i
moniti di pesante flessione o di una profonda recessione stanno arrivando anche
dai cosi detti guru della finanza mondiale, da Alan Greenspan a George Soros:
recentemente lo stesso Draghi è stato criticato per essere troppo ottimista sullo
scenario bancario italiano, letteralmente salvato dai discutibili interventi di
liquidità a sostegno dello stesso. Ricordiamo ancora una volta che le più grandi
banche del mondo si sono trovate a rischio fallimento, segno inequivocabile che
non hanno saputo interpretare l'evoluzione del mercato e gli effetti secondari della
globalizzazione. Proprio qui sta il punto: la globalizzazione ha iniziato a presentare
il conto e le sue nefaste conseguenze. Il crollo dei consumi causati da un mercato
fortemente inflazionato, la polverizzazione della classe media borghese,
l'esplosione della bolla immobiliare, l'indebitamento spinto all'eccesso, le strategie
di crescente ed insaziabile approvvigionamento sulle materie prime da parte dei
nuovi players globali (Cina ed India) vengono a convergere in un momento storico
particolarmente controproducente per la civiltà industriale colpita dal picco di
produzione del petrolio (vedasi più avanti).
Nelle prossime settimane inizieranno ad arrivare le prime semestrali dalle grandi
aziende quotate con risultati piuttosto deludenti: primo segnale di come si stia
ridimensionando lo slancio produttivo ed i livelli dei profitti realizzati negli quattro
anni precedenti, quando le finte opportunità offerte dalle delocalizzazioni selvagge
consentivano in prima battuta di abbattere i costi di manodopera e di produzione.
Nel lungo termine questo processo è destinato ad esaurirsi per ragioni strutturali
dello stesso sistema globalizzato in quanto porta alla rarefazione dei mercati di
sbocco delle merci, pensiamo alle sole scarpe sportive della tal marca di turno
famosa vendute a 100 euro, ormai non se le possono permettere nemmeno i
consumatori dei paesi che avevano originato lo spostamento dei capitali e delle
risorse in forza della delocalizzazione produttiva.
Ulteriormente angosciante è il delinearsi su un orizzonte di 12/18 mesi
dell'inasprimento del clima geopolitico in Medio Oriente con lo scoppio del
prossimo conflitto USA/IRAN fortemente cercato e desiderato da Israele, l'unico e
solo stato canaglia dell'intero pianeta (a riguardo non mi stupirei qualora il casus
belli possa riproporre una matrice di innesco simile a quella dei finti attentati alle
Torri Gemelle).
Il conflitto all'IRAN serve allo Zio Sam per rilanciare il proprio PIL e per ridare
ossigeno finanziario alle grandi lobby ebraiche che stabiliscono il bilancio di spesa

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più importante nei cinquanta paesi ovvero quello della Difesa.


Contemporaneamente si rende necessario (a loro modo di vedere) per ostacolare
e ridimensionare il ruolo di futura guida finanziaria che sta emergendo attorno allo
IOSE (Iranian Oil Stock Exchange), la terza piattaforma di negoziazione al mondo
per la compravendita del greggio dopo il Nymex (New York) e l'IPE (Londra).
Questa nuova area di scambio, che dovrà nei prossimi anni convogliare i principali
scambi commerciali sulle materie prime tra Europa Balcanica, Sud Est Asiatico
(Cina ed India) e Medio Oriente, ha una peculiarità non indifferente rispetto a New
York e Londra: le quotazioni saranno espresse in euro e non in dollari statunitensi.
Motivazione più che sufficiente per gli USA per aizzare tutto il pianeta contro
l'IRAN in qualità di stato canaglia (in realtà con la sua politica commerciale
possibile usurpatore dell'egemonia del dollaro su tutto il pianeta a pieno vantaggio
dell'euro). Casualmente, facendo un raffronto con il passato, Saddam Hussein nel
2000 iniziò a pretendere i pagamenti delle esportazioni di greggio iracheno in
euro. Sappiamo come è andata a finire. Una storia che si ripete sempre con la
stessa matrice: problema, istigazione dei media, soluzione proposta, conflitto
militare, esportazione della democrazia e controllo delle risorse del territorio
saccheggiato. Quindi, sulla base di quanto appena illustrato l'orizzonte è piuttosto
buio e molto incerto (si aggiungano in novembre le elezioni presidenziali
americane), un momento storico che vede la convergenza contemporanea di
variabili fra di loro separate: energetica, economica (materie prime, diminuzione
degli utili societari e impoverimento della classe media), finanziaria (pensiamo alle
banche e allo scenario dei tassi di interesse) e per finire geopolitica.

COMINCIAMO CON GLI INDICI AZIONARI

Che cosa conviene aspettarsi allora sulla base dello scenario macroeconomico
dagli indici dei principali mercati borsistici ? Tratteremo ora in rassegna cinque
indici azionari, tenendo bene in considerazione che la locomotiva l'hanno sempre
fatta i mercati statunitensi, mentre i mercati orientali hanno generalmente
anticipato crisi che poi si sono riversate anche su quelli occidentali. Pertanto il
piccolo e ridicolo mercato italiano niente potrà fare se non scimmiottare o
perfettamente replicare l'andamento di quello statunitense. Cominciamo perciò
con l'indice principe al mondo: lo Standard & Poor's 500 (S&P500).

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Il grafico parla da sé: durante l’estate del 2007 si è realizzata una classica figura
di doppio massimo in prossimità dei 1.500 punti indice, un pattern notoriamente
ribassista. I prezzi soggiacciono sotto la media mobile a 200 periodi, di riprendere
a salire pertanto non se ne parla. A questo punto gli spazi di discesa potrebbero
trovare un primo obiettivo di contenimento in area 1.100 punti, vale a dire ancora
un potenziale ribassista superiore ad un 10 % rispetto ai valori attuali. Tutto
dipenderà dalle semestrali con i dati di profitto societari attesi per il prossimo
mese: una raffica di profit warning potrebbe innescare un altro sell off e
conseguente discesa delle quotazioni.
Qui sotto troviamo il fratello indice DJIA30, Dow Jones Industrial Average, con una
dinamica di comportamento differente: questo indice ha segnato nuovi massimi
assoluti in Luglio 2007 a dispetto dello S&P500. Ricordiamo comunque che questi
due indici hanno una diversa composizione in termine di paniere titoli, il primo
rappresenta infatti i 30 titoli industriali classici come IBM e Coca Cola, il secondo
raccoglie le prime 500 corporations per capitalizzazione di borsa. In questo
momento la rottura del 12.000 punti lascia presagire il proseguimento della
correzione fino area 10.500.

Di impostazione simile a quella dello S&P500, troviamo qui di seguito il DAX30,


l’indice azionario tedesco, e da come si desume dallo stesso grafico abbiamo una
figura di doppio massimo che suggerisce una possibile discesa sino area 5.500.

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Anche l’indice italiano, SPMIB40, sembra trovarsi nella stessa configurazione


grafica: quasi doppio massimo a 50.000 punti e successivo ripiegamento
(ricordiamo a riguardo che dal 2003 il paniere dell’indice si è allargato passando a
40 titoli).

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Infine chiudiamo con il NIKKEI 225, l’indice giapponese: anche qui stesse
considerazioni fatte per gli altri.

IL SILENZIOSO CROLLO DELLA BORSA DI SHANGHAI

Ne avevo parlato ancora nella primavera del 2007 con uno specifico redazionale
sulla situazione di insostenibilità delle quotazioni cinesi, lo Shanghai Composite
Index ha perso qualcosa come il 50 % da ottobre 2007, passando dai 6.000 punti
a meno dei 3.000 attuali.
Rappresenta una delle peggiori performance della storia borsistica di tutti i tempi,
significa perdere quasi un dieci per cento ogni mese per sei mesi di fila.
Di questo tuttavia non se ne parla con il dovuto peso nei massmedia finanziari e
nemmeno nelle trasmissioni televisive a livello nazionale. Mi permetto di riportare
un breve passo di quel redazionale per rammentarvi come i mercati azionari sono
quasi sempre anticipatori di effetti shock che poi si materializzano nell’economia
reale. Tratto da Shanghai Surprise (Prove tecniche di crash), postato il
23/05/2007 e scaricabile nella sezione Recensioni del mio sito:

Lo Shanghai Composite Index (l'indice della Borsa Cinese) è diventato il vero


motore planetario di tutti gli indici azionari, statunitensi compresi. Basti pensare
che circa due settimane fa quando la proiezione trimestrale sul PIL USA è uscita a
1.3 % contro un atteso 2.5 %, Wall Street ha chiuso la seduta tranquillamente in
leggera salita, quando anni prima un dato di questa portata avrebbe causato un -

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3% in meno di due ore. Se Shanghai tira e continua a tirare, lo stesso faranno


anche le altre borse, quasi fossero una perfetta replica di questo indice.
I mercati ormai sembrano stampellati, forse manipolati, ma di certo sono drogati.
Una droga costituita dal mare di liquidità proveniente dalla Banca Centrale del
Giappone che foraggia ormai incessantemente da quattro anni rinegoziazioni di
debiti, fusioni aziendali e la corsa costante, silenziosa e progressiva degli indici.
L'abitudine ad alzarsi la mattina ed osservare un + 0,3 % in preapertura, sarà
presto spazzata via da un improvviso - 7 % in pieno stile crash del 1987. Non che
questo sia una novità, di moniti su questa eventualità ormai se ne contano a
decine negli ultimi due mesi.
A mio modo di vedere, questo scenario sarà notevolmente più drammatico, a
causa della massiccia presenza e diffusione degli strumenti derivati e dei loro
principali utilizzatori (gli hedge funds). Oltre il 10 % della capitalizzazione
mondiale di borsa è in mano ai fondi speculativi con strategie di posizionamento in
leva finanziaria con rapporti anche oltre 1:25, il che significa che movimentano
una ricchezza venticinque volte più grande di quella effettivamente detenuta. I
derivati hanno letteralmente minato le basi della stabilità dei sistemi finanziari del
pianeta, in completa contrapposizione alle loro originarie finalità. Proprio dieci
anni fa il mondo era già andato vicino ad un collasso finanziario di proporzioni
bibliche con il posizionamento speculativo del noto fondo di investimento ed
arbitraggio LTCM (gestito tra l'altro da due premi Nobel): se non fosse intervenuta
la FED ad inondare il mercato di liquidità, le principali banche centrali del pianeta
avrebbe dovuto dichiararsi insolventi.
Ma ritorniamo alla Cina: la situazione macroeconomica è ormai insostenibile. La
competitività (si fa per dire) di questo paese è data oltre che ai tristemente noti
processi di delocalizzazione produttiva (nel pieno sfruttamento della manodopera
locale), anche grazie alla continua e progressiva opera di svalutazione della loro
divisa: lo yuan. Questo appeal, tuttavia, genera non poche perplessità circa i
disavanzi creati sulla bilancia commerciale visto che le esportazioni sono di gran
lunga superiori alle importazioni. Per noi europei, causa rally dell'euro, avviene
esattamente il contrario. Tuttavia proprio l'imposizione da parte dei principali
partner commerciali della Cina di rivalutare lo yuan, si potrebbe trasformare in un
evento detonatore sui mercati azionari, prima cinesi e poi mondiali.

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INVESTIRE IN BORSA CON GLI ETF DURANTE LA CRISI

Considerando la discesa dei corsi azionari attesa per i prossimi semestri ed in


piena convergenza con la descrizione macroeconomica sopra riportata, desidero
segnalare i seguenti ETF utili per cavalcare il ribasso dei mercati nei prossimi
semestri. Gli ETF (acronimo di Exchange Traded Funds) sono prodotti finanziari
utilizzati per riprodurre un indice azionario o un indice settoriale. Come lo stesso
nome suggerisce si tratta di fondi negoziati nel mercato azionario, quindi
sostanzialmente fondi quotati al pari delle azioni. Acquistare un ETF su un
determinato indice azionario equivale ad acquistare un portafoglio azionario
comprendente le azioni che compongono tale indice, senza impiegare ingenti
capitali. A livello operativo, i due fondi segnalati hanno la peculiarità di replicare
all’inverso il comportamento dell’indice azionario di riferimento, per cui nel caso
dello SGAM BEAR S&PMIB, se l’indice italiano SPMIB40 realizza una performance
del – 10 %, il fondo ETF ottiene una performance positiva del 10 % (attenzione
anche al contrario: ovvero il fondo ETF perde se l’indice italiano realizza una
performance positiva). Ad ogni modo si consiglia di approfondire le peculiarità
degli strumenti indicati attraverso il sito informativo e la scheda tecnica dei relativi
emittenti.

ETF CONSIGLIATO
Nome del Fondo DB-X TRACKERS SP500 SHORT
Emittente DB - X TRACKERS
Indice Sottostante USA SP500 SHORT
Codice ISIN LU0322251520
Market Maker DEUTSCHE BANK
Informazioni www.dbxtrackers.com

ETF CONSIGLIATO
Nome del Fondo SGAM BEAR S&PMIB
Emittente SGAM INVESTMENTS
Indice Sottostante ITALIA SPMIB40 SHORT
Codice ISIN FR0010446146
Market Maker SOCIETE GENERALE
Informazioni www.sgametf.it

TASSI DI INTERESSE: EUROLANDIA & ZIO SAM

L'evoluzione dei mercati azionari ed obbligazionari dipenderà largamente dalle


scelte di politica monetaria adottate dalle rispettive banche centrali nei prossimi
semestri, e già qui potremmo ipotizzare alcuni scenari di possibile evoluzione. FED
e BCE su questo si dimostrano fra loro in contrasto: mentre la prima sembra
interessata a salvare i grandi gruppi bancari in default e al sostegno dei consumi
grazie ad una politica espansiva relativamente ai tassi di interesse, la seconda ha
intrapreso una strada del tutto opposta volta a mitigare e calmierare le sole
ventate inflazionistiche. In vero nessuno dei due istituti centrali sembra aver
ancora capito che cosa sta avvenendo a livello socioeconomico sul pianeta: negli
USA la domanda è stata sostenuta solo ed esclusivamente ricorrendo al debito e
questa situazione sembra voglia essere mantenuta ancora per i prossimi anni

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grazie ad un abbassamento dei tassi di interesse che consentono di continuare a


fare debiti per pagarne altri. Una situazione socioeconomica destinata molto
presto ad esplodere o a diventare ingestibile: non mi stupirei di un default degli
USA sui loro titoli di stato (cosa tra l'altro già avvenuta con Messico, Russia ed
Argentina). In Europa l'approccio è diametralmente opposto: i tassi li vogliono far
salire perchè così si interrompe il ricorso al debito facile e si contiene l'inflazione.
Purtroppo parte del rialzo del prezzo delle materie prime è proprio causato dalla
politica monetaria della BCE, infatti l'aumento atteso dei tassi in Eurolandia spinge
ad una svalutazione del dollaro nei confronti dell'euro e questo obbliga ad
aumentare il valore delle merci e materie prime vendute in dollari. Questo
processo è destinato a presentare conseguenze impensabili in Europa quando si
dovesse invertire il processo di apprezzamento del cross euro/dollaro.

CAMBIO EUR/USD: QUALE FUTURO ?

Molte scelte di allocazione dovrebbero essere effettuato esclusivamente prendendo


in considerazione la possibile evoluzione del cambio euro/dollaro ormai proiettato
in area 1.70 per la fine del 2008. Quello che sta avvenendo nel mercato valutario
dovrebbe preoccupare particolarmente tutti (governi compresi) in quanto si rischia
di creare uno spaccamento valutario nei prossimi tre anni con la nascita di una
seconda valuta in Europa ed un conseguente sistema monetario a doppia
circolazione.

Non che sia una novità, ma non possono coesistere nel lungo termine una moneta
straordinariamente forte con un’economia debole (tipica situazione da scenario
argentino), nella fattispecie ormai si desume come l'euro sia in realtà un marco
tedesco travestito più che una moneta comunitaria. Alla Germania questa veste
nascosta consente non pochi vantaggi visto che le sue esportazioni sono
maggiormente concentrate all'interno della comunità stessa: per altri paesi, vedi il

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caso italiano, questa dinamica valutaria non è destinata a durare a lungo: o salta
l'euro (eventualità molto remota) o salta l'Italia e con essa tutte le altre economie
comunitarie allineate (ipotesi molto attendibile). Nel dettaglio si paventa quello
che avevo inserito nella copertina del mio primo saggio economico, Duri e Puri, in
cui una moneta da un euro si splittava in due parti prima di collassare in una
tragedia stile Titanic. Il messaggio che si vuol trasmettere è proprio questo: la
spaccatura dell'euro con la nascita di una seconda valuta (più debole) che
dovrebbe circolare ed essere la moneta di riferimento per il Club Med ovvero
Italia, Spagna, Francia (forse), Portogallo, Grecia, Cipro e Malta.
Tutti questi paesi sono accomunati da livelli di indebitamento pubblico (in
percentuale sul PIL) notevolmente superiori alla media europea e con condizioni
socioeconomiche molto simili tra loro (elevata disoccupazione, elevato export
extracomunitario e crescita sostanzialmente invariata).
Pertanto la creazione di una seconda valuta darebbe maggior slancio competitivo
e consentirebbe di creare una Europa più forte una volta messi fuori dalla porta i
sei paesi in stadio terminale (ricordo comunque che questa è una mia personale
supposizione). Scendendo sui dettagli tecnici cerchiamo di fare alcune ipotesi
sull'andamento del cross valutario per i prossimi trimestri: come potete vedere dal
relativo grafico sin tanto che il cross EUR/USD rimane imprigionato all'interno del
canale rialzista evidenziato, l'ipotesi di continui e ripetuti rialzi rimane sempre la
più probabile. Non mi stupirei di vedere il cambio in area 1:2 nei prossimi anni
(ovvero ci vorranno due dollari per acquistare un euro). Dopotutto, la continua
svalutazione del dollaro ormai è un elemento determinante dell'epoca che stiamo
vivendo ovvero la crisi di fiducia nei confronti degli USA. Lo Zio Sam è il paese più
indebitato del mondo sia a livello storico che reale, con famiglie ed imprese ormai
in piena saturazione debitoria: il mercato dei consumi è in pesante contrazione,
segno evidente della recessione appena iniziata, che si trasformerà presto in
depressione stile 1929. Tutti stanno scappando dal dollaro, governi, fondi,
investitori e corporations: sarebbe il caso di imitare questa view e replicare il
comportamento dei grandi interlocutori del mercato. Pertanto sulla base di
questo, il mio consiglio è quello di evitare assolutamente il posizionamento in
assets quotati in dollari americani (tranne casi molto particolari).

IL PETROLIO ED IL PEAKOIL

Quanto sta avvenendo sui mercati petroliferi è diretta conseguenza del peakoil
(www.peakoil.org) ovvero del picco di produzione petrolifero, il quale comporta un
lento ed inesorabile processo di esaurimento del petrolio convenzionale. La teoria
del peak oil avanzata dal Prof. Hubbert nel 1956 trova piena manifestazione con
l'attuale evolversi dello scenario energetico mondiale (www.hubbertpeak.com).
Per semplificare all'estremo questo processo di esaurimento, immaginate che un
giacimento di petrolio possa essere idealmente rappresentato graficamente come
una torta con due strati di crema, il primo strato rappresenta il petrolio leggero
(quello facile da estrarre e poco costoso da raffinare in virtù di una assenza di
zolfo), mentre il secondo strato è costituito dal greggio pesante (di qualità
bituminosa, molto costoso da estrarre e soprattutto da raffinare). Per ragioni di
natura geofisica la quasi totalità dei giacimenti del mondo ha piccato tra il 2003 ed
il 2005 ovvero ha raggiunto un livello estrattivo per cui la qualità di greggio
leggero è destinata a diminuire costantemente con il tempo. Questo determina
una contrazione progressiva dell'offerta petrolifera, che oggi immette sul mercato
quotidianamente oltre 80 milioni di barili, domani saranno 75, poi 70 e così via
scemando per i prossimi decenni. La domanda invece si trova esattamente con un

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trend di crescita opposto, aumenta del 4 % ogni anno, a causa del contributo
massiccio di paesi come la Cina e l'India che hanno iniziato ad assorbire
quantitativi di greggio sempre maggiori di mese in mese. Pertanto, il prezzo del
petrolio è destinato a salire costantemente nei prossimi due/tre anni arrivando a
livelli insostenibili che comprometteranno molte attività umane per la loro
sopravvenuta antieconomicità (immaginate le conseguenze sulla vita di tutti i
giorni quando un barile costerà 300 $). Le conseguenze potrebbero essere molto
più disastrose per gli europei qualora, per motivazioni macroeconomiche
improvvise ed inaspettate, il cross EUR/USD dovesse deprezzarsi passando magari
da 1.60 a 1.20. In questa eventualità prepariamoci a vedere in Europa un tasso di
inflazione galoppante stile Germania nel 1920: l'euro infatti in questi ultimi anni è
stato un fenomenale ammortizzatore socioeconomico per tutti gli abitanti
dell'Unione Europea.

Riguardo al rally del prezzo del petrolio si evidenzia dal grafico (Future e-Mini NY
Light Crude Oil) un trend al rialzo decisamente marcato con brevi momenti di
correzione (probabilmente prese di beneficio): sentiamo ormai da mesi parlare i
massmedia di come questo mercato sia oggetto di una eccessiva e fuorviante
speculazione finanziaria che ha fatto lievitare le quotazione del barile a prezzi
ormai esageratamente gonfiati. Sia governi che agenzie di stato parlano solo di
interventi volti alla tassazione degli elevati livelli di utile delle società petrolifere e
di come limitare la speculazione alzando i cosidetti margini di negoziazione sui
contratti futures. A riguardo sappiate che un future sul petrolio CLZ8 ovvero un
contratto derivato quotato al NYMEX con consegna a Dicembre 2008 di 1.000
barili di petrolio (quindi con un controvalore di circa 140.000 $) richiede un
margine di negoziazione e mantenimento di circa 9.000 $. Questo significa che
con un importo sostanzialmente modesto posso godere di un potenziale profitto
pari a 10.000 $ (e quindi realizzare oltre il 100 %) qualora il prezzo del petrolio
dovesse arrivare a 150 $ dagli iniziali 140.
Per limitare la speculazione finanziaria si sta pensando di aumentare il suddetto
margine portandolo da 9.000 $ agli oltre 25.000 $, questo a sentire le fonti
istituzionali ridurrebbe sensibilmente il numero degli speculatori. Purtroppo ancora

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una volta massmedia ed istituzioni non percepiscono il problema per come sta
emergendo: a riguardo è opportuno considerare l'effetto contango che descrive in
modo molto tecnico che cosa sta avvenendo sui mercati petroliferi. Con questo
termine, negli ambienti borsistici legati alla compravendita delle merci, si suole
identificare una singolare condizione di mercato in cui i prezzi a pronti sono
inferiori di quelli a termine. In buona sostanza questo significa che acquistare
petrolio attraverso un contratto future che abbia consegna fisica a 3 mesi costa
meno rispetto ad una medesima fornitura che invece abbia consegna a 12 mesi.
Questa condizione di mercato è piuttosto insolita, infatti nella prassi mercantile
avviene il contrario, almeno avveniva il contrario fino a qualche settimana fa: per
fare un esempio, immaginate un uragano che colpisce la costa atlantica negli
States, questo evento atmosferico inatteso compromette le potenzialità estrattive
di alcune piattaforme offshore e perciò causa una impennata nel breve termine
delle quotazioni in seguito ad una momentanea contrazione dell'offerta che
tuttavia nel medio/lungo termine tende successivamente a stabilizzarsi e ad
assorbire questo evento occasionale. In questa eventualità, quindi, i prezzi a
pronti sono più elevati di quelli a termine (con scadenze molto distanti). Invece
quanto sta avvenendo recentemente è piuttosto inquietante in quanto, man mano
che si allontana la data di consegna (e quindi l'orizzonte temporale), più il prezzo
del greggio aumenta. Questa dinamica dei prezzi, continuamente in ascesa,
conferma dal punto di vista tecnico l'ipotesi che il prezzo del greggio sia
determinato da fenomeni strutturali della domanda piuttosto che da tanto
propagandate istanze speculative.
In vero quindi chi si sta posizionando al rialzo con le scadenze a termine molto
lontane lo fa perchè necessita di certezze in merito al prezzo di consegna del
greggio nell'imminente futuro e quindi cerca quanto prima una sorta di polizza di
assicurazione sul prezzo della fornitura nel lungo periodo (i contratti future sono
nati originariamente per soddisfare proprio questa esigenza e non per pura
speculazione).
Dal punto di vista dell'analisi tecnica possiamo ipotizzare una possibile correzione
in area 120 $ per consentire lo scarico degli indicatori in ipercomprato: a quel
livello di prezzo è presumibile ritenere la ripresa della salita con prossimo target
200 $. Qualora il prezzo dovesse scendere con volumi rilevanti sotto il supporto
psicologico e tecnico dei 100 $ a quel punto l’impostazione rialzista potrebbe
essere completamente rivista.
Ricordo infine che oltre i 150 $ si raggiunge il cosiddetto punto di inversione
ovvero il prezzo diventa talmente elevato da causare una pesante contrazione dei
consumi, e chi produce greggio inizia a subire una rilevante diminuzione dei ricavi
di vendita. Anche qui si potrebbero aprire molti scenari, ma diamo tempo al
tempo.

LA CRISI ALIMENTARE

Quanto è accaduto sul mercato petrolifero con il triplicare del prezzo del greggio in
meno di due anni, si sta lentamente riproponendo anche sul prezzo di numerose
materie prime necessarie oltre che alle produzioni industriali anche al
sostentamento alimentare del genere umano. Purtroppo la nostra epoca è
caratterizzata da una convergenza molto spiacevole di variabili macroeconomiche
determinanti per consentire un equilibrio ed una crescita sostenibile nel lungo
periodo. Con Cina ed India che vogliono replicare lo stile di vita occidentale,
quindi, oltre all'automobile ed ai vari prodotti di intrattenimento, anche il nostro
tenore alimentare, siamo entrati in una fase di inflazione galoppante sul mercato

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delle commodity (materie prime). Personalmente non mi trovo in sintonia con le


esternazioni di esponenti di governo o con il bombardamento mediatico che spiega
l'impennata delle quotazioni di soia, mais & company solo perchè grandi investitori
hanno deciso di speculare su questi mercati, per rifarsi delle perdite conseguite sul
mercato obbligazionario e immobiliare. Una parte di colpa si potrebbe anche
addossare agli speculatori finanziari: in vero questa situazione è una diretta
conseguenza della globalizzazione che ha fatto emergere oltre 2,5 miliardi di
persone che ora vogliono vivere alla Homer Simpson e quindi mangiare (molto),
girare in automobile e divertirsi al pari nostro. La maggior parte di questi grandi
opinionisti e governanti ha studiato l'economia attraverso sistemi econometrici che
non consideravano affatto l'impatto del mondo orientale, ritenendo che il centro
del mondo e degli affari sia e sempre sarà la sola cordata euroamericana.
Pochi sono a conoscenza di quante catene di supermarket hanno iniziato il
razionamento del cibo nella vendita al dettaglio: per fare un esempio, questo
significa che ogni consumatore non può acquistare più di tre pacchi di riso o più di
5 kg di farina. L'emergenza alimentare in alcune regioni del mondo ha provocato
preoccupanti sommosse popolari, colpendo i paesi più deboli come Indonesia,
Senegal, Haiti, Ecuador, Filippine e così via.
L'incubo petrolio si rifletterà molto amaramente sul campo agroindustriale,
facendo presto conoscere il destino che aspetta la maggioranza delle persone nei
prossimi decenni. Vi basti considerare che oltre un secolo fa la popolazione
mondiale si attestava ad oltre un miliardo di individui, contemporaneamente una
vacca da latte produceva circa 6/7 litri di latte al giorno e la resa agricola di un
ettaro coltivato a mais era di circa 20 quintali. Oggi la popolazione mondiale è
sestuplicata, oltre i sei miliardi, e casualmente lo stesso è avvenuto anche per la
resa di una montata lattea di una vacca e la resa agricola di un ettaro di terreno
coltivato a mais. Questa esplosione demografica è stata resa possibile proprio
grazie all'industria petrolifera ed al greggio (abbondante ed a buon mercato), che
ha consentito l'avvento e lo sviluppo su larga scala di attrezzature agricole
(trattori, mietitrebbie, spargiletame, pompe di irrigazione), fertilizzanti e pesticidi
che hanno aumentato la fertilità dei terreni agricoli, i quali a cascata foraggiano gli
allevamenti intensivi di carne ad uso alimentare (bovini, suini e pollame). Il peggio
deve ancora arrivare.

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Potete rendervi conto di quanto è accaduto a livello di quotazione di borsa sui due
mercati alimentari di riferimento rappresentati dal relativo grafico a quattro anni:
CORN (mais) e SOYBEAN (soia). Entrambi sono triplicati di valore in meno di due
anni. Si aggiunga infine che un significativo contributo alla impennata delle
quotazioni è identificabile nella follia suicida di investire e far sviluppare il business
dei biocarburanti, sottraendo quindi imponenti distese di terreni alla coltivazione di
derrate agricole per uso alimentare umano.

PROBLEMA CARTOLARIZZAZIONI: FUGA DAI BANCARI

Il marcio di quest'epoca che sta provocando episodi di contagio finanziario su tutto


il pianeta deriva da questo fenomeno di prassi bancaria portato all'eccesso in
questi ultimi anni ovvero l'operazione di cartolarizzazione dei mutui. Per
sintetizzare con poche parole questo argomento, prima le banche hanno prestato
senza grandi discriminazioni il denaro per acquistare case ed appartamenti, e
successivamente una volta percepito i rischi di esposizioni debitorie troppo a lungo
termine per interventi integrali (mutui al 100%), hanno raggruppato tutti questi
mutui e li hanno inseriti all'interno di fondi di investimento appositamente creati.
Naturalmente questi fondi di investimento vengono propagandati come fenomenali
opportunità di investimento vista la loro peculiarità di proteggere il capitale
investito (grazie alle ipoteche presenti sugli immobili gravati da mutuo) ed il
rendimento garantito sotto forma di rendita (permesso dal cumulo delle rate su
tutti questi mutui). Al riguardo vi invito a leggere il mio redazionale dal titolo
FARLOCCOLANDIA che trovate postato sulla pagina Recensioni del mio portale:
capirete quanto è grave l'attuale momento storico.
La crisi innescata nel 2007 ha pertanto origine bancaria ed è una diretta
conseguenza della globalizzazione, che ha creato in questi ultimi anni nuove
generazioni di morti di fame (in USA si chiamano NINJNA = none income, none
asset, none job), i quali possono effettuare investimenti per il loro percorso di vita
solo se qualcun altro presta loro il denaro (essendosi polverizzata la capacità di
risparmio). Contrariamente a quanto abbiamo sempre pensato più grande è la

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banca, più questa è probabile sia esposta con queste formule di utilizzo degli
impieghi: non a caso fenomeni di default o crisi hanno colpito proprio grandi realtà
bancarie in tutto il mondo, UBS in Svizzera, Northern Rock nel Regno Unito, City
Bank in USA, Nomura in Giappone, Deutche Bank in Germania e Societe Generale
in Francia (molto presto anche l'Italia avrà la sua Northern Rock).
La quasi totalità dei titoli bancari quotati sui mercati azionari ha subito crolli delle
quotazioni superiori al 50 % in meno di un semestre (guardate che cosa è
successo ai tre gruppi bancari italiani): questa pesante correzione sembra
tutt'altro che terminata, ma solo all'inizio.
Diventa di basilare importanza quindi, sulla base di quanto sta accadendo a causa
di comportamenti e strategie bancarie sconsiderate, ridefinire il proprio appoggio
bancario. A tal proposito sconsiglio di detenere le proprie disponibilità liquide
(attraverso p/t o conti di deposito) presso grandi gruppi bancari italiani
(soprattutto per quello che è accaduto ai grandi gruppi bancari all'estero): cercate
piuttosto una piccola ed indipendente banca di credito cooperativo nel territorio di
vostra residenza, accertatevi che non abbia cartolarizzato mutui, che non abbia
erogato denaro con interventi integrali (esempio i mutui al 100 %), che non abbia
manie di grandezza e si accontenti della sua limitata vocazione territoriale.
Non che il circuito del credito cooperativo debba essere preso per integro e sicuro
nella sua totalità, anche nello specifico dovete provvedere a verificare come viene
gestita la tesoreria della banca e quali sono le principali strategie di portafoglio per
gli impieghi dei depositi. Per una volta tanto dovete invertire il ruolo allo sportello:
dovrete essere voi (prima di aprire il conto corrente) che vorrete verificare la
solvibilità e grado di patrimonialità della banca in questione e richiedere opportuna
documentazione alla banca (per esempio lo stato patrimoniale) che dimostri il
buono stato di salute dell'istituto. Se percepirete ostacolo o diffidenza
nell'ostentare quanto sopra dal personale bancario preposto, lasciate perdere e
provvedete a cercare altri concorrenti (dando tuttavia adeguata pubblicità a
conoscenti ed amici sul fatto che la banca in questione non ha assecondato le
vostre richieste di rassicurazione).
Qui sotto potete trovare i grafici dei tre gruppi bancari italiani: si sconsiglia per
adesso di valutare acquisti per speculazioni al rialzo visto che il sentiment è
ancora molto negativo (ridimensionamento accentuato del livello dei profitti ed
incognita sull'effettivo ammontare delle perdite subite per processi di
svalutazione). Chi possedesse gli strumenti opportuni, valuti di posizionarsi con
una vendita allo scoperto (speculazione ribassista) utilizzando dei CFD (contract
for difference) soprattutto per il titolo Unicredito (attualmente la banca più
esposta con i subprime e la più in difficoltà con i processi di cartolarizzazione e i
contratti di copertura sui tassi di interesse).

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Da come si può osservare il titolo Unicredito è letteralmente collassato, passando


dai 7.50 euro dell’estate 2007 agli attuali 3.60 euro, con una diminuzione di valore
di oltre il 50 %. La quotazione si è addirittura protratta sotto i minimi del 2004:
stiamo parlando della più grande banca italiana.
Stesso discorso per Intesa San Paolo: passata dai 6 euro agli attuali 3.50, si
potrebbe individuare in area 2.50 euro un possibile target della discesa.
Attenzione in ogni caso ad acquistare i bancari in questo momento: lo scenario
potrebbe pesantemente peggiorare se si dovessimo assistere ad un caso di default
in Italia simile a quello della Nothern Rock.

Il titolo Banca Monte dei Paschi è quello con la peggiore performance, passando
dai 5 euro agli 1.75 attuali, con una contrazione superiore al 60 %. La view sui
fondamentali della banca è piuttosto negativa in seguito allo sforzo finanziario per
l’acquisto di Banca Antonveneta.

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DIFFUSIONE DEI CDS: POSSIBILE EFFETTO DETONATORE

Dopo i moniti lanciati da Alan Greenspan, George Soros e Warren Buffet ora anche
alcune testate finanziarie indipendenti hanno iniziato ad ammonire le comunità
finanziarie sul prossimo bubbone che si affiancherà a quello dei mutui subprime
ovvero i CDS (Credit Default Swap). Nella terminologia finanziaria infatti
rappresentano un accordo tra un acquirente ed un venditore per mezzo del quale
il compratore paga un premio periodico a fronte di un pagamento da parte del
venditore in occasione di un evento relativo ad un credito (come ad esempio il
fallimento del debitore) cui il contratto è riferito. Lungi dal tediarvi con pesanti e
noiose interpretazioni tecniche su che cosa siano questi famigerati prodotti, ma
immaginate a livello pratico a dei contratti molto sofisticati che consentono ad una
controparte di assicurarsi nel caso in cui un emettitore di obbligazioni risulti
insolvente. L'avidità umana purtroppo ha spinto all'estremo l'utilizzo di questi
strumenti di copertura del rischio, trasformandoli in strumenti pesantemente
speculativi. Per fare un esempio, essendo un mercato totalmente non
regolamentato, alcune società (con modesti livelli di capitalizzazione) possono
emettono coperture sul rischio di insolvenza per altre società con lo scopo principe
di incassare il premio di assicurazione e realizzare così un profitto netto
(confidando sul fatto che la società non diventi effettivamente insolvente).
Significa trasformarsi in compagnia di assicurazione, incassare i premi delle
relative coperture offerte al mercato e confidare che non si verifichino MAI
richieste di risarcimento perchè in questo caso non si potrebbe onorare
integralmente il proprio impegno risarcitorio. I mercati finanziari globalizzati si
reggono su delicati equilibri e formule matematiche costruiti attraverso castelli di
CDS. Il controvalore di questi prodotti in circolazione e riferiti ad ogni singolo
debitore è ampiamente superiore alle obbligazioni in circolazione dei debitori
stessi. Ad esempio, a fronte di un prestito obbligazionario di 10 MLN di USD,
potrebbero trovarsi in circolazione 50 MLN di USD in CDS. Qualora questo prestito
andasse in default e potesse essere rimborsato solo per il 30 %, la perdita per gli
investitori che detengono queste obbligazioni ammonterebbe a 7 MLN di USD,
mentre la perdita per coloro che hanno emesso CDS ammonterebbe invece a 35
MLN di USD. Alla fine l'utilizzo speculativo di questi strumenti, invece di contenere
il rischio, lo ha profondamente amplificato.

ORO: ANCORA VALIDO COME BENE RIFUGIO ?

Ancora nella primavera del 2006 consigliavo vivamente di acquistare oro fisico con
target price rispettivamente prima a 750 e successivamente 1.000 $ l'oncia.
Adesso il posizionamento in oro non è più facilmente gestibile come due anni fa in
quanto lo slancio propulsivo ha iniziato a smorzarsi una volta raggiunto e superato
la soglia dei 1.000 $. Sempre nello stesso periodo consigliavo anche azioni di
società aurifere e minerarie, ma ora vi rimando nella sezione relativa ai fondi
comuni di investimento consigliati che hanno nelle loro pance questi titoli,
piuttosto che indicare un ingresso diretto sulle varie Barrick Gold o Newmont
Mining. In questa fase di mercato infatti è preferibile affidarsi ad uno stock picking
effettuato da un fund manager in epoche temporali separate (quindi con diverse
tecniche di scaling e timing) che riesce a girare il portafoglio di un fondo con
maggiore dinamicità e con maggiore diversificazione. Questa lettura è data dal
fatto che il target di prezzo è stato raggiunto e pertanto il possibile proseguimento
del trend di mercato deve essere idealmente ipotizzato. Tuttavia considerando il

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prezzo di 850 $ raggiunto con la speculazione degli anni settanta ed il relativo


tasso di inflazione durante questi tre decenni un possibile prezzo obiettivo per i
prossimi anni potrebbe essere 2.500 $ l'oncia.
Il posizionamento in oro sembra non conoscere crisi: fondi, governi, banche
centrali, investitori istituzionali e recentemente anche il pubblico retail. Il timore di
un aggravarsi della crisi planetaria sta alimentando la richiesta di metallo fisico a
scapito di quello garantito con investimenti cartacei. Su questo punto mi è
doveroso sottolineare ancora una volta come la maggior parte di quelli che stanno
investendo in metallo giallo attraverso i cosidetti certificates potrebbero avere
spiacevoli sorprese a causa di una incapacità di copertura con il sottostante:
questo significa che chi promette o assicura di possedere l'oro in forma segregata
o con promessa di acquisto attraverso un contratto future potrebbe non essere in
grado di onorare il suo impegno, e questo a causa dell'impossibilità materiale data
dal mercato aurifero di poter soddisfare tutte le richieste (si stima che circa il 70
% degli investimenti cartacei che hanno come sottostante il metallo prezioso si
troverebbero in una situazione di sostanziale mancanza di copertura aurea).

Con l'occasione consiglio di posizionarsi attraverso il seguente Exchange Traded


Commodity LYXOR GOLD BULLION SECURITIES (ISIN: GB00B00FHZ82) il
quale è uno dei pochi a replicare il prezzo del metallo giallo con il fixing di Londra
e soprattutto ad avere come sottostante del fondo lo stesso oro fisico detenuto
presso il caveau della banca HSBC a Londra (a riguardo visitate il sito
www.lyxor.com). Chi desidera invece acquistare l'oro sotto forma fisica con i
tradizionali lingotti si può rivolgere presso un banco metalli oppure presso fonderie
di recupero metalli: qui sotto trovate alcuni riferimenti utili per la prenotazione e
l'acquisto d'oro fisico.

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BLS SPA www.berica.com


VIMET SPA www.vimet.com
ITALPREZIOSI SPA www.itatlpreziosi.it

Ulteriori argomenti tecnici che sostengono il posizionamento in oro possono essere


ricercati nella matrice strutturale della curva della domanda e dell'offerta: mentre
la prima è progressivamente in crescita in seguito al miglioramento degli standard
di vita in area molto popolate (Cina ed India), la seconda è in leggera stagnazione
a causa dei processi di esaurimento in superficie delle miniere e della volontà di
alcuni paesi di utilizzare l'oro estratto come propria riserva di valore per la propria
economia e divisa (vedi il caso russo e sudafricano). Anche l'estrazione aurifera
risentirà dei maggiori oneri di ricerca e di estrazione in seguito all'aumento dei
costi petroliferi, e questo determinerà nel lungo periodo un possibile effetto
rialzista sul prezzo del metallo giallo. Si aggiunga a quanto espresso sinora la
volontà da parte di molte banche centrali di interrompere la vendita delle loro
riserve ed iniziare un processo esattamente opposto sulla base delle
considerazioni che stanno emergendo a livello planetario circa il possibile effetto
domino dei mercati finanziari a rischio contagio finanziario a causa della crisi sul
prestito facile (mutui subprime e carte revolving).
Per addentrarci sui possibili livelli tecnici di acquisto, da come si evince dal grafico
è possibile individuare in area 900 $ una congestione dei prezzi in prossimità della
media mobile a 200 giorni: tale prezzo può essere considerato come un livello di
entrata sul mercato, nella convinzione che il trend riprenda la sua corsa per
attaccare il prossimo obiettivo in area 1.250 $.
Infine qui sotto potete trovare alcune indicazioni per tre titoli auriferi
particolarmente conosciuti: qualora le quotazioni si portassero in prossimità dei
livelli segnalati potrebbero diventare delle interessanti opportunità di ingresso per
un trade di medio periodo. Ricordo comunque che questi stessi titoli si trovano
spesso all’interno dei portafogli dei fondi azionari specializzati sulle materie prime
o sul settore estrattivo, come ad esempio il fondo Black Rock indicato
successivamente nella relativa sezione.

Azione BARRICK GOLD Simbolo NYSE ABX


HTTP www.barrick.com Entry Price 35/37 $

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Azione NEWMONT MINING Simbolo NYSE NEM


HTTP www.newmont.com Entry Price 40/42 $

Azione MINAS BUENAVENTURA Simbolo NYSE BVN


HTTP www.buenaventura.com Entry Price 30/35 $

FRANCO SVIZZERO: L'ULTIMO BALUARDO

Il franco svizzero rimane il secondo bene rifugio per eccellenza dopo l'oro, la
Svizzera detiene uno status di neutralità ed indipendenza economica e militare che
l'hanno eletta a forziere più sicuro del pianeta, oltre ai vantaggi tipici riconosciuti
dal suo sistema bancario. A tal riguardo aprire un conto in Svizzera e detenervi

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disponibilità ed investimenti di vario genere non è reato, a patto di rispettare la


normativa sul monitoraggio fiscale italiana. Chi pertanto volesse delocalizzare una
parte del proprio patrimonio puntando sullo status di rifugio e segregazione che
offrono le banche svizzere lo può fare in piena semplicita rispettando i seguenti
steps operativi: apertura di un conto di deposito nominativo, trasferimento delle
disponibilità liquide attraverso canali intermediari autorizzati (per esempio con un
normale bonifico bancario) e compilazione del Quadro RW nel Modello Unico
relativamente all'anno di imposta in cui si è effettuato il trasferimento.
Attenzione: questo iter vale per la Svizzera così come per qualsiasi altro paese
comunitario o extracomunitario. Nello specifico, quindi i contribuenti italiani
devono indicare nel Quadro RW (Sezione III) i trasferimenti da e verso l'estero
che hanno interessato investimenti o attività finanziare detenute all'estero (si
consiglia tuttavia di ricercare supporto ed ulteriori informazioni presso il più vicino
ufficio finanziario dell'Agenzia delle Entrate).
In seguito alla vicenda UBS della scorsa estate diventa rilevante la scelta
dell'istituto di credito svizzero sulla quale depositare i propri risparmi: le banche
più consigliate sono anche qui quelle di piccole dimensioni dotate di propria
indipendenza patrimoniale e gestionale. Evitare quindi di appoggiarsi a banche
svizzere che hanno come azionisti di maggioranza banche italiane o altre banche
comunitarie. Possibilmente considerare solo gli istituti di deposito o di pura
gestione: molto apprezzate su scala internazionale per la loro efficienza e solidità
patrimoniale sono le banche cantonali. Evitate di aprire conti di deposito online
che non offrono per la sicurezza della clientela il servizio di generazione password
usa e getta attraverso le chiavi elettroniche di private secure access.

Dovuta attenzione va posta anche alle spese di apertura e manutenzione del


conto: le banche svizzere sono famose per oneri di tenuta conto e costi di
smobilizzo a volte troppo eccessivi (questo per impedire la migrazione del cliente).
Per quanto riguarda un'analisi tecnica sul franco svizzero, da una lettura grafica
possiamo ipotizzare un significativo apprezzamento della divisa svizzera nei
confronti dell'euro qualora lo scenario mondiale di crisi finanziaria si dovesse
amplificare nei prossimi semestri. In ogni caso un tasso di cambio compreso tra

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1.60 e 1.62 si può considerare appetibile per una conversione di liquidità ed una
delocalizzazione finanziaria: in caso anche nella confederazione elvetica si
alzeranno i tassi potremmo aspettarci un rafforzamento della divisa svizzera in
area 1.55 con un rendimento di oltre il 4 %.
Qui sotto sono riportati i riferimenti di alcune banche di deposito e di gestione di
investimento molto conosciute e prestigiose nel Cantone Ticino.

BANCA ARNER www.arnerbank.ch


BANCA COMMERCIALE DI LUGANO www.bcl.ch
BANCA DEL SEMPIONE www.bancadelsempione.ch
BANCA DEL CANTON TICINO www.bancastato.ch
BANCA CORNER www.cornerbanca.ch
FINTER BANCA www.finter.ch
PRIVAT BANK www.pkb.ch
UNION BANCAIRE PRIVÉE www.ubp.ch

DIAMANTI: SONO ANCORA UN BENE RIFUGIO ?

Il mercato dei diamanti è un mercato in senso improprio del termine in quanto


l'offerta è gestita da un duopolio: De Beers e Leviev. Considerarlo come un
investimento, a mio modo di vedere, è forse troppo azzardato, tuttavia lo
possiamo ancora considerare un asset di rifugio. Con l'occasione ricordo che
durante la persecuzione nazista molte famiglie di ebrei riuscirono a sopravvivere e
successivamente a ripartire da zero una volta terminato il conflitto militare proprio
perchè avevano occultato grandi quantitativi di diamanti grezzi, considerati ancora
oggi il valore più trasportabile per eccellenza. Questo non deve comunque
innescare una rincorsa frenetica all'acquisto degli stessi: è possibile posizionarsi su
questo tipo di assets con non più del 5 % del proprio patrimonio. Ricordiamo a tal
proposito che il valore di un diamante dipende dalle cosidette 4C: colour, clarity,
cut and carat (rispettivamente: colore, purezza, taglio e peso espresso in carati).
Nella fattispecie la caratura ovvero il peso è determinante in fase di rivendita per
incontrare maggiori opportunità: la dimensione ideale è il mezzo carato (circa
1/10 di grammo) con un costo approssimativo attorno ai 3.500 euro. I vantaggi
dei diamanti possono essere riassunti nei seguenti: circolazione del bene al
portatore con conseguente anonimato dell'investitore, investimento stabile nel
lungo termine, esenzione fiscale delle eventuali plusvalenze realizzate nella
rivendita. Gli svantaggi possono essere invece così riepilogati: mancanza di un
prezzo ufficiale di mercato, instabilità politica dei paesi in cui si estraggono
diamanti con possibili ripercussioni negative sul prezzo degli stessi nel breve
periodo, quotazione delle carature spesso ancorate al dollaro statunitense in
alcune aree di taglio, smobilizzo dell'investimento in alcuni casi con tempi
eccessivamente sostenuti.

CERTIFICATI DI DEPOSITO BANCARI E POLIZZE UNIT LINKED

Evitate di contrarre polizze unit o index linked: rappresentano uno strumento di


ultima generazione ideato dal sistema bancario per appropriarvi dei vostri risparmi
per periodi di tempo piuttosto elevati impedendovi di smobilizzare a meno di
costose penali. La maggior parte di questi fenomenali strumenti di investimento
contempla commissioni di sottoscrizione piuttosto elevate (anche oltre il 5 %) ed

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utilizza sempre la solita remunerazione civetta che garantisce un rendimento


allettante solo per i primi due anni. Ormai anche la stampa finanziaria di settore
ha bocciato pienamente queste formule di investimento per la mediocrità dei
rendimenti offerti a consuntivo del periodo di investimento. Per quanto concerne
invece i certificati di deposito bancari dovete verificare le condizioni offerte non
solo dalla vostra banca, ma anche dalla concorrenza: solitamente tutte le banche
sono disposte ad allinearsi alle offerte dei concorrenti pur di non perdere il cliente
e la sua massa da gestire. Qualora il vostro istituto di credito non vi soddisfi a
livello di rendicontazione offerta potete valutare l'acquisto del seguente ETF
LYXOR EUROCASH (ISIN: FR0010510800): rappresenta il primo ETF a forma
di deposito che consente un impiego efficiente della propria liquidità, infatti al pari
di un conto corrente o di un deposito, cresce costantemente in virtù dei nuovi
interessi maturati ogni giorno in base al tasso EONIA definito dalla Banca Centrale
Europea (è il tasso medio a cui le principali banche si scambiano i depositi a un
giorno). Ulteriori vantaggi aggiuntivi sono dati dall'assenza di vincolo temporale
(in quanto a differenza di altri strumenti di liquidità, l'ETF può essere venduto in
tempo reale su Borsa Italiana) e dal beneficio fiscale derivante da un'imposta
sostitutiva del 12.5 % contro il 27 % applicato ad un investitore privato in caso di
regime di risparmio amministrato.

TITOLI DI STATO ED OBBLIGAZIONI

Cominciamo subito con il segnalare che i titoli di stato italiani hanno un rating pari
a quelli del Botswana ovvero AA- (mentre Germania, Francia, Spagna ed
Inghilterra possono vantare il massimo giudizio di rating AAA ovvero possibilità di
insolvenza pari a zero). Il giudizio AA- presuppone un sostanziale livello di
solvibilità del debitore che tuttavia potrebbe essere smentito a causa di eventi
macroeconomici inattesi o improvvisi: questo significa che il nostro paese
sostanzialmente è in grado di rimborsare il suo debito, ma tuttavia potrebbero
presentarsi delle motivazioni di natura economica che impediscano il rimborso.
Queste motivazioni potrebbero essere dovute ad un crescente e sempre più
insostenibile peso del debito pubblico rapportato al PIL (oltre il 107 %) e ad una
risibile capacità di risanamento del paese per merito della sua classe politica. Si
aggiunga a questo l’inesistente crescita produttiva del paese associata ad una
inefficiente metodica di controllo della spesa pubblica.
Se proprio devo investire allora in titoli di stato eviterò di caricare sul portafoglio
titoli italiani ed opterò per quelli tedeschi, attualmente i titoli più sicuri al mondo:
nella fattispecie sostituirò il BTP con il BUND ovvero il titolo decennale tedesco. A
tal riguardo è significativo notare come il rendimento di un BUND è inferiore a
quello di un BTP (circa 50 basis point in meno) pur essendo entrambi titoli di stato
dell’area euro di due grandi paesi membri dell'Unione Europea. Il Bund rende
meno del Btp perchè comporta un grado di rischio inferiore al titolo italiano.
Evitate di acquistare queste obbligazioni di stato attraverso banche che vi
chiedono commissioni di acquisto del tipo lo 0,3 % dell'importo, cercate piuttosto
banche online che vi consentono di acquistarli a commissioni fisse tipo 19 o 36
euro a prescindere dall'importo.

PRODOTTI POSTALI

Ho dato in più occasioni indicazioni circa i prodotti postali facendo un preciso


distinguo: per prodotti postali si devono intendere quelli classici di derivazione
postale erogati agli sportelli come ad esempio i buoni fruttiferi postali o i libretti di

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risparmio, da quelli di ultima generazione di derivazione prettamente bancaria


come le obbligazioni strutturate od i fondi indicizzati. Consiglio di puntare
esclusivamente sui primi in quanto i secondi sono sviluppati per Poste Italiane da
altre banche di investimento (vedi il caso delle obbligazioni Reload o delle polizze
index linked). Il nuovo Conto Banco Posta Click può essere considerato come uno
dei migliori appoggi bancari online presenti nel nostro paese per l'assenza dei costi
fissi e la comodità delle operazioni tradizionali attraverso il circuito delle filiali
postali.
Infine ricordo come sempre che i prodotti di investimento postale tradizionali sono
coperti dalla garanzia dello Stato Italiano e per tanto hanno lo stesso rating di un
titolo di stato italiano che abbiamo visto essere non un rating primario di massimo
standing.

MUTUI E MERCATO IMMOBILIARE

La crisi innescata nell'estate del 2007 è tutt'altro che passata o risolta, anzi
potremmo aggiungere che si trova ancora solo all'inizio. Tanto per dare qualche
indicazione sappiate che negli States le agenzie immobiliari propongono in alcuni
quartieri residenziali il BUY 1 AND GET 1 FREE (letteralmente compra una casa e
te ne diamo una seconda in omaggio). Ricordiamo che gli USA anticipano sempre
tutti gli altri mercati: in Europa il peggior mercato immobiliare per contrazione è
quello spagnolo. L'Italia ha appena iniziato a percepire la contrazione, l'erogazione
di mutui ipotecari è crollata del 40 % nel primo semestre e con il rialzo
progressivo dei tassi sembra non esserci grandi speranze per una ripresa. Il
mercato è stato trainato unicamente dal mutuo facile che ha creato la fuorviante
illusione che tutti potevano acquistare casa grazie ai finanziamenti integrali con
durate più che trentennali e tassi di interesse molto contenuti. La bolla è iniziata
così tra il 2003 ed il 2005 dando la possibilità anche di rinegoziare (vista la
convenienza temporanea) mutui contratti qualche anno prima facendosi
addirittura aumentare il montante di prestito che serviva per creare liquidità per
spese di consumo secondario (suv, viaggi vacanza e hi-tech). Anche il mercato
degli affitti italiano sta subendo un sensibile ridimensionamento: nel triveneto un
miniappartamento che veniva dato in affitto per 600 euro ora lo si può trovare
anche per 400 euro: ed è solo l'inizio, infatti ovunque il cartello AFFITTASI o
VENDESI è all'ordine del giorno. Il consiglio è sempre lo stesso: non comprate è
ancora presto. Le migliori opportunità le avrete entro 18/24 mesi presso le aste
giudiziarie comprando per 70 (o forse meno) quello che oggi trovate sul mercato a
100. Lasciate perdere i suggerimenti e i consigli degli agenti immobiliari
(specialmente quelli in franchising) hanno dimostrato di non sapere interpretare il
mercato: sono venditori ed in quanto tali devono raggiungere il budget mensile.
Adesso è il momento di risparmiare ed accantonare il più possibile risorse liquide
che vi serviranno a breve per fare la voce grossa quando comprerete in cash
quello che gli altri dovranno svendere. Dico dovranno perchè di impresari edili
ormai in agonia finanziaria ce ne sono sempre di più ogni mese: incapaci di
comprendere quello che sta accadendo e forti di una erronea ideologia che il
mattone ha sempre pagato, questi soggetti non fanno (per adesso) concessioni sui
prezzi di vendita e mantengono i prezzi sostanzialmente ai livelli di qualche anno
fa. Chi si intende veramente di mercato immobiliare non solo ha abbandonato per
sempre il Titanic Italia, ma ha provveduto a spostarsi in altre aree in pieno
sviluppo (India, Dubai ed Australia). La contrazione sull'erogazione di mutui
interromperà quel fiume in piena di liquidità che ha permesso il rally degli ultimi
tre anni. Inoltre sempre tra 18/24 mesi inizieranno ad essere disponibili sul

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mercato a prezzi di realizzo da parte di molti gruppi bancari (attraverso apposite


società veicolo) proprio le stesse abitazioni oggi gravate con mutui incagliati: la
necessità per questi istituti di credito sarà di realizzare il prima possibile per
ripulire ed alleggerire i bilanci patrimoniali. Un grande gruppo bancario italiano ha
già provveduto ad implementare questa strategia: infatti acquista in asta le
abitazioni gravate dai suoi mutui e poi le ripiazza sul mercato a condizioni molto
attraenti. Le banche italiane ancora una volta dimostrano che non fanno le
banche, ma le pure società commerciali. Infine diamo alcune indicazioni circa la
famosa portabilità dei mutui: l'Anti Trust ha recentemente avviato un processo
sanzionatorio contro i principali gruppi bancari italiani i quali ad oggi non
consentono senza oneri impliciti la migrazione del mutuo. La portabilità del mutuo
a costo zero secondo il Decreto Bersani è resa possibile grazie all'istituto della
surrogazione ipotecaria che consente oltre tutto di continuare a beneficiare degli
sgravi fiscali dati dalla detrazione degli interessi passivi e di non essere colpito
nuovamente dall'imposta sostitutiva. L'atto di surrogazione dovrebbe essere a
carico della nuova banca che subentra alla precedente senza necessariamente
richiedere un rogito notarile (l'atto di surroga può effettuarsi anche con una
semplice scrittura privata autenticata). Purtroppo la quasi totalità delle banche
italiane preferisce proporre la rinegoziazione del mutuo (solitamente aumentando
anche l'importo affidato) piuttosto che la portabilità del mutuo secondo quanto
previsto dalla relativa legge. Attualmente una delle migliori proposte di portabilità
del mutuo viene offerta dalla banca online ING DIRECT (www.ingdirect.it)
attraverso il prodotto denominato Mutuo Arancio Rottamazione che si fa carico di
sostenere anche i relativi oneri notarili.

CONTI DI LIQUIDITA

Facciamo alcune considerazione sui conti di liquidità: sino allo scorso anno li
consigliavo per essere un contenitore privo di rischio e per l'assenza di costi di
mantenimento, ma ora lo scenario è cambiato. Recentemente siamo bombardati
alla televisione da proposte allettanti di numerose banche online che offrono
fenomenali condizioni di remunerazione della liquidità: personalmente eviterei di
aderire specie a chi propone remunerazione al di fuori della media. Con
presunzione personale posso pensare che siano espedienti volti a raccogliere
nuove risorse finanziarie in un momento di forte crisi di liquidità (vedi il caso
CheBanca alle cui spalle troviamo il colosso MedioBanca). Nel dubbio preferisco
soluzioni di deposito offerte dalla piccola banca indipendente sotto casa mia: non
abboccate alla pubblicità assillante, non sarà uno 0,5 % in più che che cambierà la
vostra vita, quanto piuttosto il fatto che dopo uno tsunami finanziario la vostra
banca ed i vostri risparmi esisteranno ancora. Tanto per farvi un esempio ed
anche pubblicità personale, come azionista fondatore e Presidente del Consiglio di
Amministrazione di Deltoro Holding S.p.A. (la prima società di capitali in Italia
configurata per essere un'arca di Noè finanziaria: www.deltoroholding.com) ho
deciso di appoggiare l'operatività della holding presso una piccola ed indipendente
banca di credito cooperativo della mia provincia. Questo istituto di credito viene
ridicolizzato dalle altre grandi realtà bancarie della zona per essere una banca di
sempliciotti visto che non ha mai cartolarizzato, non ha erogato mutui oltre il 70
%, non ha contratto swaps e tante altre porcherie bancarie di ultima generazione.
Vedremo tra qualche anno chi riderà per ultimo: tra l'altro proprio nel Triveneto si
trovano due prestigiose banche in situazioni tutt'altro che rassicuranti !

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FONDI DI INVESTIMENTO CONSIGLIATI

In questa sezione vengono riportati cinque fondi comuni di investimento


considerati potenzialmente interessati sulla base di quanto esaminato sino ad ora.
Tali fondi sono privi di commissioni di ingresso ed uscita e possono essere
sottoscritti in piena sicurezza attraverso una piattaforma di negoziazione online
oppure anche usufruendo della convenzione con la newsletter Destriero utilizzando
un ordine via fax o via telefono attraverso un dossier titoli virtuale privo di
qualsiasi onere.

FONDO CONSIGLIATO
Società BNY MELLON GLOBAL FUNDS
Nome del Fondo BRAZIL EQUITY FUND A
Tipologia del Fondo AZIONARIO AMERICA LATINA
Codice ISIN IE00B23S7K36
Valore Quota (Euro) 1,12
Data Valorizzazione Quota 02/07/2008

FONDO CONSIGLIATO
Società BLACK ROCK GLOBAL FUNDS
Nome del Fondo WORLD MINING E2 EURO
Tipologia del Fondo AZIONARIO ENERGIA & MATERIE PRIME
Codice ISIN LU0172157363
Valore Quota (Euro) 56,23
Data Valorizzazione Quota 02/07/2008

FONDO CONSIGLIATO
Società LEMANIK SICAV
Nome del Fondo DYNAMIC GROWTH CAP ACC
Tipologia del Fondo OBBLIGAZIONARIO GLOBALE
Codice ISIN LU0162046923
Valore Quota (Euro) 1.165,04
Data Valorizzazione Quota 02/07/2008

FONDO CONSIGLIATO
Società SOPRARNO SGR
Nome del Fondo RITORNO ASSOLUTO 0/6
Tipologia del Fondo ABSOLUTE RETURN
Codice ISIN IT0004245525
Valore Quota (Euro) 5,07
Data Valorizzazione Quota 02/07/2008

FONDO CONSIGLIATO
Società PHARUS SICAV
Nome del Fondo MARKET NEUTRAL ACC
Tipologia del Fondo ABSOLUTE RETURN
Codice ISIN LU0291569134
Valore Quota (Euro) 106,70
Data Valorizzazione Quota 02/07/2008

L'allocazione è stata selezionata sulla considerazione della evoluzione dei mercati


più probabile e quindi dando ancora peso significativo al mercato petrolifero e
delle materie prime. Pariteticamente si desidera soppesare anche il mercato

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azionario dell'America Latina soprattutto il Brasile, visto il suo recente upgrade. I


fondi così come riportati nella sottostante tabella richiamano anche ad un principio
di sana correlazione negativa tra diversi investimenti: questo significa che è
presumibile pensare che tali allocazioni non siano destinate a subire un medesimo
apprezzamento o svalutazione, quanto piuttosto che abbiano andamenti tra di loro
speculari in modo da annullare il più possibile la volatilità del portafoglio. In ogni
caso rimane a discrezione di ogni lettore la scelta di optare per un fondo piuttosto
che per un altro in virtù di proprie convinzioni, esposizione al rischio ed
aspettative di rendimento.

LOW RISK PORTFOLIO: PROTEZIONE DEL CAPITALE

Il seguente grafico a torta idealizza una diversificazione di portafoglio consigliata


per ottenere un grado di rischio sostanzialmente contenuto sull'intero patrimonio.
Con questa frammentazione si vuole immunizzare il più possibile le proprie
disponibilità da eventi inattesi o negativi che si potrebbero abbattere sui mercati
finanziari (nel limite di eventi prevedibili).
Nella fattispecie si può desumere come oltre la metà del portafoglio abbia una
mission più che conservativa volta a preservare quanto allocato. Come abbiamo
già visto, con il termine BUND si identifica il titolo di stato decennale della
Germania. Una esposizione pari ad 1/10 viene posizionata su fondi/titoli petroliferi
ed 1/5 in umbrella funds (possono essere un valido sostituto anche i fondi
flessibili) ovvero fondi di investimento che consentono di conseguire profitti anche
in caso di trend di mercato profondamente ribassista.

CHF
Petroliferi 10% O ro
10% 10%

Umbrella
Fund P/T 3M
20% 25%

BUND
25%

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FOCUS AZIONI: SETTORI ED AZIENDE

All’interno di questa rubrica desidero portare alla vostra attenzione tre titoli
azionari italiani che potrebbero offrire delle interessanti occasioni di acquisto
qualora la discesa delle quotazioni si facesse ulteriormente accentuata. Confermo
in ogni caso il mio outlook negativo per il medio periodo per i seguenti settori:

Banche: la maggior parte dei titoli bancari ha ceduto anche oltre il 40 % in meno
di nove mesi, non vi sono certezze sui livelli tecnici (prezzi di supporto) in questa
fase di continua discesa, la crisi si potrebbe ulteriormente aggravare nei prossimi
trimestri. Molte perdite non sono ancora state dichiarate, né ci saranno le
condizioni patrimoniali per coprirle integralmente. A riguardo si potrebbe cavalcare
questo trend utilizzando un ETF molto peculiare che investe sul settore bancario
con strategia ribassista, quindi più scendono le quotazioni dei titoli bancari, più il
fondo si apprezza:

ETF DJ STOXX 600 BANKS SHORT ISIN LU0322249037


EMITTENTE DB X TRACKERS HTTP www.dbxtrackers.com

Auto: Fiat & Company sono destinate a subire le conseguenze della contrazione
dei consumi in aggiunta allo scenario petrolifero. Le tre grandi di Detroit (GM, Ford
e Chrysler) hanno subito un crollo delle vendite nell’ultimo semestre nell’ordine del
30 % (anche gli statunitensi stanno cambiando i loro gusti automobilistici, adesso
ai SUV preferiscono le compact car giapponesi).
Il titolo General Motors è ai minimi storici degli ultimi cinquant’anni: un’azienda
che ormai è sulla via del fallimento aziendale (GM = Gigante Morente).

Telefonia: anche qui la musica non cambia, il business telefonico tradizionale è


ormai obsoleto, il futuro è ormai il VOIP (voice over internet protocol) ovvero
telefonare utilizzando la tecnologia a banda larga. Il titolo Telecom Italia potrebbe
essere oggetto di un OPA qualora il prezzo scendesse ulteriormente. Dubito che
vedremmo nei prossimi due anni questo titolo sopra i 2.00 euro, è molto probabile

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invece che scenda sotto 1.00 euro. In ogni caso ricordiamo la situazione di
indebitamento ormai insostenibile dell’azienda: non vi lamentate se dovesse finire
come la Parmalt ovvero in pieno stato di insolvenza. Chi ha il titolo in portafoglio
se ne dovrebbe liberare, capitalizzando la perdita, ed immaginare di essersi
estirpato un tumore.

Qui di seguito potete trovare tre titoli, ENEL, ITALCEMENTI, SAIPEM, che
potrebbero dare notevoli soddisfazioni nei prossimi semestri a patto di aver
effettuato uno scaling di posizione legato a diversi periodi di timing (significa che
se decido di acquistare complessivamente un pacchetto di 7.500 azioni ENEL non
dovrò effettuare un acquisto unico in blocco per 7.500 azioni, ma dovrò per
esempio suddividerlo in tre tranche di 2.500 azioni acquistate in momenti
temporali separati).

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ENEL: una possibile area di ingresso potrebbe trovarsi intorno ai 5.00/5.25 euro,
azienda con elevata redditività e posizione strategica di mercato. Presente in quasi
tutto il mondo: sta sviluppando ingenti aumenti di capacità produttiva e
distributiva anche nel mercato del gas naturale.

ITALCEMENTI: quinto produttore di cemento al mondo, sta subendo la crisi


dell’immobiliare, il corso del titolo è in accentuata discesa, attendere il consolidarsi
delle quotazioni in area 9.50 prima di entrare. Indicatori tecnici in ipervenduto:
possibile ripresa delle quotazioni con primo target in area 12.00 euro.

SAIPEM: maggiore contractor dell’industria petrolifera al mondo, sta sviluppando


nuove aree di business in aree strategiche ed emergenti come la Russia Orientale
e l’Africa Occidentale. Monitorare con attenzione l’area tra i 25 ed i 27 euro,
soprattutto la tenuta dei 25: possibile formazione di un’area di congestione
anticipatrice di una successiva spinta rialzista.

Consiglio di seguire con attenzione anche l’evolversi dei corsi di queste tre azioni
quotate sui mercati statunitensi che potrebbero avere una dinamica antitetica
rispetto agli indici azionari presso cui sono quotate: APPLE, CATERPILLAR e EBAY.

APPLE INC, quotata al Nasdaq con il simbolo AAPL, i suoi prodotti innovativi
stanno conquistando il mondo, a discapito del concorrente di sempre Microsoft.
Particolarmente richiesto è il lettore musicale iPod e tutto il merchandising e
licensing ad esso legato. In prossimità di 150/155 $ potrebbe dimostrarsi molto
reattiva e riprendere la progressione al rialzo.

CATERPILLAR INC, quotata al NYSE con il simbolo CAT, è il più grande produttore
al mondo di macchinari e veicoli per la costruzione edile e l’estrazione mineraria: il
core business dovrebbe risentire di un aumento del fatturato in virtù della crescita
sostenuta e progressiva di Cina ed India. Area 60 $ potrebbe dimostrarsi un valido
livello di supporto per un trade di posizione di medio/lungo periodo.

EBAY INC, quotata al Nasdaq con il simbolo EBAY, è il più grande marketplace del
mondo per le aste online, ha recentemente rilevato Skype ed è proprietaria del

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sistema di pagamento istantaneo Paypal. Attendere l’attuale fase di congestione


delle quotazioni, con possibile entry price in area 25 $, qualora dovesse
dimostrare la sua tenuta come primo livello di supporto.

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CINQUE SEMPLICI REGOLE PRIMA DI INVESTIRE

Prima di effettuare qualsiasi investimento, soprattutto di matrice azionaria, dovete


avere ben presente le seguenti cinque regole di comportamento operativo che
dovranno supportare le vostre decisioni.

Operare con una precisa strategia: ogni vostra decisione non deve essere lasciata
al caso, non si deve entrare in un mercato se non si conoscono i fondamentali del
titolo e non si è ben definito un prezzo di ingresso, supportato da uno studio di
analisi tecnica sul grafico. Mai comprare perchè lo si è letto di sfuggita sul tal
giornale di turno o perchè ne abbiamo sentito parlare in palestra (per questo
motivo molti italiani hanno ancora in carico Seat a 4 euro, Telecom a 10, Tiscali a
50, Enel a 8 e cosi via).

Usare sempre gli stop loss: devono essere sempre definiti in anticipo rispetto ad
ogni ingresso il prezzo di vendita in profitto ed il prezzo di vendita in caso di
perdita sulla posizione aperta, possibilmente facendo ricorso agli stop loss ovvero
gli ordini di vendita automatici condizionati al verificarsi di un evento (come il
raggiungimento di un determinato livello di prezzo).

Mai sfidare il mercato: o per dirla all'inglese, don't fight the market. Mai
intestardirsi su una posizione, mai permettere che una perdita del 5 % si trasformi
in una del 50 %, mai mettersi contro il mercato per spirito di rivalsa, perchè le
conseguenze sono statisticamente devastanti. Il peggior nemico quando fate
trading azionario siete proprio voi stessi, motivati dalla paura di perdere e
dall'avidità di facili guadagni.

Mai calmierare: questo è un tipico errore che commette il pubblico retail spesso
spinto da promotori o dagli sportellisti di banca. Se avete acquistato 5.000 ENEL a
7.00 Euro ed il mercato se ne scende a 6.50 non acquistatene altre 5.000,
confidando in un rimbalzo per chiudere in pari la posizione, ma liquidate in perdita
la posizione concentrandovi su un nuovo titolo. Il prezzo potrebbe tranquillamente
scendere prima a 6.00 euro e poi a 5.50 !

Tagliate le perdite e lasciate correre i profitti: è la regola più difficile da rispettare


perchè richiede una disciplina ineccepibile. Il trader professionista è motivato dalla
paura che una piccola perdita si trasformi in una elevata e dalla speranza che un
piccolo profitto si trasformi in uno enorme. Solitamente chi opera sui mercati
improvvisando le sue strategie tende a fare l'opposto ovvero spera che una piccola
perdita si riassorba velocemente e teme che un piccolo profitto possa subito
girarsi in perdita. Questa errata impostazione mentale porta l'investitore non
professionista a realizzare una elevata serie di operazioni positive con microprofitti
e poche ma pesanti perdite dell'ordine del 50/70 % sul prezzo di ingresso
originario.

ANDAMENTO DEI PRINCIPALI CROSS VALUTARI

Abbiamo già avuto occasione di analizzare i cross EUR/USD ed EUR/CHF,


spendiamo quindi alcune considerazioni sui restanti cross valutari principali che
possono inficiare le nostre scelte di investimento o che possono avere delle
ripercussioni sullo scenario macro in Europa.

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Iniziamo con il cross GBP/USD, ovvero sterlina inglese contro dollaro americano,
da come si evince dal grafico potete notare un robusto canale rialzista che
supporta l’evoluzione del cross da oltre cinque anni: è possibile ipotizzare un
proseguimento del rialzo con primo target in area oltre 2.20 nel medio/lungo
periodo.

Anche il dollaro canadese, USD/CAD, dimostra il suo rafforzamento contro il


dollaro americano, il canale ribassista è da manuale di borsa: la proiezione grafica
conferma un outlook decisamente negativo ed individua i successivi target price
sotto la parità.

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La forza dell’euro sembra inarrestabile anche contro la sterlina inglese, EUR/GBP,


anche se potremmo assistere ad una fase di contrazione dovuta al raggiungimento
del bordo superiore del canale rialzista così come evidenziato nel grafico. In caso
di un prossimo breakout (fuoriuscita al rialzo del canale) potremmo ipotizzare la
parità tra euro e sterlina nel medio/lungo termine con prima area di target a 0.90.

Infine terminiamo questa sessione valutaria con lo yen giapponese, EUR/JPY,


che si trova in prossimità di un’area di resistenza, ma al contempo all’interno di un
canale rialzista di breve periodo che proietta il cross in area 175/180.

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Ricordo la possibilità di speculare sui cambi valutari attraverso i sistemi di trading


robotizzato sviluppati assieme ai colleghi del Team di Advice Forex, utilizzando un
sofisticato radar scanner che segue il mercato ora per ora e decide in autonomia
attraverso un processore matematico di acquistare al rialzo (strategia long) o di
vendere allo scoperto (strategia short) il cross valutario oggetto di analisi grafica.
I relativi sistemi di trading sono ampiamente descritti su www.adviceforex.com.

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che individua i fondi migliori presenti sul mercato sulla base delle performance
storiche e delle aspettative di rialzo e/o ribasso dei principali mercati. Ogni iscritto
che riceve la newsletter con le indicazioni sui fondi consigliati può
discrezionalmente acquistare, vendere o smobilizzare le quote degli stessi
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investimento ritenuto più idoneo e performante sulla base delle proprie
aspettative di rischio e rendimento, senza tuttavia dover sostenere alcuna
commissione di ingresso, uscita o smobilizzo. L'abbonamento alla newsletter ha
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nemmeno commissioni di performance sui risultati ottenuti investendo sui fondi
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costituisce parte e non può in alcun modo essere considerato come offerta di
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In esso vengono espressi opinioni, pareri, suggerimenti e considerazioni sui
mercati che non possono in alcun modo essere considerati come raccomandazioni
di acquisto o vendita di titoli, di valute o di operazioni mobiliari e/o immobiliari.
Eugenio Benetazzo non è responsabile degli effetti derivanti dall’utilizzo di questo
documento.
Non si fornisce alcuna garanzia di rendimento e né si assume alcuna
responsabilità per eventuali inesattezze dei dati riportati e/o elaborati in questo
documento. Non vi è comunque alcuna garanzia che le previsioni contenute negli
elaborati si verifichino puntualmente. Eugenio Benetazzo non si assume, quindi,
alcuna responsabilità su eventuali perdite derivanti da acquisti o vendite effettuati
a seguito della lettura e/o interpretazione di questo documento, il quale deve
essere utilizzato unicamente come mezzo per l'ampliamento delle proprie
conoscenze economico finanziarie. Il presente documento non può essere
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